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CHIMICA DELLA RADIO
Parte prima: Storia e generi
Introduzione
La radio non esiste senza qualcuno che l’ascolta. Per fare radio bisogna conoscere sia i generi radiofonici e le loro radici,
sia l’ecosistema mediale entro cui si muovo gli ascoltatori radiofonici. Cosa si intende per “generi”?
“Genere= è un insieme di tratti distintivi che consentono al pubblico di orientare le sue attese nei confronti di un testo
o spettacolo, ricollegandoli a precedenti esperienze” (Peppino Ortoleva).
Quindi il genere esiste in quanto categoria riconoscibile al pubblico, (decodifica), si trasforma e modifica nel corso del
tempo e definisce le convenzioni e regola il confine delle attese.
I generi radiofonici una categoria problematica
Nella radio è stato sempre problematico definire i generei. Naturalmente l’informazione, l’intrattenimento e
l’educazione sono generi che sono stati sempre presenti, ma con l’arrivo della TV e del Rock’n’roll hanno apportato dei
cambiamenti. Oggi il panorama radiofonico è ancora più complesso, anche perché è difficile decodificare questi tre
generi in quanto spesso e volentieri sono inglobati in un unico programma. Proprio per questo oggi riconoscere un
genere radiofonico è molto difficile, ma è bene ricordare e tracciare questa evoluzione. Negli anni 30 si assiste al periodo
d’oro della radiofonia e al consolidamento dei generi, codici e palinsesti. In Europa si sperimenta sulla drammaturgia
sperimentando sui radiodrammi, mentre in America si sperimenta su programmi di intrattenimento consolidando delle
forme che tutt’oggi sono presenti all’interno della programmazione radiofonica. Grande sperimentazione dovuta alla
concorrenza, che ha permesso di standardizzare la durata dei programmi: quelli musicali duravano circa un’ora mentre
le comedy settimanali 30 minuti, quelle 5 giorni alla settimana invece 15 minuti così come le soap opera, mentre gli
sceneggiati più seri dai 30 ai 60 minuti complessivi. Notiziari 10 minuti mentre i discorsi politici dai 20-30 minuti.
Soap opera era un genere molto semplice che spesso veniva seguito dalle donne. Fiction serale e soap opera
racchiudevano una buona fetta di programmazione settimanale mattutina, il pomeriggio veniva ricoperto da programmi
adatti ad un pubblico giovane mentre la sera per lo più vi erano dei programmi dedicati ai concerti, spettacoli di varietà
e serial ispirati al thriller e al giallo. Insomma, questi nuovi generi della radio non sono altro che dei generi che già
esistevano, ma riadattati. Bolter e Grusin la chiamano “rimediazione” in quando ogni nuovo medium non fa altro che
“rimediare” i generi dai vecchi medium. Alan Kay: PC non è un medium ma bensì un “metamedium” in grado di fare più
cose che appartengono ad altri medium.
Purtroppo per la sua natura versatile, è difficile che si distinguano nettamente i programmi radiofonici. Quindi da una
parte la radio esige la classificazione dei generi per far sì che il pubblico li riconosca, dall’altro è difficile che le singole
regole di questi generi sia applicabili. Quindi non è più possibile riconoscere un solo genere, ma vi è una sorta di mix
all’interno di un unico programma.
Un medium di flusso
Il contenuto della radio è tutta la sua programmazione, e non un singolo programma. La radio è un mezzo di compagnia,
una colonna sonora di sottofondo che deve accompagnare la quotidianità dello spettatore, magari impegnato a fare
altro. Il pubblico radiofonico cerca evasione all’interno dell’ascolto radiofonico, non concentrazione. I vari formati che
fanno da colonna sonora possono essere o musicali o parlati. Tra i parlati riconosciamo: all news, talk radio e news&talk.
CLOCK rappresenta il piano di messa in onda scandito da un’ora. Per ogni ora il clock definisce gli appuntamenti fissi
quali il segnale orario, notiziari, meteo ecc. La ROTATION definisce la Playlist dell’emittente. Vi è la scelta dei singoli
brani da far passare in radio.
L’intrattenimento parlato e musicale
2 formati di intrattenimento: parlato e musicale, ormai difficili da dividere.
Ascoltare la radio è differente dal sentire la radio. Ascolto implica il dare attenzione a qualcosa che si sta sentendo, il
sentire enfatizza solo la percezione del suono. Oggi purtroppo la radio è più sentita che ascoltata.
Kate Lacely: ascolto serio e popolare. Il primo è frutto di un lavoro intellettuale mentre quello popolare è più accessibile
e mondano ed è orientato più a rilassarsi.
Bisogna imparare ad ascoltare.
Il varietà
Rivista e varietà
RIVISTA: forma di spettacolo che è composta da un susseguirsi di numeri in prosa, musica o danza, scenette umoristiche,
composto da dei personaggi fissi tra cui le soubrette. Si forma introno gli anni venti nei music-hall, operetta ecc. e negli
anni 50 si sposta nei cineteatri come avanspettacolo. Nonostante si formi in contemporanea con la radio, quest’ultima
non ha subito le influenze della “rivista”, restando sempre molto seriosa. Bisogna attendere gli anni 30 per la prima
forma di spettacolo radiofonico simile alla “rivista” (UN’ORA CON TE di Morbelli e Nizza). La formula è destinata ad avere
molto successo e ciò che la contraddistingue sono richiami alla letteratura, sketch comici, parodie di canzoni e spesso e
volentieri si creavano dei veri e propri tormentoni in grado di essere richiamati ad ogni spettacolo. Dal 37 in poi sempre
più spazio per la rivista, che con il passare degli anni prenderà il nome di varietà. Negli anni 70 “Alto Gradimento” di
Arbore e Boncompagni è lo spettacolo di varietà più conosciuto in Italia.
Il Morning Show
Una forma di varietà che va in onda al mattino, che è la fascia di ascolto più pregiata. La fascia dalle 7 alle 9 è quella in
cui maggiormente il pubblico ascolta la radio. Negli Usa con l’avvento della TV molti varietà si sono trasferiti
direttamente dalla scena radiofonica a quella televisiva o addirittura sono stati spostati la mattina.
Zoo= format in cui conducono due o tre personaggi tutti con delle caratteristiche e personalità ben delineate e differenti.
Chris Moyles Show è britannico ed è uno dei varietà più seguiti nel mondo. Il parlato e la comicità insieme alle chiamate
degli spettatori e la coerenza con cui si svolgevano, erano i punti forti del programma.
Il talk show
La radio è un medium che enfatizza lo spettacolo dal vivo. Infatti le trasmissioni registrate o in differita, sono nate dopo
con l’avanzare della tecnologia, prima tutto era in diretta. A volte si cerca di creare dei programmi in finta diretta. Le
fiction sono nate come prodotti non in diretta ma realizzati e registrati precedentemente. I Talk Show devono essere in
diretta. Il parlato radiofonico nasce come una forma unidirezionale e anche come monologo, per poi evolversi in una
forma dialogica, tutt’ora vigente. Quindi sentiamo più soggetti parlare tra di loro, come se il pubblico non esistesse, ma
il pubblico è lì che li ascolta.
