Scrivo, dunque sono - Associazione Dialogare Incontri

CULTURA
Scrivo, dunque sono
Il desiderio di esprimersi attraverso la scrittura creativa è molto diffuso fra i
giovanissimi, anche in Canton Ticino. Con risultati interessanti
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Sopra, il poeta Fabio Pusterla insegna italiano al Liceo di Lugano 1.
Due dei suoi allievi si sono distinti al premio letterario Campiello Giovani
TM DONNA
a appena calcato il palcoscenico del famoso teatro La Fenice di Venezia. Non per cantare un’opera lirica, ma per ritirare
un prestigioso premio letterario. È un
ragazzo ticinese, Noè Albergati, di
Mugena, che nella sezione giovani
del premio Campiello ha vinto il riconoscimento per l’opera più interessante proveniente dall’estero. Stessa
sorte era toccata, l’anno prima, a
una ragazza di Riva San Vitale, Carlotta Silini.
In un mondo segnato dalla fretta, in
cui la comunicazione scritta avviene - se avviene – per lo più sui social network, cosa spinge un ragazzo ad allontanarsi dai post su Facebook, dai cinguettii su Twitter di 140
caratteri al massimo, dagli sms infarciti di abbreviazioni ed emoticon,
in cui l’ortografia e la sintassi sono
l’ultimo dei problemi, e a dedicare
tempo ed energie a riflettere per strutturare una storia compiuta da raccontare in un buon italiano?
Fabio Pusterla, poeta e traduttore, interpellato nella sua veste di professore di italiano al liceo, risponde: «Penso che contino soprattutto due cose:
la prima, ovviamente, è una certa dimestichezza con la parola scritta e
con la lettura. La parola scritta è lo
strumento espressivo che chi prova
a scrivere deve utilizzare, e senza il
quale non può esserci nulla. La lettura, o meglio le letture, offrono dei
modelli a cui più o meno coscientemente ispirarsi. La seconda cosa è
invece una situazione interiore di
disagio, di stupore, di spaesamento,
di contraddittorietà, che è abbastanza diffusa nella fascia di età di cui
Noè Albergati, il cui Solitario ha vinto il premio
per il miglior racconto proveniente dall’estero
nell’ambito del Campiello Giovani
stiamo parlando. Chi avverte queste sensazioni, ha spesso l’impressione che solo un linguaggio di tipo artistico possa riuscire a manifestare, a rappresentare, a dar voce insomma a queste zone di profondità, che altrimenti rimarrebbero mute e blindate».
Da cosa traggono ispirazione i ragazzi che scrivono? Secondo Noè
«non ci sono fonti fisse per l'ispirazione, certo viene più spesso da opere letterarie o da episodi della propria vita, ma tutto può ispirare. L'unica cosa importante è che mi si fissi
una o più immagini nella mente, a
quel punto posso cominciare a scrivere. Pertanto, quando una qualsiasi suggestione riesce a crearmi un'immagine, allora è un buon materiale
per la scrittura. Naturalmente non per
forza è già funzionale per un intero
racconto o poesia, ma resta nella memoria, finché combinata ad altre
immagini o arricchita da altre suggestioni che le si attaccano, si articola in un'idea compiuta, un abbozzo di progetto». Mattea David, una
diciottenne di Faido che quest’inverno, ha pubblicato un libro a proprie
spese, dal titolo Una lettera per te,
aggiunge: «Principalmente traggo
ispirazione dalle mie emozioni. È anche vero, però, che io osservo molto la gente, per trovare qualcuno che
si assuma il ruolo dell'emozione. È
quindi un miscuglio di emozioni mie
e persone sconosciute ad ispirarmi».
Secondo Fabio Pusterla, che ha avuto sia Carlotta Silini che Noè Albergati fra i suoi allievi al Liceo 1 di Lugano, i due ragazzi non sono un’eccezione nel panorama ticinese poiché da tempo gli sembra di notare
un discreto interesse per la scrittura
in molti studenti, «ma sono dei casi
abbastanza eccezionali per la capacità espressiva che hanno dimostrato di possedere».
