ATTRITO DA TURBOLENZA NEI FLUIDI DOWNLOAD Il pdf di questa lezione (0321a.pdf) è scaricabile dal sito http://www.ge.infn.it/∼calvini/scamb/ 21/03/2012 TRANSIZIONE ALLA TURBOLENZA Quando un corpo si muove in un fluido, il moto del fluido attorno al corpo non è sempre di tipo laminare. Molto spesso il moto del fluido è turbolento, con formazione di vortici e di scia. In altri casi il moto incomincia con caratteristiche laminari e poi transisce verso la turbolenza. La tipologia di fenomeni è molto varia e, spesso, di difficile trattazione quantitativa. L’attrito che il corpo subisce nel suo moto dentro il fluido dipende dal tipo di moto del fluido e, quindi, in caso di moto turbolento, le formule precedentemente presentate cessano di valere. 2 NUMERO DI REYNOLDS In Meccanica dei Fluidi il numero di Reynolds R (adimensionale) permette di prevedere con una certa accuratezza la tipologia del tipo di moto. Per un fluido di densità ρ e viscosità dinamica η (e cinematica ν) la definizione di R è L v ρ L v = R= η ν numero di Reynolds , (1) dove L dà l’ordine di grandezza delle dimensioni lineari del campo del moto (o dimensioni degli ostacoli) e v dà l’ordine di grandezza delle velocità in gioco. In generale si può prevedere moto laminare per R < 10 e moto sicuramente turbolento per R > 105. 3 Considerata la genericità della definizione (1) di R, esiste un’ampia zona grigia di incertezza di previsioni per situazioni qualsiasi. Se si studia un problema specifico la riduzione in ampiezza della zona grigia può essere rilevante. Ad esempio, se si considera il moto di un fluido in un tubo cilindrico (L = diametro), il campo di incertezza viene ristretto da 1000 a 1200, con moto sicuramente laminare per R < 1000 e sicuramente turbolento per R > 1200. Riprendendo l’esempio della goccia di nebbia elaborato in 0319a.pdf, si può calcolare il corrispondente valore di R per verificare che sia corretto l’utilizzo della formula di Stokes nel calcolo della forza di attrito sulla goccia. Si ha R = 2 r v ν = 2·4.0·10−5·0.19 1.5·10−5 = 1.01. Pertanto l’uso di quella legge è corretto ! 4 TURBOLENZA: EFFETTI SULL’ATTRITO In un contesto semiquantitativo si può scrivere per la forza di attrito agente su di un corpo che si muove in un fluido con velocità v l’espressione [confrontare con la (3) di 0319a.pdf] Fattr = − [k + h(R) R] η L v , (2) dove il nuovo termine adimensionale h(R) R rappresenta un contributo trascurabile per moto laminare (R piccolo), ma che diventa sempre più importante al crescere di R, con l’instaurarsi della turbolenza. La trattazione di come cambia la forza di attrito nella transizione verso alti R esula ampiamente dagli obiettivi di questi appunti. La (2) viene presentata solo per mostrare come si trasforma l’espressione per Fattr quando il termine h(R) R diventa dominante rispetto a k. Si assume che h(R) vari lentamente con R. 5 Se si riscrive la (2) con solo il nuovo termine h(R) R (quello dominante nel moto turbolento), si ottiene ρ L v η L v, Fattr = −h(R) R η L v = −h(R) η (3) dove, grazie alla (1), sparisce la dipendenza da η. La (3) viene usualmente scritta come C(R) ρ A Fattr = − v v ; 2 C(R) ρ A 2 |Fattr | = v , 2 (4) dove C(R) è un coefficiente numerico che dipende debolmente da R (coefficiente aerodinamico del corpo) mentre con A (= L2) s’intende la sezione trasversa del corpo. Si noti che adesso Fattr cresce come v 2 ! Nella slide successiva si mostra come C cambia con R per una sfera. La (4) è valida per una sfera con C ∼ 0.6 per 500 < R < 2.5 · 105. 6 7 SFERA: al crescere di v (valori di R > 2·105) la scia si stacca più a valle e questo porta ad una riduzione della sezione efficace A∗ del corpo e quindi ad una notevole diminuzione del coefficiente C se nella (4) si pone (sempre) A = π r2. 