CNEL Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro Osservazioni e Proposte in materia di evoluzione del costo dell’energia dalla liberalizzazione del mercato (1999) ad oggi Assemblea 26 novembre 2014 1 INDICE Iter 3 1 Mercato dell’energia elettrica .............................................................................................. 4 1.1 Struttura del mercato elettrico ................................................................................................ 4 1.2 Evoluzione del mix della produzione elettrica e modifiche strutturali della generazione......... 6 1.3 Ruolo delle energie rinnovabili e conseguenze delle incentivazioni sul prezzo finale ............ 7 1.4 Ruolo dei players attuali nel mercato elettrico e riflessi sul prezzo finale ............................... 8 1. 5 I prezzi dell’energia elettrica oggi ......................................................................................... 13 1.5.1 Industria energy intensive .................................................................................................... 13 1.5.2 Piccole e medie imprese e famiglie ...................................................................................... 15 2. Mercato del gas .................................................................................................................. 20 2.1 Quadro europeo ................................................................................................................... 20 2.2 Sicurezza negli approvvigionamenti ..................................................................................... 22 2.3 Mercato del gas in Italia ....................................................................................................... 25 3. Considerazioni finali ........................................................................................................... 27 3.1 Mercato dell’energia elettrica ............................................................................................... 28 3.2 Difficoltà nel passare da un operatore a un altro e criticità sulla fatturazione dei consumi ... 30 3.3 Misure per la green economy e riflessi sui costi dell’energia ................................................ 31 3.4 Mercato del gas naturale ...................................................................................................... 33 4. Proposte .............................................................................................................................. 37 4.1 Mercato dell’energia elettrica ............................................................................................... 37 4.2 Mercato del gas .................................................................................................................... 39 Note di approfondimento ................................................................................................................ 41 a. Cenni storici sull’ apertura del mercato elettrico ................................................................... 41 a.2 Domanda e offerta di energia elettrica ................................................................................. 43 a.3 Mix della produzione elettrica e del gas dal momento della liberalizzazione e modifiche strutturali fino ad oggi .......................................................................................................... 44 b. Il mercato del gas ................................................................................................................. 47 b.1 Cenni storici sull’apertura del mercato del gas ..................................................................... 47 b.2 Clienti idonei e servizio di tutela ........................................................................................... 49 b.3 La struttura del mercato ....................................................................................................... 50 b.4 Contesto di riferimento ......................................................................................................... 52 c. Oneri generali di sistema e ulteriori componenti ................................................................. 56 2 Iter Il presente testo di Osservazioni e Proposte è predisposto dal CNEL in ottemperanza all’art. 10 della Legge n. 936/1986 recante “Norme sul Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro”. L’istruttoria del documento è stata curata nell’ambito della IV Commissione per le reti infrastrutturali le politiche energetiche e l’ambiente - relatore e coordinatore della linea di lavoro il Consigliere Roberto Brandi - con l’apporto tecnico delle Organizzazioni delle Parti sociali, ai sensi dell’art. 6 comma 11 del Regolamento degli Organi del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ai quali va il ringraziamento per il prezioso contributo offerto1. Lo schema è stato esaminato e approvato dalla Commissione IV per le reti infrastrutturali, i trasporti, le politiche energetiche e l’ambiente nella seduta del 11 novembre 2014. Il documento è stato approvato all’unanimità dall’Assemblea del CNEL nella seduta del 26 novembre 2014. 1 Si ringrazia in particolar modo il dr. Benedetto Aquilone (CGIL), la dr.ssa Elena Bruni (Confindustria), l’ing. Tommaso Di Fazio (CIU), il dr. Ubaldo Pacella (CISL), il dr. Fabio Pansa Cedronio (CIDA Federmanager), l’ing. Francesca Sabatini (Confartigianato). 3 Osservazioni sulla situazione dei mercati elettrico e gas al momento della liberalizzazione 1. Mercato dell’energia elettrica 1.1 Struttura del mercato elettrico Nel marzo 1999 il Legislatore liberalizzava il mercato elettrico con Decreto Legislativo 79/99 (noto anche come “Decreto Bersani”), così recependo la Direttiva 96/92/CE, recante regole comuni per i mercati elettrici interni dei paesi membri finalizzate a liberalizzare la domanda, l'accesso alle reti e l'offerta dell'energia e effettiva del settore da monopolio a libero mercato. Al fine di evitare comportamenti discriminatori, il trasporto e la distribuzione dei vettori energetici venivano affidati a reti, anche private ma in regime di concessione, soggette a regole pubbliche. Nascevano così Terna per il trasporto dell’elettricità ad alta e altissima tensione (e Snam Rete Gas per il trasporto del gas) e la serie di reti di distribuzione elettrica in gran parte facenti capo a Enel, ma anche in capo a Municipalizzate che, storicamente, avevano agito sin dalla nazionalizzazione in campo energetico in nicchie di elevata redditività, assicurando la distribuzione nelle grandi città a tariffe uniche nazionali basate sulla media dei costi realizzati su un territorio essenzialmente rurale. La produzione dell’energia elettrica nel 1999, essenzialmente concentrata in Enel per effetto della nazionalizzazione del settore dal 1963, presentava un parco avente il seguente mix di produzione lorda: idraulico GW 16,90 termoelettrico GW 42,51 nucleare GW 0 (in quanto la Conferenza per l’Energia del 1987 sanciva l’uscita dal nucleare a seguito di referendum popolare) In totale una potenza di GW 59,44 con una produzione annua complessiva (1999) di TWh 188,97 Al fine di creare un mercato della produzione in tempi brevi, veniva imposto a Enel S.p.A. di vendere ai privati 15.000 MW, riducendo così la propria presenza sul mercato della produzione da una potenza installata di 53000 MW a 38000 MW. Vennero create tre Genco (Generation Companies), di differente taglia complessiva: Eurogen S.p.a. (7000 MW), Elettrogen S.p.a. (5438 MW) e Interpower (2600 MW). 4 Ciascuna aveva centrali provenienti dal mix sopraindicato e con età di esercizio coerentemente corrispondenti nelle tre Genco. Nel novembre 2002 è stata realizzata la cessione dell’ultima delle Genco (Interpower) realizzando il seguente quadro proprietario: - Eurogen: Edipower, consorzio Edison, AEM Milano (municipalizzata, comune al 51%), AEM Torino (municipalizzata, comune al 69%), ATEL, Unicredito Italiano, Interbanca e Royal Bank of Scotland; gli azionisti principali di Edison sono Italenergia Bis SpA (76,9%) e Carlo Tassara SpA (3,6%); a sua volta Italenergia BIS Spa è partecipata da Fiat (24,6 %), EDF (18 %), Capitalia (14,2 %), IMI Investimenti (12,5 %), Intesa (10,7%), Gruppo Tassara (20 %). - Elettrogen: Endesa Italia, costituita da Endesa (ex monopolista e principale operatore del mercato spagnolo), ASM Brescia (municipalizzata, comune 72%), e Banco Santander Central Hispano; ASM detiene il 14,67% di Endesa Italia S.r.l. - Interpower: Electrabel (ex monopolista belga, controllata da Tractebel, che è il polo energia di SUEZ), ACEA Roma (municipalizzata, comune al 51%), Energia Italiana (controllata da Energia e partecipata da Hera, Amga Genova, MPS, BNL); Energia è controllata da CIR/De Benedetti e partecipata dall’austriaca Verbund. Le informazioni rese disponibili dal Gestore della rete di trasmissione nazionale (GRTN) e dall’ Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) forniscono per il 2002 la seguente distribuzione delle quantità di energia prodotta dai diversi gruppi: Produttore Gruppo Enel Produzione TWh % 132.8 56.3 Eurogen 22.5 9.5 Elettrogen 19.6 8.3 Interpower 7.6 3.2 Gruppo EDISON (Edison+Sondel) 23.5 10.0 Altri produttori (ENI, Aziende Enti Locali) 29.9 12.7 235.9 100.0 Totale Per quanto invece riguarda la vendita, furono anzitutto liberalizzati i settori produttivi a più elevato consumo e, con una specifica progressività temporale, man mano tutti gli altri settori produttivi fino alle PMI. La liberalizzazione raggiunse, a partire dal 2003, anche i clienti di dimensione più piccola e, infine, la clientela domestica. Per tutti i clienti, ma soprattutto per quelli a minor consumo, è stata prevista la possibilità 5 di utilizzare i prezzi dell’Acquirente Unico non in regime di concorrenza, con prezzi formati sempre sul mercato, ma a favore della collettività (Mercato di Maggior Tutela). 1.2 Evoluzione del mix della produzione elettrica e modifiche strutturali della generazione Il mix della produzione al momento della liberalizzazione si è andato modificando per l’effetto, voluto, della concorrenza. Le nuove società di produzione, le tre Società sopra dette, e l’Enel stesso, hanno iniziato un programma intensivo di investimenti in nuove centrali di produzione o di ristrutturazione di quelle possedute, ma hanno anche attuato, soprattutto l’Enel, razionalizzazioni organizzative, il tutto mirato alla riduzione del costo di produzione. Il programma di trasformazione a carbone, precedentemente considerato determinante per cogliere l’obiettivo della riduzione del costo di produzione dell’energia elettrica, è stato prima ridimensionato e poi è stato congelato in poche realtà (4 centrali), soprattutto per le concrete difficoltà ambientali legate a un uso massiccio del carbone, anche se le moderne tecnologie potrebbero mitigare fortemente tali difficoltà. Concreto è diventato invece il programma di utilizzo di cicli combinati ad alto rendimento a gas e si è attuato da parte di tutti i grandi operatori un programma di riconversione o nuove costruzioni, adottando tale tecnologia. Si può anzi affermare che lo stimolo derivante dalla liberalizzazione del mercato abbia fatto ottenere all’Italia un primato nella diffusione dei cicli a gas ad alto rendimento. Investimenti sono stati analogamente realizzati per le centrali idrauliche, fonte rinnovabile per eccellenza, permettendo il mantenimento del parco che ha lunghissimi tempi di ammortamento, ma che abbisogna di un programma di costante efficace manutenzione. Per quanto riguarda infine il nucleare, si è avuto un riaccendersi dell’interesse per la tecnologia con specifiche disposizioni di legge nel biennio 2008-2010, soprattutto con le ipotesi di utilizzo dei reattori di terza e quarta generazione a sicurezza intrinseca. L’incidente di Fukushima, dovuto al distruttivo maremoto dell’11 marzo 2011, ha annullato qualunque programma nel campo della produzione elettrica da nucleare. 6 Il mutato atteggiamento verso questa fonte di energia primaria, sancito peraltro dai referendum, ha sviluppato, in modo molto accelerato, il ricorso alle fonti di energia rinnovabile (FER), in particolare da vento e da solare, permettendo di recuperare in pochi anni, grazie agli incentivi, i ritardi rispetto agli altri paesi e di evolvere, come risulta dai seguenti dati: vento GW TWh 2008 3,5 4,8 2009 4,9 6,5 2010 5,8 9,1 2011 6,9 10 2012 8,1 13,4 2013 8,6 14,8 Solare GW TWh 2008 0,4 0,2 2009 1,1 0,7 2010 3,5 2 2011 12,8 11 2012 16,4 19 2013 18,5 21,2 *Altre fonti GW TWh 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2,3 13 2,8 13 3,1 14,8 3,5 17 4,5 18 4,7 21,4 * Geotermico, biomasse e rifiuti Le modifiche strutturali al parco di generazione italiano hanno portato al seguente quadro nel campo delle fonti di produzione tradizionali (dati riferiti alla produzione lorda 2013): - idraulico TWh 54,6 - termoelettrico TWh 193.00 - nucleare TWh 0 a cui si è aggiunta la produzione da fonti rinnovabili, oltre la fonte di origine idraulica: - fonti rinnovabili: solare,eolico,biomasse, geotermico TWh 57,4 per un totale di potenza lorda di GW 49,4 con una produzione annua complessiva (2013) di TWh 96,7 a fronte di una produzione totale di circa 112 TWh (cioè circa il 33% del totale). 1.3 Ruolo delle energie rinnovabili e conseguenze delle incentivazioni sul prezzo finale Non vi è dubbio che, relativamente alle energie rinnovabili, l’obiettivo fissato dal “Pacchetto Clima – Energia 20 20 20”2 sia stato raggiunto dall’Italia ancor prima del termine temporale fissato (2020). Si è però assistito a una inadeguata capacità di 2 Pacchetto di proposte adottate dalla Commissione europea il 23 gennaio 2008 in attuazione degli impegni assunti dal Consiglio europeo del marzo 2007 in materia di lotta ai cambiamenti climatici e promozione delle energie rinnovabili: COM (08)13 def.; COM (08)16 def. ; COM (08)17 def.; COM (08)18 def.; COM (08)19 def.; COM (08)30 def.. 7 governo degli organi decisionali nei confronti delle contraddizioni che si manifestavano nel comparto e si è dovuto registrare che i mezzi finanziari messi a disposizione per il raggiungimento dell’obiettivo sono stati spesi in misura eccessiva rispetto allo stesso obiettivo e in modo da non cogliere importanti opportunità per l’economia nazionale: in primo luogo, perché spesi per una tecnologia prevalentemente realizzata all’estero; in secondo luogo, perché i proventi dei finanziamenti, che graveranno per i prossimi venti anni sui consumatori elettrici, sono solo in minima parte rimasti in Italia, dato che gli “investitori” sono per lo più società finanziarie estere. 