Economia del Lavoro Sergio Vergalli [email protected] Vergalli - Lezione 1 Economia del Lavoro 2010 •il valore dell’incontro si capisce quando Capitolo le parti8 - iniziano a 1 conoscersi La mobilità del lavoro Introduzione - La migrazione geografica come investimento in capitale umano - 2 La mobilità del lavoro – Introduzione I lavoratori cercano continuamente lavori più pagati e le imprese cercano lavoratori che costano meno. • In teoria l’allocazione d’equilibrio tra lavoratori e imprese è efficiente perché il VMP di lavoratori simili diventa uguale nelle imprese e nei mercati del lavoro • ma nella realtà: i lavoratori non conoscono le loro qualifiche/opportunità in altri tipi o mkt del lavoro. Le imprese non sanno la reale produttività dei lavoratori che assumono: il valore dell’incontro si capisce quando le parti iniziano a conoscersi • 3 La mobilità del lavoro – Introduzione Nella realtà sono possibili altre allocazioni che incrementano il reddito nazionale. ⇒ Che cosa determina la mobilità del lavoro? • Esiste molta mobilità nel mkt del lavoro USA: il 4% circa dei lavoratori intorno ai vent’anni d’età cambia lavoro ogni mese, il 3% della popolazione si sposta da uno stato all’altro ogni anno e circa 1,4 milioni di immigrati legali e illegali entrano ogni anno nel paese. • I lavoratori vogliono migliorare la propria situazione e le imprese assumere lavoratori più produttivi. • 4 La mobilità del lavoro – Introduzione Domande: quali sono le determinanti della migrazione? Come differiscono gli immigrati dalle persone che scelgono di rimanere? Quali fattori determinano come gli immigrati si autoselezionano? • Quali sono le conseguenze della migrazione, sia per gli immigrati che per i paesi dalle quali si trasferiscono? Gli immigrati guadagnano molto dalla loro decisione? quanti si trasferiscono? • 5 La mobilità del lavoro – La migrazione geografica come investimento in capitale umano John Hicks (premio Nobel 1932): “le differenze dei vantaggi economici netti, le differenze di salari, sono le cause principali della migrazione”. • Tutta la moderna analisi delle decisioni di migrare parte da qui: vede la migrazione dei lavoratori come un investimento in k umano. • I lavoratori calcolano il valore delle opportunità di occupazione disponibili in ognuno dei mercati del lavoro alternativi, sottraggono i costi del potenziale trasferimento e scelgono l’opzione che massimizza il valore presente netto dei guadagni nel ciclo di vita. • 6 La mobilità del lavoro – La migrazione geografica come investimento in capitale umano •Ip.: il lavoratore sia occupato a Milano e stia pensando di trasferirsi a Roma. •Il lavoratore, che ha 20 anni, ora guadagna w20MI euro; se si trasferisse guadagnerebbe w20RO euro. • Trasferirsi a Roma costa M euro. • Questi costi includono le spese correnti per trasferire il lavoratore e la sua famiglia e includono anche il valore in euro del “costo psicologico”, il dolore e la sofferenza che si verificano inevitabilmente quando si abbandonano famiglia, amici e rete sociale. 7 La mobilità del lavoro – La migrazione geografica come investimento in capitale umano Come tutti gli altri investimenti in k umano, le decisioni di migrazione sono guidate dal confronto del PV dei guadagni nell’arco della vita nelle opportunità alternative di occupazione. • PVMI = valore presente del flusso dei guadagni se la persona rimane a Milano: • MI PV MI = w20 MI MI w21 w22 + + + ....... 2 (1 + r ) (1 + r ) • r = il tasso di sconto • la somma continua fino all’età della pensione. 8 La mobilità del lavoro – La migrazione geografica come investimento in capitale umano Analogamente, il valore presente dello flusso dei guadagni se la persona si trasferisce a Roma è dato da: • PV RO • RO RO w w RO = w20 + 21 + 22 2 + ....... (1 + r ) (1 + r ) Il guadagno netto della migrazione è quindi dato da: Guadagno ⋅ netto ⋅ della ⋅ migrazione = PV RO − PV MI − M => Ci si trasferisce se il guadagno netto è positivo. 9 La mobilità del lavoro – La migrazione geografica come investimento in capitale umano I dati dicono che: un miglioramento delle opportunità economiche a destinazione aumenta i guadagni netti della migrazione e la probabilità di trasferimento; 2. un miglioramento delle opportunità economiche nella residenza attuale diminuisce il guadagno netto della migrazione e la probabilità che ci si trasferisca; 3. un aumento dei costi della migrazione diminuisce i guadagni netti e riduce la probabilità di trasferimento 1. 