A Alberto Bernardino Mariantoni La memoria della realtà Le leggi razziali fasciste del Prefazione di Augusto Sinagra Copyright © MMXIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: giugno Indice Prefazione di Augusto Sinagra Capitolo I I fatti prima delle chiacchiere .. I testi di quelle leggi, – .. Sappiamo tutto su quelle leggi?, – .. Nulla nasce dal nulla, – .. Il “razzismo” del Fascismo, – .. Interpretazioni a proposito di quelle Leggi, . Capitolo II Come mai, allora, le « Leggi razziali » fasciste? .. Come mai, allora, le « Leggi razziali » fasciste?, – .. La Guerra di Spagna (–), – .. I motivi che spinsero Mussolini ad interessarsi della Guerra di Spagna, – .. L’inevitabile intervento italiano, – .. Il peso dei supporti militari e logistici internazionali, – .. Il fenomeno delle Brigate Internazionali, – .. Gli Agenti del Komintern, – .. Che cosa erano e quante erano quelle Brigate, . Capitolo III Una parentesi per risituare l’intera problematica nel suo contesto .. Gli antifascisti italiani in Spagna, – ... La « Colonna Rosselli », – ... La « Centuria Gastone Sozzi », – ... Il « Gruppo Picelli », – ... Il « Batallón de la Muerte », – ... Il « Battaglione Garibaldi », – .. La reale Battaglia di Gadalajara, – .. Le forze repubblicane in campo, – .. Come andò realmente, – .. La smobilitazione, . Capitolo IV Il fenomeno giudaita internazionale in Spagna .. I Giudaiti, – .. Quanti Giudaiti affluirono nella Penisola iberica?, – .. I Giudaiti comunisti, – .. I Giudaiti comunisti nella La memoria della realtà Guerra di Spagna, – .. I piloti giudaiti internazionali dalla parte dei repubblicani spagnoli., . Capitolo V Nomi, gradi e responsabilità militari dei Giudaiti delle Brigate Internazionali .. Il Comando generale delle B.I. di Albacete, – .. XI Brigata Internazionale, – .. XII Brigata Internazionale, – .. XIII Brigata Internazionale, – .. XIV Brigata Internazionale, – .. XV Brigata Internazionale, – .. Unità aggregate o associate alla XV Brigata Internazionale, – .. Artiglieria Brigatista , – .. Altre Formazioni militari e paramilitari internazionali, – .. Altri Giudaiti brigatisti, – .. I Giudaiti della Stampa internazionale in Spagna, – .. I traduttori e traduttrici delle B.I. , – .. I Giudaiti dei Servizi medici e sanitari brigatisti, – .. Qualche curiosità sui Giudaiti in Spagna, – .. I Giudaiti italiani, . Capitolo VI La reazione di Mussolini e del Governo di Roma .. La reazione di Mussolini e del Governo di Roma, – .. Le prove a proposito di quella reazione, – .. Stalin, « l’anti–razzista » (la reazione del capo del Kremlino nei confronti del medesimo fenomeno), – .. L’altra « faccia » della medesima reazione, – .. Una retrospettiva storica istruttiva, – .. Il sospetto di un « complotto mondiale », . Capitolo VII Un eloquente « giro d’orizzonte » corredato da nomi, cariche e responsabilità .. I Giudaiti e la Rivoluzione bolscevica, – .. I Giudaiti nell’apparato sovietico, – .. Medesima constatazione fuori dell’URSS, – Lega di Spartakus, – Movimento insurrezionale filo–bolscevico bavarese, – Repubblica Ungherese dei Consigli, – Partito Comunista Austriaco, – Partito Comunista Tedesco, – Partito Comunista Polacco, – Partito Comunista Ungherese, – Partito Comunista Iugoslavo, – Partito Comunista di Romania, – Partito Comunista francese, – Partito Comunista Svizzero, – Altri Partiti Comunisti europei, – I due Partiti Comunisti Statunitensi, – .. Altri Partiti Comunisti e Socialisti nel mondo, . Indice Capitolo VIII Ancora altri nomi e cognomi .. I Giudaiti terroristi e killers politici, – .. I Giudaiti nel “campo capitalista”, – .. Influenza giudaita in Germania e Austria (), – .. La lobby giudaita internazionale contro la Germania, – .. La Stampa giudaita USA contro l’Italia, – .. I Giudaiti nel Governo e dintorni, in Francia, – .. I Giudaiti nel Governo e dintorni in Gran Bretagna, – .. I Giudaiti in altri Paesi europei, – .. I Giudaiti in altri Paesi del mondo, – .. I Giudaiti nel Governo e dintorni negli Stati Uniti d’America, – .. Per quanto riguardava l’Italia, . Capitolo IX Quesiti e riflessioni .. Come avrebbe reagito il lettore nel medesimo contesto?, – .. Avrebbe potuto essere altrimenti?, – .. Dichiarazione sulla razza, – .. Analisi del testo di quella Dichiarazione, – .. Rileggiamo i dettagli di quelle Leggi, – ... Ebrei di cittadinanza italiana, – ... Discriminazione fra gli ebrei di cittadinanza italiana, – .. Gli altri ebrei, – .. Nonostante le sue “Leggi razziali”, come si comportò il Regime fascista nei confronti dei Giudaiti?, . Capitolo X I campi italiani per i Giudaiti .. -: I “lager” italiani per giudaiti, – .. In casi simili o comparabili: come si comportarono gli “altri”?, – .. Israele, anche se nel non esisteva ancora come Stato, – .. Vediamo come si comportarono i francesi, – .. I responsabili del Governo britannico: i campi di concentramento britannici per tedeschi, italiani e giapponesi, – .. I responsabili del Governo degli Stati Uniti d’America: i campi di concentramento USA per tedeschi, italiani e giapponesi, – .. I campi di concentramento USA per arabi, simpatizzanti dell’Asse e per i neutrali Aleut. Le Guantanamo e gli Abu Ghraib dell’epoca, – .. Per i cittadini del proprio Paese: come mai due pesi e due misure?, . Capitolo XI I primi due errori dei fascisti con le loro “leggi razziali” .. Il primo errore che i Fascisti commisero con le loro “Leggi razziali”, – .. Come si comportò l’URSS, con una larga parte dei suoi La memoria della realtà cittadini?, – .. Come si comportarono, in casi analoghi, i responsabili del Governo francese?, – .. Come si comportarono, in casi analoghi, i responsabili del Governo di Sua Maestà britannica?, – .. Come si comportò, in casi analoghi, il Presidente degli Stati Uniti d’America?, – .. Il secondo errore che i Fascisti commisero, . Capitolo XII Cerchiamo di comprendere .. La favola del “Giudaita = popolo, nazione e razza “a parte”, – .. Da dove scaturisce quella favola?, – .. La trama di quella favola, – .. Gli effettivi responsabili dell’origine, della diffusione e della perpetuazione di quella favola, – I Giudaiti medesimi, – Un certo numero di autori dell’Antichità classica, – Il filosofo Giustino ed alcune iniziali Comunità di Cristiani, – I teorici dell’anti-giudaismo cristiano e della “teologia della sostituzione”, – .. La parte di responsabilità della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, come