bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XIV - N. 5 2007 BIMESTRALE DELL'AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO EDITORIALE 193 Quale ruolo per la ricerca indipendente promossa dall’AIFA? PANORAMI E PERCORSI 195 Medicinali di origine vegetale tradizionali. Le nuove regole AGGIORNAMENTI 200 Efficacia dei vaccini anti-HPV ANNO XIV N.5 SETTEMBRE-OTTOBRE 2007 Bimestrale - Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma 206 I cannabinoidi nel trattamento della sclerosi multipla 213 Tocolitici: farmaci davvero necessari? HAI VISTO MAI? 221 Atorvastatina a dosi elevate: quali rischi nasconde? 224 Errata corrige - BIF 4 2007 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 225 Lo studio TORCH: salmeterolo/fluticasone propionato e mortalità nella BPCO LA GALLERIA 231 La magia di Internet aiuterà la nostra salute? ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA 237 Linea guida AIFA per le variazioni di tipo I FARMACOVIGILANZA 217 Nimesulide: l’AIFA introduce ulteriori limitazioni della dispensazione 220 Dear Doctor Letter • Importanti indicazioni e informazioni di sicurezza su Decongestionanti nasali a base di simpaticomimetici per uso topico; tonzilamina, lisozima, (p-ossifenil) propilamina iodidrato (Narlism®), micofenolato mofetile (CellCept®) a proposito di… 205 Psocare 224 Yogurt e colesterolo 230 Isotretinoina AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO bollettino d’informazione sui farmaci BIMESTRALE DELL’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO Direttore responsabile Nello Martini Redazione editoriale Il Pensiero Scientifico Editore Via Bradano 3/c, 00199 Roma Direttore scientifico Antonio Addis Tel. 06 86282335 Fax 06 86282250 Comunicazioni e osservazioni al Bollettino dovranno essere inoltrate presso: [email protected] Comitato scientifico Francantonio Bertè Marco Bobbio Fausto Bodini Franca De Lazzari Albano Del Favero Nicola Montanaro Luigi Pagliaro Paolo Preziosi Alessandro Rosselli Alessandro Tagliamonte Gianni Tognoni Francesca Tosolini Massimo Valsecchi Redazione Elisabetta Neri Linda Pierattini Francesca Rocchi Carmela Santuccio Valeria Severi Segreteria di Redazione Monica Pirri www.pensiero.it Responsabile: Manuela Baroncini Stampa Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Eventuali incongruenze cronologiche tra il materiale citato e la data di pubblicazione del BIF sono dovute alla numerazione in arretrato del Bollettino. Fa testo la data di chiusura in tipografia. © Ministero della Salute La riproduzione e la divulgazione dei contenuti del BIF sono consentite fatti salvi la citazione della fonte e il rispetto dell’integrità dei dati utilizzati. Questo numero è stato chiuso in dicembre 2007. Redazione Bollettino d’Informazione sui Farmaci Agenzia Italiana del Farmaco Via della Sierra Nevada, 60 00144 Roma Fax 06 59784657 [email protected] www.agenziafarmaco.it A questo numero, oltre ai componenti del comitato scientifico e della redazione, hanno contribuito: M.C. Barbera, B. Bonomi, M. Ciofi degli Atti, R. Cuscito, T. D’Addetta, R. Di Pasquale, S. Donati, E. Donnarumma, S. Giacomelli, C. Gualano, C. Macchiarulo, F. Mannino, E. Marotta, E. Matarangolo, G. Meregalli, P. Navarra, F. Nonino, I. Pagano, C. Panci, A. Regalia, F. Renda, V. Sabatini, L. Sagliocca, G. Traversa, F. Trotta, M. Venegoni. impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:14 Pagina 193 EDITORIALE Bif XIV N. 5 193 2007 Quale ruolo per la ricerca indipendente promossa dall’AIFA? Cappello editoriale due anni di distanza dall’avvio dei bandi AIFA per viene in due fasi distinte. La prima, che riguarda le letla ricerca indipendente sui farmaci, e con il terzo tere di intenti, è effettuata dalla CRS: ciascuna lettera bando nella fase di valutazione delle lettere di intenti, è preliminarmente valutata da 3 componenti della CRS. può essere utile una riflessione su ciò che finora è staA seguito di una discussione collegiale, si perviene poi to fatto e su come è stato fatto, oltre a tentare un prialla identificazione dei progetti da ammettere alla semo bilancio sul rapporto fra bandi e attività regolatoconda fase, per i quali viene richiesto un protocollo ria dell’Agenzia. completo in lingua inglese. Questa seconda fase è svolPreliminarmente, vale anche la pena chiarire cosa si ta da commissioni di esperti nominati ad hoc, di cui cirintenda per ricerca indipendente. Una ricerca può defica la metà appartiene a istituzioni straniere: anche in nirsi tale quando siano rispettati congiuntamente diquesto caso, ciascun protocollo è valutato in modo inversi requisiti: il protocollo di studio è opera del ricerdipendente da 3 esperti e successivamente, nel corso di catore (o del gruppo) proponente, a differenza di ciò study session di 2-3 giorni che si tengono a Roma, si che avviene nella ricerca commerciale, dove molto spesgiunge alla identificazione degli studi meritevoli di fiso il ruolo principale è svolto dall’azienda farmaceutica nanziamento e alla definizione di una graduatoria. Sulche promuove lo studio; i dati sono di proprietà del rila base di tale graduatoria, il CdA procede al finanziacercatore, il quale è libero di analizzarli e di pubblicamento dei progetti più meritevoli fino all’esaurimento re ogni risultato ritenuto di potenziale interesse senza del fondo disponibile. acquisire preliminarmente il consenso dello sponsor. Se Le due fasi di valutazione, caratterizzate da comi criteri appena menzionati garantiscono l’autonomia e missioni differenti, di cui la seconda con una rilevante l’indipendenza del ricercatore, nel caso di finanziamenti componente di esperti stranieri, hanno lo scopo di gapubblici, si deve anche aggiungere che la decisione di rantire la qualità nella valutazione di merito e di renfinanziamento deve essere guidata unicamente dalla vadere massima la trasparenza delle decisioni. Nella sua lutazione del merito scientifico della proposta. “normalità” – operano in questo modo le principali istiAttraverso i bandi effettuati nel 2005 tuzioni di ricerca a livello internazionale e nel 2006 l’AIFA ha finanziato, con ol– si tratta di un esempio abbastanza unitre 60 milioni di euro, 105 studi clinici, co nel panorama nazionale. Non vi è dubL’esperienza in parte in corso (per il bando 2005) e in bio che se tutti i finanziamenti per la riparte in fase di avvio (per il bando 2006) mostra che cerca, peraltro già limitati, venissero di(tabella). Le strutture sanitarie e di ri- questi stribuiti secondo queste modalità, ci sacerca coinvolte sono oltre 500 e riguarrebbe non solo un reale riconoscimento del programmi dano tutte le regioni italiane. merito, ma si otterrebbe anche un sistema È di interesse presentare le modalità possono essere più efficiente. utilizzate sia nella identificazione dei temi realizzati con Chiarito il “cosa” e il “come”, rimane sui quali è stato effettuato il bando sia nelda argomentare se i temi e i progetti siala valutazione dei progetti. Innanzitutto, rigore e no di interesse, sotto il doppio profilo della definizione dei temi è opera di una com- trasparenza, e ci la rilevanza – per la conoscenza, la salute missione indipendente – la Commissione le implicazioni regolatorie per l’AIFA – e si può attendere edell’assenza/limitazione Ricerca e Sviluppo (CRS) – sulla base di indell’interesse importanti dirizzi del CdA dell’AIFA, dopo una fase di commerciale. Uno studio finanziato all’indiscussione dove vengono acquisiti sugge- ricadute per i terno dei bandi della ricerca indipendente rimenti dei ricercatori e sono effettuate audeve, infatti, soddisfare congiuntamente pazienti in aree dizioni con istituzioni e associazioni. entrambi i requisiti. In altri termini, deve Una volta lanciato il bando – quello orfane di essere un argomento rilevante, per il qua2007 è stato approvato dal CdA il 29 lule sono necessari nuovi studi e dai cui riricerca glio – la valutazione delle proposte avsultati sono attesi effetti sulla pratica cli- A “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 194 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 194 EDITORIALE 2007 nica e sull’attività regolatoria dell’AIFA. Deve, altresì, essere un argomento dal limitato interesse commerciale, che può essere affrontato soprattutto grazie ad un finanziamento pubblico. A titolo di esempio, si consideri come si è giunti all’identificazione dei temi dell’area 1 del bando, relativa ai farmaci orfani per la cura delle malattie rare e ai farmaci per sottogruppi di pazienti non responder (per l’elenco completo dei temi si veda il documento integrale del bando 2007 disponibile sul sito www.agenziafarmaco.it). Rispetto ai farmaci orfani, nonostante gli incentivi riconosciuti nella legislazione internazionale, è evidente un deficit di ricerca. Inoltre, anche quando siano presenti designazioni o approvazioni dell’Agenzia europea dei medicinali (EMEA), si tratta spesso di riconoscimenti piuttosto preliminari per i quali sono necessari ulteriori approfondimenti, relativi sia all’efficacia che alla sicurezza. È in questo punto che si inserisce il contributo della ricerca indipendente AIFA. Similmente, vi è uno scarso interesse commerciale per studi aggiuntivi su gruppi limitati di pazienti, quali i pazienti non responder. Infine, nel bando 2007, è stato inserito anche il tema della TBC multiresistente, un problema clinico emergente e con notevoli ricadute di sanità pubblica per tutti i paesi. Con questo tema l’AIFA risponde appieno alle risoluzioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che impegnano tutti i paesi membri ad avviare programmi di ricerca con ricadute di sanità pubblica per i paesi in via di sviluppo. Anche nelle altre due aree del bando, mirate rispettivamente agli studi comparativi fra farmaci e fra strategie terapeutiche (area 2) e agli studi di farmacoepidemiologia e di promozione dell’appropriatezza prescrittiva (area 3), la scelta dei temi è guidata dai criteri illustrati in precedenza. È emblematico il caso della neurologia, dove nel primo bando sono stati finanziati progetti relativi all’epilessia e alla sclerosi multipla: in quest’ultimo caso, uno studio comparativo includeva la presenza di un farmaco equivalente, un chiaro esempio di assenza di interesse commerciale. Nel secondo bando, invece, sono stati inclusi i temi della terapia farmacologica dell’ictus negli anziani e dei farmaci antipsicotici nel trattamento dei disturbi del comportamento dei pazienti con demenza: in entrambi i casi, si tratta di popolazioni anziane di norma poco studiate dalla ricerca commerciale. Nel bando in corso, è stato incluso un tema relativo alla malattia di Parkinson, con l’obiettivo di confrontare strategie terapeutiche per l’ottimizzazione della terapia, anziché limitarsi, come più spesso avviene nella ricerca con indirizzo commerciale, alla valutazione di un singolo farmaco. Si potrebbe obiettare che almeno una parte degli studi finanziati dall’AIFA dovrebbe essere effettuata dalle aziende farmaceutiche: si pensi ad alcuni farmaci orfani o a studi comparativi di farmaci di recente immissione sul mercato. Tuttavia, cosa fare se questi studi non vengono condotti? La scelta dell’AIFA è stata quella di seguire un comportamento pragmatico, in base al quale l’assenza o la limitazione di interesse commerciale non si riferisce a una valutazione astratta – a un “dover essere” delle aziende farmaceutiche – quanto piuttosto a una valutazione concreta dei bisogni dei cittadini che ogni giorno assumono una terapia farmacologica. È pensando a questi bisogni che l’AIFA ha creato i programmi di ricerca indipendente sui farmaci. L’esperienza finora accumulata è indubbiamente positiva e mostra che questi programmi possono essere realizzati con rigore e trasparenza, e ci si può attendere importanti ricadute per i pazienti in aree orfane di ricerca. Un impegno comune a livello internazionale, magari attraverso lo stesso meccanismo di finanziamento utilizzato in Italia – il 5% di quello che le aziende farmaceutiche impegnano in promozione verso i medici – potrebbe svolgere un effetto moltiplicativo e consentire alla ricerca indipendente di dare una risposta a gran parte dei bisogni di conoscenza che non trovano oggi una risposta adeguata dalla ricerca commerciale. Tabella – Progetti dei bandi AIFA 2005 e 2006 ordinati per Area. Lettere di intenti Bando 2005 Protocolli Protocolli Finanziati Lettere di intenti Bando 2006 Protocolli Protocolli Finanziati Area 1: Farmaci orfani 150 31 20 184 38 24 Area 2: Confronto fra farmaci 80 25 13 121 24 16 Area 3: Farmacovigilanza e appropriatezza 172 45 21 149 37 11 Totale 402 101 54 454 99 51 Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 195 PANORAMI E PERCORSI Bif XIV N. 5 195 2007 Medicinali di origine vegetale tradizionali. Le nuove regole Il Decreto Legislativo 219/2006 ha introdotto la possibilità di registrare, con una procedura semplificata, medicinali di origine vegetale di uso tradizionale. La semplificazione, rispetto ai medicinali convenzionali, consiste nel fatto che i requisiti di efficacia e sicurezza dovranno essere supportati non da studi pre-clinici e clinici ma attraverso la dimostrazione di un uso esteso e prolungato nel tempo; per quanto riguarda la qualità, invece, i requisiti sono sovrapponibili a quelli dei medicinali convenzionali. Questi “nuovi” medicinali saranno prossimamente disponibili in farmacia e distinguibili dai medicinali convenzionali attraverso una dicitura riportata in etichetta. Questo articolo si propone di informare farmacisti e medici sulle problematiche connesse all’uso non appropriato di questo tipo di prodotti, sui contenuti e le motivazioni della nuova norma e in cosa i medicinali vegetali tradizionali si differenziano o sono simili rispetto ai medicinali convenzionali. Introduzione delle norme che regolamentano tale settore. In Italia l’uso di questi prodotti ha avuto in passato una diffusione piuttosto limitata ma negli ultimi anni la situazione è rapidamente cambiata. Il rapporto ISTAT “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 1999-2000” ha evidenziato che, nel triennio 1997-1999, il 15,6% della popolazione italiana – quasi il doppio rispetto al 1991 – ha fatto ricorso a terapie non convenzionali; di tale percentuale, la prevalenza della popolazione che ha utilizzato rimedi a base di erbe era pari al 4,8%1. Una recente indagine ha confermato la rapida diffusione di questi prodotti evidenziando che nel 2003 l’Italia era al terzo posto in Europa, dopo Germania e Francia, in termini di volume di vendita di prodotti a base di erbe usati per l’automedicazione2. Il fenomeno può essere attribuito a vari fattori tra cui una maggiore tendenza dei pazienti ad autogestire la propria salute, secondo un’idea di libertà di cura; l’accresciuto interesse per il “naturale”, spesso considerato sinonimo di salutare; una certa diffidenza nei confronti dei farmaci convenzionali e degli effetti tossici ad essi correlati. Proprio in relazione alla percezione di innocuità dei prodotti a base di erbe, è significativo che frequentemente viene fatto ricorso a questi prodotti quando l’utilizzo di medicinali suscita maggiori timori in relazione alla loro possibile tossicità: nei bambini e durante la gravidanza3. A fronte della crescente popolarità dei rimedi a base di erbe, tuttavia, i pazienti generalmente non trovano, tra gli operatori sanitari, interlocutori adeguatamente preparati a fornire informazioni utili per la tutela della loro salute, sia per la mancanza di insegnamenti specifici nel percorso formativo universitario, sia per la scar- prodotti a base di erbe destinati ad un uso meIl’Unione dicinale sono ampiamente disponibili nelEuropea, anche se utilizzati in misura e con connotazione diverse nei vari paesi. In Europa tutti i medicinali richiedono, per essere commercializzati, un’autorizzazione da parte dell’Autorità Regolatoria, che verifica l’aderenza ai requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia previsti dalla normativa comunitaria. Per la maggior parte dei prodotti a base di erbe, tuttavia, sono generalmente disponibili limitati (se non assenti) studi preclinici e clinici a supporto della domanda di autorizzazione e i vari Stati Membri, in considerazione delle diverse realtà nazionali e dei diversi atteggiamenti culturali nei confronti di questi prodotti, hanno adottato nel tempo criteri di valutazione sostanzialmente diversi, creando sul territorio europeo una situazione di mercato disomogenea. Questo è il motivo per cui prodotti che in alcuni paesi hanno la connotazione legale di medicinale in altri (compresa l’Italia) sono in commercio in categorie merceologiche diverse; ciò ha reso necessaria una migliore definizione a livello europeo Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 196 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 196 PANORAMI E PERCORSI 2007 corporato nelle preparazioni a base di erbe non il farmaco come tale ma piuttosto derivati strettamente correlati chimicamente, forse nel tentativo di rendere più difficile l’identificazione analitica o di aggirare le restrizioni di legge. Un esempio è la sostituzione della fenfluramina con la N-nitrosofenfluramina in rimedi di origine asiatica per la perdita di peso. Questo caso è particolarmente allarmante se si considera che gli N-nitroso derivati sono considerati cancerogeni epatici5. sità di un’informazione indipendente su queste tematiche. Di seguito verranno esaminati i principali problemi legati ai medicinali a base di erbe e la risposta normativa in questo settore indirizzata a rendere più sicuro l’uso di questi prodotti. Problemi legati alla qualità Il controllo della qualità è un requisito fondamentale per assicurare che il medicinale a base di erbe abbia gli effetti attesi e per ridurre il rischio di effetti tossici legati a fattori diversi dalla sua azione farmacologica. Oltre, infatti, ai rischi legati all’azione farmacologica propria del medicinale, esiste una serie di rischi connessa alla qualità delle materie prime e alla preparazione del medicinale, alcuni dei quali sono esaminati di seguito. Problemi legati alla sicurezza Una delle più frequenti argomentazioni a sostegno della convinzione che i prodotti a base di erbe siano sicuri è che l’esperienza dell’uso consolidato rappresenti di per sé una prova sufficiente di sicurezza, anche in assenza di dati di tossicologia sull’animale. Questo tipo di evidenza, tuttavia, presenta diverse limitazioni. Infatti, è noto che se da Standardizzazione una parte è relativamente facile riconoscere una La standardizzazione della composizione e delreazione avversa quando questa si presenta in forl’attività biologica è condizione essenziale per un ma acuta, soprattutto se grave o in una larga fascia uso efficace e sicuro di un agente terapeutico. di utilizzatori, è tuttavia più difficile stabilire un Tuttavia, raramente le preparazioni a base di erbe rapporto di causa-effetto fra l’assunzione di una depossiedono sufficienti livelli di standardizzazione terminata sostanza ed eventi avversi se questi si svia causa della variabilità della materia prima, delle luppano lentamente nel tempo, si verificano con diverse procedure di lavorazione, delle diverse tibassa frequenza o se sono presenti altre possibili pologie di preparati e per le scarse conoscenze cause; analogamente, le reazioni avverse ritardate, circa i principi attivi responsabili dell’attività fartra cui gli effetti embriotossici, fetotossici e cancemacologica; è difficile, quindi, assicurare la riprorogeni, hanno scarse possibilità di essere associate ducibilità della risposta farmacologica4. all’assunzione di un determinato proPresenza di contaminanti dotto. Per gli aspetti sopra elencati, la I possibili contaminanti presenti vigilanza post-marketing sugli effetti I prodotti a nelle preparazioni a base di erbe e reavversi dei medicinali può essere consponsabili di effetti tossici sono rapsiderata complementare alle informabase di erbe presentati da una larga varietà di zioni derivanti dalla ricerca pre-clinica destinati ad un composti: erbe tossiche diverse da per la definizione del quadro tossicouso medicinale quelle dichiarate, metalli pesanti, milogico di un medicinale. In aggiunta, crorganismi patogeni, micotossine, sono ampiamente quando si parla di rimedi a base di erbe pesticidi, agenti fumiganti5. è necessario fare ulteriori consideraziodisponibili ni: a differenza di quanto avviene con Adulterazione i medicinali, chi commercializza pronell’Unione Sono stati riportati numerosi casi dotti a base di erbe non ha l’obbligo di Europea, anche di preparazioni a base di erbe conteraccogliere e trasmettere all’Autorità se utilizzati in nenti, illecitamente, medicinali conRegolatoria eventuali segnalazioni di venzionali. Alcuni dei farmaci rilevareazioni avverse, anche se in Italia sono misura e con ti sono corticosteroidi, glibenclamide, state avviate alcune iniziative di fitoviconnotazione barbiturici, sildenafil, furosemide, gilanza6. Infine, poiché i rimedi a base di erbe sono ritenuti pregiudizialmenfenfluramina, efedrina, alprazolam ed diverse nei vari te sicuri, c’è una minore probabilità, rialtri4,5. Di recente, inoltre, è stato evipaesi denziato che in alcuni casi veniva inspetto ai farmaci convenzionali, che “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 197 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 197 2007 stesso. Ad esempio, una “serie di casi senza controllo”, pur collocandosi ad un livello basso nella gerarchia relativa alla forza del disegno sperimentale, può essere sufficiente nello stabilire l’efficacia di un trattamento quando il decorso della malattia è rapido e prevedibile e il trattamento è efficace nella gran parte dei pazienti 10. Nell’ambito dei prodotti a base di erbe che vantano un uso tradizionale, l’uso prolungato potrebbe essere assimilato ad una “serie di casi senza controllo” ed infatti, nel caso di disturbi i cui sintomi e la cui risoluzione sono distintamente percepiti dal paziente, non si può negare che l’uso empirico sia stato storicamente uno strumento valido per l’individuazione di composti dotati di efficacia. Risulta comunque ovvio che, nell’accettare un grado di evidenza soft, si deve anche tenere conto del tipo di patologia, delle possibili conseguenze di un fallimento terapeutico e della disponibilità di medicinali di comprovata efficacia. L’uso tradizionale potrebbe quindi essere considerato in alcuni casi una prova sufficiente di efficacia ed il rapporto rischio/beneficio potrebbe essere considerato favorevole quando, a fronte di adeguate garanzie di sicurezza, tali prodotti sono destinati al trattamento di disturbi lievi con decorso rapido. In sostanza, dal momento che i requisiti convenzionali di efficacia non sono fini a se stessi ma rappresentano uno strumento per la tutela della salute pubblica, si potrebbe sostenere che l’allentamento di tali requisiti per i prodotti a base di erbe, quando destinati al trattamento di patologie lievi, risponda ad un principio di proporzionalità2. Tuttavia, per poter essere accettabile, il principio di proporzionalità dovrebbe essere applicato anche al rapporto rischio/beneficio e cioè il rischio accettabile nel trattamento di una sintomatologia lieve, per un prodotto con limitate evidenze di efficacia, dovrebbe essere estremamente ridotto. Va infine aggiunto che potrebbe essere discutibile, da un punto di vista etico, giustificare test sugli animali e studi clinici sull’uomo per prodotti per i quali è possibile avere indicazioni, seppure incomplete, di sicurezza ed efficacia in base all’uso di lunga data11. Le aziende farmaceutiche, dal canto loro, sono poco inclini a condurre studi originali in quanto i prodotti di