POLIMERI • Tutti i composti che hanno come caratteristica la grande dimensione molecolare sono detti composti macromolecolari o macromolecole. • Le macromolecole possono generalmente essere sezionate in unità più piccole delle quali sono costituite: la piccola unità che reagisce iterativamente con se stessa per dare la macromolecola è chiamata monomero e la grande molecola che si forma da queste unità è conosciuta come polimero. I polimeri formati da più di un tipo di unità ripetitiva sono chiamati copolimeri. • • • • I polimeri possono essere anche classificati in accordo con la struttura delle loro molecole. Ad esempio, la gomma, la cellulosa, le proteine e gli acidi nucleici sono tutti polimeri lineari: ciò sta a dire che lo scheletro della macromolecola consiste di una lunga catena di monomeri tenuti insieme da legami covalenti. In un polimero lineare, una volta formatasi la catena, subentrano vari tipi di interazioni, quali i legami idrogeno nelle proteine e nei polisaccaridi e le interazioni di van der Waals nelle catene idrocarburiche del caucciù, che contribuiscono a dare alla macromolecola la sua forma complessiva. Le lignine, invece, rappresentano un tipo diverso di polimeri, in cui sono presenti legami covalenti addizionali tra le varie catene: i monomeri, in effetti, non solo formano le lunghe catene polimeriche, ma scambiano anche legami covalenti tra catene adiacenti. Tali polimeri sono noti come polimeri con legami trasversali (cross-linked). Macromolecole di importanza industriale • • • Fu solo agli inizi del ventesimo secolo che i chimici cominciarono volutamente a sintetizzare i polimeri, progettando innanzitutto reazioni che permettessero il controllo del peso molecolare medio della macromolecola, e quindi delle proprietà del materiale polimerico finale. Un pioniere in questo campo fu il tedesco Hermann Staudinger che per primo comprese che il controllo delle condizioni di polimerizzazione era essenziale per sintetizzare sostanze di una qualche utilità. Per il suo lavoro in questo settore fu insignito del Premio Nobel per la chimica nel 1953. Nelle fasi iniziali, i chimici che lavoravano in questo settore tentarono di mimare le macromolecole naturali: per esempio, la prima fibra di successo fu il nylon, una poliammide creata nel 1930 dal chimico americano Wallace Carothers. La struttura del nylon somiglia a quella di una proteina perché ha molti legami ammidici, ma è molto più regolare nella ripetizione delle unità monomeriche. Macromolecole naturali: la gomma e la guttaperca Il polimero che costituisce il caucciù si rinviene in un fluido (lattice) prodotto da cellule che sono al di sotto della corteccia dell’albero. Il lattice si ricava per incisione della corteccia e l’Hevea brasiliensis lo produce così rapidamente che la stessa pianta può essere incisa per la raccolta anche ogni paio di giorni. Un altro polimero, isomero del caucciù, costituito anch’esso di unità di isoprene ma con doppi legami trans, è la guttaperca. Essa si ottiene da piante del genere Dichopsis che sono anche presenti nel sud-est dell’Asia ed ha proprietà totalmente diverse da quelle della gomma. Formule di struttura di alcuni polimeri e dei monomeri corrispondenti Proprietà particolari delle grandi molecole • Il peso molecolare, naturalmente, riflette le dimensioni molecolari: le molecole di un polimero devono raggiungere una certa dimensione minima, prima che si possano avere quelle interazioni che sono importanti nel conferire determinate proprietà al composto. Queste interazioni possono aver luogo fra parti diverse della stessa molecola o fra molecole diverse. • I polimeri possono esistere come stereoisomeri con stereochimica differente sui doppi legami o sugli atomi di carbonio tetraedrici. • Un dato polimero può anche esistere in un grande numero di isomeri conformazionali che si producono dalla libera rotazione degli atomi che formano lo scheletro della catena. Ancora, fra le proprietà più importanti di un polimero, ai fini delle applicazioni pratiche, è il suo comportamento alle diverse temperature. elastomeri, materie plastiche fibre La regolarità stereochimica nelle strutture polimeriche Un polimero può esistere anche in forme fisiche diverse al variare della temperatura: • Cristallino • Vetroso temperatura di fusione Tg: temperatura di transizione vetrosa Meccanismi di polimerizzazione Le reazioni che danno origine ai polimeri sono raggruppabili in due classi principali: • la polimerizzazione per crescita a catena • la polimerizzazione per crescita a stadi polimerizzazione per crescita a catena • Nella polimerizzazione per crescita a catena si forma inizialmente un intermedio reattivo che reagisce velocemente con una molecola di monomero per dare un nuovo intermedio reattivo che, a sua volta, reagisce con un’ulteriore molecola monomerica e così via. Il monomero si consuma rapidamente e si addiziona di continuo a una catena