Speciale Melo LE ESPERIENZE DEGLI IMPIANTI NEL VERONESE La coltivazione della Braeburn La necessità di trovare valide alternative a Golden e Red Delicious, ampliando così la gamma delle varietà coltivate, impone di prendere in considerazione questa varietà di origine neozelandese che, negli ambienti di pianura più vocati e in collina può assicurare rapide rese Gino Bassi, Raffaele Ferraro La crisi della melicoltura di pianura è ormai un fattore strutturale, «la norma», e le prospettive di un pronto rilancio sono sempre più incerte. Per recuperare e mantenere i mercati è necessario valorizzare maggiormente le caratteristiche di pregio che la pianura è in grado di apportare al «prodotto mela»: pezzatura elevata, anticipo di maturazione delle varietà precoci, elevato contenuto zuccherino, pronto consumo, compimento della maturazione delle cultivar tardive e molto tardive. Per contro è necessario conservare per lunghi periodi solo le migliori partite e le cultivar più idonee per non aumentare il gap che la mela di pianura ha nei confronti di quella di montagna (Fideghelli e Bassi, 1997). La scelta varietale rimane una delle poche armi del produttore per rilanciare la mela di pianura ridimensionando l’egemonia della Golden Delicious, che rappresenta ancora il 50% della produzione veneta, e della Red Delicious (15% della produzione veneta) in favore di mele a maturazione precoce, in particolare cloni colorati di Gala (Mondial Gala, Galaxy, Obrogala, Brookfield) e Golden-simili precoci, o varietà tardive bicolori di elevati requisiti organolettici e di migliore serbevolezza quali le Fuji, le Braeburn o le recentissime Pink Lady e Pink Rose. Un’altra chance può essere rappresentata dall’utilizzo delle cultivar resistenti alla ticchiolatura, per dare alla mela una nuova immagine di freschezza, di salubrità e di rispetto per l’ambiente. Oggi infatti sono disponibili nuove varietà che presentano requisiti estetici e organolettici di tutto rispetto, ma nonostante ciò il loro utilizzo è del tutto marginale ed esclusivamente limitato al «circuito del biologico» (Bassi e Schiavon, 1999). Relativamente alle mele medio-tardive una varietà che ha fatto la sua comparsa nel veronese una decina d’anni or sono e ha superato le prime mente frutti. La fioritura è precoce (anticipa di 4-6 giorni Golden Delicious) e abbondante; la pianta è diploide ed è in genere un buon impollinatore, mentre è ben impollinata da Red Delicious, Granny Smith, Gala e Fuji (talvolta troppo tardivo). L’albero ha un portamento basitono, con abbondanti ramificazioni con angolo diffidenze e sta lentamente, ma co- di inserzione naturalmente disposto a stantemente, affermandosi è la neo- 90° rispetto all’asse centrale. Fruttizelandese Braeburn. È ben apprez- fica, come Golden Delicious, prezata e soprattutvalentemente su to ben pagata brindilli coronanon solo nel Paeti corti e lamburse d’origine, ma de su rami di un anche nel nord anno. La messa Europa, in partia frutto è molto colare in Germarapida e la pronia e Inghilterra duttività abbon(de Coster J., dante, con scar1998), mentre è sa propensione ancora sconoall’alternanza. È sciuta nel mercamolto sensibile to interno. Esa Nectria gallisendo caratterizgena, piuttosto zata da un lungo sensibile a oidio periodo vegetatie acari e mediavo (circa 180 mente alla ticgiorni) che ne chiolatura e al impedisce la colcolpo di fuoco tivazione in mon- Foto 1 - Bell’esempio di Braeburn standard batterico. La ractagna (Sansavini, colta si esegue 1991; Stainer et al., 1994), si rivela nella 3a decade di settembre in due o una opportunità per la coltivazione di più stacchi per favorire la pezzatura e collina e anche di pianura, se coltiva- l’intensità e l’estensione del sovraccota negli ambienti più vocati per il co- lore. È possibile la presenza di una cerlore e impiegando i cloni più rossi; a ta cascola pre-raccolta e di frutti danconferma di ciò è stata posta in lista B neggiati da scottature da sole. Quando nel Progetto Mipa-Regioni «Liste di la pianta è giovane, i frutti possono orientamento varietale dei fruttiferi» presentare una rugginosità anche este(Bergamini et al., 1999). sa. Il frutto è di medie dimensioni