Lo sviluppo economico - Dipartimento di Scienze sociali e politiche

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Lo sviluppo economico
Roberto Pedersini
Lo sviluppo economico
•  Cosa contraddistingue un’economia (una società)
sviluppata?
•  Che differenza c’è fra l’Italia del Rinascimento e
quella del boom economico?
•  È un termine polisemico che assume un connotato
essenzialmente positivo (almeno fino agli anni
ottanta e novanta) come progresso, evoluzione,
cambiamento, crescita, trasformazione
•  Ha in sé elementi di desiderabilità, ineluttabilità,
miglioramento, sistematicità
Alcuni elementi essenziali
•  Un processo di cambiamento delle strutture
economiche
•  Uno straordinario potenziamento delle capacità
produttive
•  Un miglioramento epocale della disponibilità di beni
e di servizi e delle condizioni di vita
•  Una cambiamento radicale delle strutture e delle
istituzioni sociali, dei modi di pensare, di essere e di
consumare, dei modelli culturali, dei comportamenti,
delle aspettative
Aspettative e risultati
•  Nel secondo dopoguerra, le aspettative rispetto al
potenziale dello ‘sviluppo’ in termini di diffusione e
miglioramento delle condizioni di vita erano molto elevate
•  Si riteneva che i meccanismi dello sviluppo, della
crescita fossero noti, se non evidenti, e che potessero
essere innescati in modo volontario e non problematico
•  Vi è stata una certa diffusione, con qualche caso di
successo e molti fallimenti, cadute e riprese
•  Ma la distanza fra i paesi e la persistenza di aree di
sottosviluppo (di povertà) non è chiaramente diminuita e
è per certi aspetti aumentata negli ultimi decenni
•  Le teorie dello sviluppo, si sono fatte spesso idee e poi
‘ideologie’ e sono diventate politiche e pratiche dello
sviluppo
Paesi sviluppati e meno sviluppati
Fonte: Bottazzi, G. (2009) Sociologia dello sviluppo, Roma-Bari: Laterza
Lo sviluppo come ‘problema’
•  Dopo la seconda guerra mondiale l’assenza di sviluppo diventa un
‘problema’: bisognava spiegarne le origini e trovare soluzioni.
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Il problema della ricostruzione e il Piano Marshall (1947)
Il quadro geopolitico e la contrapposizione fra USA e URSS
Lo stato delle colonie e la decolonizzazione
L’opinione pubblica e i mezzi di comunicazione di massa
Il 20 gennaio 1949, il punto IV del discorso di insediamento di Harry Truman:
“Fourth, we must embark on a bold new program for making the benefits of our
scientific advances and industrial progress available for the improvement and
growth of underdeveloped areas.
More than half the people of the world are living in conditions approaching misery.
Their food is inadequate. They are victims of disease. Their economic life is
primitive and stagnant. Their poverty is a handicap and a threat both to them and to
more prosperous areas.
For the first time in history, humanity possesses the knowledge and skill to relieve
the suffering of these people.
The United States is pre-eminent among nations in the development of industrial
and scientific techniques. The material resources which we can afford to use for
assistance of other peoples are limited. But our imponderable resources in
technical knowledge are constantly growing and are inexhaustible”.
L’economia dello sviluppo
•  L’economia, la scienza economica, si presenta per
prima e più attrezzata per rispondere in modo
‘scientifico’ ai problemi dello sviluppo, già alla fine
degli anni cinquanta
•  Gli economisti sono inoltre e concretamente i
consulenti che governi e agenzie internazionali
utilizzano per studiare e risolvere le questioni dello
sviluppo
•  L’economia dello sviluppo viene costruita da
‘pionieri’ che spesso lavorano ‘sul campo’
•  In tale contesto, i fattori economici assumo una
particolare rilevanza
Il sottosviluppo
•  I primi problemi teorici ed empirici sono:
•  La definizione dello stato di sottosviluppo
•  La spiegazione dell’origine del sottosviluppo
•  Furono proposti e utilizzati molti indicatori di
sottosviluppo:
•  Demografici (alta natalità e alta mortalità, alta mortalità infantile,
bassa speranza di vita, crescita sostenuta della popolazione, ecc.)
