Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ MALATTIE DELL’APPARATO DIGERENTE Possono interessare ogni tratto dell’apparato digerente, anche se ci sono delle sedi che sono maggiormente colpite. Possono anche interessare più di un tratto contemporaneamente. Sintomi e segni legati all’apparato digerente: - Pirosi (=bruciore) - Aumento (=scialorrea) o riduzione (secchezza) della salivazione - Tosse (spesso presente in caso di reflusso acido) - Dolore retrosternale Æ il classico “dolore alla bocca dello stomaco” non è necessariamente di origine cardiaca: può anche essere dovuto a patologia dell’esofago - dolore addominale Æ difficile da localizzare, in genere è diffuso a tutto l’addome, oppure interessa una parte estesa dell’addome - emesi (=vomito) - vomito caffeano (=vomito scuro, color caffè), che si origina quando c’è del sangue nello stomaco, che viene digerito dall’acido e forma un materiale liquido e scuro. - ematemesi (=emissione di sangue rosso vivo dalla bocca) - proctorragia (=emissione di sangue rosso vivo dal retto) - melena (=colorazione NERA delle feci, chiamata anche “feci picee”) - feci ipocoliche / acoliche = feci di colore chiaro, simili alla creta (in genere presenti quando c’è ostruzione delle vie biliari o aumentato transito intestinale; - PERISTALSI (=movimenti autonomi dell’apparato digerente, che all’auscultazione vengono comunemente chiamati “borborigmi”, ossia il classico “brontolìo”), che può essere aumentata o rallentata, oppure assumere rumore “metallico” in caso di occlusione intestinale; - febbre (la febbre NON È un segno specifico, perché si può ritrovare in molte altre malattie). A volte è importante misurare sia la temperatura ascellare che la temperatura rettale, perché se la differenza tra le due è aumentata (cioè se aumenta troppo la temperatura rettale) può significare che è presente una malattia intestinale. Possiamo distinguere anche le malattie dell’apparato digerente in base al meccanismo che le causa. Pag. 1 di 9 Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ 1. MALATTIE ISCHEMICHE Anche l’apparato digerente (o una sua parte) può andare incontro a necrosi, e quindi esiste l’infarto intestinale. L’intestino crasso, in particolare, è il più colpito. La malattia ischemica intestinale è strettamente correlata alle malattie trombo-emboliche Æ si occlude un ramo di un’arteria intestinale, e di conseguenza la parte di intestino che sta a valle può soffrire dal punto di vista ischemico, fino ad andare in necrosi. È una patologia molto grave, che spesso conduce alla morte perché all’esordio non causa una sintomatologia particolarmente evidente, o tale da far pensare ad una malattia grave. Va trattata precocemente, e spesso richiede l’asportazione chirurgica di una grossa parte di intestino. 2. MALFORMAZIONI CONGENITE Agenesie = Mancanza di un tratto (più o meno grande) dell’apparato digerente alla nascita. Necessita di correzione chirurgica in genere nelle prime ore di vita, per ottenere un corretto transito intestinale. Diverticolo di Meckel Dovuto alla pres enza di un residuo del dotto onfalo-mesenterico, che dopo il taglio del cordone ombelicale (alla nascita) si organizza come un diverticolo (=un sacco a fondo cieco, un “dito di guanto”) a livello dell’ileo. Può essere corretto chirurgicamente. Pag. 2 di 9 Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ ACQUISITE Diverticolosi del Colon I diverticoli sono estroflessioni della mucosa e sottomucosa del colon attraverso zone di relativa debolezza della parete (le zone in cui i vasi sanguigni penetrano nella tonaca muscolare). Sono in genere più comuni nel sigma (la parte finale del colon, prima del retto), perché è quella sottoposta alle maggiori pressioni interne. I fattori di rischio per la comparsa di diverticoli sono: l’avanzare dell’età, la stipsi, una dieta troppo ricca di fibre, elevato consumo di carne, predisposizione ereditaria. Un’infiammazione dei diverticoli prende il nome di diverticolite. Diverticolo di Zenker Diverticolo da pulsione (cioè da aumento della pressione), che si forma in una zona di debolezza dell’esofago superiore (chiamata “triangolo di Killian”). Assume una posizione latero-posteriore rispetto all’esofago stesso, e in seguito ad ogni deglutizione raccoglie saliva, cibo, secrezioni mucose. Con il tempo tende sempre ad ingrandirsi. Può essere corretto chirurgicamente. Pag. 3 di 9 Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ 3. MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI Solitamente insorgono in età giovanile. Hanno una componente ereditaria. Vanno trattate in maniera cronica con farmaci inibitori dell’infiammazione. In alcuni casi è necessario ricorrere alla chirurgia, asportando la parte malata di intestino. Rettocolite ulcerosa Interessa solo la mucosa del colon-retto ed è caratterizzata da una infiammazione a partenza dal retto che può estendersi per continuità fino ad interessare tutte le porzioni prossimali del Colon. Morbo di Crohn Interessa in maniera segmentale qualsiasi parte dell’intestino e del tubo digerente; l’infiammazione interessa TUTTO lo spessore della parete intestinale. 