con In Alto Adige è con le Gala la più im- elevato peso specifico. La forma è piantata nel fondovalle e sia nel 1998 tronco-conica piuttosto disforme, talche nel 1999 le due varietà raggiunge- volta allungata altre breve. Il colore di vano il 75% della totalità dei nuovi im- fondo alla raccolta è verde e il sovraccolore rosso striato nelle zone di piapianti (Weis, 1999). nura fatica ad estendersi oltre il 50% della superficie, in particolare se i frutDescrizione della cultivar ti non sono ben esposti al sole; talvolLa Braeburn è di origine neozelan- ta la sovraccolorazione dei frutti vira dese; deriva da un semenzale origina- al rosso cupo e diventa quindi poco attosi per libera impollinazione della traente. La polpa, di colore bianco, è cultivar locale Lady Hamilton e sele- croccante e succosa; di tessitura fine, zionato da O. Moran nel lontano 1952. presenta un sapore molto gradevole, L’albero è debole e compatto, so- con buon equilibrio tra zuccheri e aciprattutto se non presenta un buon dità. I frutti sono profumati ed edibili stato sanitario. In vivaio ramifica ab- appena raccolti. La conservabilità e la bondantemente, formando getti resistenza alle manipolazioni sono piuttosto esili che porteranno rapida- molto buone; i frutti sono però sensiL ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 39/99 69 Speciale Melo bili alla butteratura amara, che può essere presente già in campo (soprattutto nei primi anni). I tipi di Braeburn possono essere suddivisi in tre categorie (Stainer, 1997; Bradelwater e Unterthurner M., 1998): ■ Braeburn standard (foto 1): presente negli impianti più datati, è in genere affetta da numerose virosi (CLP, SP, Ring Russet) che causano uno scarso e disforme accrescimento, foglie piccole, molto accartocciate, di brutto aspetto e frutti di medie dimensioni; la capacità produttiva è buona e la colorazione in pianura raggiunge il 40-50% di estensione; neces- Foto 2 - Il mutante rosso Hillwell sita di 3-4 stacchi; getto del Mipa-Regioni «Liste di orien■ Braeburn virus-esente: clone Brillard ottenuto in Nuova Zelanda, clone tamento varietale dei fruttiferi». Braeburn v.e. 6315 ottenuto in Francia dall’Inra e dal Ctifl e Braeburn ti- Tecnica di coltivazione po Schneider; in tutti e tre i cloni risa- della Braeburn nel veronese nati vi è un incremento della vigoria L’obiettivo prioritario da perseguire della pianta del 20-30%, le foglie si presentano di miglior aspetto, solo in un frutteto di Braeburn in pianura è lievemente accartocciate e i frutti leg- quello di ottenere frutti con un sovracgermente più allungati; la colorazione colore brillante, omogeneo e ben estedi tipo striato è sostanzialmente simi- so. Ciò deve essere tenuto presente in tutte le scelte tecniche: dalla localizzale al tipo classico non virus-esente; ■ mutanti: sono già numerosi i mutanzione dell’impianto, in zone particolarti selezionati da Braeburn (Hillwell, mente vocate, alla colorazione dei Redburn, Turner, Frazier, Braebrite, frutti (terreni caldi, drenanti, ricchi di Mariri, Joburn, Aroa, Mahana e altri) scheletro, ben esposti), alla sua proe, come è accaduto recentemente con gettazione (scelte di clone, portinneGala e Fuji, ciò crea incertezza nel sto, tipo di piante, sesti d’impianto, frutticoltore al momento della scelta orientamento delle file, reti antigrandel «più colorato». Generalmente deri- dine) e alle tecniche di coltivazione vano da mutazioni gemmarie sponta- (cure all’impianto, allevamento, difenee e presentano un certo grado di re- sa). Molte pratiche agronomiche adotgressione del colore verso la tonalità tate nel veronese non differiscono sooriginaria della Braeburn standard, so- stanzialmente da quelle relative alla prattutto se non viene mantenuto un coltivazione della ben più nota Golden lavoro di attenta selezione vivaistica. Delicious e scopo della presente nota Solo del clone rosso neozelandese è di riportare le specifiche esigenze di Hillwell (foto 2) si conosce bene il questa cultivar al fine di ottenere un comportamento nel veronese, dato prodotto di elevata qualità e quindi di che da tempo è presente nei campi più facile commercializzazione. collezione dell’Istituto sperimentale