1.4 Ruolo dei players attuali nel mercato elettrico e riflessi sul prezzo finale Molti sono stati i players commerciali comparsi sin dall’inizio e affermatisi poi sul mercato. Nei primi anni dopo la liberalizzazione i quantitativi di energia elettrica immessi sul mercato liberalizzato sono derivati da import a basso prezzo (praticamente energia nucleare dai paesi limitrofi, principalmente dalla Francia attraverso elettrodotti svizzeri). Questi quantitativi ad alta convenienza sono stati riversati sulla grande industria, prima a essere liberalizzata. Gli effetti sui prezzi immediatamente dopo la liberalizzazione sono stati pertanto positivi; in seguito i mix di produzione nazionale si sono aggiunti alle importazioni a basso prezzo raggiungendo, già a metà del decennio 2000-2010, una media generale proveniente da tutte le produzioni interne e importate. La concorrenza non ha potuto che giocare su modesti differenziali, sviluppando molto i servizi aggiuntivi della fornitura che ne migliorano la qualità, come il customer service e le azioni di fidelizzazione, ma non riuscendo a introdurre più sostanziali migliorie economiche nella fornitura. Attualmente I fornitori di energia elettrica competono tra loro per piccoli differenziali e il mercato è stabilizzato. Importanti ritornano a essere i modi di produzione e, quindi, il mix di generazione. Questo è stato ottimizzato, con notevoli investimenti effettuati sin dalla liberalizzazione del 1999, soprattutto ricorrendo a centrali di produzione a gas a ciclo combinato ad alto rendimento. Ma la presenza, nel mix di produzione dispacciato sulla rete, di notevoli quantitativi di energia da fonte rinnovabile, in gran parte obbligatoria, ha condotto a diminuire le ore medie di funzionamento delle moderne ed efficienti centrali a gas, con conseguente più alto costo di produzione. Si sommano quindi sul prezzo finale i costi della componente 8 A33 obbligati dalla massiccia acquisizione di energia da impianti a fonte rinnovabile, di produzione peraltro non programmabile se non giorno-giorno, e i maggiori costi derivanti dalla bassa utilizzazione delle centrali tradizionali, pur efficienti. E’ il raggiungimento dell’ossimoro in un parco di generazione che è divenuto “economicamente costoso”. Va anche rilevato prioritariamente che la concorrenza di mercato può oggi, ove avesse le leve economiche per poterlo fare, intervenire unicamente sulla parte liberalizzata, che costituisce solo la metà del prezzo finale di fornitura, essendo circa il 50% speso per oneri generali di sistema (in cui molta parte è la componente A3 per le fonti rinnovabili), per servizi di rete (aumentati nei costi per il dispacciamento di energie rinnovabili non programmabili e non baricentriche) e per imposte. Queste ultime peraltro, a differenza di altri settori, giocano un ruolo “relativamente” marginale e comunque incapace di portare un significativo intervento da parte dello Stato con manovre di agevolazione fiscale. Si veda in proposito il diagramma per il settore domestico di seguito riportato (fonte AEEG). 3 Componente A3: copre i costi per la promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate 9 Medesima situazione si ha per i settori industriali medi e medio-grandi, come si evince dal seguente grafico, che mostra l’incidenza degli oneri sul prezzo definitivo della fornitura (fonte di elaborazione Confindustria su dati Eurostat del 8.5.2014) Si veda anche l’andamento negli ultimi anni dei costi del servizio di dispacciamento (elaborazione Confindustria su dati Terna I e II trim. 2014), in cui l’aumento è sostanzialmente dovuto ai maggiori oneri che il sistema deve sostenere per dispacciare (cioé portare in rete e regolare fino all’utilizzo) le energie da fonti rinnovabili non programmabili e fortemente decentrate rispetto agli utilizzatori e, di seguito, l’evoluzione della componente A3 nel 2010-2012 (fonte Confindustria). 10 Nella divisione del mercato tra i players che, in termini generali, non possono da quanto osservato che ripetere I medesimii prezzi medi del mercato, si introduce un primario fornitore, l’Acquirente Unico, che la citata legge di liberalizzazione del 1999 ha voluto per salvaguardare i clienti elettrici che - per le più diverse ragioni, ma sostanzialmente per la scarsa forza contrattuale derivante da bassi consumi e da scarsa conoscenza o iniziativa, come tipicamente è il settore domestico o le piccole forniture - non riescono a essere serviti dal mercato concorrenziale e, quindi, debbono poter avere un regime di “maggior tutela”. Questo a garanzia delle forniture che non riescono a entrare sul mercato e approfittare delle migliori condizioni economiche in questo offerte, affinché non subiscano una penalizzazione e abbiano invece un “porto sicuro” nel quale permanere fino al momento dell’esercizio della facoltà di scelta delle opportunità presenti sul mercato. L’obiettivo raggiunto dal player Acquirente Unico è stato quello di ottenere prezzi medi inferiori a quelli del mercato concorrenziale, ragion per cui si è di fronte a un altro risultato ossimorico: “il più costoso è divenuto oggi il più conveniente”. Ma è anche la pratica dimostrazione che il player operante a favore della comunità, qualora gestito con moderni criteri di efficienza economica, non può che avere condizioni di prezzo allineate a quelle del mercato. Si vedano a tale riguardo i dati elaborati da Ref Ricerche di seguito riportati. 11 12 1. 5 I prezzi dell’energia elettrica oggi 1.5.1 Industria energy intensive La nuova disciplina degli energivori, ex art. 39 del c.d. “Decreto Sviluppo” 4, si è posta l’obiettivo di identificare le categorie di imprese a forte consumo di energia secondo i criteri dettati dall’articolo 17 della Direttiva 2003/96/CE, ossia con riferimento non solo alla quantità di energia consumata, ma anche al peso che riveste il costo dell’energia sui costi di produzione e sull’attività di impresa, in modo da riequilibrare le attuali agevolazioni e offrire uno strumento efficace a supporto della media impresa “energivora”. Tale misura è importante perché tende ad allineare l’Italia alla definizione di energy intensive già adottata da diverso tempo dagli altri paesi europei, facendo venire meno il gap competitivo delle medie imprese. Il tema dell’allocazione delle componenti parafiscali è stato affrontato sulla base di una valutazione comparativa tra i principali paesi europei, con specifica attenzione all’incidenza degli oneri parafiscali per tutto il sistema manifatturiero. Per questo è stato opportuno guardare ai principali paesi europei, in special modo alla Germania nostro principale competitor, per allineare i criteri di ripartizione degli oneri parafiscali italiani al benchmark europeo. In particolare, è stato definito un 13 sistema di allocazione delle componenti parafiscali correlato alla natura dell'utenza, così consentendo una minore incidenza di tali costi sulle produzioni e salvaguardando la competitività di un comparto essenziale per l'economia del Paese. La revisione del sistema allocativo degli oneri parafiscali ha anche lo scopo principale di evitare che settori industriali già sottoposti all’Emission Trading Scheme (ETS) voluto dalla UE paghino due volte: una volta attraverso la partecipazione al sistema di scambio dei diritti di emissione e un’altra pagando gli incentivi allo sviluppo delle fonti rinnovabili attraverso la componente A3. La nuova definizione di impresa a forte consumo di energia ha modificato - in parte - la platea dei soggetti che possono beneficiare delle esenzioni, facendovi rientrare aziende che sicuramente sono energivore in termini di incidenza del costo energetico sul prodotto, ma le cui dimensioni non avevano fino ad oggi consentito di rientrare nel novero. Di fatto il nuovo criterio di energivoracità consente a moltissime medie aziende di rientrare nel novero e usufruire del nuovo sistema, confermando questa quale scelta di politica industriale. Il grafico che segue registra in quale misura lo sviluppo delle rinnovabili ha determinato, attraverso il sistema di incentivazione, un continuo innalzamento degli oneri generali di sistema e, tra questi, della componente A3 della bolletta elettrica, che ne costituisce la voce più consistente. Elettricità: evoluzione componente A3 e differenziale prezzo Italia e media prezzi Germania, Francia, Spagna e Area scandinava 4 Decreto-Legge 22 giugno 2012 n. 83 14 Appare evidente che l’evoluzione negli ultimi anni della componente A3, direttamente gravante sulle bollette delle imprese, rende indispensabile l’adozione di un sistema di riallocazione per salvaguardare il nostro sistema produttivo. La nuova disciplina risulta peraltro essere coerente con quanto stabilito dalle Nuove Linee Guida sugli Aiuti di Stato in tema di energia e ambiente 5, che affrontano il problema delle distorsioni derivanti dalle misure di sostegno alle energie rinnovabili e stabiliscono i criteri sulla base dei quali i paesi UE possono esentare le imprese energivore particolarmente esposte alla concorrenza internazionale dal pagamento degli oneri conseguenti. Le nuove regole permetteranno così una transizione graduale verso meccanismi di sostegno alle rinnovabili più adeguati, in grado di evitarne gli effetti distorsivi. In questo contesto l’Italia ha proceduto con la notifica della misura alla Commissione Europea, che sta analizzando la documentazione fornita dallo Stato italiano. La scelta del Governo italiano sulle imprese energivore appare dunque in pieno rispetto con quanto statuito a livello europeo. 1.5.2 Piccole e medie imprese e famiglie Il tema del costo delle bollette si conferma come una delle principali criticità esistenti per quel che attiene le politiche energetiche del nostro Paese e, in particolare, per le piccole e medie imprese, le quali non hanno peraltro mancato in questi anni di sottolineare l’inadeguatezza di un contesto legislativo ritenuto sbilanciato a favore dei grandi consumatori energivori, con oneri generali di sistema in proporzione maggiormente gravanti in capo a famiglie e imprese. Il 2014 si è aperto con una dinamica dei costi dell’energia elettrica trainata dall'ulteriore aumento degli oneri generali di sistema: la delibera 641/2013 dell'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico (AEEGSI)6 dispone l’introduzione di una nuova componente (denominata AE)7 degli oneri generali di sistema con maggiori costi per famiglie e imprese; segue, nella stessa direzione, la delibera di adeguamento delle tariffe 133/2014 del 27 marzo 2013, che aggiorna la 5 o Le Nuove Linee Guida, adottate dalla Commissione europea il 9 aprile 2014, sono entrate in vigore il 1 luglio 2014 e saranno valide fino al 2021. 6 Da dicembre 2011 l’Autorità è denominata AEEGSI - Autorità per l’Energia Elettrica il Gas e il Servizio Idrico (Decreto-Legge 6 dicembre 2011, n. 201). 7 Componente AE: a copertura delle agevolazioni alle imprese manifatturiere con elevati consumi di energia elettrica. 15 stima degli oneri relativi alla componente AE per 300 milioni di euro per il periodo 1 luglio 2013 – 31 dicembre 2013 e 600 milioni di euro per l’anno 2014. In due anni l’escalation degli oneri pagati da una piccola impresa-tipo arriva all’84,1%; nello stesso periodo le piccole imprese manifatturiere hanno perso 24,1 miliardi di fatturato (-7,7%). Per una piccola impresa l'aumento degli oneri allarga di un ulteriore 19,8% il gap di competitività di prezzo con i competitor europei. La crescita degli oneri generali di sistema prosegue con un ulteriore aumento dal 1° aprile 2014, determinato da un incremento della componente A28, a copertura degli oneri per il decommissioning nucleare (+0,055 centesimi di euro per kWh per utenze in bassa tensione con potenza impegnata superiore a 1,5 kW), e della componente UC39, perequazione dei costi di trasmissione, distribuzione e misura (+0,00176 centesimi di euro per kWh). La piccola impresa-tipo vede aumentare del 3,3% gli oneri per le misure citate, pagando oneri generali di sistema in salita del 13,6% rispetto all’anno precedente, mentre il calo del costo relativo alla quota energia è del 7,8%. Il secondo trimestre del 2014 è, infatti, caratterizzato dalla diminuzione del costo dell’energia elettrica rispetto al trimestre precedente. Nel dettaglio, nel secondo trimestre 2014 una piccola impresa-tipo registra un calo della quota energia di 373 euro (equivalente al -1,5%) rispetto al precedente trimestre, tenuto conto del consumo medio annuo; tale diminuzione è in parte attenuata dall’aumento di 162 euro (+3,3%) degli oneri generali di sistema e, di conseguenza, la diminuzione di costo di cui beneficia il conto economico dell’impresa è di soli 211 euro (-1,5%): la dinamica degli oneri generali depotenzia del 43,4% il calo dei prezzi della commodity energia elettrica. Si rafforza quanto evidenziato dall'Autorità, secondo la quale nel periodo 2009-2013 “lo spazio lasciato al gioco del mercato si è contratto di oltre 10 punti percentuali, occupato interamente dagli oneri di sistema”. 8 Componente A2: copre i costi per lo smantellamento delle centrali nucleari e la chiusura del ciclo del combustibile. 9 Componente UC3: è il corrispettivo a copertura dei meccanismi di perequazione dei costi di trasmissione, distribuzione e misura dell' energia elettrica. 16 Il vigente impianto normativo determina un impatto differenziato degli oneri generali di sistema sui clienti finali, con un’incidenza dei costi non allineata al peso in termini di consumo. Ad esempio, le utenze in Bassa Tensione (BT) con potenza superiore a 1,5 KW – famiflie, piccoli commercianti o piccole imprese artigiane – sono gravati del 35% del gettito totale degli oneri generali, rappresentando però solo il 25% dei consumi complessivi. Appaiono invece relativamente meno gravati i clienti in Alta e Altissima tensione (AT e AAT) – ossia le imprese con elevati consumi – il cui contributo al gettito totale è pari a circa la metà del loro peso sui consumi totali (7,4% rispetto al 14,8%).”10 Si riporta la distribuzione della componente A3 (80% degli oneri) tra tipologia di cliente. L’onere della componente A3 attualmente grava in termini di gettito: • per circa il 19% sui clienti domestici, • per circa il 38% sugli altri clienti in bassa tensione, • per il 36% sui clienti in media tensione, • per il restante 7% sui clienti in alta e altissima tensione. (Memoria AEEG 46/2012/I/eel del 19 aprile 2012) 10 Fonte AEEGSI Memoria 8 Luglio 2013 298/2013/I/Com 17 Appare d’altra parte evidente quale sia, per fasce di consumo, la situazione dell’Italia rispetto agli altri paesi Europei. L’attuale tassazione dell’elettricità contribuisce a un sistema fiscale sull’energia tra i più gravosi in Europa: l’Italia ha una tassazione sull’energia pari al 2,3% del Pil, di 0,6 punti più elevata della media dell'Eurozona, pari a 1,7%. Con i 13.719 milioni di oneri generali di sistema la ‘pressione fiscale e parafiscale sull’energia’ in Italia balza al 3,2% del Pil; il gettito parafiscale aumenta del 37,6% il solo gettito fiscale. Dietro accise e oneri di varia natura si cela una vera e propria forma di tassazione di tipo indiretto che sfugge dal calcolo della pressione fiscale media italiana che, di per sé, già raggiunge livelli insostenibili. Si registra infatti in Italia la presenza, per almeno il 25% del costo totale della bolletta, di sussidi nonché una doppia tassazione costituita dal pagamento dell’imposta sul valore calcolato su una base imponibile che comprende altre imposte. Questi sono tutti fattori che alimentano un preoccupante gap in termini di competitività delle imprese, riducendo il reddito delle famiglie italiane e la loro capacità di creare risparmio. L’approvazione del Decreto-Legge 24 giugno 2014, n. 91 (c.d. “Decreto Competitività”), per la prima volta, mette al centro dell’attenzione le PMI. E' opportuno evidenziare che l'entità della riduzione ottenibile con le disposizioni in esame dovrebbe rappresentare solo un primo passo in tal senso, poiché il gap di costo che le PMI sopportano rispetto ai principali competitor europei supera il 30%. La riduzione delle bollette energetiche per le piccole e medie imprese necessita di una serie di misure che andranno affrontate in maniera coordinata con precisi interventi sul piano fiscale, evitando provvedimenti spot che aggrediscono singoli aspetti e non hanno la capacità di incidere sul quadro complessivo. 