SCUOLA INTERUNIVERSITARIA CAMPANA DI SPECIALIZZAZIONE ALL’INSEGNAMENTO Classe A043/A050 VII ciclo, secondo anno Anno Accademico 2007-2008 MODULO DIDATTICO PER IL LABORATORIO DI STORIA 3 PROF. F. DANDOLO di Maria Cutolo, Marianna Imparato, Elena Spinelli TITOLO: Dalla crisi del III secolo alla dissoluzione dell’impero romano d’Occidente DESTINATARI Alunni del secondo anno di un liceo psico-socio-pedagogico . SOMMARIO UNITÀ DIDATTICA 1 Dai Severi a Diocleziano…………………………… La Constitutio antoniniana e la crisi del III secolo La riorganizzazione amministrativa: le diocesi. La “provincializzazione” dell’Italia La persecuzione anticristiana UNITÀ DIDATTICA 2 La svolta costantiniana La dissoluzione dell’ordinamento tetrarchico e l’avvento di Costantino Il Cristianesimo da religio licita a religione di stato. La nuova “Roma” e il nuovo impero: il trasferimento della capitale a Bisanzio e l’introduzione del solidus UNITÀ DIDATTICA 3 La divisione dell’impero e la creazione dell’impero romano d’Oriente I fattori di crisi e la dissoluzione dell’impero romano d’Occidente: le invasioni dei Germani L’impero romano continua ad Oriente: altri mille anni di storia MOTIVAZIONE La presente proposta è rivolta ad alunni di un secondo anno di un liceo psicosocio.pedagogico. La selezione degli argomenti è funzionale all’acquisizione da parte degli studenti di contenuti ritenuti imprescindibili per la loro rilevanza storica. Attenendosi alle 1 direttive dei programmi ministeriali che fanno riferimento ad un ampio arco temporale che si sviluppa dall’età dei Severi alla crisi del IV secolo, il docente ha scelto, per il presente modulo, gli argomenti ritenuti esaustivi per la comprensione delle dinamiche storiche della succitata fase temporale. Molti degli argomenti prescelti si prestano ad un diretto collegamento con la realtà attuale e permettono di fornire ai discenti gli strumenti indispensabili per comprendere come i grandi eventi del passato abbiano influito sulla formazione del microcosmo attuale e ne determinino, ancora oggi, molte delle dinamiche e delle problematiche. La scelta di questo modulo si basa sulla volontà di evidenziare come si è passato dallo splendore dell’Impero al suo definitivo crollo.Si è ritenuto interessante mettere in luce il modo in cui Roma, al centro della scena mondiale per tanti secoli, ceda ora il suo primato a Bisanzio, primato di natura politico-amministrativo e artistico-culturale. Ciò allo scopo di facilitare ai ragazzi la comprensione dei processi e delle cause che hanno determinato il passaggio della capitale da Roma a Bisanzio. In particolare l’analisi dei fattori socio-culturali dell’epoca costantiniana offre lo spunto per affrontare il delicato, ma sempre attuale, argomento della convivenza tra le religioni, con l’intento di suscitare un dibattito che coinvolga e sproni la classe a riflettere su un tema di scottante attualità. Infine si è ritenuto opportuno accennare ai meccanismi economici e finanziari che causarono l’inflazione (progressivo svilimento del valore reale della moneta) ed ai successivi tentativi di arginare la crisi mediante l’introduzione del solidus (moneta costituita da una quantità prestabilita di oro). PREREQUISITI Prima di affrontare lo studio di un ampio arco cronologico come quello sopra indicato, è opportuno che il docente accerti la presenza di alcuni prerequisiti fondamentali, intesi come conoscenze che l’alunno dovrebbe aver acquisito negli anni precedenti. A tale scopo un’eventuale prova di ingresso, sia sotto forma di test scritto sia sotto forma di dibattito, mira a verificare, prima di procedere all’esposizione di nuovi contenuti, a che punto si trovi la classe nel suo complesso. Qualora si riscontrassero carenze di base più o meno generalizzate sarà necessario stabilire quali rinforzi il docente debba somministrare al fine di colmare, almeno in parte, alcune lacune. I criteri da seguire per analizzare il livello di partenza della classe, cioè i prerequisiti necessari all’alunno per affrontare le nuove tematiche, sono: capacità di orientarsi nel tempo e nello spazio collocandovi opportunamente gli avvenimenti e i concetti principali appresi nel precedente anno scolastico; capacità di comprensione di un testo scritto sia dal punto di vista del contenuto (ciò che il testo “dice”) sia dal punto di vista della struttura (come lo dice); capacità di collegare cronologicamente i concetti, costruendo catene di ragionamento e riconoscendo, anche a distanza di tempo, quali avvenimenti siano causa di altri; consapevolezza da parte dell’alunno che gli argomenti appresi negli anni precedenti costituiscono un bagaglio personale sul quale poter fare sempre affidamento, abbandonando l’errata convinzione che lo studio di un argomento abbia il mero scopo di superare una delle prove stabilite nel corso dell’anno scolastico. conoscenza dell’estensione e dell’organizzazione dell’impero tra il I ed il II secolo d.C. conoscenza dei punti di forza dell’Impero al suo apogeo. FINALITÀ E OBIETTIVI 2 Affrontare l’insegnamento della storia, e