istituzione temporale, – .. La frazione di responsabilità dell’Islam, come religione e come Comunità di credenti (Ummah), – Islam come religione, – Islam come Comunità di credenti o Ummah, – .. Il Re dei Franchi, Carlo Magno, . Capitolo XIII Altri responsabili e complici della medesima favola .. A chi sono imputabili altre frazioni di responsabilità?, – .. Altri responsabili ancora, – .. La parte di responsabilità di certi antropologi giudaiti, – .. Altri scampoli di responsabilità e di complicità, – .. Gli Anti-giudaici ed Antisemti dell’allora impero zarista, – .. Che dire del Nabucco di Giuseppe Verdi?, – .. Gli antisemiti francesi o di lingua francese o influenti in Francia, – .. Gli antisemiti, antigiudaici e giudeofobi italiani, – .. I giudeofobi e gli antisemiti tedeschi ed austriaci, – .. Gli antisemiti di ispirazione religiosa, – .. Gli antisemiti pangermanici, – .. Gli antisemiti arianisti e pagano-mistici, – .. Gli antisemiti dell’Associazione Thule, – .. Gli antisemiti d’orientamento razzista, – .. Le responsabilità degli Alleati della prima guerra mondiale, – .. Altri responsabili ancora, – .. Altri responsabili e complici, – .. Altre frazioni di responsabilità, – .. Gli effettivi “beneficiari” della favola che conosciamo, . Indice Capitolo XIV Giudaiti = popolo, nazione e razza? .. Che ne pensano alcune importanti personalità di questa tradizione, – .. Che ci dice, in proposito, la tradizione religiosa e culturale del Giudaismo?, – .. Il terzo ed ultimo errore che i Fascisti commisero con le loro “Leggi razziali” del , – .. L’ha capito pure Sofri, . Conclusione Prefazione di Augusto Sinagra∗ È incontrovertibile storicamente e documentalmente che il Fascismo fin dalle sue origini nel con il “Manifesto” di Piazza San Sepolcro e fino al con la promulgazione delle sciagurate “leggi razziali”, non fu mai in nessuna delle sue manifestazioni, delle sue iniziative e delle sue dichiarazioni di principio, antisemita. Tutt’altro. Come ricorda con puntualità documentale l’Autore di questo importante volume (che alle espressioni correnti “ebrei” o “israeliti” o “giudei” preferisce usare l’espressione “giudaiti” per evidenziare il legame con il “giudaismo” fondamentalmente religioso o culturale o storico), « Il Novissimo Melzi » nella sua edizione del così si esprimeva: « Non esiste antisemitismo in Italia, e per il buon senso tradizionale degli italiani e per l’azione che la maggioranza degli ebrei praticanti ha svolto nell’ambito dei sentimenti nazionali ». Ancor di più la fascistissima « Enciclopedia Italiana Treccani », diretta dal filosofo Giovanni Gentile, nel , alla voce “Ebrei” al sottotitolo “Antropologia”, a p. del volume XXIII, così si esprimeva: « Occorre anzitutto affermare l’inesistenza di una pretesa razza o tipo ebraico, cioè l’inesistenza di un insieme di caratteri corporei limitati al popolo ebraico. Questo è costituito, in tutti i suoi diversi aggruppamenti, da mescolanze di razze o elementi diversi fra loro, ma che sono gli stessi elementi che contribuiscono alla formazione di altri gruppi etnici sia europei, sia extraeuropei. Gli ebrei né costituiscono una razza, né hanno caratteristiche proprie ». È interessante ricordare che la redazione della voce “Ebrei” per la « Enciclopedia Italiana Treccani » fu affidata da Giovanni Gentile all’ebreo Giorgio Levi Della Vida (uno degli professori universitari che non vollero giurare fedeltà al Regime). ∗ Professore Ordinario di Diritto dell’Unione europea nella Facoltà di Scienze Politiche nell’Università degli Studi “Sapienza” di Roma Prefazione L’Autore di questo volume ricorda, poi, quale fu la partecipazione di molti ebrei nella costituzione dei « Fasci italiani di Combattimento », o che parteciparono alla Marcia su Roma, o che ricoprirono la carica di Podestà anche di importanti municipalità; segnalando anche come le stime di Renzo De Felice parlano di . ebrei risultanti iscritti nel al Partito Nazionale Fascista. Così pure l’Autore ricorda quante personalità di rilievo delle Comunità ebraiche in Italia rivestirono cariche di particolare importanza nel Regime. Segue una pur sommaria elencazione — puntualmente documentata — di quali furono i provvedimenti del Fascismo in favore delle Comunità israelitiche in Italia e di quanta sintonia vi fosse tra il Governo fascista e la complessiva Comunità israelitica in Italia. Ciò detto, va precisato che una introduzione ad un volume non può costituire semplicemente una anticipazione dei contenuti di questo. Per altro aspetto, il lettore potrà constatare la fondatezza e la pertinenza di quanto esposto dall’Autore attraverso i numerosi richiami documentali e storici. Dopo la lunga e documentata esposizione delle emergenze, appunto, documentali e storiche (frutto dell’approfondita ricerca condotta dall’Autore) che inconfutabilmente confermano come nessuna traccia di antisemitismo fosse presente nel Fascismo e nel pensiero di Mussolini e dei Gerarchi del Regime, la questione fondamentale che ancora oggi dopo molti decenni aspetta una risposta, è il perché della improvvisa ed improvvida emanazione in Italia, nell’ottobre del , delle sventurate e sciagurate leggi razziali che costituiscono un macigno sulla storia e sull’azione del Fascismo in Italia, prestandosi peraltro come l’argomento più forte e più sicuro di condanna totale del Fascismo, indipendentemente da quanto di buono — e fu molto — esso avesse fatto in Italia e nel mondo nel contesto delle relazioni internazionali (soprattutto per quel che riguarda le ripetute proposte di Benito Mussolini di abolizione degli armamenti pesanti fino all’obiettivo finale del disarmo totale per scongiurare il pericolo di nuove guerre). È la risposta proposta dall’Autore alla detta questione fondamentale che costituisce l’essenza stessa di questo volume fondandone la sua straordinaria importanza sul piano della ricerca storica. Anche se sul piano documentale e storico molte cose erano già Prefazione conosciute (anche se sottaciute da storici palesemente partigiani), mai nessuno studio su tale fondamentale problema — se pur lo avesse affrontato obiettivamente — si era posto il problema di dare risposta alla domanda fondamentale: perché le cosiddette leggi razziali in Italia? La risposta a questa domanda non può essere quella proposta (o solo quella proposta) dal grande storico Renzo De Felice e da molti altri, e che cioè l’emanazione