REDDITO E CRESCITA
IL REDDITO DI UNA NAZIONE
• Microeconomia
• La microeconomia studia come gli agenti economici
(famiglie, imprese) prendono le loro decisioni
economiche, e come interagiscono nel mercato.
• Macroeconomia
• La macroeconomia studia l’economia come sistema
• L’obiettivo dell’analisi macroeconomica è quello di
spiegare gli andamenti economici generali che
influiscono sui singoli agenti economici.
IL REDDITO DI UNA NAZIONE
• Per esempio:
 Perchè alcuni paesi hanno redditi medi elevati e altri
hanno redditi medi bassi?
 Perchè in certi periodi i prezzi variano velocemente ed
in altri periodi sono più stabili?
 Perchè in certi periodi si ha espansione di produzione e
occupazione, e crisi in altri periodi?
REDDITO E SPESA DI UNA ECONOMIA
• La prima cosa da fare quando si deve analizzare lo stato di
una certa economia (o il suo andamento in un certo periodo
di tempo) è individuare il corretto indicatore.
• Il più semplice indicatore di benessere di un’economia è il
reddito.
• Se consideriamo l’economia di un sistema economico, il
reddito deve essere uguale alla spesa.
• Infatti ogni transazione ha un compratore ed un venditore: il
denaro speso dal compratore è denaro guadagnato dal
venditore o dai venditori di tutti gli input che sono stati
necessari per produrre il bene.
• Questa equazione Reddito=Spesa può essere illustrata per
mezzo del diagramma di flusso circolare.
DIAGRAMMA DI FLUSSO CIRCOLARE
IL PRODOTTO INTERNO LORDO
• PIL (PRODOTTO INTERNO LORDO) è un indicatore di
reddito e spesa in un’economia.
• E’ il valore totale di mercato di tutti i beni e servizi finali
prodotti in un Paese in un certo periodo di tempo.
• Valore totale di mercato: il valore è misurato ai prezzi di
mercato
• Beni finali: si misura il valore del bene finale, e non si devono
contare in più tutti i valori degli input (per esempio, il valore
finale del kg di pane contiene il valore della farina, del lievito,
del lavoro, del forno, etc. che non devono essere conteggiati
separatamente)
IL PRODOTTO INTERNO LORDO
• Beni e servizi: nel PIL si conteggiano i valori relativi a beni
materiali così come a servizi (visite mediche, intrattenimento,
istruzione)
• Prodotto in un certo periodo: si deve misurare solo la
produzione effettuata in quel determinato periodo (un anno, un
trimestre, etc.)
• Interno: si misura la produzione effettuata all’interno dei confini
geografici di un Paese
• Lordo: non scorpora gli ammortamenti, ovvero non tiene conto
del consumo del capitale fisso (attrezzature, strutture) presente
nell’economia
LE COMPONENTI DEL PIL
• Il PIL (Y) è la somma delle seguenti componenti:
 Consumo (C)
 Investimenti (I)
 Spesa Pubblica (G)
 Esportazioni Nette (NX)
Y = C + I + G + NX
LE COMPONENTI DEL PIL
• Consumo (C):
• Questa voce si riferisce alla spesa effettuata dalle
famiglie per beni e servizi.
• Si esclude la spesa per acquisto di immobili di nuova
costruzione.
• Investimenti (I):
• Questa voce include la spesa per beni capitali,
attrezzature, scorte, etc. Si includono anche gli
immobili di nuova costruzione anche se destinati a
scopo abitativo.
LE COMPONENTI DEL PIL
• Spesa Pubblica (G):
• Questa voce include le spese finali per beni e servizi
effettuate dalla Amministrazione Pubblica.
• Non si includono i trasferimenti (pensioni, assegni di
invalidità, etc.) dato che non sono il corrispettivo di un
bene o servizio erogato dal beneficiario (sono definibili
come imposta negativa).
