La primavera del Rinascimento.
La scultura e le arti a Firenze
1400-1460
(Firenze, 14-15 luglio 2013)
La mostra si propone di illustrare, in sezioni
tematiche, la genesi di quello che ancora oggi si
definisce il “miracolo” del Rinascimento a Firenze,
soprattutto attraverso capolavori di scultura: l’arte che
per prima se ne è fatta interprete. L’esposizione,
organizzata in collaborazione con il Louvre nelle cui
sale verrà in seguito ospitata, si apre con una
suggestiva panoramica attorno alla riscoperta
dell’Antico, attraverso esempi illustri della “rinascita”
fra Due e Trecento, con opere di Nicola e Giovanni
Pisano, Arnolfo, Giotto, Tino di Camaino e dei loro
successori, che assimilano anche la ricchezza espressiva
del Gotico, in particolare di origine francese. L’“età
nuova” si apre assieme al nuovo secolo: con i due rilievi
del Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo
Brunelleschi per la Porta del Battistero (dal Bargello),
e con il modello della Cupola brunelleschiana (dal Museo di Santa Maria del Fiore), che riassumono al più
alto vertice espressivo il momento fondante del primo Rinascimento. In quegli anni, i successi politici della
Repubblica fiorentina, la sua potenza economica e la pace sociale diffondono attraverso gli scritti di grandi
umanisti il mito di Firenze come erede della Repubblica romana e come modello per gli altri Stati italiani.
La scultura pubblica monumentale, attraverso i capolavori di Donatello, Ghiberti, Nanni di Banco,
Michelozzo realizzati per i grandi cantieri della città – la Cattedrale, il Campanile, Orsanmichele – è la prima
e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile, di questa trasformazione in atto e dell’esaltazione
di Firenze e della sua civiltà. La scultura, e in particolare la statuaria, eserciterà perciò una profonda
influenza sulla pittura dei massimi artisti del tempo come Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno,
Filippo Lippi, Piero della Francesca, presenti in mostra.
L’esposizione illustra inoltre altri temi significativi dell’antichità classica che, attraverso la scultura
specialmente donatelliana, vennero assimilati e trasformati nel nuovo linguaggio rinascimentale, a
testimonianza del clima spirituale e intellettuale della città, oltre che del suo fervore creativo. Le ricerche di
uno spazio “razionale” e l’invenzione della prospettiva brunelleschiana trovano proprio nella scultura le loro
formulazioni più avanzate – in particolare, nei bassorilievi donatelliani, come la predella del San Giorgio, dal
Bargello, e il Banchetto di Erode dal Museo di Lille – con un seguito che tocca la metà del secolo in opere di
Desiderio da Settignano o di Agostino di Duccio, a confronto con la pittura, anche antica.
Fin dagli anni Venti del Quattrocento, i nuovi canoni della scultura, messi a punto dai grandi maestri e
illustrati da alcuni capolavori – come le donatelliane Madonna Pazzi, dal Bode Museum di Berlino, la
Madonna in terracotta policroma del Louvre e la Madonna Chellini, dal Victoria and Albert; la ghibertiana
Madonna Kress, dalla National Gallery di Washington, o la Madonna già attribuita al Brunelleschi e qui a
Nanni di Banco, dal Museo Diocesano di Fiesole – si moltiplicano attraverso una produzione sconfinata di
rilievi (in marmo, stucco, terracotta policroma e invetriata, ovvero “robbiana”), destinati alla devozione
privata, consentendo una capillare diffusione del gusto per la bellezza “nuova” in ogni strato sociale. Allo
stesso tempo, Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, nei
luoghi di solidarietà e di preghiera (chiese, confraternite, ospedali), dove è ancora la scultura a tenere un
ruolo di primo piano.
Attorno al simbolo assoluto della città, rappresentato dal modello ligneo della Cupola di Santa Maria del
Fiore, si presenta dunque una rassegna di tipologie e di tematiche scultoree determinanti anche per
l’evoluzione delle altre arti figurative, a diretto confronto con i precedenti classici: dalle tombe degli
umanisti, alla rinascita del monumento equestre e del ritratto scolpito. Attorno a quest’ultimo, che vede la
sua genesi verso la metà del secolo nei busti marmorei di Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio
Rosellino, si prefigura il passaggio dalla fiorentina libertas, rappresentata dalla committenza pubblica, a un
mecenatismo privato, che porta già il segno dell’egemonia medicea.
Complesso museale di San Marco
Il chiostro introduce il visitatore alla splendida architettura del convento, esempio insigne dell’ordine
rinascimentale fiorentino, ricostruito quasi interamente sulle rovine di un antico convento medievale.
Il museo occupa una vasta area del convento domenicano di San Marco e ne conserva intatta l'atmosfera.