18 Ci sono ampi spazi di miglioramento nelle decisioni politiche in corso, innanzi tutto cercando di reperire ulteriori risorse per poter quanto meno avvicinarsi all’obiettivo dichiarato di riduzione del 10% dei costi energetici, obiettivo questo molto lontano così come è oggi previsto dal citato decreto. Al di là delle misure contenute nel citato “Decreto Competitività”, è opportuno che Governo e Parlamento riaprano un confronto con le categorie interessate per condividere obiettivi e interventi al fine di rilanciare una strategia del Paese in materia di rinnovabili, fermo restando l'obiettivo che tale strategia non appesantisca le bollette di imprese e famiglie. Una riforma energetica non può prescindere da un riforma della fiscalità sull’energia tesa a garantire maggiore equità e ad orientare produzione e consumo verso modelli più efficienti. Occorre una profonda riflessione finalizzata a individuare strutturali modifiche del quadro normativo vigente. La fiscalità può diventare uno strumento efficace qualora fosse in grado di favorire i consumi energetici più rispettosi dell’ambiente, premiandone fiscalmente l’utilizzo in sostituzione degli attuali sistemi incentivanti. Il sistema del “chi inquina paga” è, peraltro, già applicato attraverso l’ETS e, in previsione, da quanto disposto dall’art. 15 della c.d. Delega Fiscale (“carbon tax”), conferita con Legge 23/2014. Il Sistema di scambio di quote di emissione (Emission Trading Scheme), infatti, è il principale strumento adottato dall’Unione europea, in attuazione del Protocollo di Kyoto, per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori, ovvero i settori industriali caratterizzati da maggiori emissioni. Sono circa 11.000 gli operatori coinvolti, tra impianti termoelettrici, industriali nel campo della produzione di energia e della produzione manifatturiera (attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, cemento, ceramica e laterizi, vetro, carta) e operatori aerei. Dal 2012 il Sistema è stato ampliato anche agli operatori del settore aereo e, dal 2013, è stato esteso ulteriormente alle attività di produzione di alluminio, calce viva, acido nitrico, idrogeno, carbonato e bicarbonato di sodio e agli impianti che si occupano della cattura, trasporto e stoccaggio di CO2. Ad oggi, sono oltre 1.300 gli impianti italiani coinvolti, di cui il 71% nel settore manifatturiero. È prevista la possibilità di escludere ospedali e piccoli emettitori, ovvero impianti con emissioni inferiori a 25.000 tonnellate di CO2 equivalente e, nel caso di impianti di 19 combustione, con potenza termica nominale inferiore a 35 MW, escluse le emissioni da biomassa. Per quanto concerne la previsione dell’art. 15 della “Delega Fiscale”, questa è finalizzata alla “realizzazione di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita da attuare entro dodici mesi (26 marzo 2015)”, ma va garantita l’armonia tra quanto disposto da tale articolo e quanto statuito dalla normativa comunitaria, al fine di evitare che alcuni settori “paghino due volte” per le emissioni che producono: una volta con il sistema dell’ETS, cui sono sottoposti, e un’altra con la “carbon tax” prevista nel citato articolo 15. La sola applicazione del sistema ETS non soddisfa però tutti i comparti dell’industria; in particolare, le piccole e medie imprese sostengono che il principio 'chi inquina paga' sia disatteso attraverso il prelievo fiscale mediante accisa non equamente ripartito. Con l’obiettivo di razionalizzare il sistema di tassazione sull’energia si propone di: armonizzare la politica energetica con quella fiscale, prevedendo il riequilibrio e la riduzione del prelievo anche mediante scelte di flessibilizzazione dell’accisa sui consumi tali da neutralizzare gli incrementi di gettito IVA; abrogare esenzioni vigenti sull’accisa erariale prevedendo, a parità di gettito per l’erario, nuovi scaglioni di aliquote applicabili sulla totalità dei consumi nazionali; implementare un sistema a garanzia della competitività delle imprese e degli investimenti, che anche per il futuro sia ancora in grado di sostenere il settore delle rinnovabili e delle altre tecnologie di efficienza energetica e di innovazione. 2. Mercato del gas 2.1 Quadro europeo Quando si parla di processo di liberalizzazione del mercato del gas naturale non ci si può limitare a parlare dell’Italia, poiché tale processo è di portata continentale sia per l'impulso impresso dall'azione comunitaria, sia per la dimensione sovranazionale degli aspetti di approvvigionamento della materia prima, di interconnessione delle reti e di diversificazione e integrazione delle imprese. 20 Influiscono sull'evoluzione del mercato gli sviluppi interni ai singoli paesi, l'assetto delle infrastrutture, il comportamento degli operatori. Per l'Ita lia , l'evoluzione europea costituisce un'importante opportunità di sviluppo e di consolidamento del sistema del gas naturale. Negli ultimi anni l’Europa, pur presentando una sempre più elevata dipendenza da importazione di materie prime energetiche, ha evidenziato una situazione di strutturale overcapacity sia per ciò che concerne l’approvvigionamento di gas naturale che per la produzione di energia elettrica. In particolare, per il gas si deve considerare la significativa contrazione nei consumi nel settore termoelettrico in relazione al forte sviluppo delle fonti rinnovabili. Secondo i dati pubblicati da Eurogas, nel 2013 la domanda di gas naturale nell'Eurozona è scesa mediamente di circa l'1,4% rispetto all'anno precedente. In Italia si è assistito a una diminuzione superiore alla media UE, del 6,4 % sul 2012, che ha portato i consumi ad attestarsi su di un ammontare totale di circa 68,7 m.di mc. Nonostante l’elevata disponibilità di gas contrattualizzato in tutti i paesi europei e l’abbondante capacità di generazione elettrica, la sicurezza del sistema energetico, pur risultando in apparenza stabile, deve considerare i seguenti punti: La recente evoluzione della crisi Ucraina ha evidenziato i punti deboli dell’attuale assetto di approvvigionamento gas Europeo fortemente incentrato sulla dipendenza dalle importazioni provenienti dalla Russia. Questa dipendenza strutturale ha determinato storicamente anche uno sviluppo infrastrutturale fortemente incentrato su una gestione dei flussi “est-ovest” e scarsamente flessibile (nel breve periodo) per gestire nuove “rotte” di approvvigionamento basate su flussi ovest-est. Inoltre, la produzione europea di gas naturale sta riscontrando un progressivo calo, che porterà nel futuro a una crescente necessità di importazione della materia prima. La struttura di produzione di energia elettrica, con la presenza sempre più elevata di fonti di energia rinnovabili non programmabili, non può garantire la sicurezza di approvvigionamento necessaria per i consumi interni. Risulta quindi necessario garantire un servizio di backup adeguato attraverso la produzione termoelettrica tradizionale, alle quali è richiesta una sempre più elevata flessibilità. Tale flessibilità risulta essere proprio il maggiore vantaggio degli impianti termoelettrici alimentati a gas naturale rispetto a quelli alimentati a carbone, il quale 21 rappresenta ad oggi il combustibile economicamente più vantaggioso per la produzione di energia, anche grazie ai bassi prezzi delle emissioni di CO 2 in Europa. L’exit strategy europea dal nucleare determinerà una sempre maggiore necessità di produzione elettrica dalle altre fonti energetiche, comportando un crescente aumento dell’import di gas naturale, necessario per la generazione termoelettrica. 2.2 Sicurezza negli approvvigionamenti Per rendere effettivamente stabili e sicure in Europa le condizioni di approvvigionamento occorre operare attraverso un approccio comune a livello europeo nei confronti dei principali produttori extra-UE. Sul tema si rinvia anche al Documento di Osservazioni e Proposte “Problemi europei di approvvigionamento energetico” (Pronuncia CNEL n. 53 del 2009). Le esportazioni di materie prime energetiche verso l’Europa, in particolar modo per ciò che riguarda il gas naturale, sono operate da un ristretto numero di paesi. Come noto, si riscontra una forte dipendenza europea dall’importazione di gas proveniente dalla Russia che, nella prospettiva di un rafforzamento delle politiche della sicurezza di approvvigionamento, è importante affiancare a una strategia di import alternativo. In questa analisi devono essere considerati due elementi importanti. Il primo è che le importazioni europee dalla Russia sono state negli ultimi due anni tra 22 i 130 e 140 miliardi di metri cubi. Il secondo è relativo al fatto che in Europa sono funzionanti 19 terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL), con una capacità di rigassificazione complessiva pari 186 miliardi di metri cubi. Purtroppo, date le condizioni strutturali del mercato, il loro utilizzo medio è stato di circa il 20%. Ciò significa che l’attuale struttura di terminali GNL consentirebbe ulteriori importazioni di gas per circa 137 miliardi di metri cubi ovvero una capacità quasi equivalente all’ammontare complessivo di gas importato dalla Russia. Per una maggiore sicurezza occorre quindi adottare una politica di investimenti infrastrutturali (pipeline e centrali di spinta) in grado di utilizzare anche il potenziale di GNL in Europa: prioritariamente è necessario sviluppare le infrastrutture per un sistema di dispacciamento gas in grado di gestire anche i flussi secondo le direttrici ovest-est, al fine di ottimizzare importazioni alternative attraverso la capacità inutilizzata dei terminali GNL. Inoltre, l’Europa deve rafforzare le politiche orientate ad accelerare lo sviluppo di pipelines di importazione alternative, quali ad esempio quelle provenienti dal Caucaso (Trans Adriatic Pipeline - TAP) e in relazione allo sviluppo del trattato transatlantico fra Europa e Stati Uniti (Transatlantic Trade and Investment Partnership -TTIP). Proprio in relazione a quest’ultimo punto si prefigura il prossimo avvio delle esportazioni verso l’Europa di GNL proveniente dagli Stati Uniti. Infatti, sono stati firmati al momento contratti ventennali tra produttori statunitensi e operatori europei (italiani e spagnoli) per un volume totale di 6 Mld m3 annui. Le imprese che curano la produzione, il trasporto e il dispacciamento di gas naturale, capeggiate dall’Eni hanno evidenziato come, a causa dei costi di liquefazione, trasporto e rigassificazione, non sia pensabile di ottenere abbassamenti di prezzo della commodity paragonabili a quelli avutisi in America grazie alla cosiddetta “rivoluzione shale”: volendo fare un confronto, abbiamo che la commodity prezzata sull’Henry Hub ha toccato un minimo storico nel 2012 (7,58 c€/m3) per poi risalire fino al valore di 13,24 c€/m3 nel 2014; sulla media dei mercati europei si sta invece assistendo a un abbassamento dei prezzi nell’ultimo anno (24,37 c€/m3), dopo il picco avutosi nel 2013 (28,80 c€/m3). Tuttavia, parte del mondo imprenditoriale pone lo sviluppo di tali infrastrutture fra le maggiori possibilità attualmente esistenti per ottenere una riduzione del prezzo del gas naturale. Il Governo italiano ha ribadito l’impegno verso una riduzione del costo 23 dell’energia; sul tema si è di recente espresso in audizione parlamentare11 il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, evidenziando come sia necessario “rimuovere gli ostacoli allo sviluppo della nostra capacità di rigassificazione per beneficiare della rivoluzione dello shale gas”. Prezzi Gas Naturale c€/m3 Henry Hub 24,09 Media Mercati EU 26,44 28,80 24,37 18,21 13,08 9,99 2009 11,60 13,24 10,17 7,58 2010 2011 2012 9,94 2013 2014* * i dati del 2014 considerano i valori riscontrati fino al mese di maggio Esploso del differenziale di prezzo Europa - USA Delta Media EU - Henry Hub Prezzi Henry Hub 28,80 24,09 26,44 24,37 18,21 13,08 18,86 13,92 18,86 11,13 6,61 3,09 9,99 11,60 2009 2010 10,17 2011 7,58 2012 9,94 2013 13,24 2014* * i dati del 2014 considerano i valori riscontrati fino al mese di maggio Aggiungendo al valore di mercato un margine per i servizi accessori, si presume che il gas statunitense potrebbe approdare nei Terminal europei a un prezzo che varia fra i 23,58 c€/m3 e i 28,76 c€/m3. Tale valutazione sarebbe perfettamente in linea con l’attuale prezzo riscontrato sui mercati europei e ciò confermerebbe l’ipotesi per cui l’arrivo del gas americano non determinerebbe un abbassamento sostanziale del prezzo ma avrebbe come effetto positivo la diversificazione delle rotte di approvvigionamento in termini di sicurezza. 11 Audizione del 2 settembre 2014 24 Per completare il processo di creazione del mercato unico dell’energia a livello europeo e garantire maggiore sicurezza e prezzi più competitivi, è necessario rafforzare le politiche e incrementare i fondi per lo sviluppo delle infrastrutture del sistema energetico. A questo proposito importanti appaiono le previsioni del “Decreto Sblocca Italia” (Decreto-Legge 133/14), dove si fa espresso riferimento al Tap sancendo il carattere strategico dei gasdotti di importazione dall'estero, dei terminali Gnl, degli stoccaggi, delle reti nazionali e delle opere connesse. Una spinta forte, questa, verso la capacità di indipendenza e di acquisizione di forza strategica nel settore gas. 2.3 Mercato del gas in Italia Il mercato gas ha visto una rapida evoluzione negli ultimi 4 anni. Se nel 2009 il differenziale del costo gas rispetto all’Europa si attestava intorno ai 6/7 Euro/Mwh, attualmente è sceso intorno all’1,5 Euro/Mwh. L’evidente beneficio per l’industria italiana, e in particolare per i settori ad alto consumo di gas, è dimostrato considerando il fatto che tale gap di competitività era stimabile intorno al miliardo di Euro. Il processo di liberalizzazione sta dunque dando i suoi frutti e il sistema industriale italiano può beneficiare della convergenza dei prezzi nazionali a quelli dei principali Paesi europei. I risultati per l’industria italiana e per la sua competitività sono evidenti, secondo due canali: il primo diretto e il secondo indotto. Si può osservare il risultato diretto considerando la diminuzione del costo spot del gas naturale nei confronti dei paesi manifatturieri nostri competitor, in particolar modo all’interno della comunità europea. Il risultato indotto appare invece evidente guardando al prezzo dell’energia elettrica, che in Italia è per circa il 60% derivante dal gas naturale. Il mercato del gas naturale ha registrato dunque negli ultimi anni importanti passi avanti in termini di aumento di efficienza, competitività e trasparenza del settore attraverso meccanismi di mercato, in linea con gli obiettivi della normativa europea. 