4. INFEZIONI Le infezioni intestinali possono essere causate da virus, da batteri o da protozoi. Le più frequenti sono: • Infezioni virali acute Æ il classico “virus intestinale”, che causa per qualche giorno diarrea e dolori addominali, ma che si autolimita. • Infezioni batteriche acute Æ la classica “diarrea del viaggiatore” (data da E.coli produttore di tossine), causata da batteri comuni che si trovano nell’ambiente e possono contaminare i cibi (se non sono ben conservati). Anch’essa in genere è autolimitante e si risolve in qualche giorno. È importante bere molto per compensare le perdite di liquidi. • Colite pseudomembranosa Æ causata dal batterio Clostridium difficile, è una grave infezione intestinale che colpisce in particolare chi ha un sistema immunitario compromesso (anziani dopo lunghe terapie antibiotiche, persone che hanno assunto immunosoppressori). Si trasmettono per via oro-fecale, per cui è fondamentale mantenere l’igiene del paziente (e dei suoi oggetti/vestiti) e del personale medico-infermieristico-ausiliario. • Infestazioni da protozoi (Giardia, Ameba) o da Elminti (=vermi), sono infezioni da parassiti. 5. TUMORI Anche nell’apparato digerente i tumori possono essere PRIMITIVI o METASTATICI (se sono secondari ad un tumore di un altro organo). L’apparato digerente può essere soggetto a tumori in ogni sua parte. Il tumore PRIMITIVO più comune, tuttavia, è quello del colon-retto. Pag. 4 di 9 Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ È molto diffuso nei paesi industrializzati, e molta importanza – tra le cause – viene data alla DIETA. Ha una componente ereditaria (è più probabile che ne sia colpito chi ha avuto un parente con tumore del colon-retto). In genere origina come un polipo (=tumore benigno), e solo dopo diversi anni può degenerare in modo maligno. La terapia consiste in rimozione chirurgica (quando possibile), seguita da chemioterapia e/o radioterapia. L’esame del sangue occulto nelle feci, insieme alla Colonscopia, hanno dato la possibilità di individuare molti tumori in fase precoce e di trattarli chirurgicamente in modo efficace. Meno frequenti, ma molto più aggressivi e spesso mortali, sono il tumore dell’esofago (carcinoma esofageo) e quello dello stomaco (adenocarcinoma gastrico). Quando si giunge ad una loro diagnosi, infatti, si trovano spesso in fase avanzata e le terapie risultato pertanto poco efficaci. Ancora oggi sono gravati da elevati tassi di mortalità. 6. MALATTIE TROMBO-EMBOLICHE L’occlusione di un ramo di un’arteria intestinale causa ischemia di un tratto dell’apparato digerente. Se questa occlusione dura per molto tempo, una parte di intestino (quella che non riceve sangue) va in necrosi. Se si agisce in tempi brevi, si può intervenire con una terapia anticoagulante; altrimenti è necessaria la chirurgia Æ rimuovere il pezzo di intestino che è ischemico o necrotico. 7. MALATTIA PEPTICA Le malattie peptiche hanno in comune il fatto di essere causate dall’acidità dello stomaco (acido cloridrico). Sono solitamente scatenate da cause comuni: obesità, stress, fumo, abuso di cibi piccanti, bevande acide (gassate) o alcoliche, caffè, pasti abbondanti. Gastrite È molto comune, in genere semplice da trattare Æ si utilizzano i farmaci antiacidi (ne esistono diverse classi), e ovviamente bisogna stare molto attenti a rimuovere la causa scatenante. Oltre alle cause sopra citate, un quadro di gastrite cronica può essere causato dal batterio Helicobacter pilori (HP), che si annida nello stomaco e causa una infiammazione cronica della mucosa. Oltre agli antiacidi, in questo caso bisogna fare un ciclo di terapia antibiotica (in genere 2 settimane) per eradicarlo. Reflusso gastro-esofageo (=RGE) Anch’esso molto comune: mentre lo stomaco è molto più resistente all’acido, quando l’acido stesso refluisce (=torna indietro, cioè verso l’alto) nell’esofago è causa di infiammazione, perché la Pag. 5 di 9 Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ mucosa di quest’organo è meno resistente all’acidità. Per questo motivo, se sottoposta continuamente a reflusso acido, la mucosa dell’esofago cambia nel tempo e diventa più spessa e resistente (=metaplasia intestinale, o esofago di Barrett). Il RGE è quasi sempre presente in caso di ernia jatale. Ulcera peptica Può interessare più frequentemente lo stomaco (ulcera gastrica) oppure il duodeno (ulcera duodenale). Quando l’acidità è eccessiva, tale da vincere i meccanismi protettivi dello stomaco, la mucosa comincia ad essere erosa (=consumata) fino a creare delle lacerazioni. Se le lacerazioni sono profonde, così da intaccare i vasi sanguigni della parete, allora si ha un sanguinamento. Il sangue digerito dall’acido può dare origine al vomito caffeano. Se il sanguinamento è abbondante, può dare origine ad una vera e propria emorragia digestiva acuta (emissione di grosse quantità di sangue rosso vivo). Se l’ulcera si presenta nello stomaco, si parla di ulcera gastrica, altrimenti ulcera duodenale (in ogni caso, si può parlare genericamente di ulcera peptica). Pag. 6 di 9 Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ 8. ALTERAZIONI DELL’ALVO Spesso presenti nell’anziano: STIPSI (=stitichezza) è la difficoltà nella defecazione, o la riduzione della frequenza delle scariche. Le feci sono in genere solide, asciutte, dure. Le cause più frequenti di stipsi sono: malnutrizione, dieta povera di liquidi e/o di verdure, ridotta attività fisica, malattie del sistema nervoso centrale, alcuni farmaci. Se la stipsi si protrae per molto tempo (diversi giorni), le feci dure possono solidificarsi ulteriormente fino a dare un fecaloma, che forma un tappo nell’intestino, e il paziente non è in grado di evacuarla. Può dare occlusione intestinale. DIARREA è invece l’aumento della frequenza delle scariche, con feci che si presentano più morbide del normale, liquide o semiliquide, maleodoranti. 9. INCONTINENZA FECALE = Perdita incontrollata di feci, che possono anche essere di consistenza normale. Cause più frequenti sono l’abuso di lassativi o di alcuni farmaci (come il ferro), malattie neurologiche, diverticolite, tumori, prolasso intestinale. 10. ERNIAZIONI Quando una parte dell’apparato digerente esce dalla propria sede di partenza, si parla di ernia. Esistono diversi tipi di ernia, a seconda della sede interessata. La terapia definitiva delle ernie può essere solo l’intervento chirurgico. Le ernie più comuni sono: Ernia jatale È causata dalla risalita di una parte (più o meno grande) dello stomaco dalla cavità addominale alla cavità toracica. In pratica, una parte dello stomaco si sposta verso l’alto, superando il diaframma (muscolo che divide il torace dall’addome). Si può presentare come ernia da scivolamento, ernia paraesofagea, oppure ernia mista. Si individua con la gastroscopia, e in genere non necessita di correzione chirurgica ma solo di trattamento cronico con farmaci antiacidi. Pag. 7 di 9 Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ Ernia inguinale Fuoriuscita di una parte (più o meno grande) di intestino attraverso il canale inguinale. Si manifesta con dolore, senso di pesantezza e gonfiore in regione inguinale. Nelle prime fasi è riducibile manualmente, ma nelle fasi più avanzate (quando il canale inguinale si è gradualmente allargato) non è più riducibile (anche se riposizionato all’interno dell’addome, la parte interessata di intestino continuerà sempre a erniare). Ernia crurale Chiamata anche ernia femorale. È la fuoriuscita di una parte (più o meno grande) di intestino attraverso il canale femorale (il punto in cui i vasi e il nervo iliaco passano dall’addome all’arto inferiore). I fattori di rischio associati sono rappresentati dall’obesità, dalle gravidanze multiple, dalla sedentarietà. Si presenta più frequentemente nel sesso femminile (70% circa). La diagnosi viene fatta solitamente alla visita medica (si può formare un piccolo rigonfiamento leggermente al di sotto della piega inguinale), anche se nei casi dubbi può essere utile l’ecografia. La riparazione dell’ernia avviene generalmente in anestesia locale mediante l’utilizzo di una protesi, solitamente un plug (=tappo). Pag. 8 di 9 Paolo Mazzola, M.D. ©PMJ Ernia ombelicale Fuoriuscita di una parte (più o meno grande) di intestino attraverso l’ombelico. Si manifesta con gonfiore a livello dell’ombelico, talvolta con dolore. Bisogna ricordare che l’ombelico è uno dei punti deboli dell’addome, e può ulteriormente indebolirsi in seguito a interventi chirurgici sull’addome. È a rischio ogni volta in cui la pressione addominale è aumentata rispetto alla norma (per esempio nei soggetti obesi). 11. VARICI EMORROIDARIE Malattia causata dal rigonfiamento delle vene emorroidarie, che si trovano negli ultimi centimetri del retto. Sono comunemente chiamate EMORROIDI. Ci sono 4 stadi di malattia, da 1 a 4. Lo stadio 1 è quello meno grave: le emorroidi di 1° grado sono leggermente rigonfie, ma non fuoriescono dal canale anale. Le emorroidi di 4° grado sono invece molto gonfie, fastidiose, talvolta dolorose, facili al sanguinamento durante la defecazione, e in genere fuoriescono dal canale anale (non sono riducibili manualmente: se rimesse dentro, fuoriescono ancora). Se i sintomi diventano tali da disturbare la qualità di vita del paziente, allora si ricorre all’intervento chirurgico di rimozione. Pag. 9 di 9