in Italia delle leggi razziali fu la necessaria conseguenza della alleanza dell’Italia fascista con la Germania nazista, per rendere più coerente e integrata tale alleanza anche sul piano di una comune politica razziale. Tale risposta non è convincente sia perché il « Patto d’acciaio » è successivo alla promulgazione delle leggi razziali e sia perché mancava ancora un anno alla deflagrazione del secondo conflitto mondiale avvenuta il ° di settembre del con l’invasione tedesca della Polonia e la contestuale spartizione di questa (è bene ricordarlo agli smemorati) tra la Germania e l’Unione Sovietica; guerra deflagrata per gli ottusi rifiuti opposti ad ogni soluzione possibile e pacifica di risolvere la questione della Città di Danzica la cui popolazione era nella misura del % tedesca e il rimanente % polacca. La risposta ipotizzata da Renzo De Felice (come anche quella che vorrebbe spiegare la introduzione delle leggi razziali come strumento per ridurre, se non impedire, il “madamato” dei soldati italiani in Africa, che appare incongruente poichè i provvedimenti legislativi del hanno riguardo solo agli ebrei e non anche ai nativi dell’Abissinia), e quelle differenti, proposte da una interminabile sequela, precedente e successiva, di falsi storici che di una consapevole e strumentale rappresentazione degli eventi della storia hanno fatto uno strumento di lotta politica partigiana, non trova fondamento anche e soprattutto per un diverso ordine di considerazioni: la incomparabilità delle misure antiebraiche adottate in Germania e quelle adottate in Italia secondo la direttiva politica del « discriminare, non perseguitare »: come disse Renzo De Felice, l’Italia fascista è fuori dal cono d’ombra dell’Olocausto o da ogni accusa di sterminio in qualsiasi forma degli ebrei; la applicazione indubitabilmente molto blanda di quelle pur sciagurate leggi razziali, che comunque produssero sofferen- Prefazione za e indicibili sacrifici agli italiani appartenenti alle Comunità ebraiche presenti in Italia; ma, soprattutto, per il fatto (anche questo assolutamente indubitabile se non si vuol seguire consapevolmente la via della falsità storica) che — pur non togliendo nulla al contenuto inaccettabile di quelle misure legislative razziali– gli ebrei furono in ogni luogo e in ogni momento, e non solo e non tanto gli ebrei italiani, protetti dalle Autorità fasciste in Italia e all’estero; le leggi “razziali” italiane furono limitate da una serie di discriminanti eccettuative circa la loro applicazione, a seguito di una specifica decisione del Gran Consiglio del Fascismo che, appunto, eccettuava da quelle leggi militari ebrei, ebrei resisi meritevoli di avere contribuito alla causa fascista (“Sciarpa Littorio”, “ante Marcia”, ecc.) e, tra l’altro, nello specifico ambito dell’istruzione, i benemeriti della Scuola — oggi si direbbe benemeriti della società civile —, ecc. Non è senza utilità ricordare che l’ebreo Giorgio Fabre (già collaboratore di “Panorama”) nel suo volume « L’elenco » relativo al seguito operativo che ebbero le sventurate leggi razziali italiane, ricorda che gli ebrei proprietari di Case editrici furono privati di queste, ma ricorda anche che i proprietari furono lautamente indennizzati senza badare troppo alla attendibilità dei bilanci di tali Case editrici, predisposti dai proprietari per ottenere il previsto indennizzo. Nello stesso senso si esprime l’Autore ora citato, nel suo volume del “Mussolini razzista”. È la storiografia di parte israeliana che conferma quanto ora detto. Basterebbe leggere la requisitoria del Procuratore Generale di Tel Aviv al processo contro Adolf Eichman nel , o quel bel libro di Shelah Menachem significativamente intitolato: « Un debito di riconoscenza », e comunque scorrere tutta la letteratura storica israeliana o di altri Autori ebrei di altri Paesi per trovare conferma di tale dato inoppugnabile della verità. È significativa l’espressione quasi plastica dello storico ebreo Léon Poliakov il quale nei suoi studi parla di quel famoso “schermo” o “scudo protettore” che immediatamente veniva calato a difesa degli ebrei in ogni luogo dove giungevano le Forze Armate italiane il cui primo provvedimento era quello della dichiarazione di inefficacia di Prefazione ogni decisione tedesca adottata in pregiudizio degli ebrei. Lo stesso Giorgio Bocca, nel suo libro « Il filo nero », riferisce che in Francia (dove lui era in servizio militare con il grado di Sottotenente, e destinato ad un Fronte di guerra certamente più tranquillo che altrove, se non “comodo”) quando le Forze Armate italiane iniziavano a ritirarsi dai territori occupati, avevano al seguito una quantità indicibile di ebrei francesi che volontariamente seguivano i Militari italiani ben sapendo che solo da essi avrebbero continuato ad avere protezione. La storiografia di parte ebraica in argomento è sterminata e tutta convergente nel confermare quale fu, al di là di quelle sciagurate leggi razziali, l’azione dei Comandi fascisti in Italia o nei territori occupati dalle Forze Armate italiane. Varrebbe la pena rileggere anche quel che scrissero Rosa Paini (« I sentieri della speranza »), Paul Johnson (« Storia degli ebrei »), Léon Poliakov (« Il nazismo e lo sterminio degli ebrei »), Israel Kalk (« Gli ebrei in Italia durante il Fascismo »), Salim Diamond (« Internment in Italy »), Gorge L. Mosse (« Il razzismo in Europa »); o rileggere quel che scrisse Padre Graham su “Civiltà Cattolica” del marzo in merito al Fascismo, Mussolini e gli ebrei. E così molti altri ancora. Non si tratta, a questo riguardo, dei soli e nobilissimi episodi ascritti alla grande sensibilità umana di un Giovanni Palatucci o di un Giorgio Perlasca e con essi di tanti altri, ma si tratta di una linea politica e operativa dettata dal Governo fascista italiano per difendere gli ebrei dalla furia nazional–socialista. La falsità della storiografia specialmente italiana, al contrario, parla, tra l’altro, della Risiera di San Saba a Trieste come di un campo di sterminio degli ebrei presenti in Italia, mentre lo stesso Primo Levi che purtroppo ebbe a transitare dalla Risiera di San Saba, lo indica e definisce tale e quale era, e cioè un campo di transito; storiografia che addirittura si spinge a indicare come tale anche il Campo di raccolta degli ebrei vicino Sibari nel sud della Calabria dove le Autorità fasciste trasferivano gli ebrei dei