1. Introduzione al corso Biologia Vegetale applicata ai beni culturali I • Che cosa studia la Biologia Vegetale • Qual è il contributo della Biologia Vegetale 2008/2009 alle tematiche dei beni culturali 1 2 Eterotrofo: ingestione Biologia Vegetale (Botanica) disciplina che studia le “piante”/i “vegetali” Superfici interne Accrescimento definito Che cosa sono i vegetali? Organizzazione centralizzata Il concetto si basa su una contrapposizione (risalente all’antichità) di tutti gli organismi viventi in due categorie fondamentali: Animali Omeostasi presente Vegetali 3 Circolazione chiusa Autotrofo: fotosintesi Superfici esterne Accrescimento indefinito Organizzazione decentrata Omeostasi assente Circolazione aperta 4 1 Gli organismi viventi che vengono TRADIZIONALMENTE studiati dalla Biologia Vegetale appartengono in realtà a gruppi molto diversi tra loro. Organismi Organismi viventi viventi == animali animali ++ vegetali vegetali • è una suddivisione “artificiale”! • si fa sempre più labile considerando organismi via via più semplici Alghe • non permette di definire chiaramente che cosa sono i vegetali (alcuni) Batteri Piante terrestri Funghi Mixameba Euglena Vorticella Licheni 5 6 Immagini dal sito della Botanical Society of America (eccetto i cianobatteri) Che cosa significa studiare gli organismi vegetali? • • • • • • • • La BIOLOGIA VEGETALE è un insieme di discipline che si occupano di aspetti diversi: Fondamenti della loro struttura Organizzazione del corpo Funzioni vitali Riproduzione Biodiversità e distribuzione Relazioni con l’ambiente Importanza per l’uomo …… Biologia della Cellula Vegetale Anatomia Vegetale Biologia della Riproduzione Ecologia Vegetale Fisiologia Vegetale Botanica Sistematica Botaniche applicate: • Agricoltura • Conservazione della natura • Beni culturali 7 8 2 1. Piante come fonte di materie prime Biologia Vegetale applicata ai beni culturali Legno L’uso del legno come materiale costruttivo risale all’età paleolitica (10000 a.C.). Uso del legno per la scultura e per la pittura. Le conoscenze relative alla struttura e alle funzioni delle piante trovano importanti applicazioni per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali. Fibre tessili Molte piante sono impiegate per ottenere fibre tessili con proprietà diverse per vestiario, biancheria, cordami (lino, canapa, iuta, palma ecc…). Carta La carta è stata “inventata” in Cina nel II sec. d.C. ed è il “supporto” più comune della scrittura. Sviluppo di ambiti di studio specifici 9 Rotolo di Qumran III sec. a.C – I sec. d.C. (papiro) 10 2. Piante come “segnali” del trascorrere del tempo Le piante lasciano tracce di sé con il trascorrere del tempo, contribuendo alla nostra conoscenza del passato anche delle civiltà umane. Nave romana – Spina I sec. a.C. (olmo e quercia) Tessuto dipinto – Gabelein (Egitto) 4300-3700 a.C. (lino) 11 • Polline e spore (palinologia) • Strutture riproduttive: fiori, frutti, semi (carpologia) • Antiche strutture lignee (archeoxilologia) 12 3 Esempio: Sacra Sindone 3. Piante come elementi figurativi nell’arte Le piante rientrano fin dalla preistoria tra gli elementi figurativi dell’architettura, della scultura, della pittura. Figure vegetali impresse sul telo della Sindone: La fitoiconologia è lo studio della rappresentazione delle piante nelle opere d’arte: Chrysanthemum coronarium Zygophyllum dumosom Gundelia tournefortii …. Regione della Palestina presso Gerusalemme Fioritura: marzo-aprile - funzione decorativa e/o significati simbolici - piante reali e piante “inventate” 13 Leonardo, Adorazione dei magi 14 4. Piante come patrimonio culturale Le piante sono elementi non solo del paesaggio naturale, ma anche del paesaggio modificato dall’uomo. • Le piante rappresentano un aspetto della cultura delle civiltà. Esempio: le civiltà antiche si sono sviluppate “attorno” a un determinato tipo di coltura, fonte di carboidrati (riso in Estremo Oriente, frumento nella Mezzaluna fertile). • I tipi di piante e la loro distribuzione nei giardini e parchi sono espressione del gusto estetico di un determinato periodo e/o di una certa regione. Esempio: giardino rinascimentale, giardino all’inglese, all’italiana… Chamaerops humilis Palma nana 15 Parco Massari Ferrara 16 4 5. Piante come agenti di degrado dei beni culturali Testi di Botanica Generale Lüttge, Kluge, Bauer – Botanica. Zanichelli, 1997. Mauseth – Botanica, parte generale – II edizione. Idelson Gnocchi, 2006. Raven, Evert, Eichhorn – Biologia delle Piante – VI edizione. Zanichelli, 2002. Le piante sono tra gli agenti responsabili del degrado dei più diversi materiali dei beni culturali. Per consultazione Gerola (a cura di) – Biologia e diversità dei vegetali. UTET, 1995 (non più in commercio). Caneva (a cura di) - La biologia vegetale per i beni culturali, Volume II, Conoscenza e valorizzazione. Nardini Editore, 2005. Argomento del corso di Biologia Vegetale applicata ai beni culturali II 17 18 Gli organismi viventi presentano una composizione chimica (= insieme di molecole) fondamentalmente simile dai batteri fino agli organismi più complessi. 2. Materia vivente ed energia Materia vivente • substrato su cui la vita si esplica • fondata sulle proprietà chimiche del carbonio • legata alla presenza di acqua 19 20 5 Ogni atomo di carbonio può formare fino a 4 legami con altrettanti atomi. Nella composizione della materia vivente, oltre al carbonio, intervengono atomi di Questo si traduce nella possibilità di ottenere catene di atomi di carbonio in una varietà enorme di molecole = molecole organiche. • H = idrogeno • O = ossigeno • N = azoto • S = zolfo • P = fosforo Vi sono poi altri elementi presenti in quantità generalmente limitate (microelementi), come: • K = potassio • Ca = calcio • Cl = cloro • Fe = ferro • Mn = manganese • …. 21 Composizione della materia vivente Le categorie di composti che formano gli esseri viventi sono le stesse per tutti gli organismi viventi. Sostanze inorganiche Sostanze organiche • Acqua (solvente) • Sali minerali • • • • 22 Strutture polimeriche La vita organizza le subunità semplici (monomeri) dei composti organici assemblandole in polimeri Glucidi – zuccheri Lipidi – grassi Protidi – proteine Acidi nucleici Monomeri 23 Polimero 24 6 Monomero Polimero La materia vivente è continuamente soggetta a trasformazioni (reazioni), che sono espressione della vita stessa Glucidi Monosaccaride Protidi R | H2N – C – COOH | H Aminoacido Acidi nucleici Polisaccaride Metabolismo Polipeptide P Nucleotide Lipidi Reazioni Cataboliche DNA, RNA COOH Acido grasso 25 Polimeri degli acidi grassi Reazioni Anaboliche Degradano sostanze complesse liberando energia Producono sostanze complesse consumando energia 26 Ma da dove arrivano queste molecole organiche? Tutti gli organismi viventi riescono a “rimodellare” la materia vivente tramite le reazioni metaboliche, ciò consente loro di accrescersi, riprodursi, rispondere all’ambiente. Alcuni organismi riescono a trasformare sostanze inorganiche in composti organici. Capacità di ORGANICARE il carbonio Capacità di ORGANIZZARE la materia vivente (e quindi in primo luogo i composti del carbonio) Per esempio, un animale preleva dall’ambiente composti organici tramite l’alimentazione e li assimila: in parte li utilizza per ottenere energia e in parte modifica i legami delle molecole per formare nuovi composti che costituiscono il suo corpo. 27 Sostanze inorganiche (CO2, H2O, sali minerali) Bassa energia ENERGIA Sostanze organiche (zuccheri, proteine, lipidi) Alta energia 28 7 Organismi viventi Nutrizione • AUTOTROFI • ETEROTROFI • AUTOTROFA • ETEROTROFA Riescono a organicare il carbonio e a organizzare le molecole organiche da essi stessi prodotte. La capacità di organicare richiede apporto di ENERGIA dall’esterno. Non hanno la capacità di organicare il carbonio, ma riescono a organizzare le molecole organiche assorbite dall’ambiente (sintetizzate dagli autotrofi). Chemiosintesi Le forme di nutrizione eterotrofa si distinguono sulla base della provenienza delle sostanze organiche: - l’energia per organicare proviene da reazioni chimiche esoergoniche (solo in alcuni batteri) Fotosintesi - l’energia per organicare proviene dalla LUCE Saprofitismo Parassitismo Simbiosi 29 30 Flussi di energia • AUTOTROFI • ETEROTROFI Batteri chemiosistetici Batteri fotosintetici Cianobatteri Alghe Piante terrestri Quasi tutti i batteri Protozoi Animali Funghi Piante superiori parassite Energia chimica Energia luminosa Da Raven et al. Studiati dalla Biologia vegetale 31 La vita comporta il mantenimento di processi endoergonici mediante apporto di energia. 