Hilda Matheson nel 1926 aveva già intuito che per coinvolgere ancora di più il pubblico bisognava parlare in maniera
meno formale, più intima, così facendo il pubblico si sarebbe sentito partecipe. Il Talk Show deve rispettare queste
regole in quanto è n programma di attualità che deve coinvolgere in maniera attiva il pubblico, in quanto anche il
pubblico può dire la sua sul tema preso in considerazione. Questo può avvenire attraverso le telefonate ad esempio, e
questo genere viene chiamato “call-in show”. Nato negli Usa, questo genere ha dei sottogeneri, che si differenziano a
seconda dell’argomento. Durata variabile: un’ora fino a tre ore e il conduttore non deve per forza essere neutrale, anzi
deve prendere una posizione riguardo il discorso.
Barry Gray della WMCA stanco di mandare in onda solo musica, chiama il musicista Woody Herman e fa sentire la sua
chiamata alla radio. Così nasce questa forma di spettacolo che si sviluppa rapidamente e che ha un enorme successo.
Aumento della popolarità del talk show è dovuto: 1) al passaggio dall’AM all’FM; 2) alla revoca della dottrina
dell’imparzialità, secondo la quale ogni stazione radio doveva dare libero spazio ad entrambe le facce di una
controversia; 3) alla distribuzione di Rush Limbaugh Show, programma aggressivo, apertamente schierato a destra e
conservatore. Questo è solo un esempio, ma ne esistono tantissimi altri. Gli ascoltatori di questi programmi politici sono
tendenzialmente bianchi, con una cultura medio-alta e che guadagnano più di 50 mila dollari l’anno. Secondo alcuni
pensieri, vi è l’interrogativo secondo il quale questi programmi potrebbero influenzare politicamente gli spettatori, e
infatti è così: da alcune ricerche si evince che alcuni degli spettatori hanno cambiato idea dopo aver ascoltato svariate
volte questi programmi: influenzano l’opinione pubblica.
Come risposta sono nati con il passare del tempo, dei Talk Show schierati in opposizione, il più famoso è Democrati
Now! condotto da Amy Goodman.
Hot Talk
Non ha niente a che fare con gli argomenti politici, infatti i temi trattati sono di cultura popolare. Viene ascoltata da
uomini della fascia d’età tra 18 e 49 anni.
Sport Talk
Sono sia dei programmi che a volte delle intere stazioni radio che parlano solo di sport. Ascoltati da un pubblico di
uomini, tendenzialmente vi sono degli uomini che vogliono imporre la moro mascolinità e quindi vi è una netta
differenza di genere.
La Talk Radio in Italia
Arriva in ritardo rispetto all’Europa e all’America. La prima trasmissione è “Chiamate Roma 3131” nel 1969. Siamo in un
periodo di rivoluzione in Italia e proprio in questo periodo di grande cambiamento e di poca fiducia verso le istituzioni,
ha portato all’affermarsi di questo format. Ma bisogna comunque dire che le chiamate da casa venivano filtrate con
estrema attenzione, controllando i contenuti. Nel 1979 si chiamò “Radiodue 3131” e nonostante le stazioni radio private
che nascevano, la pratica del filtro rimase vigente, così come lo è in parte ancora oggi. Un altro programma importante
da ricordare è “Zapping” che è tutt’ora in onda su Radio1.
Negli anni 70 si diffonde in Italia la pratica del Microfono Aperto, specialmente da parte delle radio libere che in quel
periodo si erano diffuse. Il conduttore prendeva la chiamata in diretta senza essere prima filtrata e così vi era uno
scambio di opinioni, anche molto acceso, su argomenti vari, tra cui anche politici.
Oggi viviamo in un mondo pieno di social, in cui è facile dire la propria opinione facendola sapere ad una massa. Ma
nonostante tutto, questo formato radiofonico continua ad esistere. Un esempio è “tutta città ne parla” di Radio3 che
esiste dal 1999.
Lo spettacolo drammaturgico: radiodrammi, audiodrammi e serial
Il radiodramma
È una performance acustica trasmessa alla radio o su un media sonoro (supporto). Mancano le immagini, quindi si nutre
di tutti gli effetti audio: voce, effetti sonori, musica ecc. la durata è varia, ma con il passare del tempo si è stabilizzato in
durate varie: dai 10/15 minuti, mezz’ora fino all’ora completa a seconda del genere. In Messico, Germania, Francia, si è
tentato di definire i genere di questa forma di spettacolo e ciò che si evince è che nelle parole per definire questi generi
vi è sempre nascosta la parola teatro, questo perché è proprio la fonte da cui trae ispirazione. È in Inghilterra che questa
forma di arte prende vita in maniera del tutto diversa: 1924 risale il primo radiodramma della storia “Danger!” di Richard
Hughes per la BBC. Lo stesso autore si rese conto che era un’impresa difficile quella di convincere gli spettatori che
l’assenza dell’immagine non fosse una pecca, così decise di ambientare il suo dramma al buio, in cui anche gli stessi
personaggi non potevano vedere, in maniera tale da far accettare agli spettatori la mancanza di immagine.
Una cosa nuova che Hughes fece fu quello di non inserire la figura del narratore, una cosa oggi scontata ma che all’epoca
appariva totalmente nuova. Le recensioni del periodo furono tutte positive: è un dramma che è stato capace di esaltare
l’arte radiofonica. In Francia il primo radiodramma fu “Maremoto” e in Germania “Magia sulle onde”, da notare la
presenza di acqua in tutte e tre le ambientazioni. In Italia gli esperimenti sui radiodrammi arrivarono in ritardo: bisogna
attendere il 1929 con “L’anello di Teodosio”. Ciò che ci evince e una forte dipendenza dal teatro.
Gli anni 30 furono anni di grande sperimentazione radiofonica, infatti si producevano dei drammi acustici, composti da
soli suoni detti “suonometraggi”. Nel frattempo si ponevano le basi per la figura del regista radiofonico: Alberto Casella,
Guglielmo Morandi, Enzo Ferrieri.
Enrico Rocca: la regia è l’arte di sonorizzare la vicenda e di contrappuntare voci e rumori.
Il primo vero radiodramma italiano risale al 1935 con la regia di Alberto Casella: “Isolato C”. Ma nonostante le ricerca, il
radiodramma italiano resta quello meno conosciuto.
Il radiodramma in Italia dal dopoguerra ad oggi
1949 la RAI istituisca PRIX ITALIA per premiare i programmi radiofonici. Le opere vincitrici ottengono tra l’altro il
vantaggio di essere distribuite in altre lingue in altri paesi, superando così il muro linguistico. In oltre il premio è
un’occasione per parlare delle ultime novità in ambito tecnico per contribuire così allo sviluppo del mezzo. L’età dell’oro
del radiodramma italiano avviene tra il 1949 e il 1955. Da considerare è il fatto che molti letterati parteciparono alla
creazione di radiodrammi, tra cui bisogna ricordare Primo Levi, Andrea Camilleri che creò “Outis topos”, un
radiodramma che racchiude in poco meno di un’ora circa 200 ore di rumori e di suoni di una periferia di Torino.