25 Si vuole evidenziare in particolare che tale convergenza potrebbe risultare da una modesta crescita del riferimento italiano, che si attesta a 28,74 €/MWh (+2% rispetto al 2011), a fronte di tutti gli altri riferimenti europei allineati attorno a 25,4 €/MW e in forte crescita (dal +10% al + 14% rispetto al 2011). Confronto europeo prezzi gas netto imposte clienti industriali 1999-2009 c€/smc 1999* 39,6 2009** 33,2 34,4 33,3 35,4 41,4 37,2 35,4 30,4 28,1 16,1 13,2 12,0 10,8 11,8 12,8 10,1 * dati riferiti a consumo annuo1.098.686,8 smc; ** dati riferiti a consumo annuo tra 262.467 smc e 2.624.670 smc; PCS = 0,03810 GJ/smc De nm Un ite d Sp ai n Be lg iu m 11,8 Sw Ne th ed er en la nd s 12,9 Ire la nd 13,3 Fr an ce Ita ly G er m A livello nazionale, sonoKingstate approvate una serie di misure che anhanno y ar k do m concretamente risolto alcuni punti di attenzione, aumentando l’efficienza e la competitività del settore. Sul piano strutturale, la separazione di Snam Rete Gas da Eni ha rappresentato un importante passo in avanti rispetto al processo di liberalizzazione. Tuttavia, questa misura da sola non è sufficiente se la separazione non viene inserita nell’ambito di un progetto di sviluppo e integrazione all’interno del mercato europeo. 26 Importante la partenza della borsa del gas, un mercato dove gli operatori possono scambiare gas ‘a pronti’: il “Decreto Stoccaggi” (D.Lgs.130/10) ha infatti consentito, attraverso realizzazione di infrastrutture di stoccaggio di gas, l’accesso a tale risorsa anche alle utenze industriali e una maggiore competitività del mercato; e ancora, l’avvio del mercato del bilanciamento di merito economico, nel quale gli operatori titolari di capacità di stoccaggio offrono la propria disponibilità di gas. Appare comunque necessario procedere all’integrazione dell’Italia nei mercati energetici europei. Si chiede un forte impegno da parte del Governo e delle Autorità competenti affinché si prosegua in questa direzione, operando azioni atte a garantire l’assenza di congestioni, sia transfrontaliere che interne al Paese, e sviluppando infrastrutture strategiche, quali terminal GNL e gasdotti sulle dorsali di collegamento verso il nord Europa e il mid-east. Nel 2013 è stato avviato il mercato a termine italiano. Gli sforzi devono ora essere diretti allo sviluppo della liquidità di questo mercato, riferimento indispensabile nell’ottica di portare l’Italia a divenire un HUB Europeo del Gas Naturale. Il completamento del processo di integrazione del nostro mercato con quelli europei è fondamentale anche per la sicurezza degli approvvigionamenti. Un mercato italiano fisicamente interconnesso colloca il nostro paese quale piattaforma per soddisfare la domanda di gas di un mercato europeo più ampio e, in questa prospettiva, potrebbe concretamente facilitare lo sviluppo delle infrastrutture di arrivo del gas nel nostro paese, terminali e pipeline valorizzando la posizione geostrategica dell’Italia. Nei prossimi anni è importante effettuare molti investimenti sul piano delle interconnessioni con gli altri paesi europei. 3. Considerazioni finali L’analisi dei mercati dell’energia elettrica e del gas dalle prime fasi della liberalizzazione, agli inizi degli anni 2000, mostra come oggi, a circa quindici anni di distanza, il mercato sia ampiamente maturo, con una serie di operatori sul libero mercato dal lato dell’offerta oramai affermatisi con certezza e continuità sia nell’elettrico sia nel gas, spesso offerti assieme. Anche dalla parte della domanda, 27 va detto che questa oggi è conscia di essere nel mercato e di poter sfruttare le opportunità in esso offerte, ma con una netta distinzione tra grandi consumatori, capaci di sfruttare al meglio ogni opportunità, una categoria intermedia ancora ben capace di utilizzare vantaggi e opportunità, mentre i piccoli e i piccolissimi consumatori in pratica subiscono in condizione passiva un mercato che per loro, spesso, è fonte di problematiche se non di timori per la continuità della fornitura e della stabilità dei prezzi. La riflessione fin qui svolta, con il concorso delle varie componenti sociali ed economiche rappresentate nel CNEL, ha messo in luce i vari aspetti del mercato attuale e i riflessi sul costo finale al cliente, individuando le criticità che rendono necessario mettere in atto sistemi correttivi tanto più efficaci quanto più si voglia uscire con determinazione dall’attuale situazione di non perequata allocazione dei costi effettivi, delle maggiorazioni a remunerazione di scelte energetiche o industriali già compiute e della imposizione fiscale. Ampi settori dei comparti produttivi nazionali pagano dette criticità con un gap di costo dell’energia, rispetto ai livelli europei e internazionali, che riduce fortemente il livello di competitività; e non da meno pagano le famiglie, per le quali il costo energetico è cresciuto più che proporzionalmente ed è divenuto un’importante componente del bilancio familiare. Di seguito si riportano gli elementi degni di attenzione per giungere a un riequilibrio del mercato dal lato dei costi, avuto riguardo a grandi, medi e piccoli consumatori, e nell’ottica di fornire un impulso per la ulteriore maturazione del mercato verso l’equilibrio sociale e la competitività economica. 3.1 Mercato dell’energia elettrica Negli ultimi cinque anni si è avuto uno sviluppo senza precedenti della produzione elettrica da fonte rinnovabile, che ha oggi superato il 30% dell’energia dispacciata sulla rete nazionale. Le prerogative riconosciute alle fonti rinnovabili, sia in termini di incentivi sia di priorità di dispacciamento, stanno mettendo a dura prova i principi cardine, che prevedevano in origine lo sviluppo del mercato elettrico essenzialmente basato sul dispacciamento di merito economico; inoltre, le difficoltà strutturali, legate a una rete nazionale che ancora oggi presenta molti colli di bottiglia, rischiano di pregiudicare la sicurezza del sistema. 28 Lo sviluppo delle fonti rinnovabili elettriche ha superato gli obiettivi del Piano Nazionale al 2020, avendo già raggiunto nel 2013 un livello prossimo al 35% (fonte Terna). In pochi anni, quindi, lo scenario energetico nazionale ha subito profondi mutamenti. Un aspetto importante è riconducibile alla spinta, intensa e molto rapida, proveniente dalla generazione distribuita, alla quale il nostro sistema dovrà rapidamente adeguarsi. Alle grandi centrali che utilizzano fonti fossili si stanno affiancando, infatti, migliaia di piccoli e piccolissimi impianti in gran parte alimentati da fonti rinnovabili e, in particolare, da solare fotovoltaico ed eolico. Accanto a tale fenomeno, che ha generato un progressivo scardinamento dei fondamentali economici del mercato elettrico, si è aggiunta negli ultimi anni, a causa della profonda crisi economica, l’importante calo della domanda elettrica. Ad agosto 2014, la richiesta di energia elettrica è stata pari a 24,1 TWh, in diminuzione del 4,0 % rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, un valore che, depurato dai fattori calendario e temperatura, porta la flessione a –1,6% rispetto all’anno precedente. Queste accelerazioni degli ultimi anni hanno consequentemente determinato una serie di effetti economici che hanno ulteriormente appesantito il già alto costo complessivo dell’energia elettrica per la necessità di una più complessa gestione del sistema. Difatti: le centrali del parco termoelettrico che, proprio per effetto della concorrenza introdotta con la liberalizzazione, sono state costruite con le migliori tecnologie per ottenere la massima efficienza energetica, dando luogo a un parco di generazione riconosciuto tra i più efficienti d’Europa, non sono dispacciate, malgrado il loro potenziale basso costo unitario, quando la priorità in significativa parte del giorno è data alla produzione da fonti rinnovabili. Ne consegue che gli impianti, pur efficientissimi, entrano in dispacciamento con un elevato costo unitario per la bassa utilizzazione; questo aggrava il costo complessivo finale, e molti impianti, pur modernissimi, rischiano di chiudere definitivamente oppure di dover essere altamente remunerati per rimanere in servizio perché necessari per la stabilità e la sicurezza del sistema (Riserva rotante); la non programmabilità delle fonti rinnovabili comporta costi di “sistema”, dovuti alla necessità di bilanciamento orario, sempre più elevati per garantire la stabilità del sistema elettrico. L'incremento degli oneri sostenuti da Terna per l'approvvigionamento delle relative risorse èpassato dai 3 euro/MWh del 2009 ai 7,5 euro/MWh del 2013. 29 Ai maggiori costi sopra detti si aggiunge il forte incremento nella bolletta elettrica della componente A3, che remunera gli incentivi alle rinnovabili; questa significativa componente di costo è passata, prendendo il caso delle “utenze in media tensione”, dai 16 euro/MWh del III trimestre del 2010 ai 48 euro/MWh del III trimestre del 2013, registrando un incremento del 200% in appena tre anni. Ulteriore aspetto di rilievo, connesso al tumultuoso sviluppo di fonti rinnovabili, intermittenti e di limitata programmabilità è: il loro impatto sulle reti, soprattutto di distribuzione in media e bassa tensione, alle quali i nuovi impianti di piccole e medie dimensioni si connettono. Anche su questo fronte sono, quindi, necessari interventi all’insegna di una nuova filosofia di progetto e di esercizio del sistema elettrico, nel quale le reti devono assumere un ruolo diverso e tale da consentire l’integrazione di una generazione distribuita in forte crescita. Si tratta di utilizzare meglio la capacità delle reti esistenti, rendendole capaci di gestire la variabilità dei flussi di potenza con opportuni sistemi di controllo in tempo reale sugli impianti di produzione (smart grid). L’Italia è il secondo produttore manifatturiero europeo con una quota di valore aggiunto industriale superiore rispetto ai principali paesi europei, per cui il costo dell’energia è un fattore di competitività decisivo. Ciò nonostante le nostre industrie pagano, a causa di quanto sopra, l’energia circa il 30% in più rispetto ai principali competitor europei. 3.2 Difficoltà nel passare da un operatore a un altro e criticità sulla fatturazione dei consumi L’ultima relazione annuale dell’Autorità rileva che i consumatori non sembrano in grado di sfruttare al massimo le potenzialità del mercato concorrenziale: il tasso di switching del 2013 del comparto non domestico, pur dimostrando un’apertura del mercato elettrico, non risulta particolarmente incoraggiante. Complessivamente per il comparto non domestico in bassa tensione si registra un tasso di switching pari solo al 23,4 % in termini di volumi e ha coinvolto il 15% della clientela del mercato elettrico. Oltre alla bassa convenienza in termini economici, si evidenziano anche fenomeni di scarsa qualità del servizio connessi al passaggio al mercato libero: contratti non 30 richiesti, doppie fatturazioni o assenza di fatture per periodi prolungati; ma l’aspetto più problematico è quello legato alla misura. Le difficoltà, soprattutto nei primi mesi connessi con il passaggio al nuovo fornitore, ad avere fatture su consumi reali e non stimati rendono le bollette poco confrontabili con le precedenti, generano conguagli e trasmettono, quindi, un messaggio di incertezza al cliente finale piuttosto che rassicurarlo sulla bontà della scelta effettuata. Gli operatori che utilizzano contatori elettronici devono pertanto essere obbligati a una fatturazione su dati reali e non presunti, ed effettuata in tempi congrui. I conguagli possono a loro volta generare elementi di criticità quali ingenti fatturazioni, poca chiarezza nelle bollette, insoddisfazione nei clienti finali in un mercato che dovrebbe essere, invece sempre più dinamico. Queste procedure e criticità determinano, tra i molti effetti, sfiducia nel mercato da parte dei clienti, stante anche le lunghissime tempistiche di risoluzione delle controversie generate. Peraltro, il cliente ha rapporto unicamente con il venditore di energia o gas e, anche quando si mettono in piedi procedure di conciliazione, riceve al contempo inviti a pagare da parte di società di recupero crediti, alle quali sono state comunque affidati gli insoluti in contestazione. Nel mercato in cui la tecnologia è più avanzata, come l'elettrico, non è ammissibile che le fatturazioni si basino ancora su dati stimati che generano necessariamente nel tempo fatturazioni di conguaglio. 3.3 Misure per la green economy e riflessi sui costi dell’energia Per quanto riguarda lo sviluppo ulteriore della partecipazione delle fonti rinnovabili di energia alla copertura dei fabbisogni del paese e al raggiungimento degli obiettivi al 2020 e oltre, occorre stimolare correttamente il settore, gravemente compromesso dalle recenti misure di drastica riduzione deli incentivi. La politica degli incentivi alti, difatti, ha drogato negli scorsi anni il mercato, facendo accorrere operatori stranieri, nel campo sia tecnologico che finanziario, e procurando danno all’economia italiana, che non ha potuto cogliere appieno con il suo comparto industriale, pur preparato tecnologicamente, tutte le opportunità che si sono presentate. Occorre oggi, con incentivi economicamente sostenibili e opportunamente dosati nel tempo fino ad annullarsi con il raggiungimento della grid-parity, stimolare una 31 generazione da fonte rinnovabile più piccola e più diffusa, favorendo l’autoconsumo e lo scambio di energia sul posto. L’industria nazionale, che ha già prodotti di alta qualità nel settore e ha sviluppato una forza lavoro specialistica da non disperdere, potrà – in presenza di una politica energetica del settore stabilizzata - meglio organizzarsi per uno sviluppo anch’esso economicamente sostenibile, specie se la tecnologia metterà a disposizione miglioramenti sensibili nel campo dell’accumulo statico di energia elettrica e nel miglioramento dell’efficienza degli impianti. Questo, anche, consentirebbe uno sviluppo dell’autoconsumo svincolato dagli orari di produzione della fonte rinnovabile, senza più necessità di scambio con la rete se non per modesti quantitativi legati alla sicurezza. Adeguata certezza va garantita alla programmazione territoriale e alle pratiche autorizzative di concessioni riguardanti le infrastrutture energetiche, i siti industriali e gli interventi di modernizzazione del sistema energetico italiano. Le garanzie devono riferirsi sia ai tempi di rilascio delle autorizzazioni, che devono essere definiti all’atto della richiesta, sia alle condizioni di revoca. La previsione della sostenibilità dei costi prefigurata dalla Strategia Energetica Nazionale (con una incentivazione che si attesta tra gli 11,5 e 12,5 md di euro al 2020, a fronte di una tendenza inerziale di circa 15 miliardi nel 2020) genera forti dubbi circa l'efficacia delle misure di accompagnamento alla grid-parity, risultando molto onerose e non in grado di avvicinarsi alla sostenibilità economica. Una volta conseguita la grid-parity, e certamente la cessazione degli incentivi, sarebbe lasciata come misura trainante il diritto di dispacciamento prioritario in rete; anche efficace sarebbe la promozione di contratti di fornitura bilaterali tra produttori con fonti rinnovabili e gruppi di consumatori industriali, o civili, con lo scopo di ottenere una sensibile riduzione del costo al consumo. E’ importante evitare, per quanto riguarda i riflessi sul costo dell’energia delle politiche europee per la decarbonizzazione, che queste si ripercuotano sulla capacità competitiva dell’industria europea, rallentando la già difficile ripresa economica. Si attende che la Commissione Europea coordini gli obiettivi di politica ambientale con quelli di politica industriale. È indispensabile che l’Europa individui gli strumenti più idonei ed efficaci per trovare una sintesi tra questi obiettivi, limitando i fenomeni di delocalizzazione industriale dovuti ai vincoli ambientali. 