Sport e fascismo L'educazione e la pratica sportiva ebbero un ruolo importante nel regime fascista. Nel governo mussoliniano lo sport diviene rappresentazione della potenza e della identità nazionale. L'uomo fascista doveva infatti sintetizzare in sé “l'inno e la battaglia, il libro e il moschetto, il pensiero e l'azione, la cultura e lo sport”]. Gli italiani, imitando i vincitori delle Olimpiadi, volti atletici della Patria, accumulavano energie praticando gli esercizi fisici, così da possedere resistenza e potenza da utilizzare sia in tempo di guerra sia in tempo di pace. Gli esordi Il governo fascista dedicò subito molta attenzione al settore sportivo, senza incontrare grosse resistenze. Sebbene all'inizio del XX secolo i socialisti fossero del tutto contrari allo sport. I giovani e le organizzazioni L'ONB Il 3 aprile 1926 fu creata l'OPERA NAZIONALE BALILLA dall'ottobre del 1927 provvede all'insegnamento di educazione fisica fin dalla scuola media, sostituendo l'ENEF (Ente Nazionale Educazione Fisica), e dal 1928 anche le scuole elementari furono coinvolte nel progetto. L'istituzione riprendeva l'antico concetto greco-romano della sana educazione fisica legata all'esercizio intellettuale, aggiungendovi il carattere militare, per inquadrare i giovani dagli 8 ai 18 anni. All'inizio, l'O.N.B riscontrò due problemi: 1. Problema degli insegnanti, per cui venne creata l'Accademia fascista maschile di educazione fisica che nel luglio 1929 diplomò i primi 200 maestri; 2. Problema delle palestre, per cui furono cambiate le direttive per l'edilizia scolastica: prima l'insegnamento dell'educazione fisica era impartito in 538 palestre concesse da Comuni, Enti o privati; l'ONB invece costruì delle nuove palestre, e nei primi 3 anni di attività disponeva di 1004 strutture . Il compito dell'ONB, come recita il regolamento ufficiale dell'organizzazione, era quello di infondere nei giovani il sentimento della disciplina: dovevano portare rispetto ed obbedienza ai propri comandanti, erano obbligati a fare il saluto romano ai superiori e a portare l'uniforme. Inoltre, l'organizzazione doveva provvedere all'istruzione premilitare, affinché fossero preparati alla guerra e potessero essere impiegati nell'esercito: i giovani dovevano essere addestrati militarmente con esercitazioni, gite, escursioni e corsi premilitari. L'ONB era divisa in balilla, di cui facevano parte i bambini dagli 8 ai 14 anni e in avanguardisti, di cui facevano parte i giovani dai 14 anni compiuti ai 18. GUF Nel 1920 nascono i Gruppi Universitari Fascisti (GUF), ma solo nel 1927 il fascismo si dedica alla loro organizzazione ed all'educazione di questi giovani. Ne facevano parte i giovani dai 18 ai 25 anni. Secondo Mussolini “non basta avere il cervello calcolatore e la mente che ragiona: occorrono anche muscoli saldi e garretti di acciaio” I fasci giovanili di combattimento Istituiti nel 1930, servivano per inquadrare i giovani dai 18 ai 21 anni che decidevano di non frequentare l'Università: i balilla e gli avanguardisti avevano modo quindi di specializzarsi in campo agonistico, passando poi dopo qualche anno all'OND (Opera Nazionale Dopolavoro) Venivano praticati sport a livello agonistico: su 1.120.000 iscritti, 80.000 praticavano l'atletica leggera, 10.564 il ciclismo, 6.607 lo sci e il 3.634 il nuoto. L'attività agonistica era portata all'esasperazione per poter far nascere nei giovani delle tendenze aggressive per poter “servire efficacemente una idea che è impersonata da Mussolini.” Educazione fisica L'educazione fisica era considerata al pari delle altre discipline scolastiche, e gli insegnanti di ginnastica iniziarono a far parte del Consiglio dei professori: questa educazione però non si doveva limitare solo alla scuola, ma fondamentale era integrare la preparazione fisica fornita nelle scuole con una preparazione fornita dalle organizzazioni. Nelle scuole vennero dedicate 2 ore settimanali all'insegnamento dell'educazione fisica e i programmi d'insegnamento, pubblicati a cura dell'ONB