Balcani per sottrarli ai tedeschi. E tale “storiografia” non si arresta neanche dinanzi all’evidenza tutt’oggi riscontrabile con i propri occhi quando nel detto Campo per gli ebrei di Sibari si vede ancora la piccola Sinagoga, la Scuola e il giardino per i bambini, l’infermeria, gli alloggiamenti per le famiglie, etc., etc. Indubbiamente episodi isolati di collaborazionismo fascista con i tedeschi ve ne furono, ma questo non intacca minimamente la posi- Prefazione zione politica del Governo fascista in materia; e neppure del Governo fascista della Repubblica Sociale Italiana. Al contrario, sono numerosissimi gli episodi di segno opposto che sarebbe qui impossibile elencare se pur parzialmente e che spesso videro le Autorità fasciste, a cominciare dagli appartenenti alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, e anche le Autorità fasciste repubblicane, giungere quasi al limite dello scontro armato con militari tedeschi, a difesa degli ebrei. Ricordo un episodio che mi è stato dato di vivere personalmente alcuni anni fa: ero a Chieti in cerca di un albergo e ne trovai uno a notte inoltrata; mi misi a chiacchierare con il portiere di notte il quale mi disse di essere ebreo, gli chiesi allora come si erano trovati in seguito alle leggi razziali e questi mi risposte testualmente: « Fino a che c’erano i fascisti non abbiamo mai avuto alcun problema qui a Chieti; i problemi li abbiamo avuti quando sono arrivati i tedeschi ». Ne’ si può dire, per quanto prima esposto, che si trattava di iniziative di singoli Comandi militari o civili fascisti poiché la cosa sarebbe impensabile e improponibile fuori da ogni autorizzazione o indicazione che fosse venuta dal Governo centrale. Ad un Rabbino che ricordava il lodevole comportamento dei Comandi civili e militari fascisti nei confronti degli ebrei ad una ben nota personalità politica italiana, da questa fu risposto che si trattava di iniziative individuali, ma il Rabbino replicò giustamente che senza il consenso del Governo e il favore della popolazione, quelle azioni lodevoli non avrebbero potuto essere realizzate. In realtà non vi fu solo consenso, ma vi fu sempre, specialmente durante i lunghi anni della guerra dal al , una ben precisa direttiva politica testimoniata emblematicamente da un episodio: Benito Mussolini pur di mandar via il Ministro tedesco Von Ribentrop venuto a Roma per protestare per l’atteggiamento fascista di protezione degli ebrei, dette assicurazioni ingannevoli a Von Ribentrop e contestualmente ordinò al Gen. Robotti di inventarsi qualsiasi ragione o scusa ma di non consegnare ai tedeschi neanche un ebreo. Ma, torniamo alla domanda centrale che costituisce la ragione di questo volume preceduto da questa mia breve e sommaria introduzione: quale fu la ragione di questo repentino cambiamento della politica governativa fascista nel nei confronti degli ebrei?; atteggiamento poi tenuto anche nel periodo della Repubblica Sociale Italiana inau- Prefazione gurato con il famoso « Manifesto di Verona » del dove gli ebrei vennero definiti come appartenenti a “razza nemica”. Qui risiede il merito essenziale e straordinario di questo volume che finalmente propone una risposta logica e coerente, e dunque più che attendibile, e sul piano storico ampiamente motivata e documentata. Si tratta della improvvisa percezione (in realtà, una constatazione) della immotivata e incomprensibile ostilità dell’ebraismo mondiale nei confronti del Regime fascista e dunque dei pericoli che l’ebraismo mondiale rappresentava per la tenuta del Regime stesso oltre che per la indipendenza politica dello Stato italiano. Alberto B. Mariantoni individua questa improvvisa presa di coscienza e di conoscenza da parte del Regime fascista del pericolo mondiale ebraico che generò le leggi razziali italiane del , nella sfortunata battaglia di Guadalajara protrattasi per lunghi giorni dall’ al marzo del al nord–est di Madrid nel corso della sanguinosa guerra civile spagnola. Si trattò di una pesante sconfitta della III Divisione Camicie Nere comandata dal Generale di Brigata Luigi Nuvolone. L’Autore colloca opportunamente quanto avvenne a Guadalajara nel più vasto contesto della guerra civile di Spagna. Noi vogliamo ricordare, per doveroso inciso, che la sconfitta di Guadalajara fu riscattata dalla sfolgorante vittoria del Corpo Truppe Volontarie italiane a Barcellona sulle rive di un altro fiume, l’Ebro. Opportunamente vengono demistificati tutti i falsi della ancor oggi corrente vulgata antifascista e antifranchista secondo la quale, per seguire le fantasie romanzesche di Ernest Hemingway, tre Divisioni italiane di cinquemila uomini l’una sarebbero state sconfitte dai soldati “repubblicani”, inferiori per numero e per mezzi. In particolare, dire, come fa qualche “storico”, che le Camicie Nere della III Divisione italiana furono sconfitte dal solo “Battaglione Garibaldi” (composto in stragrande maggioranza di elementi comunisti), più che una falsità storica è una colossale scemenza. Tale favolesco racconto della battaglia di Guadalajara fu “veicolato”, per contrarietà al Fascismo, dai maggiori quotidiani statunitensi, francesi, inglesi e di altri Stati capitalisti, tutti rigorosamente e puntualmente di proprietà di elementi ebrei. Già ora si potrebbe dire, e concludere, che l’antisemitismo fascista seguì l’antifascismo dell’ebraismo internazionale; un antifascismo, si ripete, assolutamente ingiustificato, ingiustificabile e incomprensibile Prefazione se si considerano tutte le precedenti misure legislative fasciste in favore delle Comunità ebraiche presenti in Italia, oltreché gli eccellenti rapporti con il Governo fascista italiano del complessivo Rabbinato presente in Italia e, come si è ricordato in apertura, la molto consistente e convinta adesione al Fascismo di un numero impressionante di ebrei e, tra questi, personalità di sicura e indiscussa eccellenza. Pertanto, bisognerebbe forse chiedersi prima (e dare finalmente una risposta) il perché dell’antifascismo ebraico, prima ancora del perchè dell’antisemitismo fascista. Anche a quest’altra differente domanda ancora ad oggi non si è data, non si è voluta dare e non si vuole dare una risposta convincente. Anzi, tale aspetto volutamente viene tenuto nascosto. Ora occorre riprendere le fila della ricostruzione e della disamina degli incontrovertibili e documentati fatti storici. È quella che ci offre Alberto