più in generale di qualsiasi materia, richiede che il docente abbia ben chiare le principali finalità formative a cui egli vuol pervenire nonché attraverso quali obiettivi didattici specifici egli ritiene possibile interessare e coinvolgere gli studenti. A tale scopo vanno evidenziate alcune finalità fondamentali che l’insegnamento di una materia come la storia deve fornire: comprendere che la memoria del passato va recuperata in quanto tale, nella consapevolezza non solo dei fortissimi legami tra passato e presente, ma soprattutto dell’importante funzione che il primo svolge nella comprensione e nell’orientamento del secondo; comprendere che, in una società sempre più multietnica, la diversità tra le culture, pur costituendo un aspetto problematico delle relazioni tra i popoli, va comunque vista come occasione per ampliare il proprio orizzonte culturale, confrontandosi su concetti come “convivenza”, “solidarietà” e “rispetto” per favorire l’acquisizione di comportamenti civilmente e socialmente responsabili; saper trarre dallo studio del funzionamento e delle trasformazioni dei sistemi politici, sociali ed economici del passato l’input per comprendere il loro carattere di relatività, in riferimento al tempo e al luogo in cui essi sorsero e si svilupparono, nonché per riflettere, attraverso lo sviluppo di un’abilità critica, sulla rete di relazioni nelle quali è inserito l’uomo odierno. In particolare, con questa unità didattica il docente si propone le seguenti specifiche finalità: far conoscere le caratteristiche principali dell’Impero Romano far comprendere come evolve il concetto di impero far capire l’importanza delle dinamiche sociali ed economiche far orientare gli studenti nello spazio e nel tempo Gli obiettivi didattici generali saranno dunque determinati dalla necessità preliminare che gli studenti acquisiscano la consapevolezza: delle coordinate spazio-temporali in cui si inseriscono gli avvenimenti; dei rapporti di causa-effetto che si instaurano tra gli eventi storici; della sostanziale sincronia tra avvenimenti contemporanei pur in luoghi lontanissimi tra loro, evitando che la visione manualistica generi la distorta convinzione che la storia proceda “per capitoli”. In riferimento alla selezione dei contenuti ritenuti “imprescindibili”, saranno ritenuti obiettivi didattici specifici: 1. la conoscenza del mondo tardo antico; 2. la conoscenza della nascente contrapposizione tra Occidente e Oriente; 3. il saper collocare nel tempo e nello spazio le vicende dell’Impero Romano a cavallo tra III e IV secolo; 4. la comprensione dell’evoluzione del concetto di Impero; 5. la comprensione del ruolo del cristianesimo nell’Impero tardo-antico; 6. Il riconoscere le cause della crisi dell’Impero Romano d’Occidente; 7. l’acquisizione della padronanza di termini-chiave del periodo tardo-antico; 8. l’acquisizione dei concetti di base utili alla comprensione delle dinamiche economico-finanziarie. Saranno invece considerati obiettivi formativi: la capacità di discutere in modo critico e maturo su argomenti ricchi di spunti per l’attualità; 3 la propensione al rispetto ed alla tolleranza nei confronti di religioni, culture e tradizioni diverse dalla propria. CONTENUTI UNITÀ DIDATTICA 1 Dai Severi a Diocleziano Nel corso del III sec. iniziò e si protrasse una situazione di confusione determinata dai tentativi dei pretoriani e dei legionari di impadronirsi del potere ricorrendo alla forza. Nel 193, con l’appoggio delle truppe stanziate lungo il Reno e il Danubio, si impose come imperatore il governatore della Pannonia Settimio Severo (nativo di Leptis Magna, in Africa); dopo aver sbaragliato i rivali, egli diede inizio a una nuova dinastia che rimase al potere fino al 235. La sua ascesa al vertice dello Stato e la sua azione di governo evidenziarono due importanti aspetti: il maggior peso politico delle province orientali ed africane e la crescente importanza dell’esercito. Consapevole del fatto che il suo potere derivava dall’appoggio delle legioni, egli migliorò il trattamento economico dei militari e ne cercò costantemente il consenso. Attuò anche una energica politica estera per estendere e consolidare i confini. Alla sua morte, avvenuta mentre era in Britannia, impegnato a respingere l’attacco dei Calèdoni, gli successe il figlio Caracalla, il cui più famoso provvedimento fu la Costitutio Antoniniana (212), con la quale concesse la cittadinanza ai provinciali di libera condizione. Con questo editto si concludeva il lungo processo di romanizzazione, assecondato e avviato da tempo da altri principi; a esso non era estranea una motivazione fiscale: tassando un maggior numero di cittadini gli introiti sarebbero aumentati e avrebbero contribuito ad arricchire le casse dello Stato per continuare la politica di prodigalità nei confronti dell’esercito. Caracalla rimase vittima di una congiura militare. Dopo la breve parentesi rappresentata da Elagabalo, che cercò di imporre i culti orientali a Roma e per questo fu ucciso, salì al potere l’ultimo rappresentante della