in speciali quaderni, prevedevano: per le prime due classi di elementari era prevista un'attività ginnica di carattere ricreativo dalla terza classe in poi, il programma prevedeva anche il saluto romano, il saluto collettivo in classe e fuori, il saluto individuale, l'attenti, il riposo e la marcia in gruppo. nelle ultime due classi, erano previste evoluzioni “dalla file per uno contromarcia in fuori e in dentro; per due contromarcia in fuori e in dentro; dalla fila in formazione ternaria, per tre contromarcia in fuori e contromarcia in dentro; terziglia in linea e a sinistra; per tre fianco destro o sinistro” per i giovani tra i 16 e i 18 anni erano previsti esercizi a corpo libero e agli attrezzi, volteggi, lanci, corse piane e ad ostacoli e marce non superiori ai 20 km. Fondamentale era alternare l'allenamento individuale con quello collettivo e di utilizzare le forme sportive anche per i fini dell'addestramento militare (in particolare, i lanci sono utilizzati per far pratica nel lancio delle bombe “L'educazione ginnico-sportiva[...] è completata da gite, escursioni, campeggi e manifestazioni atletiche. Coloro che ad essa sono proposti dovranno tener presente che l'educazione fisica della gioventù ha un'influenza anche sulla formazione dello spirito” Per poter insegnare l'educazione fisica ai giovani, vennero create le Scuole Superiori di Educazione Fisica, col compito di creare maestri capaci di addestrare gli allievi. La Carta dello sport Il presidente del CONI Turati, successivamente all'istituzione dell'ONB, dei GUF e dell'OND, precisò gli ambiti e le competenze delle istituzioni, per evitare che gli atleti potessero partecipare a gare sia come membro di società federali, sia come membro, ad esempio, di una sezione del dopolavoro. Nel 1928 viene emanata la “Carta dello Sport”, che “ha deliberato sui compiti attribuiti ai vari enti ed ai vari organi, sui rapporti che fra di essi devono intercorrere e sui limiti dei rispettivi campi di azione” . In essa veniva stabilito che l'Opera Nazionale Balilla si sarebbe occupata dell'educazione fisica sia dei balilla, sia degli avanguardisti, ma la specializzazione nelle varie attività sportive era riservato alle società e agli enti aderenti al CONI; nessun giovane poteva essere iscritto alle organizzazioni aderenti al CONI se non era iscritto già all'ONB; all'Opera Nazionale Dopolavoro era affidata l'educazione fisica solo di alcuni sport (bocce, palla al tamburello, tiro alla fune, gioco della volata, canottaggio a sedile fisso, palla a volo). Le grandi manifestazioni nazionali In particolare il Giro d'Italia e la Mille Miglia. Giro d'Italia La corsa ciclistica a tappe venne organizzata dalla Gazzetta dello Sport in seguito alle vittorie italiane nei campionati mondiali del 1927, del 1930, del 1931 e del 1932: questa competizione riusciva a far arrivare i ciclisti in tutte le zone d'Italia, unificando l'Italia politicamente e sportivamente. In premio c'erano tre medaglie d'oro con impressa l'effigie del Duce. Mille Miglia Competizione organizzata su strade di mezza Italia restaurate dal Fascismo. Gli atleti la percorrevano in una sola tappa a circa 110 chilometri all'ora, provando che “in Italia la disciplina instaurata dal Fascismo è così profondamente radicata che è possibile far passare su 1.700 chilometri di strade aperte al traffico libero, di giorno e di notte, per campagne, paesi e città. Il Regime col tempo riservò al calcio sempre maggiore valore, fino a diventare sport nazionale e veicolo propagandistico. Il calcio era infatti lo sport più diffuso e più seguito dalle masse, e, cosa più importante, era uno sport di squadra. Nel 1928, durante l'intervallo dell'incontro tra Italia e Ungheria, il segretario della Federazione negli spogliatoi promise a ciascun italiano un premio di 4.000 lire se fossero riusciti a vincere nel secondo tempo. Dal 1930 al 1938 la nazionale Italiana conquista un gran numero di vittorie, perdendo solamente 6 partite e vincendo 2 volte il titolo mondiale. La donna Le donne