Dalla crisi del III secolo alla dissoluzione dell`impero

SCUOLA INTERUNIVERSITARIA CAMPANA DI
SPECIALIZZAZIONE ALL’INSEGNAMENTO
Classe A043/A050
VII ciclo, secondo anno
Anno Accademico 2007-2008
MODULO DIDATTICO PER IL LABORATORIO DI STORIA 3
PROF. F. DANDOLO
di
Maria Cutolo, Marianna Imparato, Elena Spinelli
TITOLO:
Dalla crisi del III secolo alla dissoluzione dell’impero romano
d’Occidente
 DESTINATARI
Alunni del secondo anno di un liceo psico-socio-pedagogico
.
 SOMMARIO
UNITÀ DIDATTICA 1
Dai Severi a Diocleziano……………………………
 La Constitutio antoniniana e la crisi del III secolo
 La riorganizzazione amministrativa: le diocesi. La “provincializzazione” dell’Italia
 La persecuzione anticristiana
UNITÀ DIDATTICA 2
La svolta costantiniana
 La dissoluzione dell’ordinamento tetrarchico e l’avvento di Costantino
 Il Cristianesimo da religio licita a religione di stato.
 La nuova “Roma” e il nuovo impero: il trasferimento della capitale a Bisanzio e
l’introduzione del solidus
UNITÀ DIDATTICA 3
La divisione dell’impero e la creazione dell’impero romano d’Oriente
 I fattori di crisi e la dissoluzione dell’impero romano d’Occidente: le invasioni dei
Germani
 L’impero romano continua ad Oriente: altri mille anni di storia
 MOTIVAZIONE
La presente proposta è rivolta ad alunni di un secondo anno di un liceo psicosocio.pedagogico. La selezione degli argomenti è funzionale all’acquisizione da parte degli
studenti di contenuti ritenuti imprescindibili per la loro rilevanza storica. Attenendosi alle
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direttive dei programmi ministeriali che fanno riferimento ad un ampio arco temporale che
si sviluppa dall’età dei Severi alla crisi del IV secolo, il docente ha scelto, per il presente
modulo, gli argomenti ritenuti esaustivi per la comprensione delle dinamiche storiche della
succitata fase temporale.
Molti degli argomenti prescelti si prestano ad un diretto collegamento con la realtà
attuale e permettono di fornire ai discenti gli strumenti indispensabili per comprendere
come i grandi eventi del passato abbiano influito sulla formazione del microcosmo attuale
e ne determinino, ancora oggi, molte delle dinamiche e delle problematiche.
La scelta di questo modulo si basa sulla volontà di evidenziare come si è passato
dallo splendore dell’Impero al suo definitivo crollo.Si è ritenuto interessante mettere in luce
il modo in cui Roma, al centro della scena mondiale per tanti secoli, ceda ora il suo
primato a Bisanzio, primato di natura politico-amministrativo e artistico-culturale.
Ciò allo scopo di facilitare ai ragazzi la comprensione dei processi e delle cause che
hanno determinato il passaggio della capitale da Roma a Bisanzio. In particolare l’analisi
dei fattori socio-culturali dell’epoca costantiniana offre lo spunto per affrontare il delicato,
ma sempre attuale, argomento della convivenza tra le religioni, con l’intento di suscitare un
dibattito che coinvolga e sproni la classe a riflettere su un tema di scottante attualità.
Infine si è ritenuto opportuno accennare ai meccanismi economici e finanziari che
causarono l’inflazione (progressivo svilimento del valore reale della moneta) ed ai
successivi tentativi di arginare la crisi mediante l’introduzione del solidus (moneta costituita
da una quantità prestabilita di oro).
 PREREQUISITI
Prima di affrontare lo studio di un ampio arco cronologico come quello sopra indicato,
è opportuno che il docente accerti la presenza di alcuni prerequisiti fondamentali, intesi
come conoscenze che l’alunno dovrebbe aver acquisito negli anni precedenti.
A tale scopo un’eventuale prova di ingresso, sia sotto forma di test scritto sia sotto
forma di dibattito, mira a verificare, prima di procedere all’esposizione di nuovi contenuti, a
che punto si trovi la classe nel suo complesso. Qualora si riscontrassero carenze di base
più o meno generalizzate sarà necessario stabilire quali rinforzi il docente debba
somministrare al fine di colmare, almeno in parte, alcune lacune.
I criteri da seguire per analizzare il livello di partenza della classe, cioè i prerequisiti
necessari all’alunno per affrontare le nuove tematiche, sono:

capacità di orientarsi nel tempo e nello spazio collocandovi opportunamente gli
avvenimenti e i concetti principali appresi nel precedente anno scolastico;

capacità di comprensione di un testo scritto sia dal punto di vista del contenuto
(ciò che il testo “dice”) sia dal punto di vista della struttura (come lo dice);

capacità di collegare cronologicamente i concetti, costruendo catene di
ragionamento e riconoscendo, anche a distanza di tempo, quali avvenimenti siano causa
di altri;

consapevolezza da parte dell’alunno che gli argomenti appresi negli anni
precedenti costituiscono un bagaglio personale sul quale poter fare sempre affidamento,
abbandonando l’errata convinzione che lo studio di un argomento abbia il mero scopo di
superare una delle prove stabilite nel corso dell’anno scolastico.

conoscenza dell’estensione e dell’organizzazione dell’impero tra il I ed il II
secolo d.C.

conoscenza dei punti di forza dell’Impero al suo apogeo.