E i ragazzi, cosa dicono? Noè Albergati, quando gli si chiede da cosa derivi il suo desiderio di esprimersi scrivendo, spiega: «Essendo la mente umana limitata, pensieri, sentimenti o emozioni di una certa complessità creano confusione o non permettono di coglierli in tutte le loro sfaccettature. Quindi il mio non è desiderio di esprimermi, ma tentativo di
comprendere quello che sento, quando non mi riesce in modo immediato, oppure unico modo per seguire
un pensiero in tutte le direzioni possibili, senza perdermi, una sorta di
filo d'Arianna per muovermi nel labirinto della mente. Una volta che il
tutto è fissato su carta, mi sembra talvolta abbastanza interessante da sistemarlo in forma di racconto o poesia, affinché altri che provano le medesime cose o intraprendono le stesse riflessioni abbiano una traccia di
sostegno, che, m'illudo, possa arricchirli». Mattea David afferma: «Il mio
SPETTABILE CASA EDITRICE…
Todaro Editore, una piccola ma attiva casa editrice ticinese, dal 1999 ha iniziato
a pubblicare gialli di autori di lingua italiana, dando ampio spazio agli esordienti. Può vantare la scoperta di parecchi narratori ormai affermati e rappresenta
una pietra miliare nell’ambito del genere noir. Veronica Todaro spiega: «riceviamo circa un centinaio di dattiloscritti all'anno da parte di esordienti». Ma, in tutta questa grande messe di scritti, gli autori nella fascia dai 20 ai 30 anni sono praticamente assenti. Si può forse spiegare col fatto che una storia ‘gialla’ richiede
una trama complessa e strutturata, forse congeniale a persone più mature.
A Bellinzona. Fabio Casagrande, di Casagrande Edizioni, afferma: «Riceviamo
molti manoscritti direi 3-4 proposte alla settimana sia di autori affermati sia di
giovani aspiranti scrittori, provenienti sia dalla Svizzera sia dalla vicina Italia» e
aggiunge: «Il consiglio che posso dare a dei ventenni è soprattutto quello di leggere prima di scrivere. Quando poi la scrittura nasce e si vuole renderla pubblica,
consiglierei di cercare di capire quale editore corrisponde di più alle proprie caratteristiche». Fabio Casagrande tocca un altro problema molto importante,
quello dell’editing: «Solo raramente abbiamo pubblicato proposte arrivate spontaneamente, cerchiamo di far fare un passo avanti allo scrittore, leggendolo criticamente e proponendogli dei miglioramenti. Quest'accompagnamento è il lavoro che distingue un editore dal selfpublishing». Selfpublishing che sta prendendo
sempre più piede. La scelta di Mattea David è stata per esempio quella di far pubblicare il suo libro a proprie spese, da (citiamo dal sito web) “una realtà editoriale
giovane, dinamica, fuori dagli schemi” il cui lavoro “è la ricerca, metodica, di autori emergenti che seguiamo con passione e perizia nel difficile percorso che porta un buon manoscritto ad essere un ottimo libro”. Speriamo che sia così, e non
solo un modo di sfruttare le ambizioni di aspiranti scrittori delusi dai rifiuti di case editrici più selettive.
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sopraggiunge un sen- riferimento importante, e il fatto che
so di libertà e legge- proprio due allievi di Fabio Pusterla
rezza». Noè puntua- abbiano vinto un premio letterario
lizza: «Dipende mol- autorizza a pensare che l’influsso del
to da quello che sto professore sia stato determinante.
scrivendo. Non pro- Ma il poeta si schermisce: «No, io
vo nessuna emozio- non credo di aver esercitato un inne per il solo fatto che flusso particolare; ho cercato, come
sto scrivendo, ma la faccio sempre, di appassionare gli
provo in funzione di studenti alla materia che insegno,
quello che sto scriven- cioè appunto alla letteratura, e spedo. L'unica regola fis- ro di aver ottenuto qualche effetto.