A partire dagli anni 80 la produzione dei radiodrammi andrà diminuendo. Negli anni 90 invece diventa un terreno di
sperimentazione per giovani scrittori emergenti. Radio3 è la radio per eccellenza dove vengono trasmessi radiodrammi
per atti unici ancora negli anni 2000. Ogni giorno veniva scelta una notizia a cui ci si lavorava per tutta la giornata e la
sera alle 20 veniva trasmessa. “Atto unico presente” una serie di Radio film realizzati da scrittori emergenti. Questi
radiodrammi avevano il merito di raccontare la vita quotidiana con una lingua contemporanea
Il dibattito sullo statuto estetico dell’arte radiofonica
In Italia il dibattito sulla radiofonia arriverà in ritardo rispetto al resto dell’Europa. Sieveking produsse varie
sperimentazioni in ambito radiofonico, ma lui stesso ammetteva il fatto che queste sperimentazioni spesso e volentieri
non erano buone per la riproduzione al pubblico.
In Usa si sviluppare il serial, un modello commerciale che non proveniva dal teatro come il radiodramma, ma dalla
narrazione seriale popolare.
Repubblica di Weimar, negli anni 30 in Germania vi fu un dibattito sull’estetica della radio. Si parlava di “radiogenia”
termine coniato alla fotogenia, che si riferisce agli aspetti dell’essenza degli oggetti che si evidenziano soltanto nella
registrazione e trasmissione del suono. Beck sostiene che questa parola viene utilizzata in 3 modi: 1) testi che sono
adatti alla radio; 2) testi che utilizzano al massimo le qualità distintive della radio; 3) per descrivere testi che mostrano
un uso estetico e ottimale del suono.
Questo termine è stato molto utilizzato in Germania, soprattutto per capire le qualità specifiche della radio. La sfida più
grande fu quella di far produrre alla radio non solo delle forme specifiche di arte, ma anche delle forme artistiche nuove.
Nonostante i vari dibattiti la repubblica di Weimar lasciava poco spazio alla sperimentazione, e lo stile dominante in
quell’epoca fu la “pontificazione”: elevazione delle masse: venivano chiamati degli autori famosi per leggere pezzi delle
loro opere. Ci si rende subito conto che tutto ciò che passava in radio veniva subito messo nel dimenticatoio, al contrario
del cinema e della TV i quali contenuti venivano conservati. Invece di sperimentare con questo nuovo mezzo, si preferiva
non fare niente. Arno Schirokauer fu l’unico a capire che c’era bisogno di formare un’arte specifica per la radio, senza
copiare da altri tipi di medium, come il cinema. Secondo la sua idea, l’arte poteva essere resa pubblica grazie a questo
mezzo.
Walter Benjamin e la radio
Per Benjamin la radio è un mezzo rivoluzionario. La radio viene vista come strumento di emancipazione per gli
ascoltatori. I programmi radiofonici sono il risultato del lavoro per la radio e lui stesso lavorò tanto per dare dignità a
questo mezzo. Benjamin ne esaltava le qualità del mezzo radiofonico, mentre Adorno la vedeva solo come una forma
bassa di riproduzione dell’arte.
L’aura per Benjamin era una sorta di sensazione suscitata nello spettatore dalla presenza materiale dell’esemplare
originale di un’opera d’arte. Sia la cultura di massa che la cultura delle avanguardie sono per Benjamin esempi di perdita
d’aura. La radio poteva produrre la vera arte, ma deve porre in maniera attiva l’ascoltatore. Tutto questo avviene
attraverso la “policizzazione dell’arte”, rendendo partecipi ed attive le masse.
Benjamin veniva chiamato a creare tre tipi di programmi: 1) per ragazzi; 2) saggi per argomento letterario; 3) drammi
radiofonici. Come si può mantenere l’ascoltatore incollato all’ascolto del programma? Tramite “l’interpellazione” e la
“fidelizzazione”. Questi elementi devono essere subordinati alla voce, in quanto materia primaria della radiofonia.
Le “leggi” di Sieveking
È stato il primo produttore-regista che ha cercato di stilare le leggi sull’utilizzo degli effetti sonori e della musica in
drammaturgia. 1) Effetto realistico, confermativo: suono serve a confermare e ad enfatizzare ancora di più ciò che si
dice nel testo. Cook sostiene che questo effetto è stato abbondantemente usato e bisognerebbe utilizzare quello che
Chion chiama non empatico, e cioè effetti sonori che sono totalmente diversi dall’azione che si sta svolgendo; 2) Effetto
realistico, evocativo: si basa sul fatto che gli effetti da soli possono evocare delle sensazioni e degli ambienti; 3) Effetto
simbolico, evocativo: servono ad evocare un particolare stato emotivo dei personaggi; 4) effetto convenzionale: sono
quei suoni facili da riconoscere perché fanno parte del bagaglio sonoro di ogni singolo spettatore.
Il radiodramma come strumento di propaganda
Anni 30 la fiction seriale aveva più fortuna rispetto ai radiodrammi. Tutto questo perché c’era bisogno di informazione
in quanto la crisi di quel periodo si faceva sempre più sentire. I programmi di informazione però peccavano di
approfondimenti riguardanti le situazioni estere (qui si parla di Germania). La critica del fascismo poteva esser fatta
soltanto tramite la fiction, perché l’informazione non la poteva fare. Norman Corwin: radiodramma che si ispirava a una
testimonianza del figlio di mussolini che descriveva l’attacco dell’Etiopia come lo sbocciare di una rosa. In America ebbe
un grande successo così si capì subito che per fare propaganda antifascista bisognava utilizzare al meglio i radiodrammi.
A tutto questo contribuirono i migliori scrittori dell’epoca tra cui anche Orson Welles. Roosevelt istituì l’OFF, che è un
centro che si occupava di disseminare informazioni antifasciste all’interno delle serie radiofoniche. Ma tutti coloro che
vo aderirono, dopo la fine della guerra, ebbero dei problemi a trovare lavoro. Ma questo non è l’unico esempio di come
si può fare uso propagandistico della radio, infatti negli anni 90 nascevano delle serie contro l’HIV… e tantissime altre.
Audiodramma
È un’opera per l’ascolto, che utilizza gli stessi mezzi del Radiodramma ma non è pensata per la radio. Varie tecnologie
hanno cambiato il modo di fruizione della radio. La diretta ormai è parte integrante e oggi tutto il materiale radiofonico
riesce comunque ad essere conservato. Ma la drammaturgia trova sempre meno spazio. Tutto questo perché produrre
radiodrammi costa molto di più che fare un semplice programma per la radio. Oggi la drammaturgia esiste su internet.