32 8 Negli organismi viventi l’energia chimica viene “trasportata” sotto forma di: - ATP - Potere riducente (NADPH, NADH) 3. Cellule I processi che generano tali composti sono: FOTOSINTESI RESPIRAZIONE CHEMIOSINTESI FERMENTAZIONE 33 Due tipi fondamentali di cellule Cellula Protocellule unità morfologica e funzionale di tutti gli organismi viventi • Assenza di compartimentazioni al loro interno. • è delimitata da una membrana plasmatica • contiene il materiale genetico (DNA) • Assenza di un nucleo delimitato dall’involucro nucleare: il DNA è libero nel citoplasma. • presenta il corredo di strutture che assicurano il metabolismo (proteine) • usa energia chimica sotto forma di ATP e potere riducente (NADH e NADPH) • deriva da altre cellule (Rudolf Virchow, 1858: omnis cellula e cellula) 34 35 • La protocellula identifica gli organismi PROCARIOTI (dal greco: προ−καρυον con nucleo primitivo) Eucellule • Presenza di compartimentazioni interne (organuli) = suddivisione delle funzioni in specifici organuli. • L’involucro nucleare separa Il DNA dal citoplasma: presenza del nucleo. • L’eucellula identifica gli organismi EUCARIOTI (dal greco: ευ−καρυον con vero nucleo) 36 9 Protocellula Il DNA batterico è chiuso ad anello e immerso nel citoplasma (regione del nucleoide). I ribosomi sono di tipo 70S. La parete è un’unica macromolecola costituita da peptidoglicano. Cellula di cianobatterio da Lüttge et al. Con alcune variazioni, l’organizzazione procariotica si trova anche negli 37 archibatteri. Eucellula Batterio in divisione Da Raven et al. 38 Da Gerola La distinzione tra protocellule ed eucellule rappresenta il primo elemento per la classificazione dei viventi. Il DNA eucariotico è lineare, associato a proteine (istoni) e organizzato in cromosomi all’interno del nucleo. ARCHEA archibatteri BACTERIA PROCARIOTI I ribosomi sono di tipo 80S. Protista Nel suo insieme la cellula appare come un sistema di organuli. La parete non è sempre presente e non è di peptidoglicano. 39 batteri cianobatteri Protozoi Protofite (Alghe) Protomiceti EUCARIOTI EUKARYA Fungi Animalia Plantae 40 Da Gerola 10 Ambiente Cellula Da un punto di vista termodinamico la cellula è un sistema aperto. Superficie relativa R La vita della cellula dipende dalla possibilità di effettuare continui scambi con l’ambiente (materia, energia, informazioni). Attraverso la membrana plasmatica, la cellula si mette in relazione con il suo ambiente. Quale sarà il limite alle dimensioni di una cellula? A (4πR2) V (4/3 πR3) A/V 1 12,5 4,2 3 2 50,3 33,5 1,5 3 113,1 113,1 1 4 201,1 268,1 0,75 41 Un aumento in dimensioni di una cellula sferica porterà progressivamente a un rapporto A/V sempre più sfavorevole!! • Solo cellule piccole possono conservare una forma sferica (es. batteri). • Nelle eucellule gli scambi vengono favoriti dalla presenza delle endomembrane (quindi le eucellule sono in genere più grandi delle protocellule). • Un rapporto A/V più favorevole è ottenuto con la pluricellularità. Gli organismi possono essere: - unicellulari: la cellula costituisce l’organismo 43 - pluricellulari: la cellula è l’unità strutturale dell’organismo 42 Batterio (1 µm) Cellula animale (10 µm) Cellula vegetale (100 µm) 44 11 Le cellule vegetali raggiungono tipicamente grandi dimensioni! Anche in questo caso devono essere garantiti adeguati scambi con l’ambiente. Anziché aumentare la loro superficie, le cellule vegetali occupano la quasi totalità del loro volume con il vacuolo, una “cisterna” contenente principalmente acqua. Il vacuolo spinge il citoplasma e gli organuli verso la membrana plasmatica, che rappresenta il sito di scambio con l’ambiente. grande volume con poca materia vivente Da Baldisserotto et al. 2007 Principio che domina l’anatomia dei vegetali: le cellule sono molto grandi, ma sono per massima parte composte di acqua! Per le masse di acqua in gioco le cellule vegetali richiedono un sistema di “contenimento” = parete cellulare. 45 46 La parete cellulare conferisce alle cellule vegetali una forma ben definita, secondo due principali modelli. Cellule isodiametriche PARENCHIMATICHE Cellule allungate PROSENCHIMATICHE 4. La cellula vegetale 47 48 12 Cellule vegetali L’evoluzione da organismi semplici a complessi porta a una forma cellulare che è considerata “tipica” delle piante in contrapposizione a quella della cellula “animale”: Alla varietà di forme degli organismi detti “vegetali” corrisponde una varietà di organizzazioni cellulari. Chlamydomonas (unicellulare flagellata) Closterium (unicellulare immobile) Diatomea (unicellulare immobile) Da Lüttge et al. • ha forma geometrica • è immobile • contiene soprattutto acqua • è autotrofa Dictyota – sezione trasversale (macroalga) Fungo (ifa) 49 50 Da Gerola Strutture della cellula vegetale assenti in quella animale Parete cellulare La cellula è immobile e, se adulta, non può cambiare forma Sistema vacuolare (Vacuolo) Occupa gran parte del volume cellulare Plastidi Da Raven et al. 51 Consentono la nutrizione autotrofa 52 13 La cellula vegetale comprenderà 3 “comparti” in reciproca relazione tra loro Protoplasto Parete cellulare All’esterno della membrana plasmatica, circonda ogni cellula 53 Da Raven et al. Protoplasma Delimitato dalla membrana plasmatica, contiene: • citoplasma • citoscheletro • organuli Inclusi Gocce di oli, altre sostanze (paraplasma) 54 Associazione tra cellule PLASMODESMI • Canali (diametro 40 nm) delimitati dalla membrana plasmatica che attraversano le pareti cellulari di cellule adiacenti. • Ogni plasmodesma comprende una componente assiale (desmotubulo) costituita da reticolo endoplasmatico strettamente arrotolato su se stesso. • Tra plasmalemma e desmotubulo si estende un anello di citoplasma continuo tra le due cellule. Parete Le pareti sono in parte comuni a cellule contigue I protoplasti di cellule contigue sono in comunicazione diretta tramite ponti citoplasmatici detti PLASMODESMI. Desmotubulo Plasmodesma 55 APOPLASTO Pareti cellulari + spazi intercellulari SIMPLASTO Unità costituita dai protoplasti in continuità tra loro per mezzo di plasmodesmi 56 Da Raven et al. 14 Accrescimento delle cellule vegetali Accrescimento per divisione: aumenta il numero di cellule Cellule giovanili e cellule adulte Accrescimento per distensione: aumenta la dimensione della cellula DIFFERENZIAMENTO Cellule ancora indifferenziate tempo Cellula adulta 57 Cellula giovanile o meristematica • • • • • Alto indice N/C Parete sottile Proplastidi Piccoli vacuoli È in grado di dividersi Cellula adulta o differenziata • Basso indice N/C • Parete spessa e talora modificata • Plastidi differenziati • Ampio sistema vacuolare • Perde la capacità di dividersi 58 Da Gerola Il sistema vacuolare • Cisterna delimitata da un’unità di membrana detta tonoplasto che racchiude una soluzione acquosa detta succo vacuolare • Nella cellula adulta il sistema vacuolare occupa il 90% del volume • A maturità il sistema vacuolare può consistere di un solo grande vacuolo attraversato da briglie citoplasmatiche 5. Sistema vacuolare Vacuolo 59 60 15 La biogenesi del vacuolo è de novo Biogenesi del sistema vacuolare i provacuoli da cui il vacuolo prende origine derivano dal differenziamento di altri comparti membranosi L’origine dei provacuoli può essere: 1. dall’insieme delle endomembrane collegate alla faccia trans dell’apparato di Golgi: un insieme di tubuli sinuosi forma una struttura a “gabbia”, i tubuli si fondono e rimane solo una membrana esterna (= tonoplasto) 2. dal reticolo endoplasmatico: regioni specifiche della RE accumulano proteine di membrana caratteristiche del tonoplasto, si estendono e distaccano (es. vacuoli proteici nei cereali). Provacuoli Cellula meristematica Cellula adulta Il vacuolo prende origine da piccoli e numerosi provacuoli (vacuolizzazione diffusa) che si estendono e fondono tra loro per originare un’unica grande cisterna (vacuolo centrale). 