Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali LAVORAZIONI SPECIALI (NON CONVENZIONALI) Per la produzione di particolari meccanici si possono utilizzare, in alternativa all’energia meccanica, anche altre forme energetiche quali: • • • L’energia termoelettrica L’energia chimica L’energia elettrochimica Le lavorazioni “speciali” che utilizzano tali forme di energia alternativa sono denominate “non tradizionali” o “non convenzionali” perché prescindono dalle macchine utensili tradizionali. Le lavorazioni sono “inconsuete” perché l’asportazione di materiale, che si ha su pezzi metallici ma anche non metallici, avviene non nella consueta forma di truciolo, utilizzando la consueta energia meccanica. L’eliminazione del truciolo tradizionale ha consentito l’eliminazione degli utensili tradizionali, costretti a possedere tenacità, resistenza all’usura ed al calore, durezza superiore a quella del materiale da lavorare. Questi metodi di fabbricazione sono entrati ormai nelle industrie determinando cambiamenti e miglioramenti nel ciclo produttivo impensabili fino a qualche anno fa. Lavorazioni non convenzionali per asportazione di materiale Nelle lavorazioni per asportazione di truciolo tradizionali il materiale è rimosso grazie all’energia meccanica a disposizione di un utensile reale o indefinito. Vi sono altre forze capaci di rimuovere materiale, inoltre la stessa azione meccanica può essere esercitata non solo con l’utilizzo di utensili taglienti. Le lavorazioni non convenzionali si differenziano dalle lavorazioni convenzionali principalmente per l’assenza di un utensile e dunque del contatto utensile-pezzo. Vantaggi e svantaggi delle tecnologie non convenzionali 1) Possibilità di lavorare materiali “innovativi” quali: • Materiali ceramici • Fibre sintetiche • Leghe di titanio • Leghe di alluminio • Leghe di silicio • Superleghe • Materiali polimerici 2) Lavorazioni di materiali più “classici” con caratteristiche meccaniche elevate o di forme e finiture particolari (microfori, rugosità superficiale controllata e cavità di stampi) non realizzabili per asportazione classica; 3) Finiture superficiali e tolleranze migliori di quelle ottenibili mediante processi tradizionali; 4) Lavorazioni di particolari troppo flessibili o sottili per sopportare elevate forze di taglio; 5) Ridotti incrementi locali di temperatura; 6) Ridotte tensioni residue nel pezzo in lavorazione. A questo fa da contrappeso un elevato costo iniziale e la necessità di conoscenze teoriche e tecniche di alto livello. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 1 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali GLI ULTRASUONI Gli ultrasuoni sono vibrazioni meccaniche che si propagano in un mezzo (metallico o no) con frequenza superiore al suono percepibile dall’orecchio umano (che va da 0,02 a 16 kHz). La gamma di frequenza degli ultrasuoni varia solitamente tra 16 kHz e 25 MHz. - Richiamo di acustica Le onde sonore si propagano nello spazio in tutte le direzioni secondo una legge sinusoidale, come le onde luminose, e sottopongono la materia ad una alternanza di compressioni e di trazioni. Essendo un fenomeno ondulatorio, il suono è caratterizzato da: a = ampiezza di oscillazione = massima variazione di una grandezza in una oscillazione periodica λ = lunghezza d’onda [m] = spazio percorso dall’onda ultrasonora in un periodo (distanza nello spazio tra due massimi o due minimi di una funzione periodica, in questo caso una sinusoide). T = periodo [s] = tempo che una particella, investita dagli ultrasuoni, impiega per compiere una oscillazione completa (lunghezza d’onda λ). Il periodo è legato alla frequenza dalla relazione: T = 1/f f = frequenza (Hz = cicli/s) = numero delle oscillazioni complete (una compressione seguita da una depressione) che le particelle, investite dagli ultrasuoni, compiono nell’unità di tempo: 1 Hz = 1 · s -1 V = velocità di propagazione: spazio percorso in metri in un secondo. Ricordando la definizione velocità = spazio / tempo, si ha: V = λ/T = λ·f da cui si può calcolare una delle tre grandezze λ, T, f (oppure T = 1/f) note le altre due. In genere, le velocità massime si riscontrano nei materiali metallici, le minime nei gas; nel vuoto la velocità di propagazione del suono è nulla: Materiale Acciaio Ghisa Bronzo Acqua Aria Velocità m/s 5 000 4 050 3 430 1 460 344 Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 2 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali LAVORAZIONE ABRASIVA DINAMICA (MEDIANTE ULTRASUONI) La lavorazione mediante ultrasuoni USM (Ultra-Sonic Machining) è detta “abrasiva dinamica” perché l’asportazione di truciolo avviene per mezzo di particelle abrasive in sospensione in un liquido e messe in rapido movimento vibratorio da una sorgente di vibrazioni. Il processo di lavorazione fu studiato ed utilizzato per la prima volta in Russia, negli anni ’60. Il generatore di vibrazioni può essere a magnetostrizione o ad elettrostrizione. 1) GENERATORE A MAGNETOSTRIZIONE Il fenomeno della magnetostrizione consiste in una variazione di lunghezza che un materiale (esempio il Nichel) subisce quando viene investito da una campo magnetico. Questa variazione, positiva o negativa, può essere dell’ordine di 10 - 6 mm ed è anche funzione della temperatura. Poiché nel caso del nichel il fenomeno scompare alla temperatura di 375 °C, occorre raffreddare il magnetostrittore. Il sistema è costituito da: • Un pacco lamellare di materiale opportuno (nichel, cobalto …) avente la proprietà di subire vibrazioni quando è sottoposto a polarizzazione magnetica. • Una bobina eccitatrice che avvolge il pacco lamellare e che è percorsa da corrente alternata ad alta frequenza, così da creare nel pacco lamellare stesso un campo magnetico proporzionale all’intensità della corrente ed al numero delle spire della bobina. • Un magnete permanente che crea un campo magnetico costante, che si somma a quello generato dalla