 FINALITÀ E OBIETTIVI
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Affrontare l’insegnamento della storia, e più in generale di qualsiasi materia, richiede
che il docente abbia ben chiare le principali finalità formative a cui egli vuol pervenire
nonché attraverso quali obiettivi didattici specifici egli ritiene possibile interessare e
coinvolgere gli studenti.
A tale scopo vanno evidenziate alcune finalità fondamentali che l’insegnamento di
una materia come la storia deve fornire:
 comprendere che la memoria del passato va recuperata in quanto tale, nella
consapevolezza non solo dei fortissimi legami tra passato e presente, ma soprattutto
dell’importante funzione che il primo svolge nella comprensione e nell’orientamento del
secondo;
 comprendere che, in una società sempre più multietnica, la diversità tra le culture,
pur costituendo un aspetto problematico delle relazioni tra i popoli, va comunque vista
come occasione per ampliare il proprio orizzonte culturale, confrontandosi su concetti
come “convivenza”, “solidarietà” e “rispetto” per favorire l’acquisizione di comportamenti
civilmente e socialmente responsabili;
 saper trarre dallo studio del funzionamento e delle trasformazioni dei sistemi politici,
sociali ed economici del passato l’input per comprendere il loro carattere di relatività, in
riferimento al tempo e al luogo in cui essi sorsero e si svilupparono, nonché per riflettere,
attraverso lo sviluppo di un’abilità critica, sulla rete di relazioni nelle quali è inserito l’uomo
odierno.
In particolare, con questa unità didattica il docente si propone le seguenti specifiche
finalità:
 far conoscere le caratteristiche principali dell’Impero Romano
 far comprendere come evolve il concetto di impero
 far capire l’importanza delle dinamiche sociali ed economiche
 far orientare gli studenti nello spazio e nel tempo
Gli obiettivi didattici generali saranno dunque determinati dalla necessità
preliminare che gli studenti acquisiscano la consapevolezza:
 delle coordinate spazio-temporali in cui si inseriscono gli avvenimenti;
 dei rapporti di causa-effetto che si instaurano tra gli eventi storici;
 della sostanziale sincronia tra avvenimenti contemporanei pur in luoghi lontanissimi
tra loro, evitando che la visione manualistica generi la distorta convinzione che la storia
proceda “per capitoli”.
In riferimento alla selezione dei contenuti ritenuti “imprescindibili”, saranno ritenuti
obiettivi didattici specifici:
1. la conoscenza del mondo tardo antico;
2. la conoscenza della nascente contrapposizione tra Occidente e Oriente;
3. il saper collocare nel tempo e nello spazio le vicende dell’Impero Romano a cavallo
tra III e IV secolo;
4. la comprensione dell’evoluzione del concetto di Impero;
5. la comprensione del ruolo del cristianesimo nell’Impero tardo-antico;
6. Il riconoscere le cause della crisi dell’Impero Romano d’Occidente;
7. l’acquisizione della padronanza di termini-chiave del periodo tardo-antico;
8. l’acquisizione dei concetti di base utili alla comprensione delle dinamiche
economico-finanziarie.
Saranno invece considerati obiettivi formativi:
 la capacità di discutere in modo critico e maturo su argomenti ricchi di spunti per
l’attualità;
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 la propensione al rispetto ed alla tolleranza nei confronti di religioni, culture e
tradizioni diverse dalla propria.
 CONTENUTI
UNITÀ DIDATTICA 1
Dai Severi a Diocleziano
Nel corso del III sec. iniziò e si protrasse una situazione di confusione determinata dai
tentativi dei pretoriani e dei legionari di impadronirsi del potere ricorrendo alla forza. Nel
193, con l’appoggio delle truppe stanziate lungo il Reno e il Danubio, si impose come
imperatore il governatore della Pannonia Settimio Severo (nativo di Leptis Magna, in
Africa); dopo aver sbaragliato i rivali, egli diede inizio a una nuova dinastia che rimase al
potere fino al 235. La sua ascesa al vertice dello Stato e la sua azione di governo
evidenziarono due importanti aspetti: il maggior peso politico delle province orientali ed
africane e la crescente importanza dell’esercito.
Consapevole del fatto che il suo potere derivava dall’appoggio delle legioni, egli
migliorò il trattamento economico dei militari e ne cercò costantemente il consenso. Attuò
anche una energica politica estera per estendere e consolidare i confini. Alla sua morte,
avvenuta mentre era in Britannia, impegnato a respingere l’attacco dei Calèdoni, gli
successe il figlio Caracalla, il cui più famoso provvedimento fu la Costitutio Antoniniana
(212), con la quale concesse la cittadinanza ai provinciali di libera condizione. Con questo
editto si concludeva il lungo processo di romanizzazione, assecondato e avviato da tempo
da altri principi; a esso non era estranea una motivazione fiscale: tassando un maggior
numero di cittadini gli introiti sarebbero aumentati e avrebbero contribuito ad arricchire le
casse dello Stato per continuare la politica di prodigalità nei confronti dell’esercito.
Caracalla rimase vittima di una congiura militare. Dopo la breve parentesi
rappresentata da Elagabalo, che cercò di imporre i culti orientali a Roma e per questo fu
ucciso, salì al potere l’ultimo rappresentante della dinastia, Severo Alessandro. Egli si
impegnò a contenere le offensive antiromane in oriente e in occidente, intraprese dalla
dinastia persiana dei Sasànidi e dalle popolazioni barbariche. Una rivolta delle truppe fu la
causa della sua morte.