• Esportazioni Nette (NX):
• Questa voce rappresenta il valore delle Esportazioni
meno il valore delle Importazioni
Evoluzione delle componenti del Prodotto Interno Lordo tra il 2008 e il 2013:
 PIL -8,9%
 Import -16,6%
 Spesa delle Famiglie -7,4%
 Spesa della PA e Ist. Sociali Private -3,1%
 Investimenti -26,2%
 Export -5,5%
COMPOSIZIONE DEL PIL ITALIANO
NEL 2014
TREND PIL ITALIANO 2000-2014
VARIAZIONI TREND PIL ITALIANO
Consumi pro capite in parità di potere d’acquisto (% del consumo USA)
PIL E BENESSERE
• Il PIL è un indicatore semplice del benessere di una
società
• Il PIL pro-capite ci dice il livello medio di reddito e spesa
in una società
• Livelli di PIL pro-capite più elevati indicano standard di vita
migliore
• Però ci sono diverse cose che sfuggono: per esempio,
l’ambiente e tutto ciò che non ha prezzo di mercato non
viene conteggiato nel PIL.
PIL E BENESSERE
•
Il valore del tempo libero o delle attività di volontariato non sono
conteggiati nel PIL.
•
Il livello di stress o di soddisfazione associati al vivere in un determinato
paese sono misurati solo indirettamente (per esempio attraverso le
spese per cure mediche) nel PIL.
•
Per questo si stanno diffondendo misure aggiuntive del benessere di
una società: p.es. misure relative allo stato della salute, dell’ambiente,
della cultura (per esempio: aspettativa di vita, alfabetizzazione)
•
Inoltre il valore medio del PIL non ci dice quanto la distribuzione del
benessere è equa o iniqua: quindi si possono aggiungere misure di
concentrazione della ricchezza o dei redditi (p.es. Indice di GINI).
ECONOMIA NON OSSERVATA
• Nel Pil si includono anche delle stime relative
•
•
•
•
all’economia non osservata:
ECONOMIA SOMMERSA: lavoro / affitti non dichiarati
ECONOMIA ILLEGALE: attività illegali di produzione e
vendita di beni e servizi (stupefacenti, tabacco,
prostituzione) –inserite recentemente nel calcolo del PIL
Invece non si comprendono i valori della:
ECONOMIA INFORMALE: scambi di beni e servizi di
natura familiare, amichevole, occasionale, che non
passano attraverso il mercato
ECONOMIA NON OSSERVATA
Evasione Fiscale: stima nel 2012 per ogni Regione Italiana e per alcuni Stati Europei
Rapporto pubblicato dall’Associazione Bruno Trentin (ABT), dall’istituto di
ricerca Tecnè e dal Centro Europa Ricerche (CER) – Marzo 2015
PIL REALE E NOMINALE
• PIL NOMINALE è il valore della produzione di beni e servizi
a prezzi correnti.
• PIL REALE è il valore della produzione di beni e servizi a
prezzi costanti.
Per calcolare il
PIL reale si
devono calcolare
i valori della
produzione ai
prezzi di un anno
preso come
riferimento:
l’anno base
IL DEFLATORE DEL PIL
• Il deflatore del PIL si calcola così:
Deflatore PIL=
𝑷𝑰𝑳 𝒏𝒐𝒎𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆
×100
𝑷𝑰𝑳 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒆
• È una misura che indica quanto la variazione del PIL
sia dovuta ad una variazione della produzione e
quanto ad una variazione dei prezzi
• Se si conosce il deflatore, il PIL reale si ottiene dividendo
il PIL nominale per il deflatore
PIL reale =
𝑷𝑰𝑳 𝒏𝒐𝒎𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆
×100
𝑫𝒆𝒇𝒍𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆
ESEMPIO DEFLATORE PIL
• Economia che produce
due soli beni, A e B.
Pa
Qa
Pb
Qb
2011
3
100
10
50
2012
3
120
12
70
2013
4
120
14
70
• Il PIL nominale è dato dal
valore delle quantità
prodotte ai prezzi
correnti
• Il PIL reale è dato dal
valore delle quantità
prodotte ai prezzi
dell’anno base
ESEMPIO DEFLATORE PIL
Se prendiamo come anno base il 2011, i valori degli anni
successivi dovranno essere calcolati ai prezzi del 2011.
