Economia del Lavoro
Sergio Vergalli
[email protected]
Vergalli - Lezione 1
Economia del Lavoro
2010
•il
valore dell’incontro si capisce
quando Capitolo
le parti8 - iniziano
a
1
conoscersi
La mobilità del lavoro
Introduzione
- La migrazione geografica come investimento in capitale
umano
-
2
La mobilità del lavoro –
Introduzione
I lavoratori cercano continuamente lavori più pagati
e le imprese cercano lavoratori che costano meno.
• In teoria l’allocazione d’equilibrio tra lavoratori e
imprese è efficiente perché il VMP di lavoratori simili
diventa uguale nelle imprese e nei mercati del lavoro
• ma nella realtà: i lavoratori non conoscono le loro
qualifiche/opportunità in altri tipi o mkt del lavoro. Le
imprese non sanno la reale produttività dei lavoratori
che assumono: il valore dell’incontro si capisce
quando le parti iniziano a conoscersi
•
3
La mobilità del lavoro –
Introduzione
Nella realtà sono possibili altre allocazioni che
incrementano il reddito nazionale.
⇒ Che cosa determina la mobilità del lavoro?
• Esiste molta mobilità nel mkt del lavoro USA: il 4%
circa dei lavoratori intorno ai vent’anni d’età cambia
lavoro ogni mese, il 3% della popolazione si sposta da
uno stato all’altro ogni anno e circa 1,4 milioni di
immigrati legali e illegali entrano ogni anno nel paese.
• I lavoratori vogliono migliorare la propria situazione
e le imprese assumere lavoratori più produttivi.
•
4
La mobilità del lavoro –
Introduzione
Domande: quali sono le determinanti della
migrazione? Come differiscono gli immigrati dalle
persone che scelgono di rimanere? Quali fattori
determinano come gli immigrati si autoselezionano?
• Quali sono le conseguenze della migrazione, sia per
gli immigrati
che per i paesi dalle quali si
trasferiscono? Gli immigrati guadagnano molto dalla
loro decisione? quanti si trasferiscono?
•
5
La mobilità del lavoro –
La migrazione geografica come investimento in capitale umano
John Hicks (premio Nobel 1932): “le differenze dei
vantaggi economici netti, le differenze di salari, sono
le cause principali della migrazione”.
• Tutta la moderna analisi delle decisioni di migrare
parte da qui: vede la migrazione dei lavoratori come un
investimento in k umano.
• I lavoratori calcolano il valore delle opportunità di
occupazione disponibili in ognuno dei mercati del
lavoro alternativi, sottraggono i costi del potenziale
trasferimento e scelgono l’opzione che massimizza il
valore presente netto dei guadagni nel ciclo di vita.
•
6
La mobilità del lavoro –
La migrazione geografica come investimento in capitale umano
•Ip.:
il lavoratore sia occupato a Milano e stia pensando
di trasferirsi a Roma.
•Il lavoratore, che ha 20 anni, ora guadagna w20MI euro;
se si trasferisse guadagnerebbe w20RO euro.
• Trasferirsi a Roma costa M euro.
• Questi costi includono le spese correnti per
trasferire il lavoratore e la sua famiglia e includono
anche il valore in euro del “costo psicologico”, il
dolore e la sofferenza che si verificano inevitabilmente
quando si abbandonano famiglia, amici e rete sociale.
7
La mobilità del lavoro –
La migrazione geografica come investimento in capitale umano
Come tutti gli altri investimenti in k umano, le
decisioni di migrazione sono guidate dal confronto
del PV dei guadagni nell’arco della vita nelle
opportunità alternative di occupazione.
• PVMI = valore presente del flusso dei guadagni se la
persona rimane a Milano:
•
MI
PV MI = w20
MI
MI
w21
w22
+
+
+ .......
2
(1 + r ) (1 + r )
• r = il tasso di sconto
• la somma continua fino all’età della pensione.
8
La mobilità del lavoro –
La migrazione geografica come investimento in capitale umano
Analogamente, il valore presente dello flusso dei
guadagni se la persona si trasferisce a Roma è dato da:
•
PV RO
•
RO
RO
w
w
RO
= w20
+ 21 + 22 2 + .......
(1 + r ) (1 + r )
Il guadagno netto della migrazione è quindi dato da:
Guadagno ⋅ netto ⋅ della ⋅ migrazione = PV RO − PV MI − M
=> Ci si trasferisce se il guadagno netto è positivo.
9
La mobilità del lavoro –
La migrazione geografica come investimento in capitale umano
I dati dicono che:
un miglioramento delle opportunità economiche a
destinazione aumenta i guadagni netti della
migrazione e la probabilità di trasferimento;
2. un miglioramento delle opportunità economiche
nella residenza attuale diminuisce il guadagno netto
della migrazione e la probabilità che ci si trasferisca;
3. un aumento dei costi della migrazione diminuisce i
guadagni netti e riduce la probabilità di trasferimento
1.
10
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
US paese molto mobile: tra il 2003 e il 2004, il 2,8%
della popolazione si è trasferita all’interno dello stesso
Stato e un altro 2,6% tra stati diversi.
• Molti studi hanno tentato di determinare se la
dimensione e la direzione di questi flussi migratori
sono coerenti con la nozione che i lavoratori migrano
in cerca di migliori opportunità d’occupazione.