dinastia, Severo Alessandro. Egli si impegnò a contenere le offensive antiromane in oriente e in occidente, intraprese dalla dinastia persiana dei Sasànidi e dalle popolazioni barbariche. Una rivolta delle truppe fu la causa della sua morte. Il cinquantennio compreso tra il 235 e il 284 vide il continuo succedersi di imperatori scelti e deposti dai militari e quasi sempre privi di autorità. In questo periodo si accentuarono i pericoli esterni per la pressione delle popolazioni barbariche e si aggravò la tendenza alla disgregazione interna ( per qualche anno la Gallia con altre province occidentali e una parte della Siria si sottrassero all’autorità romana). In precedenza il prestigio romano in oriente aveva subito un grave colpo quando l’imperatore Valeriano venne catturato dai Persiani e morì prigioniero (260). Il problema della difesa dei confini divenne sempre più urgente e un altro imperatore Aureliano, iniziò la costruzione di imponenti mura intorno a Roma. Nello stesso periodo si introdusse il culto di una divinità solare, i cui adepti erano molto numerosi tra i legionari. L’accettazione dei culti misterici e orientali, che offrivano ai singoli individui la speranza di rinascere in una vita migliore, si spiega con il profondo disagio sociale e il senso di precarietà diffusi tra le masse. Nel corso del III secolo si evidenziò anche il problema dell’accettazione o del rifiuto del Cristianesimo da parte dello Stato: a iniziative persecutorie attuate anche in modo sistematico (come quelle di Decio nel 250) si alternarono atteggiamenti di assoluta tolleranza (come fu ad esempio quello di Gallieno nel 260). Con l'avvento al potere di Diocleziano (284) terminò un lungo periodo di instabilità politica e iniziò uno fase storica caratterizzata dal consolidamento delle strutture statali. Il nuovo sovrano, per neutralizzare i pericoli dì disgregazione interna e sventare le minacce di 4 invasioni, progettò una serie di radicali riforme, la cui attuazione diede alla società romana una fisionomia nuova, diversa da quella del passato. Diocleziano istituì una formula di governo collegiale basata sulla collaborazione di due Augusti, impegnati a controllare la parte occidentale e orientale dell'impero con l'aiuto di due Cesari, considerati naturali candidati alla successione. Quattro autorità, dislocate nei punti nevralgici dell'impero, avrebbero dovuto garantire un più attento controllo delle situazioni locali più difficili. Per eliminare il diffuso senso di precarietà e proteggere con maggiore efficacia le frontiere, Diocleziano modificò la struttura dell'esercito: una parte di esso fu stabilmente insediata nelle regioni più esposte, un'altra parte fu addestrata come forza di pronto intervento da spostare con rapidità lungo i confini in relazione a improvvise necessità difensive. Significative innovazioni furono introdotte anche nella struttura amministrativa dello Stato: fu ridotta l’estensione territoriale delle province (che perciò aumentarono di numero) e al loro interno, il potere civile e quello militare generalmente non vennero più affidati alla stessa autorità. Diocleziano utilizzò la nuova configurazione territoriale anche a scopi fiscali, in quanto stabilì l'importo dei tributi che ogni provincia avrebbe dovuto fornire alle casse dello Stato. Siccome l'ammontare dei tributi era determinato dal rapporto tra le ricchezze potenziali di ogni provincia e il numero dei suoi abitanti, la mobilità sociale venne fortemente rallentata e nei primi decenni dei IV secolo i mestieri divennero ereditari. Un'esosa fiscalizzazione colpì tutti i lavoratori ma in particolare i contadini, i cui obblighi verso lo Stato e i proprietari del fondo risultarono estremamente gravosi. Un altro elemento che influì sulle trasformazioni della società imperiale fu la più diffusa presenza dei cristiani, Nel III secolo il cristianesimo era ancora una religione minoritaria, ma disponeva di una forte organizzazione gerarchica. Diocleziano e Galerio scorsero nella Chiesa un organismo estraneo, che si sottraeva al controllo dello Stato, e concepirono il diffondersi del cristianesimo come una spinta alla disgregazione. Con alcuni editti emanati fra il 303 e il 304 autorizzarono una sistematica persecuzione, che infuriò soprattutto là dove i cristiani erano più numerosi, cioè in Oriente. Uno dei motivi che possono spiegare questa politica consiste nell'accentuazione de! carattere autocratico e sacrale del potere: Diocleziano si presentò ai sudditi come dominus, signore-dio, al quale tutti avrebbero dovuto manifestare una obbedienza religiosa. UNITÀ DIDATTICA 2 La svolta costantiniana La soluzione di Diocleziano al problema della successione non evitò all’impero un altro tormentato periodo di guerre civili; esso si concluse con l’ascesa al trono di Costantino, che impose una svolta epocale ai rapporti tra cristianesimo e impero. Convertitosi al cristianesimo, il nuovo imperatore con l’Editto di Milano del 313 pose fine alle persecuzioni e legittimò la nuova religione. Egli agì con cautela, nel