CHIGIANA Unico Settimana 2011 OK
23-06-2011
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plemento di 600.000 ducati, i Gesuiti un sostegno di 20.000 talleri,
mentre il papa non dovette mai riconoscere il regno dei protestanti).
Anche con la rappresentazione della Fede ne’ tradimenti, non
solo sotto il profilo prettamente operistico, l’ancora inesperta corte
prussiana si espose ad insidie diplomatiche. Ma ad un primo sguardo la scelta del soggetto poté pur sempre suggerire, a osservatori
nazionali e stranieri, integrità e dignità di fiducia. Titolo, personaggi (due re insieme alle loro regali sorelle) e soggetto storico-ispanico potrebbero urtare a Vienna orecchie ben disposte: anche indiretti
riferimenti a tematiche moresche (nel 1699 era appena terminata la
Grande guerra turca contro gli Ottomani). Naturalmente, nel 1701 il
Regno di Navarra non esisteva più da molto tempo, ma nel perfidosciocco Garzia si poteva configurare un precursore di quel nonno di
Luigi XIV che abdicò da Principe di Navarra per diventare re Enrico IV di Francia. Ma chi era dunque Fernando di Castiglia, l’avversario di Garzia, quel cavaliere ‘incatenato’ dalle grandi parole e
dalle mancate azioni?
Anche il compositore di quest’opera, contrariamente all’uso
dell’epoca citato esplicitamente sul frontespizio, era allora un incidente internazionale in persona. A ventidue anni il bolognese Attilio Ariosti era entrato in un ordine religioso, e abbastanza presto,
su permesso dei superiori, aveva accettato l’incarico di musicista
presso il duca di Mantova. Con questa mansione aveva raggiunto
Berlino alla fine del 1697, dove nei successivi sei anni fu attivo
come «maître de musique» della colta principessa elettrice di Brandeburgo e più tardi regina di Prussia Sophie-Charlotte di Hannover.
Nelle rappresentazioni teatrali private che vi si svolgevano veniva
pagato assai bene. Inoltre si faceva ritrarre in vesti sontuose e in
nobili pose – un onore allora insolito per un musicista (per di più
relativamente sconosciuto, che deteneva solo la posizione poco prestigiosa di «insegnante di musica» reale), e quindi una provocazione. Fin dall’inizio, la Curia romana aveva tentato di mandare all’aria il soggiorno del monaco Ariosti presso la corte protestante di
Berlino. Il padre generale del suo ordine lo aveva ripetutamente
richiamato a Bologna, e dopo lunghe disquisizioni diplomatiche
Sophie-Charlotte riuscì a differire la sua partenza fino all’ottobre
del 1703. Ma a Berlino Ariosti si era effettivamente occupato di
musica? In quel tempo, musicisti quali agenti politici non erano
insoliti (proprio Agostino Steffani, attivo alla corte di Sophie-Charlotte a Hannover, città natale di lei, ne è un formidabile esempio).
Anche a Berlino Ariosti era pur sempre ufficialmente al servizio
del duca di Mantova – nella Guerra di successione spagnola un
fedele alleato della Francia. E in fondo la partenza forzata da Berlino non dovette condurre Ariosti al suo convento di Bologna, ma
alla corte di Vienna, dove fu nominato ufficialmente agente genera-