• Mettono in relazione il % di migrazione tra due
regioni alle variabili come salari e % di disoccupazione
e a misure dei costi della migrazione
•
11
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Italia: la mobilità interna è stata sempre collegata ai
differenziali di opportunità lavorative che il Nord
offriva ai lavoratori del Mezzogiorno.
• I livelli di mobilità in Italia anche nei periodi dei
grandi flussi migratori verso il Nord sono sempre
stati molto inferiori che negli US: erano 0,32% negli
anni Sessanta e sono scesi a 0,2% negli anni Novanta.
•
12
L’impatto delle variabili specifiche delle regioni sulla
migrazione
La probabilità della migrazione è sensibile al
differenziale di reddito tra la destinazione e la
provenienza:
•
10 punti % del differenziale salariale tra gli stati di
destinazione e provenienza
probabilità di migrazione di
7 punti % circa => correlazione positiva tra condizioni di
occupazione e probabilità di migrazione.
•
10 punti del % di crescita dell’occupazione nello stato di
origine
probabilità di migrazione del 2% circa =>
correlazione negativa condizioni di occupazione paese di
origine e probabilità di migrazione.
•
13
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Un (raddoppio) della distanza il % di migrazione del
50% circa => correlazione negativa probabilità di
migrazione e distanza=misura dei costi della migrazione.
•
CONCL.: i lavoratori si trasferiscono nelle regioni in cui
massimizzano il PV dei guadagni di tutta la vita.
• California: periodo post - bellico, attirò molti lavoratori
dagli altri stati. Dal 1990 al 1993 (ridimensionamento
di 750.000 posti di
industria della difesa) l’occupazione
lavoro => % disoccupazione
al 9,1% (vs. % nazionale
del 7,0%): direzione di flusso migratorio vs. resto del paese
subì un’inversione di tendenza trasformando la California
in fonte di immigrati interni, piuttosto che destinazione.
14
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Italia: nel secondo dopoguerra ha avuto una grande
emigrazione da Sud e Nord Est verso il più
industrializzato Nord Ovest, che è al del reddito e
della ricchezza delle aree di origine:
• Nel 1961 il reddito pro capite al Nord Ovest era 136 e
67 nel Sud e Isole (media nazionale 100); nel 1971 il
differenziale scese a 128 a Nord Ovest e 73 a Sud e
nelle Isole mentre nel 1980 il differenziale di reddito
arrivò a meno del 60%....
•
•Sempre
molto elevato!
15
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Infatti il dibattito italiano sulla migrazione interna
non si è concentrato solo sui flussi attesi Sud – Nord
(facilmente spiegabili dati i differenziali di opportunità
lavorative), ma sulla sua
nonostante persistessero
differenziali di reddito e di opportunità lavorative:
•
% disoccupazione al Sud era doppio di quello del
Nord.
•
Domanda: come mai i lavoratori del Sud non
emigrano più né all’estero né all’interno?
•
16
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
1.
trasferimenti di reddito, lavori nel settore
informale, diverso costo delle abitazioni ed
esternalità familiari permettono una più elevata
qualità della vita che scoraggia la mobilità anche in
presenza di consistenti differenziali salariali
2.
cambiamento nella composizione del flusso di
lavoratori dal Sud al Nord, ora qualificati, mentre
in precedenza si trattava solo di lavoratori
manuali.
17
L’impatto delle caratteristiche del lavoratore
sulla migrazione
Oltre ai redditi medi negli stati di provenienza e di
destinazione giocano un ruolo importante nelle decisioni di
migrazione anche le caratteristiche demografiche dei
lavoratori: età e istruzione
• L’immigrazione è molto comune tra i lavoratori più
giovani e più istruiti.
• Fig. 8.1: 1. Relazione età-probabilità di migrare in un dato
•
anno
nella vita lavorativa dal 7% dei
Probabilità di migrare
laureati a vent’anni all’1% per i laureati cinquantenni.
• anziani non si trasferiscono: l’immigrazione è un
investimento in k umano, che non recupererebbero.
•
18
L’impatto delle caratteristiche del lavoratore
sulla migrazione
•Fig. 8.1: 2. Relazione istruzione-probabilità di migrare
in un dato anno
• Esiste
una correlazione positiva tra il grado
d’istruzione del lavoratore e la probabilità di migrare:
• i laureati si trasferiscono più dei diplomati, forse per
la maggior facilità degli istruiti a conoscere le
opportunità di mercati del lavoro alternativi, riducendo
i costi della migrazione;
• la regione geografica che costituisce il mercato del
lavoro per i lavoratori istruiti è più grande di quella dei
lavoratori meno istruiti (e.g. professori universitari
vendono loro competenze in mkt nazionale o anche
internazionale).
19
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
La migrazione geografica migliora la qualità
dell’incontro tra lavoratori e imprese:
• i dati dicono che i lavoratori guadagnano molto dalla
migrazione, un aumento di salario del 10%
• la migrazione interna riduce anche il differenziale
salariale tra regioni e migliora l’efficienza del mercato
del lavoro, i salari tra aree convergono in parte proprio
a causa dei flussi migratori interni.