corrente alternata producendo un campo alternato pulsante. La vibrazione così ottenuta è trasmessa all’utensile. TRAPANI ULTRASONICI Un trapano ad ultrasuoni è costituito da un supporto che ha forma simile a quella di un comune trapano a colonna, nel quale la testa contiene l’unità ultrasonica. L’unità ultrasonica è alimentata da un generatore di ultrasuoni a corrente alternata ad altissima frequenza. La testa è raffreddata mediante ricircolazione di acqua con l’ausilio di una pompa centrifuga. In sospensione nel fluido da taglio, in cui è immerso il pezzo, una polvere abrasiva è messa in circolazione da una pompa ed iniettata tra una testina utensile ed il pezzo stesso mediante un apposito ugello in materiale ceramico. L’unità ultrasonica è formata dal magnetostrittore (pacco lamellare di nichel su cui è avvolta una bobina di rame), da un cono trasmettitore di vibrazioni (saldato ad argento al pacco lamellare) e da una punta a profilo esponenziale in monel (lega nichel – rame) alla cui estremità è la testina utensile. La corrente alternata ad alta frequenza (circa 25 kHz), alimentando l’avvolgimento di rame, crea un campo magnetico alternato che agisce sul pacco lamellare di nichel. Un magnete permanente fissato al pacco lamellare determina un ulteriore campo magnetico continuo. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 3 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali L’azione combinata dei due campi causa le vibrazioni (circa 25 000 al secondo con ampiezza di 0,01 mm) del pacco e, quindi del supporto risonante, che le trasferisce senza perdite all’utensile tramite una punta a profilo esponenziale (che amplifica le vibrazioni). Le particelle di polvere abrasiva, iniettata tra la testina utensile ed il pezzo, sono accelerate dalle vibrazioni ultrasonore della testina e proiettate contro il pezzo, erodendolo con facilità anche se è molto duro, e senza provocare riscaldamenti. • Polveri abrasive Le più adoperate sono il carburo di boro (per lavorare materiali duri), il carburo di silicio e l’ossido di alluminio (per lavorare materiali di media durezza). • Materiale asportato E’ proporzionale all’ampiezza delle vibrazioni dell’utensile. A parità di ampiezza della vibrazione e per un dato abrasivo, per superfici da 8 a 20 cm2 il materiale asportato varia da 10 a 150 mm2 al minuto. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 4 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali • Grado di finitura della superficie lavorata Dipende dalla natura e dalla grossezza dell’abrasivo adoperato: • - Grana abrasivo Rugosità in µ Grossa Media Fine Finissima 5,5 4,2 3 1,5 Impieghi Foratura (semplice o sagomata Taglio di qualsiasi materiale (acciai temprati e nitrurati, carburi metallici, pietre preziose, vetro, ceramica …) Esecuzione di impronte decorative anche su materiali durissimi, impiegando come utensili gli stessi oggetti da riprodurre (anche se di materiale più tenero) Costruzione di stampi (con riduzione del costo dell’80 %) La lavorazione con ultrasuoni non provoca deformazioni o riscaldamento del pezzo. La precisione può raggiungere i 10 µm. Non è necessario che l’utensile (sonotrodo) sia duro; può essere anche un comune acciaio al carbonio. SALDATURA PER ULTRASUONI E’ una saldatura a freddo, perché le superfici dei pezzi sono unite allo stato solido senza riscaldare e senza portare a fusione le parti da unire. Lo schema del magnetostrittore è analogo a quello visto precedentemente e di seguito illustrato. La saldatura è assimilabile a quella elettrica a punti o a rulli. Anche se il fenomeno fisico non è ben chiaro, si pensa che le vibrazioni ultrasonore trasmesse dalla punta frantumino lo strato superficiale del pezzo, provocando lo scorrimento dei cristalli. Cioè si ha una deformazione plastica dei reticoli, che scorrono e si compenetrano, rimanendo saldamente uniti grazie a mutue attrazioni molecolari. In pratica il martellamento a frequenza ultrasonica provoca un impasto superficiale dei materiali a contatto. La saldatura per ultrasuoni presenta ottima resistenza meccanica ed i pezzi collegati non presentano alterazioni né deformazioni. La saldatura per ultrasuoni, oltre che nei normali materiali metallici (ferrosi e non ferrosi), può essere utilizzata particolarmente per saldare lamierini molto sottili e per unire particolari in resine sintetiche. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 5 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali 2) GENERATORE A ELETTROSTRIZIONE Il principio di funzionamento degli apparecchi a elettrostrizione è basato sul fenomeno piezoelettrico. Una placchetta di quarzo, tagliata secondo piani perpendicolari agli assi di cristallizzazione, se sottoposta ad un campo elettrico variabile di data frequenza, alternativamente si contrae e si dilata con la stessa frequenza della corrente eccitatrice. Il fenomeno è reversibile. Cioè: - se si esercita uno sforzo di compressione sulle facce opposte della placchetta, si determinano delle cariche elettriche sulle facce perpendicolari alla retta d’azione dello sforzo; - se si esercita uno sforzo di trazione sulle stesse facce del cristallo, si nota un’inversione di segno delle cariche elettriche. Con riferimento alla figura, il generatore ad alta frequenza produce un campo elettrico alternato secondo l’asse di una bobina. All’interno della bobina è disposto il materiale piezoelettrico, con gli assi paralleli a quello del campo, in modo che il conseguente allungarsi e accorciarsi del cristallo stesso comporti una vibrazione dall’alto in basso (e viceversa) dell’utensile. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 6 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali ELETTROEROSIONE Le macchine ad elettroerosione trovano largo impiego nelle lavorazioni interne di taglio, foratura, alesatura, brocciatura … di pezzi in materiale metallico duro, soprattutto quando si tratta di eseguire profili complicati con tolleranze ristrette. L’elettroerosione ha permesso di sviluppare sistemi di lavorazione rivoluzionari, rendendo possibile l’esecuzione di figure volumetriche e geometriche irrealizzabili con gli altri metodi di lavorazione dei metalli. I materiali lavorabili devono essere conduttori di elettricità, anche a conducibilità minima. Sono degli impulsi di corrente, brevi e concentrati sul materiale metallico, che causano la distruzione localizzata del materiale stesso. La generazione di tali impulsi da parte di un condensatore, provoca infatti delle scariche elettriche istantanee (scintillamento) fra due elettrodi. Si ha una successione di scariche, ognuna delle quali lascia un segno e nella zona interessata da queste scariche la temperatura sale moltissimo. In queste condizioni anche il materiale più duro fonde come “burro”. Quando termina la scarica, nella superficie resta un cratere. CLASSIFICAZIONE DELLE MACCHINE AD ELETTROEROSIONE La lavorazione per elettroerosione si divide in due categorie: - elettroerosione a tuffo (EDM) elettroerosione a filo (WEDM). L’una si differenzia dall’ altra principalmente per “l’utensile” utilizzato, visto che l’EDM utilizza come “utensili” degli elettrodi mentre l’WEDM utilizza un sottilissimo filo; anche le applicazioni delle due tecnologie sono differenti dato che: la prima viene utilizzata principalmente per le lavorazioni di forme complicate o per l’esecuzione di spigoli vivi o anche per l’esecuzione di lavorazioni nelle quali le macchine utensili non riescono ad arrivare; la seconda invece utilizza il filo per il taglio di precisione di qualsiasi materiale ferroso. Elettroerosione a tuffo (EDM - Electrical Discharge Machining) Il processo elettroerosivo a tuffo, o EDM, ideato nel 1943 dai fratelli sovietici Lazarenko, a partire dall’inizio degli anni ’80 ha conosciuto il suo sviluppo, in particolare nel settore della produzione di stampi. L’elettroerosione a tuffo avviene nel modo seguente. Con riferimento alla figura sopra, l’elettrodo positivo (anodo) costituisce l’utensile, che è posto ad una certa distanza dal pezzo e la cui forma riproduce quella che si desidera sul pezzo. L’elettrodo negativo (catodo) è costituito dal materiale in lavoro (pezzo). Per certe lavorazioni le polarità possono anche essere invertite. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 7 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali La resistenza deve essere proporzionata in modo che la durata di carica del condensatore abbia il valore più adatto. Essa stabilisce cioè il tempo di ricarica del condensatore dopo ogni scoccare di scintilla. Per effetto della rotazione del generatore, nasce una differenza di potenziale tra anodo e catodo e tra le armature di un condensatore. Quando la D.D.P. tra elettrodo e pezzo raggiunge un determinato valore, sufficiente a perforare il liquido interposto, scocca una scintilla tra l’estremità dell’elettrodo ed il pezzo, il condensatore si scarica bruscamente e la scintilla, come se fosse un minutissimo tagliente, asporta un microscopico truciolo di forma sferica ad una temperatura di 5000 – 6000 °C. Le dimensioni delle particelle sono di 100 ÷ 400 µm nel caso di sgrossatura e di 50 µm nel caso di finitura. Per mantenere invariata la distanza tra il pezzo e l’utensile, la macchina è fornita di un appropriato dispositivo che provoca l’avanzamento automatico man mano che il materiale viene asportato. La frequenza delle scariche è di circa 10 milioni al secondo. IL CANALE IONIZZATO La polarità adottata per una macchina ad elettroerosione può essere diversa rispetto a quella prima indicata e quindi l’elettrodo (utensile) può rappresentare anche il polo negativo ed il pezzo in lavorazione quello positivo. Il processo di elettroerosione si avvia avvicinando i due elettrodi. Quando tra questi scocca la scintilla elettrica, dal catodo si liberano elettroni che si spostano nel liquido dielettrico verso l’anodo. Nel movimento urtano con le molecole del liquido, generando ioni positivi ed elettroni i quali, in un processo a catena, determinano a loro volta la scomposizione di altri atomi. In sostanza il dielettrico diviene un conduttore, lasciandosi attraversare dalla scarica elettrica (formazione di un canale ionizzato). La scarica colpisce violentemente l’anodo, aumentandone localmente la temperatura con conseguente rammollimento, fusione ed evaporazione del pezzo in lavorazione. Dielettrico Per ottenere una fortissima concentrazione delle scariche, evitando dannose ramificazioni nelle scintille, si immergono gli elettrodi in un liquido dielettrico (isolante) costituito da petrolio oppure da una soluzione glicerina-acqua. Il dielettrico ha anche la funzione di refrigerare sia il pezzo che l’utensile e di trasportare i prodotti di lavorazione (schegge). Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 8 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali Elettrodi L’elettrodo costituisce uno dei principali elementi della lavorazione per elettroerosione. Nella lavorazione “a tuffo” il risultato è un negativo della forma dell’elettrodo. Il materiale per tali utensili deve essere: - facilmente lavorabile buoni conduttore di elettricità di poco costo tale da dare una buona finitura I più utilizzati sono quelli in: - grafite lega stagno – zinco alluminio, ottone, rame lega rame – tungsteno Elettrodo Pezzo L'esperienza ha portato alla diffusione di due tipi di materiale: la grafite e il rame. La grafite resiste bene alle scariche (per via dell’alto punto di fusione), è relativamente facile da lavorare, è insensibile agli sbalzi di temperatura e questo gli fa mantenere le sue caratteristiche anche ad elevate temperature. La grafite inoltre ha bassa densità e pesa poco. Come caratteristiche negative, la grafite durante la lavorazione di parti sottili (alette, nervature, ecc..) tende a scheggiarsi, mentre gli spigoli tendono ad arrotondarsi, inoltre