B. Mariantoni all’esito di questa sua approfondita e lunga ricerca storica basata, si ripete, non su opinioni bensì su documenti e circostanze non contestate e non contestabili. Le conclusioni cui giunge l’Autore sono sconvolgenti, agghiaccianti, anche perché danno la misura di come e quanto in tutti questi decenni dal ad oggi, sia stata nascosta la verità attraverso una copertura totale da parte di una storiografia partigiana e di mezzi di informazione non meno partigiani, che offendono la funzione propria dello storico e della corretta informazione. Ecco di che si tratta: l’Autore documenta in modo meticoloso non solo quale fu sul piano quantitativo la partecipazione di ebrei alla guerra di Spagna dalla parte dei “rossi” repubblicani (comunisti, socialisti, trotzkisti, anarchici, rivoluzionari di ogni genere e specie, ecc.), inquadrati nelle famose “Brigate internazionali”, ma indica anche con precisione pari alla puntigliosità centinaia di loro nomi e cognomi, le loro funzioni, i reparti di inquadramento, i loro compiti (se di combattimento o meno) e addirittura anche i loro pseudonimi, sottolineando il fiancheggiamento costante delle dette Brigate internazionali ad opera dei più importanti e diffusi mezzi di comunicazione che, se non tutti ma in larga misura in mano di ebrei, si scagliavano contro il Fascismo italiano e — guarda caso! — non tanto e non direttamente contro le Forze nazionaliste del Gen. Francisco Franco Bahamonde. Di tali forze ebraiche inquadrate nelle Brigate internazionali, l’Autore ne indica le stime operate da diverse fonti: da un minimo di . Prefazione a un massimo di .. Il secondo aspetto di assoluta rilevanza in questo volume di Alberto B. Mariantoni concerne i luoghi di provenienza di detti ebrei: a parte la Palestina allora sotto mandato britannico e gli ebrei già presenti in Spagna e quelli già fuoriusciti dalla Germania nazista, si nota curiosamente come la maggior parte di essi provenissero dagli Stati Uniti, dal Regno Unito di Gran Bretagna, dalla Francia, dal Belgio, dall’Unione Sovietica e da altri Stati europei ed extraeuropei (come ad esempio l’Australia). Non sfugge all’attenzione che nella loro stragrande maggioranza questi ebrei componenti le “Brigate internazionali” provenivano da Paesi capitalisti (a cominciare dagli Stati Uniti d’America), e dall’Unione Sovietica che già ben prima del aveva iniziato la sua azione di penetrazione in altri Stati, per la internazionalizzazione cioè dell’ideologia marxista–leninista. Tali circostanziati dati di fatto (non certamente opinioni) introducono la possibilità di dare una risposta alla domanda precedentemente posta e cioè del perchè di questo coordinamento ebraico a livello mondiale contro il Fascismo italiano che a quella data, come viene pressochè unanimamente riconosciuto, manteneva eccellenti rapporti non solo con le Comunità israelitiche presenti in Italia, ma anche con gli organismi ebraici di coordinamento a livello internazionale. Per proporre una risposta convincente a tale quesito che è da tempo, da troppo tempo eluso, occorre porre l’attenzione su uno specifico dato di fatto prima già evidenziato: la provenienza in grandissimo numero di elementi ebraici dagli Stati capitalisti, con gli Stati Uniti in testa, e dall’Unione Sovietica che non lesinarono aiuti di ogni genere alle “Brigate internazionali”: dall’impressionante armamento — anche pesante — di cui esse disponevano, all’assistenza sanitaria, alla logistica, ai rifornimenti, alle comunicazioni, alla stampa e ai generi di sussistenza. Tutti questi dati erano certamente ben conosciuti anche prima, a parte l’aspetto della consistenza quantitativa e qualitativa della presenza ebraica nelle “Brigate internazionali”. Uno dei tanti meriti dell’Autore di questo volume è quello di avere messo in collegamento logico tutti tali dati, e in modo coerente e ragionevole tra di loro, per giungere alla conclusione della preordinata e concertata azione dell’ebraismo mondiale contro l’Italia fascista. Prefazione Aggiungerei contro l’Italia proletaria e fascista. E ciò per una ragione ben precisa che costituisce risposta a quella domanda che pesa muta e silenziosa: l’attacco al Fascismo italiano non poteva venire che congiuntamente dagli ambienti capitalistici e da ambienti comunisti, gli uni e gli altri direttamente confliggenti con l’ideologia e l’azione politica in campo sociale ed economico del Fascismo; oltre che per una loro intrinseca e necessitata e per quanto innaturale alleanza: il capitalismo ha bisogno del comunismo e il comunismo ha bisogno del capitalismo perchè l’uno giustifica l’altro e l’uno, dunque, esiste in quanto esiste l’altro. Ecco, allora, in campo in Spagna in quella pur sanguinosa guerra civile, accumunati gli uni agli altri, ebrei costituenti espressione del capitalismo e della finanza internazionale ed ebrei espressione del comunismo sovietico e del comunismo internazionale (già organizzatosi nel famigerato “Komintern”). La conferma della fondatezza di tale risposta che si ricava da questa straordinaria ricerca condotta da Alberto B. Mariantoni, è rappresentata da quella prima e imprescindibile imposizione che caratterizzò la volgare resa senza condizioni dell’Italia al nemico anglo–americano che, nel documento indicato come “armistizio breve” del settembre e nel documento indicato come “armistizio lungo” del settembre (in realtà atti indicativi di una triste e vile resa senza condizioni), imponevano all’Italia arresasi di cancellare ogni traccia di Fascismo anche e soprattutto attraverso la cattura e l’eliminazione di esponenti di quel Regime, che molto avevano meritato dalla Patria. Tale imposizione è presente anche in quello che gli stolti o i vili chiamano il « Trattato di pace » del febbraio . La stessa imposizione la si ritrova nella XII disposizione « transitoria e finale » della Costituzione italiana del nata, come è ovvio, dall’antifascismo, dalla resistenza e dalla lotta partigiana! Perché il divieto per il Fascismo e non il divieto anche per il Comunismo? Si risponde agevolmente da parte dei soliti falsari o stolti che il Fascismo avrebbe conculcato le libertà individuali! È agevole rispondere che, da un canto, una rivoluzione (e quella fascista lo fu) non può instaurare il suo ordine chiedendo. . . permesso; d’altro canto, è noto a tutti che alle libertà individuali del vecchio Stato liberale il Fascismo antepose sul