•
20
La probabilità di migrare tra gli stati nel periodo 2003-2004
per età e grado d’istruzione
Relazione Età e probabilità che un lavoratore emigri in un dato anno: la probabilità diminuisce
nella vita lavorativa. Il 7% dei laureati a vent’anni si trasferisce da uno stato all’altro ma la
probabilità va all’1% per i laureati cinquantenni. I lavoratori più anziani non si trasferiscono:
l’immigrazione è un investimento in capitale umano, non recuperano l’investimento,
diminuiscono i guadagni netti della migrazione e si abbassa la possibilità di emigrare. Esiste
una correlazione positiva tra il grado d’istruzione del lavoratore e la probabilità di migrare. i
21 le
laureati si trasferiscono più dei diplomati forse per la maggior facilità degli istruiti a conoscere
opportunità di mercati del lavoro alternativi, riducendo i costi della migrazione.
Ritorni e migrazione ripetuta
Il lavoratori appena emigrati sono più disposti a ritornare
indietro = flussi di emigrati di ritorno
• Negli US la probabilità che un immigrato ritorni indietro entro
un anno = 13% circa e che si trasferisca in un’altra località =
15%.
•
Due fattori possono generare flussi di ritorni e di migrazione
ripetuta:
•
- la decisione di migrare era un errore
- il lavoratore si trova peggio di quel che si aspettava e cerca di
correggere questi errori.
⇒ Ritorni e migrazione ripetuta potrebbero essere il percorso
della carriera che max il PV dei guadagni nel ciclo di vita,
22
anche senza incertezza sul lavoro.
La mobilità del lavoro –
Lontananza istruzione
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Gli individui che si trasferiscono molto lontano
probabilmente hanno informazioni imprecise sulle
reali condizioni economiche della destinazione,
aumentando la probabilità che il trasferimento
originale sia un errore e renda più probabile i ritorni e
la migrazione ripetuta.
• Anche le persone molto istruite sono più disposte a
intraprendere una migrazione ripetuta (coerente con l’
l’ ip. che le competenze acquisite in una particolare
località possono essere vendute in modo redditizio in
un’altra).
•
23
Perché esiste così poca migrazione?
In Europa, ove il % di mobilità interna sia all’interno
dei paesi sia tra i paesi europei è molto limitata.
• In Italia, dopo l’elevata mobilità internazionale e
nazionale, la mobilità interna è limitatissima
nonostante alti differenziali di salari attesi, ossia di
reddito per la probabilità di trovare lavoro:
• In Italia il 94% dei lavoratori non cambia regione di
residenza nonostante il differenziale di PIL pro capite
tra il Sud e le altre aree del paese raggiunga il 60%.
•
24
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
• In Europa, dopo iniziale convergenza della crescita
e dei differenziali di reddito pro capite che spiegano la
riduzione della migrazione interna, il persistere di
differenziali non è accompagnato da corrispondenti
movimenti di lavoratori.
• La domanda vale anche per gli US che sono, rispetto
all’Europa, un paese molto mobile (nel 2002 la mobilità
tra stati Europei dei residenti era -0.1%, tra stati negli
US 3.1%), ma dove il volume della migrazione interna
non è sufficiente a rendere completamente uguali i
salari tra le regioni (solo metà del divario tra due
regioni sparisce dopo 30 anni).
25
La mobilità del lavoro –
Costi della migrazione
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Il modello del k umano risponde: i costi della
migrazione devono essere molto alti.
• Nel 2003 il guadagno medio annuale di un lavoratore
a Porto Rico era 22.000$ e 51.000$ negli Stati Uniti. I
Portoricani sono cittadini US per nascita, non esistono
restrizioni legali che limitano l’entrata negli Stati Uniti.
Il divario di reddito ha indotto circa una quarto della
popolazione di Porto Rico a migrare negli Stati Uniti
negli ultimi 50 anni.
• Ma il 75% dei portoricani ha scelto di non emigrare.
•
26
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Sia wPR il salario a Porto Rico e wUS negli Stati Uniti.
• Per semplicità, facciamo l’ ip. che questi salari siano
costanti nel corso della vita.
• Se le somme delle equazioni hanno molti termini (il
lavoratore continua a vivere in teoria per sempre),
possiamo scrivere il PV scontato come:
•
PVPR
(1 + r ) wPR
=
r
e
PVUS =
(1 + r ) wUS
r
27
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Secondo il modello del k umano un lavoratore è
indifferente tra trasferirsi e rimanere se i guadagni
scontati del trasferimento sono uguali ai costi di
migrazione:
•
(1 + r )( wUS − wPR )
=M
r
quanto grande deve essere M per rendere il lavoratore
indifferente
•
• Riarrangiamo l’equazione dividendo entrambe le parti per
wPR
e definendo ̟ = M/wPR : la variabile π dà la quota di un salario
del lavoratore di Porto Rico che è spesa per i costi della
28
migrazione.
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
•
Possiamo riscrivere l’equazione come:
(1 + r ) ( wUS − wPR )
=π
r
wPR
Il rapporto (wUS – wPR)/wPR ≅ 1,2 circa: un lavoratore
può aumentare il suo reddito del 120% emigrando negli
US.