Il cinquantennio compreso tra il 235 e il 284 vide il continuo succedersi di imperatori
scelti e deposti dai militari e quasi sempre privi di autorità. In questo periodo si
accentuarono i pericoli esterni per la pressione delle popolazioni barbariche e si aggravò
la tendenza alla disgregazione interna ( per qualche anno la Gallia con altre province
occidentali e una parte della Siria si sottrassero all’autorità romana).
In precedenza il prestigio romano in oriente aveva subito un grave colpo quando
l’imperatore Valeriano venne catturato dai Persiani e morì prigioniero (260).
Il problema della difesa dei confini divenne sempre più urgente e un altro imperatore
Aureliano, iniziò la costruzione di imponenti mura intorno a Roma. Nello stesso periodo si
introdusse il culto di una divinità solare, i cui adepti erano molto numerosi tra i legionari.
L’accettazione dei culti misterici e orientali, che offrivano ai singoli individui la speranza di
rinascere in una vita migliore, si spiega con il profondo disagio sociale e il senso di
precarietà diffusi tra le masse.
Nel corso del III secolo si evidenziò anche il problema dell’accettazione o del rifiuto
del Cristianesimo da parte dello Stato: a iniziative persecutorie attuate anche in modo
sistematico (come quelle di Decio nel 250) si alternarono atteggiamenti di assoluta
tolleranza (come fu ad esempio quello di Gallieno nel 260).
Con l'avvento al potere di Diocleziano (284) terminò un lungo periodo di instabilità
politica e iniziò uno fase storica caratterizzata dal consolidamento delle strutture statali. Il
nuovo sovrano, per neutralizzare i pericoli dì disgregazione interna e sventare le minacce di
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invasioni, progettò una serie di radicali riforme, la cui attuazione diede alla società romana
una fisionomia nuova, diversa da quella del passato. Diocleziano istituì una formula di governo
collegiale basata sulla collaborazione di due Augusti, impegnati a controllare la parte
occidentale e orientale dell'impero con l'aiuto di due Cesari, considerati naturali candidati alla
successione. Quattro autorità, dislocate nei punti nevralgici dell'impero, avrebbero dovuto
garantire un più attento controllo delle situazioni locali più difficili. Per eliminare il diffuso
senso di precarietà e proteggere con maggiore efficacia le frontiere, Diocleziano modificò la
struttura dell'esercito: una parte di esso fu stabilmente insediata nelle regioni più esposte,
un'altra parte fu addestrata come forza di pronto intervento da spostare con rapidità lungo i
confini in relazione a improvvise necessità difensive.
Significative innovazioni furono introdotte anche nella struttura amministrativa dello Stato:
fu ridotta l’estensione territoriale delle province (che perciò aumentarono di numero) e al loro
interno, il potere civile e quello militare generalmente non vennero più affidati alla stessa
autorità.
Diocleziano utilizzò la nuova configurazione territoriale anche a scopi fiscali, in quanto
stabilì l'importo dei tributi che ogni provincia avrebbe dovuto fornire alle casse dello Stato.
Siccome l'ammontare dei tributi era determinato dal rapporto tra le ricchezze potenziali di
ogni provincia e il numero dei suoi abitanti, la mobilità sociale venne fortemente rallentata e
nei primi decenni dei IV secolo i mestieri divennero ereditari. Un'esosa fiscalizzazione
colpì tutti i lavoratori ma in particolare i contadini, i cui obblighi verso lo Stato e i
proprietari del fondo risultarono estremamente gravosi.
Un altro elemento che influì sulle trasformazioni della società imperiale fu la più
diffusa presenza dei cristiani, Nel III secolo il cristianesimo era ancora una religione
minoritaria, ma disponeva di una forte organizzazione gerarchica. Diocleziano e Galerio
scorsero nella Chiesa un organismo estraneo, che si sottraeva al controllo dello Stato, e
concepirono il diffondersi del cristianesimo come una spinta alla disgregazione. Con alcuni
editti emanati fra il 303 e il 304 autorizzarono una sistematica persecuzione, che infuriò
soprattutto là dove i cristiani erano più numerosi, cioè in Oriente. Uno dei motivi che possono
spiegare questa politica consiste nell'accentuazione de! carattere autocratico e sacrale del
potere: Diocleziano si presentò ai sudditi come dominus, signore-dio, al quale tutti avrebbero
dovuto manifestare una obbedienza religiosa.
UNITÀ DIDATTICA 2
La svolta costantiniana
La soluzione di Diocleziano al problema della successione non evitò all’impero un
altro tormentato periodo di guerre civili; esso si concluse con l’ascesa al trono di
Costantino, che impose una svolta epocale ai rapporti tra cristianesimo e impero.
Convertitosi al cristianesimo, il nuovo imperatore con l’Editto di Milano del 313 pose fine alle
persecuzioni e legittimò la nuova religione. Egli agì con cautela, nel rispetto degli antichi riti
pagani, ma intervenne nella vita e nell’organizzazione della Chiesa, favorendo contro le
“eresie” l’affermarsi di una religione universale, cioè “cattolica”: Costantino stesso presiedette
il Concilio di Nicea del 325 che condannò l’arianesimo e definì il dogma trinitario. La Chiesa
ottenne dall’imperatore immunità fiscali, i suoi tribunali furono riconosciuti dall’autorità, le fu
accordato il diritto di ricevere beni in eredità e i suoi membri furono chiamati alle cariche più
alte dello Stato. Sbarazzatosi del suo collega Licinio, Costantino, sempre più apertamente,
condannò il paganesimo fino a decidere di stabilire la sua sede a Costantinopoli, lontano da
Roma (capitale pagana e ormai non più centro del potere).