Sergio Ferretino: non solo produce radiodrammi per il web, ma pensa anche a portarli in scena nei teatri nel momento
della loro registrazione.
Il serial drama: soap opera, sitcom, fiction e sceneggiato
Adorno capì subito l’importanza della programmazione seriale. Tutto questo viene preso spunto da opere dei romanzi
di appendice dell’ottocento. La serialità permette al pubblico di fidelizzarsi con i personaggi e di attendere di sapere
cosa accadrà loro.
Lo sceneggiato radiofonico
Ad episodi, costituisce la forma drammatica seriale più longeva della radio italiana. Si può suddividere in due grandi
categorie: il romanzo sceneggiato e l’originale radiofonico che si svilupperà a partire dagli anni 60. Il genere degli
adattamenti si sviluppa solo durante il dopo guerra, infatti nel 1948 venni prodotto “Il romanzo a puntate”, un
adattamento del romanzo di Emilio De Marchi “Il cappello del prete”. I testi radiofonici si allontanavano notevolmente
dai testi originali. Sono negli anni 80 iniziarono ad espandersi le letture integrali dei romanzi come ad esempio il
programma “Ad alta voce” in onda su Radio3. Gli adattamenti iniziano ad entrare in crisi già negli anni 70, quando
bisognava fare i conti con le radio private e le loro programmazioni. Il canale privilegiato per questo tipo di programmi
era l’attuale Radio2. Lo sceneggiato originale rimane un genere minore in Italia fino agli anni 80, Linda Motta produrrà
degli sceneggiati molto più vicini alle soap opera e alle serie televisive, accogliendo un grande successo di ascoltatori.
Corrado Guerzoni: MATILDE, prima soap opera italiana di grande successo di 183 puntate. Piano piano le puntate
diminuiranno sempre di più fino a 30-40 puntate degli anni duemila, quando questo genere riuscirà a riprendere vita e
ad avere un discreto successo nelle fasce orari del mattino, in cui vede giovani scrittori emergenti nella scrittura di questi
sceneggiati originali, adattamenti o adattamenti da fumetto. Poco tempo dopo Radio2 decide di dedicare la fascia oraria
delle 12 a questo genere, quini vi fu il declino intorno al 2008. Ma vi è un caso particolare: AMNESIA di Matteo Caccia e
Alessandro Genovesi. Ma nonostante il grande successo, il totale declino arriva presto. L’ultimo sceneggiato messo in
onda su Radio2 è MI CHIAMO BRU del 2009.
Caso: ALLE OTTO DI SERA, programma andato in onda dal 1999 al 2009. Programma culturale di divulgazione culturale,
in cui venivano invitati degli esperti a raccontare qualcosa di particolare, come testi letterari o teoremi, il tutto
accompagnato da musiche pop scelte. Quindi l’ascolto risultava interessante e piacevole.
Il documentario
Genere classico per eccellenza che può essere composta da interviste, stacchi musicali, registrazioni dal vero ecc. In
Europa si chiama FEATURE, che comprende sfumature più ampie del documentario italiano. È una combinazione di
racconto drammatico con l’autenticità del parlato, che vuole convincere l’ascoltatore di ciò che sta ascoltando.
Laurence Gilliam: le pratiche produttive di una feature sono: 1) elementi di una feature che sono la sceneggiatura, il
suono, le musiche e le voci; 2) la sceneggiatura può essere scritta da un autore esterno o dallo stesso produttore; 3) gli
scrittori/produttori sono la figura più comune ed efficace; 4) punto di partenza sono le ricerche; 5) audizione degli attori
per la ricerca delle voci; 6) fonti autentiche; 7) un’attitudine all’inchiesta; 8) la sequenza delle azioni che si compie in
ogni produzione. Piers Plowright: una feature per essere di qualità deve avere un focus preciso, deve possedere quella
sensazione che ti faccia abbandonare qualsiasi cosa per dedicarti all’ascolto e deve arrivare al cuore e smuovere le
emozioni umane.
Quindi il documentario è una storia vera che viene raccontata attraverso una struttura narrativa. Non può essere
paragonata all’inchiesta giornalistica, anche perché i tempi sono molto più lunghi e infatti questo genere viene sempre
più spesso affidato a scrittori piuttosto che a giornalisti.
Walter Ruttman per il suo primo film sonoro HORSPIEL AUF TONFILM (fine settimana tedesco) fa ricorso alla
registrazione ottica del suono e registra. Riesce a registrare ben 240 frammenti sonori che unisce insieme in circa 11
minuti. Tutto questo per dimostrare come i rumori possano essere composti e assemblati dando vita ad una vera e
propria opera.
Vertov registra i suoni della regione di Donbass evidenziandone i vari cambiamenti del tempo e quello che la
caratterizzava in quel periodo. Ruttman utilizza i rumori in maniera artistica, mentre Vertov ha solo un intento
illustrativo con dei fini politici. il Radio-occhio, che sarà capace di eliminare le distanze dando l’opportunità ai lavoratori
di tutto il mondo non solo di vedersi, ma anche di ascoltarsi.
Storia del genere documentario in Italia
Purtroppo le fonti di interesse che parlano del documentario radiofonico in Italia, sono davvero scarse. Uno studente
dell’università di Torino ha affermato che la nascita di questo genere si deve al giornalismo parlato delle radiocronache
dell’Eiar in periodo fascista. La radio aveva un forte legame con il regime fascista, che dagli anni 30 in poi si consolidava
sempre di più, fino all’istituzione nel 1937 del Centro di Preparazione Radiofonica, che formava qualsiasi personalità
lavorativa della radio. Ebbe vita breve e chiuse nel 1943. Ma le persone formatisi all’interno di questa scuola, erano
destinate a diventare dei grandi personaggi della radiofonia italiana, tanto che diventarono parte fondamentale del
programma “Voci del mondo”.
Chi si è cimentato con la radio si rese subito conto delle difficoltà che si trovata davanti e agli elevati costi. Con il passare
del tempo tutto diventava più semplice e la capacità di manipolazione del suono e della voce divenne una realtà. È stata
proprio la guerra ad accelerare questi processi di sviluppo, perché la sete di sapere dei cittadini era sempre maggiore.
La maturità e il neorealismo radiofonico
Il primo vero documentario il diretta fu “La liberazione di Firenze” di Amerigo Gomez. Innanzi tutto bisogna dire che alla
fine della guerra, quella che oggi è la Rai (Erai) aveva bisogno di un piccolo rinnovamento, che venne fatto solo in parte.
Ma è comunque in quel periodo che si assiste alla crescita del documentario e questo periodo venne chiamato il
neorealismo radiofonico italiano. Proprio in quel periodo la voglia di raccontare era tanta, proprio per questo nacquero
dei lavori di alto livello. Si formarono delle vere e proprie Radiosquadre che giravano il paese e cercavano di
documentare la realtà degli italiani e dei paesi in cui ancora la ricostruzione non era avvenuta. Forse di neorealismo
vero e proprio non si può parlare, perché la corrente cinematografica era nettamente più accesa a livello politico.