di frutticoltura della Provincia di Verona: Tipologia d’impianto il sovraccolore si estende su oltre il 70L’aumento della densità di pianta80% della superficie dei frutti che colo- gione a 3.000 piante/ha nei nuovi merano sufficientemente anche se sono leti è ormai una pratica diffusa nel posti in posizione ombreggiata (è un veronese e trova nella Braeburn una tipo di sovraccolore più slavato e più delle varietà che meglio rispondono cupo, che talvolta rende la mela «me- all’infittimento. In una sperimentano tipica»); altre differenze dalla Brae- zione decennale di confronto tra imburn standard sono una maturazione pianti intensivi e superintensivi effetanticipata di circa 1 settimana e la pos- tuata a Laimburg su Braeburn, Royal sibilità di raccogliere nel primo stacco Gala ed Elstar, con 13.000, 6.000 e anche il 40% della produzione. Per 4.000 piante/ha, Braeburn è risultata contro il tempo utile per la raccolta è l’unica varietà dove l’impianto più fitpiù limitato e così pure la conservabi- to ha ottenuto una produzione cumulità. È il clone consigliato per le zone lata quasi doppia rispetto all’intermedella pianura Padano-Veneta dal Pro- dio senza significative differenze di 70 L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 39/99 peso dei frutti, anche se presentavano una discreta riduzione del sovraccolore (54% contro 63%) (Mantinger et al., 1999). La scelta più difficile è stabilire un sesto d’impianto equilibrato che non deprima la colorazione dei frutti ed estrinsechi le notevoli possibilità produttive di Braeburn. Bisogna quindi evitare le file binate, l’eccessivo infittimento, la disposizione est-ovest delle file, l’impiego di portinnesti vigorosi che hanno mostrato anche produzioni inferiori e maggior presenza di butteratura (Stainer et al., 1994). Si deve tener presente se si tratta di un reimpianto o di un nuovo impianto su terreno vergine; infatti nel primo caso, il più frequente, si può variare tra le 3.300 e le 4.000 piante/ha, che corrispondono a sesti di 3,53,8×0,7-0,8 m, mentre nel secondo caso si dovrebbe stare intorno alle 3.000 piante/ha (con sesti di 3,8-4×0,8-1 m). Esempi di reimpianti più fitti sono presenti nel veronese, ma la loro buona conduzione è condizionata dall’impiego di una tecnica sofisticata non attuabile dalla maggioranza dei frutticoltori (Bassi e Ferraro, 1997). In tutte le tipologie di impianto descritte sono da preferire portinnesti clonali di M9 o M9-simili; oggi il più utilizzato nel veronese è la selezione clonale olandese Nakb T 337. Una particolare attenzione deve essere prestata al momento dell’impianto poiché Braeburn si è dimostrata molto sensibile allo shock da trapianto (Stainer e Giuliani, l. c.) Per evitare morie, talvolta molto consistenti, è buona pratica lasciare a bagno diverse ore le piante prima della messa a dimora oppure fare gli impianti molto presto (febbraio) o in autunno. Inoltre si raccomanda di dare moltissima acqua in post-trapianto, più di quella normalmente fornita alle altre cultivar. Nonostante queste cure è possibile riscontrare fallanze (foto 3) e fenomeni di ritardo nel risveglio vegetativo e nella fioritura, con notevoli differenze tra piante del medesimo impianto (foto 4). Superato lo stress da impianto le piante si riequilibrano e negli anni successivi anche i tempi delle fasi fenologiche si uniformano. Potatura e diradamento Braeburn non ha problemi nell’emissione di rami anticipati in vivaio e successivamente di branchette, che presentano un angolo di inserzione ben aperto e una buona predisposizione al- Speciale Melo Foto 3 - Le fallanze per shock da trapianto sono più frequenti rispetto alle altre cultivar 5 Foto 4 - Lo stress da trapianto può provocare sfasamenti delle fasi fenologiche Foto 5 - La presenza di numerose lamburde favorisce una rapida messa a frutto e una costante produttività 6 la rapida messa a frutto (foto 5). È facile quindi disporre di piante preformate con numerosi rami anticipati. Potatura di allevamento. Dopo la messa a dimora si limita alla eliminazione dei rami vigorosi o con angolo di inserzione troppo stretto, che andrebbero in concorrenza con la cima. Inoltre nei ristoppi o in terreni