• Se r= 5%, la parte sinistra dell’equazione=25: i costi
della migrazione per uno che è indifferente tra
migrare negli Stati Uniti o rimanere a Porto Rico
sono 25 volte il suo salario.
•
29
La mobilità del lavoro –
La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia
Quali sono questi costi?
• Il portoricano marginale attribuisce un’utilità
elevata ai piacevoli aspetti sociali e culturali di
rimanere nel luogo di nascita.
• I costi della migrazione sono probabilmente più
elevati nella migrazione internazionale (restrizioni
legali e differenze più grandi di lingua e cultura).
• Sebbene la migrazione interna aumenti l’efficienza
del mercato, è probabile che i guadagni siano limitati: i
differenziali salariali regionali persistono perché il
flusso di immigrati non è sufficientemente ampio.
•
30
La mobilità del lavoro
La migrazione della
famiglia
Gran parte delle decisioni di migrazione non sono
fatte dai singoli, ma da famiglie => la decisione di
migrare dovrebbe essere basata sul fatto che la
famiglia nel suo insieme stia meglio.
• La famiglia sia composta da marito e moglie:
• sia ∆PVH la variazione del valore presente del flusso
dei guadagni del marito se si dovesse trasferire da
Milano a Roma
• sia ∆PVW la variazione del valore presente del flusso
dei guadagni della moglie se dovesse seguirlo.
•
31
La mobilità del lavoro –
La migrazione della famiglia
∆PVH può essere anche interpretato come i guadagni
della migrazione del marito se fosse single e dovesse
•
prendere la decisione di migrare da solo, i.e. sono i
guadagni “personali” della migrazione del marito =>
Se non fosse vincolato da responsabilità familiari,
migrerebbe se i guadagni ∆PVH >0.
•∆PVW individua i guadagni personali della migrazione
della moglie => Se fosse da sola, si trasferirebbe se
∆PVW >0.
32
La mobilità del lavoro –
La migrazione della famiglia
Il fatto di essere una famiglia farà sì che si trasferirà
se i guadagni netti della famiglia sono positivi:
•
∆PVH + ∆PVW > 0
i.e. la famiglia migra se la somma dei guadagni
personali del marito e della moglie è positiva.
Esaminiamo la decisione di migrare della famiglia.
• Fig. 8-2: la retta a 45° collega i punti dove i guadagni
netti della famiglia sono zero, ovvero ∆PVH + ∆PVW =
0.
•
33
Tied movers e
Tied stayers
L’asse verticale misura i guadagni del marito ,quello orizzontale quelli della moglie. Se il marito fosse solo,
migrerebbe se ∆PVH > 0 ( le aree A, B e C), mentre se la moglie fosse sola migrerebbe se ∆PVW > 0 ( le aree
C, D e E). La famiglia migra quando la somma dei guadagni personali è positiva (ovvero le aree B, C e D).
Nell’area D il marito non si trasferirebbe se fosse da solo ma lo fa se fosse parte di una famiglia, un tied
mover. Nell’area E, la moglie si trasferirebbe se fosse da sola ma non si trasferisce se fa parte di una
famiglia, una tied stayer. La decisione di massimizzare i guadagni della famiglia implica che si trasferirà
34
se i guadagni sono sopra la retta a 45° nelle aree B, C e D. la decisione ottimale per la famiglia non è
necessariamente uguale alla scelta ottimale di un singolo individuo.
La mobilità del lavoro –
La migrazione della famiglia
La famiglia potrebbe non avere guadagni dalla
migrazione:
• X = moglie guadagna 10.000€, marito perde 10.000€.
• Y = marito guadagna 10.000€ e moglie perde 10.000€.
• La famiglia si trasferirà se (∆PVH + ∆PVW )>0: se i
guadagni sono sopra la retta a 45° (aree B, C e D).
• La decisione ottimale per la famiglia non è
necessariamente uguale alla scelta ottimale di un
singolo individuo.
•
35
La mobilità del lavoro –
La migrazione della famiglia
Tied movers e tied stayers
Per comprendere perché gli incentivi della famiglia
alla migrazione differiscono dagli incentivi personali di
ogni componente della famiglia, considerate un
qualsiasi punto nell’area E:
• la moglie si trasferirebbe se fosse da sola, poiché
esistono guadagni personali del trasferirsi (cioè ∆PVW
> 0)
• ma la perdita del marito è superiore ai suoi guadagni
=> (∆PVH + ∆PVW) < 0: trasferirsi per la famiglia non
è ottimale.
•
36
Tied movers e
Tied stayers
L’asse verticale misura i guadagni del marito ,quello orizzontale quelli della moglie. Se il marito fosse solo,
migrerebbe se ∆PVH > 0 ( le aree A, B e C), mentre se la moglie fosse sola migrerebbe se ∆PVW > 0 ( le aree
C, D e E). La famiglia migra quando la somma dei guadagni personali è positiva (ovvero le aree B, C e D).
Nell’area D il marito non si trasferirebbe se fosse da solo ma lo fa se fosse parte di una famiglia, un tied
mover. Nell’area E, la moglie si trasferirebbe se fosse da sola ma non si trasferisce se fa parte di una
famiglia, una tied stayer. La decisione di massimizzare i guadagni della famiglia implica che si trasferirà
37
se i guadagni sono sopra la retta a 45° nelle aree B, C e D. la decisione ottimale per la famiglia non è
necessariamente uguale alla scelta ottimale di un singolo individuo.