61 62 Fenomeni osmotici Tonoplasto H+ Membrana asimmetrica: ricca di proteine che mediano diverse forme di trasporto (dal citoplasma al succo vacuolare e/o viceversa) – proteine carriers (permeasi) – acquaporine (vie preferenziali per i flussi di acqua) – pompe di protoni: spostano protoni dal citoplasma al succo vacuolare, che quindi risulta più acido (pH 5-6 anziché 7) Modelli non mutualmente esclusivi Sac OSMOSI = diffusione di acqua secondo gradiente di concentrazione attraverso una membrana semipermeabile (l’acqua va a diluire la soluzione più concentrata). H+ Sac L’acqua si sposta andando a diluire la soluzione più concentrata H2O H2O π ATP H+ ADP + Pi 63 La concentrazione nei due comparti tende a equilibrarsi. Il livello della seconda vasca si alza La pressione che deve essere esercitata sul contenuto della seconda vasca affinché si impedisca il flusso d’acqua è detta pressione osmotica (π). 64 16 Le membrane biologiche (plasmalemma, tonoplasto, membrane degli organuli) si comportano approssimativamente come membrane semipermeabili, per cui danno luogo a fenomeni osmotici. Soluzione ipotonica Soluzione isotonica Soluzione ipertonica Il vacuolo è sede di imponenti fenomeni osmotici attraverso la membrana del tonoplasto. La differenza di concentrazione di molecole/ioni tra succo vacuolare e ambiente esterno alla cellula determina se il flusso di acqua prevalente sarà in entrata o in uscita TURGORE In realtà le membrane cellulari hanno una PERMEABILITÀ SELETTIVA, 65 perché selezionano le sostanze in entrata e in uscita. PLASMOLISI Da Nultsch, Allgemeine Botanik. 66 Funzioni del vacuolo • Le forze in gioco nel comportamento osmotico della cellula vegetale sono la pressione osmotica (π) dovuta al vacuolo e la pressione di turgore (Pt), ovvero la contropressione esercitata dalla parete: Le funzioni assolte dal vacuolo sono riconducibili a due aspetti fondamentali: Ψ = π − Pt 1. funzione osmotica: il vacuolo regola l’economia dell’acqua nella cellula vegetale (funzione legata allo stato di turgore) Ψ è detta tensione di assorbimento (potenziale dell’acqua). • Lo stato di turgore corrisponde a Ψ = 0 (π = Pt). • In una condizione ipertonica, l’acqua fuoriesce dal vacuolo. Questo riduce il suo volume e conduce al distacco del plasmalemma dalla parete cellulare: stato di plasmolisi. • Entro certi limiti la plasmolisi è reversibile: in soluzione ipotonica il vacuolo recupera il suo volume iniziale e riprende a esercitare una pressione contro la parete: deplasmolisi. • In una foglia le cellule non sono mai completamente turgide, perché l’acqua continuamente evapora (traspirazione). 67 2. funzione di contenitore polivalente: il succo vacuolare può ospitare una grande varietà di sostanze Il sistema vacuolare non è un contenitore inerte: 9 è sede di attività metabolica, che si realizza a livello sia del tonoplasto sia del succo vacuolare 9 controlla e mantiene l’omeostasi citoplasmatica 68 17 1. Funzione osmotica • • Crescita per distensione: la crescita per distensione è dovuta essenzialmente all’aumento in dimensioni del vacuolo che va a riempire dei vuoti utilizzando materiali a “basso costo” (acqua), mentre consente di “risparmiare” materiali citoplasmatici. Agevolazione degli scambi: il vacuolo confina il citoplasma alla periferia della cellula. Flusso d’acqua in entrata Distensione • Funzione meccanica: il “gioco di forza” tra vacuolo e parete cellulare conferisce alla cellula vegetale caratteristiche proprietà meccaniche. Variazioni regolate dello stato di turgore di specifiche cellule sono responsabili dei movimenti di turgore che permettono : 9 la regolazione degli scambi gassosi tramite l’apertura e la chiusura degli stomi 9 i movimenti ritmici di apertura e chiusura di fiori e foglie (nictinastie) 9 i movimenti rapidi, ad es. nelle piante carnivore o nella mimosa pudica (seismonastie) 9 i movimenti di orientamento direzionale, ad es. le foglie che si orientano verso il sole (tropismi) 9 la penetrazione della radice nel suolo 69 Movimenti nelle piante: -Nastie, la direzione del movimento è indipendente dalla direzione dello stimolo -Tropismi, la direzione del movimento è in relazione alla direzione dello stimolo (geotropismo, fototropismo, eliotropismo) 70 2. Vacuolo come contenitore polivalente • Funzione di riserva: il vacuolo come “dispensa” della cellula vegetale, che riversa nel succo vacuolare materiali di riserva di varia natura (es. proteine nei semi). • Funzione segregativa: la pianta non possiede un apparato escretore, per cui accumula le sostanze e metaboliti tossici all’interno dei vacuoli (ad es. nelle foglie che poi in autunno cadranno). • Funzione litica: il vacuolo presenta un’attività metabolica legata alla presenza di enzimi litici (proteasi, fosfatasi, nucleasi, glicosidasi). La funzione litica interviene: 9 per il normale ricambio delle strutture cellulari; 9 per promuovere in modo specifico la morte di alcune cellule durante lo sviluppo e la senescenza. 71 72 Immagini dal sito della Botanical Society of America 18 • Funzione omeostatica: grazie al vacuolo viene preservata la funzionalità del citoplasma 9 controlla il pH e l’omeostasi ionica (es. Ca2+) 9 consente la resistenza al freddo (aumento della concentrazione del succo vacuolare) 9 consente la resistenza al secco e al sale (presenza di molecole particolarmente idrofile e aumento della concentrazione dei soluti) 6. Contenuto del vacuolo • Funzione ecologica: 9 difesa dai patogeni 9 deterrente per gli erbivori 9 richiamo impollinatori e disseminatori 73 Inclusi vacuolari 74 Contenuti liquidi • Ioni inorganici Il succo vacuolare presenta una varietà di contenuti possibili. Gli inclusi vacuolari si distinguono in due categorie sulla base del loro stato fisico: Il succo vacuolare accumula una grande varietà di ioni inorganici, regolandone il rilascio nel citoplasma (funzione omeostatica) tramite trasportatori specifici del tonoplasto: K+, Ca2+, SO42-, NO3-, PO43- ecc. 1. contenuti liquidi: sostanze inorganiche e organiche solubili in acqua. In alcuni casi il vacuolo si può “riempire” di sostanze (anche poco solubili in acqua) che mantengono lo stato liquido. 2. contenuti solidi: sostanze presenti nel vacuolo allo stato solido perché precipitano/cristallizzano avendo superato la concentrazione di solubilità in acqua 75 Casi particolari: 9 H+, funzione di regolazione del pH 9 Ca2+, ruolo di segnalazione nella cellula 9 Na+ e Cl-, nelle piante capaci di resistere alla salinità (ALOFITE) 9 Ioni di metalli pesanti, nelle piante che sopravvivono in suoli contaminati (METALLOFITE) 76 19 • Acidi organici • Aminoacidi e ammidi Si tratta spesso di metaboliti prodotti in eccesso, ad es. dal metabolismo respiratorio: funzione omeostatica. Arginina, istidina, asparagina, glutammina… Riserve di azoto e funzione omeostatica. - • Proteine acido citrico (agrumi) acido ossalico (rabarbaro) acido tartarico (uva) acido malico (mela) acido succinico (digitale) Comprendono proteine enzimatiche (idrolasi) coinvolte nella funzione litica. Il contenuto in acidi può assumere anche un “valore aggiunto”, come succede nei frutti: il frutto acerbo (con i semi immaturi) è acido e quindi inappetibile agli animali. Un caso particolare: acido malico nelle piante CAM (Crassulacean acid metabolism). Nella senape la mirosinasi è l’enzima che scinde la sinigrina (un glucosinolato) producendo la tipica essenza: mirosinasi e sinigrina sono in vacuoli di cellule diverse, per cui solo in seguito al morso di un animale avviene la reazione che libera i composti ad azione revulsiva (funzione deterrente). 77 78 • Carboidrati • METABOLITI SECONDARI 9 Monosaccaridi: glucosio (uva), fruttosio (pera) 9 Disaccaridi: saccarosio (barbabietola, canna da zucchero) 9 Polisaccaridi: 9 Sostanze prodotte dal metabolismo, ma apparentemente non coinvolte nei processi vitali per la pianta stessa, ovvero l’assimilazione dei nutrienti, la respirazione, il trasporto e il differenziamento. - inulina, polimero del fruttosio (es. Asteraceae) - polimeri del mannosio – mannani – (es. Liliaceae) - mucillagini, polisaccaridi complessi particolarmente idrofili (cipolla, piante succulente) Funzione di riserva, funzione osmotica. IMPORTANTE: L’amido è un incluso del plastidio. Il vacuolo NON contiene MAI AMIDO! 