32 L’auspicio è che l’Italia trasformi questi vincoli in opportunità di crescita e limiti le penalizzazioni che potrebbero comportare un aumento ulteriore del costo dell’energia. 3.4 Mercato del gas naturale Il mercato del gas è stato introdotto con maggiore gradualità, anche per la naturale resistenza dell’operatore pubblico principale, e si è assistito negli ultimi anni a una regolazione molto efficace, che ha permesso in breve tempo di recuperare importanti punti di competitività rispetto ai competitors europei. Sono stati approvati una serie di provvedimenti, importanti, che hanno di fatto aumentato efficienza, concorrenzialità e trasparenza del settore consentendo al nostro Paese di avere una piattaforma commerciale, già da tempo esistente in molti Paesi europei. Il processo di liberalizzazione ha quindi dato nel settore i suoi frutti e il sistema industriale italiano ha potuto beneficiare della convergenza dei prezzi nazionali con quelli dei principali Paesi europei: nel 2012, una significativa convergenza tra i prezzi registrati sull’intera piattaforma europea e quelli registrati in Italia risultava da una modesta crescita del riferimento italiano, che si attestava a 28,74 €/MWh (+2% rispetto al 2011), a fronte di tutti gli altri riferimenti europei allineati attorno a 25,4 €/MWh e in forte crescita (dal +10% al + 14% rispetto al 2011). Ma tale risultato, seppur di ampia soddisfazione per gli utenti industriali italiani in termini di competitività relativa con i principali Paesi europei, non può considerarsi tale se confrontato con i riferimenti della rivoluzione americana dello Shale Gas, con prezzi pari a circa un terzo di quelli europei. Si ritiene, quindi, che la vera partita per lo sviluppo strategico del mercato del gas richieda una partecipazione e un monitoraggio sistematico in sede europea e internazionale. Risulta pertanto determinante effettuare investimenti mirati ed efficaci sul piano delle interconnessioni fisiche con gli altri Paesi europei e internazionali, a partire dal completamento e dall’attivazione delle interconnessioni già esistenti sul piano commerciale: l’apertura delle trattative per il gasdotto Transitgas svizzero, ad esempio, consentirebbe di utilizzare il gas olandese e norvegese e di sviluppare la capacità di interconnessione tra l’Italia e gli hub del nord Europa, con il necessario raccordo con i Regolatori europei affinché anche le tariffe di transito del gas tra gli Stati membri siano armonizzate. 33 Il completamento del processo di integrazione del nostro mercato con le aree geografiche che ci circondano è fondamentale anche per la sicurezza e l’economicità degli approvvigionamenti. Sul fronte interno è necessario avviare una revisione delle tariffe dei servizi di trasporto e di distribuzione per i clienti industriali maggiormente cost reflective in relazione alle caratteristiche di consumo. Risulta, infatti, molto delicata la definizione delle modalità di remunerazione del costo delle infrastrutture attraverso le tariffe del servizio erogato. E’ critico il meccanismo di realizzazione delle infrastrutture con un recupero garantito dei costi totali di investimento a carico del sistema. Occorre introdurre meccanismi non di remunerazione tout court ma sulla base della garanzia di efficienza e di selettività, in modo da assistere a un reale sviluppo delle infrastrutture. Dovrà anche essere perfezionata, in termini temporali, la riforma della distribuzione di gas rafforzando l’azione di vigilanza sull’operato dei distributori locali nell’ambito della gestione della rete locale. Nell’ottica di ricercare soluzioni a livello europeo occorrerà: · avviare un mercato di scambio liquido; · potenziare il sistema degli stoccaggi valorizzando anche il GNL. Per quanto attiene alla liquidità della Borsa Gas occorre emulare il mercato all’ingrosso di elettricità favorendo l’incontro della domanda di gas dei clienti finali e di loro aggregazioni con l’offerta, al fine di garantire l’effettivo trasferimento dei benefìci della concorrenzialità del mercato ai clienti finali. Una vera Borsa del gas è il presupposto essenziale per ottenere la trasparenza sui prezzi. In merito alla contrattualistica del mercato di approvvigionamento di gas via gasdotti è evidente che il sistema necessita di un intervento normativo che renda possibile introdurre nel mercato strumenti più snelli in termini di volumi e più ancorati al costo della materia prima gas sui mercati internazionali piuttosto che sulla commodity del petrolio. Trovare il giusto equilibrio tra la sicurezza offerta dai contratti Top (Take or Pay), oggi essenzialmente con i paesi del Nord Africa, e l’economicità di contratti “spot” è un obiettivo ambizioso che dovrà essere raggiunto con uno sforzo del Paese anche a livello comunitario. 34 I contratti Take or Pay di lungo periodo potrebbero essere, nei prossimi anni, un onere insopportabile, se paragonato con le condizioni economiche praticate sui mercati del Nord Europa, creando forti penalizzazioni per la competitività delle imprese. In una tale situazione a nulla servirebbe la ricerca e l’estrazione di gas di produzione nazionale, poiché il gas da ToP dovrebbe essere comunque pagato anche se non utilizzato. L’impiego del gas nell’autotrazione potrebbe contribuire a risolvere il problema di utilizzo completo dei quantitativi contrattuali ToP. Si tratta di valutare le seguenti opzioni : incentivare la trasformazione a metano dei motori a ciclo otto favorire la diffusione di distributori stradali di gas per autotrazione favorire, nell’ambito della ricerca, l'industrializzazione della tecnologia italiana dell'accumulo (es: nanospugne) e il GTL. In ogni caso si ritiene opportuno limitare la contrattualistica ToP alla sola copertura della base del profilo della domanda annuale. La copertura del profilo invernale, invece, andrà assicurata con contratti spot. Oltre a quanto già riportato, non bisogna dimenticare di perseguire ulteriormente l'obiettivo di reale liberalizzazione dei mercati energetici, con interventi che favoriscano la concorrenza e determinando benefici concreti per i clienti finali di energia. In termini di liberalizzazione, un tema importante che meriterebbe di essere considerato nell’ambito di una programmazione del futuro è quello di riconsiderare il ruolo del settore pubblico nella proprietà delle imprese, sia a livello centrale sia a livello locale, poiché rimane nel settore energetico troppo rilevante. In un contesto caratterizzato da un esiguo grado di concorrenzialità del mercato all’ingrosso, da un elevato numero di imprese di distribuzione per di più integrate con società di vendita e, infine, da un insufficiente grado di informazione dei clienti finali, occorrerebbe adottare ulteriori misure finalizzate a: - conferire maggiore impulso, anche valutando la partecipazione dell’Acquirente Unico S.p.a. a tutela della domanda di gas delle famiglie, allo sviluppo di un mercato all’ingrosso per lo scambio di gas; - individuare un ristretto numero di investimenti a rapida cantierabilità da realizzare con procedure accelerate potenziando, al tempo stesso, il sistema degli stoccaggi; 35 - rafforzare l’azione di vigilanza sull’operato dei distributori locali nell’ambito della gestione della rete. 36 4. Proposte 4.1 Mercato dell’energia elettrica Il mercato libero dell’energia elettrica si basa oggi, per una grande parte della clientela italiana, circa 37 milioni di clienti finali, su un costo al cliente che vede la parte liberalizzata, cioè quella di libera contrattazione, ridotta per la gran parte della clientela al 30% del totale, il resto essendo “oneri di sistema”, nei quali sono anche ricompresi costi provenienti da provvedimenti pubblici di politica industriale e imposizione fiscale. Deve quindi osservarsi che si tratta di un mercato fortemente condizionato, tanto da poter dire che non è più un “libero mercato”. Il decisore pubblico incide profondamente sul prezzo con politiche industriali e sociali spesso non eque. Occorre pertanto ripensare globalmente al modello di mercato sinora perseguito e al modo di ripartizione degli oneri e della imposizione fiscale, in modo da riequilibrare gli interessi economici dei comparti produttivi e sociali della comunità. La riduzione delle bollette energetiche necessita di una serie di misure che andranno affrontate in maniera coordinata, con precisi interventi sul piano fiscale ed evitando provvedimenti spot che aggrediscono singoli aspetti e non hanno la capacità di incidere sul quadro complessivo. Si ritiene che ci siano ampi spazi di miglioramento nelle decisioni politiche in corso, innanzi tutto cercando di reperire ulteriori risorse per poter quanto meno avvicinarsi all’obiettivo dichiarato di riduzione del 10% dei costi energetici, oggi ancora molto lontano. Un provvedimento da adottare in favore di una più equa distribuzione dei costi e degli oneri del sistema elettrico è la revisione del meccanismo dell’interrompibilità, da tempo richiesto dal comparto industriale che non ne trae vantaggio. Questa misura, introdotta oltre venti anni fa per far fronte a una critica e prolungata carenza dell’offerta di energia, oggi risulta, per l’abbondanza dell’offerta, meno utilizzata. La riserva che proviene dalla interrompibilità è ancora necessaria nella misura di 3.000 MW, in ragione della criticità delle reti, della non 37 programmabilità delle fonti rinnovabili e della disomogenea distribuzione geografica della microproduzione. In sostanza, si rende necessario ricorrere a tale meccanismo per situazioni di minore emergenza che nel passato, ragione per cui occorre procedere a una revisione della clientela che effettivamente partecipa al programma di interrompibilità e, solo per questa, remunerare il servizio richiesto. In tal senso si muovono recenti provvedimenti tesi a rivedere il meccanismo di incentivazione e la revisione triennale dei clienti che, chiamati alla interrompibilità, godono del beneficio. Con riguardo al costo dei servizi di rete, questo va esteso, a diverso titolo, agli utilizzatori, che per effetto dell’attuale regolamentazione immettono energia nel sistema senza essere chiamati a pagarne gli oneri: le energie rinnovabili dovrebbero contribuire ai costi dei servizi di rete, ovvero comprare sul mercato una riserva pari alla loro potenza così da rendere stabile la fonte energetica, creando un mercato della riserva almeno fino a che non entrino in esercizio gli accumuli. Altro importante provvedimento a favore della clientela più piccola, con particolare riguardo alla PMI e alle famiglie, è il mantenimento del servizio di maggior tutela – gestito da Acquirente Unico - che rappresenta uno strumento e un benchmark di cui, nelle attuali condizioni di mercato con le criticità irrisolte fin qui descritte, anche le piccole imprese, oltre alle famiglie, ritengono di non poter fare a meno. Non bisogna cedere a tentazioni ripetutamente ventilate di soppressione di tale servizio di tutela, poiché resta fondamentale il ruolo di Acquirente Unico nel garantire una fornitura per tutti quei clienti che non riescono, per qualsiasi motivo, a beneficiare delle opportunità del libero mercato ovvero sono delusi da una serie di esperienze con operatori privati, in un mercato che consente anche di lanciare offerte fantasiose e ingannevoli. Va, difatti, osservato che il cliente con alti o medi consumi di energia ha generalmente struttura propria, o si appoggia a struttura consortile, dotata degli strumenti conoscitivi e tecnici per selezionare i fornitori, metterli in concorrenza e ottenere i migliori vantaggi dalla concorrenzialità, avendo anche dalla propria parte la forza di un elevato consumo con cui contrattare. Diverso è il caso dei piccoli e poccolo-medi consumatori, quali le famiglie e le piccole attività imprenditoriali, che non hanno la medesima forza di contrattazione né riescono, anche per alcune carenze nella legislazione vigente, ad organizzarsi in 38 aggregazioni significative di consumo. Queste categorie subiscono una vera aggressione da parte degli operatori commerciali, inclusi più grandi sul mercato, che utilizzano metodi “porta a porta”, soprattutto con il mezzo telefonico e con personale spesso spregiudicato e, in ogni caso, volitivamente interessato a concludere il contratto forzando tempi e volontà del cliente. Ne consegue il risultato di non favorire un giudizio sereno del libero mercato e delle sue preziose opportunità. Si rende pertanto necessaria una regolamentazione trasparente e affidabile delle azioni di vendita “porta a porta” degli operatori commerciali, le quali devono sempre presentare proposte in forma scritta prima di qualsiasi sottoscrizione di contratto, con adozione di uno schema validato dall’Autorità a garazia della chiarezza e della certezza dei prezzi applicati, e l’ipotesi di contratto va preventivamente reso disponibile al cliente, contestualmente alle proposte di vendita avanzate. Vanno inoltre incentivate le aggregazioni dei piccoli consumatori, favorendo la costituzione di Consorzi o Gruppi di acquisto in modo da avvicinarsi alle condizioni commerciali degli utenti di maggiori dimensioni. Occorre in tale campo che le azioni di sorveglianza, rispettivamente dell’Autorità di settore e dell’ Autorità per la concorrenza, siano costanti e organizzate, atte a reprimere con esemplarità, applicando adeguate sanzioni pecuniarie, i comportamenti gravemente scorretti, che ancora oggi è troppo spesso dato di rilevare, altresì stimolando la clientela, anche con campagne pubbliche nei media, a denunciare ogni comportamento di grave scorrettezza. 