10 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia US paese molto mobile: tra il 2003 e il 2004, il 2,8% della popolazione si è trasferita all’interno dello stesso Stato e un altro 2,6% tra stati diversi. • Molti studi hanno tentato di determinare se la dimensione e la direzione di questi flussi migratori sono coerenti con la nozione che i lavoratori migrano in cerca di migliori opportunità d’occupazione. • Mettono in relazione il % di migrazione tra due regioni alle variabili come salari e % di disoccupazione e a misure dei costi della migrazione • 11 La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Italia: la mobilità interna è stata sempre collegata ai differenziali di opportunità lavorative che il Nord offriva ai lavoratori del Mezzogiorno. • I livelli di mobilità in Italia anche nei periodi dei grandi flussi migratori verso il Nord sono sempre stati molto inferiori che negli US: erano 0,32% negli anni Sessanta e sono scesi a 0,2% negli anni Novanta. • 12 L’impatto delle variabili specifiche delle regioni sulla migrazione La probabilità della migrazione è sensibile al differenziale di reddito tra la destinazione e la provenienza: • 10 punti % del differenziale salariale tra gli stati di destinazione e provenienza probabilità di migrazione di 7 punti % circa => correlazione positiva tra condizioni di occupazione e probabilità di migrazione. • 10 punti del % di crescita dell’occupazione nello stato di origine probabilità di migrazione del 2% circa => correlazione negativa condizioni di occupazione paese di origine e probabilità di migrazione. • 13 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Un (raddoppio) della distanza il % di migrazione del 50% circa => correlazione negativa probabilità di migrazione e distanza=misura dei costi della migrazione. • CONCL.: i lavoratori si trasferiscono nelle regioni in cui massimizzano il PV dei guadagni di tutta la vita. • California: periodo post - bellico, attirò molti lavoratori dagli altri stati. Dal 1990 al 1993 (ridimensionamento di 750.000 posti di industria della difesa) l’occupazione lavoro => % disoccupazione al 9,1% (vs. % nazionale del 7,0%): direzione di flusso migratorio vs. resto del paese subì un’inversione di tendenza trasformando la California in fonte di immigrati interni, piuttosto che destinazione. 14 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Italia: nel secondo dopoguerra ha avuto una grande emigrazione da Sud e Nord Est verso il più industrializzato Nord Ovest, che è al del reddito e della ricchezza delle aree di origine: • Nel 1961 il reddito pro capite al Nord Ovest era 136 e 67 nel Sud e Isole (media nazionale 100); nel 1971 il differenziale scese a 128 a Nord Ovest e 73 a Sud e nelle Isole mentre nel 1980 il differenziale di reddito arrivò a meno del 60%.... • •Sempre molto elevato! 15 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Infatti il dibattito italiano sulla migrazione interna non si è concentrato solo sui flussi attesi Sud – Nord (facilmente spiegabili dati i differenziali di opportunità lavorative), ma sulla sua nonostante persistessero differenziali di reddito e di opportunità lavorative: • % disoccupazione al Sud era doppio di quello del Nord. • Domanda: come mai i lavoratori del Sud non emigrano più né all’estero né all’interno? • 16 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia 1. trasferimenti di reddito, lavori nel settore informale, diverso costo delle abitazioni ed esternalità familiari permettono una più elevata qualità della vita che scoraggia la mobilità anche in presenza di consistenti differenziali salariali 2. cambiamento nella composizione del flusso di lavoratori dal Sud al Nord, ora qualificati, mentre in precedenza si trattava solo di lavoratori manuali. 17 L’impatto delle caratteristiche del lavoratore sulla migrazione Oltre ai redditi medi negli stati di provenienza e di destinazione giocano un ruolo importante nelle decisioni di migrazione anche le caratteristiche demografiche dei lavoratori: età e istruzione • L’immigrazione è molto comune tra i lavoratori più giovani e più istruiti. • Fig. 8.1: 1. Relazione età-probabilità di migrare in un dato • anno nella vita lavorativa dal 7% dei Probabilità di migrare laureati a vent’anni all’1% per i laureati cinquantenni. • anziani non si trasferiscono: l’immigrazione è un investimento in k umano, che non recupererebbero. • 18 L’impatto delle caratteristiche del lavoratore sulla migrazione •Fig. 8.1: 2. Relazione istruzione-probabilità di migrare in un dato anno • Esiste una correlazione positiva tra il grado d’istruzione del lavoratore e la probabilità di migrare: • i laureati si trasferiscono più dei diplomati, forse per la maggior facilità degli istruiti a conoscere le opportunità di mercati del lavoro alternativi, riducendo i costi della migrazione; • la regione geografica che costituisce il mercato del lavoro per i lavoratori istruiti è più grande di quella dei lavoratori meno istruiti (e.g. professori universitari vendono loro competenze in mkt nazionale o anche internazionale). 