79 9 Composti molto eterogenei che vengono interpretati come il linguaggio con cui la pianta si mette in relazione con la componente biotica del suo ambiente: - alcaloidi - composti fenolici - terpenoidi - glicosidi - glucosinolati 9 La caratteristica comune a questi composti è la capacità di suscitare negli animali sensazioni gradevoli o sgradevoli. 80 20 In tutte le civiltà le spezie e le droghe sono state uno dei maggiori stimoli ai grandi viaggi e alle scoperte geografiche, con profonde influenze sulla geopolitica mondiale Valore culturale dei metaboliti secondari I metaboliti secondari caratterizzano piante che nel corso della storia dell’uomo sono state impiegate come: 9 9 9 9 9 piante curative (papavero, digitale, belladonna) spezie (caffé, pepe, zenzero) piante di uso rituale/magico (incenso, mirra, aloe) piante tintorie (indaco, robbia) piante per profumeria (canfora, sandalo) 9 antichi Egizi ottenevano l’incenso (Boswellia sacra) dall’Arabia 9 Roma: spezie dall’India e dall’Arabia 9 Medioevo: repubbliche marinare e commerci delle spezie e delle droghe come punto d’incontro tra Oriente e Occidente 9 Scoperte geografiche in età moderna: cacao, caucciù, vaniglia dall’America centro-meridionale 9 1839-1869: guerra dell’oppio tra Cina e Gran Bretagna Confini sfumati Nell’antichità, la coltura di una particolare pianta poteva rappresentare l’elemento cardine nell’agricoltura di un popolo: sviluppo di complesse reti di itinerari di commercio che mettevano in contatto popoli diversissimi. 81 Papiro di Ebers (1552 a.C.) Un trattato egizio sulle piante curative 82 Alcaloidi in famiglie di Dicotiledoni: Alcaloidi • Solanaceae: atropina (Atropa belladonna, Hyosciamus niger) nicotina (Nicotiana tabacum) solanina (Solanum tuberosum) capsaicina (Capsicum) scopolamina (Datura stramonium) • Papaveraceae: morfina, codeina, papaverina (Papaver somniferum) • Rubiaceae: caffeina (Coffea arabica), chinina (Cinchona officinalis) • Theaceae: teina (Camellia sinensis) • Sterculiaceae: teobromina (Theobroma cacao) • Ranunculaceae: aconitina (Aconitum napellus) • Erithroxylaceae: cocaina (Erithroxylon coca) • Apiaceae: coniina (Conium maculatum) Composti ciclici basici contenenti azoto. Hanno sapore amaro e generano negli animali sensazioni sgradevoli (valore farmacologico): funzione di DIFESA (ma anche riserva di azoto). Infrequenti nelle monocotiledoni (es. colchicina in Colchicum autumnale), sono diffusissimi nelle DICOTILEDONI. Colchicina 83 84 21 Erythroxylon coca L’uso delle foglie di coca presso i popoli delle Ande risale al 3000 a.C. Le piccole quantità di alcaloidi nelle foglie masticate agiscono da stimolanti e alleviano la sensazione di fatica e di fame. Papaver somniferum Per le sue proprietà narcotiche, il papavero da oppio è pianta d’uso comune già presso le civiltà sumera ed egizia. Il suo uso decade in Europa nel Medioevo, ma si impone nuovamente nell’800. Nella forma di tintura alcolica d’oppio (laudano) è stato assunto da numerosi scrittori “visionari”, come Coleridge e Baudelaire. Hyosciamus niger Nel I sec. a.C. Cleopatra usa estratti di giusquiamo per dilatare le pupille (midriatico) nel tentativo di sedurre gli avversari. Lo stesso effetto è ottenuto dalle donne del Medioevo impiegando la belladonna. Oggi l’atropina è usata in ambito oculistico. Atropa belladonna 85 86 Immagini dal sito della Botanical Society of America; formule da Buchanan. Da Raven et al. Composti fenolici Composti contenenti (almeno) un gruppo fenolico e loro derivati. OH Tibouchina semidecandra L’accumulo di flavonoidi nei petali individua regioni che assorbono l’UV visibili alle api impollinatrici 9 FLAVONOIDI Sostanze pigmentate presenti in fiori (es. geranio), frutti (uva, fragola), foglie (acero rosso). Antociani: rossi in ambiente acido, blu in ambiente basico Flavoni e flavonoli: giallo, bianco-avorio Funzioni vessillare, ma anche di difesa (proprietà antiossidanti, schermo per la radiazione ultravioletta, contro i parassiti). 87 Pelargonium Centaurea cyanus Delphinium 88 22 9 TANNINI 9 SOSTANZE FENOLICHE nelle SPEZIE Polifenoli solubili nel vacuolo. All’aria si ossidano assumendo colore bruno (flobafeni). Sono presenti nei frutti acerbi: precipitano le proteine della saliva, dando una caratteristica sensazione astringente (“allappano”). Usati nella concia delle pelli. Funzione di difesa contro i microrganismi e deterrente per gli erbivori. Le più importanti spezie conosciute al mondo antico erano coltivate nell’Asia tropicale. In età ellenistico-romana, carovane cammelliere trasportavano le spezie fino al Mediterraneo. Nel Medioevo, i commerci di spezie destinati all’Europa erano monopolio degli Arabi. Con l’età moderna, il commercio delle spezie si svincola dagli Arabi. Spesso i tannini sono localizzati in cellule specifiche: cellule a tannini. Cannella (scorza di Cynnamomum zeylanicum) - cinnamaldeide Chodi di garofano (gemme fiorali di Eugenia caryophillata) – eugenolo Zenzero (rizomi di Zingiber officinale) - gingerolo Noce moscata (Myristica fragrans) - safrolo e miristicina Cellula a tannini in Trapa natans (da Baldisserotto et al., 2007) 89 90 Da Wikipedia, Portugiesische Gewürzroute Nuove spezie sono introdotte dopo la scoperta delle Americhe, tra cui la Vaniglia (frutti essiccati e fermentati di Vanilla planifolia) – vanillina Alcuni composti fenolici hanno trovato/trovano impiego come coloranti, sia in tintoria che per uso cosmetico. Rubia tinctorum Le radici di robbia contengono alizarina che fornisce colorazioni rosate per l’uso in tintoria. Dalle foglie dell’henné (Lawsonia inermis) si ricava un colorante rosso-bruno ad uso cosmetico (lawsone), noto fin dall’antichità nell’Asia Minore e nell’Africa sahariana. Una molecola simile, lo juglone, si ottiene dal mallo del frutto del noce (Juglans regia). CHO OCH3 O OH vanillina 91 OH O Juglone 92 23 9 OLI ESSENZIALI (oli eterei) Terpenoidi Perlopiù monoterpeni come limonene, pinene, mentolo, carvone… Funzione vessillare, di difesa nei confronti degli animali (es. piretrine), di inibizione della crescita nei confronti di altre piante (funzione allelopatica). Derivano dalla condensazione di unità isopreniche a 5 atomi di carbonio (C5): Isoprene Gli oli eterei sono comuni in piante della flora mediterranea (ciò rendeva queste piante meno pregiate rispetto alle spezie di provenienza esotica): Mentha, Thymus, Origanum vulgare, Salvia officinalis, Petroselinum crispum, Laurus nobilis, Acorus calamus… I terpenoidi si distinguono sulla base del numero di unità isopreniche che li formano: Ad alcune di queste piante vengono riconosciute proprietà curative: monotepeni (C10): essenze sesquiterpeni (C15): fitoalessine, acido abscissico diterpeni (C20): fitolo (clorofilla), fitoalessine, gibberelline triterpeni (C30): steroidi, composti tossici tetraterpeni (C40): carotenoidi politerpeni (Cn): gomma Ai composti terpenoidi appartengono sia metaboliti primari (es. acido abscissico, carotenoidi), che secondari. “salvia confortat nervos, manuumque tremorem… Salvia salvatrix, naturae conciliatrix” [Scuola Medica Salernitana, XIII sec.] 93 94 Glicosidi 9 TERPENOIDI DI INTERESSE FARMACEUTICO E BIOLOGICO: artemisina (Artemisia annua): antimalarico taxolo (Taxus baccata): antimitotico, anticancro esteri del forbolo (alcune euforbiacee): cancerogeni azadiractina (Azadirachta indica): insetticida Prodotti di condensazione: Aglicone + porzione gliconica (da 1 a 5 zuccheri) Funzioni: 9 POLITERPENI Lunghe molecole derivate dalla condensazione di unità terpeniche si trovano nel latice di varie specie: Taraxacum (asteraceae), Ficus (Moraceae), diverse euphorbiacee. Dalle incisioni praticate sul tronco di Hevea brasiliensis si ricava il caucciù. 