4.2 Mercato del gas La vera partita per lo sviluppo strategico del mercato del gas richiede una partecipazione e un monitoraggio sistematico in sede Europea. Nei prossimi anni è importante effettuare molti investimenti sul piano delle interconnessioni fisiche con gli altri Paesi europei. Il completamento del processo di integrazione del nostro mercato con quelli europei è fondamentale anche per la sicurezza e l’economicità degli approvvigionamenti. E’ necessario completare anche le interconnessioni sul piano commerciale allocando con meccanismi di mercato la capacità di interconnessione tra l’Italia e gli hub del nord Europa. 39 Occorre raccordarsi con i Regolatori europei affinché anche le tariffe di transito del gas tra gli stati membri siano armonizzate. Vanno riviste le tariffe dei servizi di trasporto e di distribuzione per i clienti industriali che siano maggiormente cost reflective in relazione alle caratteristiche di consumo. È necessario intervenire sulle modalità di funzionamento del mercato di bilanciamento di merito economico in modo che questo renda corretti segnali di prezzo in qualsiasi condizione. La strutturale sovracapacità infrastrutturale rispetto al mercato implica che gli attuali meccanismi di recupero tariffario comportino verosimilmente progressive variazioni compensative dei costi di trasporto e distribuzione del gas naturale. Il sistema tariffario di accesso alle infrastrutture e le modalità di prenotazione della capacità devono essere ripensate nel nuovo contesto di mercato e regolatorio. In una logica di sviluppo delle infrastrutture e di sicurezza del sistema occorre valutare attentamente il ruolo dei contratti a lungo termine che sono in grado di fornire segnali di lungo termine. 40 Note di approfondimento a. Cenni storici sull’ apertura del mercato elettrico Nel 1962 la Legge 1643 ha avviato la nazionalizzazione del settore elettrico, affidando all'Enel la titolarità delle varie fasi costituenti la filiera elettrica (produzione - distribuzione - vendita) e lasciando uno spazio alle aziende municipalizzate, mentre la produzione di energia elettrica da parte di privati era ammessa solo se finalizzata all'autoconsumo. A distanza di 20 anni, la Legge 308/82 ha introdotto la liberalizzazione della sola produzione di energia elettrica per gli auto - produttori, anche se solo fino a 3 MW e da fonte rinnovabile. Altra importante tappa della storia della politica energetica italiana è stata la Conferenza per l’Energia del 1987, che ha sancito l’uscita dal nucleare a seguito di referendum. La Legge 9/91 ha invece rappresentato il primo passo verso la liberalizzazione dell’intero settore, rendendo libera l'attività di produzione dell'energia elettrica purché derivante da fonti rinnovabili e assimilate, come la cogenerazione e quelle da rifiuti residui di lavorazioni. La successiva Delibera Cip 6/92 attuava gli articoli 20 e 22 della Legge 9/91, definendo i prezzi dell'energia elettrica relativi a cessione, vettoriamento e produzione, i parametri relativi allo scambio e le condizioni tecniche per l'assimilabilità a fonti rinnovabili. Nel 1995, mediante la Legge 481/95, è stata istituita l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas (AEEG) con il compito di regolamentare il settore. Essa ha ereditato le sue competenze dal Ministero dell'Industria nel 1997, in seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del regolamento di organizzazione e funzionamento dell'Autorità stessa. Il Decreto Legislativo 79/99 (noto anche come “Decreto Bersani”) ha recepito la Direttiva 96/92/CE, recante regole comuni per i mercati elettrici interni dei paesi membri finalizzate a liberalizzare la domanda, l'accesso alle reti e l'offerta dell'energia e effettiva del settore da monopolio a libero mercato. 41 Le altre maggiori novità introdotte dal “Decreto "Bersani" sono state: La “deverticalizzazione” dell’Enel, attuata tramite la sua trasformazione in S.p.A. e la creazione di una holding con società separate a livello gestionale per le attività di produzione, trasmissione, distribuzione e vendita ai clienti finali idonei. Di fatto il riassetto societario dell’Enel ha portato la stessa ad ampliare e a diversificare il proprio business in altre attività quali il trading elettrico e del gas, la gestione di sistemi idrici e le telecomunicazioni, dando vita a un gruppo internazionalizzato tra i più grandi in Europa, solo a partire dal 2001 riportato tendenzialmente ai soli settori elettrico e del gas. La fine del monopolio legale di Enel, autorizzando nuovi soggetti a entrare nei mercati della produzione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica, limitando al 50% entro il 2003 la quota di mercato detenibile da ciascun operatore. A tal scopo è stata prevista e attuata la dismissione di 15.000 MW di capacità di generazione. Tale capacità è stata suddivisa in tre compagnie di generazione (denominate Genco, ovvero Elettrogen, Eurogen e Interpower) e messe sul mercato. Sul lato della domanda è stata creata la figura dei clienti idonei (clienti finali o consorzi di clienti), soggetti autorizzati ad acquistare energia elettrica sul mercato libero. Le soglie di accesso al mercato sono state fissate in termini di consumi annui: dal 2000 limite minimo 20 GWh, dal 2002 limite minimo 9 GWh; successivamente al “Decreto Bersani” si è arrivati prima a stabilire il limite minimo 0,1 GWh con la vendita dell’ultima Genco e, infine, a considerare idonei tutti i titolari di partita IVA. Riguardo alla distribuzione, che è esercitata in regime di concessione, il “Decreto Bersani” prevede la razionalizzazione dell’assetto su scala nazionale attraverso l’obbligo di aggregazione fra operatori, al fine di consentire l’operare di un unico distributore per ambito comunale e di aumentare l’efficienza del sistema. Inoltre, ha imposto a Enel di costituire una società (Enel Distribuzione) separata da quella di distribuzione per la vendita di energia elettrica ai clienti idonei. Con il Decreto Legislativo 79/99 e gli adempimenti successivi si sono poste in Italia le basi per la liberalizzazione del mercato interno dell'energia elettrica, la cui gestione economica è affidata al Gestore del Mercato (società per azioni costituita il 27 giugno 2000 dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale) e la cui 42 disciplina è predisposta sempre dal Gestore del Mercato, ma è approvata con Decreto dal Ministero delle Attività Produttive, sentita l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas. In più è stata definita l'entrata nel mercato di nuovi operatori e di altri interlocutori oltre a Enel. a.2 Domanda e offerta di energia elettrica L’ultima relazione annuale della Autorità per l’Energia Elettrica Gas e il Servizio Idrico evidenzia che, nel 2013, i consumi di energia elettrica sono diminuiti del 3,4%, passando dai 307 TWh del 2012 ai quasi 297 TWh del 2013. Nello stesso anno la produzione netta ha coperto l’87,5% del fabbisogno nazionale, con i 44,3 TWh di importazioni che hanno consentito di coprire la restante parte della domanda. In diminuzione del 5,5% sono anche le esportazioni, che quest’anno si sono fermate a 2.178 GWh. L’analisi dei dati relativi agli impieghi consente inoltre di evidenziare come i consumi si siano ridotti in tutti i settori, in particolare nel comparto industriale (-4,7%), ma anche nel settore domestico (-4,3%). Nel 2013 i tre gruppi principali, Enel Edison ed Eni, hanno venduto rispettivamente 89,9 TWh, 18,7 TWh e 10,4 TWh al mercato finale. A questi si aggiunge la classe degli operatori più grandi, cioè quelli che hanno venduto tra 5 e 10 TWh di energia elettrica al mercato finale, con sette gruppi societari presenti: Hera, Green Network Luce & Gas, A2A, Sorgenia, Axpo Group, E.On e Gala. Relativamente alle vendite finali, la quota di vendite ai clienti domestici è complessivamente pari al 23%. Questa quota appare particolarmente significativa per Enel, che al mercato domestico destina la metà delle proprie vendite, e per Eni, che a questa categoria di clienti riserva il 20% dell’energia complessivamente venduta a clienti finali. Anche per i gruppi di più piccola dimensione le vendite alla clientela domestica sono particolarmente significative, essendo pari a 0,8 TWh, cioè a circa il 22% del totale venduto; ciò accade perché in questa categoria di soggetti rientrano anche numerosi venditori del servizio di maggior tutela. Non a caso, sono proprio questi stessi gruppi quelli in cui è più significativa la quota di vendite a clienti finali non domestici in bassa tensione: per Enel questa quota è pari al 72%, mentre per la classe dei gruppi con vendite inferiori a 100 GWh la quota arriva al 53,3% delle vendite ai clienti non domestici. Le vendite ai grandi 43 clienti industriali in alta e altissima tensione sono, invece, piuttosto significative per Edison (24,1%), per Eni (26,2%) e per i gruppi con vendite tra 5 e 10 TWh (23,6%). Bilancio dell’energia elettrica 2013 (TWh; valori riferiti ai gruppi industriali) a.3 Mix della produzione elettrica e del gas dal momento della liberalizzazione e modifiche strutturali fino ad oggi Il mix della produzione al momento della liberalizzazione si è andato modificando per l’effetto, voluto, della concorrenzialità. Le nuove società di produzione, le tre Società sopra dette, e l’Enel stesso, hanno iniziato un programma intensivo di investimenti in nuove centrali di produzione o di ristrutturazione di quelle esistenti, ma hanno anche attuato, soprattutto l’Enel, razionalizzazioni organizzative, il tutto mirato alla riduzione del costo di produzione. 44 Il programma di trasformazione a carbone, precedentemente considerato determinante per cogliere l’obiettivo della riduzione del costo di produzione dell’energia elettrica, è stato prima ridimensionato e poi è stato congelato in poche realtà (4 centrali), soprattutto per le concrete difficoltà ambientali legate a un uso massiccio del carbone. Il sentiero degli investimenti produttivi da realizzare sembrava chiaramente individuato e puntava su una tecnologia consolidata, con rischio tecnologico basso e con tempi di costruzione relativamente contenuti: quella dei cicli combinati a gas (CCGT). Lo spostamento del parco di generazione verso il gas era, inoltre, in linea con gli obiettivi di miglioramento delle performance ambientali del parco. D’altro canto, anche i primi interventi di apertura della generazione di energia elettrica ai produttori privati, tra cui ad esempio la Legge 9/91, già all’inizio degli anni ’90 avevano sostenuto lo sviluppo di nuova capacità alimentata a gas. Era, inoltre, ormai chiaro che gli impianti a olio non avrebbero potuto rappresentare la soluzione del futuro. Anche nucleare e carbone, per ragioni diverse, non sembravano vie percorribili in Italia in quegli anni. Concreto, quindi, è diventato il programma di utilizzo di cicli combinati ad alto rendimento a gas e si è attuato da parte di tutti i grandi operatori un programma di riconversione o nuove costruzioni adottando tale tecnologia. Gli investimenti sono stati significativi per quanto riguarda la capacità di generazione termoelettrica, che è cresciuta di 19.000 MW. Tra il 2004 e il 2009 la capacità termoelettrica installata è aumentata in media di quasi 3.000 MW all’anno – al netto delle dismissioni – contro i circa 600 MW del quadriennio precedente. Nel parco termoelettrico complessivo (convenzionale e biotermoelettrico) è da segnalare anche la crescita significativa degli impianti in cogenerazione, la cui potenza lorda è raddoppiata dal 2000 al 2009. Nel 2013 la produzione termoelettrica ha segnato un crollo del -13%, corrispondente alla drastica riduzione della produzione di energia elettrica da gas naturale (-15%), ma anche, per la prima volta dal 2008, alla discesa della produzione da carbone (-7%). Continua pure il calo della produzione da prodotti petroliferi (-13%), ormai ridotta a una quota del 2% sulla produzione totale (a titolo di confronto, 15 anni fa tale quota era del 40%). 45 Investimenti sono stati analogamente realizzati per le centrali idrauliche, fonte rinnovabile per eccellenza, permettendo il mantenimento del parco che ha lunghissimi tempi di ammortamento, ma che abbisogna di un programma di costante efficace manutenzione. Per quanto riguarda infine il nucleare, si è avuto un riaccendersi dell’interesse per la tecnologia con specifiche disposizioni di legge nel biennio 2008-2010, soprattutto con le ipotesi di utilizzo dei reattori di terza e quarta generazione a sicurezza intrinseca. L’incidente di Fukushima, dovuto al distruttivo maremoto dell’11 marzo 2011, ha riportato ad annullare qualunque programma nel campo della produzione elettrica da nucleare. Il mutato atteggiamento verso questa fonte di energia primaria, sancito peraltro dal referendum, ha sviluppato, in modo molto accelerato, il ricorso alle fonti rinnovabili di energia, in particolare da vento e da solare, permettendo in pochi anni, grazie agli incentivi, di recuperare i ritardi rispetto agli altri paesi. Nel caso della produzione da gas, la quota si è attestata al 38% nel 2013, contro il 43% del 2012 e il 50% di cinque anni fa. In un contesto di sensibile riduzione della produzione complessiva, la crescita della produzione elettrica da fonte rinnovabile si mantiene sostenuta (+17% tra il 2012 e il 2013), in virtù dell’incremento della generazione eolica (+12%), fotovoltaica (+19%) e da biomassa e rifiuti (+12%), ma soprattutto per il notevole contributo, tra il 2012 e il 2013, della produzione idroelettrica (+21%). Gli ultimi incrementi annuali dell’eolico e del fotovoltaico appaiono sensibilmente inferiori rispetto allo scorso anno (quando avevano registrato, rispettivamente, un +36% e un +75%), ma hanno concorso a mantenere la produzione da queste due fonti, rispettivamente, al 14% e al 20% della produzione nazionale rinnovabile. Produzione lorda per fonte 2009-2013 (GWh) 46 b. Il mercato del gas b.1 Cenni storici sull’apertura del mercato del gas Il mercato energetico europeo negli ultimi anni è stato oggetto di una profonda rivoluzione in direzione di una progressiva liberalizzazione e privatizzazione dell’energia elettrica e del gas naturale. L’input per la liberalizzazione del mercato del gas naturale avviene a livello comunitario con la direttiva 98/30/CE 12 che, recepita dai vari Stati membri. ha modificato radicalmente i mercati nazionali. In Italia il recepimento della direttiva comunitaria è avvenuto con il D.Lgs. 164/200013 (c.d. “Decreto Letta”). Si è così passati da un regime monopolista di fatto, verticalmente integrato lungo tutta la filiera produttiva, a un mercato concorrenziale con più operatori, che devono confrontarsi con gli operatori nazionali degli altri Stati membri. In particolare, il “Decreto Letta” ha previsto: in tema di unbundling, la separazione societaria delle attività di trasporto e dispacciamento di gas naturale da tutte le altre attività del settore, ad eccezione dello stoccaggio (per cui prevede comunque la separazione contabile); in relazione all’apertura del mercato, l’idoneità (ovvero la possibilità dei clienti di poter scegliere liberamente il fornitore) fin dal 2000 dei clienti industriali, termoelettrici, delle imprese di distribuzione e dei grossisti e disposto che dal 1° 12 Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee, n. L 204 del 21 luglio 1998 ed entrata in vigore il 10 agosto 1998. 