piano delle priorità i diritti sociali, economici e del lavoro, oltre che la libertà della Nazione che è presupposto e Prefazione condizione di effettive libertà individuali. Se non bastassero queste risposte, si potrebbe più facilmente far osservare che ancor più il Comunismo conculcò le libertà individuali operando anche, e sistematicamente, in esecuzione di un ben preciso disegno politico, sterminii di massa, e specificamente di ebrei. Come dunque spiegare questa solo apparente incongruenza? Ripetiamo ancora: il comunismo e il capitalismo sono necessari l’uno all’altro, e questo spiega l’innaturale compresenza nelle “Brigate internazionali” di quei numerosi ebrei provenienti in particolar modo dai Paesi capitalisti e dall’Unione Sovietica. Le riflessioni che precedono devono condurre ad evidenziare un’altra verità che da sempre, dalla fine della seconda guerra mondiale, è politicamente scorretta se non addirittura un crimine pronunciarla: agli anglo–americani e ai comunisti sovietici degli ebrei interessava ben poco; interessava la difesa delle rispettive ideologie e dei relativi sottintesi interessi economici. Non interessava ai comunisti sovietici che, come detto, non esitarono a sterminare gli ebrei in larga misura, fino alla morte del dittatore Stalin nel (dopo la sua morte furono trovati i piani operativi per procedere nei confronti degli ebrei così come era stato fatto nei confronti dei kulaki, e cioè lo sterminio totale); non interessava evidentemente agli anglo–americani che non pensarono e non fecero quel che chiunque avrebbe pensato e fatto e cioè bombardare le linee di comunicazione stradali e ferroviarie tedesche che conducevano ai campi di concentramento e di sterminio nazisti in Germania e in Polonia per impedire le deportazioni soprattutto degli ebrei, potendo almeno contenere le dimensioni dell’immane Olocausto che ne seguì. Basterebbe ricordare solo due agghiaccianti episodi: la nave di profughi ebrei fuggiti da Amburgo alla quale fu impedito di raggiungere le coste statunitensi sotto minaccia della Marina Militare U.S.A. di aprire il fuoco affondandola; e l’altra nave, anch’essa carica di profughi ebrei, alla quale nel e dunque pur dopo la fine delle ostilità, gli inglesi impedirono di raggiungere le coste della Palestina. E tutto questo mentre in Italia, per ordine di Mussolini, e già prima dell’inizio della guerra, venivano spalancate le frontiere alle famiglie ebraiche in fuga dalla Germania, dall’Austria e dai Paesi sotto occupazione tedesca. Gli inglesi, per parte loro, non usarono solo le parole, ma la vio- Prefazione lenza contro gli israeliti. Rosa Paini (storica ebrea, Il cammino della speranza) riferisce che nel ’ un folto nucleo di famiglie fuggito da Bratislava, imbarcato sul piroscafo Pendeho, composto da profughi cechi e slovacchi, dopo aver navigato sul Danubio giunse nel Mar Nero. Qui, e precisamente a Sulina, salì a bordo il console britannico e informò i malcapitati che il suo governo li considerava immigranti illegali: di conseguenza, se si fossero avvicinati alle coste della Palestina, sarebbero stati silurati. Dovettero quindi ripartire e, superati diversi incidenti, giunsero all’isola disabitata di Camillanissi dove non c’era nemmeno acqua. Sbarcati, assistettero impotenti all’affondamento del battello. Dopo cinque giorni di sofferenze sopraggiunse una nave della Croce Rossa Italiana che imbarcò i profughi per trasferirli a Rodi, dove rimasero alcuni mesi e quindi imbarcati e trasferiti in Italia. Fra i tanti vale la pena di ricordare un altro dramma: nel febbraio del lo Struma, una nave di profughi proveniente dalla Romania, si vide rifiutare dagli inglesi il permesso di sbarcare e, respinta anche dai turchi, affondò nel Mar Nero: settecentosettanta persone annegarono (Paul Johnson, Storia degli ebrei, p. ). Lo storico israelita Léon Poliakov (Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, p. ) accusa apertamente il governo britannico ricordando che qualche convoglio clandestino, formato con l’aiuto di Eichmann, tentò di discendere il Danubio su barche, mirando alla Palestina, ma le autorità inglesi rifiutarono il passaggio di questi viaggiatori perchè sprovvisti di visto: Così si assiste al paradosso che la Gestapo spinge gli ebrei verso il luogo della salvezza, mentre il governo democratico di Sua Maestà britannica ne preclude l’accesso alle future vittime dei forni crematori. Quanto agli Stati Uniti d’America, l’esperto di sondaggi Elmo Roper osservò: Gli Stati Uniti avrebbero certamente potuto accogliere un gran numero di profughi ebrei. Invece, durante il periodo bellico, ne furono ammessi soltanto mila, il % del numero concesso secondo la legge delle quote. La ragione di questo fatto era l’ostilità dell’opinione pubblica. Tutti i gruppi patriottici, dall’American Legion ai Veterans of Foreign Wars, invocavano un divieto totale all’immigrazione. Ci fu più antisemitismo durante il periodo della guerra che in qualsiasi altro della storia americana [. . . ]. Negli anni –, ad esempio, tutte le sinagoghe di Washington Heights, New York, furono profanate. Il Neue Zürcher Zeitung il gennaio ha pubblicato una lettera a firma di Susi Weill che, fra l’altro, ha scritto: I miei genitori avevano Prefazione tentato invano di emigrare in America, ed oggi è un fatto stabilito che le rappresentanze diplomatiche americane in Europa avevano ricevuto l’ordine di respingere tali domande. Quando fu necessario anche il governo americano usò la forza, come conferma Franco Monaco (p.): Allorchè a un piroscafo carico di ebrei, partito da Amburgo, fu vietato l’attracco a New York, quei fuggiaschi vennero accolti in Italia e poi dislocati in varie zone della Francia, della Dalmazia e della Grecia. Ha scritto Daniele Vicini su L’Indipendente del luglio : Ebrei e comunisti sciamano verso il Brennero, frontiera che possono varcare senza visto a differenza di altre (americana, sovietica, ecc.) apparentemente più congeniali alle loro esigenze. Dello stesso parere è Klaus Voigt che in Rifugio precario osserva quanto fosse strana la dittatura fascista. Infatti scrisse: Fino all’entrata in guerra dell’Italia non risulta neppure un caso di condanna o allontanamento di un emigrante per attività politica [. . . ]. Eppure dal , la Germania è il principale alleato e quegli emigranti sono suoi nemici. Polizia e Carabinieri ricevevano disposizioni dal Duce, chiare ed