95 - detossificazione: il legame con lo zucchero aumenta la solubilità dell’aglicone, potenzialmente tossico, che può essere segregato nel vacuolo - difesa: sensazioni generalmente sgradevoli prodotte sugli animali (interesse farmaceutico). Le sostanze ad azione deterrente sono spesso liberate in seguito a insulti che permettano il contatto tra un enzima e il glicoside substrato (es. morso di animale). 96 24 Esempi di glicosidi: Glucosinolati • cianogenetici, liberano acido cianidrico (amigdalina nelle rosaceae) Glicosidi solforati (tioglicosidi) dall’odore pungente. Lo zucchero è un β-glucosio. R1 Zucchero – O CN R2 • cardenolidi (cardiotonici della Digitalis purpurea) • antrachinonici (attivi sull’intestino, es. aloe, senna) • saponine (attività emulsionante, es. Saponaria officinalis, liquirizia) Comuni nelle Crucifere (Brassicacee): sinigrina nella senape nera, sinalbina nella senape bianca. Vengono idrolizzati da enzimi noti come mirosinasi liberando composti volatili: isotiocianati, cianidi, tiocianati. Anche i flavonoidi si trovano normalmente in forma glicosidica. 97 98 Vacuoli e corpi proteici Inclusi solidi La concentrazione di alcune sostanze nel succo vacuolare può superare la soglia di solubilità in acqua Nel seme vengono accumulate notevoli quantità di proteine come riserva per la germinazione. La disidratazione che accompagna la maturazione del seme porta alla precipitazione delle proteine: granuli di aleurone. La formazione dei vacuoli contenenti proteine nel seme può avvenire secondo due modalità: PRECIPITAZIONE - CRISTALLIZZAZIONE 1. proteine solubili (es. globuline): vengono inviate nel vacuolo dove si accumulano (protein storage vacuole) Vacuoli e corpi proteici Ossalato di calcio solfato di calcio corpi silicei 99 2. proteine poco solubili (es. prolamine): formano aggregati nel lume del reticolo endoplasmatico. Le porzioni contenenti le proteine gemmano originando i corpi proteici, eventualmente inglobati in vacuoli. 100 25 Struttura dei granuli di aleurone Cristalli di ossalato di calcio Molte piante contengono cristalli, tra cui i più comuni sono quelli di ossalato di calcio. Nel reticolo cristallino l’ossalato di calcio è associato con un numero variabile di molecole d’acqua: il grado d’idratazione influenza il processo di cristallizzazione. - globoide (fitina, riserva di fosforo) - cristalloide (globulina) - matrice amorfa (albumine) 101 Da Nultsch. Tipologie di cristalli di ossalato di calcio 102 Possibili funzioni dei cristalli di ossalato di calcio: 1. sequestro di calcio dal citoplasma DRUSE Cristalli irti di punte Es: fusti di Silene, nocciòlo 2. detossificazione dall’eccesso di acido ossalico 3. difesa contro gli erbivori: i tessuti diventano inappetibili agli RAFIDI Cristalli simili ad aghi Es: catafilli di scilla, foglie di Lemna STILOIDI Cristalli prismatici, anche geminati Es: catafilli papiracei di cipolla SABBIA CRISTALLINA Minutissimi cristalli Es: solanacee 103 animali 104 26 Corpi oleosi I corpi lipidici si formano dalla membrana del reticolo endoplasmatico. Per questo restano delimitati da un monostrato fosfolipidico associato a proteine (oleosine). È frequente nei vegetali l’accumulo di lipidi, come forma “concentrata” di energia: - alghe (es. diatomee) - semi oleaginosi (es. ricino, girasole, soia) - frutti (es. oliva, mango) I lipidi vengono accumulati in corpi lipidici (oleosomi o sferosomi). Non si tratta di veri vacuoli, non presentano infatti il tonoplasto. Durante la germinazione del seme i lipidi vengono mobilitati e convertiti in zuccheri (via metabolica che negli animali non esiste!!). 105 106 Da Buchanan. Parete cellulare Caratteristica fondamentale della cellula vegetale. Sono ben poche le eccezioni alla presenza di parete nelle cellule considerate “vegetali”: mixomiceti, alghe unicellulari mobili, cellule riproduttive (gameti e zoospore). 7. Parete cellulare • conferisce la forma alla cellula • protegge e sostiene il protoplasto • esercita una contropressione elastica che bilancia la pressione osmotica (TURGORE) • ha funzione di difesa • Lamella mediana • Parete primaria 107 108 27 La parete cellulare è un prodotto del metabolismo cellulare: si forma ex novo. La parete cellulare: • struttura dinamica (cambia in relazione allo sviluppo) • complesso intreccio molecolare (porosità, flussi di acqua, diffusione di molecole) • appartiene al comparto apoplastico = sistema continuo nell’intera pianta La sua biogenesi si riflette nella sua struttura, che comprende dall’esterno verso il protoplasto: • lamella mediana • parete primaria • parete secondaria Lamella mediana Strati di parete secondaria Parete primaria Da Raven et al. 109 La genesi della parete inizia durante la divisione cellulare e accompagna il differenziamento della cellula finché questa è metabolicamente attiva 110 INTERFASE 1. Formazione della lamella mediana PROFASE PROFASE avanzata • Tarda anafase – inizio della telofase (i cromosomi condensati hanno quasi completato la migrazione verso i poli) • A livello del piano equatoriale si organizza il FRAGMOPLASTO = zona citoplasmatica percorsa da un gran numero di corti microtubuli disposti secondo una forma a botte • I microtubuli del fragmoplasto dirigono le vescicole provenienti dall’apparato di Golgi verso la zona equatoriale • Le vescicole si fondono tra loro originando il nascente plasmalemma e il setto di separazione (cell plate). 111 Fragmoplasto TELOFASE & CITODIERESI ANAFASE 112 METAFASE Da Nultsch. 28 CITODIERESI nella CELLULA VEGETALE La formazione del setto di separazione avviene in senso CENTRIFUGO: si accresce dal centro verso la periferia fino a congiungersi con le pareti laterali della cellula madre. All’estensione del setto si accompagna il dissolvimento del fragmoplasto in senso centrifugo. Durante la formazione del setto di separazione, alcuni tubuli del reticolo endoplasmico restano “intrappolati” nel setto stesso = origine dei plasmodesmi. 113 Da Lüttge et al. Da Gerola La presenza del fragmoplasto è un carattere evoluto: nelle alghe è presente il FICOPLASTO, ugualmente derivante da microtubuli, ma disposti parallelamente alla parete in formazione. In questo 114 caso la parete si forma in modo centripeto. Sostanze pectiche Il prodotto dei primi eventi di formazione della parete cellulare è la lamella mediana 9 insieme di polisaccaridi complessi Assemblaggio del materiale polimerico trasportato dalle vescicole golgiane Esempi: ramnogalatturonano (acido), arabinogalattano (neutro) • comune alle due cellule figlie (spessore <1 µm) • formata da sostanze pectiche, acqua, proteine 9 caratteristiche funzionali: • funzione cementante - formano con l’acqua soluzioni viscose (gel) - ioni Ca2+ e Mg2+ permettono il legame tra catene diverse = pectati di Ca e Mg • presenta solo accrescimento in superficie • può essere l’unico strato della parete nelle cellule meristematiche 9 composizione: - zucchero prevalente: acido galatturonico - altri zuccheri: ramnosio, arabinosio, galattosio 115 116 29 2. Formazione della parete primaria • Fin dai primi stadi di formazione, il setto di separazione è tristratificato • Esternamente alla lamella mediana inizia la deposizione delle prime microfibrille di cellulosa da parte dei due protoplasti Ca2+ Inizio della biogenesi della PARETE PRIMARIA da parte di ciascuna cellula figlia 117 118 Da Lüttge et al. mod La parete primaria caratterizza le cellule che si stanno accrescendo per distensione Composizione della parete primaria (analogia col cemento armato) La sua composizione e organizzazione molecolare devono assecondare l’aumento in volume della cellula sotto la pressione esercitata dal vacuolo Allo stesso tempo il suo spessore deve rimanere costante nonostante venga “stirata” Componente fibrillare CELLULOSA MATRICE - prevalente acqua (60%) sostanze pectiche emicellulose proteine Le varie componenti sono disposte secondo una notevole complessità strutturale 119 120 30 Cellulosa La cellulosa è ideale come materiale fibrillare perché: Polimero del β-glucosio: legami β(1,4) glicosidici • è lineare e molto poco estensibile • può raggiungere elevato grado di polimerizzazione (2-6000 residui) • le catene si associano tra loro a formare microfibrille (paracritalline, per cui la parete è birifrangente) • estremamente