Pa
Qa
Pb
Qb
PIL
Nominale
PIL
Reale
Deflatore
2011
3
100
10
50
800
800
100
2012
3
120
12
70
1200
1060
113
2013
4
120
14
70
1460
1060
138
MISURARE IL COSTO DELLA VITA
• Il termine INFLAZIONE indica una situazione in cui il
livello generale dei prezzi in un sistema economico
aumenta.
• Il tasso di inflazione è la variazione percentuale del
livello dei prezzi in un determinato periodo.
• Per misurare e confrontare il costo della vita in diversi
periodi si utilizzano degli indicatori.
INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO (IPC)
• L’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC) è una misura del costo
del paniere di spesa di un consumatore tipo.
• L’ISTAT calcola e pubblica l’IPC ogni mese nel suo bollettino
statistico.
• L’IPC viene utilizzato per controllare le variazioni del costo
della vita in un determinato periodo di tempo.
• Un aumento dell’IPC
significa che il costo della
vita per una famiglia
“media” sta aumentando, in
quanto spende di più per
acquistare il paniere di beni
e servizi che servono per
mantenere il suo tenore di
COSTRUZIONE DELL’IPC
1. IDENTIFICAZIONE DEL PANIERE
• Il primo passo che occorre fare per calcolare l’IPC è
quello di capire quali sono i beni e servizi che
compongono il paniere di consumo di una famiglia
tipo.
• L’ISTAT conduce delle indagini a scadenze regolari per
verificare quali beni e servizi entrano nel paniere di spesa,
e per determinarne i pesi relativi.
COSTRUZIONE DELL’IPC
2. RILEVAZIONE DEI PREZZI
• Una volta definiti i beni e servizi (con i relativi pesi) che
entrano nel paniere di consumo, occorre individuare il
prezzo di mercato da assegnare.
• Le rilevazioni vengono fatte dagli uffici statistici
comunali con campionamenti su diverse tipologie
commerciali (ipermercati, minimarket, etc.) ed in aree
urbane e rurali differenziate per caratteristiche socioeconomiche.
COSTRUZIONE DELL’IPC
3. CALCOLO DEL COSTO DEL PANIERE DI CONSUMO
• A questo punto si possono moltiplicare prezzi per quantità
ed ottenere il costo del paniere in un determinato
periodo di tempo.
• La rilevazione fatta in diversi periodi temporali permette di
verificare le variazioni del costo del paniere tipo.
4. DEFINIZIONE ANNO BASE E CALCOLO DELL’INDICE
• Si sceglie un anno come anno di riferimento per
confrontare i prezzi degli altri anni.
• L’indice viene calcolato dividendo il costo del paniere di
un anno con il costo del paniere nell’anno base, e
moltiplicando per 100.
ESEMPIO COSTRUZIONE IPC
• Il paniere del consumatore
tipo contiene due soli beni,
A e B.
• La composizione è 1A+2B
(pesi: 1/3 A ; 2/3 B)
• Il costo del paniere per
ciascun anno è calcolato ai
prezzi correnti di
quell’anno
Pa
Qa
Pb
Qb
2010
3
100
10
50
2011
3
120
12
70
2012
4
120
14
70
ESEMPIO COSTRUZIONE IPC
IPC
𝑪𝒐𝒔𝒕𝒐 𝑷𝒂𝒏𝒊𝒆𝒓𝒆 (𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒕)
=
𝑪𝒐𝒔𝒕𝒐 𝑷𝒂𝒏𝒊𝒆𝒓𝒆 (𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒃𝒂𝒔𝒆)
×100
Pa
Qa
Pb
Qb
Costo
Paniere
IPC
2010
3
1
10
2
23
100
2011
3
1
12
2
27
117
2012
4
1
14
2
32
139
DEFLATORE PIL E IPC
• Il deflatore del PIL è basato sui prezzi dei beni e servizi
prodotti all’interno del Paese.