La scelta del luogo per la Nuova Roma, che sarebbe dovuta divenire la seconda
capitale dell’impero, fu determinata dalla conclusione vittoriosa del conflitto con Licinio. La
trasformazione della Bisanzio severiana nella città di Costantino, con la costruzione di un
nuovo centro urbano di dimensioni cospicue, si attuò in poco tempo. Già nel 328 si ebbe
l’inaugurazione delle nuove mura. La volontà di farne la Nuova Roma era esplicita: la città
fu come Roma divisa in quattordici regioni, alla sua popolazione furono attribuiti privilegi
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analoghi a quelli attribuiti alla plebe romana, quali le distribuzioni gratuite di pane; fu creato
il senato, che avrebbe dovuto assumere un ruolo analogo al senato di Roma, anche se i
suoi membri non potevano tuttavia competere per dignità e ricchezza coi membri del
senato di Roma.
Fu costituito un imponente Palazzo imperiale e vicino ad esso l’Ippodromo, che
avrebbe rappresentato, come l’anfiteatro o il circo a Roma, il luogo dell’incontro tra
l’imperatore e la popolazione della sua città. Ma cominciarono pure a costruirsi, all’interno
della nuova cerchia delle mura e presto anche all’esterno, molti nuovi edifici privati, il
governo imperiale incentivò con misure concrete l’immigrazione nella città (ad esempio
garantendo distribuzioni gratuite di pane - il cosiddetto panis aedium - a coloro che
possedessero una casa nella città) e in essa vennero a risiedere buona parte dei
proprietari terrieri più ricchi dell’Asia Minore.
Il nuovo impero ricondotto a unità di Costantino non poteva che continuare, per molti
versi, sulla strada della riorganizzazione amministrativa che aveva avviato il governo
tetrarchico, anche se novità di rilievo vennero introdotte, talvolta proprio in ragione del
venir meno della gestione collegiale del potere imperiale. Così, un’importante riforma fu la
trasformazione della prefettura al pretorio. Le molteplici funzioni dei prefetti si erano
ulteriormente allargate da quando, con le innovazioni fiscali di età tetrarchia, essi erano
divenuti i principali ministri finanziari e i loro vicarii erano stati posti a capo delle grandi
circoscrizioni per la riscossione dell’annona. A partire dell’età costantiniana i prefetti furono
progressivamente trasformati in una sorta di viceré posti a capo di amplissime
circoscrizioni territoriali che riunivano più diocesi. Si poteva in questo modo rispondere, in
una certa misura, a quelle stesse esigenze di decentramento nell’esercizio del potere alle
quali aveva tentato di rispondere l’ordinamento tetrarchico, un decentramento che non
poteva essere efficacemente garantito, dato la loro giovanissima età, dai Cesari figli di
Costantino.
Fu soprattutto nell’organizzazione amministrativa centrale che fu portato a
compimento il processo di burocratizzazione avviato dai tetrarchi. Vennero ulteriormente
precisate le competenze dei ministeri centrali, che ebbero propri uffici chiamati scrinia. A
far parte del consistorium furono chiamati quattro ministri: il quaestor sacri palatii, cui
competeva la redazione dei testi normativi imperiali; il comes sacrarum largitionum, una
specie di ministro delle finanze, che si occupava delle entrate fiscali in denaro, nonché
delle spese imperiali (concepite appunto come elargizioni) e della produzione di moneta; il
comes rerum privatarum, il ministro cui era demandato il compito di sovrintendere
all’immenso patrimonio imperiale; e il magister officiorum, una sorta di sovrintendente di
tutto l’apparato burocratico. Le influenze orientali si riconoscono nel rango persino più
elevato che venne ad avere il praepositus sacri cubiculi, sovrintendente dei cubicularii, che
erano stati gli inservienti privati del sovrano: da lui dipendeva l’organizzazione del palazzo
imperiale. La struttura burocratica andò ulteriormente articolandosi e precisandosi nei
decenni successivi. Un documento essenziale per ricostruirla è la cosiddetta Notitia
dignitatum, una sorta di ruolo delle cariche civili e militari dell’impero, accompagnata da
illustrazioni che riproducono le varie insegne delle cariche e dei corpi militari, di cui
possediamo una copia redatta dopo la divisone dell’impero tra le due parti occidentale ed
orientale, che si sarebbe realizzata nel 395.
Costantino provvide anche a portare a compimento la riforma dell’esercito: non solo
fu sancita una più netta divisione fra carriere civili e carriere militari, ma anche la
distinzione tra contingenti posti ai confini dell’impero ed esercito mobile venne
sistematizzata, con un notevole rafforzamento di quest’ultimo.
Costantino fu un vero rivoluzionario anche nella sua politica economica e sociale.
Nella gestione dell’emissione monetaria, venne meno quella salvaguardia dei ceti più
disagiati che si esprimeva nella difesa della loro moneta; l’imperatore, invece di far
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rispettare un rapporto fisso di valore tra la moneta di rame argentato (la moneta dei piccoli
commerci) e quella di metallo nobile, prese atto della situazione e, per ovviare ai fenomeni
di tesaurizzazione, che rendevano l’economia monetaria instabile, “liberalizzò” il prezzo
dell’oro, consentendo che salisse ed in questo modo favorendone i detentori.