Ortoleva comunque non se la sente di parlare di neorealismo in quanto è vero che si muoveva sotto lo stesso filo del
neorealismo cinematografico, ma a livello tecnico ancora non era completamente cambiato, infatti la rigidità degli
speaker esisteva ancora. Ortoleva afferma che la fine dell’importanza dei documentari è dovuta alla banalizzazione del
mezzo di registrazione, infatti alla fine degli anni 50 il primo registratore portatile piazzato sul mercato era abbordabile
da tutti. In oltre i prodotti filmati erano più interessanti rispetto a quelli sonori (1954 la Rai aveva già iniziato a
trasmettere regolarmente e molti giornalisti si spostano al lavoro televisivo piuttosto che radiofonico). Così in quel
periodo (50-60-70) il documentario inizia a riformarsi, fondendosi con il dramma. Così nasce la Docufiction, unione di
brani registrati dal vero ed altri costruiti per l’occasione. Queste docufiction venivano fatte da dei veri e propri
dammaturgi come ad esempio Giorgio Bandini, e il risultato era davvero eccezionale e di alto livello, in cui i suoni
venivano catturati dal vero e poi manipolati dal regista. Nascevano così le “scritture su nastro”. Quindi il documentario
degli anni 60 e 70 si basava su una grande attenzione sul montaggio, sperimentazione della forma, rielaborazione della
realtà e commistione sulla fiction stessa. Bandini fu uno che riuscì a sperimentare tanto sulla docufiction. “Il guerriero
scomparso o dell’evoluzione” tratta di un giovane siciliano che si sposta a Milano per trovare lavoro. Bandini ha
registrato rumori dal vero spostandosi in tutta la penisola evidenziando i cambiamenti di rumori. In oltre lascia il finale
aperto, ponendo così lo spettatore in maniera attiva in quanto ogni singolo soggetto pensava ad un proprio finale. In
seguito gli venne chiesto di raccontare la storia vera di due bambini che si sono uccisi a Parma. Bandini decide di
ricostruire questa vicenda, lasciando tanto spazio all’immaginazione della gente, perché ricostruire il pensiero di due
bambini che si ammazzano è impossibile, in quanto non possiamo sapere le vere motivazioni.
Il documentario in Europa negli anni sessanta
Negli anni 60 in Europa si dà particolare attenzione al documentario, tanto da farlo entrare come genere anche nel Prix
Italia. Nel resto dell’Europa si parla di Nouvelle Vogue radiofonica e le caratteristiche sono praticamente le stesse del
neorealismo italiano e cioè racconti veri, in parte ricostruiti, attenzione autorale e al montaggio. Ma purtroppo si ha
poca traccia in quanto la radiofonia non ha mai interessato gli studi accademici come in questo ultimo periodo. Si può
comunque dire che le tecniche di montaggio si fecero sempre più sofisticate, tanto da permettere anche il doppiaggio
e quindi l’esportazione di documentari in altri paesi europei.
Il documentario oggi
Il documentario in Italia oggi è praticamente raro. Sono solo alcune le radio che continuano a produrre documentari,
con degli spazi sempre più piccoli, come ad esempio Radio3 e Radio2. Oggi il documentario sonoro è possibile ascoltarlo
sul web grazie a produttori indipendenti. Ma in Europa e negli Stati Uniti la situazione è diversa. Infatti vengono ancora
prodotti tantissimi documentari da parte di grandi aziende come la BBC in Gran Bretagna e vengono poi o mandate in
onda o caricate sul web. In un questionario effettuato da AudioDoc e distribuito in 63 paesi si evince che la situazione
del documentario non è omogenea in nessun campo, neanche nella retribuzione, tanto che fa pensare che alcuni
documentaristi non possano vivere solo di quello. (012)
L’intrattenimento musicale
I formati musicali
Ogni radio ha un suono differente e passa della musica differente. Questa è la conseguenza della nascita delle radio
private degli anni 70. Infatti il formato radiofonico si consolida e sviluppa negli anni 80-90. In America tutto questo era
già avvenuto negli anni 50, quando la TV aveva spostato tutte le forme di intrattenimento nella propria
programmazione. Nel 1941 nasce la playlist, che è una vera e propria scaletta che riporta la programmazione delle
musiche presenti durante l’arco dell’intera programmazione giornaliera. Tutto questo doveva essere effettuato
naturalmente, cercando di colpire le masse, per farle fermare nell’ascolto delle stazioni radio. Naturalmente la nascita
vera e propria del format è molto lunga, ma si struttura ancora oggi come una volta. Infatti le canzoni vengono
conservate secondo determinate categorie: l’anno, il genere, l’artista ecc. un brano viene archiviato come NOVITA’ se è
stato appena pubblicato; POWER CURRENT se non solo è nuovo ma è anche popolare; HOT CURRENT con una rotazione
medio-alta; UP AND COMER se è un brano con un successo altalenante; BURNED CURRENT se è stato tanto
programmato e ormai bruciato; NON CURRENT se è un brano vecchio; RECURRENT se è stato un grande successo nel
tempo passato; GOLD se è già vecchio di qualche anno ma ha avuto un grande successo.
La scelta dei brani avviene attraverso i MUSIC RESERCH, che sono delle indagini su un numero di gente: o in platea o
attraverso la risposta a delle domande.
Le principali formati radio sono:
CONTEMPORANY HIT RADIO: es RDS, in cui passano a rotazione le più grandi HIT del momento.
ADULT CONTEMPORANY: in cui vi sono le hit delle ultime tre decadi, sia pop che rock.
EASY LISTENING: per un ascolto fatto per rilassarsi che può essere proposto a persone da 50 anni in su, in cui il parlato
è minimo.
COUNTRY: solo musica nazionale.
ALBUM ORIENTED ROCK: rivolto ad un pubblico prevalentemente maschile con discrete conoscenze musicali.
CLASSICAL: lo dice la parola stessa.
VINTAGE/NOSTALGIA: brani degli anni 60 70.
URBAN: es RADIODJ in cui viene trasmessa musica che ha uno stretto legame con il corpo.
WORLD: musica etnica nel mondo.
FREEDOM: nascono nei college americani, in cui vi è tanto parlato, performance dal vito e musica alternativa rock.
RADIO2: caso particolare. Ha intenti di formazione culturale che si scontrano con le programmazioni di oggi.
BBC ONE: Cerca di trasmettere musica che si trova nelle sottocorrenti. Era una sorta di volano, di trampolino di lancio
per il successo.
L’arrivo della rete e la polverizzazione dei formati
Il web ha allargato i confini dei formati fin qui analizzati. Il web ha allargato i generi dei formati musicali, e le radio in FM
funzionano perché si spartiscono il mercato. Purtroppo crescono le stazioni streaming e le radio FM continuano a
funzionare perché le radio nei principali luoghi di ascolto è ancora in FM. Ma il pericolo aumenta in quanto il web da la
possibilità di crearsi le proprie playlist, come ad esempio You Tube.
