Vincenzo
Recensioni teatrali | Teatro.Persinsala.it
Carboni
gennaio 18, 2016
Al Teatro dell’Orologio, Luca Ruocco e Ivan Talarico mettono in scena gU.FO, all’interno della
trilogia Niente di nuovo sotto il suolo. Cattivi e sarcastici, gli alieni sbarcano sulla terra.
Solo i gufi sembrano accorgersi dell’invasione. Ragione di più per riflettere su un ménage
ornitologico e sui lasciti dei padri dell’umanità.
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Ancora Luca Ruocco e Ivan Talarico sul piccolo palco del Teatro dell’Orologio a Roma, irresistibili e taglienti come
lame, rapidissimi nel mettere insieme frammenti narrativi come in un’opera surrealista, separati da dissolvenze in
nero, montati a un ritmo forsennato. È una storia assurda di alieni e gufi, i primi ansiosi di dominare il mondo, i
secondi incerti e pensosi sul dono ricevuto, quello della parola. Si accorgono di fare pensieri complessi, mentre Dio
– sceso dall’alto dei cieli affollati di “extracreature” – vuole ricondurli all’ordine della creazione. Da gufi devono
bubolare («Io sono Dio e ti ho creato per fare “huuuu”»), e non aggiungere la loro voce a quella già troppo caotica
degli uomini. Si sommano quadri come nella vertigine di una giostra: uno strano psicoterapeuta (forse l’alieno?)
interroga il dilemma del volatile che si crede uomo; gli alieni mostrano come sia facile catturare essere umani
attratti in trappola come uccelli da specchietti per allodole (o per gufi); i padri dell’umanità (da Freud a Darwin, da
Gesù a Gandhi passando per Hitler) non hanno suggerimenti per fermare l’invasione e si mostrano smarriti come
bambini, candidi nel loro desiderio primigenio di essere amati. Gli alieni hanno il coraggio di non rispettare il sacro
dei luoghi comuni che si pietrificano in credenze inattaccabili («Più la racconti grossa e più ti credono»). I gufi, un
maschio e una femmina, si dimenano in un ménage condito di ovvietà, con il terzo (Gianni Barba chi è?) che una
volta è l’amante di lei, ma potrebbe essere anche l’alter ego di lui, forse è un gufo-alieno sotto mentite spoglie: in
ogni caso è terribile e vendicativo. Scoprono presto che la parola è una gabbia ben peggiore di quella fatta di
sbarre, che è buona solo per creare equivoci (Ti amo? Non ti amo?). L’uomo è stato creato da Dio o dalla Scimmia?
Che pena per gli uomini che, piuttosto di semplicemente accoppiarsi, si affannano ad amarsi. Da uccelli scoprono
che esprimere pensieri complessi è una gran fregatura. I due alieni alla fine sono stanchi di rapire l’umano di turno
(acchiappano con un retino per farfalle un malcapitato tra il pubblico e gli concedono la grazia del palco,
accendendo improvvisazioni esilaranti). Luca Ruocco e Ivan Talarico sembrano dire che nessuna verità può arrivare
da Dio, né da visitatori alieni, né dal taumaturgo di turno, sia questo un politico, uno scienziato o un Salvatore.
Forse è davvero l’amore che fa girare il mondo e le stelle tutte, a differenza della verità di Newton. È la gravità che
fa cadere la mela? «È più “grave” vivere infelici» risponde l’alieno (o un Newton disilluso?). Ma come fare? Perfino
gli alieni sembrano non saperlo. Nel finale sono proprio questi a finire disillusi, corrotti dall’umano germe del
dubbio: per fortuna sono solo due e se le navi fabbricate da una ragazza del pubblico con la carta sono inefficienti
a volare sul piccolo palco, figuriamoci a raggiungere lontane galassie. Come l’alieno di Un marziano a Roma di
Ennio Flaiano, entrambi capiscono di “preferirsi”, piuttosto che fare credito a una umanità troppo affondata in un
medioevo superstizioso. Alla fine partiranno, e tanti saluti all’umanità in attesa.
Lo spettacolo è in scena
Teatro dell’Orologio
Via dei Filippini 17A, 00186 Roma
13 gennaio e il16 gennaio 2016 alle ore 20. Replica straordinaria il 23 gennaio 2016 ore 20
DoppioSenso unico presenta
gU.FO
di e con Luca Ruocco e Ivan Talarico
disegno luci di Martin Emanuel Palma
tecnico di scena Francesco Rita
oggetti di scena Stefania Onofrio
scene di Fiammetta Mandich
maschere gufi Tiziana Tassinari
una produzione DoppioSenso unico e Progetto Goldstein
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