• L’IPC è basato sui prezzi dei beni e servizi acquistati dal
consumatore (quindi comprende i beni importati, mentre
quelli esportati potrebbero avere meno peso).
• Inoltre l’IPC considera un paniere di beni che rimane fisso
per molto tempo (solo di quando in quando ci sono degli
aggiornamenti).
• Invece il deflatore del PIL considera i beni e servizi che
effettivamente sono prodotti in un determinato periodo.
TASSO DI INFLAZIONE
 CALCOLO DEL TASSO DI INFLAZIONE:
• Il tasso di inflazione viene calcolato come variazione
percentuale dell’indice dei prezzi tra due periodi
adiacenti.
Tasso Inflazione =
𝑰𝑷𝑪𝒕+𝟏 −𝑰𝑷𝑪𝒕
𝑰𝑷𝑪𝒕
×100
• Analogamente, se si usa il deflatore del PIL:
Tasso Inflazione =
𝑫𝒕+𝟏 −𝑫𝒕
𝑫𝒕
×100
ESEMPIO TASSO INFLAZIONE
IPC
T.I.
(IPC)
Deflatore
T.I.
(D)
2010
100
-
100
-
2011
117
17
113
13
2012
139
19
138
22
T.I. con IPC
T.I. con deflatore
T.I.2011 =
117−100
100
× 100 = 17
T.I.2011 =
T.I.2012 =
139−117
117
× 100 = 19
T.I.2012 =
113−100
100
138−113
113
× 100 = 13
× 100 = 22
COME “TRASFORMARE” I VALORI
• Se dobbiamo confrontare valori monetari di periodi diversi,
dobbiamo depurarli dagli effetti dell’inflazione (deflazionarli o
inflazionarli).
• Una volta che si conosce l’IPC di un anno (dato un anno base),
possiamo trasformare i valori dell’anno t in valori espressi in
prezzi dell’anno base
𝑽𝒕
𝑽𝒃 =
𝑰𝑷𝑪𝒕
• Lo stesso vale per il Deflatore: in questo caso dividiamo per il
Deflatore
𝑽𝒃 =
𝑽𝒕
𝑫𝒕
Conversione Valori con IPC o con Deflatore
Base
2011
𝑉𝑏 =
𝑉𝑡
𝑰𝑷𝑪𝒕
Valori
correnti
IPC
(D)
Valori in
prezzi
anno base
2011
800
100
800
2012
1320
120
1100
2013
1500
150
1000
× 100
𝑉𝑡 = 𝑉𝑏 × 𝑰𝑷𝑪𝒕 /100
𝑉𝑏 =
𝑉𝑡
𝑫𝒕
× 100
𝑉𝑡 = 𝑉𝑏 × 𝑫𝒕 /100
PROBLEMI NELL’UTILIZZAZIONE DELL’IPC
• L’IPC è una misura sufficientemente accurata della
variazione del costo dei beni che compongono il paniere,
ma alcuni elementi che determinano il costo della vita non
sono considerati.
• Per esempio, può non tenere sufficientemente conto
del fatto che certi beni possono essere sostituiti con
altri che hanno un prezzo inferiore.
In questo caso l’IPC sovrastimerebbe il costo della vita.
PROBLEMI NELL’UTILIZZAZIONE DELL’IPC
• Inoltre, possono essere introdotti nuovi beni sul
mercato che cambiano le possibilità di consumo
(p.es. l’introduzione delle macchine fotografiche digitali
ha diminuito drasticamente la spesa per le fotografie)
• Anche i miglioramenti qualitativi di uno stesso
prodotto (p.es. apparecchi TV) determinano un
abbassamento del costo della vita, dato che con la
stessa spesa si ottiene un livello di benessere superiore.
PROBLEMI NELL’UTILIZZAZIONE DELL’IPC
• I miglioramenti qualitativi e l’introduzione di nuovi prodotti
hanno l’effetto di abbassare il costo della vita.
• Se il paniere selezionato per l’IPC non viene aggiornato di
continuo, si avrà una sovrastima del costo della vita.