erano divise in piccole italiane (da 6 ai 12 anni) e in giovani italiane (dai 12 ai 18 anni). Le donne dovevano essere forti per poter essere delle buone madri, che sanno di dover dare dei figli non solo alla famiglia, ma anche alla Patria; “e se un giorno a questi figli dovreste consegnare il moschetto, lo consegnerete senza piagnucolare, con un gesto di nobile fierezza”. Le donne, nella concezione fascista, dovevano abituarsi a non impressionarsi di fronte ad un fucile e “la finissero di cadere svenute appena risuoni un colpo di fucile o un colpo di moschetto. L'ONB insegnava alla donna, accanto all'educazione fisica, l'economia domestica, la puericultura e l'infermieria: Nel 1924 alle Olimpiadi di Parigi parteciparono 136 donne, di cui solo 3 italiane (in una squadra composta da 200 uomini): erano 3 tenniste, e nessuna delle tre ottenne una medaglia. Nel 1928 invece, le ragazze della società ginnastica di Pavia conquistarono la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Amsterdam: era la dimostrazione che il settore della ginnastica in Italia era molto sviluppato non solo per gli uomini. Infatti, la ginnastica era lo sport preferito dalle donne italiane, perché era considerata una specialità che permetteva di ottenere grazia e forza ma senza sfigurare troppo il fisico. Nel 1932, il settore femminile non fu incluso nella squadra italiana. Nel 1936 alle Olimpiadi di Berlino le donne ottennero brillanti risultati: l'oro di Ondina Valla non venne però ritenuto importante dai mezzi di comunicazione, così come le altre medaglie femminili. Mussolini, il primo sportivo d'Italia “Prima di educare virilmente gli italiani al culto delle discipline fisiche, […] è egli stesso - come sempre – vivente e insuperabile esempio dello sportivo di razza. Non temiamo accusa d'omaggio servile se diciamo che Mussolini è il primo e più completo sportivo d'Italia.Mussolini si propose come il primo sportivo d'Italia, praticando con passione tutti gli sport: va in motocicletta, nuota (sia in primavera sia in autunno nel mare di Roma), guida l'automobile a forte velocità (che testimoniano "la sua resistenza fisica, il suo occhio esperto, la sua padronanza del mezzo meccanico e i suoi nervi sempre a posto"), va a cavallo, gioca a tennis, ha il brevetto di aviatore. Ogni mattina, appena sveglio, esegue degli esercizi ginnici, per poi praticare l'equitazione subito dopo, col sole o con la pioggia. Uno degli sport che praticava maggiormente era la scherma, la quale gli veniva insegnata da due maestri: durante i saggi ginnici spesso duellava con valenti schermitori. Persino d'inverno non rallentava la sua attività fisica: come cade la neve, Mussolini è sui monti a sciare. Scia sul Terminillo, dove viene considerato uno degli sciatori più assidui. Inoltre, Mussolini si faceva spesso fotografare a torso nudo per mettere in mostra la sua prestanza fisica. Il Duce non si limitava solo a praticare attività fisica, ma pretendeva che anche chi lo seguiva rappresentasse un modello per la popolazione: Augusto Turati era uno schermitore imbattibile, Italo Balbo faceva le capriole in aria, Leandro Arpinati si impegnava nelle gare di nuoto e Renato Ricci correva forte. Sport fascisti Gli sport preferiti dal fascismo erano quelli che potevano essere strumentalizzati ai fini dell'addestramento militare Tiro a segno, utile per l'addestramento alle armi dei giovani Ginnastica, sport di educazione e di miglioramento fisico della razza Scherma, che veniva riavvicinata al combattimento romano Atletica leggera, considerata dal regime l'attività basilare per la preparazione militare e civile dei giovani Rugby, sport di combattimento Atletica pesante Canottaggio, che “squadra il petto, fa le braccia vigorose leve in ogni occasione pronte ad agire, allarga il respiro Alpinismo Motorismo, (motociclismo, motonautica, automobilismo, aviazione), che “tempra il carattere e diffonde il progresso tecnico: è uno sport di coraggio in cui spesso chi guida deve prendere una decisione di vita o di morte. “