essenziali, anzi ridotte ad una sola parola: Sorvegliare. Non arrestare. Mentre, in generale, i governi filofascisti dell’Europa asservita non opponevano che fiacca resistenza all’attuazione di una rete sistematica di deportazioni, i capi del fascismo italiani manifestarono in questo campo un atteggiamento ben diverso. Ovunque penetrassero le truppe italiane, uno schermo protettore si levava di fronte agli ebrei [. . . ]. Un aperto conflitto si determinò tra Roma e Berlino a proposito del problema ebraico [. . . ]. È significativo il fatto che i tedeschi non sollevarono mai il problema degli ebrei in Italia. Certamente temevano di urtare la suscettibilità italiana [. . . ]. Appena giunte sui luoghi di loro giurisdizione, le autorità italiane annullavano le disposizioni decretate contro gli ebrei [. . . ] (Léon Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, pp. –). Poliakov scrive ancora: Mentre i Prefetti (francesi) ordinavano arresti e internamenti, allestivano convogli per la Gestapo, le autorità militari italiane, a dispetto delle minacce, ordinavano l’annullamento di tali ordini. Tra le autorità d’occupazione tedesche e il governo di Berlino, tra il Governo di Berlino e il Governo di Roma, tra le autorità di Vichy e i generali italiani vi era un continuo scambio di note nervose e impazienti. La Germania chiedeva all’Italia di agire nello spirito delle disposizioni tedesche. L’Italia rifiutava e resisteva. Non solo, ma il governo italiano ottenne che gli ebrei italiani resi- Prefazione denti nelle zone occupate dall’esercito tedesco fossero esentati dall’obbligo di mostrare la stella gialla. Lo stesso accadeva nella Legazione di Bruxelles. Addirittura, secondo quanto scrive Martelli, che include un documento nel quale descrive come il Consolato italiano di Bruxelles esigeva che venissero esentati dall’imporre la stella gialla e dai lavori forzati, anche gli ebrei greci perchè le truppe italiane occupavano parte del territorio greco. Questo, evidentemente era troppo, infatti un ordine del Conte Blanco Lanza d’Ajeta, del Ministero degli Affari Esteri di Roma, con un telegramma datato agosto , imponeva di sospendere tutte le iniziative prese in merito ai cittadini ebrei greci. (http://motlc.wiesenthal.com). Lo stesso docente dell’Università ebraica di Gerusalemme, George L. Mosse, nel suo libro Il razzismo in Europa, a p. ha scritto: Il principale alleato della Germania, l’Italia fascista, sabotò la politica ebraica nazista nei territori sotto il suo controllo. Le leggi razziali introdotte da Mussolini nel impedivano agli ebrei di svolgere molte attività e si tentò anche di raccogliere gli ebrei in squadre di lavoro forzato; ma mentre in Germania Hitler restringeva sempre più il numero di coloro che potevano sottrarsi alla legge, in Italia avveniva il contrario: le eccezioni furono legioni. Come abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il principio « discriminare non perseguire ». Tuttavia, l’esercito italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il tacito consenso di Mussolini [. . . ]. Ovunque, nell’Europa occupata dai nazisti, le ambasciate italiane protessero gli ebrei in grado di chiedere e ottenere la nazionalità italiana. Le deportazioni degli ebrei cominciarono solo dopo la caduta di Mussolini, quando i tedeschi occuparono l’Italia. Come ancora giustamente ha osservato Filippo Giannini essi fuggivano in Italia non nei Paesi “democratici” perché, come detto, era vietato l’ingresso agli ebrei in tali Paesi. Fuggivano in Italia, ripetiamo, dove pur c’erano le « infami leggi razziali ». Ma perché in Italia? Certo non per andare incontro alla morte ma per la semplice ragione che il Regime fascista, come disse Renzo De Felice (giova ancora ricordarlo), era ed è fuori dal cono d’ombra dell’Olocausto e in nessun modo la politica italiana in materia è rapportabile alla politica nazista. Ed è bene precisare come ciò avveniva ben prima dell’inizio della seconda guerra mondiale e anche già prima della infausta introduzione in Italia delle leggi razziali, che seguirono le drastiche misure antiebraiche introdotte nella Germania nazista. Prefazione Ancora un’altra domanda richiede finalmente una risposta chiara e convincente: come si comportarono gli altri Stati nei confronti degli ebrei o, in generale, nei confronti della questione ebraica? Anche a questo riguardo l’Autore offre una risposta ampia, dettagliata e documentata attraverso un’analisi puntuale dei provvedimenti adottati in materia di internamento in appositi campi di concentramento di ebrei, zingari e anche oppositori del Regime nazional–socialista e, quel che è più grave, di cittadini degli Stati dell’Asse (italiani, tedeschi, austriaci e giapponesi, o semplicemente di origine italiana, tedesca, austriaca o giapponese); e ciò a far data dal . Si trattò di migliaia e migliaia di persone sottoposte indistintamente ad ogni genere di vessazioni e di patimenti a prescindere da ogni loro responsabilità e a prescindere anche dalla circostanza che molti di essi già da tempo (e da prima già i loro ascendenti) avevano acquisito la cittadinanza di tali Stati nei quali erano perfettamente integrati, per essere, come dice l’Autore, “democraticamente internati”. Si tratta dei provvedimenti legislativi e di polizia adottati dal Governo francese, dal Governo britannico e da quello degli Stati Uniti d’America. E senza parlare, tra l’altro, delle centinaia di migliaia di prigionieri di guerra tedeschi fatti poi premeditatamente morire di fame e maltrattamenti per ordine del Generale Eisenhower. Nulla di rapportabile neppure minimamente al trattamento che fu riservato agli ebrei presenti in Italia in base alle sciagurate leggi « per la difesa della razza ». Per non ricordare ancora la protezione che questi sistematicamente (ed ovviamente per disposizione governativa) ricevevano dalle Autorità fasciste. A quanto precede dovrebbe essere aggiunta un’analisi e una trattazione interamente dedicata a quale fu il comportamento delle Autorità dell’Unione Sovietica nei confronti anche dei soli sospettati non tanto di opposizione politica ma di pur minima divergenza dalle idee e dal sistema del Regime comunista. In Unione Sovietica non furono emanate specifiche leggi razziali in pregiudizio degli ebrei, ma è ormai un dato acquisito della conoscenza storica (che neppure gli storici di parte possono più negare) quante migliaia