origine naturale possono essere brevettati con maggiore difficoltà rispetto ai farmaci di sintesi e quindi l’investimento economico non è compensato dall’esclusività di mercato12. una reazione avversa venga attribuita dal paziente, dal farmacista o dal medico al rimedio stesso. Oltre alla tossicità intrinseca, ulteriori motivi di preoccupazione derivano dai rischi indiretti rappresentati, innanzitutto, dalle possibili interazioni dei prodotti a base di erbe con i farmaci7,8, dovute sia a meccanismi di tipo farmacocinetico (ad esempio per induzione o inibizione degli enzimi deputati al metabolismo dei farmaci) che farmacodinamico (ad esempio interazione con gli stessi target recettoriali su cui va ad agire il medicinale). Questo aspetto non dovrebbe quindi essere sottovalutato soprattutto se si considera che, in Italia, è stata rilevata una maggiore probabilità di uso di terapie non convenzionali tra i soggetti che fanno uso di farmaci piuttosto che tra i soggetti che non li usano9. Un altro rischio indiretto associato all’uso di un medicinale a base di erbe è rappresentato dalla possibilità che, con il ricorso ad un prodotto di non provata efficacia, venga limitata, ritardata o sostituita una terapia di riconosciuta efficacia, con effetti tanto più gravi quanto maggiori sono la serietà e la gravità della patologia5. A questo riguardo, è bene precisare che nel nostro paese i medicinali a base di erbe vengono utilizzati prevalentemente per disturbi lievi e transitori1 ridimensionando almeno in parte i timori legati al ritardato od omesso uso di farmaci efficaci. Problemi legati alla efficacia Solo una piccola parte delle migliaia di erbe utilizzate come medicinali è stata oggetto di studi clinici controllati randomizzati ed è quindi ampiamente dibattuto se sia possibile attribuire a tali prodotti uno status di farmaco, sulla base di evidenze meno rigorose rispetto a quelle richieste attualmente per i medicinali convenzionali: uno degli aspetti più controversi, cioè, è se sia ammissibile l’applicazione di un doppio standard di evidenze per i medicinali a base di erbe e per quelli convenzionali. Per quanto i risultati della sperimentazione preclinica e l’esperienza aneddotica possano sembrare promettenti, secondo i principi dell’evidence based medicine queste informazioni non sono comunque predittive rispetto ai risultati di studi adeguatamente disegnati, controllati e randomizzati5. D’altro canto, è anche ampiamente accettato che il grado di evidenza necessario per stabilire se un medicinale è efficace non è sempre lo Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 198 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 198 PANORAMI E PERCORSI 2007 L’evoluzione normativa strato che non sono nocivi nelle condizioni d’uso indicate e i loro effetti farmacologici e la loro efficacia devono risultare verosimili in base all’esperienza e all’impiego di lunga data; • deve esserne stato dimostrato l’impiego medicinale per almeno 30 anni, di cui almeno 15 nella Comunità Europea. La Commissione Europea ha percepito le differenze esistenti tra i vari Stati Membri come un ostacolo al libero scambio nel settore dei medicinali sul territorio della Comunità Europea e ha ritenuto che tali differenze potessero incidere negativamente sulla tutela della salute pubblica in quanto qualità, sicurezza ed efficacia non risultano in questo modo costantemente garantite13. La Commissione ha quindi adottato misure normative per armonizzare le disposizioni nazionali in materia, recepite in Italia con il D.l.vo 219 del 200614. Questa norma prevede una procedura di registrazione semplificata per quei medicinali vegetali tradizionali per i quali non esistono sufficienti dati per essere autorizzati attraverso le procedure già esistenti. Il presupposto su cui si basa la direttiva è che l’uso tradizionale di un determinato medicinale consente di limitare la necessità di sperimentazione clinica, se l’efficacia del medicinale risulta verosimile in base all’esperienza e all’impiego nel lungo periodo; analogamente, non sono considerate necessarie prove pre-cliniche qualora il medicinale, in base alle informazioni sul suo impiego tradizionale, abbia dimostrato di non essere nocivo nelle condizioni d'impiego indicate. Viene comunque riconosciuto che neppure una lunga tradizione d’uso è garanzia assoluta circa la sicurezza del prodotto, e viene lasciata alle autorità competenti la facoltà di richiedere tutti i dati necessari per la valutazione della sicurezza13. I prodotti a base di erbe, per accedere alla registrazione semplificata devono soddisfare alcune condizioni: • devono contenere esclusivamente una o più sostanze vegetali o una o più preparazioni vegetali (sono escluse, quindi, entità chimiche pure, seppure di origine vegetale); è ammessa la presenza di vitamine o minerali la cui sicurezza sia ben documentata a condizione che la loro azione sia secondaria rispetto a quella delle sostanze attive vegetali; • devono avere indicazioni che non richiedano l’intervento del medico per la diagnosi, la prescrizione o la sorveglianza nel corso del trattamento; • devono prevedere la somministrazione solo ad un determinato dosaggio e schema posologico, e devono essere destinati all’uso orale, esterno o inalatorio; • devono essere disponibili sufficienti dati di uso tradizionale ed in particolare deve essere dimo- La direttiva ha previsto che questi medicinali siano sottoposti agli stessi requisiti di qualità rispetto ai medicinali convenzionali e, dopo la commercializzazione, allo stesso regime di farmacovigilanza previsto per gli altri medicinali. L’etichettatura ed il foglio illustrativo riporteranno inoltre una dicitura che precisa che il prodotto è un medicinale di origine vegetale d’uso tradizionale e che le indicazioni sono basate esclusivamente sull’impiego di lunga data. Conclusioni La nuova normativa, oltre ad armonizzare i vari stati europei nei confronti dell’autorizzazione dei prodotti a base di erbe, si propone come uno strumento volto a migliorare la tutela della salute. Viene infatti garantito, al pari dei farmaci convenzionali, un controllo delle caratteristiche biologiche e chimico-farmaceutiche, riducendo il rischio che possano raggiungere il mercato prodotti di dubbia qualità o contenenti contaminanti o adulteranti. L’obbligo del titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio a condurre una sorveglianza post-marketing e a segnalare tutte le sospette reazioni avverse permette una verifica della sicurezza del medicinale e individua i responsabili della commercializzazione. Al di là dei benefici attesi la nuova normativa lascia ancora aperte diverse perplessità. Rimane innanzitutto la possibilità che prodotti analoghi a quelli registrati come medicinali possano continuare ad essere commercializzati in categorie merceologiche diverse. Va poi sottolineato che la possibilità di commercializzare medicinali sulla base del loro uso tradizionale potrebbe rappresentare un ulteriore disincentivo per l’industria a condurre sperimentazioni cliniche randomizzate, in quanto non richiesti, e/o a migliorare le caratteristiche farmaceutiche del prodotto attraverso i processi industriali, in quanto ciò rappresenterebbe uno scostamento rispetto alla formulazione utilizzata nel- Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 199 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 l’impiego tradizionale e non sarebbe quindi più possibile rivendicare l’uso medicinale trentennale. È infine possibile che, una volta assunta la veste di medicinale, il prodotto a base di erbe acquisti un carattere di artificiosità per il paziente, il quale potrebbe orientare le sue preferenze verso prodotti analoghi ma presentati in forma “più naturale”. I medicinali a base di erbe potrebbero essere considerati “i più convenzionali tra gli approcci terapeutici non convenzionali”, dal momento che i meccanismi d’azione alla base della loro attività sono del tutto sovrapponibili a quelli dei medicinali convenzionali. Nonostante il grado di evidenza di efficacia e sicurezza da esigere per questi prodotti sia ancora oggetto di ampio dibattito, la nuova normativa, introducendo una procedura semplificata, ha riconosciuto di fatto un valore, seppure delimitato, alle prove di natura empirica. Questa novità normativa, quindi, non ignorando che tali prodotti hanno ormai una diffusio- 199 2007 ne molto ampia, può rappresentare un approccio realistico ed eticamente accettabile che tiene conto sia delle aspettative del paziente, sia dei vantaggi in termini di qualità e di vigilanza acquistati in una prospettiva di tutela della salute pubblica. In questo contesto, risulta di notevole rilevanza una corretta informazione di medici e farmacisti su queste problematiche, in modo che possano a loro volta informare il paziente in maniera equilibrata e responsabile. Bibliografia 1. Menniti-Ippolito F, Gargiulo L, Bologna E, Forcella E, Raschetti R. Use of unconventional medicine in Italy: a nation-wide survey. Eur J Clin Pharmacol 2002; 58: 61-4. 2. De Smet PA. Herbal medicine in Europe: relaxing regulatory standards. N Engl J Med 2005; 352: 1176-8. 3. Uso dei fitoterapici in gravidanza e durante l’allattamento. Farmacovigilanza News 2005; 12/13: 15-6. 4. Marcus DM, Grollman AP. Botanical medicines: the need for new regulations. N Engl J Med 2002; 347: 2073-6. 5. De Smet PA. Health risks of herbal remedies: an update. Clin Pharmacol Ther 2004; 76: 1-17. 6. www.epicentro.iss.it/focus/erbe/fitosorveglianza.asp (ultimo accesso verificato il 6 dicembre 2007). 7. Garattini S, Nobili A. Interazione tra farmaci. Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Pavia, Selecta Medica 2003; 184-187. La prescrizione dei farmaci. Manuale per il medico pratico. 8. Interazioni tra farmaci e “altri prodotti”. Farmacovigilanza News 2005; 12/13: 8-9. 9. Menniti-Ippolito F, Bologna E, Gargiulo L, Forcella E, Sabbadini LL, Raschetti R. Caratteristiche individuali e familiari degli utilizzatori di terapie non convenzionali in Italia. Ann Ist Super Sanità 2004; 40: 455-61. 10. Bobbio M. Trial clinici. Come interpretare e applicare i risultati di una ricerca scientifica. Torino: Editore Centro Scientifico, 1997. 11. Silano M, De Vincenti M, De Vincenti A, Silano V. The new European legislation on traditional herbal medicines: main features and perspectives. Fitoterapia 2004; 75: 107-116. 12. De Smet PA. Herbal remedies. N Engl J Med 2002; 347: 2046-56. 13. Direttiva 2004/24/CE del 31 marzo 2004; Gazzetta ufficiale dell’Unione europea - L 136, 30/4/2004, p. 85-90. 14. Decreto Legislativo 24 aprile 2006, n. 219. Attuazione della direttiva 2001/83/CE (e successive direttive di modifica) relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano, nonché della direttiva 2003/94/CE.; Gazzetta Ufficiale n. 142 del 21 giugno 2006 - Supplemento Ordinario n. 153. …la paziente riferisce che, dietro suggerimento di un’amica, fino a circa 4 mesi prima, aveva acquistato e assunto una preparazione a base di estratto standardizzato di Hypericum perforatum… Se vuoi cimentarti con questo nuovo caso clinico visita il sito http://aifa.progettoecce.it Per approfondire troverai, tra gli altri, ìI nterazione tra farmaci a base di iperico e contraccettivi orali” • Silano M, Silano V. Prodotti di origine vegetale in medicina, alimentazione, erboristeria e cosmetica. Aspetti normativi, scientifici e tecnici relativi a qualità, sicurezza ed efficacia dei diversi usi delle piante officinali in Italia e nell’Unione Europea. Milano: Editore Tecniche Nuove, 2006. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 200 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 200 AGGIORNAMENTI 2007 Efficacia dei vaccini anti-HPV Riassunto lesions in vulnerable patients during 3 years following the vaccination. The protection level diminished noticeably if lesions associated with virus types not covered by the vaccine are also taken into account (efficacy of 27%). This decrease is more evident if patients who have a sexual activity are also included in the analysis (efficacy of 18%). Data confirm that the infection is rapidly acquired after the beginning of a sexual activity and that virus types not covered by the vaccine play a significant role in HPV infections. Therefore, vaccination of young patients before virus exposition represents the most effective and efficient way of cover. Severe adverse events associated with vaccine utilization have not occurred. The main areas of uncertainty are the duration of immunity and the impact that the vaccination may have on the prevention of mortality associated with the infection. Moreover, the knowledge available at present makes results expected from the vaccination of exposed cohorts uncertain. For the national health system vaccination should represent a circumstance to include patients in a program of counselling and secondary prevention with regular PAP test screening, which remains the most effective intervention in the reduction of cervical cancer mortality at the moment. L’articolo offre un aggiornamento sulle conoscenze relative al profilo beneficio-rischio del vaccino anti-HPV ed evidenzia, attraverso due scenari di utilizzo, alcuni elementi rilevanti per il counselling e per la gestione di un programma di vaccinazione. Il vaccino ha una elevata efficacia (compresa fra il 98 e il 100%) nel prevenire le infezioni da ceppi 16 e 18 e lo sviluppo di lesioni di alto grado nelle ragazze suscettibili nei tre anni successivi alla vaccinazione. Questo livello di protezione si riduce in modo rilevante quando consideriamo anche le lesioni prodotte da ceppi virali non coperti dal vaccino (efficacia del 27%) e ancor più quando nell’analisi si includono anche ragazze che hanno già iniziato l’attività sessuale (efficacia del 18%). Questi dati confermano che l’infezione viene acquisita rapidamente dopo l’inizio dell’attività sessuale e che i ceppi non coperti dal vaccino hanno un ruolo significativo nelle infezioni da HPV. La vaccinazione delle bambine prima dell’esposizione rappresenta quindi la modalità più efficace ed efficiente di copertura. L’uso del vaccino non ha evidenziato al momento l’insorgenza di eventi avversi gravi. Le due principali aree di incertezza riguardano la durata dell’immunità e l’impatto complessivo che la vaccinazione avrà sulla prevenzione della mortalità correlata all’infezione. Inoltre, le conoscenze al momento disponibili rendono incerti i risultati che è possibile attendersi dalla vaccinazione di coorti già esposte all’infezione. La vaccinazione deve rappresentare per i servizi del Servizio Sanitario Nazionale un’occasione per includere le ragazze in un programma che dia anche, nelle età successive alla vaccinazione, un’offerta attiva di counselling e prevenzione secondaria attraverso il PAP test, che al momento resta l’intervento più efficace per la riduzione della mortalità associata al cancro della cervice. Introduzione a disponibilità di un vaccino per la prevenzione primaria di un tumore frequente nelle donne ha generato grande entusiasmo e aspettative da parte della popolazione e naturalmente attenzione da parte delle istituzioni al fine di garantirne l’accessibilità secondo strategie che utilizzino al meglio le conoscenze disponibili. D’altra parte, così come è accaduto per altri nuovi vaccini, le informazioni scientifiche a nostra disposizione sono derivate da un numero limitato di studi, e da un periodo di osservazione relativamente breve per avere dati su efficacia e sicurezza a lungo termine. Inoltre la possibilità di intervenire sulle lesioni precancerose impedisce ovviamente di poter valutare l’incidenza di tumore invasivo come end point primario degli studi clinici. In ogni caso, utilizzare come misura di esito surrogata lo sviluppo di lesioni di alto grado è scientificamente valido ed eticamente giustificato. Ne deriva che le decisioni sono assunte in presenza di alcune que- L Abstract The article presents a revision of the benefit-risk profile of anti-HPV vaccine and underlines some relevant elements to the counselling and managing of vaccination programs. The vaccine efficacy is considerably high (between 98 and 100%) in the prevention of infections associated with HPV type 16 and 18 variants and the development of severe Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 201 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 stioni aperte (box). Tra queste, in particolare, la durata dell’immunità con l’esigenza di eventuali dosi di richiamo e soprattutto l’impatto complessivo che la vaccinazione avrà sull’incidenza del tumore invasivo e la mortalità correlata. Un ulteriore aspetto da considerare è che l’uso di questo vaccino deve essere contestualizzato all’interno di interventi efficaci e non alternativi di prevenzione secondaria (screening tramite Paptest). Inoltre, è importante che la vaccinazione non crei un senso di falsa sicurezza, che porti a ridurre l’uso di misure di prevenzione primaria (quali, ad esempio, l’uso del profilattico), utili per ridurre il rischio di tutte le malattie sessualmente trasmesse (MST). In questa fase, un aggiornamento critico delle conoscenze può essere molto utile ad operatori e cittadini per partecipare in modo informato e consapevole al migliore utilizzo possibile della vaccinazione. Per questo motivo l’AIFA ha ospitato (il 24 luglio 2007) un seminario di aggiornamento scientifico e regolatorio sul vaccino HPV. Sulla base delle riflessioni sviluppate nella giornata di studio, il Bif ha ritenuto opportuno ritornare su questo argomento, già affrontato nel Bif 1/2007, al fine di fornire un sintetico aggiornamento, tentando soprattutto di applicare queste informazioni ad alcuni scenari di utilizzo e verificare quali sono le implicazioni che le nuove conoscenze possono avere sull’organizzazione e le strategie. Efficacia dei vaccini anti-HPV nella prevenzione primaria Nella tabella I1 sono riportati i risultati dei trial clinici randomizzati che hanno valutato l’efficacia dei vaccini anti-HPV quadrivalente (6/11/16/18) e bivalente (16/18) nella prevenzione delle lesioni cervicali e ano-genitali2-7 in donne tra 15 e 26 anni. Questi dati (oltre ad altri che hanno valutato l’immunogenicità e la protezione rispetto alle infezioni persistenti) mostrano che il vaccino è in grado di prevenire, nei tre anni successivi, l’insorgere della quasi totalità (98-100%) delle lesioni precancerose (CIN 2+) specifiche da HPV 16/18 nelle donne suscettibili (popolazione per protocollo per i ceppi 16 e 18). Per leggere attentamente questo dato è utile tenere presente che, quando consideriamo in questa fascia di età le lesioni prodotte da tutti i virus indipendentemente dai ceppi contenuti nel vaccino ed includiamo anche coloro che avevano già l’infezione al momento della vaccinazione, l’efficacia si riduce al 17-20% (popolazione intention-to-treat per qualunque HPV). Quando consideriamo il gruppo non ancora esposto o la popolazione intera arruolata, la grande differenza di efficacia tra le due popolazioni potrebbe essere spiegata dalla rapidità con la quale si acqui- I vaccini Oggi sono disponibili due vaccini (Gardasil® quadrivalente per i ceppi 6/11/16/18 e Cervarix® per i ceppi 16/18) per la prevenzione primaria del- QUESTIONI 2007 l’infezione da HPV. Entrambi sono rivolti ai due ceppi a maggior prevalenza, il 16 e il 18, ritenuti responsabili di circa il 70% dei tumori della cervice. Sono simili per la tecnologia ricombinante utilizzata e differiscono per il tipo di adiuvante. Al momento non sappiamo se i due vaccini sono intercambiabili ed è raccomandato utilizzare lo stesso vaccino per completare il ciclo vaccinale. La protezione verso ceppi non inclusi nel vaccino non è al momento dimostrata e, se esiste, è senz’altro parziale. Principali risultati degli studi clinici rilevanti: riepilogo sintetico Box 201 HPV RILEVANTI SUI VACCINI 1. Durata della risposta immunitaria ed eventuale necessità di dosi di richiamo 2. Tollerabilità e sicurezza valutate su un più elevato numero di pazienti con un tempo di follow up più lungo IN ATTESA DI RISPOSTE 4. Efficacia contro altri tumori legati a HPV (es. testa e collo) 5. Aumento della prevalenza dei tipi di virus non contenuti nel vaccino dopo una diffusa vaccinazione 6. Impatto sull’adesione allo screening per il tumore della cervice 3. Impatto sull’incidenza dei tumori della cervice e anogenitali 7. Impatto sulle opinioni e sui comportamenti sessuali degli adolescenti Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 202 13-12-2007 11:15 Pagina 202 AGGIORNAMENTI Bif XIV N. 5 2007 Tabella I – Trial randomizzati sull’efficacia dei vaccini contro l’HPV. Studio Tipo N. partecipanti Età (anni) Follow up di vaccino (gruppo per-protocol) Gruppo Gruppo vaccinato di controllo Koutsky, 20072 3 Endpoint 6/11/16/18 6087 6080 15-26 3 anni CIN 2/3, AIS Efficacia del vaccino (percentuale, IC 95%) Per-protocol Intention-to-treat (efficacia per specifico (efficacia per qualunque tipo di vaccino HPV) tipo di vaccino HPV) 98 (86-100) 17 (1-31) Ault, 2007 6/11/16/18 10291 10292 16-26 3 anni CIN 2/3, AIS 99 (93-100) 18 (7-29) Garland, 20074 6/11/16/18 2241 2258 16-24 3 anni CIN 2/3, AIS 100 (94-100) 20 (8-31) 2261 2279 16-24 3 anni GW, VIN 1-3, VaIN 1-3 100 (94-100) 34 (15-49) Joura, 20075 6/11/16/18 7811 7785 16-26 3 anni VIN 2/3, VaIN 2/3 100 (72-100) 49 (18-69) 16/18 481 470 15-25 4-5 anni 481 470 7788 7838 7788 7838 Harper, 20066 Paavonen, 20077 16/18 15-25 15 mesi CIN 1-3 NR NR CIN 2/3 NR NR CIN 1-3 NR NR CIN 2/3 NR NR CIN = neoplasia intraepiteliale cervicale; AIS = adenocarcinoma in situ; GW = escrescenze nell’area genitale; VIN = neoplasia intraepiteliale vulvare; VaIN = neoplasia intraepiteliale genitale; NR = non riportato. Modificata da Kahn JA, et al. Lancet 2007; 369: 2135-7. sisce l’infezione e la mancata copertura verso ceppi oncogeni non protetti dal vaccino. Queste stime sono limitate a tre anni di osservazione, e sarà importante monitorare a maggiore distanza nel tempo l’andamento dell’efficacia. Sono per questo in corso studi post-marketing. Sicurezza dei vaccini anti-HPV I dati derivati dagli studi clinici randomizzati mostrano che gli eventi frequenti significativamente associati alla vaccinazione sono le reazioni locali nella sede di iniezione (83-84% nelle vaccinate, rispetto a 76-78% in chi aveva ricevuto il solo adiuvante)2. Anche per il vaccino bivalente contro gli HPV 16 e 18 è riportata una percentuale significativamente più elevata di reazioni locali tra i soggetti vaccinati rispetto a L’uso di questo quelli che avevano ricevuto il vaccino vaccino deve contro l’epatite A7. I dati derivati da essere questi studi non contestualizzato hanno evidenziato un all’interno di eccesso di eventi avversi gravi nella popointerventi lazione vaccinata efficaci e non (figura 1)9. alternativi di Dopo l’immissione in commercio, i prevenzione dati di farmacovigisecondaria lanza statunitensi (VAERS), riferiti ad oltre 5 milioni di dosi distribuite, non hanno ad oggi mostrato segnali di allarme. La maggioranza delle segnalazioni ha riguardato reazioni locali nella sede di iniezione, e sono stati segnalati dei casi di svenimento dopo vaccinazione10. Per questo, le norme di buona pratica vaccina- Efficacia terapeutica dei vaccini anti-HPV Un recente trial clinico8 di grandi dimensioni effettuato su 2189 donne con infezione (HPV DNA positive all’ingresso e dopo 6 mesi di follow up) ha valutato la clearance virale a 6 e 12 mesi e non ha evidenziato una maggiore capacità di clearance nel gruppo dei vaccinati per cui il vaccino non ha alcun effetto terapeutico (tabella II). “ Immunogenicità dei vaccini anti-HPV Al momento il tempo a disposizione ha consentito di verificare che il vaccino conferisce immunità per almeno 4 anni e quindi non siamo in grado di prevedere se la frequente esposizione a infezioni naturali funzionerà da richiamo spontaneo o se sarà necessario effettuare dosi booster. La somministrazione di una dose di richiamo evoca una efficiente risposta secondaria. Migliorare le conoscenze su questo aspetto è particolarmente importante per l’impatto complessivo della vaccinazione, in quanto il rischio di acquisire una nuova infezione è massimo nei 10-15 anni successivi all’inizio dell’attività sessuale. È quindi fondamentale garantire la protezione almeno per questo intervallo di tempo. ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 203 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 203 2007 Tabella II – Trial randomizzato sull’efficacia del vaccino HPV 16/18 nella clearance virale a 6 e 12 mesi. Durata del follow up N. pazienti con clearance/Infezioni totali (%) % (IC 95%) Gruppo trattato con vaccino HPV Gruppo di controllo HPV-16 6 mesi 12 mesi 47/172 (27,3) 54/123 (43,9) 61/222 (27,5) 73/159 (45,9) -0,2 (-13,2-11,3) -3,7 (-28,2-16,1) HPV-18 6 mesi 12 mesi 35/76 (46,1) 32/54 (59,3) 34/76 (44,7) 37/61 (60,7) 2,4 (-30,5-27,0) -3,5 (-62,0-33,8) HPV-16/18 6 mesi 12 mesi 82/248 (33,4) 86/177 (48,8) 95/298 (31,6) 110/220 (49,8) 2,5 (-9,8-13,5) -2,0 (-24,3-16,3) Modificata da Kahn JA, et al. Lancet 2007; 369: 2135-7. Figura 1 – Metanalisi di eventi avversi gravi e decessi in studi selezionati sulla vaccinazione profilattica contro infezioni e patologie connesse ad HPV. Studio Odds ratio secondo Peto (IC 95%) ⱖ 1 eventi avversi gravi Koutsky et al.11 1,36 (0,31-5,98) 0,83 (0,42-1,64) Harper et al.6 1,01 (0,14-7,19) Villa et al.12 1,07 (0,71-1,61) FUTURE I4 0,83 (0,56-1,24) FUTURE II2 1,02 (0,88-1,20) PATRICIA7 Totale 1,00 (0,87-1,14) Decessi Harper et al.6 FUTURE I4 FUTURE II2 PATRICIA7 Totale N. di eventi N. di partecipanti Vaccino Controllo Risultati favorevoli al vaccino Risultati favorevoli al controllo 4/1130 3/1150 16/373 19/371 2/272 2/274 48/2673 45/2672 45/6019 54/6031 330/9319 323/9325 I2 = 0 Non stimabile 1,00 (0,14-7,10) 1,40 (0,45-4,34) 0,30 (0,05-1,74) 0,91 (0,39-2,14) 0/373 2/2673 7/6019 1/9319 I2 = 0 0/371 2/2672 5/6031 4/9325 0,01 0,1 1 10 Odds ratio secondo Peto e IC 95% 100 I2 = Misura che indica l’eterogeneità degli studi inclusi nella metanalisi. le prevedono che le persone vaccinate restino per almeno 15 minuti dopo la somministrazione nell’ambulatorio dove la vaccinazione è stata eseguita13. Sono stati inoltre segnalati 13 casi di Sindrome di Guillan Barrè e quattro decessi in associazione temporale con la vaccinazione. Questi casi sono stati analizzati in dettaglio; in particolare i decessi sembrano essere associabili rispettivamente ad un’embolia polmonare, una miocardite, un disturbo della coagulazione, un’infezione da virus dell’influenza B, successivamente complicata da infezione stafilococcica. Non vi sono evidenze di un’associazione causale con la vaccinazione. Sulla base della valutazione di questi dati, che aggiornano lo stato dell’arte della nuova vaccinazione, abbiamo provato a percorrere due diversi scenari che mettono a confronto la scelta “coperta” attualmente dal Servizio Sanitario Nazionale, e un’altra comunque compatibile con l’autorizzazione al commercio, e l’indicazione terapeutica registrata dall’EMEA. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 204 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 204 AGGIORNAMENTI 2007 SCENARIO 2. Una ragazza di 18-26 anni Nei primi anni successivi all’inizio dell’attività sessuale si registra la più elevata incidenza di infezione da virus HPV (50% di infezioni nei primi due anni). La rapidità con la quale si acquisisce l’infezione spiega la differenza di efficacia tra quella stimata nelle ragazze suscettibili per i virus specifici di oltre il 98% e quella osservata del 18% nell’analisi intention-to-treat per tutti i virus. Distinguere le ragazze già immuni o con infezione da quelle suscettibili per offrire la vaccinazione selettivamente solo a queste ultime non è oggi realizzabile perché entrambe negative al test del DNA e perché gli attuali test sierologici non sono sufficientemente accurati per essere proposti come test screening di possibile esposizione e pregressa immunità. L’ipotesi che la vaccinazione potesse avere un effetto sull’immunità cellulo-mediata e quindi essere potenzialmente utile nel favorire la clearance del virus nelle donne con infezione persistente non è stata confermata dalle sperimentazioni eseguite. Con l’aumentare dell’età, il rischio di acquisire nuove infezioni si riduce presumibilmente per una maggiore stabilità nei rapporti e per una migliore capacità di utilizzare altre misure di prevenzione. Queste sono le ragioni principali che rendono il profilo beneficio-rischio della vaccinazione in età giovane adulta ancora troppo incerto e bisognoso di ulteriori conoscenze. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che il catch-up delle giovani donne rappresenta un’opzione poco efficiente. In un programma complessivo di prevenzione del cancro della cervice a questa età (e ancor più nelle età successive), la vaccinazione non ha premesse sufficienti per ridurre in modo rilevante l’incidenza del tumore della cervice. Piuttosto, è necessario investire risorse per aumentare l’adesione allo screening che ha margini rilevanti di miglioramento. Ad oggi infatti si stima che in Italia circa il 30% delle donne in età 25-65 anni non esegue il Pap test. SCENARIO 1. Una pre-adolescente di 11-12 anni Dal momento che l’infezione si trasmette con i rapporti sessuali e l’esposizione è molto frequente, si stima che circa il 50% delle donne sessualmente attive contragga un’infezione da HPV nei tre anni successivi all’inizio dell’attività sessuale. La vaccinazione a questa età è certamente più vantaggiosa perché precede l’inizio dei rapporti sessuali. Il vaccino produce una risposta immunitaria nelle quasi totalità della bambine e quindi non è necessario effettuare alcun test di verifica della risposta immunitaria. Il vaccino, per i dati a nostra disposizione, non ha evidenziato rischi clinicamente rilevanti, a parte alcuni effetti collaterali locali o sistemici di scarsa importanza. La vaccinazione a questa età elimina il rischio di vaccinare durante una gravidanza non riconosciuta o la necessità di richiedere l’adesione ad un programma di contraccezione. Questa vaccinazione copre solo una parte delle infezioni che rappresentano un fattore di rischio per il tumore della cervice e non ha naturalmente alcun effetto protettivo per le altre infezioni sessualmente trasmesse. La vaccinazione a questa età sarà in grado di prevenire circa un terzo delle lesioni di alto grado (stima del 27% di efficacia nella popolazione per protocol verso tutti i tipi di HPV – studio FUTURE II). Per prevenire tutte le altre infezioni MST ed intervenire precocemente sulle lesioni provocate dagli altri virus HPV sarà necessario che nelle età immediatamente successive alla vaccinazione venga fornito un adeguato counselling sulle misure di prevenzione aspecifiche e sul programma periodico di screening secondo l’attuale strategia di offerta attiva e gratuita dall’età di 25 anni. La vaccinazione che oggi viene offerta alle bambine in età prepubere, oltre all’obiettivo di protezione individuale, ha anche un obiettivo di sanità pubblica in quanto si ritiene che con la vaccinazione si riesca ad ottenere una copertura molto più ampia di quella che oggi osserviamo per lo screening condotto con regolarità. In questo modo sarà possibile prevenire una parte consistente di tumori invasivi in quelle donne che non effettueranno, o non effettueranno con regolarità, lo screening. In un programma di sanità pubblica è necessario iniziare da una coorte di età, e quella delle 12enni concentra i maggiori benefici per la risposta immunitaria, per i rischi di una gravidanza non riconosciuta, per la logistica dell’offerta attiva durante la scuola dell’obbligo, e per la positiva esperienza acquisita dal precedente programma di vaccinazione HBV che è stato in grado di raggiungere elevate coperture in tutte le regioni italiane. Il raggiungimento di coperture molto elevate è un requisito necessario per ottenere benefici aggiuntivi all’attuale programma di screening e per evitare che una scarsa adesione selettiva aumenti ancora di più le differenze nel rischio di cancro della cervice nella popolazione con diversa condizione socio-economica. “ Distinguere le ragazze già immuni o con infezione da quelle suscettibili per offrire la vaccinazione selettivamente solo a queste ultime non è oggi realizzabile ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 205 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 205 2007 4. Garland SM, Hernandez-Avila M, Wheeler CM, for the Females United to Unilaterally Reduce Endo/Ectocervical Disease (FUTURE) I Investigators. Quadrivalent vaccine against human papillomavirus to prevent anogenital diseases. N Engl J Med 2007; 356: 1928-43. 5. Joura EA, Leodolter S, Hernandez-Avila M, et al. Efficacy of a quadrivalent prophylactic human papillomavirus (types 6,11,16 and 18) L1 virus-like particles vaccine against high grade vulval and vaginal lesions. Lancet 2007; 369: 1693-702. 6. Harper DM, Franco EL, Wheeler CM, et al. HPV Vaccine Study Group. Sustained efficacy up to 4.5 years of a bivalent L1 virus like particle vaccine against human papillomavirus types16 and 18: follow-up from a randomised control trial. Lancet 2006; 367: 1247-55. 7. Paavonen J, Jenkins D, Bosch FX. For the PATRICIA study group. Efficacy of a prophylactic adjuvanted bivalent L1 virus-like particle vaccine against infection with human papillomavirus types 16 and 18 in young women. Lancet 2007; 369: 2161-70. 8. Hildesheim A, Herrero R, Wacholder S, et al. For the Costa Rican HPV Vaccine Trial Group. Effect of human papillomavirus 16/18 L1 viruslike particle vaccine among young with preexisting infection: a randomized trial. JAMA 2007; 298: 743-53. 9. Rambout L, Hopkins L, Hutton B, Fergusson D. 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Disponibile on-line all’indirizzo: www.levaccinazioni.it/Professionisti/FilesUploaded/200 1~4~13~11~6~42~2032/GuidaAlleControindicazioni200 5.pdf (ultimo accesso verificato il 6 dicembre 2007). Conclusioni Dalle riflessioni esposte finora emerge che i risultati attesi dipendono anche dalla capacità dei servizi pubblici di individuare le coorti a cui viene offerta la vaccinazione, di verificarne l’adesione e di predisporre richiami attivi, sia per eventuali dosi di richiamo che per gli interventi successivi di informazione e inviti allo screening. Questa vaccinazione va contestualizzata all’interno di un più ampio intervento di prevenzione ed è necessario adeguare la formazione dei pediatri che vaccinano. Le strategie di offerta del vaccino a più coorti (ad esempio 12enni e 18enni) utilizzate per aumentare la velocità di copertura della popolazione esposta non hanno particolare valore in quanto la vaccinazione riguarderebbe popolazioni troppo eterogenee per rischio. Nelle donne che hanno già iniziato l’attività sessuale sembra al momento più efficace ed efficiente utilizzare le risorse per promuovere lo screening e le misure di prevenzione primaria basate su strategie non immunitarie. Bibliografia 1. Kahn JA, Burk RD. Papillomavirus vaccines in perspective. Lancet 2007; 369: 2135-7. 2. The FUTURE II Study Group. Quadrivalent vaccine against human papillomavirus to prevent high-grade cervical lesions. N Engl J Med 2007; 356: 1915-27. 3. The Future II Study Group. Effect of prophylactic human papillomavirus L1 virus-like-particle vaccine on risk of cervical intraepithelial neoplasia grade 2, grade 3, and adenocarcinoma in situ: a combined analysis of four randomised clinical trials. Lancet 2007; 369: 1861-68. a proposito di… Psocare Sul sito dello Studio Psocare (www.psocare.it), al quale si può accedere anche attraverso il sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco, sono disponibili le informazioni più aggiornate sugli eventi avversi e sull’uso in gravidanza dei farmaci impiegati nel trattamento della psoriasi. In particolare, nella sezione relativa ai segnali dalla letteratura, è stata pubblicata una raccolta sistematica degli eventi avversi non frequenti o rari associati all’uso dei farmaci biologici. Le informazioni inserite nell’archivio sono il risultato della selezione e dell’analisi di articoli contenuti nel database PubMed. La ricerca di tali articoli è stata effettuata associando al termine case le seguenti parole chiave: efalizumab, infliximab, etanercept e adalimumab. Nella sezione sopra citata viene inoltre fornita una sintesi dei principali dati sull’uso in gravidanza dei farmaci per il trattamento sistemico della psoriasi. Per ognuno dei farmaci descritti viene indicata la classe di rischio per la gravidanza, l’eventuale passaggio del farmaco nel latte materno e le raccomandazioni. Tra le novità introdotte nel sito vi sono anche un’area relativa ai farmaci in studio per la psoriasi e la pagina relativa all’evento “Prima Giornata Psocare” tenutosi presso gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO) di Roma. In tale pagina sono riportate le esperienze dei Centri Psocare delle varie Regioni ed è reso disponibile il Secondo Rapporto Psocare “Trattamento della psoriasi con farmaci sistemici in Italia” a cura del Gruppo di lavoro Psocare, istituito presso l’AIFA. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 206 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 206 AGGIORNAMENTI 2007 I cannabinoidi nel trattamento della sclerosi multipla Riassunto several countries, together with the main natural psychoactive substances derived from Cannabis (delta-9-tetrahydrocannabinol and cannabidiol). At present no drug containing cannabinoids is registered in Italy. Available evidences on the efficacy of cannabinoids for the treatment of MS symptoms come from few valuable studies presenting cases with a low number of patients and whose results are often difficult to interpret. More favourable data come from studies investigating the use of cannabinoids in the treatment of spasticity and associated pain. Nevertheless, at present we cannot recommend their use for symptomatic treatment of MS, since their benefit-risk profile and role compared to other analgesics need to be clarified. La sclerosi multipla (SM) si associa molto frequentemente a dolore, sia di origine centrale sia come conseguenza dell’ipertono muscolare spastico. La Cannabis sativa (CS), usata per millenni come terapia erboristica per svariate patologie e sintomi, è annoverata tra le sostanze illegali in quanto il suo uso a scopo voluttuario può provocare abuso e dipendenza. Negli ultimi anni ricerche sperimentali hanno portato a ipotizzare un ruolo della Cannabis e dei suoi derivati di sintesi nella terapia del dolore e dell’emesi associata a chemioterapia. Oltre alle principali sostanze psicoattive naturali derivate dalla Cannabis (delta-9 tetraidrocannabinolo e cannabidiolo), in alcuni Paesi sono registrati e commercializzati i derivati di sintesi quali il dronabinolo e il nabilone. In Italia, attualmente, non è registrato alcun farmaco contenente cannabinoidi. Le prove disponibili sull’efficacia dei cannabinoidi nel trattamento dei sintomi della SM derivano da una letteratura scarsa, con pochi studi validi, che presentano casistiche di ridotta numerosità e i cui risultati sono spesso di difficile interpretazione. I dati più promettenti provengono dagli studi che hanno indagato l’utilità dei cannabinoidi nella spasticità e nel dolore ad essa associato. Al momento non è, tuttavia, possibile formulare raccomandazioni relativamente al loro uso nel trattamento sintomatico dei disturbi della SM, in quanto il bilancio benefici/rischi e il ruolo rispetto agli altri analgesici disponibili rimane da chiarire. Introduzione a sclerosi multipla (SM) è una malattia immuL no-mediata a eziologia sconosciuta che colpisce la sostanza bianca del sistema nervoso cen- trale (SNC). In genere, compare tra la seconda e la terza decade con difetti neurologici focali ad esordio acuto o subacuto che tendono successivamente a stabilizzarsi e a regredire spontaneamente nell’arco di qualche settimana. I sintomi d’esordio colpiscono più di frequente il nervo ottico, il tronco encefalico e il midollo spinale. Accanto a questa forma “recidivante-remittente”, che colpisce circa l’80% dei malati, esiste una forma a decorso secondariamente progressivo (gli attacchi tendono a lasciare sequele con un conseAbstract guente stato permanente di malattia) e una più rara forma, primariamente progressiva, a localizMultiple sclerosis (MS) is frequently associated to pain, zazione spesso midollare ed esordio tardivo. Alla both of central origin or due to hypertonic spastic muscle. disseminazione delle lesioni nel SNC fa riscontro Cannabis sativa (CS), used for ages as a herbal remedy for un notevole polimorfismo delle manifestazioni the treatment of several pathologies and cliniche: segni focali (neurite ottica, symptoms, is considered an illegal substance oftalmoplegia o altre neuropatie crabecause it may cause abuse and dependence niche) si possono associare a sindroIn Italia non if used as a luxury drug. mi complesse midollari o cerebellari, Lately, experimental research led to con atassia, spasticità, faticabilità, doè registrato assume that Cannabis and its synthesis delore, turbe minzionali, ecc. La proalcun farmaco rivates may be used for the treatment of pain gnosi della SM è molto variabile, sia and emesis associated to chemotherapy. per l’imprevedibile progressione della contenente Synthesis derivates, such as dronabinol and malattia sia per la variabilità indivicannabinoidi nabilone, are authorized and marketed in duale della risposta ai trattamenti1. “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 207 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 207 2007 di riso, distorsione nella percezione Mentre gli attacchi acuti vengono trattati con corticosteroidi, i farmaci Tra i numerosi temporale. I più frequenti effetti avversi assoregistrati in Italia per la prevenzione farmaci ciati al consumo di CS comprendono: delle ricadute sono, nella forma recidivante-remittente, il glatiramer acesperimentati per riduzione dei tempi di reazione, ansia, pensieri paranoidi, depressione, tato, gli interferoni beta-1a e beta-1b il trattamento disforia e sintomi psicotici (depersoricombinanti e il natalizumab e, nelsintomatico dei nalizzazione, delirio, allucinazioni); le forme secondariamente progressive, il solo interferone beta-1b ricomdisturbi associati circa il 17% dei consumatori abituali di marijuana riferisce di averli speribinante (nota AIFA 65). alla SM vi sono i mentati almeno una volta. Mediamente il 50% dei malati di derivati della Casistiche americane mostrano SM accusa dolore, con una variabiche il 32%-46% della popolazione gelità, a seconda delle casistiche, dal Cannabis sativa nerale ha provato almeno una volta la 10% all’86%2,3. Il dolore può essere una conseguenza diretta delle lesiomarijuana, con un consumo prevani a livello del SNC (dolore “centrale”), oppure eslente nella fascia di età compresa tra i 18 e i 25 sere associato ai deficit neurologici e alla conseanni e un netto declino dopo i 34 anni. Circa il guente disabilità, in particolar modo, alla spasti10% dei consumatori di CS tende a sviluppare una 2 cità muscolare . dipendenza. In utilizzatori abituali di CS, la soUna casistica italiana, comprendente oltre spensione provoca una sindrome da astinenza lie1600 malati, mostra che il dolore ha una prevave se confrontata ai sintomi causati dalla sospenlenza del 43% ed è secondario a ipertono muscosione di alcool o eroina, che si manifesta sopratlare spastico nell’11% dei pazienti, mentre il dotutto con irrequietezza, irritabilità, lieve agitaziolore a genesi centrale si manifesta come disestesia ne, insonnia, nausea e crampi muscolari5. Inoltre, sembra che il consumo di CS possa aumentare il nel 18%, fenomeno di Lhermitte nel 9% e nerischio di sviluppare sindromi psicotiche cronivralgia trigeminale nel 2%3. Quindi, i malati di SM spesso necessitano di un trattamento sintomatico che, quali schizofrenia o depressione, con un efrelativamente a sindromi dolorose a patogenesi fetto dose-risposta6. Le ipotesi su un possibile ruolo terapeutico dei complessa. derivati della CS provengono, oltre che da risconTra i numerosi farmaci sperimentati per il trattri aneddotici, da sperimentazioni su animali che tamento sintomatico dei disturbi associati alla SM hanno mostrato un effetto analgesico legato all’avi sono i derivati della Cannabis sativa (CS), o canzione modulatoria sui meccanismi nocicettivi. nabinoidi, per i quali da tempo si ipotizza un ruoGli effetti dei cannabinoidi sono legati all’aziolo nell’alleviare il dolore di origine centrale e quelne su due tipi di recettori: CB1, presenti a livello lo da spasticità muscolare. del SNC (ippocampo, corteccia cerebrale, area olfattiva, gangli della base, cervelletto e midollo spiAspetti clinici nale) e CB2, strettamente correlati alle cellule del sistema immunitario, in particolare, macrofagi. La CS viene utilizzata da millenni come teraSugli stessi recettori agiscono anche cannabipia per svariate malattie e sintomi: dall’isteria, alla noidi endogeni (anandamide, 2-arachidonilglinausea, al glaucoma e, fin dall’inizio del XX secerolo, palmitoiletanolamide), il cui ruolo non è colo, è stata impiegata in Europa e in USA come del tutto chiaro, anche se le prove disponibili sugsedativo e antidolorifico. Tuttavia, nei successivi geriscono un coinvolgimento nell’elaborazione decenni la disponibilità di nuove molecole di degli stimoli dolorifici, nei processi cognitivi, nelanalgesici ne ha progressivamente ridotto l’uso, la regolazione dell’attività locomotoria e in alcumentre il diffusissimo abuso a scopo voluttuario ne funzioni autonomiche (appetito, vomito, moha spinto i governi a dichiararne l’illegalità, potilità intestinale, broncodilatazione, tono uterinendola tra le sostanze stupefacenti e psicotrope4. no, pressione intraoculare), oltre che nei procesFumare la CS (hashish, marijuana) e i suoi derisi infiammatori e nella modulazione dell’attività vati produce un immediato effetto euforizzante, immunitaria7. I derivati della CS possono essere distinti in cancaratterizzato da senso di benessere e di amplifinabinoidi naturali e di sintesi. I cannabinoidi natucazione percettiva e sensoriale, logorrea, attacchi “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 208 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 208 AGGIORNAMENTI 2007 farmaco contenente cannabinoidi come principio attivo. Il D.M. 18 aprile 200712 ha, tuttavia, introdotto il THC, il dronabinol e il nabilone nella tabella II, sezione B delle sostanze stupefacenti e psicotrope creando così le basi normative per la loro autorizzazione all’immissione in commercio nel mercato italiano. Nella terapia farmacologica di alcune malattie (tra cui la SM) è, quindi, possibile utilizzare i derivati della CS, che possono attualmente essere importati, previa autorizzazione dell’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute, nel caso in cui il medico ritenga dover sottoporre i propri pazienti al trattamento con tali sostanze. rali vengono prodotti dalle ghiandole epidermiche della CS, situate a livello di diversi organi vegetali (foglie, stelo e brattea). Le principali sostanze psicoattive naturali derivate dalla CS sono il delta-9 tetraidrocannabinolo (THC), il cannabidiolo (CBD) e il cannabinolo. Il THC e il CBD in associazione sono commercializzati per il trattamento del dolore in pazienti affetti da cancro e da SM sotto forma di spray buccali, in quanto l’assorbimento per via orale di tali sostanze è molto scarso a causa di un importante effetto di primo passaggio epatico. La ricerca di agonisti e antagonisti del recettore CB1 ha portato alla scoperta di numerosi cannabinoidi di sintesi, tra i quali il trans-delta-9-tetraidrocannabinolo (dronabinol) e il nabilone hanno indicazioni approvate in alcuni Paesi. Altri cannabinoidi di sintesi quali il levonantradol, l’acido ajulemico e il dexanabinol non sono al momento disponibili in commercio ma sono oggetto di studi come antidolorifici8, antiemetici9,10 e neuroprotettori11. Cannabinoidi e sclerosi multipla: quali prove? Le ipotesi sull’efficacia terapeutica della CS e derivati nella terapia sintomatica del dolore e della spasticità associate alla SM sono nate da esperienze aneddotiche di pazienti che, dopo aver fumato marijuana, riferivano un miglioramento del dolore associato alla spasticità. Tuttavia, fumare la CS non è attualmente considerato un metodo teAspetti medico-legali rapeutico accettabile in quanto comporta gli ormai noti danni da fumo e introduce nell’organiIl diffuso uso voluttuario della CS e le restriziosmo, oltre ai cannabinoidi, altre sostanze conteni imposte dalle legislazioni dei governi sulle sonute nella pianta di CS, molte delle quali biolostanze stupefacenti sono alla base di un paradosgicamente attive e potenzialmente dannose. so riguardante le conoscenze disponibili su efficaNelle principali linee guida e documenti di cia e sicurezza dei cannabinoidi in campo medico. technology assessment sulla terapia della SM, i canInfatti, a fronte di un abuso estremamente diffunabinoidi non vengono riportati tra le terapie conso (la CS è al terzo posto tra le sostanze usate a scosigliate bensì citati come possibili strategie terapo voluttuario, dopo tabacco e alcool)11, gli studi peutiche sintomatiche (soprattutto per la spasticlinici sull’utilizzo della CS in campo medico sono cità e il dolore ad essa associato) per le quali, tutscarsi soprattutto se rapportati alla rapida espantavia, non esistono ancora prove sufficienti per forsione della ricerca di base. La conduzione di studi mulare raccomandazioni13,14. Nella tabella I vengono riportate due revisioni sui cannabinoidi è problematica soprattutto a causistematiche e una metanalisi sull’uso sa delle restrizioni regolatorie e legadei cannabinoidi in pazienti con SM. li vigenti su queste sostanze5. Una revisione sistematica8 sul ruoUna revisione sistematica15 e la lo dei cannabinoidi nel controllo del metanalisi2 hanno valutato i risultati A fronte di di studi randomizzati controllati dolore ha identificato solamente 9 stu(RCT) sull’efficacia di tali farmaci, ridi di buona qualità pubblicati tra il un abuso spettivamente nel trattamento dell’a1975 e il 1997, per un totale di 222 paestremamente tassia e del dolore; gli autori hanno zienti reclutati. 