Documento scaricato dal sito: http://www.polimedicasanlanfranco.it/2012/?page_id=141 IL RUOLO ATTUALE DEL DRENAGGIO LINFATICO MANUALE Dr. Domenico Corda Responsabile Scientifico Nazionale per la Linfologia della S.I.F(Società Italiana di Flebologia) Segretario della Sezione di Studio e Terapia dell'Edema della S.I.M.F.E.R.(Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione) Docente di Fisioterapia Decongestiva Manuale Combinata Per decenni in Italia, spesso a torto, la cura del linfedema è stata identificata con il solo drenaggio linfatico manuale. Varie tecniche e metodiche sono state sviluppate da quando a fine 800 Winiwarter aveva messo a punto una prima rudimentale tecnica di drenaggio linfatico manuale. Emile Vodder, negli anni ’30, fu il primo a standardizzare una sua metodica. In quegli anni però le scarse tecnologie scientifiche e diagnostiche a disposizione hanno impedito un ulteriore sviluppo di tale metodica, priva quindi di conferme scientifico-strumentali. Il Prof. M. Foldi in Germania, partendo dal metodo Vodder, sviluppò una tecnica particolarmente studiata e adattata ai pazienti portatori di flebolinfedema e di linfedema in particolare. Dal canto suo il Prof. A. Leduc in Belgio mise a punto una metodica caratterizzata da manualità completamente diverse da quelle tedesche e ne studiò gli effetti sul riassorbimento linfatico e sul trasporto linfatico utilizzando la linfoscintigrafia. Questa tecnica diagnostica permetteva, e permette tuttora, di studiare le varie fasi dell’avanzamento della linfa anche durante il trattamento con drenaggio linfatico manuale, ad es. negli arti inferiori, dal piede fino alle stazioni linfonodali inguinali. Con la linfoscintigrafia si sono evidenziati gli effetti del drenaggio linfatico manuale sul passaggio della linfa attraverso gli spartiacque linfatici regionali, studiati anche dal Prof. J. Casley Smith; il superamento di queste barriere, ritenute fino allora insuperabili, si può ottenere mediante l’applicazione di manualità specifiche, messe a punto in maniera del tutto particolare da M. Foldi. I lavori di Leduc, Foldi, Casley Smith e Ferrandes non lasciano dubbi sul fatto che il drenaggio linfatico manuale agisca sulle strutture linfatiche favorendone il riassorbimento e la progressione della linfa. I lavori di Leduc, supportati anche da un gran numero di autopsie effettuate su cadaveri umani, dimostrano chiaramente che mediante il drenaggio linfatico manuale si riesce a portare la linfa da un territorio linfatico ad un altro limitrofo, ad es. da un arto inferiore all’ascella omolaterale, superando gli spartiacque linfatici di adiacenti territori anatomo-funzionali (nell’esempio attraverso la via axilloinguinale) e facendo progredire, per così dire, controcorrente e contro il flusso fisiologico, la linfa. Considerata quindi la validità funzionale del drenaggio linfatico manuale, dimostrata anche con tecniche strumentali riconosciute, standardizzate, ripetibili e quindi valide (linfoscintigrafia, ecografia ad alta risoluzione, etc.) resta da considerare se da sola questa tecnica risulta sufficiente terapia per l’edema e per il linfedema in particolare. Negli anni 1999- 2001, nel nostro Centro, avviammo uno studio sul trattamento di pazienti portatori di linfedema dal 3° al 5° stadio, secondo la stadiazione clinica di Brunner. Questi pazienti sono stati trattati prima con solo drenaggio linfatico manuale (come da prescrizione medica), quindi con fisioterapia decongestiva manuale combinata (terapia in linea con la più conosciuta fisioterapia decongestiva complessa di Foldi), dopo nostra attenta valutazione e prescrizione. I dati dello studio li abbiamo comunicati in occasione del Congresso Nazionale Simfer del 2001 e del Congresso Mondiale di Linfologia dello stesso anno. Tra tutti i pazienti reclutati, quelli con stadio clinico IV che avevano accettato di sottoporsi dopo il ciclo di drenaggio linfatico manuale ad un ulteriore ciclo di trattamento combinato, effettuato manu medica dallo stesso fisiatra, sono stati circa una trentina. Pur non essendo un numero in assoluto molto elevato, pur tuttavia hanno rappresentato un numero sufficiente di casi essendo stati trattati in maniera continuata sempre dallo stesso medico, con gli stessi materiali e nella stessa sede; essa rappresenta quindi una statistica che si riferisce ad una metodica effettuata sempre e solo dallo stesso operatore, il Dr. D. Corda, che durante il trattamento Documento scaricato dal sito: http://www.polimedicasanlanfranco.it/2012/?page_id=141 manuale effettuava contemporaneamente e quotidianamente valutazioni cliniche accurate. Le tabelle dei risultati sono state pubblicate in Europa Medicophysica, Giornale Ufficiale della Federazione Europea e della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione, (Vol. 37, Suppl. 