con scarsa fertilità la cima e i rami laterali più deboli vengono leggermente raccorciati al fine di favorire il rinnovo vegetativo e il contenimento delle gemme a fiore. Negli impianti su terreni fertili, invece, si applica la tecnica della «tutta cima» o la piegatura della stessa, da eseguirsi al momento dell’impianto (per qual- che mese disposta verso sud e successivamente, quando sono presenti alcuni getti, ripiegata a nord). Per favorire l’attecchimento e lo sviluppo dell’apparato radicale e aereo della pianta è buona pratica diradare i numerosi frutticini che allegano già al 1° anno, lasciandone al massimo 3-4 per pianta. Potatura di produzione. Inizia in pratica già al 2° anno, vista la precoce e abbondante predisposizione a fruttificare. Negli impianti di debole vigoria consiste nel raccorciare i rami misti per ridurre il numero di gemme a fiore e nello stesso tempo per stimolare il rinnovo vegetativo, come avviene nelle cultivar spur. Al contrario negli im- Foto 6 - La fioritura di Braeburn è precoce e abbondante pianti più vigorosi si deve potare con moderazione eliminando completamente i rami o le branchette troppo vigorose, soprattutto se sono situate nella parte più alta dell’asse centrale. È preferibile effettuare tale operazione «al verde» dopo l’allegagione e completarla in inverno. Per favorire l’esposizione dei frutti e quindi la colorazione si effettua una leggera potatura verde alla fine di agosto. Diradamento. Braeburn è una varietà produttiva, ma non soggetta alL ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 39/99 71 Speciale Melo 7 8 9 Foto 7 - Negli impianti di Braeburn bisogna ottenere la maggior produzione possibile, per evitare l’insorgere della butteratura amara, che mantenga anche una pezzatura commerciabile Foto 8 - Impianto di Braeburn alla 1a foglia. Per favorire un buon attecchimento si consiglia di produrre solo 3-4 frutti per pianta Foto 9 - Reimpianto di Braeburn alla 2a foglia con circa 5 kg per pianta Foto 10 - Impianto di Braeburn alla 2a foglia su terreno vergine. Si possono raggiungere anche 10 kg per pianta l’alternanza di produzione. La fioritura, in genere abbondante (foto 6), è molto precoce e quindi più a rischio di danni da gelate tardive. Spesso inoltre si sono notate cascole naturali di fiori e frutticini che riducono il notevole potenziale produttivo (Stainer, l.c.). Bisogna ottenere la maggior produzione possibile, per evitare l’insorgere della butteratura amara, che 72 L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 39/99 10 mantenga anche una pezzatura commerciabile (foto 7). Queste considerazioni rendono il melicoltore veronese prudente quando deve diradare Braeburn, soprattutto nei primi anni e in genere si preferisce effettuare tale pratica manualmente. Eventualmente ci si può limitare a un solo diradamento chimico con 50 g/hl di Sevin e 100 cc/hl di olio bianco effettuato tardivamente, quando i frutticini centrali misurano 12-14 mm. Da segnalare come in altri Paesi, ad esempio Nuova Zelanda e Francia, il diradamento chimico sia una pratica ritenuta indispensabile e che fa parte della routine con l’applicazione di 2 o 3 trattamenti. In Nuova Zelanda infatti si consiglia l’impiego di NAA in fioritura, seguito da 1 o 2 trattamenti di Sevin a 15 e a 22 giorni dalla fioritura; in Francia viene consigliato un doppio trattamento a caduta petali con NAD, seguito da NAA quando i frutticini centrali sui rami di 2 anni misura- no 11 mm di diametro (Trillot e Masseron, 1995). Con le modalità di coltivazione descritte per il veronese è possibile ottenere qualche frutto per pianta l’anno di impianto (foto 8), ma già al 2° anno si raggiungono mediamente 5 kg/pianta (foto 9) con punte fino a 10 kg (foto 10) e dal 3° anno, una volta raggiunto un equilibrato sviluppo vegeto-produttivo, si ottengono produzioni costanti di 12-18 kg/pianta a seconda dei sesti impiegati e dell’età dell’impianto (foto 11 e 12). Difesa dai parassiti e controllo delle fisiopatie La difesa di Braeburn dai parassiti non differisce sostanzialmente da quella attuata nel veronese su altre varietà tradizionali; molta attenzione deve essere prestata al fine di mantenere un giusto