Fondato nel 1436 e realizzato su progetto dell'architetto Michelozzo, l’edificio ebbe un ruolo importante nella
vita religiosa e culturale della città, come testimonia anche la vicenda di frate Gerolamo Savonarola, di cui si
può ancora oggi visitare la cella.
Ma la fama del museo è dovuta soprattutto ai dipinti di Beato Angelico, uno dei massimi pittori del
Rinascimento, che affrescò molti ambienti del convento, tra cui la celebre Annunciazione; al Ghirlandaio spetta
invece l’Ultima Cena affrescata nel refettorio, secondo la tradizione figurativa dei cenacoli fiorentini.
Il percorso museale è altresì impreziosito dalla splendida biblioteca edificata da Michelozzo, il cui
modello architettonico avrebbe alcuni anni dopo ispirato Michelangelo per la sua biblioteca Medicea
Laurenziana, in San Lorenzo.
Complesso museale di Santa Maria Novella
Giunti a Firenze nel 1219 al seguito di Giovanni da Salerno, i domenicani si insediarono nel
1221 nell'antica chiesa di Santa Maria Novella, concessa loro dai canonici della cattedrale. Il forte richiamo
esercitato sui fedeli indusse presto i frati a progettare l'edificazione di una chiesa più grande. La benedizione
della prima pietra fu celebrata nel 1279, ma a quell'epoca la costruzione doveva essere stata avviata da tempo;
l'edificio venne terminato nel secolo successivo e consacrato nel 1420. Nel corso del Trecento il complesso
conventuale fu gradualmente ampliato grazie alla generosità della Repubblica e delle famiglie fiorentine, i cui
stemmi costellano le strutture. Si consolidava, frattanto, il ruolo cardine della comunità domenicana, il cui
Studium era divenuto uno dei più prestigiosi del tempo; in seguito, gli appartamenti della foresteria
conventuale e l'annessa Cappella dei Papi avrebbero accolto il Concilio di Firenze (1439) e offerto ospitalità
alle delegazioni pontificie in visita. Alla chiesa si accede da una magnifica facciata incrostata di marmi bianchi
e verdi, la cui sezione superiore fu completata nel 1470, a spese dei Rucellai, su disegno di Leon Battista
Alberti. L'interno, a tre navate scandite da pilastri gotici, era in antico suddiviso da un grande ponte in
muratura che separava la chiesa inferiore, destinata ai fedeli, dal presbiterio, riservato ai religiosi. Il tramezzo
fu eliminato nel 1565 da Giorgio Vasari nell'ambito del riordino della chiesa e degli altari voluto da Cosimo I.
Santa Maria Novella rappresenta una sorta di summa dell’arte fiorentina tra Tre e Quattrocento con la grande
Croce dipinta da Giotto e la Trinità di Masaccio, la cui impaginazione prospettica rivela affinità con le idee di
Filippo Brunelleschi. Degni di nota sono inoltre i dipinti della Cappella Strozzi di Mantova eseguiti da Nardo
e Andrea di Cione detto l'Orcagna, la Cappella Tornabuoni affrescata da Domenico Ghirlandaio e dalla sua
bottega alla fine del Quattrocento, la Cappella Strozzi di Filippino Lippi.
La visita si sviluppa anche intorno ai due chiostri dell’edificio, in particolare con il Chiostrino verde su
cui si affaccia la trecentesca aula capitolare del convento, detta Cappellone degli Spagnoli da quando nel 1566
fu ceduta alla comunità spagnola che vi si era insediata al seguito di Eleonora di Toledo, moglie del duca
Cosimo I de’ Medici. Il suggestivo ambiente è interamente decorato da un complesso ciclo di affreschi del
pittore Andrea di Bonaiuto (1365-1367) che celebra in chiave allegorica il trionfo della Chiesa cattolica contro
l’eresia e la vita attiva e contemplativa dell’Ordine domenicano.
Programma
Domenica 14 luglio
Ore 7,45: ritrovo dei partecipanti e partenza per Firenze. Pranzo libero nel corso del viaggio.
Ore 15: arrivo a Firenze e visita guidata del complesso museale di San Marco
Ore 17: trasferimento in hotel e assegnazione delle camere riservate
Ore 20,30: cena presso il ristorante dell’hotel
Lunedì 15 luglio
Ore 9,30: ingresso alla visita guidata della mostra
Pranzo libero
Ore 14,30: ingresso alla visita guidata del complesso museale di Santa Maria Novella
Ore 17: partenza per Torino con arrivo previsto per le 22,30
Quota di partecipazione
Base 20 paganti: 300 € a persona
Base 25 paganti: 270 € a persona
Base 30 paganti: 260 € a persona
Supplemento singola: 45 €
Le iscrizioni si chiudono il 13 maggio.