di ebrei furono sterminati nel periodo del terrore “staliniano”; a questi vanno aggiunti, tra i tanti altri casi ed a titolo di tragico esempio, i componenti dell’Esercito di Liberazione Nazionale Russo Prefazione (di fede anticomunista), del Gen. Andrej Vlassov che dai britannici furono consegnati ai sovietici pur nella piena consapevolezza che essi sarebbero stati sterminati, come infatti avvenne. Anche una riflessione molto superficiale fa apparire con estrema chiarezza che se furono commessi crimini che mai furono concepiti dalla più perversa mente umana, questi furono posti in essere, oltre che dal Governo tedesco, anche dai Governi francese, inglese, statunitense e, soprattutto, della Russia sovietica. Parlare, dunque, delle “leggi razziali” fasciste fuori dal contesto storico e fuori dalla considerazione delle loro finalità politiche e non intrinsecamente razziali, e senza per di più tentare una qualsivoglia comparazione con quello che fecero i Governi degli Stati capitalisti e il Governo comunista della Russia sovietica, oltre ad essere sommamente ingiusto è ancor più storicamente fuorviante e politicamente inaccettabile. Come si può pensare di giustificare le ignominie commesse da questi Stati in nome di asserite necessità politiche e non considerare, viceversa, le ancor più gravi necessità politiche dell’Italia fascista che, si ripete, nonostante le infauste leggi razziali, difese gli ebrei dallo sterminio attraverso quello che il ricordato Poliakov chiamò efficacemente lo “scudo protettore”? Prende così maggiore significato e contenuto quel principio informatore delle leggi razziali fasciste — comunque inaccettabile — del « discriminare non perseguitare ». Disse Claude Ferrere, a proposito dell’uccisione di Benito Mussolini e dell’animalesco ludibrio di Piazzale Loreto, che « Alcuni italiani si sono vendicati di un Capo troppo grande per loro, le cui stesse benemerenze apparivano troppo gravose. E tutti i governanti d’Europa, anche se non osarono approvare apertamente, gioirono in segreto. Dinanzi a quell’uomo erano afflitti da un complesso di inferiorità insopportabile, come era accaduto tempo prima con Napoleone. Duemila anni prima per le stesse ragioni era stato ucciso Giulio Cesare ». Quel che interessava era colpire l’Italia fascista e tutto ciò che il Fascismo comportava in termini di politica sociale ed economica: il superamento della lotta di classe, la partecipazione degli operai alla gestione e agli utili di impresa, la promozione in generale della classe operaia (per questo prima ho parlato di « Italia proletaria e fascista »), la funzione sociale dell’impresa e la funzione sociale della proprietà Prefazione privata. Come dire un pugno nello stomaco, in un momento solo, al capitalismo e al comunismo. Ha scritto Rutilio Sermonti (L’Italia nel XX Secolo), La risposta poteva essere una sola: perchè esse — (USA, Francia, Gran Bretagna) — volevano un generale conflitto europeo quale unica risorsa per liberarsi della Germania — formidabile concorrente economico — e, soprattutto, dell’Italia. Come è stato scritto da Enrico Eindrich, « Sarà la storia a dire se Mussolini fu un avventuriero o uno statista o se le sue idee circa la necessità della collaborazione, anziché della rovinosa lotta di classe, siano ciarpame o, invece, segni fecondi di vita e di civiltà ». E bisogna pur aggiungere che la tragedia dell’Olocausto riscosse ben poca reazione presso gli ambienti ebraici della finanza internazionale allocati principalmente negli Stati Uniti d’America e in Gran Bretagna. Che altro senso poteva avere combattere la presenza fascista nella guerra di Spagna, di quell’Italia fascista che manteneva eccellenti rapporti con le Comunità ebraiche in Italia; di quell’Italia fascista che, come pure si è ricordato, fu realizzata con il concorso e l’adesione al Fascismo di un numero incredibile di ebrei e di esponenti di assoluto rilievo delle Comunità ebraiche? Esponenti ebrei che nel Fascismo ricoprirono cariche assolutamente di vertice. Dunque, il Fascismo italiano, come si è accennato prima, prese improvvisa, anche se forse non chiara percezione dell’azione politica che contro di essa muoveva l’ebraismo internazionale, in occasione della sfortunata battaglia di Guadalajara. E ne avvertì il pericolo. Osserva acutamente Alberto B. Mariantoni che il Regime fascista fu tanto sorpreso quanto impaurito del pericolo che si manifestava e, dunque, reagì con quelle disgraziate leggi razziali del . Non ci sembra azzardato dire che la pur indiretta responsabilità politica e morale di quelle leggi va ascritta anche agli ambienti e ai responsabili dell’ebraismo internazionale. Certo, con maggiore riflessione e maggiore senso politico, il Regime fascista, come ancora acutamente osserva l’Autore, avrebbe potuto reagire diversamente sia dal punto di vista formale che dal punto di vista sostanziale: avrebbe potuto chiamare quelle leggi in altro modo come, ad esempio, leggi per la difesa dello Stato o leggi a presidio della sicurezza nazionale o leggi a difesa del Regime; sul piano sostanziale, non rivolgendo quelle sciagurate leggi ad una finalità di discriminazio- Prefazione ne razziale che è sempre e comunque intrinsecamente inaccettabile e ingiusta, ma ad una finalità politica colpendo non in modo indiscriminato la presenza ebraica in Italia nel suo complesso, ma colpendo anche in modo severo chi, appartenente o meno a quella Comunità, avesse concorso a porre in pericolo lo Stato e il Regime partecipando in qualsiasi modo al conseguimento dell’obiettivo pregiudizialmente e ingiustamente antifascista dell’ebraismo internazionale. Un’ultima riflessione indicativa della straordinaria importanza di questo volume che evidenzia la rara capacità di analisi del suo Autore: questi, infatti, osserva (e argomentando con logica stringente), che proprio quelle sciagurate leggi razziali contribuirono ad indurre il convincimento (ora sedimentato nell’opinione pubblica internazionale) della esistenza di un popolo, di una nazione e di una razza ebraica che costituiva e costituisce l’obiettivo finalistico dell’ebraismo internazionale sotto il profilo delle conseguenze giustificatorie delle sue rivendicazioni politiche e territoriali. Ed è da questo convincimento che nasce lo Stato di Israele che orami costituisce una realtà politica con la quale ci si deve confrontare nel gioco delle relazioni internazionali.