Contestualmente si avviò un’assai consistente produzione di moneta aurea, destinata ad
accrescersi sotto i suoi successori. L’oro monetato, nella forma del solidus di 1/72 di
libbra, la nuova moneta creata da Costantino, si avviò a divenire la base del sistema
monetario, come lo era stato il denarius argenteo del principato. Il solidus sarebbe stato
anzi, nei secoli successivi, la stabile moneta dell’impero bizantino.
Il ritorno dell’oro ebbe un duplice effetto. Da una parte, l’economia monetaria prese
vigore: le imposte, valutate in natura, spesso furono convertite in oro, così come in oro
venivano convertiti i versamenti in natura alle unità militari, attraverso meccanismi che
provocavano, inevitabilmente, malcostume e corruzione. Dall’altro lato la liberalizzazione
del prezzo dell’oro contribuì a determinare l’ascesa dei prezzi espressi nell’unità di conto:
si ebbe una sorta di “inflazione galoppante” che caratterizzò i decenni centrali del quarto
secolo. Questi fenomeni causarono la “rovina dei ceti più disagiati”, come disse un
anonimo autore a qualche decennio dalla morte di Costantino: la distanza tra i ricchi ed i
poveri, infatti, si accrebbe, ed il carattere gerarchico della società venne ulteriormente a
rafforzarsi.
Costantino morì nel 337, poco tempo dopo essersi fatto battezzare, e fu sepolto,
come tredicesimo apostolo, accanto ai cenotafi degli apostoli nel Mausoleo a
Costantinopoli.
UNITÀ DIDATTICA 3
La divisione dell’impero e la creazione dell’impero romano d’Oriente
Durante l'età tardo antica (IV-VI secolo circa} la fisionomìa del mondo romano
conobbe profondi mutamenti e l'unità territoriale dell'impero si disgregò in seguito ai vasto
movimento migratorio di popoli seminomadi. La catena degli spostamenti, provocata dalla
discesa degli Unni dalle steppe dell'Asia verso le pianure della Russia, coinvolse numerose
popolazioni germa-niche, che andarono alla ricerca dì nuovi insediamenti e penetrarono in
profondità nella parte occidentale dell'impero. Esse continuarono a ispirarsi alle
consuetudini proprie dei seminomadi: ad esempio, praticavano ancora un'agricoltura
itinerante e ricorrevano alla razzia in caso di necessità; presso di loro l'unico centro decisionale era rappresentato dall'assemblea dei combattenti, che si riuniva per prendere le
decisioni riguardanti la collettività. Queste tribù non avevano il senso dello Stato, non
riconoscevano cioè un'autorità superiore capace di far rispettare la propria volontà con
organismi stabili; anche l'amministrazione della Giustizia era demandata alle famiglie e, in
assenza di leggi scritte e di una precisa normativa, la riparazione di un torto dava spesso
inizio a una catena di vendette personali. L'impatto tra popoli germanici, riuniti in società
guerriere, e impero, sede di una civiltà urbana, fu quasi sempre violento, e i Romani,
sentendosi aggrediti da nemici che giudicavano inferiori, chiamarono gli invasori barbari,
dando a questo vocabolo un significato spregiativo. Gli imperatori cercarono di difendersi
con strategie diverse: rafforzarono i! limes e in alcuni casi stipularono accordi con gruppi di
Germani, chiamati federati [dal latino foedus, patto}, ai quali concessero l'autorizzazione
ad insediarsi all'interno dei confini. Queste iniziative non riuscirono però a contenere tutti i
tentativi di invasione: nemmeno Roma fu risparmiata, e la città fu saccheggiata due volte
nell'arco di pochi decenni, prima dai Visigoti (410} e poi dai Vandali (455). L'autorità del
potere centrale si indebolì inesorabilmente e non fu più In grado di esercitare un reale
controllo sulle popolazioni; in alcune regioni emerse il prestigio del vescovo e la Chiesa
come istituzione si rafforzò. Dopo il breve tentativo di restaurazione pagana attuato senza
esiti positivi da Giuliano, l'impero cambiò atteggiamento verso il problema religioso e con
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l'Editto di Tessalonica {380) riconobbe il cristianesimo come unica religione ufficiale,
impegnandosi a combattere contro i pagani e gli eretici.
Per consolidare le strutture dello Stato e assumere le iniziative necessarie in modo
tempestivo, Teodosio spartì il potere tra i suoi due figli, Onorio (a! quale toccò l'Occidente) e
Arcadio (al quale fu assegnato l'Oriente}. Da quel momento i due tronconi dell'impero
conobbero vicende molto diverse: l'Occidente decadde in breve tempo, anche a causa
delle invasioni, conoscendo un regresso nell'economia mercantile e un aumento degli
scambi in natura; l'Oriente fu governato da sovrani autocratici, mantenendo una grande
vitalità economica, e, pur dovendo fronteggiare il pericolo delle invasioni e l'espansionismo
sassanide, conservò a lungo la propria autonomia. Mentre l'ultimo sovrano d'Occidente fu
deposto nel 476 dal barbaro Odoacre, in Oriente l'impero restò in vita fino al 1453, quando
passò sotto il controllo dei Turchi.
 METODOLOGIE E STRUMENTI
Il metodo che ci si propone di adottare consiste nello svolgimento di lezioni frontali
partecipate e dibattiti che permettano l’acquisizione dei concetti principali della storia e
fungano da strumento di guida allo studio. oltre all’indispensabile utilizzo del manuale e
dell’atlante storico, si adopereranno in classe fonti letterarie, epigrafiche, numismatiche,
iconografiche.