sa che m'impegno a Poi, quando si incontrano dei ragazrispettare è farmi zi particolarmente attratti dalla scritcoinvolgere con gli tura, e particolarmente dotati, è quaocchi del narratore, si inevitabile ragionare con loro sui
tentare di sentire con loro scritti, suggerire qualche linea
la sua persona, in di sviluppo, qualche orizzonte verCarlotta Silini ha ricevuto nel 2011 il riconoscimento
modo che le emozio- so cui dirigersi». Sentiamo come la
del premio letterario Campiello Giovani col racconto
ni che mi suscita sia- pensa Noè: «Più che per coltivare
Un anno di pensieri in cinque righe
no comprese nel te- la mia passione, già abbastanza forsto nel modo più na- te senza dover essere coltivata, certurale possibile. Una te persone sono servite molto per inscrivere è una necessità, è terapeu- volta concluso il racconto o la poe- dirizzarla, per affinare le mie capatico. Ho bisogno di scrivere per riu- sia, se non provo un vago senso di cità, per fornirmi strumenti o indicascire a capire le situazioni e a capi- malinconia, come se fosse finita zioni di lavoro. Quindi sia professore quello che sento io. Lo faccio scri- un'amicizia o una parentesi della pro- ri che amici sono stati molto utili per
vendo perché è l'unico modo in cui pria vita, allora è tutto da buttare, aiutarmi a migliorare, correggendoriesco a farlo. Non mi piace parla- perché significa che la mia immede- mi, dandomi consigli, suggerendomi letture».
re troppo di me, quindi scrivere mi simazione è fallita».
risulta più facile. Meno ‘compromet- Per un ragazzo così giovane un in- C’è indubbiamente un legame forsegnante può essere una figura di te fra lettura e scrittura. Come sotente’».
stiene Fabio Pusterla,
Anche Carlotta Silini vive
«la passione per la scritla scrittura come una netura non può nascere
cessità: “Ho sempre scritdal nulla, non può non
to, da quando ho impanutrirsi della passione
rato a tenere in mano una
per la lettura. È sopratmatita, e prima le storie
tutto su questo punto
me le raccontavo a voce,
che un insegnante può
ma non mi sono mai chieintervenire» Carlotta Sista perché. E' una cosa
lini si interroga: «Per
che semplicemente avverme il rapporto tra letto il bisogno di fare. Cotura e scrittura non è
me qualcun altro invece
sempre chiaro: però
suona uno strumento, o
penso che leggere sia
canta, o fa ginnastica.
un modo per imparaPenso che la spinta a
re a scrivere meglio,
esprimere determinate
per porsi degli obiettiparti di noi sia la stessa
vi (più stilistiche che di
in ogni essere umano”.
contenuto, partendo
E diversa è la loro reazioLa diciottenne Mattea David ha pubbicato a proprie
dal presupposto che se
ne emozionale alla scritsi scrive qualcosa da
tura. Mattea spiega:
spese un libro da titolo Una lettera per te
dire si ha), e anche più
«Mentre scrivo mi sento
semplicemente per farscoppiare. Subito dopo
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SCRIVERE PER DIALOGARE
L’associazione Dialogare, da sempre impegnata in iniziative a sostegno delle donne, dal
2001 propone un Premio di scrittura, che sin dall’inizio ha suscitato un enorme interesse. Questo a dimostrazione che la febbre della scrittura è un fenomeno che non si ferma
all’adolescenza. Osvalda Varini, psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Dialogare,
spiega: «Questa iniziativa ha ottenuto sull’arco di oltre un decennio la partecipazione di
un migliaio di concorrenti che mettono alla prova capacità espressive, spirito d’osservazione e fantasia. Ogni edizione, indipendentemente dal titolo proposto, evidenzia il desiderio dei/delle partecipanti di scrivere di sé, delle proprie preoccupazioni, delle proprie
fantasie, che sono poi sovente le preoccupazioni e le fantasie di tutti noi. I lavori evidenziano una dimensione soggettiva, dando però anche una panoramica dei problemi della
nostra società. Cosa questa che permette all’Associazione Dialogare di identificare e di
scoprire tendenze e tematiche di grande attualità». I partecipanti, in gran misura donne,
hanno dimostrato di affidare volentieri alla carta le proprie storie. Osvalda Varini conclude: «Pur apprezzando i racconti a carattere autobiografico per il valore, per la spontaneità e per l’impegno di dare testimonianza, la Giuria premia i lavori che trascendono la storia personale con una struttura narrativa convincente».