1, n°3 - Sept. 2001). Ogni paziente ha rappresentato in questo studio il caso ed il controllo di se stesso, eliminando in questo modo tutti gli eventuali bias legati al campionamento di due gruppi differenti di pazienti; è impossibile, infatti, creare due gruppi omogenei di pazienti portatori di linfedema, dal momento che le variabili cliniche sono tantissime e impossibili da controllare: eziopatogenesi del linfedema, primario o secondario, tempo di esordio, grado evolutivo della fibrosi, episodi linfangitici in anamnesi, differente intervento chirurgico di resezione e di linfoadenectomia per i linfedemi secondari oncologici, presenza di eventuali vie collaterali ed anastomotiche, etc.etc. In breve, in termini di riduzione del volume degli arti, i risultati ottenuti mediante il ciclo di trattamento con solo drenaggio linfatico manuale erano completamente privi di significatività statistica rispetto ai risultati ottenuti mediante il ciclo di trattamento con fisioterapia decongestiva manuale combinata. Basandoci sulla nostra esperienza ci sentiamo quindi di consigliare cicli di solo drenaggio linfatico manuale esclusivamente per i linfedemi negli stadi più iniziali (stadio I), sempre in associazione al tutore elastocontenitivo e sempre all’interno di un progetto riabilitativo personalizzato, appropriato e costantemente aggiornato. Ciononostante, bisogna affermare che il drenaggio linfatico manuale resta un pilastro fondamentale della terapia manuale combinata. Nella preparazione delle stazioni linfonodali (quando presenti), nella preparazione e nell’apertura degli spartiacque linfatici regionali, nel convogliamento della linfa dalla radice dell’arto (dove solitamente viene concentrata dal bendaggio) al territorio limitrofo libero da edema, il drenaggio linfatico manuale trova ancora oggi le sue indicazioni più importanti nel trattamento del linfedema, soprattutto quando questo è caratterizzato dall’assenza importante di flusso linfatico a livello della stazione linfoghiandolare territorio-competente. Ribadita l’importanza e le indicazioni del drenaggio linfatico manuale, va pure detto che vanno smentite alcune regole inerenti l’applicazione dello stesso, ritenute fino ad oggi fondamentali per non dire assolute. La frequenza delle manualità, il numero dei passaggi manuali, il ritmo, la pressione superficiale di soli 5-10 mmHg, non vanno più considerate come regole assolute. Queste regole, in effetti, sono valide quando si tratta un sistema linfatico normale, perfettamente funzionante. In un linfedema di 3°- 4° o 5° stadio, con un grado avanzato di fibrosi, il sistema linfatico non può essere trattato come se fosse normale, soprattutto quando proprio le alterazioni di esso sono causa dell’edema (linfedema meccanico, secondo Foldi). Tutto il trattamento manuale, e quindi anche il drenaggio linfatico manuale, deve essere personalizzato con riferimento alle condizioni cliniche dei tessuti colpiti dall’edema. L’unica guida nel nostro lavoro sono le nostre mani. La valutazione clinica ispettiva e soprattutto la valutazione palpatoria, effettuata da mani esperte che quotidianamente entrano in contatto con i tessuti dei pazienti, è l’unica in grado di guidare direzioni, pressioni, frequenza e tipologia di manualità. Resterebbe da considerare, infine, quale tecnica, tra quelle proposte da Vodder, Foldi, Leduc, Casley Smith etc, sarebbe la migliore per il trattamento del paziente con linfedema. Conoscendole tutte, e utilizzandole comunemente e contemporaneamente in uno stesso paziente, resta difficile preferirne una sola, anche perché da tutte si possono trarre utili ausili nelle situazioni più disparate e complicate. Ai nostri allievi quindi, nei corsi di riabilitazione flebolinfologica, trasmettiamo tutta la nostra esperienza che esula dal rigido schematismo di una tecnica ben definita. Detto questo è doveroso ricordare che anche alcune delle manualità del massaggio più tradizionale, effettuate sempre in senso drenante e senza sfregamento della cute, si rendono spesso utili in pazienti con linfedema laddove esistano placche fibrotiche più resistenti. Bibliografia Documento scaricato dal sito: http://www.polimedicasanlanfranco.it/2012/?page_id=141 Casley-Smith J. e J.R., Modern Treatment for Lymphoedema, L.A.A. ed., Adelaide(Aus)1997. Corda D., Buffoni A., Lisitano G., Monticone M., Moschi A, Valutazione dei risultati in un gruppo di pazienti affetti da linfedema degli arti sottoposti ad un primo ciclo di monoterapia con DLM e successivamente ad un ciclo di terapia fisico-riabilitativa combinata, in Europa Medicophysica, Vol. 37, Suppl.1 to issue n°3, September 2001. Foldi E., Foldi M., Weissleder A., Conservative treatment of lymphoedema of the extremities, Angiology 25, 470-83,1974. Foldi M., Kubik S., Lehrbuch der Lymphologie, G. Fischer Ed. Stuttgart, Jena, NewYork 1993. Franzeck U., Spiegel I., Fischer M. et al., Combined physical therapy forlymphedema evaluated by fluorescence microlymphographyand lymph capillarymeasurements, J Vasc Res 34: 306-311, 1997. 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