 SPAZI
L’attività didattica si svolgerà in aula e nella biblioteca della scuola.
 TEMPI
Il modulo avrà una durata complessiva di 18 ore, così suddivise:
• 10h di lezione frontale;
• 4h di laboratorio sull’analisi di fonti e testi critici;
• 2h di verifica;
• 2h di recupero.
 VALUTAZIONE E VERIFICHE
La valutazione è una delle fasi essenziali del processo formativo; essa si avvale delle
verifiche per accertare i livelli di apprendimento degli studenti e procedere alla raccolta e
all’analisi di informazioni necessarie all’insegnante per adeguare la programmazione e gli
interventi didattici alle reali capacità della classe e guidare gli allievi alla conoscenza e allo
sviluppo delle proprie potenzialità. Se ne deduce, perciò, che la valutazione deve essere
continua, in quanto deve interessare tutto il lavoro scolastico di progettazione,
insegnamento e verifica, e assolutamente trasparente in ogni sua fase.
La valutazione finale, infine, esprime il livello di maturazione globale raggiunta
dall’alunno, tenendo conto dei livelli di partenza, della partecipazione e dei progressi
raggiunti nell’ambito del programma educativo.
I criteri previsti per la valutazione saranno i seguenti:
 livello di conoscenza e comprensione dei contenuti
 abilità di effettuare collegamenti disciplinari e pluridisciplinari.
 capacità di esposizione in forma chiara e corretta di quanto appreso, affinando la
capacità di sintesi ed utilizzando un lessico che si avvalga della terminologia specifica
della disciplina;
 capacità dello studente di servirsi, in modo inizialmente guidato ma via via sempre
più autonomo, di materiali documentari (fonti scritte e iconografiche) e non (cartine, foto,
video).
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Il risultato conseguito dall’allievo sarà giudicato:
• Non Sufficiente: non conosce gli eventi e non sa orientarsi nel tempo e nello
spazio; dispone di un mediocre uso del lessico disciplinare .
• Sufficiente: conosce gli eventi storici, sa orientarsi, distingue le cause e le
conseguenze, ha una parziale padronanza del linguaggio specifico della disciplina.
• Buono: conosce con buona capacità analitica, gli eventi storici, ha una buona
padronanza del lessico disciplinare, ha una buona percezione sincronica e diacronica
degli eventi.
• Distinto: conosce e analizza gli eventi storici in maniera completa, ha una notevole
padronanza del linguaggio disciplinare, una notevole percezione sincronica e diacronica
degli eventi, sa leggere e confrontare le carte storiche.
• Ottimo: conosce e analizza gli eventi storici in maniera completa, approfondita e
critica, ha un’ottima padronanza del linguaggio disciplinare, dispone di una notevole
capacità di confronto tra gli eventi sulla base di indicatori sociali, politici, economici,
religiosi, culturali e tecnologici, sa leggere e confrontare le carte storiche con spunti critici
e sintetici
RECUPERO
Gli interventi di recupero di norma saranno svolti in itinere; qualora se ne presenti la
necessità verrà richiesta l’attuazione di corsi pomeridiani.
Tipologie di verifica
Sono previste verifiche orali che consisteranno nelle classiche interrogazioni
corredate da voto e discussioni guidate dal docente. Interrogazioni e discussioni si
svolgeranno durante tutto l’arco dell’attività didattica e serviranno, le prime, a valutare il
livello di competenza e conoscenza della materia raggiunto dalla classe, e le seconde, ad
aiutare gli allievi a potenziare le capacità critiche e di rielaborazione personale dei
contenuti acquisiti.
Si prevedono, inoltre, prove strutturate e semistrutturate al fine di valutare l’avvenuta
acquisizione delle competenze di base. Come lavoro di potenziamento si prevedono
anche lavori di analisi di brani di critica e di fonti storiche.
FONTI
Le fonti per questo periodo sono Dione Cassio, Erodiano, la Historia Augusta, Zosimo
(inizio VI sec.). Storia contemporanea, Aurelio Vittore, Eutropio, Orosio, L’Editto di
Caracalla, pervenutoci frammentario in un papiro, Ulpiano e Papiano, grandi giuristi della
cerchia imperiale dei Severi, gli Atti dei Martiri ed Eusebio.
BIBLIOGRAFIA
• S. MAZZARINO, Aspetti sociali del IV secolo, Roma, L’Erma, 1951;
• S. MAZZARINO, La fine del mondo antico, Milano, Garzanti, 1959;
• J. LE GOFF, La civiltà dell’Occidente medievale, Firenze, Sansoni, 1969;
• M. MAZZA, Lotte sociali e restaurazione autoritaria nel III secolo d.C., Roma-Bari,
Laterza, 1973;
9
• A.H.M. JONES, Il tardo Impero romano. 284 – 602 d.C., Milano, Il Saggiatore,
1973-81;
• P. BROWN, Il mondo tardo antico. Da Marco Aurelio a Maometto, Torino, Einaudi
1974;
• S. MAZZARINO, Antico, tardoantico ed era costantiniana, vol. I-II, Dedalo, Bari,
1974;
• R. REMONDON, La crisi dell’impero romano. Da Marco Aurelio ad Anastasio,
Milano, Mursia, 1975;
• A. ALFOLDI, Costantino tra paganesimo e cristianesimo, Laterza, Roma – Bari,
1976;
• S. MAZZARINO, L’Impero romano, Laterza, Roma-Bari, 1984;
• A. GIARDINA, Società romana e impero tardoantico, vol. I-IV, Laterza, Roma- Bari,
1986;
• L. CRACCO RUGGINI, La fine dell’Impero e le trasmigrazioni dei popoli, in La
storia. I grandi problemi dal Medioevo all’età contemporanea, vol. II, Torino, UTET, 1988.