equilibrio del rapporto foglie/frutti e quindi l’integrità dell’apparato fogliare, dato lo scarso accresci- Speciale Melo 11 13 12 14 17 Foto 11 - Impianto di Braeburn alla 3a foglia con una dozzina di chili per pianta Foto 12 - Impianto di Braeburn al 10° anno. Si possono raggiungere anche 18-20 kg per pianta 16 mento vegetativo e la presenza di foglie piccole e accartocciate (particolarmente in piante virosate e nei ristoppi). Ciò non è sempre facile, soprattutto se non si riesce a controllare efficacemente lo sviluppo di parassiti (foto 13) che possono limitare l’efficienza fotosintetica, quali acari, minatori ed eriofidi (foto 14), oltre agli usuali parassiti fungini (ticchiolatura e oidio). Foto 13 - La qualità dei frutti di Braeburn è compromessa da un apparato fogliare poco efficiente a causa di attacchi parassitari Foto 14 - Germoglio di Braeburn infestato da eriofidi. Le foglie diventano bronzate con stentato sviluppo Foto 15 e 16 - Le infezioni di Nectria galligena si manifestano con cancri sul legno che, se non sono curati, causano la morte della pianta Foto 17 - Braeburn è sensibile alle scottature da sole 15 Bisogna prevedere una difesa specifica contro la Nectria galligena, molto aggressiva su Braeburn, che procura cancri sul legno (foto 15) che possono arrivare a provocare la morte della pianta (foto 16). Si devono prevedere 2-3 trattamenti in post-raccolta e 2 primaverili prima della fioritura con prodotti rameici. Inoltre in questi ultimi anni sta prevalendo una linea di difesa primaverile ed estiva contro la ticchiolatura (ammessa nel regolamento Cee 2078) che prevede l’uso di ditianon e/o diclofluanide, principi attivi che presentano un’azione secondaria su nectria ed eriofidi (limitatamente alla diclofluanide). Il tutto deve essere accompagnato durante l’inverno da un’attenta pulizia delle parti colpite dai cancri rameali, in modo da ridurre l’inoculo, evitando con la potatura i tagli troppo grossi o la tecnica dello «strappo». In caso di grandine, così presente nel veronese, è consigliata l’immediata applicazione di sali di rame. Meglio sarebbe difendersi da questa avversità con la predisposizione di reti, in grado di limitare anche i danni da scottatute da sole (foto 17); tra i diversi tipi di rete si stanno confrontando (soprattutto in termini di durata) le tradizionali nere con altre bianche o grigie che deprimono in minor misura L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 39/99 73 Speciale Melo la colorazione dei frutti. Da segnalare che in questi ultimi anni si è intensificato il fenomeno delle fioriture secondarie (foto 18) causate da diversi stress a cui è sottoposta la pianta: squilibri idrici, grandine, presenza di cancri. Ciò può comportare un aumento delle possibilità infezioni di Erwinia amylovora. I frutti di Braeburn, parimenti alle Delicious rosse, sono particolarmente soggetti alla butteratura amara (foto 19), causata da una scarsa presenza del calcio nel frutto e da valori elevati del rapporto K/Ca. Tale fisiopatia è particolarmente presente nei giovani impianti, in quelli squilibrati per eccessiva crescita vegetativa, nei frutteti scarichi in seguito a energiche potature, e si presenta soprattutto nei frutti con diametro superiore a 75 mm (Westercamp e Saint-Hilary, 1993). Per limitare la naturale predisposizione di questa varietà alla butteratura, nel veronese sono consigliati trattamenti con formulati di calcio a rapido assorbimento, quali chelati o umati, a partire dall’allegagione e fino a metà maggio; successivamente si preferiscono prodotti più economici, quali cloruro di calcio in scaglie (da impiegarsi da solo) o in formulati commerciali (miscelabili con altri fitofarmaci). I trattamenti hanno cadenza di 8-10 giorni. In questi ultimi anni sono state fatte positive esperienze con la somministrazione aggiuntiva di 60-80 kg/ha di cloruro di calcio al terreno lungo la fila per via liquida o solida (prima di una pioggia o di una irrigazione), somministrati 1-2 volte tra maggio e giugno (Cossio et al., 1991). Queste pratiche specifiche devono essere affiancate a quelle più tradizionali che hanno anche un effetto positivo sulla colorazione dei frutti, quali