Lo spettacolo musicale
È la riproduzione in radio di concerti dal vivo o di opere teatrali, da cui ad esempio è nato il radiodramma. Negli anni 30
e 40 tutte le radio possedevano una propria orchestra per suonare musica dal vivo. Quelle stazioni radio passavano solo
musica dal vivo venivano anche agevolate, in quanto la commissione federale delle comunicazioni agevolava le richieste
di apertura di nuove radio che volevano passare musica dal vivo e non registrata. In oltre alcuni artisti non lasciavano il
via libera alle radio di trasmettere la propria musica fino a quando la commissione nel 1940 stabilì che le radio erano
libere di farlo. Quelli furono anche i peridi in cui si affermarono i primi DJ e il più famoso era sicuramente Alan Freed
che è colui che ha reso celebre e inventato la parola ROCK & ROLL. Venne arrestato per il caso Payola nel 1958 (somme
di denaro da parte degli autori ai produttori radio per la fruizione frequente dei loro pezzi). Ma Freed fu solo una capo
espiatorio.
Vittorio Zivelli e il primo DJ della radio italiana.
Le radio pirata
Il 1968 si apriva con la chiusura di Radio Caroline, una radio pirata inglese che per trasmettere si spostava con una nave
nelle acque internazionali del nord del paese. La musica che passava era quella dei Beatles e del rock&roll, una musica
diversa rispetto a quello che le orecchie europee e inglesi erano abituate ad ascoltare. Lo stile americano dei DJ con un
linguaggio spontaneo e informale, venne messo appunto dai pirati dell’etere. Ma tutto questo è anche successo perché
nel 1967 la BBC crea BBC ONE, un canale radio di musica leggera. Ma nonostante tutto le radio pirata non moriranno
mai del tutto, infatti ancora oggi circa il 15 per cento delle radio è pirata.
Le radio libere e le radio private
La nascita delle radio libere e private, coglie la RAI impreparata, proprio come la BBC un decennio prima. Ma la BBC è
riuscita subito a riprendersi creando BBC ONE, mentre la rai no, ci sono voluti più anni. Non nasceranno nuovi canali,
ma si formeranno dei programmi nuovi. Nasceva nel 1966 un programma “Per voi giovani”, che cercava di accontentare
il pubblico giovane trasmettendo musica rock e psichedelica, facendo suonare giovani emergenti del tempo come ad
esempio Venditti, e traducendo e commentando testi dei grandi autori stranieri come ad esempio Bob Dylan. Ma piano
piano i contenuti si radicalizzarono sempre di più e il direttore della Rai Bernabei, fece addirittura allontanare Paolo
Giacci dal microfono. Quindi il cambiamento della radio, in Italia avviene meno velocemente e meno radicalizzata
rispetto all’Inghilterra. Nel 1982 la RAI proporrà qualcosa di più nascono RAISTEREOUNO e RAISTEREODUE. Nasce così
anche il programma RAISTEREONOTTE che andava in onda fino alle 6 del mattino, e nonostante l’orario ottenne un
grande successo. Si basava sull’alternanza di vari speaker che proponevano dei tipi di musica diversi e poi li
commentavano. SEREODROME del 1985, andava in onda alle 20 e si basava sullo stesso formato di PER VOI GIOVANI. E
poi ancora PLANET ROCK nel 1991 e poi ancora SUONI E ULTRA SUONI, che formarono i migliori critici musicali.
Innovare il format degli show musicali
Adorno: la possibilità di poter ascoltare la musica classica da casa non porta con se nessuna innovazione e agevolazione,
in quanto la musica classica non è fatta per l’ascolto distratto, ma per un ascolto serio.
Benjamin: anche per lui era in parte così, però allo stesso tempo pensava che grazie alla radio certi contenuti erano
raggiungibili a tutti.
Brecht: non ci vedeva nulla di nuovo, fino a quando anche gli ascoltatori potessero partecipare alla produzione del flusso
comunicativo.
L’ibridazione della radio con internet ha permesso proprio la partecipazione al flusso comunicativo.
RAITUNES = andato in onda fino al 2013 su Radio2 presentato da Alessio Bertallot e con un Dj che mixa le musiche dal
vivo Frankie B. Va in onda la sera fino a mezzanotte e la cosa curiosa è che lo spettacolo inizia già prima attraverso i
social network come facebook. Infatti il conduttore gioca con il pubblico postando delle canzoni e vedendo il successo
che ne riscuotono e cosa viene ripostato, in maniera tale da costruirne una Playlist, in cui partecipa anche il pubblico. Il
contenuto dello show è quindi il pubblico stesso, infatti è proprio lui che sceglie i brani da ascoltare. Si produce così una
comunità. Musica occupa il 55 % del programma.
Tweet-list = qui è interamente il pubblico che sceglie il contenuto del programma e la musica è il 77 per cento dell’intero
programma.
HOY EMPIEZA TODO = amplia il formato. Non viene trasmessa solo musica scelta in parte dal pubblico, ma vi sono anche
interviste, performance dal vivo, commenti di notizie ecc.
Parte seconda: Approfondimenti
Spettacoli drammaturgi
Attenzione! La radio ment! Decostruire il mito della guerra dei mondi
“La guerra dei Mondi” del 1938 di Orson Welles, non generò il panico di cui oggi si parla. Fino alla fine lo stesso Welles
era scettico sulla riuscita di questo sceneggiato, anche per la concorrenza che era molto più seguita rispetto alla Cbs per
quella fascia oraria che era la Nbc, tanto che la settimana prima parlando con tutta la produzione si resero conto che
dovevano farla più realistica, come un notiziario radio. In effetti il racconto di come è stato strutturato questo
programma sembra molto realistico, in oltre la morte finale del cronista ha enfatizzato ancora di più la paura della gente,
che si era riversata per le strade e nei paesi del sud c’è chi racconta che la gente si riuniva nelle strade a pregare. Ancora
dopo giorni si racconta che si trovarono delle persone attendate dei boschi per paura.
Lo psicologo Centril ha studiato le reazioni del pubblico difronte a questo fenomeno. Tutto quel caos si era formato
perché la gente da un grado di fiducia particolarmente alto verso la radio. Gli Stati Uniti erano ancora in un periodo di
crisi, e stavano cercando di uscirne, le tensioni della guerra che ormai erano alle porte, portava il popolo ad una sorta
di insicurezza generale. Naturalmente le persone meno alfabetizzate e con poco senso critico furono quelle che ci
credettero maggiormente. “Non sembrava un radiodramma!”.