CRONOLOGIA
31 a.C.: battaglia di Azio, vittoria di Ottaviano
30 a.C.: presa di Alessandria, morte di Antonio e Cleopatra; l'Egitto territorio di Roma
27 a.C.: Ottaviano ha il titolo di Augusto, rinuncia ai poteri straordinari; restaurazione della
repubblica e primo assetto di governo
27 - 25 a.C.: rivolte in Spagna
23 a.C.: modifica nell'assetto istituzionale, Augusto ha la potestà tribunizia a vita e un
comando proconsolare su tutte le province
20 a.C.: l'Armenia diventa vassalla di Roma
17 a.C.: celebrazione dei ludi secolari e proclamazione della pax Augusta
12 a.C.: Augusto diventa pontefice massimo, in oriente si diffonde il culto della persona
dell'imperatore; campagne militari in Germania
12 - 9 a.C.: presa della Pannonia e della Germania occidentale: il confine è posto
sull'Elba
4 a.C.: nascita di Gesù Cristo
4 - 9 d.C.: campagne in Germania e Pannonia; i Germani guidati da Arminio distruggono
le legioni di Varo nella selva di Teutoburgo (9); Roma si ritira sul fiume Reno
14 d.C.: morte di Augusto, con Tiberio imperatore l'elezione dei magistrati non compete
più ai comizi, ma al senato
14 - 16 d.C.: spedizioni contro i Germani guidate da Germanico nipote di Tiberio
17 - 19 d.C.: Germanico in oriente: Cappadocia e Commagene province romane
27 d.C.: Tiberio si ritira a Capri
37 - 41 d.C.: Caligola imperatore: introduzione del cerimoniale di corte orientale e
divinizzazione dell'imperatore
41 - 54: Claudio imperatore: organizzazione burocratica e finanziaria dell'impero
43: conquista della Britannia
46: la Tracia provincia romana
54 - 68: Nerone imperatore; fino al 62 è consigliato nel governo dal prefetto Burro e dal
filosofo Seneca
58 - 63: riconquista dell'Armenia
62: inizio della repressione dispotica di Nerone
64: incendio di Roma, la colpa ricade sui cristiani
65: congiura di Calpurnio Pisone
66 - 70: rivolta di Giudea; la repressione è affidata a Vespasiano
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68: in Gallia rivolta di Vindice; suicidio di Nerone
69: anno dei quattro imperatori: guerra civile tra Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano
69 - 79: Vespasiano imperatore
69 - 71: rivolta dei Batavi guidati da Giulio Civile
70: Tito prende Gerusalemme: distruzione del tempio e diaspora ebraica
73 - 74: censura di Vespasiano
79 - 81: Tito imperatore; eruzione del Vesuvio, distruzione di Pompei, Ercolano, Stabia
(79); inaugurazione dell'anfiteatro flavio (Colosseo)
81 - 96: Domiziano imperatore; dispotismo di tipo ellenistico: assume la censura a vita
83 - 85: campagna contro i Catti e costruzione del limes germanico
85 - 92: guerra contro i Daci guidati da Decebalo
88: rivolta di Saturnino nella provincia di Germania
96 - 98: Nerva imperatore
98 - 117: Traiano, primo imperatore non italico; l'impero raggiunge la massima
espansione
101 - 102: I campagna in Dacia
105 - 106: II campagna in Dacia; la Dacia provincia; conquista dell'Arabia settentrionale
(106)
115 - 117: guerra contro i Parti; Armenia, Mesopotamia e Assiria province
117 - 138: Adriano imperatore: rinuncia alle province annesse in Oriente da Traiano,
politica estera difensiva ( Vallo di Adriano in Britannia); politica interna attenta alle
province
132 - 135: rivolta di Gerusalemme
138 - 161: Antonino Pio imperatore: continua la politica difensiva; in Britannia costruzione
del Vallo Antonino; l'esercito si rafforza di truppe ausiliarie locali
161 - 180: Marco Aurelio imperatore, il cosiddetto imperatore filosofo: associa al trono il
fratellastro Lucio Vero
161 - 167: guerra contro i Parti: vittoria romana a Dura Europos
164 - 180: epidemia di peste, diffusa dalle truppe di ritorno dall'Oriente
167 - 175: Marcomanni e Quadi invadono l'Italia; i Romani li sottomettono precariamente
169: muore Lucio Vero
178 - 180: nuove ostilità con i Marcomanni; muore Marco Aurelio
180 - 192: Commodo imperatore, ritorna il modello del sovrano autocrate
193: anarchia militare, presa del potere da parte dei pretoriani; anno dei 4 imperatori: Didio
Giuliano, Pescennio Nigro, Clodio Albino e Settimio Severo
193 - 211: Settimio Severo imperatore
197 - 198: vittoriosa guerra contro Parti e Britanni
211: Caracalla e Geta imperatori
212: Caracalla uccide Geta; Constitutio Antoniniana: estensione a tutto l'impero della
cittadinanza romana
217 - 218: Macrino imperatore
218 - 222: Elagabalo (il suo nome deriva da “El Gabal”, nome siriaco del dio del sole, di
cui portò il culto a Roma) imperatore: si introduce il culto di Baal
222 - 235: Alessandro Severo imperatore (reggenza della madre Giulia Mamea);
compilazione dell'opera giuridica di Ulpiano