rispetto degli antichi riti pagani, ma intervenne nella vita e nell’organizzazione della Chiesa, favorendo contro le “eresie” l’affermarsi di una religione universale, cioè “cattolica”: Costantino stesso presiedette il Concilio di Nicea del 325 che condannò l’arianesimo e definì il dogma trinitario. La Chiesa ottenne dall’imperatore immunità fiscali, i suoi tribunali furono riconosciuti dall’autorità, le fu accordato il diritto di ricevere beni in eredità e i suoi membri furono chiamati alle cariche più alte dello Stato. Sbarazzatosi del suo collega Licinio, Costantino, sempre più apertamente, condannò il paganesimo fino a decidere di stabilire la sua sede a Costantinopoli, lontano da Roma (capitale pagana e ormai non più centro del potere). La scelta del luogo per la Nuova Roma, che sarebbe dovuta divenire la seconda capitale dell’impero, fu determinata dalla conclusione vittoriosa del conflitto con Licinio. La trasformazione della Bisanzio severiana nella città di Costantino, con la costruzione di un nuovo centro urbano di dimensioni cospicue, si attuò in poco tempo. Già nel 328 si ebbe l’inaugurazione delle nuove mura. La volontà di farne la Nuova Roma era esplicita: la città fu come Roma divisa in quattordici regioni, alla sua popolazione furono attribuiti privilegi 5 analoghi a quelli attribuiti alla plebe romana, quali le distribuzioni gratuite di pane; fu creato il senato, che avrebbe dovuto assumere un ruolo analogo al senato di Roma, anche se i suoi membri non potevano tuttavia competere per dignità e ricchezza coi membri del senato di Roma. Fu costituito un imponente Palazzo imperiale e vicino ad esso l’Ippodromo, che avrebbe rappresentato, come l’anfiteatro o il circo a Roma, il luogo dell’incontro tra l’imperatore e la popolazione della sua città. Ma cominciarono pure a costruirsi, all’interno della nuova cerchia delle mura e presto anche all’esterno, molti nuovi edifici privati, il governo imperiale incentivò con misure concrete l’immigrazione nella città (ad esempio garantendo distribuzioni gratuite di pane - il cosiddetto panis aedium - a coloro che possedessero una casa nella città) e in essa vennero a risiedere buona parte dei proprietari terrieri più ricchi dell’Asia Minore. Il nuovo impero ricondotto a unità di Costantino non poteva che continuare, per molti versi, sulla strada della riorganizzazione amministrativa che aveva avviato il governo tetrarchico, anche se novità di rilievo vennero introdotte, talvolta proprio in ragione del venir meno della gestione collegiale del potere imperiale. Così, un’importante riforma fu la trasformazione della prefettura al pretorio. Le molteplici funzioni dei prefetti si erano ulteriormente allargate da quando, con le innovazioni fiscali di età tetrarchia, essi erano divenuti i principali ministri finanziari e i loro vicarii erano stati posti a capo delle grandi circoscrizioni per la riscossione dell’annona. A partire dell’età costantiniana i prefetti furono progressivamente trasformati in una sorta di viceré posti a capo di amplissime circoscrizioni territoriali che riunivano più diocesi. Si poteva in questo modo rispondere, in una certa misura, a quelle stesse esigenze di decentramento nell’esercizio del potere alle quali aveva tentato di rispondere l’ordinamento tetrarchico, un decentramento che non poteva essere efficacemente garantito, dato la loro giovanissima età, dai Cesari figli di Costantino. Fu soprattutto nell’organizzazione amministrativa centrale che fu portato a compimento il processo di burocratizzazione avviato dai tetrarchi. Vennero ulteriormente precisate le competenze dei ministeri centrali, che ebbero propri uffici chiamati scrinia. A far parte del consistorium furono chiamati quattro ministri: il quaestor sacri palatii, cui competeva la redazione dei testi normativi imperiali; il comes sacrarum largitionum, una specie di ministro delle finanze, che si occupava delle entrate fiscali in denaro, nonché delle spese imperiali (concepite appunto come elargizioni) e della produzione di moneta; il comes rerum privatarum, il ministro cui era demandato il compito di sovrintendere all’immenso patrimonio imperiale; e il magister officiorum, una sorta di sovrintendente di tutto l’apparato burocratico. Le influenze orientali si riconoscono nel rango persino più elevato che venne ad avere il praepositus sacri cubiculi, sovrintendente dei cubicularii, che erano stati gli inservienti privati del sovrano: da lui dipendeva l’organizzazione del palazzo imperiale. La struttura burocratica andò ulteriormente articolandosi e precisandosi nei decenni successivi. Un documento essenziale per ricostruirla è la cosiddetta Notitia dignitatum, una sorta di ruolo delle cariche civili e militari dell’impero, accompagnata da illustrazioni che riproducono le varie insegne delle cariche e dei corpi militari, di cui possediamo una copia redatta dopo la divisone dell’impero tra le due parti occidentale ed orientale, che si sarebbe realizzata nel 395. Costantino provvide anche a portare a compimento la riforma dell’esercito: non solo fu sancita una più netta divisione fra carriere civili e carriere militari, ma anche la distinzione tra contingenti posti ai confini dell’impero ed esercito mobile venne sistematizzata, con un notevole rafforzamento di quest’ultimo. Costantino fu un vero rivoluzionario anche nella sua politica economica e sociale. Nella gestione dell’emissione monetaria, venne meno quella salvaguardia dei ceti più disagiati che si esprimeva nella difesa della loro moneta; l’imperatore, invece di far 6 rispettare un rapporto fisso di valore tra la moneta di rame argentato (la moneta dei piccoli commerci) e quella di metallo nobile, prese atto della situazione e, per ovviare ai fenomeni di tesaurizzazione, che rendevano l’economia monetaria instabile, “liberalizzò” il prezzo dell’oro, consentendo che salisse ed in questo modo favorendone i detentori. Contestualmente si avviò un’assai consistente produzione di moneta aurea, destinata ad accrescersi sotto i suoi successori. L’oro monetato, nella forma del solidus di 1/72 di libbra, la nuova moneta creata da Costantino, si avviò a divenire la base del sistema monetario, come lo era stato il denarius argenteo del principato. Il solidus sarebbe stato anzi, nei secoli successivi, la stabile moneta dell’impero bizantino. Il ritorno dell’oro ebbe un duplice effetto. Da una parte, l’economia monetaria prese vigore: le imposte, valutate in natura, spesso furono convertite in oro, così come in oro venivano convertiti i versamenti in natura alle unità militari, attraverso meccanismi che provocavano, inevitabilmente, malcostume e corruzione. Dall’altro lato la liberalizzazione del prezzo dell’oro contribuì a determinare l’ascesa dei prezzi espressi nell’unità di conto: si ebbe una sorta di “inflazione galoppante” che caratterizzò i decenni centrali del quarto secolo. Questi fenomeni causarono la “rovina dei ceti più disagiati”, come disse un anonimo autore a qualche decennio dalla morte di Costantino: la distanza tra i ricchi ed i poveri, infatti, si accrebbe, ed il carattere gerarchico della società venne ulteriormente a rafforzarsi. Costantino morì nel 337, poco tempo dopo essersi fatto battezzare, e fu sepolto, come tredicesimo apostolo, accanto ai cenotafi degli apostoli nel Mausoleo a Costantinopoli. UNITÀ DIDATTICA 3 La divisione dell’impero e la creazione dell’impero romano d’Oriente Durante l'età tardo antica (IV-VI secolo circa} la fisionomìa del mondo romano conobbe profondi mutamenti e l'unità territoriale dell'impero si disgregò in seguito ai vasto movimento migratorio di popoli seminomadi. La catena degli spostamenti, provocata dalla discesa degli Unni dalle steppe dell'Asia verso le pianure della Russia, coinvolse numerose popolazioni germa-niche, che andarono alla ricerca dì nuovi insediamenti e penetrarono in profondità nella parte occidentale dell'impero. Esse continuarono a ispirarsi alle consuetudini proprie dei seminomadi: ad esempio, praticavano ancora un'agricoltura itinerante e ricorrevano alla razzia in caso di necessità; presso di loro l'unico centro decisionale era rappresentato dall'assemblea dei combattenti, che si riuniva per prendere le decisioni riguardanti la collettività. Queste tribù non avevano il senso dello Stato, non riconoscevano cioè un'autorità superiore capace di far rispettare la propria volontà con organismi stabili; anche l'amministrazione della Giustizia era demandata alle famiglie e, in assenza di leggi scritte e di una precisa normativa, la riparazione di un torto dava spesso inizio a una catena di vendette personali. L'impatto tra popoli germanici, riuniti in società guerriere, e impero, sede di una civiltà urbana, fu quasi sempre violento, e i Romani, sentendosi aggrediti da nemici che giudicavano inferiori, chiamarono gli invasori barbari, dando a questo vocabolo un significato spregiativo. Gli imperatori cercarono di difendersi con strategie diverse: rafforzarono i! limes e in alcuni casi stipularono accordi con gruppi di Germani, chiamati federati [dal latino foedus, patto}, ai quali concessero l'autorizzazione ad insediarsi all'interno dei confini. Queste iniziative non riuscirono però a contenere tutti i tentativi di invasione: nemmeno Roma fu risparmiata, e la città fu saccheggiata due volte nell'arco di pochi decenni, prima dai Visigoti (410} e poi dai Vandali (455). L'autorità del potere centrale si indebolì inesorabilmente e non fu più In grado di esercitare un reale controllo sulle popolazioni; in alcune regioni emerse il prestigio del vescovo e la Chiesa come istituzione si rafforzò. Dopo il breve tentativo di restaurazione pagana attuato senza esiti positivi da Giuliano, l'impero cambiò atteggiamento verso il problema religioso e con 7 l'Editto di Tessalonica {380) riconobbe il cristianesimo come unica religione ufficiale, impegnandosi a combattere contro i pagani e gli eretici. Per consolidare le strutture dello Stato e assumere le iniziative necessarie in modo tempestivo, Teodosio spartì il potere tra i suoi due figli, Onorio (a! quale toccò l'Occidente) e Arcadio (al quale fu assegnato l'Oriente}. Da quel momento i due tronconi dell'impero conobbero vicende molto diverse: l'Occidente decadde in breve tempo, anche a causa delle invasioni, conoscendo un regresso nell'economia mercantile e un aumento degli scambi in natura; l'Oriente fu governato da sovrani autocratici, mantenendo una grande vitalità economica, e, pur dovendo fronteggiare il pericolo delle invasioni e l'espansionismo sassanide, conservò a lungo la propria autonomia. Mentre l'ultimo sovrano d'Occidente fu deposto nel 476 dal barbaro Odoacre, in Oriente l'impero restò in vita fino al 1453, quando passò sotto il controllo dei Turchi. METODOLOGIE E STRUMENTI Il metodo che ci si propone di adottare consiste nello svolgimento di lezioni frontali partecipate e dibattiti che permettano l’acquisizione dei concetti principali della storia e fungano da strumento di guida allo studio. oltre all’indispensabile utilizzo del manuale e dell’atlante storico, si adopereranno in classe fonti letterarie, epigrafiche, numismatiche, iconografiche. SPAZI L’attività didattica si svolgerà in aula e nella biblioteca della scuola. TEMPI Il modulo avrà una durata complessiva di 18 ore, così suddivise: • 10h di lezione frontale; • 4h di laboratorio sull’analisi di fonti e testi critici; • 2h di verifica; • 2h di recupero. VALUTAZIONE E VERIFICHE La valutazione è una delle fasi essenziali del processo formativo; essa si avvale delle verifiche per accertare i livelli di apprendimento degli studenti e procedere alla raccolta e all’analisi di informazioni necessarie all’insegnante per adeguare la programmazione e gli interventi didattici alle reali capacità della classe e guidare gli allievi alla conoscenza e allo sviluppo delle proprie potenzialità. Se ne deduce, perciò, che la valutazione deve essere continua, in quanto deve interessare tutto il lavoro scolastico di progettazione, insegnamento e verifica, e assolutamente trasparente in ogni sua fase. La valutazione finale, infine, esprime il livello di maturazione globale raggiunta dall’alunno, tenendo conto dei livelli di partenza, della partecipazione e dei progressi raggiunti nell’ambito del programma educativo. I criteri previsti per la valutazione saranno i seguenti: livello di conoscenza e comprensione dei contenuti abilità di effettuare collegamenti disciplinari e pluridisciplinari. capacità di esposizione in forma chiara e corretta di quanto appreso, affinando la capacità di sintesi ed utilizzando un lessico che si avvalga della terminologia specifica della disciplina; capacità dello studente di servirsi, in modo inizialmente guidato ma via via sempre più autonomo, di materiali documentari (fonti scritte e iconografiche) e non (cartine, foto, video). 8 Il risultato conseguito dall’allievo sarà giudicato: • Non Sufficiente: non conosce gli eventi e non sa orientarsi nel tempo e nello spazio; dispone di un mediocre uso del lessico disciplinare . • Sufficiente: conosce gli eventi storici, sa orientarsi, distingue le cause e le conseguenze, ha una parziale padronanza del linguaggio specifico della disciplina. • Buono: conosce con buona capacità analitica, gli eventi storici, ha una buona padronanza del lessico disciplinare, ha una buona percezione sincronica e diacronica degli eventi. • Distinto: conosce e analizza gli eventi storici in maniera completa, ha una notevole padronanza del linguaggio disciplinare, una notevole percezione sincronica e diacronica degli eventi, sa leggere e confrontare le carte storiche. • Ottimo: conosce e analizza gli eventi storici in maniera completa, approfondita e critica, ha un’ottima padronanza del linguaggio disciplinare, dispone di una notevole capacità di confronto tra gli eventi sulla base di indicatori sociali, politici, economici, religiosi, culturali e tecnologici, sa leggere e confrontare le carte storiche con spunti critici e sintetici RECUPERO Gli interventi di recupero di norma saranno svolti in itinere; qualora se ne presenti la necessità verrà richiesta l’attuazione di corsi pomeridiani. Tipologie di verifica Sono previste verifiche orali che consisteranno nelle classiche interrogazioni corredate da voto e discussioni guidate dal docente. Interrogazioni e discussioni si svolgeranno durante tutto l’arco dell’attività didattica e serviranno, le prime, a valutare il livello di competenza e conoscenza della materia raggiunto dalla classe, e le seconde, ad aiutare gli allievi a potenziare le capacità critiche e di rielaborazione personale dei contenuti acquisiti. Si prevedono, inoltre, prove strutturate e semistrutturate al fine di valutare l’avvenuta acquisizione delle competenze di base. Come lavoro di potenziamento si prevedono anche lavori di analisi di brani di critica e di fonti storiche. FONTI Le fonti per questo periodo sono Dione Cassio, Erodiano, la Historia Augusta, Zosimo (inizio VI sec.). Storia contemporanea, Aurelio Vittore, Eutropio, Orosio, L’Editto di Caracalla, pervenutoci frammentario in un papiro, Ulpiano e Papiano, grandi giuristi della cerchia imperiale dei Severi, gli Atti dei Martiri ed Eusebio. BIBLIOGRAFIA • S. MAZZARINO, Aspetti sociali del IV secolo, Roma, L’Erma, 1951; • S. MAZZARINO, La fine del mondo antico, Milano, Garzanti, 1959; • J. LE GOFF, La civiltà dell’Occidente medievale, Firenze, Sansoni, 1969; • M. MAZZA, Lotte sociali e restaurazione autoritaria nel III secolo d.C., Roma-Bari, Laterza, 1973; 9 • A.H.M. JONES, Il tardo Impero romano. 