19 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia La migrazione geografica migliora la qualità dell’incontro tra lavoratori e imprese: • i dati dicono che i lavoratori guadagnano molto dalla migrazione, un aumento di salario del 10% • la migrazione interna riduce anche il differenziale salariale tra regioni e migliora l’efficienza del mercato del lavoro, i salari tra aree convergono in parte proprio a causa dei flussi migratori interni. • 20 La probabilità di migrare tra gli stati nel periodo 2003-2004 per età e grado d’istruzione Relazione Età e probabilità che un lavoratore emigri in un dato anno: la probabilità diminuisce nella vita lavorativa. Il 7% dei laureati a vent’anni si trasferisce da uno stato all’altro ma la probabilità va all’1% per i laureati cinquantenni. I lavoratori più anziani non si trasferiscono: l’immigrazione è un investimento in capitale umano, non recuperano l’investimento, diminuiscono i guadagni netti della migrazione e si abbassa la possibilità di emigrare. Esiste una correlazione positiva tra il grado d’istruzione del lavoratore e la probabilità di migrare. i 21 le laureati si trasferiscono più dei diplomati forse per la maggior facilità degli istruiti a conoscere opportunità di mercati del lavoro alternativi, riducendo i costi della migrazione. Ritorni e migrazione ripetuta Il lavoratori appena emigrati sono più disposti a ritornare indietro = flussi di emigrati di ritorno • Negli US la probabilità che un immigrato ritorni indietro entro un anno = 13% circa e che si trasferisca in un’altra località = 15%. • Due fattori possono generare flussi di ritorni e di migrazione ripetuta: • - la decisione di migrare era un errore - il lavoratore si trova peggio di quel che si aspettava e cerca di correggere questi errori. ⇒ Ritorni e migrazione ripetuta potrebbero essere il percorso della carriera che max il PV dei guadagni nel ciclo di vita, 22 anche senza incertezza sul lavoro. La mobilità del lavoro – Lontananza istruzione La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Gli individui che si trasferiscono molto lontano probabilmente hanno informazioni imprecise sulle reali condizioni economiche della destinazione, aumentando la probabilità che il trasferimento originale sia un errore e renda più probabile i ritorni e la migrazione ripetuta. • Anche le persone molto istruite sono più disposte a intraprendere una migrazione ripetuta (coerente con l’ l’ ip. che le competenze acquisite in una particolare località possono essere vendute in modo redditizio in un’altra). • 23 Perché esiste così poca migrazione? In Europa, ove il % di mobilità interna sia all’interno dei paesi sia tra i paesi europei è molto limitata. • In Italia, dopo l’elevata mobilità internazionale e nazionale, la mobilità interna è limitatissima nonostante alti differenziali di salari attesi, ossia di reddito per la probabilità di trovare lavoro: • In Italia il 94% dei lavoratori non cambia regione di residenza nonostante il differenziale di PIL pro capite tra il Sud e le altre aree del paese raggiunga il 60%. • 24 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia • In Europa, dopo iniziale convergenza della crescita e dei differenziali di reddito pro capite che spiegano la riduzione della migrazione interna, il persistere di differenziali non è accompagnato da corrispondenti movimenti di lavoratori. • La domanda vale anche per gli US che sono, rispetto all’Europa, un paese molto mobile (nel 2002 la mobilità tra stati Europei dei residenti era -0.1%, tra stati negli US 3.1%), ma dove il volume della migrazione interna non è sufficiente a rendere completamente uguali i salari tra le regioni (solo metà del divario tra due regioni sparisce dopo 30 anni). 25 La mobilità del lavoro – Costi della migrazione La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Il modello del k umano risponde: i costi della migrazione devono essere molto alti. • Nel 2003 il guadagno medio annuale di un lavoratore a Porto Rico era 22.000$ e 51.000$ negli Stati Uniti. I Portoricani sono cittadini US per nascita, non esistono restrizioni legali che limitano l’entrata negli Stati Uniti. Il divario di reddito ha indotto circa una quarto della popolazione di Porto Rico a migrare negli Stati Uniti negli ultimi 50 anni. • Ma il 75% dei portoricani ha scelto di non emigrare. • 26 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Sia wPR il salario a Porto Rico e wUS negli Stati Uniti. • Per semplicità, facciamo l’ ip. che questi salari siano costanti nel corso della vita. • Se le somme delle equazioni hanno molti termini (il lavoratore continua a vivere in teoria per sempre), possiamo scrivere il PV scontato come: • PVPR (1 + r ) wPR = r e PVUS = (1 + r ) wUS r 27 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Secondo il modello del k umano un lavoratore è indifferente tra trasferirsi e rimanere se i guadagni scontati del trasferimento sono uguali ai costi di migrazione: • (1 + r )( wUS − wPR ) =M r quanto grande deve essere M per rendere il lavoratore indifferente • • Riarrangiamo l’equazione dividendo entrambe le parti per wPR e definendo ̟ = M/wPR : la variabile π dà la quota di un salario del lavoratore di Porto Rico che è spesa per i costi della 28 migrazione. La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia • Possiamo riscrivere l’equazione come: (1 + r ) ( wUS − wPR ) =π r wPR Il rapporto (wUS – wPR)/wPR ≅ 1,2 circa: un lavoratore può aumentare il suo reddito del 120% emigrando negli US. • Se r= 5%, la parte sinistra dell’equazione=25: i costi della migrazione per uno che è indifferente tra migrare negli Stati Uniti o rimanere a Porto Rico sono 25 volte il suo salario. • 29 La mobilità del lavoro – La migrazione all’interno degli Stati Uniti e in Italia Quali sono questi costi? • Il portoricano marginale attribuisce un’utilità elevata ai piacevoli aspetti sociali e culturali di rimanere nel luogo di nascita. • I costi della migrazione sono probabilmente più elevati nella migrazione internazionale (restrizioni legali e differenze più grandi di lingua e cultura). • Sebbene la migrazione interna aumenti l’efficienza del mercato, è probabile che i guadagni siano limitati: i differenziali salariali regionali persistono perché il flusso di immigrati non è sufficientemente ampio. • 30 La mobilità del lavoro La migrazione della famiglia Gran parte delle decisioni di migrazione non sono fatte dai singoli, ma da famiglie => la decisione di migrare dovrebbe essere basata sul fatto che la famiglia nel suo insieme stia meglio. • La famiglia sia composta da marito e moglie: • sia ∆PVH la variazione del valore presente del flusso dei guadagni del marito se si dovesse trasferire da Milano a Roma • sia ∆PVW la variazione del valore presente del flusso dei guadagni della moglie se dovesse seguirlo. • 31 La mobilità del lavoro – La migrazione della famiglia ∆PVH può essere anche interpretato come i guadagni della migrazione del marito se fosse single e dovesse • prendere la decisione di migrare da solo, i.e. sono i guadagni “personali” della migrazione del marito => Se non fosse vincolato da responsabilità familiari, migrerebbe se i guadagni ∆PVH >0. •∆PVW individua i guadagni personali della migrazione della moglie => Se fosse da sola, si trasferirebbe se ∆PVW >0. 32 La mobilità del lavoro – La migrazione della famiglia Il fatto di essere una famiglia farà sì che si trasferirà se i guadagni netti della famiglia sono positivi: • ∆PVH + ∆PVW > 0 i.e. la famiglia migra se la somma dei guadagni personali del marito e della moglie è positiva. Esaminiamo la decisione di migrare della famiglia. • Fig. 8-2: la retta a 45° collega i punti dove i guadagni netti della famiglia sono zero, ovvero ∆PVH + ∆PVW = 0. • 33 Tied movers e Tied stayers L’asse verticale misura i guadagni del marito ,quello orizzontale quelli della moglie. Se il marito fosse solo, migrerebbe se ∆PVH > 0 ( le aree A, B e C), mentre se la moglie fosse sola migrerebbe se ∆PVW > 0 ( le aree C, D e E). La famiglia migra quando la somma dei guadagni personali è positiva (ovvero le aree B, C e D). Nell’area D il marito non si trasferirebbe se fosse da solo ma lo fa se fosse parte di una famiglia, un tied mover. Nell’area E, la moglie si trasferirebbe se fosse da sola ma non si trasferisce se fa parte di una famiglia, una tied stayer. La decisione di massimizzare i guadagni della famiglia implica che si trasferirà 34 se i guadagni sono sopra la retta a 45° nelle aree B, C e D. la decisione ottimale per la famiglia non è necessariamente uguale alla scelta ottimale di un singolo individuo. La mobilità del lavoro – La migrazione della famiglia La famiglia potrebbe non avere guadagni dalla migrazione: • X = moglie guadagna 10.000€, marito perde 10.000€. • Y = marito guadagna 10.000€ e moglie perde 10.000€. • La famiglia si trasferirà se (∆PVH + ∆PVW )>0: se i guadagni sono sopra la retta a 45° (aree B, C e D). • La decisione ottimale per la famiglia non è necessariamente uguale alla scelta ottimale di un singolo individuo. • 35 La mobilità del lavoro – La migrazione della famiglia Tied movers e tied stayers Per comprendere perché gli incentivi della famiglia alla migrazione differiscono dagli incentivi personali di ogni componente della famiglia, considerate un qualsiasi punto nell’area E: • la moglie si trasferirebbe se fosse da sola, poiché esistono guadagni personali del trasferirsi (cioè ∆PVW > 0) • ma la perdita del marito è superiore ai suoi guadagni => (∆PVH + ∆PVW) < 0: trasferirsi per la famiglia non è ottimale. • 36 Tied movers e Tied stayers L’asse verticale misura i guadagni del marito ,quello orizzontale quelli della moglie. Se il marito fosse solo, migrerebbe se ∆PVH > 0 ( le aree A, B e C), mentre se la moglie fosse sola migrerebbe se ∆PVW > 0 ( le aree C, D e E). La famiglia migra quando la somma dei guadagni personali è positiva (ovvero le aree B, C e D). Nell’area D il marito non si trasferirebbe se fosse da solo ma lo fa se fosse parte di una famiglia, un tied mover. Nell’area E, la moglie si trasferirebbe se fosse da sola ma non si trasferisce se fa parte di una famiglia, una tied stayer. La decisione di massimizzare i guadagni della famiglia implica che si trasferirà 37 se i guadagni sono sopra la retta a 45° nelle aree B, C e D. la decisione ottimale per la famiglia