13 Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 142 del 20 giugno 2000. 47 gennaio 2003 tutti i clienti sono idonei; a tutela e sviluppo della concorrenza i cosiddetti “tetti antitrust”, ovvero limiti im posti a ciascun operatore alla quantità di gas naturale immissibile nel sistema al fine della vendita in Italia e limiti alla vendita ai clienti finali. Numerosi passi che sono stati compiuti da quando ha avuto inizio il processo di liberalizzazione con il “Decreto Letta”. Anche in relazione alla c.d. “Seconda Direttiva Gas” (2003/55/CE), molte delle disposizioni in essa contenute sono state di fatto recepite nell’ordinamento nazionale in modo più stringente rispetto ai requisiti minimi richiesti dalla normativa comunitaria. La Direttiva 2009/73/CE, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale abroga la direttiva 2003/55/CE. Con tale direttiva gli Stati membri possono: imporre alle imprese che operano nel settore del gas obblighi relativi al servizio pubblico concernenti, tra l’altro, la qualità e il prezzo delle forniture (articolo 3, comma tutela di prezzo assicurare in particolare ai clienti vulnerabili un'adeguata protezione, comprendente misure idonee a permettere loro di evitare l'interruzione delle forniture (articolo 3, c. 3) garanzia della fornitura Il cammino verso una maggior concorrenzialità del mercato ha trovato, anche recentemente, nuovo impulso, in particolare con: con il D.Lgs. 93/11 lo scorso 1 giugno 2011 è stato recepito nel nostro ordinamento il Terzo Pacchetto Energia, inclusivo della Direttiva 2009/73/CE e del Regolamento 2009/715/CE. il Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n.130 (c.d. “Decreto stoccaggi”); l’avvio del bilanciamento di merito economico. Con il D.Lgs. 93/11, lo scorso 1 giugno 2011 è stato recepito nel nostro ordinamento il Terzo Pacchetto Energia, inclusivo della Direttiva 2009/73/CE e del Regolamento 2009/715/CE; la Direttiva stabilisce, tra le altre tematiche, che gli Stati membri in cui il sistema di trasporto appartiene a un’impresa verticalmente integrata operante nella commercializzazione del gas possano optare tra tre possibili modalità attraverso le quali garantire l’indipendenza del trasportatore. I modelli di separazione tra cui optare sono: 48 Ownership Unbundling (OU): le società che detengono la proprietà delle reti ed effettuano la gestione delle attività di trasporto sono separate dal punto di vista proprietario dalle imprese verticalmente integrate che svolgono le attività di approvvigionamento/produzione e vendita. Independent Transmission Operator (ITO): le imprese verticalmente integrate mantengono il controllo delle società che gestiscono l’attività di trasporto e che detengono la proprietà delle reti, a condizione di garantire l’indipendenza decisionale e funzionale del gestore del trasporto dall’impresa verticalmente integrata. Independent System Operator (ISO): le imprese verticalmente integrate mantengono la proprietà delle reti, ma ne affidano la gestione ad un soggetto terzo. Il legislatore italiano ha optato per il modello ITO per l’impresa maggiore di trasporto (Snam Rete Gas), mentre agli altri trasportatori nazionali è concessa la scelta di uno dei tre modelli sopra descritti. b.2 Clienti idonei e servizio di tutela Prima della liberalizzazione completa del mercato, avvenuta il 1° Gennaio 2003, per “Clienti idonei” si intendeva, ai sensi del Decreto Legislativo 164 del 2000 (“Decreto Letta)”, la persona fisica o giuridica autorizzata a stipulare contratti di fornitura, acquisto, vendita con qualsiasi produttore, importatore, distributore o grossista, sia in Italia che all'estero. La soglia di idoneità individuata dalla normativa faceva riferimento a un consumo annuo superiore a 200.000 metri cubi. Dal 1° gennaio 2003 tutti i clienti finali sono "idonei" e possono liberamente scegliere l'azienda venditrice di gas. E’ denominato “Servizio di Tutela” la fornitura di gas naturale alle condizioni e ai prezzi di riferimento stabiliti dall'Autorità per l’Energia Elettrica Gas e Servizio Idrico, ai sensi della Legge 125/07. Tutti i venditori devono offrire il Servizio di Tutela ai clienti che ne hanno diritto, unitamente alle altre offerte commerciali. Fino a giugno 2013 avevano diritto al Servizio di Tutela: utenze domestiche e condomini con uso domestico e consumi fino a 200.000 Smc/anno; utenze relative ad attività di servizio pubblico; utenze per usi diversi con consumo fino a 50.000 Smc/anno. 49 Il Decreto Legge 21 giugno 2013 n. 69 (“Decreto del fare”): ha modificato le condizioni del servizio di tutela gas stabilendo l'obbligo di offrire tale servizio i soli clienti domestici. Di conseguenza i clienti non domestici con consumi fino a 50.000 Smc/anno e le utenze di servizio pubblico non hanno più il diritto di ottenere dai venditori la fornitura al prezzo di tutela. b.3 La struttura del mercato Per filiera del gas si intende l’intero ciclo produttivo che va dalla produzione, o approvvigionamento dall’estero, sino alla distribuzione finale che consente ai consumatori di usufruire con continuità del rifornimento di gas presso le proprie abitazioni ed industrie. L’industria del gas in Italia è organizzata in tre grandi fasi: 1. Approvvigionamento del gas; 2. Trasporto (comprendente le attività di stoccaggio e dispacciamento, di trasporto e di distribuzione); 3. Commercializzazione gas naturale. L’approvvigionamento è la fase più a monte della filiera (escludendo in questa sede ciò che attiene all’esplorazione e alla produzione del gas) che comprende le attività volte al reperimento della materia prima necessaria per il soddisfacimento del fabbisogno energetico. A livello europeo, le importazioni vengono assicurate per oltre l’80% via gasdotto attraverso contratti stipulati con le compagnie nazionali dei Paesi di produzione. Tali contratti di norma contengono vincoli di prelievo (clausole c.d. “Take or Pay”, che sostanzialmente prevedono il pagamento di una quota minima indipendentemente 50 dai volumi prelevati), sono di lunga durata e prevedono prezzi indicizzati a panieri di beni sostituibili (come gli oli combustibili o il petrolio. Negli ultimi anni si è progressivamente assistito a un incremento del ruolo del GNL, con contratti di approvvigionamento aventi caratteristiche analoghe a quelli per l’importazione via gasdotto ma che, generalmente, consentono maggiore flessibilità, permettendo in particolare di indirizzare i carichi di GNL in mercati diversi da quelli originariamente ritenuti di destinazione. Il mercato internazionale del gas naturale si è sviluppato in Europa a partire dagli anni ’70, in risposta all’esigenza di trasportare quantitativi crescenti dai luoghi di produzione a quelli di consumo: così si sono realizzati i primi gasdotti RussiaGermania-Italia. Oggi l’Europa è attraversata da una fitta rete di gasdotti ad alta pressione con uno sviluppo complessivo di circa 190.000 km, di cui oltre 100.000 km sono concentrati tra Francia, Italia e Germania. Il sistema interconnesso europeo, in continua espansione, si estende dal Mare del Nord e dal Baltico fino al Mediterraneo e dall’Europa orientale e dalla Siberia fino all’Atlantico, consentendo di sfruttare le riserve provenienti dalle diverse aree di estrazione, di diversificare le vie di trasporto e di operare scambi a livello internazionale; inoltre, è in grado di garantire la fornitura del gas naturale persino a fronte di problemi di approvvigionamento o punte di consumo particolarmente elevate. All’interno dei singoli paesi il gas naturale viene veicolato per mezzo delle reti di trasporto nazionali che, nei tratti eserciti in bassa pressione e dotati di elevata capillarità, assumono la configurazione di reti di distribuzione Se il gas naturale è normalmente trasportato dalle zone di produzione a quelle di consumo attraverso gasdotti, qualora detto trasporto non sia tecnicamente possibile o economicamente conveniente, il gas naturale viene liquefatto in impianti predisposti ad hoc e trasportato attraverso le c.d. “navi metaniere” fino ai terminali di rigassificazione, dove, dopo essere stato riportato allo stato gassoso, viene immesso nella rete di trasporto. La capacità di rigassificazione contribuisce ancora in modo limitato all’importazione in Italia, ma a livello europeo ha portato negli anni un contributo crescente, arrivando a coprire nel 2011 circa il 30% della capacità di 51 importazione totale, con una significativa concentrazione della stessa in pochi Paesi (Spagna e Regno Unito) rappresentano i due terzi della capacità attuale europea. b.4 Contesto di riferimento Il mercato mondiale di gas è in profonda trasformazione, passando da un contesto di bilanciamento tra domanda e offerta, a uno dove si sono andate manifestando situazioni di surplus che si sono riflesse positivamente sui prezzi. È cresciuta conseguentemente l’influenza della domanda, che ha favorito la possibilità di avere contratti disaccoppiati dal prezzo del petrolio e frutto di scambi spot. Si è registrata, infatti, una forte evoluzione a seguito dell’entrata a regime di molti investimenti nel settore (GNL, shale gas e gas da carbone), che hanno comportato effetti sugli scambi di tale materia prima in termini di incremento della gas to gas competition e in termini di inaspettati incrementi di liquidità sui mercati spot di gas. Questo ha fatto registrare una caduta dei prezzi spot di gas sui principali mercati all’ingrosso di tale commodity; l’effetto della discesa dei prezzi è dovuto in parte anche alla crisi della domanda di gas mondiale. Ad agevolare la caduta dei prezzi ha poi contribuito il differente contesto del mercato del gas rispetto a quello del petrolio, dove oltre all’assenza di una speculazione finanziaria elevata sulla commodity, non c’è un cartello stile OPEC Organization of the Petroleum Exporting Countries) in grado di condizionare i prezzi contraendo l’offerta. Nel gas si assiste infatti a una oggettiva difficoltà di coordinamento dei Paesi detentori delle principali riserve di gas nel pianificare – nell’ambito della loro organizzazione di cartello GECF (Gas Exporting Countries Forum) – un eventuale impegno nel ridurre la produzione di gas. Difficoltà accresciute dalla stessa crisi economica in quanto molti Paesi esportatori non riescono a rinunciare, riducendo l’offerta, alle entrate scaturite dalla vendita di gas. In tal senso potrebbe essere preso come esempio l’accordo sul prezzo raggiunto tra Ucraina e Russia con il quale quest’ultima sembra aver deciso di accettare molte delle condizioni proposte dall’Ucraina. In questo contesto l’Italia si trova una situazione piuttosto paradossale, poiché il nostro mercato non è in grado di trasmettere ai consumatori finali i segnali di questa caduta dei prezzi, che sono invece rimasti al di sopra della media internazionale, sia per le grandi industrie gasifere che per i piccoli consumatori, a causa delle 52 inefficienze del nostro mercato, derivanti da ragioni prevalentemente di tipo infrastrutturale. Sul piano infrastrutturale, infatti, dopo la paventata bolla-gas, che ha avuto l’effetto di rallentare i progetti di investimento dell’operatore dominante, si registrano oggi opinioni differenti tra stakeholders sull’effettivo bisogno di infrastrutture del nostro Paese in considerazione del paventato rischio di overcapacity. Da un lato, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ritiene il sistema gas non ancora in grado di rispondere pienamente a eventuali picchi di domanda durante il periodo invernale, dall’altro gli operatori parlano di un eccesso di offerta, considerata l’attuale crisi della domanda, con ricadute negative sugli investimenti in infrastrutture. Al riguardo, resta in ogni caso una congestione contrattuale nei metanodotti d’importazione che collegano l’Italia ai principali hub europei che comporta un ingessamento del sistema di approvvigionamento sulle clausole Take or Pay di lungo termine, con la conseguente impossibilità per il mercato italiano di godere dell’abbassamento del prezzo registrato a livello internazionale. La situazione in termini di gestione dei flussi di approvvigionamento, a eccezione della partenza del terminale di Rovigo e del calo della produzione nazionale, resta piuttosto stabile. Il settore del gas merita particolare attenzione sul fronte della pianificazione, in quanto si caratterizza per un elevato grado di incertezza sul futuro, in termini di equilibrio tra domanda e offerta, sia quantitativo che direzionale, vale a dire con riguardo alla previsione di quelli che saranno i flussi di scambio di gas tra Paesi a livello comunitario. Questa situazione di incertezza può comportare un rischio elevato di fare investimenti onerosi, che non porterebbero effettivi benefici alla comunità nazionale ma solamente accrescerebbero i costi connessi con lo sviluppo delle infrastrutture. In aggiunta la differenza tra crescita lineare della domanda attesa (in regime di PIL crescente) e quella a blocchi dell’offerta fa sì che il sistema energetico alterni momenti di squilibrio con eccesso di offerta a quelli opposti. Mentre i primi spingono al rialzo i prezzi e rendono più sicuro il sistema gas italiano, al verificarsi di periodi di “penuria di gas alla punta” il Paese si trova costretto ad attivare meccanismi costosi per il blocco del consumo su utenze interrompibili. Occorre definire una strategia sul fronte gas, che tenga innanzi tutto conto della necessità di ridurre la dipendenza dalle importazioni e, pertanto, determini una 53 riduzione del peso del gas del nostro mix produttivo attraverso lo sviluppo delle nuove tecnologie di produzione e la riduzione dei consumi. Risulta, inoltre, molto delicata la definizione delle modalità di remunerazione del servizio erogato attraverso le infrastrutture. Appare infatti critico il meccanismo di realizzazione infrastrutture con un recupero garantito dei costi totali di investimento a carico del sistema. Occorre introdurre meccanismi non di remunerazione tout court dei contratti ma che diano garanzia di efficienza e selettività, in modo da assistere a un reale sviluppo delle infrastrutture. In aggiunta, deve essere perfezionata, in termini temporali, la riforma della distribuzione di gas rafforzando l’azione di vigilanza sull’operato dei distributori locali nell’ambito della gestione della rete locale. Nell’ottica di ricercare soluzioni a livello europeo occorre: · avviare un mercato di scambio liquido; · potenziare il sistema degli stoccaggi valorizzando anche il GNL. I prezzi del gas naturale sul mercato retail sono agganciati alla componente CMEM indicata dall’Autorità a copertura dei costi di approvvigionamento del gas naturale nei mercati all'ingrosso. Detta componente comprende l’elemento PFOR14 che si riferisce ai valori del mercato dei derivati Hub TTF (Title Transfer Facility), proprio in mancanza dell’operatività del mercato italiano,. La riforma ha consentito riduzioni importanti dei costi anche se il mercato libero del gas, dove vi sono la totalità di imprese in quanto escluse da regimi di tutela di prezzo dal 1° giugno 2013, si basa prevalentemente su condizioni economiche maggiorative rispetto ai parametri della tutela (offerte PFOR + spread). Per quanto attiene alla liquidità della Borsa Gas occorre emulare il mercato all’ingrosso di elettricità favorendo l’incontro della domanda di gas dei clienti finali e di loro aggregazioni con l’offerta, al fine di garantire l’effettivo trasferimento dei benefìci della concorrenzialità del mercato ai clienti finali. Una vera Borsa del gas è il presupposto essenziale per ottenere la trasparenza sui prezzi. 