stabile = costituente permanente (gli enzimi cellulosolitici mancano nella cellula vegetale) La formazione del legame tra due unità di glucosio richiede la rotazione di 180° di una molecola rispetto all’altra: catena lineare di unità di glucosio, stabilizzata da legami idrogeno. Colorazione con cloroioduro di zinco. Associazione tra catene di cellulosa cellobiosio Legame β(1-4) 121 122 Da Raven et al. Da Raven et al. Sintesi della cellulosa • Sistema enzimatico CELLULOSOSINTASI intrinseco nello spessore del plasmalemma. • Funziona come un sistema di tessitura che recupera dal citoplasma il glucosio in forma attivata (UDP-glucosio) ed emette all’esterno le microfibrille di cellulosa. • La deposizione delle microfibrille è guidata dai microtubuli che decorrono al di sotto del plasmalemma (come dei binari). Complesso della cellulososintasi (rosetta) 123 Sintesi delle microfibrille di cellulosa 124 Da Raven et al. 31 Emicellulose Proteine strutturali 9 gruppo eterogeneo di polisaccaridi complessi a catena ramificata 9 comprendono: xiloglucani, xilani, arabinoxilani… β-glucani (graminacee) 9 interagiscono con le microfibrille di cellulosa e con gli altri polimeri di matrice 9 provengono dall’apparato di Golgi e vengono trasportate in vescicole fino al plasmalemma Contribuiscono alla struttura della parete: 9 estensine Famiglia di proteine insolubili ricche di idrossiprolina e glicosilate (arabinosio) Sintetizzate nel RE, modificate nel Golgi, una volta esocitate in parete si legano tra loro (diventando insolubili). 9 altre proteine Proteine arabinogalattaniche Proteine ricche in glicina Proteine ricche in prolina 125 126 Organizzazione tridimensionale della parete primaria Proteine enzimatiche Sono legate all’attività biologica della parete: 9 perossidasi (introducono legami tra unità fenoliche presenti nei polimeri parietali, sintesi della lignina) 9 espansine (allentano i legami tra i polimeri per favorire la distensione) 9 transglicosilasi (modificano i legami tra gli zuccheri per favorire la distensione) 9 idrolasi 9 ossido-reduttasi 127 128 Da Mauseth. 32 Tessitura dispersa e crescita per distensione Crescita della parte primaria e crescita della cellula La forza che guida l’accrescimento cellulare è la pressione di turgore: grazie alla modifica dei legami tra i polimeri parietali la parete primaria può assecondare la crescita per distensione. La disposizione delle microfibrille definisce come la cellula crescerà nello spazio (cellule isodiametriche o allungate). Tessitura dispersa foliata Cellula isodiametrica Tessitura dispersa tubolare Cellula allungata Concetto di TESSITURA 129 130 Da Gerola. Caratteristiche favorevoli alla distensione: 1. prevalenza della matrice 2. tessitura dispersa delle microfibrille di cellulosa Conseguenze: 8. Parete cellulare -durante la distensione le microfibrille si possono riorientare (così in strati diversi della parete si avranno orientamenti diversi delle microfibrille: modelli di crescita multi net e dell’organizzazione ad elicoidi) • Parete secondaria • Modificazioni della parete - lo spessore può essere mantenuto costante perché all’apposizione delle microfibrille si accompagna l’incorporazione di materiali di matrice (intussuscepzione) 131 132 33 3. Formazione della parete secondaria Caratteristiche della parete secondaria: Per molte cellule vegetali, a differenziamento ultimato, la biogenesi della parete termina con la parete primaria. 9 scarsa matrice formata quasi esclusivamente da emicellulose 9 abbondante sistema fibrillare a tessitura PARALLELA secondo vari modelli di disposizione (fibrosa, elicoidale, anulare) 9 struttura stratificata (crescita centripeta per apposizione) Lamella mediana Altri tipi di cellule, raggiunte le dimensioni finali, appongono alla parete primaria strati successivi di materiali polisaccaridici che vanno a costituire la parete secondaria. Strati di parete secondaria Parete primaria La deposizione della parte secondaria riduce progressivamente il lume cellulare. 133 Da Raven et al. Tessitura parallela 134 FIBROSA ELICOIDALE ANULARE Parete secondariaParete primaria Punteggiature Parete terziaria La parete secondaria restringe i canali dei plasmodesmi: 1. vengono chiusi 2. vengono mantenuti in poro-canali Poro I plasmodesmi appaiono come punteggiature in piccole depressioni della parete, dove la parete secondaria non si è formata: • • Toro con sistema di sospensione Punteggiature semplici e areolate: Angiosperme Punteggiature areolate con toro: Gimnosperme Punteggiatura areolata con toro 135 Punteggiatura semplice 136 Da Lüttge et al. 34 Modificazioni parietali Spermatofite La conquista delle terre emerse da parte delle piante ha fatto sì che venissero elaborati nuovi polimeri parietali caratterizzati da alcune proprietà favorevoli alle nuove necessità delle piante in ambiente subaereo: Pteridofite Briofite Suberina Lignina Emersione dall’acqua 1. aumentata capacità di sostegno 2. ottimizzazione del trasporto dell’acqua dalle radici alle foglie Cutina Sporopollenina 3. limitazione delle perdite d’acqua per evaporazione Alghe 137 138 Tipi di modificazione e sostanze coinvolte Le modificazioni parietali possono interessare la parete primaria, la parete secondaria o anche la lamella mediana. Le sostanze che determinano la modificazione possono essere: 1. incrostanti = si depositano nella matrice della parete (ad es. sostituendosi alle molecole d’acqua) 2. apposte = si depositano in forma di lamelle a ridosso della parete Entrambe le modalità di modificazione possono essere presenti. 139 1. 2. 3. 4. 5. 6. Lignina – lignificazione Cutina – cutinizzazione Suberina – suberificazione Mucillagini/gomme – gelificazione Minerali – mineralizzazione Flobafeni - pigmentazione Specificamente legati alla vita subaerea = 1, 2, 3 (anche 6) Presenti anche nelle alghe = 4, 5 140 35 La lignificazione conferisce alle pareti resistenza meccanica soprattutto agli sforzi di pressione (mentre le normali pareti di celluloso-pectiche sono elastiche,resistenti alla trazione). Lignificazione Lignina • Polimero tridimensionale a elevato peso molecolare le cui unità monomeriche sono composti fenilpropanoidi (monolignoli): acidi p-cumarilico, coniferilico, sinapilico. Necessità di resistenza meccanica emerge con la vita subaerea: • tessuti meccanici (sclerenchima) • tessuto vascolare (trasporto linfa grezza “sotto aspirazione”) • endocarpo dei frutti (protezione del seme) • I monomeri sono sintetizzati nel citoplasma e trasportati nella parete, dove polimerizzano rapidamente sostituendosi alle molecole d’acqua della matrice (modificazione incrostante). • L’impregnazione di lignina può interessare la parete a tutti i livelli (compresa la lamella mediana). Colorazione specifica per la lignina = floroglucina (floroglucinolo) acidificata (rosso) 141 142 Da Lüttge et al. La presenza di lignina influenza la qualità di Cutinizzazione • Carta: molta lignina = scarsa qualità (es. carta da quotidiano) Cutina Il 90% della produzione di carta deriva da paste lignee: le fibre legnose usate per la fabbricazione della carta devono essere prima trattate per rimuovere la lignina. Tra le latifoglie usate per la carta: pioppo, faggio, betulla. • Polimero costituito da acidi grassi idrossilati a lunga catena (C16-C18), esterificati tra loro e formanti un reticolo tridimensionale. • La cutina impregna la parete tangenziale esterna delle cellule epidermiche (porzioni epigee) o può anche essere depositata all’esterno delle pareti stessi = CUTICOLA • Tessuti: molta lignina = scarsa morbidezza (es. tessuti per cordame: iuta) • Legno: molta lignina = durezza (es. ebano, Diospyros ebenum) l llu Ce 143 erm pid ae ica 144 Da Nultsch. 