•  Economici (bassa produttività procapite, alta percentuale addetti
agricoltura, basso livello di industrializzazione, risparmio scarso e
bassa dotazione di capitali, ecc.)
•  Sociali e politici (forti disuguaglianze sociali, regimi politici
autoritari, bassa condizione sociale della donna, comportamento
tradizionale della popolazione)
Il ‘circolo vizioso’ del sottosviluppo
•  “Un paese è povero perché è povero” (Ragnar
Nurkse 1953)
Fonte: Bottazzi, G. (2009) Sociologia dello sviluppo, Roma-Bari: Laterza
Risparmio e accumulazione del
capitale
•  Le società sottosviluppate vivono in uno ‘stato stazionario’,
caratterizzato da produzione e consumo a livello di
sopravvivenza, anche a causa dell’elevato aumento
demografico
•  Ciò riduce al minimo le possibilità di risparmio, investimento e
accumulazione di capitale, bloccando il sistema in una
condizione di bassa produttività e assenza di crescita
•  Nei paesi sviluppati, invece, la crescita è un processo che
generava le risorse necessarie a nuovi investimenti e ulteriori
aumenti di produttività e ricchezza, in un circolo virtuoso che
si autoperpetuava
•  I paesi meno sviluppati hanno bisogno di capitale: ma dove
possono ottenerlo? Investimenti, prestiti, o aiuti?
Alcune critiche
•  Normale diventa l’eccezione storica dell’occidente
•  Si applicano in modo generale criteri e analisi
riprese dai paesi occidentali, senza considerare il
peso della cultura nelle scelte di risparmio e
investimento e l’importanza della distribuzione della
ricchezza
•  Dal punto di vista teorico, non non spiega come il
circolo vizioso sia stato superato nei paesi
occidentali. Serve un intervento esterno? Quali forze
interne possono consentire di superare il circolo
vizioso?
L’approccio dominante
•  Ottimismo nella possibilità di promuovere in breve tempo una
crescita diffusa: il vantaggio del latecomer
•  Le condizioni del sottosviluppo erano comuni e omogenei nei paesi
meno sviluppati
•  I paesi meno sviluppati non erano diversi da quelli sviluppati per
quanto riguarda la validità dei concetti e delle teorie economiche
•  Gli approcci neo-liberista e keynesiano potevano essere esportati
nei paesi meno sviluppati senza particolari problemi
•  Le soluzioni potevano essere comuni e il passaggio allo sviluppo
avrebbe richiesto il passaggio attraverso le stesse fasi
•  La crescita economica era l’obiettivo fondamentale, che avrebbe
trascinato una trasformazione più ampia della società, con un
effetto di trickle down
•  L’industrializzazione era lo strumento principale per perseguire la
crescita
•  Gli stati e i governi dovevano assumere un ruolo centrale in tale
processo, attraverso la ‘programmazione’
Modelli e politiche dello sviluppo
•  Il problema dell’investimento e il modello Harrod-Domar
•  Incremental capital/output ratio
(ICOR): I/ΔY è ΔY = I / ICOR
•  Il dualismo e il modello di Arthur Lewis
•  La presenza di un dualismo interno ai paesi meno sviluppati
fra agricoltura arretrata e settore industriale rende disponibili
risorse nascoste ‘illimitate’ in termini di lavoro
•  Albert O. Hirschman e la crescita ‘non equilibrata’
•  La necessità di complicare il modello economico
•  La ‘sindrome dell’economista turista’ e la ‘fracasomania’
•  Il deficit di imprenditorialità e la crescita ‘non equilibrata’
•  Il modello exit/voice
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