284 – 602 d.C., Milano, Il Saggiatore, 1973-81; • P. BROWN, Il mondo tardo antico. Da Marco Aurelio a Maometto, Torino, Einaudi 1974; • S. MAZZARINO, Antico, tardoantico ed era costantiniana, vol. I-II, Dedalo, Bari, 1974; • R. REMONDON, La crisi dell’impero romano. Da Marco Aurelio ad Anastasio, Milano, Mursia, 1975; • A. ALFOLDI, Costantino tra paganesimo e cristianesimo, Laterza, Roma – Bari, 1976; • S. MAZZARINO, L’Impero romano, Laterza, Roma-Bari, 1984; • A. GIARDINA, Società romana e impero tardoantico, vol. I-IV, Laterza, Roma- Bari, 1986; • L. CRACCO RUGGINI, La fine dell’Impero e le trasmigrazioni dei popoli, in La storia. I grandi problemi dal Medioevo all’età contemporanea, vol. II, Torino, UTET, 1988. CRONOLOGIA 31 a.C.: battaglia di Azio, vittoria di Ottaviano 30 a.C.: presa di Alessandria, morte di Antonio e Cleopatra; l'Egitto territorio di Roma 27 a.C.: Ottaviano ha il titolo di Augusto, rinuncia ai poteri straordinari; restaurazione della repubblica e primo assetto di governo 27 - 25 a.C.: rivolte in Spagna 23 a.C.: modifica nell'assetto istituzionale, Augusto ha la potestà tribunizia a vita e un comando proconsolare su tutte le province 20 a.C.: l'Armenia diventa vassalla di Roma 17 a.C.: celebrazione dei ludi secolari e proclamazione della pax Augusta 12 a.C.: Augusto diventa pontefice massimo, in oriente si diffonde il culto della persona dell'imperatore; campagne militari in Germania 12 - 9 a.C.: presa della Pannonia e della Germania occidentale: il confine è posto sull'Elba 4 a.C.: nascita di Gesù Cristo 4 - 9 d.C.: campagne in Germania e Pannonia; i Germani guidati da Arminio distruggono le legioni di Varo nella selva di Teutoburgo (9); Roma si ritira sul fiume Reno 14 d.C.: morte di Augusto, con Tiberio imperatore l'elezione dei magistrati non compete più ai comizi, ma al senato 14 - 16 d.C.: spedizioni contro i Germani guidate da Germanico nipote di Tiberio 17 - 19 d.C.: Germanico in oriente: Cappadocia e Commagene province romane 27 d.C.: Tiberio si ritira a Capri 37 - 41 d.C.: Caligola imperatore: introduzione del cerimoniale di corte orientale e divinizzazione dell'imperatore 41 - 54: Claudio imperatore: organizzazione burocratica e finanziaria dell'impero 43: conquista della Britannia 46: la Tracia provincia romana 54 - 68: Nerone imperatore; fino al 62 è consigliato nel governo dal prefetto Burro e dal filosofo Seneca 58 - 63: riconquista dell'Armenia 62: inizio della repressione dispotica di Nerone 64: incendio di Roma, la colpa ricade sui cristiani 65: congiura di Calpurnio Pisone 66 - 70: rivolta di Giudea; la repressione è affidata a Vespasiano 10 68: in Gallia rivolta di Vindice; suicidio di Nerone 69: anno dei quattro imperatori: guerra civile tra Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano 69 - 79: Vespasiano imperatore 69 - 71: rivolta dei Batavi guidati da Giulio Civile 70: Tito prende Gerusalemme: distruzione del tempio e diaspora ebraica 73 - 74: censura di Vespasiano 79 - 81: Tito imperatore; eruzione del Vesuvio, distruzione di Pompei, Ercolano, Stabia (79); inaugurazione dell'anfiteatro flavio (Colosseo) 81 - 96: Domiziano imperatore; dispotismo di tipo ellenistico: assume la censura a vita 83 - 85: campagna contro i Catti e costruzione del limes germanico 85 - 92: guerra contro i Daci guidati da Decebalo 88: rivolta di Saturnino nella provincia di Germania 96 - 98: Nerva imperatore 98 - 117: Traiano, primo imperatore non italico; l'impero raggiunge la massima espansione 101 - 102: I campagna in Dacia 105 - 106: II campagna in Dacia; la Dacia provincia; conquista dell'Arabia settentrionale (106) 115 - 117: guerra contro i Parti; Armenia, Mesopotamia e Assiria province 117 - 138: Adriano imperatore: rinuncia alle province annesse in Oriente da Traiano, politica estera difensiva ( Vallo di Adriano in Britannia); politica interna attenta alle province 132 - 135: rivolta di Gerusalemme 138 - 161: Antonino Pio imperatore: continua la politica difensiva; in Britannia costruzione del Vallo Antonino; l'esercito si rafforza di truppe ausiliarie locali 161 - 180: Marco Aurelio imperatore, il cosiddetto imperatore filosofo: associa al trono il fratellastro Lucio Vero 161 - 167: guerra contro i Parti: vittoria romana a Dura Europos 164 - 180: epidemia di peste, diffusa dalle truppe di ritorno dall'Oriente 167 - 175: Marcomanni e Quadi invadono l'Italia; i Romani li sottomettono precariamente 169: muore Lucio Vero 178 - 180: nuove ostilità con i Marcomanni; muore Marco Aurelio 180 - 192: Commodo imperatore, ritorna il modello del sovrano autocrate 193: anarchia militare, presa del potere da parte dei pretoriani; anno dei 4 