un’accorta irrigazione, un uso limitato dei concimi, soprattutto azotati, il controllo di microcarenze, facilmente presenti in terreni con pH alcalini o sub-alcalini tipici del veronese. Raccolta e conservazione Il momento ottimale per la raccolta nella pianura veneta è poco dopo la metà di settembre per i cloni rossi tipo Hillwell e una settimana più tardi per quelli standard. La finestra di raccolta dei cloni più rossi è in genere più stretta. La maturazione dei frutti è scalare e sono necessari almeno due stacchi; l’indice di raccolta principale è il colore di fondo, che deve virare dal verde opaco a un verde più brillante e chiaro. Il problema, soprattutto nei tipi standard, è il raggiungimento contemporaneo di un sovraccolore accettabile sul 3040% della buccia. Se si deve attendere eccessivamente per ottenerlo, il 74 L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 39/99 18 19 Foto 18 - In questi ultimi anni si sono intensificate le fioriture secondarie che aumentano le possibilità di infezioni di Erwinia amylovora Foto 19 - Braeburn è sensibile alla butteratura amara, che può manifestarsi già in campo colore di fondo vira verso il giallo e in questo caso la conservabilità viene compromessa: il frutto diventa rapidamente farinoso ed è soggetto, se conservato, all’imbrunimento interno. Oltre al colore di fondo ci si può avvalere di altri indici per definire il momento ottimale per la raccolta: amido variabile tra 2,5 e 3,5 (in una scala 1-5), grado rifrattometrico 12 °Brix, acidità 5,5- 6 g/l e durezza 8-9 kg/cm2 (puntale da 11 mm) (Pratella, 1995; Werth, 1995). Le prime esperienze di conservabilità sulle contenute produzioni veronesi hanno mostrato che, se raccolta al momento opportuno e senza presenza di butteratura, Braeburn è una varietà che si adatta bene alle lunghe conservazioni (fino a 5-6 mesi con la sola frigoconservazione e fino a 8-9 mesi in atmosfera controllata). Anche la shelf life dopo entrambi i tipi di conservazione è risultata ottima. Le condizioni ottimali per la conservazione in atmosfera controllata sono concordemente fissate in temperature di 0,5-1 °C (non scendere sotto 0 °C), 1,5% di O2, 1-1,5% di CO2 con umidità del 90-95% (Pratella, l. c.; Werth, l. c.). Braeburn è in generale poco sensibile al riscaldo, a eccezione di partite raccolte troppo anticipatamente e conservate a lungo; in questi casi può essere utile effettuare un trattamento specifico. È invece sensibile alla butteratura amara e alla plara e in certe annate favorevoli allo sviluppo di tali fisiopatie la percentuale di frutti colpiti può raggiungere il 2030%; fondamentali quindi i già ricordati trattamenti in campo a base di calcio e un’attenta regimazione dell’irrigazione. Altri inconvenienti, come la presenza di caverne e imbrunimenti interni o spaccature della pol- pa, possono essere controllati mantenendo la CO2 durante la conservazione inferiore all’1,5%. Conclusioni Braeburn è una varietà che può essere coltivata in pianura, anche se solo negli ambienti più vocati e con le tecniche più appropriate per ottenere frutti ben colorati. La sua coltivazione non è facile come quella di Golden Delicious, ma non rientra nemmeno tra le varietà difficili quali la Fuji. Vi sono incertezze relativamente all’accettazione del mercato interno, che in genere preferisce la mela dolce rispetto a quella acida o dolce-acida. Per motivi opposti è apprezzata e ben pagata dai mercati nordici, tanto che in questi ultimi anni risulta assieme alla Gala la cultivar che permette di ottenere la miglior redditività in una zona melicola importante come l’Alto Adige. La necessità di trovare delle alternative valide alla Golden e alla Red Delicious, di ampliare il calendario di raccolta per la difficoltà di reperire manodopera (che impedisce sempre più di concentrare la coltivazione su poche varietà), nonché di rinnovare la gamma delle varietà coltivate per soddisfare le richieste dei mercati, impone di prendere in considerazione anche questa varietà che, se ben coltivata con i cloni più colorati, può certamente contribuire al mantenimento della melicoltura della pianura veneta. 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