2 diffuso, gli studi sottolineato la scarsità di studi metoUna più recente metanalisi , focalizzata sull’uso della CS nel trattaclinici sull’utilizzo dologicamente validi e il limitato numento del dolore neuropatico e assomero di pazienti inclusi. della CS in ciato a SM, ha identificato 7 studi, Per quanto riguarda l’atassia di oricampo medico con un totale di 298 pazienti inclusi. gine cerebellare (anormalità nell’eseIn Italia, l’uso della CS è illegale e cuzione dei movimenti volontari che sono scarsi ad oggi non è stato registrato alcun può includere incoordinazione, di- “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 209 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 209 2007 Tabella I – Revisioni sistematiche e metanalisi di studi sui cannabinoidi nella sclerosi multipla. Sintomo Autore Farmaco/controllo N pazienti Durata Risultati Atassia cerebellare Mills 200715 DRO, THC+CBD/placebo 43* 2-10 settimane Nessuno dei 3 RCT ha riscontrato differenze significative utilizzando diversi metodi validati di valutazione del tremore. Dolore neuropatico e associato a SM Iskedjian 20072 THC+CBD, CBD, DRO/placebo 298 1-7 settimane I cannabinoidi producono un miglioramento di 1,5 punti su una VAS (0-10 punti). Il placebo produce un miglioramento di 0,8 punti Spasticità Shakespeare 200316 THC, CBD, THC+CBD/placebo 34 2-4 settimane Differenze non significative nei punteggi della scala di Ashworth tra intervento e controllo. DRO=dronabinol; VAS=scala analogico-visiva; *30 pazienti in cross-over. tive tra i pazienti trattati con cannasmetria, adiadococinesia o tremore), binoidi e quelli del gruppo placebo in i risultati cumulati di 3 RCT non moLa ricerca di spasticità, misurata mestrano differenze statisticamente siclinica sull’uomo termini diante i punteggi della scala gnificative tra il gruppo di trattanon ha finora Ashworth. mento e il placebo. In tutti gli studi Questi risultati vanno interpretati è stato valutato l’effetto della terapia prodotto risultati alla luce di un’importante limitazione sul tremore, la cui entità è stata miconvincenti dello studio: l’elevata incidenza di efsurata mediante svariate metodiche fetti avversi lievi associati all’assunvalidate15. La metanalisi di Iskedjian, relativa al dolore zione di cannabinoidi (disequilibrio, sonnolenza, neuropatico associato a SM, misurato mediante ecc.), come osservato dagli stessi autori, ha perscala visuale-analogica a 11 punti, mostra, invemesso ai pazienti e ai medici di immaginare quace, differenze a favore dei cannabinoidi che, pur le dei trattamenti veniva utilizzato, inficiando così raggiungendo una significatività statistica, posla cecità dello studio17. Un altro RCT18 cross-over, effettuato su 50 pasiedono una dubbia rilevanza clinica. Infatti, tra zienti trattati con estratto di CS, contenente THC inizio e fine dello studio, vi è un miglioramento e CBD, non mostra differenze statisticamente sidi 1,5 punti nel gruppo di intervento e di 0,8 pungnificative rispetto al placebo sulla spasticità miti nel gruppo placebo, con un effetto terapeutico surata mediante scala Ashworth. netto di 0,8 punti a favore dei cannabinoidi2. La revisione sistematica16, riferita agli agenti anAl contrario, i risultati di un recente RCT19 evitispastici nella SM, ha reperito solamente due studenziano che la somministrazione di THC in asdi cross-over (per un totale di 34 pazienti affetti da sociazione con CBD (Sativex®) per 6 settimane produce un miglioramento statisticamente signiSM e trattati con THC, CBD o una loro associaficativo, ancorché di dubbia rilevanza clinica, delzione) con risultati contrastanti, sui quali non è la spasticità misurata mediante una scala numestato possibile effettuare un’analisi quantitativa. rica a 11 punti (riduzione di 1,8 punti nel gruppo Altri studi clinici più recenti, non inclusi neldi intervento e di 0,63 punti nel gruppo placebo). la revisione, forniscono risultati discordanti. In un RCT20 cross-over, 13 pazienti affetti da Lo studio CAMS17 ha arruolato 667 pazienti con SM clinicamente stabile e spasticità che sono spasticità dolorosa associata a sindrome del primo stati trattati con estratti medicinali della CS, dromotoneurone sono stati randomizzati a ricevere nabinol o placebo. Dopo 15 settimane non sono nabilone o placebo per 9 settimane. I risultati mostate rilevate differenze statisticamente significastrano un miglioramento consistente in una dif- “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 210 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 210 AGGIORNAMENTI 2007 Conclusioni ferenza statisticamente significativa (riduzione mediana di 2 punti) del punteggio di una scala analogico-visuale a 11 punti. Purtroppo solo 7 dei 13 pazienti inclusi nello studio erano affetti da SM e i risultati di questo sottogruppo non sono stati calcolati. Attualmente non è quindi possibile una valutazione accurata del ruolo della CS nella terapia della spasticità sia a causa di una scarsa comprensione della sua fenomenologia (fisiopatologia e ricadute delle manifestazioni cliniche sulla vita di relazione), sia di un’inadeguatezza degli strumenti a disposizione per misurarla. La validità della scala di Ashworth, lo strumento maggiormente usato negli studi sulla spasticità, è stata infatti messa in discussione; inoltre, i metodi per applicarla e tradurre in punteggio gli elementi clinici sono variabili da uno studio all’altro, rendendo difficile o impossibile una valutazione quantitativa cumulativa16. L’efficacia dei cannabinoidi sui disturbi della minzione è stata indagata da Freeman et al. in un sottogruppo di pazienti reclutati nella studio CAMS17, che presentavano incontinenza urinaria da urgenza21. I risultati hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo dell’outcome primario (riduzione degli episodi di incontinenza da urgenza registrati dal paziente mediante un diario) sia nei due bracci di trattamento sia nel gruppo placebo. Inoltre, entrambi i gruppi sottoposti a trattamento con cannabinoidi hanno mostrato un miglioramento significativo rispetto al placebo. Questi risultati, peraltro promettenti, vanno valutati alla luce delle limitazioni dello studio CAMS precedentemente descritte. Gli effetti avversi associati all’uso di cannabinoidi sono frequenti ma di lieve entità: sonnolenza (12%-40%), vertigini (35%-50%), astenia (42%), turbe gastroenteriche (37%), cefalea (13%)2,17. Un solo studio in aperto22 ha valutato la sicurezza a lungo termine (media 434 giorni) degli estratti medicinali della CS (THC+CBD) su 137 pazienti con SM già reclutati in uno studio precedente23. Il tasso di abbandono complessivo è stato del 42,3% (58 pazienti, dei quali 24 per mancanza di efficacia e 17 per effetti avversi). Dei 292 effetti avversi segnalati, l’86% erano classificabili come lievi o moderati; tuttavia, il verificarsi di 4 prime crisi epilettiche richiede ulteriori approfondimenti sulla sicurezza dei cannabinoidi a lungo termine. Le basi biochimiche del meccanismo d’azione e i dati derivati da sperimentazioni su animali suggeriscono che i cannabinoidi potrebbero svolgere un ruolo utile nella terapia di alcuni sintomi della SM come la spasticità e il dolore. La ricerca clinica sull’uomo, pur mostrando in qualche caso modesti benefici rispetto al placebo, non ha finora prodotto risultati convincenti, a causa di casistiche ridotte e frequenti limitazioni metodologiche degli studi. Inoltre, non esistono confronti diretti tra i derivati della CS e gli altri analgesici disponibili. Questi dubbi sull’efficacia assumono particolare importanza in considerazione del profilo di sicurezza dei cannabinoidi che, pur essendo globalmente ben tollerati durante brevi periodi di somministrazione, presentano un rischio di abuso e dipendenza e potrebbero associarsi, specialmente a lungo termine, a effetti avversi anche gravi. Il potenziale ruolo di questi composti nella terapia sintomatica della SM potrà essere chiarito da sperimentazioni cliniche controllate adeguatamente condotte, utilizzando composti di sintesi e da eventuali nuove acquisizioni sulla biochimica dei cannabinoidi endogeni e dei loro recettori. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 211 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 211 2007 19. Collin C, Davies P, Mutiboko IK, Ratcliffe S. Randomized controlled trial of cannabis-based medicine in spasticity caused by multiple sclerosis. Eur J Neurol 2007; 14: 290-6. 20. Wissel J, Haydn T, Muller J, et al. 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Davide, studente universitario di 24 anni, si è recato preoccupato dal proprio medico di famiglia perché di colpo ha iniziato a vedere doppio… Raccolta una breve anamnesi e vista la giovane età del paziente, il medico consiglia a Davide di andare da un oculista e gli preannuncia che potrebbe essere poi utile avere il parere di un neurologo… Segui la storia di Davide su: http://aifa.progettoecce.it Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 212 Chi ha tempo non aspetti tempo... Abbiamo prorogato il concorso fotografico “FOTOGRAFARE L’ERRORE”. Ora puoi inviarci le tue foto fino al 31 marzo 2008. Affrettati! Consulta il regolamento in questa pagina oppure sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco (www.agenziafarmaco.it) Art. 1 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), attraverso il Bollettino d’Informazione sui Farmaci (BIF), nell’ambito della rubrica “La galleria”, indice un nuovo concorso fotografico sul tema “Fotografare l’errore in medicina”. Al concorso potranno partecipare i lettori del BIF, ossia medici e farmacisti che ricevono gratuitamente i fascicoli del Bollettino. Art. 2 Le foto dovranno avere come tema “L’errore in medicina”. Gli autori dovranno sentirsi liberi di esprimere la propria creatività; pertanto le foto non dovranno essere necessariamente realistiche e/o di contenuto medico-scientifico. Non saranno comunque ammesse fotografie il cui contenuto violi la normativa vigente, offensive e/o lesive del pubblico pudore. Art. 3 Le foto dovranno essere in bianco e nero, accompagnate da didascalia, nome, cognome, recapito postale, telefono, e-mail e qualifica dell’autore, nonché dalla liberatoria firmata dal soggetto eventualmente fotografato. I partecipanti che inviano materiale fotografico che ritrae minori di 18 anni devono allegare obbligatoriamente la liberatoria all’impiego della fotografia, sottoscritta da uno dei genitori. In mancanza della liberatoria, le fotografie non saranno ammesse a partecipare al concorso. Il fotografo garantisce, dunque, che il materiale fotografico presentato per la partecipazione al concorso che ritrae persone fisiche è stato riprodotto con il preventivo consenso dei soggetti raffigurati e che gli stessi sono stati preventivamente o successivamente informati della destinazione, dell’utilizzo e della diffusione della propria immagine per le finalità connesse alla partecipazione al concorso fotografico. Ai sensi dell’art. 97, 1 comma della Legge 633/41: Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, “non occorre il consenso della persona ritratta quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico”. Art. 4 I partecipanti al concorso garantiscono la propria paternità sulle fotografie inviate. I partecipanti al concorso garantiscono di essere titolari esclusivi di tutti i diritti d’autore e di utilizzazione economica connessi alle fotografie inviate. L’AIFA è esentata da ogni responsabilità civile o penale, domanda o rivendicazione che venga avanzata da terzi sul materiale inviato in ordine alla paternità dell’opera o alla titolarità di diritti d’autore o di utilizzazione economica sull’opera medesima. I partecipanti al concorso autorizzano l’AIFA ad utilizzare e a riprodurre con qualsiasi mezzo e in qualsiasi modalità il materiale fotografico inviato, per le finalità e le attività connesse al concorso, nonché per le iniziative di promozione delle future edizioni del concorso. Per le predette finalità, le fotografie potranno essere utilizzate in ogni tempo senza necessità di preventivo preavviso dell’autore. L’autorizzazione all’utilizzo delle fotografie è concessa all’AIFA a titolo gratuito. Art. 5 Si potrà partecipare con un massimo di 2 foto (in bianco e nero). Le foto potranno essere fornite sia in formato a stampa (in 2 copie) sia digitale. Il formato di quelle a stampa dovrà essere 18x24; la risoluzione minima di quelle digitali dovrà essere 1280x1024 a 300 DPI. Art. 6 Le foto in formato a stampa dovranno essere inviate al seguente indirizzo postale: Concorso fotografico Bollettino di Informazione sui Farmaci “Fotografare l’errore in medicina” c/o Il Pensiero Scientifico Editore s.r.l. Via Bradano, 3/C – 00199 Roma Le foto in formato digitale dovranno essere inviate al seguente indirizzo e-mail: [email protected] specificando in oggetto: “Fotografare l’errore in medicina”. Art. 7 I materiali inviati non saranno restituiti. L’AIFA è esentata da ogni responsabilità nei confronti dei partecipanti per la perdita o distruzione del materiale inviato. Art. 8 Il giudizio di qualità sulle foto sarà compito di una giuria composta da 5 esperti, nominata con provvedimento del Dirigente dell’Ufficio Informazione e Comunicazione. Questi individueranno un vincitore e segnaleranno 10 foto meritevoli. L’esito del concorso verrà comunicato sul BIF, unitamente alla pubblicazione della foto vincitrice corredata da un commento della giuria. Sulla versione online del BIF, oltre a quella vincitrice, verranno altresì pubblicate le foto menzionate come meritevoli. Ai componenti della giuria non sarà corrisposto alcun compenso. Art. 9 Le foto partecipanti al concorso dovranno pervenire entro e non oltre il 31 dicembre 2007. Art. 10 L’autore della foto vincitrice riceverà in premio una fotocamera digitale semiprofessionale. Agli autori delle 10 foto meritevoli verrà inviato in dono un gadget del BIF. impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 213 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 213 2007 Tocolitici: farmaci davvero necessari? Riassunto Further investigations will hardly solve the uncertainties regarding the efficacy of the oral administration of ritodrine e isoxsuprine in pregnant women with preterm birth risk. The emerging dubious risk-benefit profile does not justify the large use of tocolytic agents observed in Italy. Il parto pretermine è una complicanza della gravidanza che porta a morbilità e mortalità perinatale ed è una tra le maggiori cause di morbilità per le donne in gravidanza. La terapia di emergenza si basa sull’uso di farmaci tocolotici con attività miorilassante sull’utero per prolungare la permanenza del feto nell’utero materno per il tempo necessario a consentire la somministrazione di glucocorticoidi che accelerano la maturazione del polmone. I beta-mimetici ritodrina e isossisuprina sono i farmaci di prima linea più utilizzati nella terapia d’emergenza del parto pretermine. Nel 2003 un allarme sulla sicurezza ha dato l’avvio ad una rivalutazione del profilo rischio-beneficio della ritodrina e di tutta la classe dei tocolitici. Sono state rivalutate entrambe le forme farmaceutiche a base di ritodrina e di isossisuprina, parenterale ed orale, in seguito a parecchie incertezze relative all’efficacia della somministrazione orale. Le incertezze sull’efficacia di ritodrina ed isossisuprina ad uso orale nelle donne in gravidanza con minaccia di parto pretermine difficilmente potranno essere risolte da ulteriori indagini. Il profilo di beneficio-rischio molto dubbio che emerge non giustifica l’ampio uso dei tocolitici osservato in Italia. Introduzione ei Paesi occidentali il parto pretermine, inteso come parto precedente la 37a settimana, rappresenta una delle principali cause di mortalità neonatale e disabilità neurocomportamentale, oltre che di paralisi cerebrale e ritardo mentale. Costituisce inoltre una causa importante di patologia polmonare cronica, disturbi visivi ed altre patologie croniche in età pediatrica. Le conseguenze della prematurità sono quindi considerevoli sia dal punto di vista sanitario che sociale. Si calcola che la frequenza a livello mondiale di parti pretermine si aggiri tra il 5% e 11%. Alcuni fattori di rischio noti (fecondazione in vitro, gravidanze multiple, parto cesareo elettivo) sono in aumento, soprattutto nei Paesi industrializzati. Diversi punteggi sono stati messi a punto per cercare di identificare le pazienti a rischio, ma non si sono dimostrati utili, in quanto il 50% dei parti prematuri avviene in donne senza eventi avversi precedenti. In caso di parto pretermine la terapia di emergenza si basa soprattutto sull’uso di farmaci tocolotici, farmaci con attività miorilassante sull’utero, allo scopo di prolungare la permanenza del feto nell’utero materno il tempo necessario per poter somministrare cure come i glucocorticoidi che accelerano la maturazione del polmone. Vari farmaci tocolitici sono stati usati in terapia: beta-mimetici, calcio antagonisti, inibitori della sintesi delle prostaglandine, magnesio solfato, donatori di ossido nitrico e antagonisti dei recettori dell’ossitocina. Attualmente i beta-mimetici, in particolare ritodrina e isossisuprina, sono i farmaci di prima linea e i più utilizzati nella terapia d’emergenza del parto pretermine. Una revisione sistematica1 di studi controllati e randomizzati (RCT) ha dimostrato una riduzione significativa della probabilità di parto entro le 24 ore, 48 ore e 7 giorni nelle donne con minaccia di parto pretermine, ma non ha dimo- N Abstract Preterm labour refers to a complex situation of the pregnancy representing the single largest cause of mortality and morbidity for newborns and a major cause of morbidity for pregnant women. The rescue therapy is based on the use of tocolytic agents that can slow down or suppress the contractions of the uterus in order to allow the fetus to mature more before being born and enhance lung maturation by antenatal corticosteroid administration. The first choice betamimetic drugs ritodrine e isoxsuprine are the most used compounds in the rescue therapy of preterm labour. In 2003 a safety alarm has led to a revaluation of the risk-benefit profile relative to the ritodrine and the whole tocolytic agents group. Both intravenous and oral pharmaceutical formulations of ritodrine and isoxsuprin have been revaluated following the several uncertainties regarding the efficacy of the oral administration. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 214 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 214 AGGIORNAMENTI 2007 parato la ritodrina con il placebo o nessun tratstrato un miglioramento della mortalità e della tamento e 2 hanno comparato la terbutalina morbilità fetale e soprattutto non ha dimostrato con placebo o nessun trattamento. Nessuna difun’efficacia nel ridurre il rischio di parto preceferenza si è evidenziata anche sulla mortalità pedente la 37a settimana di gravidanza. rinatale e la morbilità. La comparsa di tachicarGli effetti collaterali che possono limitare il dia materna era più frequente nei gruppi trattatrattamento con ritodrina sono più frequenteti con beta-mimetici rispetto ai gruppi trattati mente di lieve entità (dispnea, tachicardia, palcon placebo o altri tipi di tocolitici. pitazioni, tremori, ipotensione, nausea), mentre più rari, ma potenzialmente più gravi, sono gli effetti cardiovascolari (angina, ischemia, aritmie) I tocolitici in Italia così come le alterazioni elettrolitiche (ipokalemia), l’iperglicemia e l’edema polmonare. In Italia, l’isossisuprina è stata autorizzata alLe evidenze di efficacia con i limiti sopra cil’immissione in commercio agli inizi degli anni tati sono relative alle forme ad uso endovenoso, ’70, mentre la ritodrina nel 1980: entrambe le moche tuttavia devono essere utilizzate in ambienlecole esplicano un’azione di rilassamento della te ospedaliero e sotto stretto controllo medico. muscolatura liscia uterina determinando una diI beta-mimetici vengono anche utilizzati nelminuzione della forza e della frequenza delle conla terapia di mantenimento nelle donne con trazioni. episodi di minaccia di aborto, o dopo un tratLe indicazioni terapeutiche per le specialità tamento di emergenza per rischio di parto premedicinali a base di ritodrina sono: minaccia d’atermine. L’utilità di somministrare tocolitici in borto, parto prematuro e prevenzioseguito ad esito positivo del trattane del parto prematuro. La ritodrina mento d’urgenza è oggetto di conè controindicata prima della 20a settroversie. Il razionale del loro utiL’utilità di timana di gravidanza e nei casi in cui lizzo si basa sul concetto che le il prolungarsi della gravidanza può ricontrazioni uterine possano persisomministrare sultare pericoloso per la madre e per stere o ricorrere in quanto l’utero tocolitici in il feto; è controindicata in caso di prepotrebbe essere predisposto a una seguito ad esito eclampsia moderata e grave, sanguimaggiore contrattilità dovuta annamento vaginale, malattie cardiache ad un effetto feed-back legato positivo del che, ipertensione polmonare, ipertialle contrazioni stesse. Per esempio trattamento roidismo, diabete mellito, distacco inè noto che un tasso elevato di prod’urgenza è tempestivo di placenta, condizioni staglandine in circolo provoca un cliniche preesistenti nelle quali un aumento dei recettori per l’ossitooggetto di agonista beta adrenergico può avere cina. Il trattamento di mantenicontroversie un effetto avverso, morte intrauterimento si basa sull’assunzione orana del feto e corioamniotite. le giornaliera di compresse a base L’isossisuprina è indicata per minaccia di pardi isossisuprina e ritodrina. Le evidenze di effito pretermine e minaccia di aborto e risulta concacia relative alle forme farmaceutiche ad uso troindicata nelle seguenti condizioni: emorragia orale sono esigue; in particolare per la ritodriarteriosa in atto, emorragia cerebrale recente, imna non si raggiungono le concentrazioni emamediato periodo post-partum, ipersensibilità intiche necessarie per l’azione tocolitica2. Inoltre poiché questi farmaci sono in grado di attradividuale accertata verso i componenti o sostanversare la barriera placentare espongono il feto ze strettamente correlate dal punto di vista chiad eventuali effetti tossici3. mico. I dati di consumo di questi farmaci sono riUna revisione Cochrane di studi controllati portati in tabella. 