36 La sintesi di cutina è una delle prime forme di adattamento delle piante all’ambiente terrestre (es. muschi). • polimero idrofobo (anche se non assolutamente impermeabile all’acqua) • cuticola più spessa nelle XEROFITE • associazione con CERE Cere (pruine) • Miscela complessa di alcani a lunga catena (idrocarburi fino a C40) • Assolutamente idrofobe • Intracuticolari o epicuticolari Benincasa hispida Campyloneuron Narcissus Convallaria majalis Cristalli di cere Cristalli di cere Strato esterno di cutina Strato interno di cutina Parete secondaria 145 146 Da Nultsch, Allgemeine Botanik Da Buchanan. Da Nultsch. La suberificazione è un adattamento alla vita terrestre più recente rispetto alla cutinizzazione Suberificazione Suberina • Polimero complesso simile alla cutina (acidi grassi C16-C18) + acidi bicarbossilici + composti fenolici. • caratterizza le Spermatofite • conferisce impermeabilità, coibenza e resistenza contro i patogeni (sughero) Citoplasma • La suberina è deposta in lamelle concentriche a ridosso della parete primaria. • La suberina è impermeabile all’acqua: le cellule con parete suberificata spesso muoiono. Lamelle di suberina Cellula del sughero in differenziamento Parete primaria 147 Cellula del fellogeno 148 Da Nultsch. 37 Gelificazione Mineralizzazione Comporta un aumento notevole di polisaccaridi idrofili in parete rispetto ai polisaccaridi strutturali (cellulosa ed emicellulose). Interessa l’intero mondo vegetale: Deposizione di sostanze inorganiche che possono insinuarsi negli spazi interfibrillari o incrostare la parete internamente o esternamente. 9 Capsula di cianobatteri e microalghe eucariote (capacità di adesione) 9 Parete cellulare delle alghe rosse (agar-agar) 9 Gelificazione parietale nelle piante superiori: 1.fisiologica: dovuta a mucillagini che aumentano l’idrofilia della parete (cuffia radicale, foglie e fusti di piante con proprietà emollienti es. Malva) 2.patologica: dovuta a gomme prodotte in seguito a ferite (es. gommosi del pesco, ciliegio, gomma adragante da Astragalus tragacantha) 9Silicizzazione (silice SiO2) - cellule epidermiche di graminacee (foglie taglienti e lucide), palme (usate come lime), equiseti - frustulo delle diatomee 9Calcificazione (carbonato di calcio CaCO3) - foglie ruvide delle cucurbitacee - cistoliti di Ficus - alghe rosse (alghe coralline degli atolli) e carofite (Chara) - cellule del legno delle Cupressacee - idioblasti di Ninfea I peli di Urtica presentano entrambe le modificazioni. 149 150 Pigmentazione Impregnazione della parete con sostanze pigmentante di natura fenolica: flobafeni (tannini ossidati). La pigmentazione è spesso associata alla morte della cellula. I flobafeni conferiscono resistenza alla marcescenza. Determinano la colorazione del legno (es. duramen di noce ed ebano) 9. Plastidi • Introduzione • Cloroplasto • Cenni sulla fotosintesi 151 152 38 Plastidi Famiglia di organuli caratteristici delle cellule dei vegetali eucarioti autotrofi (alghe e piante terrestri). I plastidi si comportano all’interno della cellula come organuli semiautonomi perché recano nel proprio DNA una parte dell’informazione necessaria alla loro costruzione Origine dei plastidi da procarioti autotrofi (cianobatteri) inglobati nella cellula eucariotica progenitrice. (mancano quindi nei procarioti e nei funghi) Caratteristiche comuni: • doppio involucro membranario • DNA circolare • apparato per la trascrizione e la sintesi proteica (ribosomi 70S) • capacità di replicazione autonoma: i plastidi derivano da altri plastidi preesistenti (non sono prodotti ex novo) 153 Classificazione Classificazione dei plastidi plastidi dei Plastidipigmentati pigmentati Plastidi (CROMATOFORI) (CROMATOFORI) 154 Da Keeling, Diversity and evolutionary history of plastids and their hosts, Am. J. Bot. 2004. CLOROPLASTO Plastidio fotosintetico nelle alghe verdi e nelle piante terrestri. Plastidiincolori incolori(o (oquasi) quasi) Plastidi Fotosinteticamente Fotosinteticamente ATTIVI ATTIVI Nelle altre alghe vi sono variazioni strutturali che hanno importanza tassonomica: rodoplasti, feoplasti. PROPLASTIDI PROPLASTIDI Rodoplasti Rodoplasti EZIOPLASTI EZIOPLASTI Feoplasti Feoplasti LEUCOPLASTI LEUCOPLASTI Nelle alghe: diverse forme e dimensioni Nelle piante superiori: numerosi di forma lenticolare, 4-10 µm Da Nultsch. Spirogyra Oedogonium CLOROPLASTI CLOROPLASTI Fotosinteticamente Fotosinteticamente INATTIVI INATTIVI CROMOPLASTI CROMOPLASTI 155 Mougeotia Pleurosigma Zygnema Piante superiori 156 39 Immagine al microscopio elettronico in trasmissione Da Lüttge et al. 157 158 Da Gerola. Sistema tilacoidale • INVOLUCRO: formato da due unità di membrana, separa lo stroma dal citoplasma e regola la comunicazione tra i due comparti • STROMA: matrice liquida in cui sono immersi • DNA circolare • ribosomi 70S • enzimi (fase oscura della fotosintesi, sintesi dell’amido ecc.) • inclusi: goccioline di lipidi (plastoglobuli), granuli di amido primario Le membrane fotosintetiche formano sacculi appiattiti (tilacoidi) e in tal modo delimitano un ambiente acquoso separato dallo stroma (lumen). I tilacoidi possono essere: • impilati tra loro a formare i grana • liberi, con entrambe le superfici esposte verso lo stroma (tilacoidi intergrana o stromatici) granum • SISTEMA TILACOIDALE: complesso sistema di membrane che organizzano sacculi tra loro interconnessi 159 160 Da Buchanan 40 Fotosintesi Processo endoergonico che immagazzina l’energia luminosa nei legami chimici di composti organici (zuccheri). Entrambe le fasi della fotosintesi hanno luogo nel cloroplasto E=hν 6CO2 + 6H2O C6H12O6 + 6O2 Nella fotosintesi si distinguono due fasi: 1. Fase luminosa: la luce viene catturata e convertita in forme utili per la cellula (ATP e NADPH). 2. Fase oscura: l’ATP e il NADPH forniscono l’energia per l’organicazione del carbonio, ovvero la sintesi di zuccheri. 161 La cattura della luce è possibile grazie a molecole capaci di assorbire determinate lunghezze d’onda dello spettro visibile Carotenoidi • caroteni • xantofille Pigmenti fotosintetici Clorofille Ficobiline • ficocianina • ficoeritrina • clorofilla a • clorofilla b • clorofilla c Da Raven et al. Fase luminosa Fase oscura 162 Tutti gli altri pigmenti coadiuvano la clorofilla a nella cattura della luce = pigmenti ACCESSORI. I pigmenti, associati a proteine, sono parte integrante delle membrane tilacoidali. Il corredo pigmentario di un organismo vegetale: • è tipico del gruppo sistematico al quale appartiene • riflette uno specifico adattamento alla luce disponibile La clorofilla a si trova in tutti i vegetali capaci di fotosintesi OSSIGENICA (i cianobatteri e i fotoautotrofi eucarioti). Cianobatteri (alghe azzurre) Le forme più primitive di fotosintesi sono invece anossigeniche e si trovano nei batteri fotosintetici. 163 ficocianina Alghe rosse Alghe brune Alghe verdi Piante terrestri clorofilla c Prochloron carotenoidi ficoeritrina specifici clorofilla b 164 41 Clorofille Carotenoidi Assorbimento della luce da parte dei pigmenti fotosintetici delle piante superiori (clorofilla a, clorofilla b, carotenoidi) CH3 (a) / CHO (b) Anello porfirinico β-carotene La composizione in pigmenti determina quali lunghezze d’onda sono più efficienti nell’attivare la fotosintesi: spettro d’azione. luteina Ficobiline Coda di fitolo ficocianina 165 I pigmenti accessori catturano l’energia luminosa e la trasferiscono, passando di pigmento in pigmento, fino a una molecola speciale di clorofilla a capace di effettuare la reazione di FOTOLISI dell’acqua: 2H2O O2 + 4H+ + 4e - Da Raven et al. I pigmenti sono organizzati in sistemi antenna per la cattura della luce Poiché nessun pigmento assorbe la luce verde, questa viene riflessa: per questo motivo le foglie ci 166 appaiono verdi. Gli H+ accumulati nel lumen fuoriescono verso lo stroma attraverso l’ATP-sintasi Con l’energia fornita dalla luce, la molecola d’acqua viene scissa: • gli ioni H+ sono accumulati nel lume tilacoidale e forniranno l’energia per produrre ATP da ADP • gli elettroni sono trasferiti tramite una catena di trasportatori fino al NADP+ che viene ridotto a NADPH • l’O2 viene liberato come sottoprodotto 167 Gli elettroni ceduti dalla molecola d’acqua vengono trasportati fino al NADP+ Da Raven et al. Mod. 168 42 ATP & NADPH rappresentano le due forme attraverso le quali l’energia ottenuta dalla luce può essere impiegata per organicare il carbonio FASE OSCURA • è dovuta all’attività di numerosi enzimi stromatici (il primo enzima è la proteina più abbondante sulla Terra: ribulosio bisfosfato carbossilasi-ossigenasi = RuBisCO) • la serie di reazioni è detta Ciclo di Calvin-Benson (coinvolge diversi zuccheri che vengono riarrangiati di reazione in reazione) • per ottenere una molecola di glucosio il ciclo deve essere percorso 6 volte 169 L’attività fotosintetica comporta un progressivo aumento della concentrazione di zuccheri nel cloroplasto Gli zuccheri sono osmoticamente attivi e richiamerebbero acqua all’interno del cloroplasto fino a farlo scoppiare Il glucosio viene condensato in forma di amido I granuli di AMIDO PRIMARIO all’interno dello stroma del cloroplasto rappresentano il prodotto visibile della fotosintesi 170 Dall’attività fotosintetica la pianta ricava tutti gli scheletri carboniosi che userà: • come elementi strutturali • come riserva di energia La riserva energetica più frequente nelle piante superiori è l’AMIDO: 10. Plastidi • nelle radici • nei fusti, anche specializzati per la riserva (es. tuberi di patata) • nei semi (es. frumento, fagiolo) • in alcuni frutti (es. banana) • Amiloplasti e amido • Cromoplasti • Differenziamento dei plastidi 171 Questi organi non sono fotosintetici, ma accumulano amido grazie alla fotosintesi che è avvenuta nelle foglie. 