La mobilità del lavoro –
La migrazione della famiglia
Def.: la moglie è una tied stayer (un lavoratore
stanziale vincolato dalla famiglia): sacrifica le migliori
opportunità di occupazione perché suo marito sta
meglio nell’attuale regione di residenza.
• Considerate un qualsiasi punto nell’area D:
• il marito ha una perdita di reddito se si trasferisce da
solo (∆PVH < 0)
• ma i guadagni della moglie sono superiori alle perdite
del marito => (∆PVH + ∆PVW )> 0: la famiglia si
trasferisce
•
38
La mobilità del lavoro –
La migrazione della famiglia
Def.: il marito è un tied mover (un emigrante al
traino): segue la moglie anche se la sua prospettiva
occupazionale è migliore nel luogo di residenza
attuale.
•
Non tutti nella famiglia hanno bisogno di avere dei
guadagni personali positivi della migrazione
• Dati US: i guadagni post-migrazione delle donne
sono spesso più bassi di quelli pre–migrazione (
⇒
salario talvolta nell’ordine di 1.000$ all’anno).
• Tuttavia la migrazione non è detto che sia un pessimo
investimento: la famiglia nel complesso guadagna ed
entrambi i componenti della famiglia stanno meglio.
39
La mobilità del lavoro –
La migrazione della famiglia
partecipazione delle donne alla forza lavoro =>
sia i mariti sia le mogli si trovano in maniera crescente
in situazioni nelle quali i loro incentivi a migrare non
coincidono con gli incentivi della famiglia.
• Spesso entrambi i coniugi cercano un lavoro nella
stessa città e talvolta anche nella stessa esatta
professione => le occasioni di trovare lavori adeguati
per entrambi i componenti sono scarse e
la
probabilità che la famiglia si trasferisca.
•
L’
40
La mobilità del lavoro –
La migrazione della famiglia
Negli US
n. famiglie con due lavoratori ha dato
origine a compromessi sul mercato del lavoro:
• i datori di lavoro interessati ad assumere uno dei due
coniugi facilitano il processo di ricerca del lavoro per
l’altro coniuge o, talvolta, anche li assume entrambi.
•
coppie sposate che mantengono la famiglia in città
separate per min. perdite finanziarie da una migrazione
non conveniente.
• Il conflitto tra la decisione di migrare che è il meglio
per una persona da sola e quella che è meglio per la
famiglia rende più instabile l’unità familiare (no
•
evidenza di incidenza su divorzi)
41
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
• Gli US sono stati solo un paese di immigrazione Europa
no. Picco migratorio negli US Uniti: quasi
esclusivamente immigrati dell’Europa.
• Inizio secolo scorso il maggior flusso in uscita di italiani
verso
l’America:
lavoratori
poco
qualificati.
L’introduzione del test di alfabetizzazione ha iniziato
all’inizio del secolo a i flussi in entrata.
• Poi migrazione da Europa a US
e ha cambiato
tipologia: qualificati, a titoli di studio molto elevati.
• Anni ‘90 riprende l’immigrazione su larga scala US: da
Asia, Messico e America Latina, in larga parte non
qualificati, ma non tutti.
42
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
Per le Nazioni Unite, 190 milioni di persone (3%
della popolazione mondiale) risiede in paese diverso
da quello di nascita.
• Fig. 8-3: US, il più importante paese d’immigrazione,
•
ha avuto grandi variazioni nel tempo del flusso
migratorio.
Per contrastare
immigrazione degli inizi del
Ventesimo secolo, il Congresso chiude le “porte di
accesso”: introduce il sistema delle quote per paese
che limita e seleziona favorendo i cittadini dei paesi
dell’Europa nordoccidentale.
• Anni Trenta: entrano solo 500.000 immigrati.
•
43
Immigrazione legale negli Stati Uniti per decennio, 1820 - 2000.
Stati Uniti più importante paese di immigrazione che fluttua notevolmente nell’ultimo secolo. Per
contrastare immigrazione degli inizi del Ventesimo secolo, il Congresso chiude le “porte di accesso”
rivedendo politica migratoria ed introducendo il sistema delle quote per paese che limita e seleziona
favorendo i cittadini dei paesi dell’Europa nordocc. anni Trenta, entrano solo 500.000 immigrati. Da allora,
44
gli immigrati legali aumentano fino livelli del passato. aumento continuo immigrati illegali. Nel 2005
illegali sono 10,5 milioni e il flusso netto è di 400.000 l’anno.
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
•Da
allora: gli immigrati legali fino ai livelli del passato
•
continuo immigrati illegali: nel 2005 sono 10,5 milioni e
il flusso netto è di 400.000 l’anno.
• Ultimi decenni: grande
immigrazione per cambiamenti
politica: abrogato il sistema delle quote
n. visti
disponibili ed ricongiungimenti familiari decisivi per
l’ammissione => il mix delle origini nazionali del flusso
migratorio cambia:
•2/3
immigranti legali negli anni 50 venivano da Europa o
Canada, 25% da America Latina e solo 6% da Asia. Da
anni 90, solo il 17% da Europa o Canada, 47% da America
Latina e 31% dall’Asia.