3 e randomizzati ha preso in considerazione 11 Revisioni studi nei quali l’attività dei beta-mimetici veniva confrontata con placebo o nessun trattaNel 2003, a seguito di segnalazioni di sospette mento. Non è stata rilevata alcuna differenza reazioni avverse, è stata avviata in Italia una rivanella frequenza di ricovero nella terapia intenlutazione del profilo rischio-beneficio della ritosiva neonatale. Il tasso di parto prematuro non drina e di conseguenza a tutta la classe dei tocoè risultato diverso in 4 RCT, di cui 2 hanno com- “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 215 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 215 2007 ricaduta/parto è stato di 5,8 giorni nel gruppo trattato con placebo contro 25,9 giorni in quello trattato con la formulazione orale di ritodrina. Sembra Ritodrina* Isossisuprina* che la terapia di mantenimento diminuisca l’inci2005 2006 2005 2006 denza di parto prematuro, ricorrente in pazienti Confezioni 80.318 72.420 397.476 388.684 che hanno avuto un’iniziale tocolisi. Il ruolo giocato da un’iniziale tocolisi avvenuta con successo DDD/1000 ab die 0,019 0,017 0,186 0,179 e sulle modalità con cui abbia potuto influenzare i Fonte: elaborazione OsMed. risultati finali rimane da chiarire. Il basso numero *Nota: specialità medicinali in commercio in Italia: Miolene® (ritodrina, classe A) e Vasosuprina® (isossisuprina, classe C) di donne arruolate e l’assenza di studi di conferma hanno reso l’interpretazione dello studio menzionato dubbiosa. Da un punto di vista regolatorio rilitici, dato che le specialità medicinali attualmensulta difficile mantenere l’indicazione approvata te autorizzate in Italia sono: Miolene® a base di risulla base di un singolo studio, specialmente quan® todrina e Vasosuprina a base di isossisuprina, endo sono emersi nuovi problemi di sicurezza come trambe con azione beta adrenergica. Tra l’aprile in questo caso. del 1981 e il dicembre del 2002 i dati presentati Un altro studio5, con un disegno simile allo studio condotto da Creasy et al., ha ottenuto ridall’azienda titolare dell’autorizzazione all’imsultati meno chiari in termini di ritardo del parmissione in commercio per la specialità a base di to, sebbene venga trascurato un altro obiettivo ritodrina riportavano 6 casi di reazione avversa: primario come l’incremento del numero di neodue casi di edema polmonare in pazienti trattate nati con un peso alla nascita di 2,500 Kg o più o con ritodrina e corticosteroidi; un caso di concon un incremento nell’età gestionale. vulsioni jacksoniane in una donna che assumeva Un terzo studio6 presentato è risultato l’unico contemporaneamente Nitrodur® transdermico 10 mg; un caso di eruzione eritematosa e test di funnel quale si utilizza solo la formulazione orale per zionalità epatica alterati; un caso di rabdomiolisi investigare i suoi possibili effetti nel prevenire il ed un caso di infarto miocardico acuto non onda parto prematuro. Q (non Q-IMA) in una donna trattata con ritoIn un articolo di Schiff et al.2 è stato indicato che l’inefficacia della formulazione orale di ritodrina e corticosteroidi. La valutazione effettuata drina nell’eliminare la problematica del parto preha permesso di confermare un rapporto beneficiotermine può essere dovuta alla concentrazione rischio favorevole per le forme ad uso parenteraplasmatica subterapeutica. le di ritodrina e isossisuprina per le quali si è coDue volte su tre risulta necessario l’incremenmunque reso necessario un aggiornamento degli to nella dose massima raccomandata, specialstampati (G.U. n.166 del 19/7/2003). La ritodrina mente per pazienti che hanno avuto bisogno di è la sostanza tocolitica più frequentemente valualte dosi di infusione. L’incremento della dose astata in studi clinici randomizzati, ma soprattutto sunta per via orale ha sollevato importanti pronelle forme farmaceutiche parenterali. blemi di sicurezza. La formulazione orale della ritodrina è stata scarNell’ambito della valutazione effettuata dalla samente studiata e non risultava essere menzionafarmacovigilanza italiana, la docuta negli studi inclusi nella revisione simentazione scientifica sulla farmastematica. cocinetica non ha condotto a conUno studio condotto da Creasy et 4 Per le forme clusioni sulla dose corretta ed efficaal. ha valutato l’efficacia della ritodrina come terapia di mantenimento ce di ritodrina da somministrare nelfarmaceutiche nella prevenzione del ricorrente parla forma orale e risulta mancante di ad uso orale to prematuro dopo il trattamento delstudi dose-finding. La formulazione rimane quindi l’episodio iniziale di parto prematuro orale presenta una biodisponibilità con la forma intramuscolare. Nel del 30% rispetto alle formulazioni una grande gruppo trattato con la forma orale di parenterali. incertezza sul ritodrina si è verificato un esiguo nuPer quanto riguarda l’opportunità mero di ricadute, comparato al grupdi proseguire la terapia tocolitica per reale beneficio po placebo, e l’intervallo medio tra l’ivia orale dopo la risoluzione dell’eterapeutico nizio del trattamento orale e la prima vento acuto esistono tre revisioni che Tabella – Consumi totali di ritodrina e isossisuprina in Italia nel periodo 2005-2006 “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 216 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 216 AGGIORNAMENTI 2007 hanno cercato di valutare l’efficacia della terapia di mantenimento. In due di queste revisioni7,8 non è stato metodologicamente possibile effettuare una metanalisi per l’estrema eterogeneità degli studi considerati, cha ha impedito di fatto l’accorpamento dei risultati dei singoli studi. L’unica metanalisi9 di 12 studi sulla tocolisi di mantenimento (10 sui beta-mimetici, 1 sul sulindac, 1 sull’atosiban), che coinvolgeva 1590 pazienti, ha concluso che la terapia tocolitica di mantenimento non migliora nessuno degli esiti neonatali considerati. Analogamente, la revisione Cochrane non ha dimostrato vantaggi in termini di prolungamento della gravidanza dopo terapia di mantenimento con beta-mimetici per via orale6. Per le forme farmaceutiche ad uso orale di ritodrina ed isossisuprina rimane quindi una grande incertezza sul reale beneficio terapeutico; in parte per l’assenza di evidenze scientifiche ed in parte per il problema della concentrazione plasmatica subterapeutica, evenienza che potrebbe anche spiegare (a prescindere dal fenomeno dell’under reporting) perché solo raramente vengono segnalate reazioni avverse. D’altra parte, mancano i dati di sicurezza relativi a dosaggi più elevati di quelli approvati e mancano prove documentate sull’assenza dell’effetto terapeutico. Tali prove difficilmente potrebbero rendersi disponibili attraverso la sorveglianza post-marketing come segnalazioni di parto pretermine nelle pazienti trattate e uno studio clinico per chiarire questi aspetti è improponibile. In questo contesto si deve ricordare che esistono diverse sostanze che agiscono diminuendo la contrazione uterina e che la minaccia d’aborto e di parto pretermine sono complicanze della gravidanza presenti in ogni parte del mondo anche nei paesi in cui questi farmaci non sono registrati. nelle donne in gravidanza con minaccia di parto pretermine. Le incertezze sull’efficacia di ritodrina ed isossisuprina da uso orale sono molte e difficilmente potranno essere risolte da ulteriori indagini. Emerge quindi un profilo di beneficio-rischio molto dubbio che non giustifica l’ampio uso dei tocolitici osservato in Italia. Bibliografia 1. Gyetvai K, Hannah EH, Hodnett ED, Ohlsson A. Tocolytics for preterm labour: a systematic review. Obstet Gynecol 1999; 94: 869-77. 2. Schiff E, Sivan E, Terry S, et al. Currently recommended oral regimens for ritodrine tocolysis result in extremely low plasma levels. Am J Obstet Gynecol 1993; 169: 1059-64. 3. Dodd JM, Crowther CA, Dare MR, Middleton P. Oral betamimetics for manteinance therapy after threatened preterm labour. Cochrane Database of Systematic Reviews 2006, Issue 1. Art. No.: CD003927.DOI. 4. Creasy RK, Golbus MS, Laros RK Jr, Parer JT, Roberts JM. Oral ritodrine maintenance in the treatment of preterm labor. Am J Obstet Gynecol 1980; 137: 212-9. 5. Larsen JF, Eldon K, Lange AP, et al. Ritodrine in the treatment of preterm labor: second Danish Multicenter Study. Obstet Gynecol 1986; 67: 607-13. 6. Walters WA, Wood C. 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Conclusioni Attualmente non sono disponibili studi clinici randomizzati e controllati che giustifichino l’uso di un trattamento con tocolitici per via orale Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 217 FARMACOVIGILANZA Bif XIV N. 5 217 2007 Nimesulide: l’AIFA introduce ulteriori limitazioni della dispensazione Agenzia Italiana del Farmaco ha modificato una peculiarità rispetto ad altri Fans e ai coxib. la classificazione del regime di fornitura dei Nella figura 1 è riportato il numero delle confemedicinali contenenti nimesulide con il passagzioni vendute, per mese, di nimesulide confrongio della dispensazione da ricetta ripetibile a ritato con il numero delle confezioni di coxib e cetta utilizzabile una sola volta1, dopo l’opiniodegli altri Fans a partire dal gennaio del 2000. Si ne espressa dal Comitato per i medicinali ad uso può notare che la nimesulide ha subito una flesumano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medisione delle vendite ad aprile 2002, epoca del pricinali (EMEA) sul mantenimento in commercio mo referral europeo conseguente alla sospensiodei farmaci contenenti nimesulide. L’EMEA ha ne della commercializzazione in Finlandia. Qualdeciso anche misure di limitazione della durata che mese dopo tale flessione era rientrata e, a di trattamento e di modifica degli stampati, che parte limitate riduzioni osservate nei mesi di agosono in attesa della decisione vincolante per tutsto quando in generale diminuisce il consumo ti gli Stati Europei da parte della Commissione dei farmaci, il consumo di nimesulide ha moEuropea. strato un progressivo e costante trend in auTale azione è finalizzata a limitare l’esposiziomento fino al giugno 2007, mese successivo alla ne dei pazienti scoraggiando fenomeni di uso imsospensione in Irlanda e all’attivazione della seproprio e/o abuso del medicinale, soprattutto nei conda procedura di rivalutazione a livello eurocasi in cui i sintomi presentati possono essere tratpeo. Da allora il consumo di nimesulide si è attati con farmaci da banco. Contestualmente, l’intestato intorno a valori ridotti di circa il 40% ritervento dell’AIFA lascia la disponibilità del mespetto ai consumi dei corrispondenti mesi deldicinale ai pazienti ritenuti idonei per una terapia l’anno precedente. con nimesulide. Diverso è stato l’andamento dei consumi di Va infatti ricordato che, caso unico nel panocoxib: introdotti sul mercato a metà del 2000, hanrama europeo, la nimesulide è l’antinfiammatono subito un notevole incremento fino a raggiunrio più usato in Italia, e il suo utilizzo (sia consigere un plateau nel giro di qualche mese. Il 30 setderando il consumo a carico del Servizio Sanitatembre del 2004 è stato ritirato dal mercato monrio Nazionale sia quello privato) espresso in DDD diale il rofecoxib e nei mesi successivi sono stati è passato dalle 327.635.333 DDD del 2000 a adottati diversi interventi regolatori per altri coxib3. Le confezioni vendute di questi farmaci, che nel 388.946.688 nel 2006, con un incremento della 2 maggio 2004 erano pari a 1.143.048, hanno subiquota di consumo privato di circa il 34% . Questo aumento del consumo privato si to un progressivo calo nei mesi sucè accentuato con la comparsa dei gecessivi e si sono stabilizzate intorno alle nerici e il concomitante calo del 300.000 confezioni mensili, con increL’AIFA ha prezzo. Tenendo conto che la nimemento del consumo degli altri Fans, sulide non deve essere somministrache non ha compensato completamodificato la ta a pazienti sofferenti di epatopatie, mente la riduzione d’uso dei coxib. classificazione a coloro che assumono altri farmaci A partire dal 2005 si è verificata una del regime di epatotossici e a chi ha una storia di stabilizzazione dei consumi (figura 2); potus, è legittimo il sospetto che quein questo caso si notano per tutte e tre fornitura dei sto uso così esteso (10 milioni di utile serie alcuni mesi con riduzione di medicinali lizzatori nel 2006) possa interessare utilizzo (per lo più corrispondenti ai anche persone a rischio. mesi di agosto e dicembre) fino al calo contenenti Inoltre, l’andamento temporale di giugno 2007 della nimesulide, che nimesulide dei consumi di nimesulide mostra è continuato nei mesi successivi. L’ “ ” Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 218 13-12-2007 11:15 Pagina 218 FARMACOVIGILANZA Bif XIV N. 5 2007 L’analisi delle prescrizioni dei Fans e dei coxib mostra che non solo l’azione regolatoria restrittiva, come il ritiro di un farmaco, modifica il comportamento prescrittivo dei medici. Anche le restrizioni d’uso, le modifiche degli stampati hanno effetto sul comportamento dei medici a patto che siano adeguatamente spiegate e pubblicizzate. Tali effetti non sono però duraturi: per esempio l’aumento così marcato delle prescrizioni di nimesulide, complice il calo del prezzo (nel 2006 rappresentano in termini di DDD il 40% del consumo di tutti i Fans), fa sospettare per la nimesulide una percezione di innocuità e di utilizzo simile a quella di un farmaco da banco. Sembrerebbe che dopo un primo impatto negativo, la tradizionale utilizzazione della nimesulide ven- ga ripresa e il problema di sicurezza superato, dimenticato o non considerato. Va ricordato, invece, che la nimesulide non è un farmaco da banco, ma soggetto a prescrizione medica che va effettuata dopo attenta valutazione del profilo complessivo di rischio del singolo paziente, e deve essere assunta per il minor tempo possibile ed in ogni caso per una durata di trattamento non superiore a quindici giorni. La prescrizione medica da rinnovare volta per volta, prevista in particolare per i medicinali già soggetti a prescrizione il cui uso continuato può comportare stati tossici o rischi particolarmente elevati per la salute, ripropone in modo più restrittivo il significato della necessità di una ricetta, con un maggiore coinvolgi- Figura 1 – Confezioni di nimesulide, altri Fans e coxib vendute nel periodo gennaio 2000-maggio 2007. 7.000.000 Nimesulide Altri FANS COXIB 6.000.000 Numero confezioni 5.000.000 4.000.000 3.000.000 2.000.000 1.000.000 Anni Fonte: elaborazione OsMed. Agenzia Italiana del Farmaco Mag 2007 Gen 2007 Set 2006 Mag 2006 Gen 2006 Set 2005 Mag 2005 Gen 2005 Set 2004 Mag 2004 Gen 2004 Set 2003 Mag 2003 Gen 2003 Set 2002 Mag 2002 Gen 2002 Set 2001 Mag 2001 Gen 2001 Set 2000 Mag 2000 Gen 2000 0 impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 219 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 mento anche della responsabilità del farmacista che deve ritirare e conservare la ricetta non ripetibile per sei mesi. Nel caso della nimesulide, va trattenuta e conservata dal farmacista che, solo nel rispetto di questa modalità, potrà dispensarla. In un primo momento le confezioni potranno essere commercializzate anche senza la specifica frase nell’imballaggio esterno “da vendersi dietro presentazione di ricetta medica utilizzabile una sola volta”. In conclusione, l’introduzione della ricetta non ripetibile per la nimesulide è un ulteriore intervento cautelativo che coinvolge diverse figure – medici, farmacisti, pazienti, aziende e autorità sanitarie e regolatorie – e che richiama tutti gli 219 2007 operatori sanitari a vigilare sull’uso appropriato di questo medicinale. Gli effetti di questa limitazione in termini di tutela della salute pubblica dipenderanno ovviamente anche dal comportamento responsabile dei singoli soggetti, ognuno per la propria parte. Bibliografia 1. Modifica del regime di fornitura dei medicinali contenenti il principio attivo nimesulide/nimesulide betaciclodestrina ad uso sistemico. Determinazione AIFA del 18/10/2007 (G.U. n. 250/07). 2. Nimesulide ed epatotossicità. Bollettino d’Informazione sui Farmaci 2007; 3: 112-6. 3. Dichiarazione pubblica dell’EMEA su inibitori Cox-2. Bollettino d’Informazione sui Farmaci 2005; 1: 23. Figura 2 – Andamento dei consumi, espresso in numero di DDD/1000 abitanti, nel periodo gennaio 2005-gennaio 2007. 35,00 Nimesulide Altri FANS COXIB 30,00 DDD/1000 ab die 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0 Gen 2005 Apr 2005 Lug 2005 Ott 2005 Gen 2006 Apr 2006 Lug 2006 Anni Fonte: elaborazione OsMed. Agenzia Italiana del Farmaco Ott 2006 Gen 2007 Apr 2007 Lug 2007 impaginato BIF 5-2007 220 Bif XIV N. 5 2007 13-12-2007 11:15 Pagina 220 DEAR DOCTOR LETTER Si pubblicano di seguito, in forma sintetica, Dear Doctor Letter (DDL) recentemente inviate ai medici per diffondere tempestivamente nuove evidenze sulla sicurezza di alcuni medicinali. Le DDL sono concordate con lÕAIFA che quindi ne condivide i contenuti; con la loro pubblicazione sul Bollettino d’Informazione sui Farmaci si intende sottolinearne l’importanza e facilitarne l’archiviazione. Le versioni integrali sono disponibili sul portale dell’AIFA (www.agenziafarmaco.it) nella sezione dedicata alla Farmacovigilanza. Si ricorda inoltre che per ulteriori informazioni ci si può rivolgere via fax all’Ufficio Farmacovigilanza: 06/59784142 o al numero verde del Servizio d’Informazione sul Farmaco Farmaci-line: 800 571661. Specialità: Specialità: Specialità: DECONGESTIONANTI NASALI A NARLISM® (BAMBINI GOCCE NASALI) CELLCEPT® BASE DI SIMPATICOMIMETICI PER Principio attivo: tonzilamina, lisozima, (p-ossifenil) propilamina iodidrato. Azienda: Laboratori Baldacci S.p.A. Principio attivo: micofenolato mofetile. Azienda: Roche. USO TOPICO (ELENCO COMPLETO DISPONIBILE SUL SITO DELL’AIFA). Principio attivo: efedrina, fenilefrina, tuaminoeptano, (p-ossifenil) propilamina iodidrato, ossimetazolina, xilometazolina, nafazolina, tetrizolina, tramazolina, clonazolina. Aziende: elenco completo disponibile sul sito dell’AIFA. Indicazioni: decongestionanti della mucosa nasale indicati prevalentemente per alleviare i sintomi del raffreddore, soprattutto l’ostruzione nasale. Informazioni di sicurezza: introduzione di una nuova controindicazione al di sotto dei 12 anni di età. I dati a supporto dell’efficacia di questi farmaci nei bambini sono molto scarsi e il rischio di reazioni avverse gravi, pur molto ridotto, ne controindica l’impiego. Le reazioni segnalate alla Rete Nazionale di Farmacovigilanza dell’AIFA sono state principalmente a carico della cute (eritema, eruzione cutanea), del SNC (ipotonia, contrazioni muscolari involontarie, iporesponsività, torpore, atassia, sonnolenza, eccitabilità), dell’apparato cardiovascolare (bradicardia), dell’apparato respiratorio (dispnea, edema della faringe). Indicazioni: decongestionante della mucosa nasale, soprattutto in caso di raffreddore. Informazioni di sicurezza: introduzione di una nuova controindicazione al di sotto dei 12 anni di età e modifica del regime di fornitura da farmaco da banco a obbligo di ricetta ripetibile. La controindicazione è stata introdotta a seguito di una rivalutazione del profilo rischio/beneficio eseguita dall’AIFA che è risultata sfavorevole per Narlisim® così come per tutti gli altri decongestionanti nasali simpaticomimetici per uso topico. Le reazioni gravi segnalate per Narlisim® bambini sono state principalmente a carico dell’apparato respiratorio (dispnea, edema della faringe e del naso, sofferenza respiratoria, congestione nasale), della cute (eruzione cutanea) e del sistema nervoso (ipotonia, iporeattività). I farmacisti sono obbligati a dispensare il medicinale solo dietro presentazione di ricetta ripetibile. settembre 2007 ottobre 2007 Agenzia Italiana del Farmaco Indicazioni: farmaco immunosoppressivo indicato in associazione con ciclosporina e corticosteroidi per la profilassi del rigetto acuto in pazienti che ricevono un allotrapianto renale, cardiaco o epatico, e in bambini e adolescenti (2-18 anni) che ricevono un trapianto renale. Informazioni di sicurezza: una revisione globale degli esiti delle gravidanze di donne esposte a CellCept® durante la gestazione ha evidenziato un aumentato rischio di malformazioni congenite (incluse malformazioni alle orecchie, in particolare orecchio esterno/medio formato in modo anormale o assente). Per questo motivo l’utilizzo di CellCept® non è raccomandato durante la gravidanza. Prima di iniziare la terapia con CellCept®, le pazienti in età fertile devono accertarsi che il test di gravidanza sia negativo e devono usare un contraccettivo efficace prima dell’inizio della terapia, per la sua intera durata e per sei settimane dopo l’interruzione della terapia. novembre 2007 impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 221 HAI VISTO MAI? Bif XIV N. 5 221 2007 Atorvastatina a dosi elevate: quali rischi nasconde? Cosa convince un prescrittore a segnalare una reazione avversa? Un segnale presente in letteratura? Una reazione già presente nella scheda tecnica? O forse anche solo il meccanismo di azione del farmaco o di reazione dell’individuo? Quest’ultimo scenario è di solito il più difficile e comporta un ragionamento attento ed “esperto” sul medicinale sulla base di dati di letteratura, diretti o indiretti. La nuova rubrica proverà a mettere insieme una serie di elementi per stimolare i lettori ad una caccia alla reazione avversa che verifichi, sulla base dei ragionamenti e dei dati, la plausibilità di un nuovo rischio inatteso associato all’uso dei farmaci. pretato i risultati dello studio SPARCL (Stroke Prevention by Aggressive Reduction in Cholesterol Levels). Si tratta di uno studio prospettico, randomizzato e controllato, disegnato per verificare gli effetti dell’atorvastatina nella prevenzione secondaria dello stroke o TIA, confrontando la dose giornaliera di 80 mg della statina verso placebo in 4731 pazienti in un periodo di 4,9 anni. I pazienti studiati erano per il 60% maschi con un’età media di 63 anni ed