172 43 LEUCOPLASTI AMILOPLASTO • incolori (assenza dei pigmenti fotosintetici) • non svolgono la fotosintesi • metabolicamente attivi • specializzati nella funzione di riserva Amido AMILOPLASTI Lipidi Lipidoplasti • (quasi) privo del sistema tilacoidale • lo stroma è quasi completamente occupato da amido • attivo metabolismo Proteine Proteinoplasti La riserva lipida e proteica nei plastidi non è la norma nelle piante, ma piuttosto l’eccezione. Ai leucoplasti appartengono anche plastidi incolori nei quali hanno luogo particolari 173 attività metaboliche, come la sintesi dei terpeni. 174 Da Nultsch. Ramificazione: α-1,6 AMIDO Legame: α-1,4 Polimero dell’α-glucosio: legami α-(1,4) ramificazioni α-(1,6) Il legame di tipo α impone alla catena di glucosio una curvatura (angolo di legame tra due residui successivi di glucosio) per cui la molecola si ripiega a elica. Colorazione con liquido di Lugol (blue-violetto). legame α(1-6) Amilosio maltosio legame α(1-4) Da Gerola, mod 175 • 200-2000 residui di glucosio • Catena lineare • 20-30% Amilopectina • 2000-20000 residui di glucosio • Catena ramificata • 70-80% 176 Da Nultsch, mod. 44 G G Sac Sac L’amido che si forma negli amiloplasti deriva dalla condensazione di molecole di glucosio prodotte precedentemente dall’attività fotosintetica 1. Produzione di zuccheri e formazione amido primario AMIDO SECONDARIO 2. Idrolisi amido primario e formazione di saccarosio (glucosio + fruttosio) • viene deposto in granuli • cristallizza attorno a una regione = ILO • cristallizza in modo ciclico = presenza di STRIATURE 3. Trasporto del saccarosio agli organi di riserva Forma – dimensioni - struttura dell’ilo - evidenza delle striature 4. Sintesi di amido secondario rappresentano altrettante caratteristiche che permettono di identificare la specie da cui l’amido proviene (es. farine) 177 Granuli di amido Solanum tuberosum Phaseolus vulgaris 178 Amido e origine dell’agricoltura Triticum aestivum - Individuazione di piante utili - Intuizione del legame tra ciclo biologico e fasi climatiche Agricoltura e costituzione di riserve alimentari Zea mays Da Gerola, mod Oryza sativa La nascita delle grandi civiltà è legata alla coltura di una specie vegetale principale che fosse fonte di carboidrati per l’alimentazione umana = farine = AMIDO. 179 180 45 Granuli di amido rinvenuti in siti archeologici Processo avvenuto indipendentemente in: • Medio Oriente – Mezzaluna fertile (8000 a.C.) Triticum sp. (frumento) L’analisi dei granuli di amido ritrovati in siti archeologici può dare informazioni su: • Cina & India (6000 a.C.) Oryza sativa (riso) • come e quando le piante coltivate sono state addomesticate e trasportate in nuovi ambienti • Mesoamerica (6000 a.C.) Zea mays (mais) • quali relazioni esistono tra la presenza di certe piante coltivate e lo sviluppo delle società umane • Africa subsahariana & Corno d’Africa (3000 a.C.) Sorghum vulgare (sorgo) Alla coltura principale si associavano piante come complemento all’alimentazione (es. legumi = proteine). 181 182 Esempio: Amido di patata americana in depositi archeologici della Nuova Zelanda CROMOPLASTO • non fotosintetico: assenza di clorofilla • lo stroma è occupato da diversi tipi di strutture contenenti CAROTENODI • metabolismo legato alla sintesi dei carotenoidi Mark Horrocks, Geoff Irwin, Martin Jones and Doug Sutton (2004) Starch grains and xylem cells of sweet potato (Ipomoea batatas) and bracken (Pteridium esculentum) in archaeological deposits from northern New Zealand. Journal of Archaeological Science, 31, 251-258. L’analisi dei granuli di amido in depositi archeologici della Nuova Zelanda fornisce una prova a favore della coltivazione di piante alimentari fonti di carboidrati in Polinesia in età preistorica. Grains are typically ovate to sub-triangular, up to 18 microns in diameter, with a small vacuole at the central hilum. They have one curved surface and up to six, rarely more, flattened pressure facets. Growth rings are not clearly visible. Larger grains may be fissured at the hilum. Globuli Fibrille Membrane 183 184 Da Nultsch. 46 I cromoplasti si trovano: Cromoplasto del frutto di Arum italicum (da Bonora et al. J. Exp. Bot. 2000) • nei fiori • nei frutti Funzione VESSILLARE • in altri organi, es. radice di carota Gorteria diffusa (Asteraceae) Il colore impartito dai cromoplasti dipende dalla composizione in carotenoidi che li caratterizza: • pomodoro: licopene (rosso) • limone: xantofille (giallo) • carota: carotene (arancione) 185 La maturazione dei frutti si accompagna spesso alla transizione del colore da verde a rosso/aranciato. Es. bacca di pomodoro (Lycopersicon esculentum) 186 Differenziamento dei plastidi I plastidi rappresentano una famiglia di organuli perché: • condividono le stesse caratteristiche strutturali fondamentali • sono convertibili da una forma all’altra Da Bruno e Wetzel, mod. In questo caso i cromoplasti prendono origine dai cloroplasti: Nelle cellule giovani è presente la forma più semplice di plastidio da cui possono derivare le forme mature. Cloroplasto (fotosintesi) • degradazione della clorofilla • demolizione del sistema tilacoidale • sintesi di carotenoidi PROPLASTIDIO 187 Amiloplasto (riserva) Cromoplasto (f. vessillare) 188 47 Il differenziamento del proplastidio in una forma o nell’altra dipende da: PROPLASTIDIO • stadio giovanile del plastidio nelle cellule meristematiche • piccole dimensioni (< 1µm) • piccole quantità di pigmento: protoclorofillide • sistema membranario interno appena accennato: protilacoidi • fattori endogeni alla pianta, legati alla funzione che un determinato organo dovrà assolvere • fattori esogeni (o ambientali) Il differenziamento del proplastidio in cloroplasto nelle piante superiori è dipendente dalla presenza di luce: proplastidio mitocondrio Protoclorofillide clorofillide + fitolo clorofilla Che cosa succede se una pianta viene fatta germogliare al buio? 189 190 Da Buchanan. EZIOPLASTO Qual è lo stadio finale di sviluppo dei plastidi? • accumulo di protoclorofillide (associata a proteine e carotenoidi) • formazione di un sistema di tubuli assemblati a dare una struttura paracristallina (= corpo prolamellare) in associazione a protilacoidi Le foglie autunnali perdono progressivamente il colore verde e ingialliscono, perché la clorofilla viene degradata più velocemente dei carotenoidi: SENESCENZA. Nel cloroplasto il sistema tilacoidale viene demolito e le sostanze utili sono trasportate in altri organi della pianta. Si ottiene un plastidio alterato nella struttura, in cui il sistema tilacoidale è sostituito da globuli lipidici: gerontoplasto, simile nella struttura al cromoplasto. Da Lüttge et al. L’esposizione alla luce comporta la fotoconversione dell’ezioplasto 191 in cloroplasto. Il plastidio senescente normalmente non può convertirsi in un’altra forma di plastidio e perde la capacità di dividersi. 192 48 1 µm proplastidio amiloplasto cromoplasto ezioplasto cloroplasto (gerontoplasto) 193 Da Lüttge et al. Mod. 49