Perché i marziani erano credibili
Non è di certo soltanto lo stato di insicurezza degli ascoltatori americani che ha portato tutto quello sgomento, ma c’è
anche l’utilizzo del linguaggio effettuato da Welles e l’idea di costruire tutto come un notiziario ha reso ancora più vera
quella storia. Chi si collegava alla rete dopo l’inizio aveva meno possibilità di capire che quella era fiction, anche se i
produttori e Welles hanno distribuito Jingle in tutto il programma, proprio per far capire alla gente che si trattava di
finzione. Se si faceva maggiormente attenzione anche i nomi dei luoghi, delle persone ecc. erano stati modificati. In
oltre bastava pensare al fatto che con i mezzi di allora era impossibile parlare con il pilota di un aeroplano che forniva
la sua testimonianza diretta. Insomma, sono tutti minimi particolari che la gente non ha notato anche per l’uso
magistrale del mezzo. In oltre si poteva verificare la veridicità cambiando semplicemente stazione radio. L’interruzione
della musica da parte del bollettino informativo invece sconvolse gli ascoltatori, e rese tutto più reale, così come anche
l’imitazione perfetta della voce del ministro degli Interni.
Attention! La radio ment!
Welles fu il primo ad attraversare il confine tra verità e finzione nei media elettronici. Dimostro quanto i media possono
mentire e quale grado di verità e fiducia bisogna dare loro. Il patto di credulità nasce automaticamente tra il media e il
fruitore, in quanto il fruitore si lascia trasportare da questo gioco per essere assorbito all’interno della storia. Tutto
questo venne a mancare nel caso de “La guerra dei Mondi”. Il confine tra verità e finzione si fa sempre più sottile con il
passare del tempo. Ma è anche vero che le nuove tecniche non permettono neanche oggi a tutta la gente anche quella
alfabetizzata di riconoscere subito questo confine. Però il pubblico di oggi sa benissimo che i media possono mentire, e
si pone in maniera diversa verso di essi.
Conclusioni
Oggi la realtà è cambiata. Tutto è più facilmente reperibile grazie a internet. Però la troppa consapevolezza di trovare
del materiale falso in qualsiasi media, può portarci a non riconoscere più quale sia la realtà. Il problema sta proprio nel
fatto di reputare il simulacro del mondo (internet e derivati) più reali della realtà.
Breve ricordo di Rudolf Arnheim
Psicologo dell’arte e della percezione. Viene ricordato per la sua passione verso il mezzo radiofonico.
Nasce a Berlino nel 1904. Nel 1923 si iscrive all’università dove può dedicarsi a ciò che ama di più. Si dedica alla radio,
letteratura, cinema, e collabora con la radio dell’università. Nel 1933 deve abbandonare la Germania a causa delle leggi
razziali. Si trasferisce in Italia dove vivrà fino al 1939. Lavora per il centro sperimentale di cinematografia a Roma e nel
1935 finisce il suo libro sulla radio nel senso artistico. Dopo il 39 passa un anno in Inghilterra dove traduce il suo libro in
inglese e poi va in America. Nel 44 finisce la sua carriera da storico e studioso dei media e si dà alla psicologia e al suo
insegnamento. Muore in America all’età di 103 anni nel 2007.
Lui è proprio il primo a studiare e ad esaltare la radio come un mezzo a cui non manca niente, anzi, il suo punto di forza
è proprio la sua cecità. È il primo che riconosce alla parola un potere evocativo che la radio amplifica. Ciò che va bene
per il cinema o per il teatro non va bene per la radio. Ai tempi in cui scriveva Arnheim il radiodramma era il programma
più ascoltato, oggi no. Quindi per questo bisogna leggere il suo insegnamento solo come spunto per cercare di rinnovare
il mezzo radiofonico.
All’ombra del bosco di latte
Scritto da Dylan Thomas è reputato il più bel Radiodramma (anni 50) che vinse subito il Prix. Racconta di una giornata
passata all’interno di un paesino del Galles. 27 voci di personaggi del paesino più due voci narranti: una che racconta i
pensieri che si possono dire, quelli ad alta voce, e l’altra i pensieri che questi personaggi si tengono dentro, quei pensieri
che emergono nel sonno, e infatti è proprio nella notte che emergono i sogni più nascosti e in cui le personalità si
ribaltano così come si ribaltano gli ordini sociali del giorno. Ciò che maggiormente colpisce è sicuramente l’utilizzo della
voce e l’alternanza dei timbri vocali, e da questo radiodramma la radio di oggi può solo imparare.
Pericolo! Il primo radiodramma della storia
Danger! Di Richard Hughes andò in onda per la prima volta nel 1924. Erano anni in cui già si adattavano dei testi alla
radio, ma questo è il primo esempio di testo scritto interamente per la radio. Il regista colse perfettamente tutti gli
elementi che rendevano la radio qualcosa di diverso: il buio. Infatti è un radiodramma costruito all’interno di una
miniera, nel buio più totale. Il punto di vista dello spettatore è uguale a quello dei personaggi e cioè al buio.
I primi radiodrammi della storia hanno tutta a che fare con l’acqua (la miniera inondata, MAREMOTO e MAGIA SULLE
ONDE). Questo lo si fa perché si vuole dare forma alle nostre paure attraverso il suono. Infatti fa molto più paura una
cosa quando non la vedi ma sai che c’è e che si sta avvicinando.
Purtroppo oggi le belle storie vanno solo al cinema o in un romanzo, non più in radio.
Suonare Schostakovich sotto assedio. L’estate di Radio Leningrado
Assedio di Leningrado per 900 giorni è l’assedio più lungo che la storia ricordi. Morirono circa 700.000 persone distrutti
dalla fame, dal freddo e dalle malattie. Una cosa che non scomparve fu la voce, infatti la rado continuò a trasmettere.
Nel 1942 Radio Leningrado trasmetteva in diretta la settima sinfonia Schostakovich, suonata da un’orchestra di più di
100 elementi. Nonostante il compositore fu mandato via dalla città circa un anno prima, riuscì a mandare la sinfonia
finita all’interno della sua città e nella sala Filarmonica della città, l’orchestra suonò la settima sinfonia o sinfonia di
Leningrado. Per la prima volta una città bombardata ha avuto il coraggio di suonare e di mandare in onda questo evento.
Ciò che tenne in vita quella città fu la radio.
Intervista a Sergio Ferrentino
Lavorava nella Radio Popolare. Voleva creare qualcosa di nuovo, con dei contenuti politici, ma che facevano della satira
politica e nello stesso tempo voleva creare dei radio gialli. IL MISTERO DEL VASO CINESE vennero coinvolti una 70ina di
personaggi, 3 non conosciuti, dillettanti e gli altri attori già conosciuti alcuni dei quali interpretavano se stessi come il
direttore della radio. Tutto questo per creare una situazione ludica che attrasse la gente. Uno degli aspetti interessanti
è il registrare le scene in esterna. L’altro è la fusione di linguaggi, infatti ogni capitolo veniva raccontato da un
personaggio diverso, in maniera tale da cambiare in continuazione il punto di vista della storia.
Il tutto è costato 40 milioni di lire, che è una cifra esorbitante per la radio. Ma tutto questo perché si aveva la voglia di
rinnovare il linguaggio radiofonico.