avevano al baseline in media un livello sierico di 133 mg/dl di C-LDL. La media del C-LDL raggiungeva i valori di 73 mg/dl durante il trattamento con atorvastatina e 129 mg/dl durante trattamento con placebo. Lo studio ha dimostrato che, in una popolazione di pazienti con un pregresso recente stroke o TIA (entro i sei mesi precedenti) ma senza coronaropatia, l’assunzione di 80 mg di atorvastatina al giorno riduceva l’incidenza complessiva di stroke ischemico, TIA, eventi coronarici e procedure di rivascolarizzazione in confronto al placebo. L’endpoint primario di stroke fatale o non fatale veniva ridotto del 15% nel gruppo atorvastatina rispetto al placebo (HR 0,85; 95% IC, 0,721,00; p=0,05 o 0,84; 95% IC, 0,71-0,99; p=0,03 dopo aggiustamento per fattori di base), mentre non era dimostrata alcuna riduzione della mortalità globale. Nonostante il complessivo significativo beneficio in termini di riduzione di rischio di stroke, principalmente dovuto a una riduzione dello stroke ischemico, un’analisi per sottogruppi ha evidenziato un incremento statisticamente significativo del rischio di stroke emorragico, con atorvastatina 80 mg rispetto al placebo, alto in pazienti con una storia precedente di stroke emorragico o infarto lacunare. Degli 88 pazienti che avevano avuto almeno uno stroke emorragico, 55 erano nel gruppo atorvastatina e 33 nel gruppo placebo. Dosaggi elevati di atorvastatina possono far aumentare il rischio di stroke emorragico ricorrente in pazienti con un pregresso episodio di stroke emorragico o infarto lacunare? all’ultimo rapporto OsMed sul consumo dei D farmaci in Italia nell’anno 2006 risulta che le statine sono state in termini assoluti i farmaci car1 diovascolari che hanno determinato la maggiore spesa territoriale e, in particolare, l’atorvastatina è stata quella più prescritta (21,9 DDD/1000 ab die). A fronte di un consumo così diffuso, nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), ad ottobre 2007, non sono state rilevate segnalazioni di sospette reazioni avverse riconducibili allo stroke emorragico associate all’assunzione di atorvastatina. La mancanza di tali segnalazioni comunque potrebbe essere dovuta al fatto che tali eventi possono essere considerati dal medico una normale evoluzione della patologia di base (maggiore probabilità di recidiva in pazienti con precedente episodio di stroke o attacco ischemico transitorio - TIA) ovvero possono essere attribuiti a fattori di rischio come l’ipertensione arteriosa, trattamenti concomitanti a base di acido acetilsalicilico, anticoagulanti o fibrinolitici, spesso presenti in questo tipo di pazienti. La conoscenza di un probabile rischio, descritto in letteratura, di stroke emorragico associato all’atorvastatina ad alte dosi in pazienti a rischio di stroke ricorrente, può essere di estrema utilità per l’operatore sanitario. Il punto di partenza Un articolo pubblicato su New England Journal of Medicine in agosto 20062 ha descritto e inter- Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 222 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 222 HAI VISTO MAI? 2007 Nel dettaglio i risultati dello studio possono essere così riassunti: • tra i pazienti con una storia precedente di stroke emorragico si verificavano 7/45 stroke emorragici nel gruppo atorvastatina verso 2/48 stroke emorragici nel gruppo placebo; • tra i pazienti con una storia precedente di infarto lacunare o dei piccoli vasi si registravano 20/708 stroke emorragici nel gruppo atorvastatina verso 4/701 nel gruppo placebo; • tra i pazienti con una storia di stroke lacunare o dei piccoli vasi, il trattamento con atorvastatina determinava una riduzione del rischio di stroke ischemico abbastanza in linea con l’intera popolazione in studio. Il numero di stroke ischemici per pazienti con precedente stroke emorragico (3 verso 2) era troppo basso per permettere conclusioni, ma non si osservava alcun decremento (in realtà un piccolo incremento) del rischio; • tra i pazienti con una precedente storia sia di infarto lacunare sia di stroke emorragico, i pazienti in trattamento con atorvastatina mostravano una riduzione del rischio di eventi coronarici allineata con la popolazione totale dello studio; tuttavia, per gli eventi coronarici maggiori, nessuna riduzione del rischio era evidente per i pazienti con una precedente storia di stroke emorragico, ma anche qui il numero di eventi era troppo piccolo per permettere conclusioni; • tra i pazienti con una precedente storia di altro tipo di stroke ischemico (non dei piccoli vasi) o TIA l’incidenza di stroke emorragico era simile nei due gruppi. mandano di considerare il rischio di una emorragia cerebrale ricorrente in un paziente che abbia già sofferto di un precedente episodio, quando si sta per iniziare il trattamento con la statina. I medicinali contenenti atorvastatina appartengono alla classe degli inibitori della 3-idrossi 3 metil CoA reduttasi e sono autorizzati per il trattamento dell’ipercolesterolemia in aggiunta alla dieta e per la prevenzione della malattia cardiovascolare in pazienti ad alto rischio per un primo evento cardiovascolare in aggiunta alla correzione di altri fattori di rischio. In Italia le dosi autorizzate sono 10-20-40-80 mg e i medicinali sono rimborsati dal SSN con nota A13. Lo stroke, dal punto di vista patogenetico, può essere suddiviso in ischemico (approssimativamente il 75-80% in Europa) ed emorragico (approssimativamente il 20-25%, di cui circa il 5% è rappresentato da emorragie subaracnoidee). Lo stroke ischemico può essere determinato da una meccanismo tromboembolico dei grossi vasi, o dall’occlusione di piccole arterie terminali (stroke lacunare) su base arteriosclerotica. La fisiopatologia dell’infarto lacunare non è conosciuta completamente, ma l’ipertensione è considerata un importante fattore di rischio e l’infarto lacunare può, in alcuni pazienti, rappresentare un fattore di rischio per microemorragie e stroke emorragico. In generale i fattori di rischio più comuni per stroke sono rappresentati da età avanzata, ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, abitudine al fumo, eccessiva assunzione di alcool e pregresso stroke o TIA. Il trattamento con statine è stato associato ad una riduzione del rischio complessivo di stroke in un grande numero di trial come CARDS3 (atorvastatina: riduzione del 48%), LIPID4 (pravastatina: riduzione del 19%), 4S5 (simvastatina: riduzione del 30%) e HPS 6 (simvastatina: riduzione del 25%). È stato anche riportato che l’effetto protettivo sul rischio di stroke è dovuto alla riduzione del rischio di infarto cerebrale, principalmente correlato al grado di riduzione dei livelli di LDL colesterolo da parte delle statine7. Altri meccanismi pleiotropici delle statine possono essere coinvolti8 ed è descritto in letteratura un effetto sulla funzione piastrinica con riduzione dell’aggregazione piastrinica9. Nel sottogruppo di pazienti con pregresso stroke emorragico la mortalità per tutte le cause era del 15,6% (7/45) per atorvastatina verso 10,4% (5/48) e nei pazienti con storia di infarto lacunare era del 10,9% (77/708) per atorvastatina verso 9,1% (64/701) per placebo. I pazienti trattati con atorvastatina che andavano incontro ad uno stroke emorragico avevano più frequentemente bassi valori di colesterolo al baseline, pressione arteriosa elevata (o una storia di ipertensione) ed una storia al baseline di stroke emorragico o infarto lacunare. Sulla base dei risultati dello studio, gli autori concludono che, dopo un evento di stroke o TIA, il trattamento con atorvastatina dovrebbe essere iniziato il più presto possibile. Tuttavia, racco- Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 223 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 A fronte di una provata efficacia delle statine nella riduzione del rischio complessivo di stroke, l’efficacia delle statine nella prevenzione secondaria dello stroke o TIA non è stata ancora dimostrata. Lo studio SPARCL, disegnato con questo scopo, ha confermato gli effetti protettivi dell’atorvastatina al alte dosi, ma ha evidenziato un rischio di emorragia cerebrale, in un sottogruppo di pazienti, che non può essere assolutamente sottovalutato. Altri studi effettuati con dosi di 80 mg di atorvastatina10-12 non hanno evidenziato un rischio di stroke emorragico, ma il numero degli eventi era troppo basso e comunque questi studi non erano disegnati per questo scopo, quindi non possono completamente escluderlo per alte dosi. Un incremento nell’incidenza di stroke emorragico in pazienti con malattia cerebrovascolare trattati con simvastatina 40 mg era stato notato nello studio HPS6, ma questi risultati come anche quelli dello studio PROSPER13, che non hanno evidenziato lo stesso rischio in questo sottotipo di pazienti, meritano di essere confermati. È stata ipotizzata una possibile associazione tra bassi livelli di colesterolo ed emorragie cerebrali, ma la letteratura a questo riguardo è controversa e, mentre i risultati di alcuni studi epidemiologici sono a favore di questa ipotesi14-16, altri studi condotti su pazienti senza malattia cerebrovascolare hanno evidenziato una riduzione del colesterolo LDL indotta da statine senza aumento di incidenza di stroke emorragico17-19. I risultati dello studio SPARCL sull’atorvastatina e rischio di stroke emorragico e i dati, finora non conclusivi, presenti in letteratura sulle altre statine, hanno fatto pensare ad un possibile effetto di classe: questa problematica attualmente è in fase di valutazione al Pharmacovigilance Working Party dell’Agenzia europea dei medicinali (EMEA). Per decisione dell’EMEA intanto i risultati dello studio SPARCL stanno per essere inseriti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto dell’atorvastatina in quanto hanno evidenziato un rischio, per pazienti selezionati, che i medici devono conoscere all’atto della prescrizione. 223 2007 Bibliografia 1. L’uso dei Farmaci in Italia. Rapporto nazionale anno 2006. Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed). Roma, giugno 2007. 2. The Stroke Prevention by Aggressive Reduction in Cholesterol Levels (SPARCL) Investigators. High-dose atorvastatin after stroke or transient ischemic attack. N Engl J Med 2006; 355: 549-59. 3. Colhoun HM, Batteridge DJ, Durrington PN, et al. for the CARDS investigators. Primary prevention of cardiovascular disease with atorvastatin in type 2 diabetes in the Collaborative Atorvastatin Diabetes Study (CARDS): multicentre randomised placebo-controlled trial. Lancet 2004; 364: 685-96. 4. Lipid Study Group. Prevention of cardiovascular events and death with pravastatin in patients with coronary heart disease and a board range of initial cholesterol levels. The Long-term Intervention with Pravastatin in Ischemic Disease (LIPID) Study Group. N Engl J Med 1998; 339: 1349-57. 5. 4S study Group. Randomised trial of cholesterol lowering in 4444 patients with coronary heart disease: the Scandinavian Simvastatin Survival Study (4S). Lancet 1994; 344: 1383-9. 6. Heart Protection Study Collaborative Group. MRC/BHF Heart Protection Study of cholesterol lowering with simvastatin in 20,536 high-risk individuals: a randomised placebo-controlled trial. Lancet 2002; 360: 7-22. 7. Amarengo P, Labreuche J, Lavalleé P, Touboul PJ. Statins in stroke prevention and carotid atherosclerosis: systematic review and meta-analysis. Stroke 2004; 35: 2902-9. 8. Amarengo P, Lavalleé PC, Touboul PJ. Stroke prevention, blood cholesterol, and statins. Lancet Neurol 2004; 3: 271-8. 9. Hussein O, Rosenblat M, Schlezinger S, Keidar S, Aviram M. Reduced platelet aggregation after fluvastatin therapy is associated with altered platelet lipid composition and drug binding to the platelets. Br J Clin Pharmacol 1997; 44: 77-83. 10. Peders TR, Faergeman O, Kastelein JJ, et al. for the Incremental Decrease in End Points Trough Aggressive Lipid Lowering (IDEAL) Study Group. High-dose atorvastatin vs usual dose simvastatin for secondary prevention after myocardial infarction: the IDEAL study: a randomized controlled trial. JAMA 2005; 294: 2437-45. 11. La Rosa JC, Grundy SM, Waters DD, et al. on behalf of the Treating to New Targets (TNT) Investigators. Intensive lipid-lowering with atorvastatin in patients with stable coronary disease. N Eng Med 2005; 352: 1425-35. 12. Schwartz GG, Olsson AG, Ezekowitz MD, et al. for the Myocardial Ishemia Reduction with Aggressive Cholesterol Lowering (MIRACL) Study Investigators. Effects of atorvastatin on early recurrent ischemic events in acute coronary syndromes: the MIRACL study: a randomized controlled trial. JAMA 2001; 285: 1711-8. 13. Shepeherd J, Blaw GJ, Murphy MB, et al. for the PROSPER (PROspective Study of Pravastatin in the Elderly at Risk) Study Group. Pravastatin in elderly individuals at risk of vascular disease (PROSPER): a randomised controlled trial. Lancet 2002; 360: 1623-30. 14. Iso H, Jacob DR Jr, Wentworth D, Neaton JD, Cohen JD. Serum cholesterol levels and six-year mortality from stroke in 350,977 men screened for the Multiple Risk Factor Interventetion Trial. N Engl J Med 1989; 320: 904-10. 15. Yano K, Reed DM, MacLean CJ. Serum cholesterol and hemorrhagic stroke in the Honolulu Heart Program. Stroke 1989; 20: 1460-5. Se nella vostra attività doveste osservare casi analoghi a quelli riportati nella presente rubrica, vi invitiamo a segnalarli al Responsabile di Farmacovigilanza della vostra struttura. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 224 13-12-2007 11:15 Pagina 224 HAI VISTO MAI? Bif XIV N. 5 2007 16. Lee SH, Bae HJ, Yoo BW, Kim H, Kim DE, Roh JK. Low concentration of serum total cholesterol is associated with multifocal signal loss lesion on gradient-echo magnetic resonance imaging: analysis of risk factors for multifocal signal loss lesion. Stroke 2002; 33: 2845-9. 17. Wiviott SD, Cannon CP, Arrow DA, et al. Can low-density lipoprotein be too low? The safety ed efficacy of achieving very low-density lipoprotein with intensive statin therapy; a PROVE IT-TIMI 22 substudy. J Am Coll Cardiol 2006; 47: 472. 18. Waters DD, Schwarts GG, Olsoon AG, et al. Effects of atorvastatin on stroke in patients with unstable angina or non W-wave myocardial infarction: a Myocardial Ischemia Reduction with Aggressive Cholesterol Lowering (MIRACL) substudy. Circulation 2002; 106: 1690-5. 19. Waters DD, LaRosa JC, Barters P, et al. Effects of intensive lipid lowering with atorvastatin on cerebrovascular events in patients with stable coronary disease: a Treating to New Targets (TNT) substudy. Circulation 2005; 112: 2020. Nel giugno 2005, la ditta produttrice ha rinunciato volontariamente all’Autorizzazione all’Immissione in Commercio, per cui la specialità Rayzon® non è mai stata commercializzata né in Europa né in Italia dove risulta però ancora autorizzata. Umano (CHMP) dell’EMEA a causa di un aumento del rischio di reazioni avverse cardiovascolari e di comparsa di gravi reazioni cutanee. Il CHMP, al termine della revisione, ha controindicato l’impiego di questi farmaci nei pazienti affetti da malattia cardiaca ischemica e/o da malattie cerebrovascolari e con malattia arteriosa periferica e ne ha raccomandato un impiego cauto nei pazienti con fattori di rischio per malattie cardiache quali ipertensione, iperlipidemia diabete e abitudine al fumo. La revisione ha infine confermato il maggior rischio di reazioni di ipersensibilità e di rare, ma gravi e talvolta fatali, reazioni cutanee. Nello stesso anno i Cox 2 inibitori, tra i quali anche il parecoxib, sono stati oggetto di una rivalutazione da parte del Comitato Europeo per i Medicinali ad Uso In Italia attualmente risulta in commercio una sola specialità contenente parecoxib, non rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale (fascia C). ERRATA CORRIGE - BIF 4 2007 Sul BIF n. 4/2007 a pag. 146, nella tabella Medicinali e composti autorizzati, ritirati per motivi di sicurezza o inefficacia, è stata riportata erroneamente come “ritirata” la specialità medicinale Rayzon®, contenente parecoxib. a proposito di… Yogurt e colesterolo Negli ultimi anni lo slogan “uno yogurt al giorno contro il colesterolo” ha trovato ampio consenso sul mercato alimentare. Molti prodotti, tra cui Danacol e Pro-Activ, contengono diverse sostanze naturali, tra cui gli “steroli vegetali” che, limitando l’assorbimento del colesterolo cattivo nell’intestino (LDL), potrebbero ridurne il livello nel sangue. D’altra parte, le pubblicità attualmente trasmesse potrebbero risultare confondenti per il cittadino/consumatore, inducendolo a credere che il prodotto abbia l’indicazione terapeutica di ipocolesterolemizzante. A tale proposito, a seguito di una segnalazione, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è intervenuta invitando i responsabili della pubblicità sul sito web del prodotto Danacol a precisare che il prodotto è un alimento e come tale non può essere sostituito ad un trattamento farmacologico per la riduzione del colesterolo. L’AIFA incoraggia la diffusione di un’informazione corretta e completa. La promozione di tali prodotti deve essere sempre accompagnata da un messaggio in cui si sottolinea l’importanza di associare una dieta sana ed equilibrata ad uno stile di vita attivo e non sedentario. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 225 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA Bif XIV N. 5 225 2007 Lo studio TORCH: salmeterolo/fluticasone propionato e mortalità nella BPCO a broncopneumopatia croL nica-ostruttiva (BPCO) è attualmente la malattia polmonare cronica più comune, e nel 2020 è previsto che sia la terza causa di morte nel mondo. È caratterizzata da un progressivo decadimento del volume espiratorio forzato in un secondo (FEV1 o VEMS) e, negli ultimi stadi, da ipertensione polmonare e insufficienza respiratoria ipossiemica cronica. Nei pazienti affetti da BPCO1 solo la cessazione del fumo riduce il declino del FEV1, la mortalità per patologia cardiovascolare e per neoplasia polmonare. Due studi randomizzati e controllati hanno dimostrato che l’ossigenoterapia domiciliare a lungo termine migliora la sopravvivenza nei pazienti affetti da BPCO complicata da insufficienza respiratoria cronica ipossiemica2,3. Dato che solo pochi interventi hanno dimostrato di poter influenzare la mortalità e il declino del FEV1 nei pazienti affetti da BPCO, sono stati studiati altri outcome come la frequenza delle riacutizzazioni e la qualità della vita, strettamente associati tra loro4. Nello studio ISOLDE (Inhaled corticoSteroids in Obstructive Lung Disease in Europe), è stato dimostrato che gli steroidi inalatori5 riducono il declino della qualità della vita nel tempo e riducono la frequenza delle riacutizzazioni. Ulteriori analisi statistiche hanno dimostrato che l’effetto dei corticosteroidi sulla qualità della vita è dovuto al loro effetto sulla frequenza delle riacutizzazioni6. Studi recenti hanno chiarito il legame tra frequenza delle esacerbazioni, mortalità e declino della funzionalità polmonare, dimostrando che i pazienti con storia clinica di frequenti esacerbazioni hanno un declino del FEV1 accelerato7,8 e un aumento della mortalità 9 . Da questi dati ci si dovrebbe aspettare che gli interventi che riducono le riacutizzazioni della BPCO riducano anche la mortalità nei pazienti affetti da BPCO. La metanalisi di Sin per la prima volta ha mostrato una riduzione della mortalità per qualsiasi causa nei pazienti affetti da BPCO trattati con steroidi inalatori10. In base a queste premesse è stato disegnato lo studio TORCH (TOwards a Revolution in COPD Health), con l’ambizioso obiettivo principale di valutare, in pazienti BPCO, gli effetti di un’associazione tra steroide inalatorio e betadue long acting sulla mortalità per tutte la cause, rispetto al placebo11. NEJM TITOLO SPONSOR Lo studio TORCH: salmeterolo e fluticasone propionato e mortalità nei pazienti affetti da Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). (Titolo originale: Salmeterol and fluticasone propionate and survival in Chronic Obstructive Pulmonary Disease). GlaxoSmithKline AUTORI Calverley PM, Anderson JA, Celli B, Ferguson GT, Jenkins C, Jones PW, Yates JC, Vestbo J. RIVISTA N Engl J Med 2007; 356: 775-89. RELAZIONI FINANZIARIE Il Dr. Calverley riferisce di aver ricevuto compensi per consulenze dall’AstraZeneca, GlaxoSmithKline, Pfizer e Hoffmann-La Roche, compensi per conferenze da Altana, Chiesi, GlaxoSmithKline e Pfizer, e grant da Altana e GlaxoSmithKline. Il Dr. Celli compensi per consulenze e conferenze da Altana, AstraZeneca, Boehringer Ingelheim e GlaxoSmithKline e grant da Boehringer Ingelheim e GlaxoSmithK- Agenzia Italiana del Farmaco line. Il Dr. Ferguson compensi per consulenze e conferenze da Boehringer Ingelheim, GlaxoSmithKline, Novartis e Schering-Plough, e grant da Altana, Boehringer Ingelheim, Emphasis Medical, Mannkind e Oscient. Il dr. Jenkins compensi per conferenze e consulenze da Altana, AstraZeneca, Boehringer Ingelheim e GlaxoSmithKline, e grant da GlaxoSmithKline. Il Dr. Jones compensi per consulenze da AstraZeneca, GlaxoSmithKline, Novartis e Hoffman-La Roche, compensi per conferenze da AstraZeneca e GlaxoSmithKline, e grant da Boehringer impaginato BIF 5-2007 226 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 226 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 2007 Ingelheim e GlaxoSmithKline. Il Dr. Vestbo compensi per consulenze da AstraZeneca, Boehringer Ingelheim e GlaxoSmithKline e Hoffman-La Roche, compensi per conferenze da AstraZeneca, Boehringer Ingelheim e GlaxoSmithKline e grant da GlaxoSmithKline. Ms. Anderson e Ms. Yates sono dipendenti e possiedono hold stock della GlaxoSmithKline. Contesto e motivazione della ricerca I betadue agonisti long-acting e gli steroidi inalatori sono utilizzati per il trattamento della broncopneumopatia cronica-ostruttiva (BPCO), ma il loro effetto sulla sopravvivenza è ignoto. Gli autori hanno ipotizzato che l’associazione di salmeterolo e fluticasone propionato riduca la mortalità nei pazienti affetti da BPCO, rispetto alla terapia usuale. Metodi Sono stati reclutati pazienti fumatori o ex fumatori, almeno 10 packyear (quantità totale di sigarette fumate per dieci anni), di età tra 40 e 80 anni, con diagnosi di BPCO, con volume espiratorio forzato in un secondo (FEV1) pre broncodilatatore di meno del 60% del valore predetto, aumento del FEV1 dopo broncodilatatori di meno del 10%, e rapporto FEV1/FVC o CVF (Capacità Vitale Forzata) uguale o meno di 70. Lo studio, multicentrico (444 centri in 42 paesi), è stato condotto secondo un disegno in doppio cieco, intention-to-treat, randomizzato, controllato con placebo, a gruppi paralleli, della durata di tre anni. Comprende una casistica di 6112 pazienti affetti da BPCO di grado moderato-grave (III-IV stadio GOLD), con FEV1 post broncodilatatore medio 1,220 cc. I pazienti eleggibili sono stati assegnati random a uno dei seguenti gruppi di tratta- mento: • salmeterolo 50 mcg + fluticasone 500 mcg bid (gruppo SALM/FP) • fluticasone 500 mcg bid (gruppo FP) • salmeterolo 50 mcg bid (gruppo SALM) • placebo bid (gruppo PL). Nel corso dello studio erano permesse terapie usuali per la BPCO quali teofillina, anticolinergici, steroidi orali per brevi periodi, salbutamolo al bisogno. Obiettivo primario era la misurazione della mortalità per tutte le cause, nel triennio. Obiettivi secondari erano la frequenza delle riacutizzazioni (definite come deterioramento dei sintomi tale da richiedere un trattamento antibiotico, con steroidi sistemici, l’ospedalizzazione, o una combinazione di questi), e qualità della vita valutata tramite un questionario specifico per la patologia respiratoria, il St. Gorge Respiratory Questionnarie (SGRQ). Le