non è necessariamente uguale alla scelta ottimale di un singolo individuo. La mobilità del lavoro – La migrazione della famiglia Def.: la moglie è una tied stayer (un lavoratore stanziale vincolato dalla famiglia): sacrifica le migliori opportunità di occupazione perché suo marito sta meglio nell’attuale regione di residenza. • Considerate un qualsiasi punto nell’area D: • il marito ha una perdita di reddito se si trasferisce da solo (∆PVH < 0) • ma i guadagni della moglie sono superiori alle perdite del marito => (∆PVH + ∆PVW )> 0: la famiglia si trasferisce • 38 La mobilità del lavoro – La migrazione della famiglia Def.: il marito è un tied mover (un emigrante al traino): segue la moglie anche se la sua prospettiva occupazionale è migliore nel luogo di residenza attuale. • Non tutti nella famiglia hanno bisogno di avere dei guadagni personali positivi della migrazione • Dati US: i guadagni post-migrazione delle donne sono spesso più bassi di quelli pre–migrazione ( ⇒ salario talvolta nell’ordine di 1.000$ all’anno). • Tuttavia la migrazione non è detto che sia un pessimo investimento: la famiglia nel complesso guadagna ed entrambi i componenti della famiglia stanno meglio. 39 La mobilità del lavoro – La migrazione della famiglia partecipazione delle donne alla forza lavoro => sia i mariti sia le mogli si trovano in maniera crescente in situazioni nelle quali i loro incentivi a migrare non coincidono con gli incentivi della famiglia. • Spesso entrambi i coniugi cercano un lavoro nella stessa città e talvolta anche nella stessa esatta professione => le occasioni di trovare lavori adeguati per entrambi i componenti sono scarse e la probabilità che la famiglia si trasferisca. • L’ 40 La mobilità del lavoro – La migrazione della famiglia Negli US n. famiglie con due lavoratori ha dato origine a compromessi sul mercato del lavoro: • i datori di lavoro interessati ad assumere uno dei due coniugi facilitano il processo di ricerca del lavoro per l’altro coniuge o, talvolta, anche li assume entrambi. • coppie sposate che mantengono la famiglia in città separate per min. perdite finanziarie da una migrazione non conveniente. • Il conflitto tra la decisione di migrare che è il meglio per una persona da sola e quella che è meglio per la famiglia rende più instabile l’unità familiare (no • evidenza di incidenza su divorzi) 41 La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia • Gli US sono stati solo un paese di immigrazione Europa no. Picco migratorio negli US Uniti: quasi esclusivamente immigrati dell’Europa. • Inizio secolo scorso il maggior flusso in uscita di italiani verso l’America: lavoratori poco qualificati. L’introduzione del test di alfabetizzazione ha iniziato all’inizio del secolo a i flussi in entrata. • Poi migrazione da Europa a US e ha cambiato tipologia: qualificati, a titoli di studio molto elevati. • Anni ‘90 riprende l’immigrazione su larga scala US: da Asia, Messico e America Latina, in larga parte non qualificati, ma non tutti. 42 La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia Per le Nazioni Unite, 190 milioni di persone (3% della popolazione mondiale) risiede in paese diverso da quello di nascita. • Fig. 8-3: US, il più importante paese d’immigrazione, • ha avuto grandi variazioni nel tempo del flusso migratorio. Per contrastare immigrazione degli inizi del Ventesimo secolo, il Congresso chiude le “porte di accesso”: introduce il sistema delle quote per paese che limita e seleziona favorendo i cittadini dei paesi dell’Europa nordoccidentale. • Anni Trenta: entrano solo 500.000 immigrati. • 43 Immigrazione legale negli Stati Uniti per decennio, 1820 - 2000. Stati Uniti più importante paese di immigrazione che fluttua notevolmente nell’ultimo secolo. Per contrastare immigrazione degli inizi del Ventesimo secolo, il Congresso chiude le “porte di accesso” rivedendo politica migratoria ed introducendo il sistema delle quote per paese che limita e seleziona favorendo i cittadini dei paesi dell’Europa nordocc. anni Trenta, entrano solo 500.000 immigrati. Da allora, 44 gli immigrati legali aumentano fino livelli del passato. aumento continuo immigrati illegali. Nel 2005 illegali sono 10,5 milioni e il flusso netto è di 400.000 l’anno. La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia •Da allora: gli immigrati legali fino ai livelli del passato • continuo immigrati illegali: nel 2005 sono 10,5 milioni e il flusso netto è di 400.000 l’anno. • Ultimi decenni: grande immigrazione per cambiamenti politica: abrogato il sistema delle quote n. visti disponibili ed ricongiungimenti familiari decisivi per l’ammissione => il mix delle origini nazionali del flusso migratorio cambia: •2/3 immigranti legali negli anni 50 venivano da Europa o Canada, 25% da America Latina e solo 6% da Asia. Da anni 90, solo il 17% da Europa o Canada, 47% da America Latina e 31% dall’Asia. 45 La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia • Fattore che motiva questi