Per chi volesse mettersi alla prova come scrittore, il Premio propone quest’anno il titolo
“Tutto è partito da…”. I racconti devono essere inoltrati al segretariato (via Foletti 23,
69000 Massagno, [email protected]) entro il 30 novembre 2012.
si piacere. Sono molto felice quando leggo un bel libro». Quello di trovare in un libro una fonte di piacere, un compagno di viaggio, un amico che istruisce, fa compagnia, emoziona, diverte, purtroppo è un privilegio non ancora condiviso da molti coetanei di Carlotta, Noè e Mattea. Infatti, secondo l’indagine Pisa
(Programme for International Student
Assessment) del 2009, che poneva
l’accento sulle competenze dei gio-
vani in lettura, quasi la metà degli allievi in Svizzera (45%) non legge per
il piacere personale. Responsabilità
anche delle famiglie? Fabio Pusterla ha motivo di crederlo: «In un piccolo libro apparso pochi mesi or sono (AA.VV, Grandi avventure di giovani lettori, Dadò, Locarno, 2012),
che ho potuto realizzare mettendo
insieme gli scritti di alcuni miei studenti di III liceo a cui avevo chiesto
di raccontare la loro storia di lettrici
Sopra, il teatro La Fenice di Venezia durante la premiazione del Premio Campiello
e di lettori, un dato che risulta con
evidenza è l’importanza della lettura infantile. Non solo alle elementari, ma a casa, con i genitori; è probabilmente in questa fase che si gettano le basi del rapporto tra l’individuo e la lettura (e successivamente
la scrittura), basi sulle quali sarà possibile poi costruire un divenire. Senza queste basi, la crescita non è impossibile, ma forse è più difficile».
In generale, quale ruolo ha la scuola nel formare persone che apprezzino la lettura, e di conseguenza ”sappiano scrivere bene? Fabio Pusterla dà la sua interpretazione: «La scuola insegna senza dubbio, o meglio
prova ad insegnare, a scrivere in modo efficace, utile, chiaro e comunicativo. Il compito della scuola è soprattutto questo, e non quello di formare degli ipotetici scrittori. Ma ci
sono almeno due punti oscuri, che
non è possibile dimenticare. Il primo,
e più importante, è che un simile sforzo formativo non ottiene sempre i risultati sperati. Purtroppo, io temo che
un numero non indifferente di studenti possa terminare un ciclo di studi
importanti, per esempio di livello liceale, senza aver davvero raggiunto un livello linguistico soddisfacente». Questo livello non si raggiunge
a causa di carenze insite nella scuola dell’obbligo? «Se si vuole spostare il discorso sulla scuola dell’obbligo, i miei timori non possono che
acuirsi ulteriormente» è il commento
del professore, che prosegue: «In questo senso, credo che l’insegnamento linguistico e culturale abbia ancora molto margine di miglioramento, e necessiti di un sostegno concreto da parte della scuola e dell’autorità. La libertà linguistica dell’individuo, cioè la sua capacità di
esprimersi, di capire, di scegliere coscientemente, è a mio giudizio un requisito fondamentale della democrazia; e il fatto che esistano non pochi
giovani (e meno giovani, ovviamente) che non raggiungono una simile
libertà è un fatto grave e preoccupante».
Anna Martano Grigorov
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