Tema d'esame (come esercizio) n.16 1. Che cosa si intende per curva di domanda a gomito (per un oligopolista)? le imprese oligopoliste apprezzano e ricercano la stabilità dei prezzi. Questa è la ragione per cui i mercati oligopolistici sono spesso caratterizzati da rigidità dei prezzi. Anche in presenza di variazioni dei costi e della domanda, le imprese sono restii a cambiare i prezzi, perché quando i costi diminuiscono o la domanda di mercato si contrae, gli oligopolisti temono, riducendo il prezzo, di comunicare hai concorrenti un messaggio sbagliato, scatenando una guerra dei prezzi con eventuale perdita di una quota di mercato. La rigidità dei prezzi è alla base del modello a curva di domanda a gomito dell’oligopolio. Secondo tale modello (vedi grafico sotto riportato), ciascuna impresa si confronta con una curva di domanda che presenta un angolo in corrispondenza del prezzo concorrente (P*). Per i prezzi superiori a P*, la curva di domanda è molto elastica. Questo avviene perché l’impresa ritiene che se innalzasse il il prezzo al di sopra del livello P* non sarebbe imitata dai concorrenti e quindi perderebbe una quota di mercato. Viceversa se l’impresa abbassasse il prezzo sotto al livello P* i concorrenti farebbero lo stesso per non perdere le loro quote di mercato e che le vendite aumenterebbero solo nella misura in cui il prezzo di mercato più basso incrementerebbe la domanda di mercato complessiva. Poiché la curva di domanda è a gomito, la curva del ricavo marginale è discontinua. Il risultato è che i costi dell’impresa possono cambiare senza che ciò induca a un cambiamento del prezzo. Il modello della curva di domanda a gomito non è in grado di spiegare realmente le dinamiche dei prezzi di un oligopolio in quanto non da indicazioni di come viene raggiunto il punto P* ne spiega il perché il prezzo raggiunto sia proprio P*. Pertanto è utile come descrizione della rigidità del prezzo. Bene, spiegazione chiara. 2. Scelta di quantità dell’oligopolista che fa la prima mossa ed effetti complessivi sul mercato. il modello che studia cosa accade quando una delle due imprese può fissare per prima il livello di produzione è il modello di Stackelberg. In tale modello vengono prese in esame due imprese (impresa 1 e impresa 2), le quali hanno costi marginali nulli e conoscono la domanda di mercato. Supponiamo che l’impresa 1 scelga per prima il proprio livello di produzione e che l’impresa 2 scelga dopo avere osservato la decisione dell’impresa 1. L’impresa 1 deve tener conto del modo in qui l’impresa 2 reagirà mentre l’impresa 2, scegliendo il livello di produzione dopo l’impresa 1, essa considera fissa la produzione di quest’ultima. Per le due imprese Il livello di produzione che massimizza il profitto è indicato dalla curva di reazione ed è il punto in cui R’=C’ L’impresa 2 nello scegliere la quantità da produrre si rifarà alla propria curva di reazione, ovvero la relazione fra la produzione che massimizzerà il profitto e la quantità rivelata dalla prima impresa. La possibilità di fare la prima mossa si rivela un vantaggio strategico in quanto l’annuncio della prima mossa pone il concorrente di fronte ad un fatto compiuto, ovvero che il livello di produzione della prima è dato. Quindi per massimizzare il profitto, il concorrente dovrà quindi prendere come dato il livello di produzione annunciato dalla prima e scegliere per sé un livello basso; producendo quantità maggiori, spingerebbe il prezzo verso il basso e determinerebbe una perdita per entrambe le imprese. Perciò a meno che l’impresa 2 non consideri la rivalsa più importante del profitto, scegliere un alto livello di produzione sarebbe irrazionale. In conclusione l’impresa che sceglie per prima sarà più avvantaggiata e otterrà un profitto maggiore. bene 3. In che modo il “dilemma del prigioniero” può servire ad illustrare i comportamenti oligopolistici? Il dilemma del prigioniero è un esempio classico della teoria dei giochi che illustra il problema affrontato dalle imprese di un oligopolio. Vi sono due prigionieri che sono stati accusati di aver commesso un crimine in complicità, sono rinchiusi in celle separate e non possono comunicare tra loro. A ciascuno dei due viene chiesto di confessare. Se entrambi confessano, entrambi verranno condannati per cinque anni. Se nessuno dei due confessa possono patteggiare la pena ed essere condannati a 2 anni. Se però uno dei due prigionieri confessa e l’altro non lo fa, il primo verrà condannato ad un anno mentre il secondo resterà in prigione per 10 anni. Detto ciò per entrambi è più conveniente confessare per cui sceglieranno di confessare e rinarrano in prigione per 5 anni. Le imprese di oligopolio spesso si trovano in situazioni simili a quella dei due prigionieri in quanto devono decidere se è più conveniente competere aggressivamente cercando di conquistare una quota di mercato più ampia a spese dei concorrenti, oppure concorrere in modo più passivo cercando di coesistere con i concorrenti e accontentandosi della quota di mercato attuale. Se le imprese competono passivamente, fissando i prezzi alti e limitando la produzione, realizzano profitti più alti di quelli che otterrebbero con un comportamento aggressivo. Ogni impresa però è incentivata a battere i concorrenti abbassando i prezzi e, sa che gli altri concorrenti sono incentivati a fare lo stesso. Quindi la cooperazione è desiderabile ma, ciascuna impresa teme che il concorrente possa decidere di competere aggressivamente per aggiudicarsi una quota del mercato. Le imprese si trovano nel dilemma del prigioniero dove non possono contare sul fatto che il concorrente pratichi un prezzo alto. Il prigioniero però ha una solo opportunità per decidere mentre l’impresa tornare più volte sulle proprie scelte di quantità e prezzo, osservando il comportamento dei concorrenti e regolando di conseguenza il proprio. Questo permette alle imprese di costruirsi una reputazione sulla base della quale ottenere la fiducia dei concorrenti. Molto bene Valutazione complessiva E