45
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
• Fattore che motiva questi flussi migratori: differenziale
salariale che esiste tra gli US e i paesi di provenienza.
Il flusso degli immigranti illegali risponde in maniera
estrema alle variazioni delle condizioni economiche dei
due paesi: tra il 1968 e il 1996 il servizio di controllo alle
•
frontiere ha arrestato in media 42.890 al confine messicano
che entravano illegalmente in USA .
L’elasticità n. di arresti al salario messicano è - 0,8:
n. arresti immediato (1 mese)
10% w messicano =>
dell’8%
•L’elasticità n. di arresti al salario US è ≅+1:
10% w US =>
n. arresti immediato (1 mese) del 10%
•
46
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
L’Europa ha una storia migratoria simile ma molto più
complessa: migrazione interna molto elevata.
• Solo Francia, Germania, Belgio, Olanda, Austria e
Svizzera sono state area di immigrazione.
• Migrazione netta nel decennio 1950 – 60: in media
da 290.000 individui all’anno. E’ tra il 1960 e il ’70 a
nei decenni
circa 420.000 individui l’anno ed è
successivi (recessione e prezzo petrolio inizio ’70).
ulteriore: anni ‘90 840.000
• Caduta muro Berlino =>
individui medi all’anno.
•
47
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
Nel Nord e nel Sud ed anche all’Est la migrazione è stata una
componente dello sviluppo economico che è via via .
• Anni ‘50 e ’60 Sud Europa (Grecia, Italia, Portogallo e Spagna):
un flusso netto annuo - 250.000 emigrati, nei 10 anni successivo
a - 270.000, positivo nell’ ultimo decennio (120.000).
continuo da 0,3
• % immigrazione netta annua verso Europa:
per mille negli anni ‘50 a 1,3 per mille anni ‘90.
• Ora tutti i paesi Europei occidentali sono prevalentemente
•
paesi di immigrazione
• Anche i paesi di nuova adesione (Polonia, Ungheria,
Slovacchia, Slovenia, Lettonia, Repubblica Ceca, Malta e Cipro e
successivamente Romania e Bulgaria), ben presto lo
diventeranno.
48
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
Figura 8 - 4 Immigrazione netta nell’Europa dei 25, 1980 - 2007
Fonte: European Commission, Employment in Europe, DG Employment Social Affairs and
49
Equal Opportunities, 2008, p. 56.
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
La distribuzione dei flussi migratori è molto più
complessa in Europa che negli US.
I flussi tendono a dirigersi prima verso le destinazioni
più vicine (con lingua spesso più simile), poi verso
destinazioni più lontane e più remunerative, o di più
facile l’accesso se cambia la politica migratoria:
⇒ le destinazioni di un flusso emigratorio sono
•
multiple
immigrazioni verso un paese ad ondate successive di
immigrati provenienti da paesi diversi che creano
anche una sedimentazione di nazionalità.
⇒
50
Figura 8 - 5 Composizione della popolazione dei non nati nell’Unione Europea per le
principali regioni di origine nei Paesi membri, 2007
Fonte: European Commission, Employment in Europe, DG Employment Social Affairs and
Equal Opportunities, 2008, pag. 58
51
La mobilità del lavoro –
Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
L’immigrazione in Italia
• E’ fenomeno più che ventennale: fino a inizio ’80 gli stranieri
erano meno dello 0,3% della popolazione.
L’ immigrazione è stato inatteso: arrivati pre-adeguamento
normativa.
• Prima revisione della normativa: regolarizzazione per sanare le
•
presenze illegali nel paese nel 1987, con revisioni normative e
sanatorie ripetute con regolarità => scalini in Fig. 8-6 (
n.
permessi di soggiorno)
Questo tipo di pol. migratoria (adottata anche da Spagna,
Grecia Portogallo) è non selettiva ma spinta dall’offerta degli
stranieri.
52
• Prima ondata: da Marocco e Filippine. Anni90 arrivi dall’Est
EU > di altri gruppi nazionali.
•
Figura 8 - 6 Numero di stranieri regolari (con permesso di soggiorno) per principali aree di
provenienza
2500000
revisions in the residence
permits series
2000000
EST EUROPE
1500000
1000000
AFRICA
500000
ASIA
2006
2004
2000
1998
1996
1994
1992
1990
1988
1986
1984
1982
1980
1978
1976
1974
1972
1970
2002
LATIN AMERICA
0
Il numero dei permessi di soggiorno presenta degli scalini ad ogni regolarizzazione: diventano immigrati
regolari molti stranieri entrati illegalmente nel paese o regolarmente con visti turistici ma che alla
scadenza del permesso erano rimasti e lavoravano irregolarmente. Questa di Spagna, Grecia Portogallo è
una politica migratoria non selettiva ma spinta dall’offerta, degli stranieri. La prima ondata è arrivata da
Marocco e Filippine, mentre negli anni90 la crescita dall’Est europeo ha soppiantato altri gruppi nazionali.
53
La mobilità del lavoro –
Welfare shopping e contributo crescita
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Come operano gli immigrati nei paesi di
destinazione?
• Gli immigrati che si adattano bene contribuiscono
•
alla crescita economica.