imperatori: Didio Giuliano, Pescennio Nigro, Clodio Albino e Settimio Severo 193 - 211: Settimio Severo imperatore 197 - 198: vittoriosa guerra contro Parti e Britanni 211: Caracalla e Geta imperatori 212: Caracalla uccide Geta; Constitutio Antoniniana: estensione a tutto l'impero della cittadinanza romana 217 - 218: Macrino imperatore 218 - 222: Elagabalo (il suo nome deriva da “El Gabal”, nome siriaco del dio del sole, di cui portò il culto a Roma) imperatore: si introduce il culto di Baal 222 - 235: Alessandro Severo imperatore (reggenza della madre Giulia Mamea); compilazione dell'opera giuridica di Ulpiano 231 - 235: guerre contro Parti e Germani; morte di Alessandro Severo e inizio degli imperatori di nomina militare 235 - 238: Massiminio il Trace imperatore; combatte le tribù germaniche; rivolta in Africa: le legioni acclamano imperatore Gordiano e il figlio; morte di Massimino 238: morte di Gordiano I e II; il senato elegge imperatori Pupieno e Balbino, uccisi dai pretoriani 11 238 - 244: Gordiano III imperatore; guerra contro i Sassanidi; Gordiano ucciso 244 - 249: Filippo l'Arabo imperatore; celebra il millenario di Roma (248); irruzione dei Goti nelle regioni danubiane 249 - 251: Decio imperatore; prima sistematica persecuzione cristiana 251 - 253: Treboniano Gallo imperatore, associa il figlio Volusiano; pace con i Goti 253: acclamazione di Emiliano e di Valeriano; a Terni muoiono Treboniano, Volusiano e Emiliano 253 - 260: Valeriano imperatore: persecuzioni cristiane; affida l'Occidente al figlio Gallieno e combatte i Persiani 259 - 268: costituzione del regnum Galliarum 260 - 268: Gallieno imperatore: sospende le persecuzioni cristiane; riforma dell'esercito 266 - 273: costituzione del regno di Palmira 268 - 270: Claudio II il Gotico imperatore; sconfigge i Goti 270 - 275: Aureliano imperatore: riunifica l'impero conquistando il regnum Galliarum e Palmira; a Roma costruzione delle mura aureliane 275 - 276: Tacito imperatore, vince i Goti in Cilicia 276 - 282: Probo imperatore: rafforza i confini del Reno e Danubio 282 - 284: Caro, Carino e Numeriano imperatori 284 - 305: Diocleziano imperatore; nascita della tetrarchia (293): governo di due Augusti, Diocleziano e Massimiano, due Cesari, Galerio e Costanzo Cloro destinati alla successione 305 - 306: la successione tetrarchica si inceppa ad opera di Costantino, Massimiano e di Massenzio; si giunge ad avere in contemporanea 6 Augusti; in breve la lotta si riduce a Costantino e Massenzio 312: battaglia di Ponte Milvio: Costantino sconfigge Massenzio; in Oriente Licinio vince Massimino Daia 313 editto di Milano: libertà di culto 324: Costantino uccide Licinio e rimane unico imperatore 325: concilio di Nicea 330 trasferimento della capitale da Roma a Costantinopoli 337: morte di Costantino, che lascia ai figli l'impero; feroci contese tra loro per il trono 353: Costanzo II, morti i fratelli, ricostituisce l'unità dell'impero; impone la dottrina ariana 360: morte di Costanzo 361 - 363: Giuliano l'Apostata imperatore: cerca di restaurare la religione pagana; muore combattendo i Parti; perdita dell'Armenia 363 - 364: Gioviano imperatore 364 - 375: Valentiniano I imperatore; pone sul trono d'Oriente il fratello Valente (364-378); vittorie su Alamanni, ripristino del confine sul Reno 376: i Visigoti ottengono di stanziarsi nei territori romani e entrano nell'esercito 378: ribellione dei Visigoti, battaglia di Adrianopoli, morte di Valente; i Goti alle porte di Costantinopoli 375 - 383: Graziano imperatore; nel 379 mette sul trono d'Oriente Teodosio 375 - 392: Valentiniano II acclamato imperatore dalle truppe dell'Illirico; alla nomina di Teodosio è relegato in Gallia 379 - 395: Teodosio I imperatore: trattato di pace con i Parti; sconfigge l'usurpatore sul trono d'Occidente Massimo (388) e l'imperatore Eugenio 380: editto di Tessalonica: il cristianesimo religione ufficiale 392: editto di Costantinopoli: Teodosio vieta ogni forma di culto pagano 395: morte di Teodosio e divisione dell'impero: Arcadio ha l'Oriente e Onorio l'Occidente; la capitale dell'impero romano d'Occidente diviene Ravenna 402: Stilicone, generale di Onorio, sconfigge i Visigoti di Alarico a Pollenzio e Verona 12 410: sacco di Roma da parte di Alarico 423: Costanzo III imperatore in Occidente 425 - 455: Valentiniano III imperatore d'Occidente; il suo generale Ezio sconfigge Attila 452: papa Leone convince Attila ad abbandonare l'Italia 455: sacco di Roma da parte dei Vandali 457 - 461: Maggioriano imperatore, nominato dal generale barbaro Ricimero 461 - 465: Libio Severo imperatore, imposto da Ricimero, non riconosciuto in Oriente 467 - 472: Antemio imperatore, designato dall'imperatore d'Oriente Leone 472: Olibrio imperatore, nominato da Ricimero 473 - 474: Glicerio imperatore, nominato da Gundobado, non riconosciuto in Oriente 474 - 475: Giulio Nepote imperatore, appoggiato dall'imperatore d'Oriente 475 - 476: Romolo Augustolo, ultimo imperatore d'Occidente, nominato dal padre Oreste, deposto da Odoacre, capo dei federati barbari 13