dimensioni del campione e la durata dello studio sono state calcolate partendo da un’ipotesi di lavoro definita sulla base dello studio ISOLDE, ossia assumendo che la mortalità per tutte le cause a tre anni nel gruppo placebo fosse almeno del 17%, e che la terapia di combinazione (SALM/FP) riducesse il rischio di morte di 4,3 punti percentuali, pari al 25%. Risultati END POINT PRIMARIO: MORTALITÀ La proporzione di morte per ogni causa a tre anni era 12,6% nel gruppo SALM/FP (associazione di salmeterolo e fluticasone), 15,2% nel gruppo PL (placebo), 13,5% nel gruppo SALM (salmeterolo), e 16,0% nel gruppo FP. La riduzione assoluta del rischio di morte nel gruppo in terapia con l’associazione, rispetto al placebo era 2,6%, (rapporto di rischio = 0,825; 95% CI 0,681-1,002; P = 0,052), corrispon- Agenzia Italiana del Farmaco dente ad una riduzione del rischio di morte del 17,5%. Non c’era interazione con l’età, il sesso, la nazione di residenza, il FEV1 basale, lo stadio GOLD, il body-mass index, i pack-years. Il rischio di morte nel gruppo salmeterolo e nel gruppo fluticasone non differiva significativamente da quello del gruppo placebo. Il rischio di morte nel gruppo in terapia di associazione non differiva significativamente da quello in terapia con salmeterolo, ma i pazienti in terapia di associazione avevano meno probabilità di morire dei pazienti in terapia con fluticasone (rapporto di rischio di morte 0,774; 95% CI 0,6410,934; P=0,007). Complessivamente il 27% delle morti era riferibile a cause cardiovascolari, 35% a cause polmonari, 21% a neoplasia, 10% ad altre cause, 7% non definibili. END POINT SECONDARI Il tasso annuale di riacutizzazioni era 0,85 nel gruppo in terapia di combinazione, 1,13 nel gruppo placebo (P<0,001), con una riduzione del 25%, corrispondente alla necessità di trattare 4 pazienti per ottenere una riacutizzazione in meno di un anno di terapia. Anche nel gruppo salmeterolo e nel gruppo fluticasone il tasso annuale di riacutizzazioni era significativamente inferiore rispetto al gruppo placebo. Complessivamente il 26% dei pazienti è stato ospedalizzato almeno una volta nel corso dei tre anni di studio. Il tasso annuale di ricovero ospedaliero è stato del 17% inferiore nel gruppo in terapia di combinazione e nel gruppo salmeterolo, rispetto al placebo, corrispondente alla necessità di trattare 32 pazienti per prevenire una ospedalizzazione in un anno. La qualità della vita, misurata tramite il St. George’s Respiratory Questionnarie, mediamente nei tre anni nel gruppo in terapia di combinazione è stata significativamente migliore rispetto ai gruppi in terapia con salmeterolo, fluticasone o placebo (tabella I, II). impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 227 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 227 2007 Tabella I – Risultati delle analisi di mortalità. Gruppo placebo (N = 1524) Gruppo salmeterolo (N = 1521) Gruppo Gruppo Confronto fluticasone terapia combinata (N = 1534) (N = 1533) N. di decessi per ogni causa 231 205 246 193 Probabilità di decesso a 3 anni – % 15,2 13,5 16,0 12,6 Hazard ratio (95% IC) P Value 0,825 (0,681-1,002) 0,052 Terapia combinata 0,820 vs. placebo (non corretto) (0,677-0,993) 0,04 Analisi di mortalità Terapia combinata vs. placebo (corretto)* Terapia combinata vs. salmeterolo Probabilità di decesso a 3 anni (valore corretto) – %† 12,6 10,9 13,3 10,3 0,932 (0,765-1,134) 0,48 Terapia combinata 0,774 vs. fluticasone propionato (0,641-0,934) 0,007 Salmeterolo vs. placebo 0,879 (0,729-1,061) 0,18 Fluticasone propionato vs. placebo 1,060 (0,886-1,268) 0,53 Terapia combinata vs. placebo 0,811 (0,670-0,982) 0,03 Terapia combinata vs. salmeterolo 0,946 (0,777-1,151) 0,58 Terapia combinata 0,768 vs. fluticasone propionato (0,636-0,927) 0,006 Salmeterolo vs. placebo 0,857 (0,710-1,035) 0,11 Fluticasone propionato 1,056 vs. placebo (0,883-1,264) 0,55 Decessi correlati alla COPD N. decessi 91 93 106 72 Probabilità di decesso a 3 anni – % 6,0 6,1 6,9 4,7 Terapia combinata vs. placebo 0,78 (0,57-1,06) 0,11 Terapia combinata vs. salmeterolo 0,77 (0,56-1,04) 0,09 Terapia combinata 0,67 vs. fluticasone propionato (0,50-0,90) 0,008 Salmeterolo vs. placebo 1,01 (0,76-1,35) 0,93 Fluticasone propionato vs. placebo 1,16 (0,88-1,53) 0,30 Principali cause di decesso oltre i 3 anni - N. (%) Cardiovascolare 71 (5) 45 (3) 61 (4) 60 (4) Polmonare 74 (5) 80 (5) 91 (6) 61 (4) Cancro 45 (3) 44 (3) 51 (3) 44 (3) Altre 23 (2) 22 (1) 30 (2) 11 (1) Sconosciute 18 (1) 14 (1) 13 (1) 17 (1) *Solo i confronti principali sono stati corretti perché sono state effettuate analisi ad interim. Per il confronto sono stati forniti i risultati non corretti relativi all’end point principale. † La probabilità di decesso corretta è stata calcolata con un’analisi di Cox. ‡ Le cause dei decessi sono state accertate dalla commissione clinica end point. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 228 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 228 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 2007 Tabella II – Risultati delle analisi di efficacia per le riacutizzazioni. Gruppo placebo (N = 1524) Gruppo salmeterolo (N = 1521) Gruppo Gruppo Confronto fluticasone terapia combinata (N = 1534) (N = 1533) Rate ratio (95% IC) P Value Terapia combinata vs. placebo 0,75 (0,69-0,81) <0,001 Terapia combinata vs. salmeterolo 0,88 (0,81-0,95) 0,002 Terapia combinata vs. fluticasone propionato 0,91 (0,84-0,99) 0,02 Salmeterolo vs. placebo 0,85 (0,78-0,93) <0,001 Fluticasone propionato vs. placebo 0,82 (0,76-0,89) <0,001 Terapia combinata vs. placebo 0,57 (0,51-0,64) <0,001 Terapia combinata vs. salmeterolo 0,71 (0,63-0,79) <0,001 Analisi di efficacia delle riacutizzazioni Tasso annuale Moderata o severa Che ha richiesto corticosteroidi sistemici 1,13 0,80 0,97 0,64 0,93 0,52 0,85 0,46 Terapia combinata 0,87 vs. fluticasone propionato (0,78-0,98) Severa (che ha richiesto ospedalizzazione) 0,19 0,16 0,17 0,16 0,02 Salmeterolo vs. placebo 0,80 (0,72-0,90) <0,001 Fluticasone propionato vs. placebo 0,65 (0,58-0,73) <0,001 Terapia combinata vs. placebo 0,83 (0,71-0,98) 0,03 Terapia combinata vs. salmeterolo 1,02 (0,87-1,20) 0,79 Terapia combinata 0,95 vs. fluticasone propionato (0,82-1,12) 0,56 Salmeterolo vs. placebo 0,82 (0,69-0,96) 0,02 Fluticasone propionato vs. placebo 0,88 (0,74-1,03) 0,10 *Solo i confronti principali sono stati corretti perché sono state effettuate analisi ad interim. Per il confronto sono stati forniti i risultati non corretti relativi all’end point principale. † La probabilità di decesso corretta è stata calcolata con un’analisi di Cox. ‡ Le cause dei decessi sono state accertate dalla commissione clinica end point. EVENTI AVVERSI La probabilità di avere una polmonite è stata 19,6% nel gruppo in terapia di combinazione, 12,3% nel gruppo placebo, 13,3% nel gruppo salmeterolo, 18,3% nel gruppo fluticasone, significativamente più alta per i gruppi SALM/FP e FP rispetto al placebo. Non c’erano differenze rispetto alla probabilità di avere fratture, rispetto alla densità ossea, alla mineralometria e all’incidenza di aritmie cardiache. Conclusioni Non è stato raggiunto il livello prestabilito di significatività statistica per Agenzia Italiana del Farmaco la riduzione della mortalità per ogni causa nei pazienti affetti da BPCO in terapia di associazione, rispetto al placebo. Durante i tre anni dello studio la terapia di associazione ha ottenuto una riduzione statisticamente significativa delle riacutizzazioni di BPCO, e ha migliorato significativamente la qualità della vita, rispetto al placebo. impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 229 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 Analisi dello studio Lo studio è stato condotto in modo rigoroso, con un obiettivo ambizioso, dimensionato ipotizzando una mortalità di almeno il 17% nel gruppo placebo. La mortalità nel gruppo placebo è stata invece del 15,2%. Inoltre più del 40% dei pazienti arruolati è uscito dallo studio. Probabilmente, rispetto al risultato atteso, lo studio è stato sottodimensionato. I risultati sono dunque difficili da interpretare, anche se lo studio ha fallito l’obiettivo, il valore P per morte per qualsiasi causa è infatti risultato 0,052, più alto del valore prestabilito di 0,050. Resta il quesito di cosa fare di questo studio rispetto alla pratica clinica. Emergono indicazioni cliniche precise: la monoterapia con steroidi inalatori non dovrebbe essere somministrata ai pazienti affetti da BPCO in quanto aumenta la mortalità, anche se in modo non significativo (mortalità16% vs 15,2% del placebo). Questi dati contrastano con i risultati dell’analisi retrospettiva di Sin10. La terapia con betadue a lunga durata d’azione appare sicura (mortalità 13,5%), e la terapia di associazione non permette di ottenere un ulteriore beneficio statisticamente significativo sulla sopravvivenza (mortalità 12,6%). In questo con- Conclusioni Questi risultati confermano la posizione attuale della terapia di combinazione nelle principali linee guida per la BPCO, che ne raccomandano l’uso per i pazienti con BPCO grave con frequenti riacutizzazioni, ma non per i pazienti con malattia meno grave o senza frequenti esacerbazioni. È necessario sottolineare un’ulteriore cautela nell’utilizzo della terapia di combinazione a causa del riscontro, nello studio, di un aumento del tasso di polmoniti tra i pazienti in terapia steroidea inalatoria (19,6% nei pazienti in terapia di associazione, 18,3% nei pazienti in terapia con fluticasone vs 12,3% del gruppo placebo e 13,3 del gruppo salmeterolo). In conclusione restano invariate le attuali principali linee guida13 di terapia della BPCO (figura 1) Figura 1 – Raccomandazioni terapeutiche della linea guida gold in funzione dello stato di gravità della BPCO13. n n VEMS/CVF < 0,70 VEMS ⱖ 80% del predetto II: Moderata n VEMS/CVF < 0,70 n 50% ⱕVEMS < 80% del predetto 2007 testo i risultati del trial UPLIFT12 che indaga circa gli effetti del tiotropio utilizzato per 4 anni in pazienti affetti da BPCO, attesi per il 2008, saranno interessanti. La terapia di combinazione, comparata con la monoterapia con betadue a lunga durata d’azione o con steroide inalatorio, ha permesso di ottenere vantaggi statisticamente significativi sulla qualità della vita e la frequenza di riacutizzazioni. Lo studio TORCH I: Lieve 229 III: Grave n VEMS/CVF < 0,70 n 30% ⱕVEMS < 50% del predetto IV: Molto grave n VEMS/CVF < 0,70 n VEMS < 30% del predetto o VEMS < 50% del predetto o più insufficienza respiratoria cronica Riduzione attiva dei fattori di rischio; vaccinazione antinfluenzale Aggiungere broncodilatatori a breve durata díazio ne (quando necessario) Aggiungere un trattamento regolare con uno o più broncodilatatori a lunga durata d’azione (quando necessario); Aggiungere riabilitazione Aggiungere glucocorticosteroidi inalatori in caso di ripetute riacutizzazioni Aggiungere ossigenoterapia a lungo termine in caso di insufficienza respiratoria. Prendere in considerazione la terapia chirurgica. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 230 13-12-2007 11:15 Pagina 230 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA Bif XIV N. 5 2007 9. Soler-Cataluna JJ, Martinez-Garcia MA, Romar Sanchez P, et al. Severe acute exacerbations and mortality in patients with chronic obstructive pulmonary disease. Thorax 2005; 60: 925-31. 10. Sin DD, Wu L, Anderson JA, et al. Inhaled corticosteroids and mortality in chronic obstructive pulmonary disease. Thorax 2005; 60: 992-7. 11. Calverley PMA, Anderson JA, Celli B, et al. Salmeterol and fluticasone propionate and survival in chronic obstructive pulmonary disease. N Engl J Med 2007; 356: 775-89. 12. Decramer M, Celli B, Tashkin DP, et al. Clinical trial design considerations in assessing long-term functional impacts of tiotropium in COPD: the UPLIFT trial. COPD 2004; 1: 303-12. 13. Global Initiative on Obstructive Lung Diseases (GOLD). National Institute of Health, Aprile 2001 (updatet 2006), www.goldcopd.org (accesso verificato il 09/11/2007). le quali indicano che è utile impiegare la terapia con betadue a breve durata d’azione, al bisogno, nello stadio iniziale della malattia, una terapia con broncodilatatori betadue a lunga durata d’azione e/o anticolinergici nella malattia di media gravità e una terapia di associazione betadue a lunga durata d’azione e steroide inalatorio negli stadi avanzati, quando caratterizzati da frequenti riacutizzazioni. Bibliografia 1. Anthonisen NR, Connett JE, Kiley JP, et al. Effects of smoking intervention and the use of an inhaled anticholinergic bronchodilator on the rate of decline of FEV1. The Lung Health Study. JAMA 1994; 16: 1539-41. 2. Nocturnal Oxygen Therapy Trial Group. Continuous or nocturnal oxygen therapy in hypoxaemic chronic obstructive lung disease. Ann Intern Med 2005 1980; 93: 391-8. 3. Medical Research Council Working Party. Long term domiciliary oxygen therapy in chronic hypoxic cor pulmonale complicating chronic bronchitis and emphysema. Lancet 1981; 1: 681-6. 4. Seemungal TAR, Donaldson GC, Paul EA, et al. Effect of exacerbation on quality of life in patients with chronic obstructive pulmonary disease. Am J Respir Crit Care Med 1998; 157: 1418-22. 5. Burge PS, Calverley PMA, Jones PW, et al. Randomised double blind, placebo controlled study of fluticasone propionate in patients with moderate to severe chronic obstructive pulmonary disease: the ISOLDE trial. BMJ 2000; 320: 1297-303. 6. Spencer S, Calverley PMA, Burge PS, et al. Impact of preventing exacerbations on deterioration of health status in COPD. Eur Respir J 2004; 23: 1-5. 7. Donaldson GC, Seemungal TAR, Bhowmik A, et al. Relationship between exacerbation frequency and lung function decline in chronic obstructive pulmonary disease. Thorax 2002; 57: 847-52. 8. Kanner RE, Anthonisen NR, Connet J for the Lung Health Study. Lower respiratory illnesses promote FEV1 decline in smokers but not ex-smokers with mild chronic obstructive pulmonary disease: results from the Lung Health Study. Am J Respir Crit Care Med 2001; 154: 358-64. “Dottore, mi manca il fiato quando salgo le scale. Non è una cosa drammatica, ma mi dà fastidio”. L’uomo è da cinque anni iperteso in cura con ACE inibitori e ha una broncopneumopatia cronica ostruttiva documentata da una spirometria… Verifica la storia clinica di Franco su http://aifa.progettoecce.it a proposito di… Isotretinoina La Commissione Tecnico-Scientifica dell’AIFA, per rafforzare ulteriormente le misure finalizzate ad un uso più controllato e sicuro dell’isotretinoina, ha adottato una nuova limitazione1 per la prescrizione e dispensazione dei medicinali ad uso sistemico contenenti tale farmaco, introducendo la ricetta RNRL, ricetta medica limitativa da rinnovare volta per volta, riservata soltanto ai dermatologi. 1 Determinazione 16 Novembre 2007. G.U. n. 280 del 1/12/2007. Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 231 LA GALLERIA Bif XIV N. 5 231 2007 La magia di Internet aiuterà la nostra salute? Nella saga de “Il signore degli anelli” J.R.R. Tolkien fa riferimento a sette gemme sferiche, i Palantìri, chiamati anche Pietre Vedenti, che permettevano a chi le scrutasse di comunicare con chiunque stesse a sua volta osservandone una, anche a grande distanza. Pur apparendo come semplici sfere di cristallo, in realtà manifestavano i loro poteri magici solo a chi avesse il dono di saperle correttamente interpretare, rivelandosi al contrario fonte di pericolosi raggiri per gli sprovveduti che vi si imbattessero ingenuamente. Il paragone, forse un po’ azzardato, per questo numero della Galleria avvicina il Palantìri ad Internet, che sta diventando sempre più uno strumento di indagine per molti pazienti curiosi di trovare notizie sulla propria salute e sui farmaci direttamente on line. Ma quanto è affidabile la rete e come è percepito il ruolo del medico e del farmacista da parte dei consumatori “fai da te”? corretta informazione ai navigatori della rete e soprattutto su come ritarare il rapporto tra operatori sanitari e pazienti, in particolar modo quando questi ultimi ricorrono a diagnosi “fatte in casa” e consultano il web autonomamente per arrivare più preparati in studio e in farmacia. Una recente indagine a cura del Forum per la Ricerca Biomedica1 ha, infatti, evidenziato come, in caso di patologia, oltre il 75% del campione manifesta l’esigenza di capire cosa gli sta succedendo, mentre per circa il 25% degli intervistati è sentita come una priorità trovare subito un rimedio efficace, che spesso si traduce nell’immediato ricorso al web. Di certo questo fenomeno evidenzia una maggiore richiesta di comunicazione sulla salute da parte dei pazienti, che si configurano sempre più come veri e propri consumatori, rivendicando in alcuni casi tale ruolo anche nei confronti dei medici, i quali si vedono a loro volta costretti a riconsiderare il tradizionale modello autoritario e “asimmetrico” per approcciare un nuovo rapporto di tipo più “consulenziale”, come riportato in un’altra indagine (sempre a cura del Forum per la Ricerca Biomedica) in cui emerge che il 56% degli intervistati ritiene che le decisioni sulle cure debbano essere il frutto di una “collaborazione” tra il medico e il paziente2. «[Pipino] fissò intensamente la sfera: da principio gli parve scura, nera, lucente; i raggi di luna scintillavano sulla nera superficie. Poi il nucleo centrale incominciò ad ardere calamitando il suo sguardo e impedendogli di distoglierlo». da J.R.R. Tolkien. Il Signore degli Anelli, Le due Torri. La nuova domanda di comunicazione sulla salute ormai tema assai diffuso quello della disponiÈ bilità di informazioni di carattere scientifico in merito a patologie e a farmaci offerta ai singoli … e la risposta della rete utenti da Internet e dai nuovi mezzi di comunicazione web. Ed è innegabile che la facile accessibilità ai contenuti presenti non solo su siti istituzionali e più “di settore” (siano essi farmaceutici o delle associazioni di malati), ma anche su quelli generalisti e sui motori di ricerca, inviti ad un’attenta riflessione su come garantire la più A questa domanda di comunicazione sanitaria degli utenti la rete risponde sollecita, ampliando e provando a specializzare sempre più i canali di informazione clinica disponibili e orientando la ricerca nel mare magnum di Internet per meglio indirizzare anche i non addetti ai lavori. Non sorprende nemmeno scoprire che spesso il web è fon- Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 232 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 232 LA GALLERIA 2007 te di sapere o comunque valido ausilio anche per gli stessi medici ed operatori sanitari, che molti esempi di letteratura vedono come provetti navigatori per accertare diagnosi o verificare la disponibilità di materiale su temi specifici. In tal senso, è interessante il risultato di uno studio pubblicato lo scorso dicembre sul BMJ e condotto da due ricercatori australiani, i quali hanno verificato come, su un totale di 26 casi clinici proposti dal New England Journal of Medicine, fosse possibile effettuare corrette diagnosi in cieco su Google, purché inserendo le giuste parole chiave per la ricerca3. come il prezioso Palantìr de “Le due torri” di J.R.R. Tolkien, in grado di svelare i segreti più nascosti e prevedere il futuro, ma solo a chi sa farne sapiente uso; così Internet è un mezzo unico di acquisizione di conoscenze, purché lette con il giusto senso critico e ai fini di un utilizzo responsabile. Italia, popolo di “internauti”! Ma quali sono nello specifico gli utenti della rete e soprattutto su cosa indagano in materia sanitaria? Una ricerca condotta ad aprile da Millward Brown per Google Italia4 disegna in modo chiaro l’identikit del popolo di Internet e più in particolare di coloro che navigano per ricercare notizie in merito a malattie e a farmaci senza obbligo di prescrizione medica. Solo per dare qualche dato generale (v. box per approfondimenti), sul totale di oltre 20 milioni di utenti del web, sono più di 15 milioni i fruitori di informazioni sulla salute che ricorrono in gran parte a siti specialistici, spesso anche in mancanza di conoscenze tecniche, e a motori di ricerca, primo fra tutti appunto Google. L’indagine ha messo poi in evidenza quali sono le patologie più ricercate e quali i farmaci su cui si ci documenta in autonomia: ai primi posti, sia per disturbi, sia per rimedi farmaceutici, si attestano mal di testa, mali stagionali, mal di schiena, sovrappeso e obesità; meno frequenti sono gli approfondimenti virtuali su ansia e depressione, sui quali probabilmente si preferisce ricorrere direttamente a consulenze specialistiche, forse per non incorrere in informazioni di cui non si conosce l’attendibilità e l’autorevolezza della fonte. Sfera di cristallo vs specchio per le allodole? Effettivamente proprio su questo aspetto è fondamentale soffermarsi per inquadrare con obiettività lo strumento Internet e tutte le sue potenzialità. Perché se è vero che esso costituisce un canale di conoscenza e condivisione del sapere rilevante, è tuttavia importante mettere in guardia anche dalla minaccia dell’eccessiva mole di contenuti tecnici in esso fruibili liberamente. Informazioni che in molti casi possono confondere gli utenti più inSul totale di o illudere i oltre 20 milioni di genui meno esperti di poter utenti del web, acquisire competenze che in realtà non sono più di 15 spettano loro, venenmilioni i fruitori do conseguentemente a compromettere di informazioni la relazione con gli sulla salute specialisti. Proprio “ ” INTERNET, FARMACI E AUTOMEDICAZIONE: DIAMO I NUMERI… Dall’indagine condotta da Millward Brown Delfo per Google Italia dal titolo “Informarsi sulla salute on line. Bisogni, comportamenti e aspettative del cittadino” emerge che il 75% della percentuale di utenti che negli ultimi 12 mesi hanno ricercato informazioni sulla salu- te sul web (che è di 15,6 milioni sul totale di 20 milioni di internauti in Italia) ha condotto ricerche on line su farmaci. Si tratta per lo più di giovani tra i 25-34 anni e adulti tra i 35-49 anni, residenti nel Nord-Est e al Centro, con titolo di studio elevato (laurea); non ci sono sostanziali differenze fra uomini e donne, benché la percentuale di queste ultime sia di poco superiore ai primi. Tra le patologie più ricercate spic- Agenzia Italiana del Farmaco cano peso e obesità, mal di schiena, mal di testa, malattie stagionali e problemi dermatologici; mentre i farmaci senza obbligo di ricetta su cui ci si documenta maggiormente sono quelli per il mal di testa, malattie stagionali, peso e obesità, e mal di schiena. In quest’ultimo caso si tratta spesso di disturbi di cui si soffre personalmente e da cui sono affetti parenti e amici, mentre il disturbo più frequente per il quale si impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 233 bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIV N. 5 233 2007 La dualità del mezzo Internet come canale di informazione medico-sanitaria permane, quindi, anche nelle percezioni dei suoi stessi utenti. Benché, infatti, questi numeri diano la misura di un ampio fenomeno, non è possibile affermare che il web si possa sostituire al tradizionale rapporto medico-paziente, perché quest’ultimo considera sempre l’operatore sanitario come il punto di riferimento principale nelle scelte finali di adesione alle terapie mediche e nell’acquisto dei farmaci1,2,4. Rimanendo aderenti all’esempio letterario di questa Galleria, si potrebbe dire che il medico, in particolare il medico di medicina generale, e il farmacista vestono i panni del re Aragorn, l’unico in grado di leggere correttamente quanto indicato dalla sfera di cristallo e di interpretarlo