• L’impatto sulla spesa invece è un costo sociale se:
sono in programmi di assistenza e gravano su finanza
pubblica più dei nazionali => immigrati scelgono i
paesi con stato sociale generoso (Welfare shopping)
come destinazione non per remunerazione più elevata
ma per i benefici sociali (disoccupazione, assistenza
sanitaria, sistema scolastico gratuito etc.).
54
La mobilità del lavoro –
Età - guadagni
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Più alta incidenza degli stranieri rispetto ai nazionali
nell’uso del welfare (hanno più figli, un reddito basso,
più sussidi, più disoccupazione).
•Confrontati con i nazionali con le stesse caratteristiche
i lavoratori stranieri utilizzano meno il welfare.
• Fig. 8-7: Relazione performance immigrati –
assimilazione: da dati US 1970 cross–section su profili
età – guadagni di immigrati e nazionali confrontiamo i
guadagni correnti di immigrati appena arrivati con
quelli di immigrati di anni fa.
• Notiamo 3 fatti:
•
55
La mobilità del lavoro –
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
1) i guadagni degli immigrati sono all’inizio inferiori a
quelli nazionali. Perchè? quando gli immigrati arrivano
negli US, non hanno le qualifiche che imprese Usa
vogliono: lingua, credenziali di istruzione e
informazioni sui lavori meglio pagati e dove trovarli.
2) il profilo età – guadagni è più ripido dei nativi: nel
modello del k umano maggiori investimenti rendono
ripido il profilo età–guadagni. Imparato l’inglese e le
regole lo stock di HK degli immigrati => i guadagni
i guadagni degli
convergono verso i nazionali:
immigrati cominciano bassi e crescono più
velocemente dei nazionali.
56
La mobilità del lavoro –
Self-Selection
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
3) La storia del k umano non spiega il terzo risultato:
dopo 14 anni gli immigrati sembrano guadagnare il
10% di più dei nazionali.
Alcuni lavoratori nel paese di origine migrano ed altri
scelgono di rimanere e gli immigrati non sono
selezionati casualmente nella popolazione dei paesi
di provenienza:
• solo gli individui che hanno abilità eccezionali, o
molta iniziativa fanno le valigie, lasciano la famiglia
e gli amici e si trasferiscono
•
57
fig8-7 Profili età – guadagni degli uomini immigrati e nazionali cross–
section
Al momento di entrare negli USA i salari degli immigrati sono il 15% più bassi dei salari dei
nazionali confrontabili. Il profilo età - guadagni più ripido. dopo 14 anni i guadagni degli
immigrati sembrano “superare” i nazionali. L’immigrato tipico negli Stati Uniti per trent’anni
guadagna il 10% in più dei nazionali confrontabili. Se gli immigrati sono selezionati dalla
popolazione non sorprende che siano più produttivi dei nazionali guadagnino di più una volta
58
che acquisiscono le competenze utili per gli Stati Uniti.
Interpretazione assimilazionista
Assimilazione ed effetti di coorte
Interpretazione “assimilazionista”: quelli che migrarono
molti anni fa hanno acquisito le competenze specifiche per
gli USA. Col tempo, anche gli immigrati appena arrivati
•
acquisiranno le competenze e avranno lo stesso successo
delle vecchie ondate migratorie.
PBL.: Stiamo ragionando su come i guadagni dei
lavoratori immigrati evolvono da un’unica cross-section di
popolazione immigrata.
• Ma gli immigrati arrivati da poco potrebbero essere
diversi dagli emigrati venti anni fa: non è corretto utilizzare
•
l’esperienza economica di quelli emigrati vent’anni fa per
predire la performance futura sul mercato del lavoro degli
immigrati attuali.
59
La mobilità del lavoro –
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Fig. 8-8: Per semplificare, ipotizziamo 3 ondate
migratorie con produttività differenti: 1960, 1980 e 2000
(tutti gli immigrati entrati negli USA a 20 anni).
1. La prima coorte ha più produttività di tutti, inclusi i
nativi: i loro profili età – guadagni sarebbero PP.
2. L’ultima ondata del 2000 è la meno produttiva di tutti
inclusi i nazionali: il loro profilo età – guadagni è RR .
3. Gli immigrati arrivati nel 1980 hanno le stesse
qualifiche dei nazionali: se potessimo sapere quanto
guadagnano in ogni periodo della loro vita lavorativa, il
profilo età – guadagni di questa coorte e dei nazionali
sarebbe QQ.
•
60
Figura 8 – 8 Effetti di coorte e il profilo età – guadagni degli immigrati
L’individuo emigrato nel 1960, è qualificato e ha un profilo età – guadagni PP, l’immigrato del 2000 non è
qualificato e ha un profilo età – guadagni RR, l’immigrato del 1980 ha le stesse competenze del lavoratore
nazionale tipico e il profilo età – guadagni è QQ. Tutti gli immigrati arrivano a 20 anni. La cross–section
del censimento del 2000 riporta i salari degli immigrati che sono appena arrivati ( R*), il salario degli
immigrati che sono arrivati nel 1980 e hanno quarant’anni (Q*) e il salario degli immigrati che arrivarono
nel 1960 e ora hanno 60 anni (P*). Il profilo età–guadagni della cross–section suggerisce la conclusione
61
sbagliata: i guadagni degli immigrati crescono più velocemente di quelli dei nazionali.