flussi migratori: differenziale salariale che esiste tra gli US e i paesi di provenienza. Il flusso degli immigranti illegali risponde in maniera estrema alle variazioni delle condizioni economiche dei due paesi: tra il 1968 e il 1996 il servizio di controllo alle • frontiere ha arrestato in media 42.890 al confine messicano che entravano illegalmente in USA . L’elasticità n. di arresti al salario messicano è - 0,8: n. arresti immediato (1 mese) 10% w messicano => dell’8% •L’elasticità n. di arresti al salario US è ≅+1: 10% w US => n. arresti immediato (1 mese) del 10% • 46 La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia L’Europa ha una storia migratoria simile ma molto più complessa: migrazione interna molto elevata. • Solo Francia, Germania, Belgio, Olanda, Austria e Svizzera sono state area di immigrazione. • Migrazione netta nel decennio 1950 – 60: in media da 290.000 individui all’anno. E’ tra il 1960 e il ’70 a nei decenni circa 420.000 individui l’anno ed è successivi (recessione e prezzo petrolio inizio ’70). ulteriore: anni ‘90 840.000 • Caduta muro Berlino => individui medi all’anno. • 47 La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia Nel Nord e nel Sud ed anche all’Est la migrazione è stata una componente dello sviluppo economico che è via via . • Anni ‘50 e ’60 Sud Europa (Grecia, Italia, Portogallo e Spagna): un flusso netto annuo - 250.000 emigrati, nei 10 anni successivo a - 270.000, positivo nell’ ultimo decennio (120.000). continuo da 0,3 • % immigrazione netta annua verso Europa: per mille negli anni ‘50 a 1,3 per mille anni ‘90. • Ora tutti i paesi Europei occidentali sono prevalentemente • paesi di immigrazione • Anche i paesi di nuova adesione (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Lettonia, Repubblica Ceca, Malta e Cipro e successivamente Romania e Bulgaria), ben presto lo diventeranno. 48 La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia Figura 8 - 4 Immigrazione netta nell’Europa dei 25, 1980 - 2007 Fonte: European Commission, Employment in Europe, DG Employment Social Affairs and 49 Equal Opportunities, 2008, p. 56. La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia La distribuzione dei flussi migratori è molto più complessa in Europa che negli US. I flussi tendono a dirigersi prima verso le destinazioni più vicine (con lingua spesso più simile), poi verso destinazioni più lontane e più remunerative, o di più facile l’accesso se cambia la politica migratoria: ⇒ le destinazioni di un flusso emigratorio sono • multiple immigrazioni verso un paese ad ondate successive di immigrati provenienti da paesi diversi che creano anche una sedimentazione di nazionalità. ⇒ 50 Figura 8 - 5 Composizione della popolazione dei non nati nell’Unione Europea per le principali regioni di origine nei Paesi membri, 2007 Fonte: European Commission, Employment in Europe, DG Employment Social Affairs and Equal Opportunities, 2008, pag. 58 51 La mobilità del lavoro – Immigrazione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia L’immigrazione in Italia • E’ fenomeno più che ventennale: fino a inizio ’80 gli stranieri erano meno dello 0,3% della popolazione. L’ immigrazione è stato inatteso: arrivati pre-adeguamento normativa. • Prima revisione della normativa: regolarizzazione per sanare le • presenze illegali nel paese nel 1987, con revisioni normative e sanatorie ripetute con regolarità => scalini in Fig. 8-6 ( n. permessi di soggiorno) Questo tipo di pol. migratoria (adottata anche da Spagna, Grecia Portogallo) è non selettiva ma spinta dall’offerta degli stranieri. 52 • Prima ondata: da Marocco e Filippine. Anni90 arrivi dall’Est EU > di altri gruppi nazionali. • Figura 8 - 6 Numero di stranieri regolari (con permesso di soggiorno) per principali aree di provenienza 2500000 revisions in the residence permits series 2000000 EST EUROPE 1500000 1000000 AFRICA 500000 ASIA 2006 2004 2000 1998 1996 1994 1992 1990 1988 1986 1984 1982 1980 1978 1976 1974 1972 1970 2002 LATIN AMERICA 0 Il numero dei permessi di soggiorno presenta degli scalini ad ogni regolarizzazione: diventano immigrati regolari molti stranieri entrati illegalmente nel paese o regolarmente con visti turistici ma che alla scadenza del permesso erano rimasti e lavoravano irregolarmente. Questa di Spagna, Grecia Portogallo è una politica migratoria non selettiva ma spinta dall’offerta, degli stranieri. La prima ondata è arrivata da Marocco e Filippine, mentre negli anni90 la crescita dall’Est europeo ha soppiantato altri gruppi nazionali. 53 La mobilità del lavoro – Welfare shopping e contributo crescita La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Come operano gli immigrati nei paesi di destinazione? • Gli immigrati che si adattano bene contribuiscono • alla crescita economica. • L’impatto sulla spesa invece è un costo sociale se: sono in programmi di assistenza e gravano su finanza pubblica più dei nazionali => immigrati scelgono i paesi con stato sociale generoso (Welfare shopping) come destinazione non per remunerazione più elevata ma per i benefici sociali (disoccupazione, assistenza sanitaria, sistema scolastico gratuito etc.). 