le scariche tendono a rovinarne la superficie, impedendo di realizzare superfici ben finite (cioè con bassa rugosità). Inoltre, durante la lavorazione della grafite si genera un pulviscolo che, se non viene eliminato con appositi aspiratori, può insinuarsi negli organi in movimento della macchina utensile (in genere le guide) e causarne il rapido deterioramento. Il rame resiste abbastanza bene alle scariche (la sua alta conducibilità termica tende a dissipare il calore delle scariche), si può lavorare molto facilmente (permettendo di realizzare particolari estremamente fini) e le scariche rovinano poco la sua superficie, permettendo lavorazioni particolarmente rifinite (in qualche caso sino alla lucidatura). Per quanto riguarda gli aspetti negativi il rame non resiste altrettanto bene con alte correnti di scarica (tipiche della lavorazione di sgrossatura) e ovviamente è un materiale costoso. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 9 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali Capacità di asportazione Il volume di truciolo asportato con l’elettroerosione a tuffo è 1,6 ÷ 4,8 cm3 /min. Questo è un limite per tale tipo di lavorazione se si pensa che al tornio sono possibili asportazioni di 160 ÷ 480 cm3 /min. Finitura superficiale Con l’elettroerosione a tuffo si possono ottenere rugosità di 0,5 ÷ 3 µ. Precisione sulle quote La tolleranza ottenibile è di 5 µm. Consumo dell’elettrodo E’ circa il 5 ÷ 25 % del consumo del pezzo in lavoro. Tensione di alimentazione E’ piuttosto alta: 200 ÷ 300 volt e risulta pericolosa anche se si pongono dispositivi di sicurezza per l’operatore. La lavorazione è possibile sui pezzi temprati ed inoltre è tale da non provocare modifiche della struttura del pezzo. CICLO DELL’ELETTROEROSIONE La lavorazione mediante elettroerosione avviene generalmente in due o più fasi successive di sgrossatura e finitura. La fase di SGROSSATURA, che prevede una massa maggiore di materiale asportata nell’unità di tempo, si esegue facendo erogare alla macchina una potenza maggiore. Nelle fasi successive di FINITURA, le potenze erogate sono proporzionalmente minori. La superficie lavorata, al microscopio, si presenta costituita da tanti minuscoli crateri. Ad ogni scarica corrisponde la formazione di un cratere. Maggiore è il numero di scariche nell’unità di tempo, cioè maggiore è la frequenza, tanto minore sarà la dimensione dei singoli crateri e quindi tanto migliore la rugosità superficiale del pezzo. Minore è la frequenza, maggiore è il volume di truciolo asportato nell’unità di tempo. L’asportazione dipende anche dall’intensità della corrente e quindi è proporzionale all’amperaggio impiegato. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 10 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali La figura a lato rappresenta la microfotografia di una particella di acciaio al Cr-Ni asportata mediante elettroerosione. Attorno alla cavità centrale è visibile la struttura dendritica (ingrandimento 300 x). La piastra seguente contiene le 12 classi di rugosità dell’elettroerosione, che vanno da 0,4 a 18 [μm]. Con bassa intensità di corrente si ottiene una superficie del pezzo con una piccola rugosità superficiale, a discapito però dell’asportazione di materiale che diminuisce in modo evidente; con una elevata intensità di corrente si ottiene invece una grande rugosità superficiale, favorendo l’asportazione di materiale e aumentando però il consumo dell’elettrodo. IL GAP : LA DISTANZA DI SCARICA Il “GAP” è una delle caratteristiche più importanti del processo elettroerosivo, il cui valore permette o meno l’avvio del processo di lavorazione senza il contatto tra pezzo ed elettrodo. Il valore del GAP varia a seconda del tipo di operazione e di regime impiegato. Il GAP può essere: - GAP statico: si ha quando, dopo essere scoccata la scintilla di lavoro, l’elettrodo rimane fermo e quindi si hanno altre scintille, ma quando le successive scariche sottraggono materiale da erodere all’elettrodo, la scintilla non scocca più fino a quando l’elettrodo non si muove. - GAP frontale e GAP laterale: sono termini usati per definire il GAP misurato perpendicolarmente e frontalmente rispetto all’asse di avanzamento dell’elettrodo. Durante la lavorazione il GAP laterale cresce man mano che l’elettrodo penetra nel pezzo fino ad un valore massimo che è circa il doppio di quello frontale e non superiore; questo fino a quando l’elettrodo penetra nella stessa direzione, dato che è come se fosse GAP statico. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 11 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali Nel caso in cui l’avanzamento viene bloccato, il gap frontale assume lo stesso valore di quello laterale. Regolando il GAP frontale si regolano quindi sia i valori dell’asportazione di truciolo sia quelli dell’usura dell’elettrodo. Durante il processo elettroerosivo si producono delle scariche erosive, meno intense ma con continuità, anche sulle pareti laterali del pezzo, con il risultato di provocare l’allargamento della sede nel pezzo; quindi per evitare questo problema è necessario che l’elettrodo sia costruito più piccolo per compensare l’aumento dimensionale. È da tenere presente inoltre che la velocità di erosione e anche la rugosità finale non sono identiche sul fondo e sui fianchi perché l’ampiezza e la durata degli impulsi non producono lo stesso effetto sul fondo e sui fianchi. È necessario costruire l’elettrodo sgrossatore e quello finitore con dimensioni opportunamente ridotte in quanto bisogna tener conto dei valori del GAP laterale e frontale. Elettroerosione a filo (WEDM - Wire Electrical Discharge Machining) Il principio di funzionamento non si discosta sostanzialmente da quello a tuffo. La differenza è costituita dalla presenza di un filo scorrevole che funge da elettrodo e dal dielettrico che è generalmente acqua deionizzata. Nella lavorazione "a filo", l'elettrodo si comporta come un seghetto, tagliando il pezzo, mantenendo pur sempre una debita distanza dal pezzo. I tipi di lavorazione che è possibile eseguire sono: - tagli di qualsiasi forma fori di qualsiasi sezione contornature con profili anche complessi Le macchine per elettroerosione a filo sono usate specificatamente per il taglio da blocchi di materiale di sagome con contorno semplice o complesso; il taglio può essere retto, con il filo parallelo all’azze Z, oppure obliquo, inclinato di un numero di gradi rispetto all’asse Z. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 12 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali I vantaggi della tecnica WEDM a filo sono molti, ad esempio: l’eliminazione della rettifica dopo il taglio perché la superficie tagliata che si ottiene con una o più passate di finitura è buona. Altro vantaggio delle macchine a filo è che non c’è il sistema di cambio dell’elettrodo, perché l’elettrodo è un filo. Al giorno d’oggi però esistono macchine con più bobine di filo, questo per soddisfare le diverse lavorazioni da effettuare. Con questo sistema quindi la macchina al suo interno ha varie bobine di che differiscono tra loro per il diametro del filo; provvederà poi la macchina in base alle esigenze a sostituire il filo. Il filo è costituito da un materiale ad alta conducibilità come rame od ottone; il quale si svolge a una determinata velocità da una bobina, e dopo aver attraversato la zona di lavoro, si riavvolge in una bobina di recupero o viene tagliato in pezzi e recuperato in un contenitore. Nella zona di lavoro il filo è tenuto in posizione da due guide filo; quella superiore deve essere avvicinata il più possibile alla parte superiore del pezzo, per evitare eccessive flessioni del filo e migliorare la precisione di taglio. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 13 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali Materiali per il filo sono: - rame puro ottone bronzo molibdeno tungsteno ……. placchetta in widia filo foro del getto d'acqua Il diametro del filo varia da 0,025 a 0,3 mm. La velocità di scorrimento del filo varia da 10 a 150 mm/sec. grano In quasi tutte le nuove macchine l’inserimento del filo lungo tutto il percorso avviene automaticamente, sia all’inizio della lavorazione sia nel caso di rottura dello stesso. Nel caso di lavorazioni che richiedono più infilaggi, o nel caso ci siano rotture del filo, l’eliminazione di questo dalla cavità e il reinfilaggio avvengono automaticamente. In quest’ultima operazione il filo viene guidato nel foro mediante un getto d’acqua ad alta pressione, che lo fa passare all’interno delle due testine guida-filo, fini al raggiungimento delle cinghie posizionate sotto la testina guida-filo inferiore. Capacità produttiva Il volume di truciolo asportato con l’elettroerosione a filo è 200 ÷ 1000 mm3 /min. Finitura superficiale La rugosità ottenibile con l’elettroerosione a filo è Ra = 0,15 ÷ 0,5 µm. Il dielettrico è costituito da acqua deionizzata, cioè priva di sali minerali o ioni metallici, che aumenterebbero la conducibilità elettrica e, quindi, la dispersione. Possiede inoltre le seguenti caratteristiche: - provvedere alla deionizzazione dell’interspazio tra elettrodo e pezzo, necessaria per l’elettroerosione evacuare dalla zona di lavoro le particelle metalliche asportate durante la lavorazione raffreddare la zona di lavoro Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 14 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali IL LASER PREMESSA La parola “LASER” deriva dalle iniziali dell’espressione inglese “Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation” che significa: Amplificazione della Luce mediante Emissione Stimolata di Radiazioni. L’atomo è costituito da un nucleo di carica positiva intorno al quale ruotano, lungo orbite a livelli energetici crescenti verso l’esterno, un certo numero di elettroni di carica negativa. In condizioni normali ogni elettrone possiede una energia ben definita che è la somma della sua energia cinetica e della sua energia potenziale. Lo stato in cui si trova normalmente un atomo è detto “Stato fondamentale”, che è quello in cui i suoi elettroni occupano quei livelli energetici in cui è minima l’energia (i più interni). Tr amit e azioni esterne (per esempio l’arrivo di una radiazione elettromagnetica γ) si può fare passare l’atomo dallo “stato fondamentale” ad uno “stato eccitato”. Nel passaggio inverso, dal livello eccitato più esterno al livello di minore energia (cui l’atomo sempre tende), l’atomo restituisce i “fotoni” di energia precedentemente acquistati emettendo radiazioni elettromagnetiche. Il passaggio dallo stato eccitato allo stato fondamentale può avvenire in due modi: 1) EMISSIONE SPONTANEA Avviene senza alcun stimolo esterno; direzione e fasi delle radiazioni emesse sono casuali (radiazioni incoerenti). Vedi figura (b). Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 15 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali 2) EMISSIONE STIMOLATA Avviene quando l’atomo allo stato eccitato viene colpito da un “fotone” (quantità indivisibile di energia elettromagnetica) che ne provoca la diseccitazione (passaggio al livello energetico inferiore) attraverso l’emissione di un secondo fotone avente stessa frequenza, direzione e fase del fotone incidente. (radiazione coerente). Vedi figura (a). IL LASER NELLE LAVORAZIONI MECCANICHE Il laser è un apparecchio capace di generare onde elettromagnetiche coerenti a frequenza ottica. • Principio di funzionamento Consideriamo un sistema atomico in possesso di due diversi livelli di energia. In condizioni di equilibrio, il livello inferiore è il più popolato, cioè N1 > N2, ed un fascio di radiazioni che incide sul sistema viene in gran parte assorbito. Per ottenere l’amplificazione del fascio è necessario rendere il materiale “attivo”, cioè fare in modo che il livello inferiore venga “spopolato” e contemporaneamente il livello superiore sia popolato di elettroni. Questa operazione, che porta ad avere N2 > N1, e quindi l’energia [J] allo stato eccitato maggiore di quella allo stato fondamentale E2 > E1, è detta “inversione della popolazione”. L’inversione della popolazione viene effettuata mediante un processo detto “pompaggio”, che determina l’eccitazione degli atomi del sistema per via elettrica, ottica od in altri modi. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 16 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali Il sistema atomico in tali condizioni, sia colpito da una radiazione elettromagnetica di frequenza f = E2 - E1 / h [Hz] uguale a quella del sistema, con h la costante di Plank: h = 6,6256 ∙ 10-34 [J∙s] Si producono allora scambi di energia tra il sistema e la radiazione. Il sistema viene stimolato ad emettere radiazioni che hanno le stesse caratteristiche della radiazione che ha investito il sistema, e che al contrario delle comuni radiazioni luminose, si propagano in uno stesso piano. Pensando di prelevare la radiazione in uscita riportandola all’ingresso (ricorrendo alla riflessione delle onde elettromagnetiche contro le pareti di una camera detta appunto “risonante”), ciascun fotone provoca l’emissione di un altro fotone. Il sistema funziona cioè come un amplificatore. In verità una certa quantità di energia viene assorbita dagli specchi (in modo particolare da quello di uscita). Per mantenere alto il numero di atomi sul livello superiore E2 si ricorre al già menzionato “pompaggio”, cioè ad una appropriata radiazione ausiliaria. Quando l’energia dei fotoni riflessi supera la perdita, i fotoni coerenti escono dalla cavità risonante formando il “fascio laser”. • Proprietà Il fascio laser ha le seguenti importanti proprietà: - intensità elevatissima - energia emessa estremamente localizzata - coerenza estrema (propagazione unidirezionale ed in un solo piano) • Impieghi Riuscendo a concentrare una grandissima quantità di energia in zone ristrette, il laser è molto utilizzato nell’esecuzione di fori piccolissimi e di fusioni localizzate. Essendo l’azione del laser localizzata, il materiale circostante al punto di lavorazione non risulta danneggiato né alterato nella struttura, perché non ha il tempo di riscaldarsi. Il laser è anche impiegato nelle saldature dei materiali ferrosi, non provocando riscaldamento delle parti vicine ai lembi da unire, né tensioni interne, né deformazioni, né modificazioni della struttura cristallina. Il fascio laser è impiagato anche per eseguire il taglio di materiali ad elevato punto di fusione. • Modalità di funzionamento Una sorgente laser può operare in due modi: Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 17 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali 1) Modo continuo In tale modalità il fascio laser presenta una potenza costante nel tempo, seppure non molto elevata; 2) Modo impulsato In tale modalità si ottengono impulsi di fasci laser 2 ÷ 8 volte superiori ai precedenti. Delle due modalità accennate, quella ad impulsi è migliore, per esempio nel taglio delle lamiere, perché la qualità del taglio è più elevata essendo senza sbavature, come pure nell’esecuzione dei fori sulle lamiere. • Classificazione delle apparecchiature laser In base al materiale “attivo” utilizzato, si hanno - Laser allo stato solido Laser allo stato gassoso Laser a semiconduttore Laser allo stato liquido I laser allo stato liquido sono soprattutto impiegati nello studio dei materiali e quelli a semiconduttore nel campo delle telecomunicazioni (potenze basse, meno di 1 [W]). 1) LASER ALLO STATO SOLIDO Sono sostanzialmente costituiti da un elettrodo cavo nel cui interno è collocato il materiale attivo, con l’asse ottico coincidente con quello dell’elettrodo. Materiali attivi impiegati sono: - Rubini sintetici (nei laser utilizzati per eseguire microlavorazioni, forature di diamanti e di metalli duri, saldature di fili sottili …); Neodimio-glass (vetro) (nei laser utilizzati nelle lavorazioni di saldatura a punti, saldatura di lamine sottili, di foratura …). L’elemento attivo è una barretta cilindrica di uno dei materiali suddetti, avente pochi millimetri di diametro ed alcuni centimetri di lunghezza. L’eccitazione del materiale attivo è solitamente ottenuta mediante una lampada a spirale posta attorno al materiale stesso (per esempio il rubino). Il pompaggio è prodotto dagli impulsi di luce (flash) di elevata intensità provenienti da tale lampada a mercurio o a filamento di tungsteno, alimentata ad alta tensione, che investono la barretta. La potenza ottenibile è di poche centinaia di watt. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 18 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali 2) LASER A GAS Sono così denominati perché il materiale attivo impiegato è un gas, o meglio una miscela di gas contenuta in un tubo di vetro o quarzo, chiuso all’estremità da una coppia di specchi oppure da due lamine di vetro inclinate (finestre di Brewster) inserite tra due specchi esterni. - Il laser all’elio-neon è soprattutto utilizzato nella metrologia e nei videodischi. Il materiale attivo è il neon (20 %). L’elio (80 %) serve a migliorare il pompaggio. In figura: - S è uno specchio a riflessione totale - S’ è uno specchio a riflessione parziale e con la superficie esterna leggermente convessa (per compensare l’indice di rifrazione del vetro usato e far uscire il fascio fotonico con fronte piano). - B sono le finestre di Brewster - C è il sistema di alimentazione (generatore di tensione continua con una resistenza in serie) - A cavità ove è sistemato il gas Il pompaggio è sempre ottenuto per via elettrica per mezzo di una scarica continua o alternata, con frequenza di circa 27 MHz, che provoca l’eccitazione degli atomi di elio, eccitazione che si trasferisce per collisione agli atomi di neon. La potenza è di qualche watt (in continuo) o di qualche kW (a impulsi, con materiale attivo pompato ad intermittenza). - Il laser a CO2 è il laser industriale ad emissione continua, usato per il taglio di qualsiasi materiale e per la saldatura di materiali metallici e plastici. L’anidride carbonica (5 %) opera l’effetto laser. L’azoto ha il 15 % e determina l’inversione della popolazione. L’elio ha l’80 % ed è utilizzato per lo smaltimento del calore. Ha potenza fino a 15 ÷ 20 [kW]. • Problemi di sicurezza All’operatore si presentano i seguenti pericoli: - Rischio per la pelle e per gli occhi, a causa delle radiazioni emesse Rischio elettrico Infiammabilità, a causa delle gocce proiettate nell’ambiente Rischio tossico, a causa del vapore emesso durante le lavorazioni. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 19 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali LAVORAZIONE CON PLASMA Nelle lavorazioni con plasma (Plasma Arc Machining, PAM), un gas viene fatto passare attraverso un arco elettrico, che lo ionizza, e raggiunge temperature superiori ai 30 000 °C. Per produrre il plasma si fa generalmente ricorso ad una torcia. Fenomeno della ionizzazione Sottoponendo un gas all’azione di un campo elettrico di appropriata intensità (o portandolo a temperatura molto elevata), si causa la rottura dei legami tra gli atomi, che sono costretti a scindersi in particelle di carica opposta: elettroni e ioni positivi. Il gas che si trova in queste condizioni si dice “ionizzato”. II plasma, noto anche come quarto stato della materia (gli altri tre sono quelli tradizionali solido, liquido, gassoso), viene ottenuto facendo passare una corrente continua di gas attraverso un arco elettrico persistente che provoca un'intensa ionizzazione del gas stesso. Le cariche oscillano come una massa gelatinosa (da cui il nome “plasma”). Il plasma possiede una grandissima quantità di calore dovuta all’energia cinetica degli elettroni liberi. G = Generatore di corrente H.F. = Generatore alta frequenza R = Resistenza Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 20 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali Sopra è rappresentato il tipo di torcia generalmente utilizzato per il taglio e la saldatura dei metalli. Nella figura è visibile un arco voltaico che scocca tra l'elettrodo negativo di tungsteno e (passando attraverso un anello di rame calibrato) il pezzo da saldare o da tagliare. Tra la parte metallica che comprende l'anello di rame e il metallo base, è inserita una resistenza per evitare che l'arco scocchi tra elettrodo negativo e l'anello di rame stesso. La tensione tra elettrodo e pezzo è relativamente bassa: da 30 a 150 V; la corrente, generalmente continua, è molto alta: da 200 a 4000 A. Quasi sempre sovrapposta alla corrente continua si accompagna una corrente ad alta frequenza che forma un arco ausiliario di forte intensità. La parte terminale della torcia e l’elettrodo negativo sono raffreddati energicamente da una continua circolazione d’acqua. Superiormente viene introdotto a una pressione di 0,2 ÷ 0,3 MPa, un gas inerte (normalmente argon) che è costretto a lambire l’arco voltaico al quale assorbe una grande quantità di energia termica e passando attraverso l’anello di rame che ha un foro calibrato di 2 ÷ 5 mm di diametro, perviene, sotto forma di plasma, al pezzo. Il passaggio del gas, attraverso una corrente continua molto intensa, genera un campo magnetico che, per le forze di Lorenz, comprime il plasma riducendone la sezione trasversale, in modo da aumentare ulteriormente la temperatura (> 15 000 °C), col risultato di un fascio di plasma filiforme delle dimensioni minime di pochi decimi di millimetro e densità di potenza di 107 W/cm2 in grado di vaporizzare qualsiasi materiale. Il gas ionizzato passa entro il foro calibrato dell’anello di rame a grandissima velocità: 8 ÷ 10 km/s. Per l'intercapedine più interna viene introdotto un gas che ha il compito di esercitare una pressione trasversale al getto di plasma riducendone ulteriormente la sezione. Per l'intercapedine più esterna viene introdotto un gas di protezione che evita il contatto del plasma con l'aria. Il contatto tra il gas e l’arco voltaico produce la scissione del gas in ioni positivi ed elettroni. Nel gas fortemente riscaldato gli atomi, urtandosi violentemente per l’alta velocità loro impressa, perdono alcuni elettroni, cosicché nella corrente gassosa compaiono ioni (+) ed elettroni (-) i quali, urtando la superficie di lavoro, restituiscono, sotto forma di radiazioni calorifiche e luminose e di energia cinetica, l’energia ricevuta dal gas nell’attraversare l’arco, tornando così allo stato iniziale. Taglio al plasma Il normale taglio al plasma delle lamiere non è molto soddisfacente, dato che: • il taglio avviene secondo un solco relativamente largo; • la zona della lamiera prossima ai bordi di taglio risulta termicamente alterata; • i bordi dei tagli spesso sono inclinati, anziché perpendicolari, rispetto alla superficie della lamiera; • appaiono irregolarità di taglio conseguenti alle variazioni di pressione e alle deviazioni del getto di plasma; • talvolta si ha la formazione di un doppio arco al plasma (tra ugello e lamiera) che riduce il rendimento del processo e la durata dell'ugello della torcia; • il taglio di lamiere sottili è difficoltoso. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 21 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali TAGLIO AD ACQUA (Water jet) Il taglio con getto d’acqua (WJ) è una tecnica di taglio che utilizza, come mezzo necessario per la lavorazione, un getto d’acqua ad altissima pressione (fino a 9 000 bar = 900 MPa) per tagliare numerose tipologie di materiali. L’acqua può essere o no miscelata con un abrasivo (silice, carburo di silicio, allumina ...). A differenza del laser e del plasma, che utilizzano energia termica per tagliare il materiale, il taglio con getto d’acqua utilizza energia meccanica. L’energia di pressione è convertita in energia cinetica ed è l’elevata velocità del getto (da 500 a 1 100 m/s]) che realizza il taglio. Nel caso di getto “idroabrasivo”, l’acqua trasferisce la propria quantità di moto alle particelle abrasive che, con la loro azione erosiva, asportano il materiale. Il taglio water jet abrasivo e ad acqua pura è sempre più utilizzato per tagliare un’ampia varietà di materiali, grazie alla facilità di programmazione, ai costi contenuti di taglio e per la possibilità di tagliare quasi tutti i materiali, da quelli che hanno pochi decimi di millimetro fino a quelli che hanno spessori di 250 [mm], con precisione del decimo di millimetro. Con il getto ad acqua pura sono tagliati i materiali teneri come tessuti, pelli, materie plastiche, legno, carta e cartone … Con il getto d’acqua miscelata con abrasivi sono tagliati i materiali duri come gli acciai, le leghe leggere, il titanio, i materiali compositi, i ceramici, le rocce, il marmo, il vetro … tutti i materiali che abbiano durezza inferiore a quella dell’abrasivo utilizzato. Il taglio a getto d’acqua è utilizzato anche nel campo alimentare (taglio di alimenti surgelati e non), naturalmente senza l’uso di abrasivi, tagliando quindi con l’impiego di sola acqua. Processo di taglio La tecnica di taglio utilizza acqua, liquido economico, disponibile e di alcun impatto ambientale. L’acqua, prelevata dalla rete idrica, viene dapprima depurata e quindi inviata in un sistema di pompaggio ove la sua pressione è portata a quella voluta (fino a 900 MPa). Da qui perviene all’iniettore (1). La conversione dell’energia di pressione in energia cinetica avviene nell’ugello (2) della testa di taglio rappresentata in figura. Tale ugello è di diamante o zaffiro, ha piccole dimensioni (da 0,06 a 0,5 [mm]). Attraverso il condotto (3) viene introdotto l’abrasivo, che viene unito all’acqua nella camera di miscelazione (4) “custodita” nel tubo-guaina (5). Il getto (6) esce ad una distanza di qualche centimetro dal materiale da tagliare (7) su cui perviene ad una velocità di circa 900 [m/s]. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 22 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali Il taglio a getto d’acqua è un taglio a freddo, quindi non altera le caratteristiche chimico-fisiche del materiale tagliato. Il taglio ad acqua non provoca alcuna alterazione fisica o deformazione meccanica del pezzo e consente di tagliare materiali di spessore non uniforme e materiali compositi o stratificati. La larghezza del solco di taglio è molto contenuta (0,5 ÷ 1,3 [mm]) permettendo di ottenere la minima quantità di materiale asportato. L’idrogetto consente il taglio di materiali preverniciati e/o rivestiti con pellicola di protezione; inoltre le superfici originate dal taglio presentano poche sbavature (rugosità nei bordi di taglio Ra = 1 ÷ 2 μm). La tecnologia a idrogetto permette il taglio di tutti i materiali che il taglio a laser non sarebbe in grado di effettuare senza danneggiarli (gomma, sughero, pelle, cuoio, materiali espansi, plastica, legno, fibre di carbonio, ecc.) fino a spessori di 350 mm. Altri materiali lavorabili sono: titanio, ottone, rame, acciaio inossidabile, alluminio, vetro, marmo, ceramica, ecc. Sotto il pezzo in lavorazione è posta una vasca di raccolta avente le seguenti funzioni: - Raccolta del getto d’acqua - Dissipazione dell’energia cinetica - Raccolta del materiale asportato Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 23 Classe 5^ - Tecnologie mecc. di proc e prod. - UdA n° 2: Lavorazioni non convenzionali Il taglio ad acqua si può considerare complementare al laser e non alternativo. Infatti il laser è maggiormente utilizzato per il taglio di piccoli spessori, mentre il taglio ad acqua è più adatto per il taglio di materiali aventi spessori maggiori. Abrasivo Aggiungendo sostanze abrasive all’acqua è possibile tagliare spessori maggiori o materiali più duri con maggior velocità. Gli abrasivi possono essere naturali (carburo di silicio SiC, quarzo, diamante …) o artificiali (ottenuti per fusione o per reazione chimica). L’abrasivo che solitamente si usa è una sabbia speciale di composizione almandina denominato Garnet che proviene dall’Australia e dall’India. L’abrasivo Garnet ha due origini: - sabbioso, che quindi si trova già in natura sotto forma di dune sabbiose - roccioso, poi macinato nella granulometria richiesta. La presenza dell’abrasivo si ripercuote sulla “vita” dell’ugello. La durata di un ugello in zaffiro è di circa 100 ore, mentre quella di un ugello di diamante è di oltre 1 000 ore. Ma il costo dell’ugello in diamante è di 10 ÷ 20 volte maggiore di quello in zaffiro o in rubino. Anche la purezza dell’acqua influisce sulla vita dell’ugello: nel caso di acqua depurata, un ugello in zaffiro può durare fino a 200 ore. Applicazioni È possibile tagliare forme in 2D di qualsiasi sagoma con precisioni di ± 0,1 [mm] con macchine utensili a "3 assi" (x,y,z). Si possono inoltre utilizzare robot (5 o più assi) per tagliare materiali in tridimensionale come per esempio caschi, interni auto, lavorazioni speciali nel campo dell’aeronautica ecc. I nomi delle 2 977 vittime degli attentati dell’11 settembre 2001 e quelli delle 6 vittime dell’attentato al Trade Center del 1993, sono stati incisi sui pannelli di bronzo del 9/11 Memorial mediante la tecnica del taglio ad acqua, utilizzando getti con pressione di 4 000 bar. Svantaggi - Nel caso di taglio di piccoli spessori, la velocità di taglio (≈ 500 mm/min) è più bassa rispetto a quella del laser (≈ 2 000 mm/min) o del plasma; Il processo è rumorosa a causa della velocità supersonica del getto; L’impianto è più costoso rispetto al laser e al plasma; I costi di manutenzione sono elevati a causa della sostituzione dell’ugello usurato dall’abrasivo; Costi di smaltimento dell’abrasivo. Tecnologie mecc. di proc. e prod. - Appunti dalle lezioni del prof. Di Cara Nicola - ITIS “Galilei” – Conegliano - Pag. 24