La mobilità del lavoro –
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Da cross–section del 2000 osserviamo: w di immigrati
appena arrivati ( R*), w di immigrati arrivati nel 1980, di 40
anni (Q*) e il w di immigrati che arrivarono nel 1960, di 60
anni (P*).
• Se colleghiamo P*, Q* e R* tracciamo il profilo età –
guadagni illustrato dalla retta CC che ha due proprietà.
1. E’ più ripida del profilo età – guadagni dei nazionali:
•
mostra una convergenza del salario tra immigrati e
nazionali, che in realtà non c’è.
2. Attraversa la retta nazionale a 40 anni: sembra che i
guadagni degli immigrati > dei nazionali dopo che sono
rimasti negli US 20 anni, invece nessun gruppo di
immigrati ha avuto tale successo.
62
La mobilità del lavoro –
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Nell’esempio le coorti immigrate più di recente erano
meno qualificate delle coorti precedenti (effetto
coorte)
• Questo può verificarsi se la politica di immigrazione
del paese di destinazione non mette più l’accento sulla
qualifica come condizione per l’entrata nel paese
oppure dai ritorni degli immigrati.
• Per esempio negli US circa 1/3 di tutti gli immigrati
lasciano il paese, presumibilmente per ritornare al
paese di origine.
•
63
La mobilità del lavoro –
Return migration e impatto
sui salari medi
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Se gli immigrati che hanno guadagni più bassi negli
US sono quelli che ritornano => in ogni cross–section:
•
le ondate precedenti si sono selezionate positivamente
ed i sopravvissuti guadagnano di più
• le più recenti ondate devono ancora passare attraverso
la selezione ed i loro guadagni medi sono spinti in
basso dalla presenza di emigranti che ritorneranno nel
•
paese di origine
=> emigrati che ritornano generano correlazione
positiva tra guadagni e anni dalla migrazione (che non
dice nulla sull’assimilazione economica).
64
La mobilità del lavoro –
Salari di ingresso per
coorti
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Dati sugli effetti di coorte e assimilazione degli
immigrati
•I dati suggeriscono che esistono differenziali di
qualifiche tra coorti di immigrati e che questi effetti di
coorte sono abbastanza ampi.
• Fig. 8 – 9: andamento del divario del salario d’entrata
immigrati-nazionali tra le ondate migratorie successive
•
intercorse tra il 1960 e il 1990 negli Stati Uniti.
• Nel 1960 gli immigrati appena arrivati guadagnavano
l’11% circa in meno dei nazionali.
• Dal 1990, i nuovi immigrati guadagnavano il 37% in
meno dei nazionali.
65
La mobilità del lavoro –
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Negli anni Novanta: lieve cambiamento e nel 2000 gli
immigrati appena arrivati guadagnavano il 31% circa in
meno dei nazionali.
•
Seguire le specifiche coorti di immigrati tra i vari
censimenti permette di tracciare un corretto profilo età
– guadagni per ognuna delle coorti:
• 1980: w medio degli individui che migrarono nel 1980
•
quando avevano 25 anni
• 1990: w medio degli stessi immigrati all’età di 35 anni
• 2000: w medio degli stessi individui a 45 anni.
66
La mobilità del lavoro –
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
Figura 8 – 9 Il differenziale salariale tra lavoratori immigrati e nazionali al momento dell’arrivo
Fonte: George J. Borjas e Rachel Friedberg, “The Immigrant e Earnings Turnaround of the
67
1990s,” Working Paper, Harvard University and Brown University, luglio 2006.
Figura 8 – 10 Evoluzione dei salari per specifiche coorti di immigrati nel ciclo vitale (rispetto
ai salari degli uomini nazionali confrontabili per età)
Le ondate migratorie arrivate prima del70 hanno iniziato con lieve svantaggio del
salario e recuperato o sorpassato i nazionali in 1 o 2 decenni. negli anni 70-80
hanno iniziato con svantaggio grande, perciò è improbabile che durante la loro vita
lavorativa recuperato il divario con i nazionali della stessa età.
68
La mobilità del lavoro –
La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione
necessità di seguire la dinamica salariale dei
lavoratori nel tempo: i dati panel hanno sicuramente
reso più semplice il confronto intertemporale dei profili
salariali tra lavoratori nazionali e stranieri (seguono gli
individui nella vita lavorativa).
Risultato: in Europa gli stranieri non si assimilano ai
lavoratori nazionali: il loro profilo salariale non riesce a
raggiungere nel tempo quello di lavoratori nazionali
con uguali qualifiche. Nonostante la selezione dei
ritorni, perché il processo di selezione è molto spesso
negativo: i peggiori restano nei paesi di destinazione.
69
Figura 8 – 11 L’effetto dell’esperienza crescente sul mercato del lavoro sul logaritmo del profilo
del salario per stranieri e nazionali (25 anni, colletti blu in una piccola impresa manifatturiera
del nord d’Italia) 1990 – 2002.
6.00
Log weekly wage
5.50
5.00
4.50
4.00
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
Years
Foreigners
Natives
i lavoratori stranieri non riescono nei 13 anni a
raggiungere i lavoratori nazionali.
70