• Di fatto gli aggiornamenti non possono essere continui, ci
sarà sempre un certo sfasamento tra paniere IPC e
effettivo paniere di consumo.
CONFRONTI INTERNAZIONALI
• Nella UE vengono utilizzati gli stessi criteri (non lo stesso
paniere) per calcolare l’IPC, in modo da permettere un facile
confronto tra i tassi di inflazione nei diversi Paesi.
INDICIZZAZIONE
• Quando i contratti (p.es. di lavoro) prevedono un
adeguamento automatico al tasso di inflazione, si
parla di indicizzazione.
• In Italia molti contratti collettivi prevedevano un
meccanismo di indicizzazione automatica, chiamato
«scala mobile», che faceva riferimento ad un indice del
costo della vita concordato tra le parti sociali
(Confindustria, Sindacati)
• Questo meccanismo è stato eliminato nel 1992.
Successivamente la indicizzazione è stata basata
sull’IPC.
TASSI DI INTERESSE REALI E NOMINALI
• Il tasso di inflazione è particolarmente rilevante quando si
devono valutare i valori futuri di un investimento.
• Quando facciamo un investimento finanziario, sappiamo che
il denaro frutterà un certo interesse.
• Il tasso di interesse nominale è il tasso che viene
solitamente riportato, non aggiustato per l’inflazione
• Il tasso di interesse reale è invece calcolato aggiustando
quello nominale per l’inflazione
TASSI DI INTERESSE REALI E NOMINALI
• Per esempio: abbiamo preso a prestito €1,000 per un
anno al tasso di interesse nominale del 15%...
• …ma nell’anno in corso l’inflazione è stata del 10%
T. I. Reale = T. I. Nominale – Inflazione
T. I. Reale = 15% - 10% = 5%
Figura 1 – Tassi di interesse nominale e reale e deflatore del Pil in Italia – Anni 1960-2012 (valori percentuali)
Fonte: elaborazioni su dati Istat e Banca d’Italia
LA CRESCITA DELL’ECONOMIA
NEL LUNGO PERIODO
• Perché un’economia cresca è necessario che
aumentino i fattori produttivi e le risorse impiegati
nella produzione oppure che l’efficienza produttiva
dei fattori aumenti
 I fattori produttivi possono aumentare perché aumenta
la popolazione o perché l’economia destina risorse alla
loro accumulazione (capitale).
 L’efficienza dipende dal progresso tecnico.
PRODUTTIVITA’ E CRESCITA
• A parità di risorse impiegate, la crescita del PIL è
determinata dalla capacità di produrre beni e servizi in
modo efficiente: cioè dalla produttività dei fattori della
produzione.
• Il termine produttività si riferisce alla quantità di beni e
servizi che vengono prodotti dai fattori della
produzione (capitale e lavoro) in una certa unità di
tempo.
LE DETERMINANTI DELLA PRODUTTIVITÀ
• In particolare, i fattori della produzione sono:
1. CAPITALE FISICO
2. CAPITALE UMANO
3. RISORSE NATURALI
4. TECNOLOGIA
1. CAPITALE FISICO
 É lo stock di attrezzature e strutture che vengono
utilizzate per produrre beni e servizi
• Macchine utensili
• Computer, attrezzature per ufficio
• Capannoni, uffici, scuole
 É un fattore della produzione “prodotto”: prima di
diventare input produttivo è stato l’output di un processo
produttivo.
2. CAPITALE UMANO: a) ISTRUZIONE
 Con il termine Capitale Umano indichiamo tutte le
conoscenze e le capacità (il saper fare) che i lavoratori
acquisiscono nel corso della loro formazione
scolastica e lavorativa.
 In un certo senso è anch’esso un output di un processo
produttivo: per esempio, del processo formativo scolastico
o universitario, o di corsi di formazione tecnica.
 Però comprende anche altri elementi acquisiti attraverso
l’interazione tra individuo e società (le esternalità positive
determinate da una società colta).
2. CAPITALE UMANO: a) ISTRUZIONE
 Ai fini della crescita di lungo periodo di un Paese,
l’investimento in istruzione e formazione è importante
almeno quanto l’investimento in dotazioni di capitale
fisico (attrezzature, infrastrutture).