che diventa via via più lunga, avendo ogni volta all’estremità un nuovo centro reattivo grazie al quale la reazione si evolve fino a che tutte le molecole monomeriche hanno reagito, o fino a che il centro reattivo viene distrutto da una qualche reazione di terminazione. • Le reazioni di polimerizzazione per crescita a catena danno polimeri di addizione, così chiamati perché sono generati da un processo iterativo di addizione di una molecola monomerica alla matrice polimerica in crescita. • ADDIZIONI RADICALICHE, ANIONICHE, CATIONICHE Addizione RADICALICA • Un tipico esempio di reazione di polimerizzazione radicalica è la polimerizzazione dello stirene che si effettua in presenza di una piccola quantità di perossido di benzoile. La reazione ha luogo in tre stadi: nel primo, che è quello di inizio, il perossido di benzoile si dissocia in due benzoilossi radicali, elettrofili, reagiscono con gli elettroni л del doppio legame, generando un nuovo radicale più stabile, il radicale benzilico. Quest’ultimo si lega ad un’altra molecola di stirene, generando così un ulteriore intermedio radicalico. Ogni nuovo radicale continua a reagire con una molecola monomerica, in una serie di passaggi che costituiscono lo stadio detto di propagazione della catena. La crescita della catena di polistirene è veloce ed è stato calcolato che, approssimativamente, in un secondo si addizionano alla catena ben 1500 unità monomeriche. La reazione continua fino a quando tutte le molecole monomeriche hanno reagito, o fino a quando l’intermedio radicalico viene distrutto da una delle tante reazioni che impediscono la formazione di altre specie reattive e costituiscono, quindi, lo stadio di terminazione. La combinazione di due radicali blocca il processo di polimerizzazione: la combinazione di due radicali polistirenici fa sì che molte catene di polistirene interrompano la loro crescita, in quanto viene prodotta una specie priva di siti reattivi, chiamata polimero “morto”. Il radicale polimerico può anche strappare un atomo di idrogeno da un’altra catena, formando così un nuovo radicale: reazione di trasferimento di catena. Questo nuovo radicale si trova nel mezzo della catena, non alla fine, e reagendo con una ulteriore unità monomerica dà luogo a una ramificazione della catena stessa. ADDIZIONI ANIONICHE Alcune reazioni di polimerizzazione sono catalizzate da metalli alcalini o da composti organometallici: in questi casi, la specie reattiva che partecipa alla crescita della catena è un carbanione. Il 2-fenilpropene, comunemente detto α-metilstirene, polimerizza attraverso una reazione di questo tipo. La reazione ha luogo in tetraidrofurano ed è catalizzata dal radicaleanione del naftalene che trasferisce un elettrone (e la relativa carica negativa) all’α-metilstirene. Si noti che all’alchene è stato addizionato un elettrone: per chiarezza quest’elettrone e i due elettroni del legame л sono mostrati come se fossero localizzati, in modo da formare nel radicale-anione un centro radicalico e un centro carbanionico distinti. Due radicali si combinano dando luogo ad un dianone. La catena cresce da entrambi le estremità, fin quando si aggiunge alla miscela di reazione un reagente che reagisce con un carbanione. ADDIZIONI CATIONICHE Gli atomi di ossigeno di altre molecole eteree si comportano poi da nucleofili, in reazioni di sostituzione nucleofila bimolecolare (SN2), e sono convertiti, l’uno dopo l’altro, in intermedi reattivi che promuovono la propagazione della reazione a catena. La polimerizzazione per crescita a stadi: polimeri di condensazione A. Le poliammidi B. I poliesteri C. I poliuretani D. Polimeri prodotti da reazioni di condensazione con aldeide formica: Bakelite. E. Le resine epossidiche Questo tipo di resine si ottiene mescolando due soluzioni, una di un polimero che contiene anelli ossiranici, in grado di formarel legami trasversali tra le catene polimeriche quando reagiranno con un nucleofilo, e una seconda che, contenendo un composto poliamminico che funge da reagente nucleofilo, inizia il processo e forma parte dei legami trasversali. Il componente polimerico contiene gruppi che formano legami idrogeno e si coordinano strettamente con le superfici di vetro, di ceramica e di metallo: perciò le resine epossidiche aderiscono perfettamente a tali superfici. I legami trasversali nascono quando un gruppo amminico reagisce con gli ossirani presenti all’estremità delle catene polimeriche. I legami trasversali sono perciò costituiti dai gruppi amminici o dagli ioni alcossido che vengono generati per apertura dell’anello ossiranico. Proprio perché la reticolazione avviene velocemente, l’ammina e il polimero lineare vanno mescolati solo immediatamente prima di essere applicati alle superfici da incollare tra loro. Il legame è così forte che gli oggetti riparati spesso si rompono in altre parti, più che spezzarsi nel punto in cui è stata fatta la riparazione.