“SICUREZZA” IN … PILLOLE CAPITOLO II L’INCENDIO NOZIONI GENERALI L’incendio è un evento complesso che trae origine dalla combinazione di una serie di elementi: - il comburente, sostanza che permette al combustibile di bruciare. Generalmente si tratta di ossigeno contenuto nell’aria allo stato di gas (21% dell’aria). Se l’ossigeno si trova allo stato puro, la combinazione può assumere un andamento più energetico o addirittura violento; - il combustibile, sostanza in grado di bruciare in condizioni ambientali normali (convenzionalmente fissate a temperature di 20° ed alla pressione di 760 mmHg), esso può essere allo stato solido (carbone, legno, carta, etc.), liquido (alcool, benzina, gasolio, etc.) o gassoso (idrogeno, acetilene, metano, etc.). Nella maggior parte dei casi la reazione chimica di combustione ha inizio nello stato gassoso, perché i liquidi e, frequentemente, anche i solidi sottoposti a riscaldamento emettono vapori combustibili; - la temperatura di infiammabilità, secondo la definizione valida per i combustibili liquidi, è la temperatura minima alla quale essi sono capaci di emettere una quantità di vapori sufficienti a produrre con l’aria una miscela in grado di accendersi se sottoposta ad un’adeguata sorgente di accensione (fiamme, scintille, etc.). La temperatura di infiammabilità è una caratteristica che varia notevolmente da un combustibile all’altro; la benzina presenta una temperatura d’infiammabilità di –7°C, il gasolio di +65°C, la glicerina invece richiede un notevole riscaldamento per iniziare a bruciare poiché ha una temperatura di infiammabilità di +160°C, l’alcool denaturato di +18°C, il toluolo, presente in molti solventi per vernici, di +4°C. E’ evidente che quanto più basso è il punto di infiammabilità tanto più alto è il pericolo di incendio, fumare in presenza di benzina è certamente più pericoloso che fumare in presenza di gasolio. Per combustione si intende la reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile (carta, legno, tessuto, idrocarburo, etc.) con il comburente (ossigeno) accompagnato da sviluppo di calore, di fiamma, di gas di combustione e di fumo. Venendo a mancare anche una sola delle tre condizioni sopra elencate, la combustione non può avere luogo e, se in atto, si estingue. Il concetto di cui sopra viene rappresentato graficamente con il cosiddetto triangolo del fuoco. I prodotti della combustione possono essere divisi in quattro categorie: gas di combustione: il termine indica i gas che si sviluppano durante l’incendio e che permangono anche quando i prodotti della combustione si sono raffreddati alle normali temperature. E’ certo che una delle cause di morte durante gli incendi è l’inalazione di gas caldi, tossici e poveri di ossigeno; fiamma: definita come la luminosità presentata da alcuni incendi in presenza di atmosfere ricche di ossigeno, è dovuta alla combustione dei gas; calore: indica la quantità di calore sviluppato durante un incendio, esso varia in funzione della quantità di materiale combustibile che entra nel processo di combustione. Il calore si disperde poi con i fumi e con l’irraggiamento; fumo: è costituito da piccolissime particelle solide e da vapore condensato ed è determinato dalla velocità di combustione di molte sostanze, specie in presenza di combustioni incomplete (scarsa quantità di ossigeno). Il pericolo derivante dal fumo è rappresentato inizialmente dalla riduzione della visibilità; successivamente, dall’azione tossica sul sistema respiratorio e visivo. Secondo le normative italiane, gli incendi sono suddivisi in cinque classi, in relazione al tipo di combustibile che li causa: classe A – sono gli incendi che interessano i combustibili solidi ordinari (legno, carta, stracci, materiali da imballaggio, etc.). L’incendio può essere estinto per effetto del raffreddamento, usando acqua per l’abbassamento della temperatura del materiale aggredito; classe B – sono gli incendi che interessano i liquidi infiammabili o i combustibili. L’estinzione richiede il soffocamento dell’incendio o la saturazione dell’ambiente. L’incendio viene estinto generalmente con getti di schiuma; classe C – sono gli incendi che interessano i gas. L’incendio può essere estinto tramite la chiusura del flusso di erogazione; classe D – sono gli incendi che interessano metalli combustibili (litio, magnesio, titanio, zinco, socio e potassio). L’incendio presenta problemi particolari e può essere estinto usando materiali e tecniche specifiche; classe E – sono gli incendi che interessano tutte le apparecchiature elettriche in genere sui quali si devono usare estinguenti non conduttivi, ad evitare folgorazioni. L’incendio è generalmente estinto con CO2.