 Alcuni studi hanno dimostrato che in Europa e negli Stati
Uniti un anno di istruzione in più si traduce in un
aumento del 10% circa della remunerazione.
 Per questo motivo si ritiene importante che lo Stato
promuova l’istruzione della popolazione.
2. CAPITALE UMANO: a) ISTRUZIONE
 Una società colta (istruita) determinerà un ambiente di
scambi culturali utili per la trasmissione delle migliori
conoscenze tecnologiche.
 Inoltre, solo una società istruita può produrre nuove
conoscenze, innovazione e sviluppo della tecnologia.
 Un problema di molti paesi poveri (e non solo!) è il
brain drain, ovvero l’emigrazione dei lavoratori con i
più alti livelli d’istruzione (e probabilmente di capacità)
che, non trovando soddisfacenti opportunità di lavoro
nel loro paese, emigrano in paesi che offrono migliori
possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro.
2. CAPITALE UMANO: b) SALUTE
 La nozione di Capitale Umano riguarda anche il livello di
salute (tassi di morbidità e di mortalità, aspettativa di
vita in condizioni di salute soddisfacenti)
 Se i lavoratori sono in buona salute potranno contribuire
meglio alla produzione del loro Paese.
 Il premio Nobel per l’Economia del 1993 è stato Robert
Fogel, storico dell’economia. Nella sua lezione magistrale
nella cerimonia di accettazione del premio, ha presentato
la sua tesi che circa il 30% della crescita del PIL pro capite
in UK nei due secoli tra il 1790 ed il 1980 sia da attribuire
al miglioramento del livello medio di nutrizione.
 Questo è ancora un fatto importante per molti Paesi meno
sviluppati, soprattutto in Africa.
Istruzione nel mondo
2. CAPITALE UMANO: b) SALUTE
 Nei Paesi occidentali si calcola il costo in termini di PIL
dell’incidenza di determinate malattie proprie dei paesi
sviluppati: malattie cardio-circolatorie, certe malattie
respiratorie (dovute soprattutto all’inquinamento urbano
ed industriale), obesità, tumori.
 Nei Paesi meno sviluppati l’incidenza di malattie
determinate da scarse condizioni igieniche ed ambientali
è causa di alta mortalità: colera, malaria, lebbra, AIDS.
Mortalità al parto (2010)
Number of deaths of infants under one year old per 1,000 live
births by country, 2013
3. RISORSE NATURALI
 Le risorse naturali sono quei fattori della produzione
che si trovano naturalmente sul territorio del Paese:
risorse minerali, legname, terra fertile, acqua (ed ora
vento e sole) per produrre energia, etc.
 Possono essere rinnovabili o non rinnovabili: le
seconde una volta estratte sono consumate, le prime
possono essere estratte ad un tasso che non ne
pregiudichi la capacità di riprodursi.
3. RISORSE NATURALI
 La disponibilità di importanti risorse naturali
(combustibili fossili: petrolio, gas) ha fatto la fortuna di
molti Paesi arabi, alcuni sudamericani, Russia e alcune
repubbliche ex-sovietiche.
 La grande ricchezza e liquidità monetaria di questi
Paesi li porta ad effettuare investimenti interni ed esteri
(molte imprese di prestigio sono state acquistate da
fondi sovrani dei paesi OPEC).
POLITICHE PER LA CRESCITA
• Cosa deve fare un Governo per aiutare la crescita del PIL?
Occorre:
 promuovere il risparmio e gli investimenti (sia quelli
interni che quelli esteri);
 investire soprattutto sul settore reale: gli investimenti
finanziari slegati dalle attività produttive del Paese non
promuovono la crescita del Paese;
 promuovere l’istruzione e la formazione;
 garantire a chi investe (sia nel settore reale che in quello
finanziario) una certa stabilità di governo, ovvero norme
certe, politiche industriali che durino per periodi di tempo
congrui, facilità di ingresso ed uscita (burocrazia snella);
 promuovere la Ricerca e Sviluppo;
 promuovere il libero scambio con il resto del mondo.