8 ATTRITO DA TURBOLENZA SU CORPO IN CADUTA Si studia il moto rettilineo (lungo l’asse z) di un corpo di massa m in caduta in un mezzo che esercita una forza di attrito del tipo (4). La componente z della forza di attrito sarà data da (Fattr )z = −K vz2 C ρ A. dove K = 2 (5) Si affronterà il problema sotto l’ipotesi che il coefficiente C sia ragionevolmente costante. Nel caso di una sfera si ha C ∼ 0.6 per valori di R compresi tra 500 e 2.5 · 105. 9 Sul corpo agisce verso il basso il peso efficace P ∗, dato dal peso del corpo meno la spinta di Archimede. Nel caso che il corpo sia una sfera omogenea di densità ρc e raggio r, immersa in un fluido di densità ρ, la componente z del peso efficace P∗ sarà data da Pz∗ 4 π r3 = ( ρc − ρ) g . 3 (6) Nel caso di caduta in aria di mezzi con densità apprezzabilmente superiore a quella dell’aria, la correzione per la spinta di Archimede sarà ininfluente. Il Secondo Principio della Dinamica applicato al corpo di massa m conduce alla seguente equazione differenziale nella funzione incognita vz (t) 10 dvz (t) = Pz∗ − K vz2(t) m dt (valida per vz ≥ 0) , (7) dove si può imporre la condizione iniziale vz (0) = 0. Al passare del tempo la velocità vz (t) crescerà da zero verso r il valore limite vzl = Pz∗ K che corrisponde al valore di ve- locità tale da annullare il secondo membro della (7). Si può dimostrare che la soluzione della (7) è data da t vz (t) = vzl tanh τ ! = v u ∗ uP t z t tanh K τ ! , (8) dove la costante di tempo caratteristica τ è data da √ m∗ Pz K . Nella figura successiva è illustrato l’andamento temporale della velocità che tende al valore limite vzl . 11 ∼ Come indicazione di come vz (t) si avvicina a vzl si ha vz (τ ) = ∼ 0.964 v , v (3 τ ) = ∼ 0.995 v e v (4 τ ) = ∼ 0.761 vzl , vz (2 τ ) = z zl z zl ∼v . 0.999 v . Trascorse 3 o 4 costanti di tempo si ha v = zl z zl 12 ESEMPIO 1: biglia di piombo di massa m = 5 · 10−3 kg lasciata cadere in un profondo pozzo di miniera. ρP b = 1.14 · 104 kg m−3, ρ = ρaria = 1.2 kg m−3, νaria = 1.5 · 10−5 m2 s−1, g = 9.8 m s−2. Si ottiene r = 4 3π m ρP b 1 3 = 4.7 · 10−3 m, K = 0.3 · 1.2 · π · r2 kg m−1 = 2.5 · 10−5 kg m−1, ∼ m g = 4.9 · 10−2 N (si può trascurare la spinta di P∗ = Archimede !), r vzl = τ = 4.9·10−2 2.5·10−5 m s−1 = 44.2 m s−1, −3 5·10 √ 4.9·10−2·2.5·10−5 s = 4.5 s. 13 I valori di R vanno da 0 fino a 2·4.7·10−3· 44 1.5·10−5 = 2.77 · 104. Al valore R = 500 (inizio della zona in cui C è approssimativamente costante) corrisponde una velocità di v = 0.8 m s−1. Quindi la zona a “bassi R” influisce marginalmente sull’intero moto. La velocità di caduta si stabilizza al valore limite ∼ 2 τ ). Lo spazio di 44 m s−1 dopo una decina di secondi (= di caduta in moto apprezzabilmente accelerato non supera i 500 m. Nell’esempio successivo (ESEMPIO 2) si calcola dopo quanto tempo (t∗) un corpo in caduta raggiunge il 95% di vzl e quanto spazio (z ∗) corrispondentemente percorre. Le formule là sviluppate ed applicate a questo esempio danno t∗ = 1.8318 · τ = 8.24 s e z ∗ = 1.164 · τ · vzl = 230 m. 14 ESEMPIO 2: goccia di pioggia di diametro 2 r = 3 mm (r = 1.5 · 10−3 m). ρc = 1.0 · 103 kg m−3, ρ = ρaria = 1.2 kg m−3, νaria = 1.5 · 10−5 m2 s−1, g = 9.8 m s−2. Si ottiene m = 4 π r3 3 ρc = 1.41 · 10−5 kg, K = 0.3 · 1.2 · π · r2 kg m−1 = 2.54 · 10−6 kg m−1, ∼ m g = 1.38 · 10−4 N (anche in questo caso si può P∗ = trascurare la spinta di Archimede !), r vzl = τ = √ 1.38·10−4 2.54·10−6 m s−1 = 7.38 m s−1, 1.41·10−5 1.38·10−4·2.54·10−6 s = 0.752 s. 15 3.0·10−3· 7.38 1.5·10−5 I valori di R vanno da 0 fino a = 1476. Per ottenere il valore “distanza di regime” (indicato qui con z ∗) in terza colonna della Tabella 6.1 del LIBRO DI TESTO, si deve considerare che il 95% di vzl viene ottenuto, in base alla (8), all’istante t∗ = atanh(0.95) τ = 1.8318 τ = 1.38 s. Pertanto lo spazio percorso z ∗ viene calcolato come z∗ = Z t∗ 0 vz (t) dt , (9) dove vz (t) è data da (8). Con qualche calcolo e utilizzando la relazione R tanh(t) dt = ln[cosh(t)], si può dimostrare che l’integrale (9) dà z ∗ = ln(cosh(1.8318)) · τ · vzl = 1.164 · τ · vzl , espressione che nel caso considerato porta al risultato numerico z ∗ = 6.46 m (in accordo con il valore riportato nella Tabella). 16