La zona che porta oggi il nome di Repubblica Democratica del Congo è popolata da circa 10.000 anni. Tra il VII e l'VIII secolo vi si insediarono tribù bantu provenienti dall'attuale Nigeria. Queste popolazioni diedero luogo a un certo numero di regni, che nel XIV secolo furono unificati nel potente Regno del Congo, che nel suo momento di massima espansione controllava un territorio che si estendeva dall'Oceano Atlantico a ovest fino al fiume Kwango a est, e dal fiume Congo a nord fino al fiume Kwanza a sud. Nel XV secolo i Portoghesi entrarono in contatto con il Regno del Congo. Un esploratore veneziano al servizio del Portogallo, Alvise Cadamosto, tracciò nel XVI secolo una prima mappa della regione, che fu poi esplorata in modo sistematico e cartografata dall'inglese Henry Morton Stanley, che risalì l'intero tracciato del fiume Congo. Il Regno del Congo sopravvisse al contatto con gli Europei diversi secoli, passando a tempi alterni dalla sfera di influenza del Portogallo a quella dell'Olanda e viceversa. La fine del regno fu formalizzata dalla Conferenza di Berlino del 1884-1885, in cui la regione venne assegnata al re del Belgio Leopoldo II. Il Congo Belga divenne così una colonia vera e propria. Questo diede origine a un forte afflusso di coloni dall'Europa, che si insediarono principalmente sulla costa. Nel 1924 la Società delle Nazioni affidò al Belgio come mandato il Ruanda-Urundi che venne annesso al Congo e ne divenne la settima provincia; la colonia aveva ormai un territorio vastissimo e ricco di risorse boschive, giacimenti di diamanti, avorio e altro. Lo stato belga si occupò in prima istanza di applicare politiche d'intervento per la costruzione di aeroporti, ferrovie, strade. La vastità del territorio del bacino del fiume Congo da controllare portò a decentralizzare le strutture amministrative. Alcuni esponenti delle innumerevoli etnie congolesi, tra cui Simon Kimbangu, si opposero all'attività della potenza coloniale belga, mentre altri gruppi restarono molto fedeli agli europei. Con l'avvento delle indipendenze africane causata dall'impossibilità delle potenze europee di mantenere costosissimi imperi coloniali, la situazione degenerò e le lotte intestine si moltiplicarono. Il Belgio non aveva più la capacità di gestire direttamente un territorio così vasto e complesso. A Nord e a Sud dell'equatore un'immensa regione di foresta, tutta ombra e mistero, copre la metà settentrionale del Congo Belga e gran parte dell'Africa Equatoriale Francese. Salvo qualche interruzione, quell'impenetrabile regione è limitala a N. dai fiumi Ubangi ed Uele, a S dal 4° di latitudine S. Essa dopo aver interamente coperto decine di catene di monti ed aver abbracciato i laghi Kivu, Edoardo ed Alberto si protende verso occidente, incornicia il fiume Kasai ed il fiume Congo, invade una parte del Camerun e del Gabon, raggiunge le rive dell'Atlantico. Nelle foreste pluviali tropicali, è quasi impossibile avvistare un fuoco a causa del fumo: un problema che permette agli incendi di minacciare vaste regioni e territori di grande importanza ecologica. Appiccare incendi è un metodo spesso usato per la deforestazione intenzionale delle foreste pluviali. Dietro la pesante cappa di fumo provocata dagli fuochi appiccati dall'uomo possono nascondersi incendi fuori controllo e del tutto imprevisti, in grado di divorare milioni di ettari di foresta. Alcune ricerche hanno mostrato che questo pericolo minaccia anche il sud-est asiatico e l'Africa. I loro risultati sottolineano la necessità di comprendere meglio il comportamento del fuoco nelle foreste pluviali e come rivelare e contenere gli incendi non intenzionali. Le Nazioni Unite si appellano. L'Unione europea discute. Gli Stati Uniti inviano. In Congo si muore. Da settimane. Nel Nord del Paese, al confine con il Ruanda (Nord Kivu, questo il nome della regione) si sta replicando il copione della guerra etnica tra Hutu e Tutsi che sconvolse Kigali nel 1994. Un comitato di ribelli, che come sempre in Africa ha un nome altisonante (Congresso nazionale per la difesa del popolo: Cndp), al comando un uomo senza scrupoli che vuole assumere il comando della regione o del Paese (l'ex generale tutsi Laurent Nkuda), nelle sue fila mercenari con bandoliere incrociate a tracolla e ragazzini con il dito sul kalashnikov. Miseria e incoscienza. La benzina sul fuoco dei conflitti africani. I ribelli avanzano in continuazione. Dopo aver conquistato Rutshuru domenica (centro al confine tra Congo e Ruanda) ieri si sono spinti alle porte di Goma (centro nevralgico della regione), le forze governative in ritirata e decine di migliaia di civili in fuga. L'esercito regolare di Kinshasa ha già levato le tende dirigendosi verso Bukavu, più a Sud lungo la linea del confine. Con il risultato che la popolazione è precipitata nel panico. "Il Nord Kivu, regione orientale della Repubblica democratica del Congo al confine con il Ruanda, - ha avvertito solennemente il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon - rischia una crisi umanitaria di dimensioni catastrofiche". Questa mattina, la gente si è riversata nelle strade di Goma città per chiedere informazioni, mentre agenti di polizia a bordo di jeep invitano a rimanere in casa. Negozi e scuole sono chiusi. Le forze Onu di pattuglia a Goma sono salutate con favore dalla popolazione, a differenza di quanto accaduto all’inizio della settimana, quando la sede delle Nazioni Unite venne attaccata dai civili, furiosi con i peacekeepers perché incapaci di fermare l'avanzata dei ribelli e di garantire loro protezione. L'esercito congolese non sembra in grado di fermare l'avanzata dei ribelli e i "caschi blu" sono accusati di non fare abbastanza per fermarli. Kinshasa è la capitale e la maggiore città (7.500.000 abitanti) della Repubblica Democratica del Congo. È la terza grande area metropolitana dell'Africa dopo Il Cairo e Lagos.