per gli altri in modo esatto. Trovare le giuste parole chiave per individuare i migliori siti di informazione medico-scientifica è solo metà del lavoro, che può essere anche appannaggio dell’utente; ben altra cosa è mettere insieme le informazioni criticamente e trarne le corEsistono rette conclusioni5. codice redatto già da molti anni dall’Health on the Net Foundation, l’HONcode6, che riassume gli otto principi fondamentali per ritenere davvero affidabili i contenuti veicolati sulla rete dai siti della salute: la riconoscibilità della fonte e la sua autorevolezza; la distinzione marcata fra l’informazione sanitaria e quella commerciale; la descrizione dettagliata delle caratteristiche dei farmaci, incluse tutte le reazioni avverse e le possibili interazioni, nonché il riferimento ad evidenze mediche riconosciute e accreditate sono solo alcuni dei parametri più importanti che qualificano un sito come veramente affidabile. È però fondamentale che queste indicazioni vengano diffuse fra i pazienti, in modo da offrire loro gli strumenti necessari per non lasciarsi condizionare da notizie non del tutto attendibili e oggettive. Ed è pertanto compito delle istituzioni e degli stessi operatori sanitari favorire la corretta informazione in tal senso. È il caso, ad esempio, dell’Arizona Center for Education and Research on Therapeutics (AZCERT)7, uno degli undici centri indidelle pendenti di ricerca ed educazione sulla linee guida in salute degli Stati Uniti, legati alla Food grado di aiutare i and Drug Administration e al Diparticonsumatori nel mento per la Salute, che propone ai pazienti una lista di siti attendibili in cui riconoscere le trovare notizie su tutti i medicinali a difonti più sposizione, insieme a consigli per un loro corretto utilizzo riassunti in un deautorevoli sulla pliant scaricabile dal sito ufficiale e sosalute e sui prattutto descritti con linguaggio semfarmaci reperibili plice e immediato. O, ancora, il servizio “Misurasiti”8 offerto dal portale Parsul web tecipa Salute, un questionario on line “ Dimmi fonti e contenuti, ti dirò che sito è… In realtà esistono delle linee guida in grado di aiutare i consumatori nel riconoscere le fonti più autorevoli sulla salute e sui farmaci reperibili sul web e a cui tutti i siti che rilasciano informazioni di tipo medico dovrebbero attenersi. Si tratta del assumono farmaci e quindi più indagato è il mal di testa, insieme a malattie stagionali. Queste ricerche portano per la maggior parte dei casi all’automedicazione, trattandosi di patologie considerate dagli stessi utenti lievi e per le quali, appunto, esiste un’ampia offerta di rimedi senza prescrizione, su cui insiste peraltro un battage pubblicitario significativo. Se i siti commerciali non sono considerati autore- ” voli dagli utenti come prima fonte di informazione, tuttavia la ricerca evidenzia che, a seguito di esposizione a spot televisivi, spesso il consumatore approfondisce la conoscenza di un prodotto farmaceutico sulla rete, prima di rivolgersi direttamente al proprio medico o al farmacista. Questi rimangono però i “consulenti” privilegiati sulle scelte finali in merito alla salute e su indicazioni circa nuovi farmaci, per Agenzia Italiana del Farmaco quanto Internet sia considerata “più facile da usare” e quindi fruita più di frequente. In generale le fonti di informazione più sfruttate sono i motori di ricerca, seguiti dai siti su salute e benessere e dai siti sui farmaci: l’80% del campione sente la necessità di approfondimenti maggiormente specialistici, con siti che affrontino “verticalmente” determinate patologie e quanto ad esse correlato. impaginato BIF 5-2007 234 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 234 LA GALLERIA 2007 semplice e breve tramite il quale gli utenti, attraverso poche domande, possono valutare da soli la bontà di un sito in cui hanno reperito informazioni su farmaci e patologie. Internet sì, quindi, ma con attenzione e mai senza coinvolgere nelle scelte finali il medico e il farmacista, come viene peraltro sottolineato dall’HONcode e dalle altre linee guida per la sicurezza dei pazienti e come permane nelle stesse percezioni dei consumatori, che ritengono insostituibile l’operatore sanitario quale punto di riferimento principale nelle scelte a tutela della loro salute. Sul numero 6/2007 del Bif tornerà la rubrica Strumenti del mestiere con l’ultima puntata sull’inglese medico: leggerete di come migliorare la capacità Chiara Panci Agenzia Italiana del Farmaco di parlare. A presto! Bibliografia 1. Forum per la Ricerca Biomedica. La nuova domanda di comunicazione sulla salute. Ottobre 2006, www.forumbm.it 2. Forum per la Ricerca Biomedica. Fiducia, dialogo, scelta. La comunicazione medico-paziente nella Sanità italiana. Luglio 2007, www.forumbm.it 3. Hangwi T. Googling for a diagnosis – use of Google as a diagnostic aid: internet based study. BMJ 2006; 333: 1143-5. 4. Delfo MB – Google Italia. Informarsi sulla salute on line. Bisogni, comportamenti e aspettative del cittadino. Aprile 2007. 5. Downes PK. Power Searching. British Dental Journal 2007; 202: 657-67. 6. Health on the Net Foundation: www.hon.ch – HON Code www.hon.ch/HONcode/Conduct.html 7. Arizona Center for Education and Research on Therapeutics www.arizonacert.org/index.html 8. Misurasiti su Partecipa Salute www.partecipasalute.it/ informati-bene/misura-siti-002.php Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 235 Per tutti i gusti. Dalla carta al web per essere sempre aggiornati Clinical evidence – http://aifa.clinev.it Guida all’uso dei farmaci – http://www.guidausofarmaci.it Farmaci e gravidanza – http://www.farmaciegravidanza.org Reazioni on-line – http://aifa.progettoecce.it impaginato BIF 5-2007 236 13-12-2007 11:15 Pagina 236 SCHEDA VARIAZIONE DATI ANAGRAFICI Bif XIV N. 5 2007 Inviare a: FAX N: 02.24860139 oppure E-MAIL: [email protected] SCHEDA VARIAZIONE DATI ANAGRAFICI COGNOME ……………………………………………………………………………….. NOME ………………………………………………… COD. FISCALE cccccccccccccccc DOVE ESERCITA LA SUA ATTIVITÀ: *DENOMINAZIONE STRUTTURA 1……………………………………………………………………………………………………………………..…. *DENOMINAZIONE REPARTO 2…………………………………………………………………………………………………………………………… INDIRIZZO................................................................................................................................... N. CIVICO……………………………….. CAP ccccc LOCALITÀ ...................................................................................................................................PROV. cc *TEL……………………………………… *FAX……………………………………… *E-MAIL………………………………………………………….. DOVE DESIDERA RICEVERE LE NOSTRE COMUNICAZIONI SCRITTE (compilare se indirizzo diverso dal precedente): INDIRIZZO................................................................................................................................... N. CIVICO……………………………….. CAP ccccc LOCALITÀ ...................................................................................................................................PROV. cc *TEL……………………………………… *FAX……………………………………… *E-MAIL………………………………………………………….. Legenda: 1studio medico, ospedale, poliambulatorio, ecc.; 2reparto di geriatria, di chirurgia, ecc. Attività esercitata: c Medico c Farmacista ospedaliero c Farmacista privato (titolare) c Farmacista privato (collaboratore) Attività professionale prevalente (Medico di Medicina Generale, Pediatra di Libera Scelta, Medico Ospedaliero o altro): Bif. c MMG c PdLS c Med. Osp. c Altro:………..................................... *Specializzazione accademica in: …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. Luogo e data …………………………………...... Firma…………………………………………………………….. *Campi facoltativi Informativa ai sensi del D.LGS 196/2003 (Codice sulla Privacy) Per favore legga con attenzione la seguente informativa Ai sensi dell'art. 7 del D.LGS 196/2003 Lei potrà in ogni momento chiedere la conferma dell’esistenza di dati personali; consultare i dati stessi; avere conoscenza dell’origine dei dati nonché della logica e delle finalità del trattamento; ottenere l’individuazione delle categorie di soggetti a cui i dati possono essere comunicati; ottenere la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, nonché l’aggiornamento, la rettifica o, avendo interesse, l’integrazione dei dati; opporsi, in tutto o in parte, per motivi legittimi, al trattamento; nonché opporsi a che tali dati vengano utilizzati ai fini di informazioni commerciali, pubblicitarie o di marketing. Per esercitare i Suoi diritti o per ogni necessità, potrà contattare il Responsabile del trattamento all’indirizzo e-mail [email protected] o scrivendo all’Ufficio Privacy presso la sede di Dendrite Italia s.r.l.. * * * Inviando il presente modulo Lei acconsente al trattamento dei Sui dati per le finalità e con le modalità di cui all’informativa sopra riportata. Agenzia Italiana del Farmaco I dati acquisiti attraverso la presente scheda saranno trattati da Dendrite Italia SrL, con sede in Sesto San Giovanni – MI, Piazza Indro Montanelli 20, nella sua qualità di Titolare del trattamento, esclusivamente per le finalità connesse alla consegna del Bollettino d’informazione sui farmaci, commissionata dall’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco - Ministero della Salute, e con modalità anche automatizzate che ne garantiscono in ogni caso la riservatezza. impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 237 ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA Bif XIV N. 5 237 2007 Linea guida AIFA per le variazioni di tipo I maceutiche del medicinale necessarie a garantire la sicurezza e l’efficacia ad esso riconosciute. Una volta immesso in commercio, tuttavia, il profilo del medicinale non rimane “congelato” e anzi, il titolare ha l’obbligo di aggiornare costantemente il dossier del medicinale alla luce delle nuove conoscenze tecniche e scientifiche. Questo aggiornamento, che riguarda nella gran parte dei casi modifiche della parte chimico-farmaceutica, avviene attraverso una procedura che prevede che il titolare dell’AIC sottoponga una domanda di “variazione dell’AIC” all’Autorità Regolatoria, la quale verifica l’adeguatezza della documentazione e, naturalmente, che non vengano modificate in maniera sfavorevole le caratteristiche del medicinale stesso. Questa attività di vigilanza svolta dall’AIFA, è comune, in termini di contenuti e modalità di esecuzione, a tutti i paesi europei e ad altri paesi avanzati a livello tecnico-scientifico (ad esempio USA e Giappone). Pur riconoscendo, tuttavia, all’attività istruttoria il suo ruolo fondamentale di verifica, si conviene che un alto profilo qualitativo dei medicinali può essere assicurato solo attraverso la piena collaborazione dell’industria farmaceutica che è chiamata a svolgere un lavoro responsabile ed altamente professionale. Proprio in questa ottica, l’AIFA ha messo a disposizione di tutte le Aziende farmaceutiche italiane questa linea guida che tratta le variazioni di tipo I, o minori, all’AIC (distinte dalle variazioni di tipo II, o maggiori). Questo documento, primo di una serie di iniziative analoghe e disponibile anche sul portale dell’AIFA, è frutto di un lavoro di approfondimento dell’Ufficio Autorizzazione all’Immissione in Commercio, che si è avvalso del confronto con i rappresentanti delle Aziende farmaceutiche. Esso rappresenta uno strumento per agevolare la presentazione, da parte delle Aziende, delle variazioni minori dei medicinali e per promuovere, da parte dell’AIFA, una gestione semplice, rapida ed efficiente delle stesse. Lo scopo è quello di contribuire a che l’evoluzione continua che caratterizza la vita del medicinale si traduca nel mantenimento e/o miglioramento degli standard qualitativi dello stesso e, in ultima analisi, in una sempre maggiore tutela della salute pubblica. L’ Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato la “Linea guida sull’applicazione del Regolamento 1084/2003/CE: Variazioni di tipo I”, un documento destinato alle Aziende farmaceutiche e finalizzato a raggiungere una sempre migliore qualità dei farmaci in commercio. L’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) di un medicinale segna l’inizio della sua “vita reale”, rappresentata dall’effettivo utilizzo dello stesso nella pratica clinica. Per ottenere l’AIC il titolare deve dimostrare che il medicinale risponde ai requisiti di qualità, efficacia e sicurezza previsti dalle norme italiane ed europee. Va sottolineato che, se per i medicinali innovatori, le dimostrazioni di qualità (aspetti chimico-farmaceutici), sicurezza (documentazione pre-clinica) ed efficacia (documentazione clinica) hanno pari rilevanza, per i medicinali equivalenti, per i quali efficacia e sicurezza sono mutuate dal medicinale originatore tramite la dimostrazione della bioequivalenza, la verifica della qualità, che rimane invece peculiare per ciascun medicinale, assume un peso primario nell’istruttoria. La verifica degli aspetti chimico-farmaceutici, in particolare, consiste nell’accertare la conformità ai requisiti di legge delle materie prime e del prodotto finito e che il processo di produzione sia adeguatamente convalidato e controllato, in modo da assicurare che siano costantemente mantenute le caratteristiche chimico-far- Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 238 13-12-2007 11:15 Pagina 238 SCHEDA Bif XIV N. 5 2007 Scheda unica di segnalazione di sospetta reazione avversa Agenzia Italiana del Farmaco La guida alla compilazione è consultabile on line all’indirizzo www.agenziafarmaco.it (da compilarsi a cura dei medici o degli altri operatori sanitari e da inviare al Responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza) impaginato BIF 5-2007 13-12-2007 11:15 Pagina 239 GUIDA Bif XIV N. 5 239 2007 Guida alla compilazione della scheda di segnalazione Premessa Compilazione La segnalazione spontanea è una comunicazione relativa all’insorgenza di una reazione avversa che si sospetta si sia verificata dopo l’assunzione di un farmaco. È uno strumento semplice, pratico ed economico applicabile a tutte le tipologie di pazienti e a tutti i farmaci, che consente di rilevare potenziali segnali di allarme. A tal fine la qualità e la completezza delle informazioni riportate sono fondamentali. La qualità dell’informazione è determinata dalla congruità dei dati, dalla loro completezza e dalla precisione con cui sono riportati. Ogni sezione della scheda ha una ragione di esistere e dovrebbe essere adeguatamente compilata. Una scheda incompleta non consente di valutare il nesso di causalità tra farmaco e reazione. Indipendentemente dall’algoritmo che verrà usato non si può fare a meno di conoscere la relazione temporale, se esistono o meno spiegazioni alternative sia per quanto riguarda le condizioni cliniche che per quanto riguarda l’utilizzo di altri prodotti, e cosa ha determinato la sospensione del farmaco ritenuto sospetto. È stata quindi eliminata la differenziazione in campi obbligatori e facoltativi, prevista nel precedente modello, in quanto essa poteva portare ad una compilazione parziale che non consentiva di fatto la valutazione del nesso di causalità tra farmaco e reazione. Infine è predisposto un unico modello di scheda per segnalare le sospette reazioni avverse a tutti i farmaci inclusi i vaccini. I vaccini sono infatti soggetti al doppio monitoraggio della farmacovigilanza (come per tutti i farmaci) e della prevenzione, con il principale obiettivo di identificare e correggere rapidamente eventuali errori nel programma di immunizzazione al fine di garantire, in modo più efficiente e più sicuro, quel diritto alla salute rappresentato dalle vaccinazioni. L’adozione di un modello unico di scheda, che tiene conto degli standard internazionali, semplifica la segnalazione di reazione avversa a vaccino, limita i possibili duplicati e velocizza le operazioni di inserimento in banca dati essendo previsto il suo invio al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria. Vengono di seguito riportate alcune motivazioni relative all’esistenza dei diversi campi che dovrebbero essere tenute in considerazione durante la compilazione. Paziente e data di insorgenza: i dati di questa sezione sono importanti per l’identificazione del caso ed il riconoscimento di duplicati (insieme alle informazioni su farmaco e reazione). Per motivi di privacy non è possibile scrivere per esteso il nome e cognome del paziente; sarà comunque sufficiente riportare prima la lettera iniziale del nome seguita dalla lettera iniziale del cognome. L’indicazione della data di nascita, invece che dell’età, risulta essere particolarmente importante in caso di segnalazioni di reazioni avverse a vaccino: infatti, le vaccinazioni dell’età evolutiva vengono somministrate, di norma, ad età prestabilite. Le iniziali, insieme alla data di nascita, consentono di distinguere i casi, operazione necessaria soprattutto in occasione di segnalazioni di cluster di reazioni avverse da vaccini derivanti da una stessa struttura. Inoltre la data di insorgenza della reazione insieme alle date di inizio e fine terapia sono indispensabili perché consentono di stabilire la correlazione temporale tra assunzione del farmaco e reazione avversa. Il campo codice della reazione va compilato dal responsabile di farmacovigilanza dopo l’avvenuto inserimento della scheda in banca dati. Reazione: la compilazione di questo campo è ovviamente fondamentale, oltre alla descrizione della reazione è prevista anche la sua diagnosi ed i risultati di eventuali accertamenti diagnostici. È opportuno che tale descrizione avvenga nel modo più chiaro e meno fantasioso possibile considerato che la descrizione dovrà poi essere interpretata e codificata da un altro operatore all’atto dell’inserimento della scheda in banca dati. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’orario di insorgenza della reazione. Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti relativi alla descrizione delle reazioni da vaccino e alla definizione di caso. Nella sezione “esami di laboratorio e strumentali” vanno riportati i risultati, rilevanti ai fini della reazione Agenzia Italiana del Farmaco impaginato BIF 5-2007 240 Bif XIV N. 5 13-12-2007 11:15 Pagina 240 GUIDA 2007 avversa, degli esami effettuati e possibilmente le date a cui si riferiscono. La sola citazione dell’esame senza conoscere il risultato non è dirimente. È importante anche precisare se la reazione è stata trattata e come. Il segnalatore può allegare alla scheda eventuali referti, lettere di dimissioni ospedaliera, relazioni cliniche rispettando comunque la tutela della privacy del paziente. Gravità: l’importanza di una reazione avversa varia anche in relazione alla sua gravità; va ricordato che la gravità non deve essere stabilita su base soggettiva per cui non hanno senso le affermazioni: media gravità o gravità moderata, ecc. Una reazione è grave solo se: • è fatale • ha provocato o prolungato l’ospedalizzazione • ha provocato invalidità grave o permanente • ha messo in pericolo la vita del paziente. Sono da considerare gravi anche le anomalie congenite e i difetti alla nascita in neonati le cui madri avevano assunto i farmaci sospetti in gravidanza. In questo ultimo caso la scheda sarà compilata con i dati della madre, ma alla scheda stessa dovrà essere allegata un’accurata relazione clinica che oltre ai dati anamnestici dettagli la reazione a carico del feto o del neonato e l’esito della stessa. Esito: analogamente alla gravità è importante riportare l’esito della reazione facendo attenzione alle voci poste al di sotto dell’esito “decesso”: infatti ad esempio le frasi “il farmaco può aver contribuito” oppure “ non dovuto al farmaco” sono relativi ai casi fatali. Nel campo “esito” andranno riportate anche le date di guarigione o di decesso. Farmaco sospetto: è importante riportare il nome commerciale del farmaco e non solo il principio attivo, sia per consentire eventuali accertamenti legati alla produzione dello stesso sia per consentire alle aziende farmaceutiche titolari del farmaco sospetto di assolvere ai numerosi obblighi di farmacovigilanza nazionale ed internazionale previsti dalla legge. Inoltre nel caso dei farmaci generici, al nome del principio attivo deve essere aggiunto il nome dell’azienda. Senza questa informazione non sarà possibile procedere all’identificazione del medicinale coinvolto. Deve essere indicato il dosaggio e non solo l’unità posologica (infatti per un dato farmaco potrebbero ad esempio esserci compresse da 250, 500 o 1000 mg). In questa sezione è importante fornire anche le informazioni relative all’eventuale miglioramento della reazione avversa dopo la sospensione del farmaco e quando disponibile anche il dato sulla risomministrazione del farmaco (rechallenge). Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vac- cini è necessario riportare anche l’ora della somministrazione ed il numero di dose (I, II III o di richiamo). Inoltre vanno specificati il lotto e la data di scadenza. Non va tralasciata l’indicazione terapeutica per la quale il farmaco è stato assunto: da tale indicazione potrebbero emergere spiegazioni alternative all’insorgenza della reazione osservata che potrebbe essere in realtà un aspetto della patologia trattata. Anche le indicazioni vanno riportate nel modo più preciso possibile tenendo presente la classificazione internazionale delle malattie (ICD IX: international classification disease). Condizioni predisponenti: la disponibilità di queste informazioni consente di accertare la presenza o meno di cause alternative al farmaco nel determinare la reazione avversa. In particolare nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare i dati anamnestici, la storia clinica e farmacologica rilevante. È opportuno anche specificare la sede dove è avvenuta la vaccinazione: ASL, studio privato, scuola, altro (specificare) ed il sito di inoculo del vaccino. Farmaci concomitanti: l’informazione di eventuali farmaci concomitanti va acquisita soprattutto in relazione alle possibili interazioni. Nell’apposita sezione andrebbero riportate anche le altre possibili interazioni con integratori alimentari, prodotti erboristici, ecc. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche i vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione. Fonte e segnalatore: il segnalatore deve essere chiaramente identificabile, anche se i suoi dati sono tutelati, in primo luogo perché spesso c’è la necessità di contattare il segnalatore per chiarimenti o follow-up ed inoltre perché non sono accettabili schede anonime. Qualora la fonte venga riportata come “Altro” deve essere specificata chiaramente la tipologia di segnalatore. Per le reazioni gravi, tanto più se non previste nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) o per le quali l’esito non è conosciuto al momento della segnalazione stessa, è opportuno far seguire la segnalazione iniziale da un aggiornamento sul caso. La scheda compilata va inviata al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza per i successivi adempimenti ai sensi del D.lgs. 95/2003. Per approfondimenti sulla Farmacovigilanza si rimanda alla lettura del volume IX di EudraLex disponibile all’indirizzo: http://pharmacos.eudra.org/F2/eudralex/in dex.htm I suggerimenti relativi alla descrizione di sospetta reazione avversa a vaccino sono disponibili sul sito www.agenziafarmaco.it Agenzia Italiana del Farmaco Guida all’uso dei farmaci Edizione 2007 sulla base del British National Formulary Adeguata alla realtà italiana riguardo la disponibilità dei medicinali e le indicazioni approvate. Uno strumento per promuovere scelte consapevoli, indispensabile per la pratica clinica quotidiana. Consulta la Guida anche online www.guidausofarmaci.it