PRODUZIONE E CRESCITA
• Il tenore di vita di un Paese è in gran parte determinato
dalla sua capacità di produrre beni e servizi (misurati nei
conti economici dal PIL).
• Naturalmente questa capacità può variare anche
notevolmente nel corso del tempo.
DATI STORICI SULLA CRESCITA
• Dopo le guerre napoleoniche Europa e USA entrano in un
periodo di rapida crescita:
 tasso di crescita medio 1820-1995 = 2.7%
 la produttività del lavoro cresce a un tasso crescente:
 1780-1820: UK
 1820-1890: UK
 1890-1970: USA
0,5%
1,4%
2,3%
• Tra il 1950 e il 1973 si registrano i tassi di crescita più alti
 Italia: 5.0%
 Giappone: 8.0%
CRESCITA NEL MONDO
• Dopo il 1973 la crescita si riduce nei paesi industrializzati
ma aumenta nei paesi asiatici: Corea, Singapore, poi
Taiwan: erano chiamate «le tigri asiatiche»
• Nel decennio 2002-2012 alto tasso di crescita nei paesi
BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica)
Tasso di crescita BRICS ultimo periodo
• Attualmente la spinta propulsiva nei BRICS sembra essere diminuita,
soprattutto in Brasile e in Russia; ma anche Cina ed India hanno rallentato
rispetto agli altissimi tassi di crescita precedenti. Stati Uniti, Giappone e UK
hanno avuto tassi di crescita superiori nell’ultimo quinquennio rispetto al
decennio precedente
LA FUNZIONE DI PRODUZIONE
Y = A F(L, K, H, N)







Y = quantità di output
A = parametro di scala della tecnologia
L = lavoro
K = capitale fisico
H = capitale umano
N = risorse naturali
F( ) = funzione che mette in relazione la quantità
prodotta con le quantità di input utilizzate
Tassi di crescita ed effetto catch up
• A cosa si devono i diversi andamenti nel tempo dei tassi
di crescita?
• Possiamo spiegare il fenomeno considerando il semplice
modello della funzione di produzione a rendimenti
decrescenti
• Se osserviamo la relazione tra produzione per
occupato e capitale per occupato, noteremo in genere
un andamento crescente ma meno che
proporzionalmente (la curva è concava): questo è
dovuto ai rendimenti decrescenti del capitale.
RENDIMENTI DECRESCENTI DEL CAPITALE
A causa dei
rendimenti
decrescenti, un
incremento di
risparmio ed
investimenti
potrà condurre
ad elevati livelli
di crescita del
prodotto solo
per un certo
periodo,
dopodiché la
crescita
rallenterà.
Progresso tecnologico e funzione di
produzione
• Il progresso
tecnologico ha l’effetto
di «spostare» la
funzione di produzione
(e quindi la frontiera
delle possibilità di
produzione)
• L’innovazione
tecnologica permette
di ottenere un
maggiore prodotto (o
prodotti di maggior
valore) a parità di
fattori della produzione
impiegati
EFFETTO CATCH-UP
• Se i Paesi più sviluppati tendono a crescere meno
velocemente e quelli meno sviluppati crescono a ritmi più
sostenuti, questi potranno raggiungere i primi (catch up)
se i livelli di risparmio ed investimento sono adeguati.
• D’altra parte, il progresso tecnologico potrà dare luogo ad
una nuova funzione di produzione, più alta rispetto a
quella precedente
• Se un paese si accontenta di sfruttare le sue risorse
naturali e umane, ma non crea innovazione, si troverà
«incatenato» alla vecchia frontiera delle possibilità di
produzione, e perderà la capacità di crescere
Spesa in Ricerca e Sviluppo -LEGENDA
Germania -- OECD -- Repubblica Popolare Cinese -- Italia -- Russia -- Sudafrica
OECD (2016), Gross domestic spending on R&D (indicator). doi: 10.1787/d8b068b4-en (Accessed on 20 April 2016)