231 - 235: guerre contro Parti e Germani; morte di Alessandro Severo e inizio degli
imperatori di nomina militare
235 - 238: Massiminio il Trace imperatore; combatte le tribù germaniche; rivolta in Africa:
le legioni acclamano imperatore Gordiano e il figlio; morte di Massimino
238: morte di Gordiano I e II; il senato elegge imperatori Pupieno e Balbino, uccisi dai
pretoriani
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238 - 244: Gordiano III imperatore; guerra contro i Sassanidi; Gordiano ucciso
244 - 249: Filippo l'Arabo imperatore; celebra il millenario di Roma (248); irruzione dei Goti
nelle regioni danubiane
249 - 251: Decio imperatore; prima sistematica persecuzione cristiana
251 - 253: Treboniano Gallo imperatore, associa il figlio Volusiano; pace con i Goti
253: acclamazione di Emiliano e di Valeriano; a Terni muoiono Treboniano, Volusiano e
Emiliano
253 - 260: Valeriano imperatore: persecuzioni cristiane; affida l'Occidente al figlio Gallieno
e combatte i Persiani
259 - 268: costituzione del regnum Galliarum
260 - 268: Gallieno imperatore: sospende le persecuzioni cristiane; riforma dell'esercito
266 - 273: costituzione del regno di Palmira
268 - 270: Claudio II il Gotico imperatore; sconfigge i Goti
270 - 275: Aureliano imperatore: riunifica l'impero conquistando il regnum Galliarum e
Palmira; a Roma costruzione delle mura aureliane
275 - 276: Tacito imperatore, vince i Goti in Cilicia
276 - 282: Probo imperatore: rafforza i confini del Reno e Danubio
282 - 284: Caro, Carino e Numeriano imperatori
284 - 305: Diocleziano imperatore; nascita della tetrarchia (293): governo di due Augusti,
Diocleziano e Massimiano, due Cesari, Galerio e Costanzo Cloro destinati alla
successione
305 - 306: la successione tetrarchica si inceppa ad opera di Costantino, Massimiano e di
Massenzio; si giunge ad avere in contemporanea 6 Augusti; in breve la lotta si riduce a
Costantino e Massenzio
312: battaglia di Ponte Milvio: Costantino sconfigge Massenzio; in Oriente Licinio vince
Massimino Daia
313 editto di Milano: libertà di culto
324: Costantino uccide Licinio e rimane unico imperatore
325: concilio di Nicea
330 trasferimento della capitale da Roma a Costantinopoli
337: morte di Costantino, che lascia ai figli l'impero; feroci contese tra loro per il trono
353: Costanzo II, morti i fratelli, ricostituisce l'unità dell'impero; impone la dottrina ariana
360: morte di Costanzo
361 - 363: Giuliano l'Apostata imperatore: cerca di restaurare la religione pagana; muore
combattendo i Parti; perdita dell'Armenia
363 - 364: Gioviano imperatore
364 - 375: Valentiniano I imperatore; pone sul trono d'Oriente il fratello Valente (364-378);
vittorie su Alamanni, ripristino del confine sul Reno
376: i Visigoti ottengono di stanziarsi nei territori romani e entrano nell'esercito
378: ribellione dei Visigoti, battaglia di Adrianopoli, morte di Valente; i Goti alle porte di
Costantinopoli
375 - 383: Graziano imperatore; nel 379 mette sul trono d'Oriente Teodosio
375 - 392: Valentiniano II acclamato imperatore dalle truppe dell'Illirico; alla nomina di
Teodosio è relegato in Gallia
379 - 395: Teodosio I imperatore: trattato di pace con i Parti; sconfigge l'usurpatore sul
trono d'Occidente Massimo (388) e l'imperatore Eugenio
380: editto di Tessalonica: il cristianesimo religione ufficiale
392: editto di Costantinopoli: Teodosio vieta ogni forma di culto pagano
395: morte di Teodosio e divisione dell'impero: Arcadio ha l'Oriente e Onorio l'Occidente;
la capitale dell'impero romano d'Occidente diviene Ravenna
402: Stilicone, generale di Onorio, sconfigge i Visigoti di Alarico a Pollenzio e Verona
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410: sacco di Roma da parte di Alarico
423: Costanzo III imperatore in Occidente
425 - 455: Valentiniano III imperatore d'Occidente; il suo generale Ezio sconfigge Attila
452: papa Leone convince Attila ad abbandonare l'Italia
455: sacco di Roma da parte dei Vandali
457 - 461: Maggioriano imperatore, nominato dal generale barbaro Ricimero
461 - 465: Libio Severo imperatore, imposto da Ricimero, non riconosciuto in Oriente
467 - 472: Antemio imperatore, designato dall'imperatore d'Oriente Leone
472: Olibrio imperatore, nominato da Ricimero
473 - 474: Glicerio imperatore, nominato da Gundobado, non riconosciuto in Oriente
474 - 475: Giulio Nepote imperatore, appoggiato dall'imperatore d'Oriente
475 - 476: Romolo Augustolo, ultimo imperatore d'Occidente, nominato dal padre Oreste,
deposto da Odoacre, capo dei federati barbari
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