14 PFOR,t è uno degli elementi costitutivi della componente relativa ai costi di approvvigionamento del gas naturale nei mercati all’ingrosso. 54 In merito alla contrattualistica del mercato di approvvigionamento di gas via gasdotti è evidente che il sistema necessita di un intervento normativo che renda possibile introdurre nel mercato strumenti più snelli in termini di volumi e più ancorati al costo della materia prima gas sui mercati internazionali piuttosto che sulla commodity del petrolio. Trovare il giusto equilibrio tra la sicurezza offerta dai contratti Top (Take or Pay) di lungo periodo, oggi essenzialmente con i paesi del Nord Africa, e l’economicità di contratti “spot” è un obiettivo ambizioso che dovrà essere raggiunto con uno sforzo del Paese anche a livello comunitario. I contratti Take or Pay di lungo periodo potrebbero essere, nei prossimi anni, un onere insopportabile, se paragonato con le condizioni economiche praticate sui mercati del Nord Europa, così determinando forti penalizzazioni per la competitività delle imprese. In una tale situazione a nulla servirebbe la ricerca e l’estrazione di gas di produzione nazionale, poiché il gas da ToP dovrebbe essere comunque pagato anche se non utilizzato. L’impiego del gas nell’autotrazione potrebbe contribuire a risolvere il problema . Si tratta di valutare le seguenti opzioni : incentivare la trasformazione a metano dei motori a ciclo otto; favorire la diffusione di distributori stradali di gas per autotrazione; favorire, nell’ambito della ricerca, l'industrializzazione della tecnologia italiana dell'accumulo (es: nanospugne) e il GTL. In ogni caso, si ritiene opportuno limitare la contrattualistica ToP alla sola copertura della base del profilo della domanda annuale. La copertura del profilo invernale, invece, andrà assicurata con contratti spot. Oltre a quanto già riportato, non bisogna dimenticare di perseguire ulteriormente l'obiettivo di reale liberalizzazione dei mercati energetici, con interventi che favoriscano la concorrenza determinando benefici concreti per i clienti finali di energia. In termini di liberalizzazione, un tema importante, che meriterebbe di essere trattato nell’ambito di una programmazione del futuro, è quello di riconsiderare il ruolo del settore pubblico nella proprietà delle imprese, sia a livello centrale sia a livello locale, che rimane nel settore energetico troppo rilevante. In un contesto caratterizzato da un esiguo grado di concorrenzialità del mercato all’ingrosso, da un elevato numero di imprese di distribuzione per di più integrate 55 con società di vendita e, infine, da un insufficiente grado di informazione dei clienti finali, occorrerebbe adottare ulteriori misure finalizzate a: - conferire maggiore impulso, anche valutando la partecipazione dell’Acquirente Unico S.p.a. a tutela della domanda di gas delle famiglie, allo sviluppo di un mercato all’ingrosso per lo scambio di gas; - individuare un ristretto numero di investimenti a rapida cantierabilità da realizzare con procedure accelerate potenziando, al tempo stesso, il sistema degli stoccaggi; - rafforzare l’azione di vigilanza sull’operato dei distributori locali nell’ambito della gestione della rete. c. Oneri generali di sistema e ulteriori componenti 15 Le componenti tariffarie A coprono gli oneri sostenuti nell'interesse generale del sistema elettrico (quali ad esempio i costi di ricerca, i costi per l'incentivazione dell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili etc.) e sono individuati dal Governo con decreto o dal Parlamento tramite legge; le componenti UC coprono ulteriori elementi di costo del servizio elettrico (quali, ad esempio, la perequazione) individuate dall'Autorità. da chi sono determinate: le aliquote relative alle componenti tariffarie A e UC sono fissate dall'Autorità ed aggiornate periodicamente sulla base delle esigenze di gettito. come sono calcolate: le componenti tariffarie prevedono, in generale, corrispettivi espressi in centesimi di euro per punto di prelievo e in centesimi di euro per kWh; da chi sono pagate: le componenti tariffarie A, MCT, UC3, UC4 e UC6 sono pagate da tutti i clienti finali, con l'eccezione: o della componente tariffaria As che non è pagata dai destinatari del bonus elettrico; o della componente tariffaria Ae, che non è pagata per i punti in media, alta e altissima tensione nella titolarità delle imprese a forte consumo di energia elettrica. oneri generali di sistema Con le bollette dell'energia elettrica, oltre ai servizi di vendita (materia prima, commercializzazione e vendita), ai servizi di rete (trasporto, distribuzione, gestione del contatore) e alle imposte, si pagano alcune componenti per la copertura di costi 15 Fonte. http://www.autorita.energia.it/it/elettricita/onerigenerali.htm 56 per attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale: si tratta dei cosiddetti oneri generali di sistema, introdotti nel tempo da specifici provvedimenti normativi. Negli ultimi anni, gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota crescente e sempre più significativa della spesa totale annua di energia elettrica degli utenti finali. Gli oneri generali sono applicati come maggiorazione della tariffa di distribuzione, (quindi all'interno dei servizi di rete), in maniera differenziata per tipologia di utenza -domestica, illuminazione pubblica, altre utenze in bassa, media o alta tensionesecondo criteri che variano da componente a componente. Ad esempio, la componente A2 pesa di più sui clienti domestici e le piccole imprese servite in bassa tensione, la A4 sui clienti non domestici mentre la As è applicata uniformemente a tutti. Il gettito raccolto dall'applicazione degli oneri generali è trasferito su appositi Conti di gestione istituiti dalla Cassa conguaglio per il settore elettrico per ciascuna componente; fanno eccezione la componente A3 che affluisce per circa il 98% direttamente al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e la componente As, per la quale i distributori versano alla Cassa solo la differenza tra il gettito raccolto e i costi sostenuti per il riconoscimento del bonus (se la differenza è negativa, viene riconosciuta al distributore). L'utilizzo e la gestione di questi fondi è disciplinata dall'Autorità che aggiorna trimestralmente le aliquote sulla base del fabbisogno. Per il settore elettrico, gli oneri generali di sistema sono: A2 a copertura degli oneri per il decommissioning nucleare A3 a copertura degli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate A4 a copertura dei regimi tariffari speciali per la società Ferrovie dello Stato A5 a sostegno alla ricerca di sistema As a copertura degli oneri per il bonus elettrico Ae a copertura delle agevolazioni alle industrie manifatturiere ad alto consumo di energia UC4 a copertura delle compensazioni per le imprese elettriche minori UC7 per la promozione dell'efficienza energetica negli usi finali 57 MCT a copertura delle compensazioni territoriali agli enti locali che ospitano impianti nucleari Componente A2 (oneri nucleari) - La A2 è destinata alla copertura dei costi per lo smantellamento delle centrali nucleari dismesse (Latina, Caorso, Trino Vercellese, Garigliano), alla chiusura del ciclo del combustibile nucleare e alle attività connesse e conseguenti, svolte dalla società Sogin. Secondo quanto previsto dalle leggi finanziarie 2005 e 2006, una parte del gettito della componente A2, pari a circa 100 milioni l'anno, viene destinato al bilancio dello Stato. Principali riferimenti normativi: dl 79/99; dm 26 gennaio 2000; legge n. 83/03; decreto 2 dicembre 2004; legge n. 311/04 (finanziaria 2005); legge n. 266/05 (finanziaria 2006); dm 3 aprile 2006; legge n. 99/09. (gettito stimato 2013 circa 195 milioni di euro). Componente A3 (fonti rinnovabili e assimilate) E' la più consistente fra gli oneri di sistema e finanzia sia l'incentivazione del fotovoltaico sia il sistema del Cip 6, che incentiva le fonti rinnovabili e assimilate (impianti alimentati da combustibili fossili e da combustibili di processo quali scarti di raffineria etc. La componente A3 finanzia inoltre: lo scambio sul posto, il ritiro dedicato dell'energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili o non rinnovabili sotto i 10 MVA; il ritiro da parte del GSE dei certificati verdi CV invenduti nell'anno precedente; la copertura degli oneri CV per gli impianti assimilati in convenzione CIP 6/92 non cogenerativi; la copertura degli oneri CO2 per gli impianti assimilati in convenzione CIP 6/92; la tariffa omnicomprensiva per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili (feed in). L'incidenza di questi incentivi sulla spesa delle famiglie aumenta con il crescere dei consumi. Principali riferimenti normativi dl 79/99; dm 26 gennaio 2000; legge n. 83/03; CIP 6/92; dl n. 387/03; legge n. 239/04; decreto 28 luglio 2005; decreto 6 febbraio 2006; decreto 19 febbraio 2007; legge n. 244/07; dm 18 dicembre 2008; legge n. 99/09; dm 6 agosto 2010, decreto legislativo n. 28/11 (gettito stimato 2013 circa 12,55 miliardi di euro). Componente A4 (regimi tariffari speciali) La componente A4 è nata per coprire le agevolazioni per la fornitura di energia elettrica ad alcune aziende con alti consumi, individuate per legge. Nel tempo le 58 agevolazioni sono state eliminate e, ad oggi, riguardano solo Rete Ferroviaria Italiana che paga un corrispettivo ridotto per l'energia elettrica ("senza limiti temporali") e non deve pagare gli oneri ad eccezione della MCT. Principali riferimenti normativi dl 79/99; dm 26 gennaio 2000; legge n. 83/03; decreto 19 dicembre 1995; legge n. 80/05; legge n. 99/09 (gettito stimato 2013 circa 460 milioni di euro). Componente A5 (ricerca di sistema) La A5 finanzia la ricerca svolta nell'interesse del sistema elettrico nazionale. Principali riferimenti normativi decreto legislativo 79/99; dm 26 gennaio 2000; legge n. 83/03; decreto 8 marzo 2006; dl 73/07; decreto 21 giugno 2007; decreto 19 marzo 2009; legge n. 99/09; decreto 27 ottobre 2010 (gettito stimato 2013 circa 40 milioni di euro). Componente As (bonus elettrico) La componente As è destinata alla copertura del bonus elettrico per i clienti domestici in stato di disagio fisico o economico. E' applicata agli utenti domestici e non. Principali riferimenti normativi decreto 28 dicembre 2007; decreto legge n. 185/08 (gettito stimato 2013 circa 20 milioni di euro). Componente Ae E' destinata a finanziare le agevolazioni alle imprese manifatturiere con elevati consumi di energia elettrica prevista dall'art. 39 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83. L'agevolazione corrisponde a una riduzione tra il 15% ed il 60% sulle componenti A degli oneri di sistema (A2, A3, A4, A5 e AS) alle imprese che consumano almeno 2,4 GWh l'anno e hanno un costo dell'energia elettrica utilizzata pari ad almeno il 2% del fatturato. Le agevolazioni vengono applicate solo ai prelievi in Media ed Alta Tensione. Componente UC4 (imprese elettriche minori) La UC4 serve per coprire i maggiori costi di 12 piccole aziende elettriche che operano sulle isole minori. Nel 2009, i benefici sono stati estesi anche alle aziende elettriche distributrici con meno di 5.000 clienti. Le imprese elettriche minori che beneficiano del gettito della componente sono: Isola di Capri, Centrale di Capri, 59 SIPPIC; Isola del Giglio, Centrale Campese, Società Impianti Elettrici S.I.E. Srl; Isola di Favignana, Impianto di Favignana, SEA Società Elettrica di Favignana S.p.a.; Isola di Lampedusa, Centrale elettrica - Lampedusa, S.EL.I.S. Lampedusa S.p.A. Isola di Levanzo, Levanzo, Impresa Campo Elettricità I.C.EL. S.r.l. ; Isola di Linosa, Centrale elettrica - Linosa, S.EL.I.S. Linosa S.p.A., Isola di Lipari, Centrale SEL, Società Elettrica Liparese S.r.l.; Isola di Marettimo, Centrale elettrica Marettimo, S.EL.I.S. Marettimo S.p.A. Isola di Pantelleria, Centrale elettrica Pantelleria, S.MED.E. Pantelleria S.p.A.; Isola di Ponza, Centrale Cesarano e Centrale Le Forna, Società elettrica Ponzese S.p.A.; Isola di Ustica, Centrale Ustica, Impresa Elettrica D'Anna & Bonaccorsi s.n.c ; Isole Tremiti, Centrale "Germano Giacomo", Germano Industrie Elettriche S.r.l. Nola (NA), SNIE SpA Società Nolana per Imprese Elettriche; Ortona Odoardo Zecca s.r.l. Principali riferimenti normativi provvedimento CIP n. 34/74; legge n. 10/91; legge n. 102/09 (gettito stimato 2013 circa 70 milioni di euro). Componente MCT (misure di compensazione territoriale) La componente MCT finanzia le misure di compensazione territoriale a favore dei siti che ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare e, in futuro, il deposito nazionale delle scorie. Dal 2005, circa il 70% del gettito della componente MCT è destinato al bilancio dello Stato. E' il CIPE, sulla base di un decreto del Ministro dell'ambiente, che determina quali siti hanno diritto alla compensazione. Principali riferimenti normativi legge n. 368/03; legge n. 311/04, la finanziaria 2005; (gettito stimato 2013 circa 60 milioni di euro). Componente UC7 ( efficienza energetica) La componente UC7 è destinata alla copertura degli oneri derivanti da misure ed interventi per la promozione dell'efficienza energetica negli usi finali. Principali riferimenti normativi d.m. 20/07/2004; d.m. 21/12/2007; d.lgs. 115/08 (gettito stimato 2013 circa 270 milioni di euro). ecco alcuni esempi di interventi che danno diritto ai TEE: interventi sugli usi elettrici nel settore civile (sostituzione di lampadine ed elettrodomestici con modelli a basso consumo, ecc.) interventi sugli usi termici sempre nel settore civile (installazione di dispositivi per la riduzione dei consumi idrici, sostituzione di caldaie e scaldabagno con modelli ad alto rendimento, interventi sull'involucro edilizio, ecc.) 60 interventi legati a produzione e distribuzione di energia in ambito civile (sistemi di cogenerazione e teleriscaldamento), interventi legati all' efficientamento dell'illuminazione pubblica (lampade LED semaforiche, lampade LED votive) interventi nel settore industriale per l'ottimizzazione degli impianti (introduzione di componenti più efficienti come forni, bruciatori, miscelatori), 61