54 La mobilità del lavoro – Età - guadagni La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Più alta incidenza degli stranieri rispetto ai nazionali nell’uso del welfare (hanno più figli, un reddito basso, più sussidi, più disoccupazione). •Confrontati con i nazionali con le stesse caratteristiche i lavoratori stranieri utilizzano meno il welfare. • Fig. 8-7: Relazione performance immigrati – assimilazione: da dati US 1970 cross–section su profili età – guadagni di immigrati e nazionali confrontiamo i guadagni correnti di immigrati appena arrivati con quelli di immigrati di anni fa. • Notiamo 3 fatti: • 55 La mobilità del lavoro – La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione 1) i guadagni degli immigrati sono all’inizio inferiori a quelli nazionali. Perchè? quando gli immigrati arrivano negli US, non hanno le qualifiche che imprese Usa vogliono: lingua, credenziali di istruzione e informazioni sui lavori meglio pagati e dove trovarli. 2) il profilo età – guadagni è più ripido dei nativi: nel modello del k umano maggiori investimenti rendono ripido il profilo età–guadagni. Imparato l’inglese e le regole lo stock di HK degli immigrati => i guadagni i guadagni degli convergono verso i nazionali: immigrati cominciano bassi e crescono più velocemente dei nazionali. 56 La mobilità del lavoro – Self-Selection La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione 3) La storia del k umano non spiega il terzo risultato: dopo 14 anni gli immigrati sembrano guadagnare il 10% di più dei nazionali. Alcuni lavoratori nel paese di origine migrano ed altri scelgono di rimanere e gli immigrati non sono selezionati casualmente nella popolazione dei paesi di provenienza: • solo gli individui che hanno abilità eccezionali, o molta iniziativa fanno le valigie, lasciano la famiglia e gli amici e si trasferiscono • 57 fig8-7 Profili età – guadagni degli uomini immigrati e nazionali cross– section Al momento di entrare negli USA i salari degli immigrati sono il 15% più bassi dei salari dei nazionali confrontabili. Il profilo età - guadagni più ripido. dopo 14 anni i guadagni degli immigrati sembrano “superare” i nazionali. L’immigrato tipico negli Stati Uniti per trent’anni guadagna il 10% in più dei nazionali confrontabili. Se gli immigrati sono selezionati dalla popolazione non sorprende che siano più produttivi dei nazionali guadagnino di più una volta 58 che acquisiscono le competenze utili per gli Stati Uniti. Interpretazione assimilazionista Assimilazione ed effetti di coorte Interpretazione “assimilazionista”: quelli che migrarono molti anni fa hanno acquisito le competenze specifiche per gli USA. Col tempo, anche gli immigrati appena arrivati • acquisiranno le competenze e avranno lo stesso successo delle vecchie ondate migratorie. PBL.: Stiamo ragionando su come i guadagni dei lavoratori immigrati evolvono da un’unica cross-section di popolazione immigrata. • Ma gli immigrati arrivati da poco potrebbero essere diversi dagli emigrati venti anni fa: non è corretto utilizzare • l’esperienza economica di quelli emigrati vent’anni fa per predire la performance futura sul mercato del lavoro degli immigrati attuali. 59 La mobilità del lavoro – La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Fig. 8-8: Per semplificare, ipotizziamo 3 ondate migratorie con produttività differenti: 1960, 1980 e 2000 (tutti gli immigrati entrati negli USA a 20 anni). 1. La prima coorte ha più produttività di tutti, inclusi i nativi: i loro profili età – guadagni sarebbero PP. 2. L’ultima ondata del 2000 è la meno produttiva di tutti inclusi i nazionali: il loro profilo età – guadagni è RR . 3. Gli immigrati arrivati nel 1980 hanno le stesse qualifiche dei nazionali: se potessimo sapere quanto guadagnano in ogni periodo della loro vita lavorativa, il profilo età – guadagni di questa coorte e dei nazionali sarebbe QQ. • 60 Figura 8 – 8 Effetti di coorte e il profilo età – guadagni degli immigrati L’individuo emigrato nel 1960, è qualificato e ha un profilo età – guadagni PP, l’immigrato del 2000 non è qualificato e ha un profilo età – guadagni RR, l’immigrato del 1980 ha le stesse competenze del lavoratore nazionale tipico e il profilo età – guadagni è QQ. Tutti gli immigrati arrivano a 20 anni. La cross–section del censimento del 2000 riporta i salari degli immigrati che sono appena arrivati ( R*), il salario degli immigrati che sono arrivati nel 1980 e hanno quarant’anni (Q*) e il salario degli immigrati che arrivarono nel 1960 e ora hanno 60 anni (P*). Il profilo età–guadagni della cross–section suggerisce la conclusione 61 sbagliata: i guadagni degli immigrati crescono più velocemente di quelli dei nazionali. La mobilità del lavoro – La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Da cross–section del 2000 osserviamo: w di immigrati appena arrivati ( R*), w di immigrati arrivati nel 1980, di 40 anni (Q*) e il w di immigrati che arrivarono nel 1960, di 60 anni (P*). • Se colleghiamo P*, Q* e R* tracciamo il profilo età – guadagni illustrato dalla retta CC che ha due proprietà. 