Ricorda quando alla scuola Holden con i suoi alunni costruì un radiodramma scritto e diretto interamente da loro e
l’emozione della novità che si andava costruendo era tanta. Radio a teatro.
Le cuffie per gli attori sono fondamentali in quanto gli permettono di capire la giusta intonazione da utilizzare a seconda
dei rumori che ci sono intorno.
Radio Bellablu è stata un’esperienza bellissima e di innovazione, in cui la scrittura di vari autori si intrecciava e in cui vi
era un grande lavoro anche di registrazione di suono dal vivo.
Con l’Holden nel 2005 fece una rivisitazione de LA GUERRA DEI MONDI, ma non fu affatto semplice rivisitare quel
radiodramma dando la stessa tensione. Radio a teatro. Discussione sul comportamento degli attori che devono tenere
sempre viva l’attenzione del pubblico. L’attore non deve mai recitare per le persone presenti.
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Lo spettacolo dell’arte radiofonica
Situazionismo radiofonico per le strade di Firenze
Nel 2011 durante la notte bianca di Firenze si assiste ad un corteo di biciclette tutte con una radiolina sintonizzare su
Radio3 che faceva sentire il concerto dell’Orchestra del Maggio Fiorentino. Emozione indescrivibile. L’evento si è
concluso davanti il teatro comunale proprio mentre il concento si concludeva. Tutto questo per dire che la radio non è
ascolto singolo e privato, ma è un’esperienza collettiva e di condivisione, di appartenenza.
Resonance FM- la radio dell’arte
Una radio comunitaria, nata nel 2005, che include in se anche le sub culture e le culture minoritarie. È nata come una
sorta di radio pirata, proprio nel periodo in cui l’ascolto web si fa sempre più diffuso. All’inizio si sentiva solo in una parte
di Londra, oggi invece si è diffusa.
Ed Baxter, uno dei fondatori, dice che l’idea è nata proprio per l’attenzione e l’interesse alle subculture. In oltre avevano
già lavorato in altre radio e avevano cercato di proporre format nuovi, ma per quelle radio l’idea di lasciar decidere i
formati ad un gruppo di artisti è una cosa inconcepibile. Oggi è una realtà la radio comunitaria. Loro si rivolgono ad un
pubblico di artisti con voglia di collaborare. In oltre si cerca di raccontare la storia di Londra, quella presente, perché
quella città è un serbatoio di informazioni e di arte infinita.
Il loro palinsesto è sempre diverso e non è scandito da news o dal meteo, ma bensì cerca di sorprendere ogni giorno il
pubblico.
ARTE e radio. Quando la rete si mette a fare radio
ARTE è una radio web non profit, francese. È radio senza etere o FM e senza pubblicità. È un mezzo che ha tolto tutti gli
elementi che costituiscono e costruiscono una radio, ma utilizza il linguaggio radiofonico.
Loro non si definiscono una radio, tanto da aver rifiutato la candidatura al Prix. Ma bensì sono una fonte di programmi
ondemand. È un flusso di contenuti che ti organizzi da solo, singolarmente.
Intervista a Silvain gire, creatore e direttore di ARTERADIO: l’obbiettivo e di sedurre i fruitori di internet con contenuti
di qualità. Sono stati la prima radio in Francia a proporre il podcast: abbonamento secondo cui il fruitore si affida a loro
per a creazione di contenuti di qualità.
La radio comunitaria: una forma non spettacolare
Radio Alice in Australia. Breve storia della radiofonia comunitaria aborigena
Storia di radio pirata che si sviluppa in Australia proprio nel periodo in cui in Italia le radio libere erano in crescita. Il
tutto ha inizia nel 1979.
ALICE SPRING: piccola cittadina australiana dove tutto ebbe inizio. Colonia di bianchi nata alla fine dell’800. Qui è nata
la più vecchia radio aborigena. Infatti nacque il primo programma in lingua aborigena nel 1979. Nel 1980 tutti gli
aborigeni si riunirono in questa città sotto un albero sacro (albero della gomma) e decisero di istituire il movimento per
la RADIOFONIA COMUNITARIA aborigena. La prima stazione radio completamente aborigena si chiamava RADIO8KIN.
In seguito il governo concesse loro una normale licenza per la trasmissione.
Ad Alice è facile trovare gli studi di questa radio (che si trova all’interno del CAAMA Central Australia Aboriginal Media
Association). La loro cultura è dell’oralità, e quindi la radio la vedono come un’estensione della loro cultura.
La radio di Danilo Dolci
RADIO LIBERA PARTINICO è la prima radio libera nata in Italia nel 1970. Danilo si ribellava alle condizioni in cui lo stato
aveva lasciato la valle del Belice dopo il terremoto di due anni prima. Questa denuncia durò circa 27 ore fino a quando
le forze dell’ordine non interruppero le trasmissioni.
Radio B92, Belgrado. Un ricordo
Nasce nel 1989 ed è divenuta la radio serba più ascoltata. Molto alternativa, riesce a sopravvivere al regime di Milosevic
nonostante varie volte cercò di farla chiudere, fino a quando riuscì a buttare fuori tutti e affidare le conduzioni a dei
prescelti. Ma negli anni 90 una cosa del genere non era pensabile, così la radio decise di apparire su internet. B90
divenne un’icona della resistenza a Milosevic. 657
Lo spettacolo del suono radiofonico
La voce è il messaggio
Lavorare con la voce e per la voce, fa capire tutte le sfaccettature e ne fa capire le potenzialità di questo mezzo. L’estetica
della voce viene ancora prima del contenuto stesso.
Il secolo delle cuffie
L’arrivo della radio nelle case ha naturalmente provocato dei cambiamenti radicali. Oggi la radio è ovunque, in qualsiasi
posto, centri commerciali, negozi, case, auto, sul cellulare… ma la radio non è pubblica è un esperienza intima.
“Sesso. Ho capito”. Ovvero quando la radio si incrocia con la vita quotidiana
La radio da un senso di noi anche se è ascoltata nel piccolo del proprio abitacolo. Il mondo sembra meno ostile se
qualcuno vi spinge a bussare nel finestrino di uno sconosciuto, quella è buona radio.
Radio on the road
Nel sud del Messico e in generale in tutto lo stato, si trasmette molta musica popolare. Ogni luogo ha la sua musica, in
quei luoghi sarebbe strano ascoltare rock anni 70.
Teorie e tecniche della playlist secondo David Byrne
La playlist è una lista di canzoni che devono essere trasmesse da una radio e ogni radio ne dovrebbe avere una diversa.
Non tutte le playlist sono adatte a tutte e ce ne vorrebbe una per ognuno. David Byrne ha creato una stazione radio sul
web dove fa una propria playlist e tutto è nato dalla mail di una sua amica che le diceva che aveva nostalgia della musica
che ascoltava all’interno del suo ufficio. Questo è un esempio di radio personale.
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