DISTURBO DELL’ IDENTITA’ DI GENERE ll disturbo dell'identità di genere (spesso abbreviato in DIG), rinominato disforia di genere nel DSMV è una condizione in cui una persona ha una forte e persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico. Il DIG è indipendente dall'orientamento sessuale e non va confuso con esso[: infatti una transessuale da maschio a femmina può essere eterosessuale o lesbica, così come un transessuale da femmina a maschio può essere eterosessuale o gay. Alcuni studi hanno trovato un rapporto fra orientamento sessuale e soggetto con transessualismo primario o secondario. Il non riconoscersi nel proprio sesso biologico si esprime con comportamenti ed atteggiamenti relativi al sesso opposto, compreso il travestitismo. A differenza delle parafilie il travestitismo non è finalizzato al raggiungimento dell’eccitamento, ma diventa un’espressione dell’appartenenza all’altro sesso. La persona arriva a provare un estremo disagio in ogni situazione caratteristica del sesso di appartenenza e riferisce un senso di costrizione nel proprio corpo, prova un estremo disgusto verso i propri caratteri sessuali distintivi e la sessualità eterodiretta. - L’identità di genere è uno stato psicologico che riflette il senso interiore di se stesso come maschio o come femmina. - Il ruolo di genere è la modalità comportamentale esterna che riflette il senso di identità interiore della persona. Il sesso (o sesso biologico) è costituito in senso stretto dalle caratteristiche anatomiche e fisiologiche che indicano se si è maschi o femmine, per esempio il pene o la vagina. - L’orientamento sessuale è la tendenza di risposta erotica della persona, per esempio eterosessuale, omosessuale, bisessuale, e tiene conto della scelta dell’oggetto (maschio o femmina) e della vita fantastica della persona. I transessuali sono costantemente preoccupati di liberarsi dei caratteri sessuali primari e secondari del proprio sesso e di acquisire le caratteristiche sessuali dell’altro sesso e desiderano vestirsi e vivere come membri dell’altro sesso. I criteri diagnostici per identificare il “disturbo dell'identità di genere” sono i seguenti: 1. Il soggetto si identifica in maniera intensa e persistente con individui di sesso opposto a quello biologico 2. Questa identificazione non deve essere semplicemente un desiderio di qualche presunto vantaggio culturale derivante dall'appartenenza al sesso opposto (a quello biologico). 3. Deve esserci l'evidenza di una condizione di malessere persistente o di estraneità riguardo al proprio sesso biologico. 4. L'individuo non deve presentare una condizione di intersessualità (es. sindrome di insensibilità agli androgeni o iperplasia surrenale congenita) 5. Deve esserci un disagio clinicamente significativo o compromissione in ambito sociale, lavorativo e nelle relazioni interpersonali. Fattori biologici e fattori psicosociali, assieme ai tratti comportamentali innati vanno guardati come fattori predisponenti. Trattamento Occorre affrontare all’interno di uno spazio terapeutico adeguato, tutti i possibili risvolti e avere un quadro di personalità chiaro, al fine anche di escludere o avvallare l’associazione con disturbi mentali, soprattutto il disturbo borderline di personalità e/o il disturbo depressivo. L’intervento precoce è funzionale anche al prevenire comportamenti a rischio che possano condurre talvolta, nel non riconoscimento di sé come persona unica, e con un’identità irripetibile, ad eseguire un intervento di riassegnazione del sesso desiderato (vedi rischio suicidario). Per trattare i disturbi dell’identità di genere, nei bambini è necessario migliorare i modelli di ruolo esistenti o in loro assenza fornirne uno proveniente dall’ambito familiare o da altri gruppi, per esempio un fratello o una sorella maggiore. Le persone che si occupano del bambino vengono aiutate ad incoraggiare comportamento e atteggiamenti appropriati per il sesso di appartenenza. Qualsiasi disturbo mentale associato viene sottoposto a trattamento. Gli adolescenti sono difficili da trattare, a causa della normale coesistenza di crisi di identità e di confusione dell’identità di genere. Sono comuni comportamenti dimostrativi e gli adolescenti hanno raramente una forte motivazione a modificare i propri ruoli stereotipati transessuali. Negli adulti la psicoterapia ha come scopo quello di aiutare i pazienti a sentirsi a proprio agio con l’identità di genere che desiderano, non creare una persona con un’identità sessuale convenzionale. La terapia esplora inoltre la chirurgia, la riassegnazione del sesso, le indicazioni e controindicazioni di tali procedure, che sono spesso decise in modo impulsivo di pazienti gravemente a disagio ed ansiosi. La chirurgia di riassegnazione del sesso è definitiva ed irreversibile. I soggetti devono essere sottoposti ad un periodo di prova di 3-12 mesi, in cui assumono l’identità dell’altro sesso e ricevono un trattamento ormonale. Il 70-80% dei soggetti è soddisfatto dei risultati. L’insoddisfazione si correla alla gravità della pre-esistente psicopatologia. Il 2% commette suicidio. Molti pazienti in alternativa all’intervento chirurgico vengono trattati con ormoni. Sono stati innanzitutto declinati i significati di sesso, genere e identità sessuale: Sesso: rimanda a criteri biologici, ovvero tutte quelle caratteristiche anatomiche e fisiologiche che indicano se si è maschi o se si è femmine; Genere: costrutto psicologico che cambia e si modifica a seconda delle epoche e dei contesti culturali; Identità sessuale: − identità di genere – continuo e persistente senso di sé come maschi o femmine − ruolo di genere – espressione esteriore dell’identità di genere, ovvero tutto ciò che facciamo per comunicare agli altri la mascolinità o femminilità − orientamento sessuale – modalità di risposta agli stimoli sessuali: può essere eterosessuale, omosessuale, bisessuale. Nel caso di un DIG i tre costrutti sopra elencati non coincidono e il soggetto transessuale può esperire una grande sofferenza e un disagio, al punto da desiderare di modificare il proprio corpo per rientrare nel genere desiderato.