1. E’ più ripida del profilo età – guadagni dei nazionali: • mostra una convergenza del salario tra immigrati e nazionali, che in realtà non c’è. 2. Attraversa la retta nazionale a 40 anni: sembra che i guadagni degli immigrati > dei nazionali dopo che sono rimasti negli US 20 anni, invece nessun gruppo di immigrati ha avuto tale successo. 62 La mobilità del lavoro – La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Nell’esempio le coorti immigrate più di recente erano meno qualificate delle coorti precedenti (effetto coorte) • Questo può verificarsi se la politica di immigrazione del paese di destinazione non mette più l’accento sulla qualifica come condizione per l’entrata nel paese oppure dai ritorni degli immigrati. • Per esempio negli US circa 1/3 di tutti gli immigrati lasciano il paese, presumibilmente per ritornare al paese di origine. • 63 La mobilità del lavoro – Return migration e impatto sui salari medi La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Se gli immigrati che hanno guadagni più bassi negli US sono quelli che ritornano => in ogni cross–section: • le ondate precedenti si sono selezionate positivamente ed i sopravvissuti guadagnano di più • le più recenti ondate devono ancora passare attraverso la selezione ed i loro guadagni medi sono spinti in basso dalla presenza di emigranti che ritorneranno nel • paese di origine => emigrati che ritornano generano correlazione positiva tra guadagni e anni dalla migrazione (che non dice nulla sull’assimilazione economica). 64 La mobilità del lavoro – Salari di ingresso per coorti La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Dati sugli effetti di coorte e assimilazione degli immigrati •I dati suggeriscono che esistono differenziali di qualifiche tra coorti di immigrati e che questi effetti di coorte sono abbastanza ampi. • Fig. 8 – 9: andamento del divario del salario d’entrata immigrati-nazionali tra le ondate migratorie successive • intercorse tra il 1960 e il 1990 negli Stati Uniti. • Nel 1960 gli immigrati appena arrivati guadagnavano l’11% circa in meno dei nazionali. • Dal 1990, i nuovi immigrati guadagnavano il 37% in meno dei nazionali. 65 La mobilità del lavoro – La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Negli anni Novanta: lieve cambiamento e nel 2000 gli immigrati appena arrivati guadagnavano il 31% circa in meno dei nazionali. • Seguire le specifiche coorti di immigrati tra i vari censimenti permette di tracciare un corretto profilo età – guadagni per ognuna delle coorti: • 1980: w medio degli individui che migrarono nel 1980 • quando avevano 25 anni • 1990: w medio degli stessi immigrati all’età di 35 anni • 2000: w medio degli stessi individui a 45 anni. 66 La mobilità del lavoro – La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione Figura 8 – 9 Il differenziale salariale tra lavoratori immigrati e nazionali al momento dell’arrivo Fonte: George J. Borjas e Rachel Friedberg, “The Immigrant e Earnings Turnaround of the 67 1990s,” Working Paper, Harvard University and Brown University, luglio 2006. Figura 8 – 10 Evoluzione dei salari per specifiche coorti di immigrati nel ciclo vitale (rispetto ai salari degli uomini nazionali confrontabili per età) Le ondate migratorie arrivate prima del70 hanno iniziato con lieve svantaggio del salario e recuperato o sorpassato i nazionali in 1 o 2 decenni. negli anni 70-80 hanno iniziato con svantaggio grande, perciò è improbabile che durante la loro vita lavorativa recuperato il divario con i nazionali della stessa età. 68 La mobilità del lavoro – La performance degli immigrati nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione necessità di seguire la dinamica salariale dei lavoratori nel tempo: i dati panel hanno sicuramente reso più semplice il confronto intertemporale dei profili salariali tra lavoratori nazionali e stranieri (seguono gli individui nella vita lavorativa). Risultato: in Europa gli stranieri non si assimilano ai lavoratori nazionali: il loro profilo salariale non riesce a raggiungere nel tempo quello di lavoratori nazionali con uguali qualifiche. Nonostante la selezione dei ritorni, perché il processo di selezione è molto spesso negativo: i peggiori restano nei paesi di destinazione. 69 Figura 8 – 11 L’effetto dell’esperienza crescente sul mercato del lavoro sul logaritmo del profilo del salario per stranieri e nazionali (25 anni, colletti blu in una piccola impresa manifatturiera del nord d’Italia) 1990 – 2002. 6.00 Log weekly wage 5.50 5.00 4.50 4.00 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Years Foreigners Natives i lavoratori stranieri non riescono nei 13 anni a raggiungere i lavoratori nazionali. 70