GINO MARINACCI Tra i più grandi jazzisti di tutti i

ABRUZZESI ILLUSTRI
GINO MARINACCI
(1926 – 1982)
musicista jazz
Tra i più grandi jazzisti di tutti i tempi, Gino Marinacci fu sassofonista, flautista e
clarinettista jazz. Era nato a Raiano (AQ) il 24 agosto
1926. Esordì in pubblico molto presto, a soli 6 anni,
esibendosi trionfalmente con il flauto piccolo nella
banda musicale di Cittaducale diretta dal padre
Umberto.
Coltivò il suo talento musicale studiando al Collegio di
Musica della Gioventù Italiana sezione del
Conservatorio Santa Cecilia in Roma, la cui direzione
era presieduta dall’illustre M° Antonio Veretti. Conseguì
tutte le licenze per le materie complementari per poi
specializzarsi in clarinetto ed in sassofono soprano, alto,
tenore e baritono.
Appena iniziata la carriera di Professore d’orchestra, fu
esecutore in rinomate orchestre; in breve tempo si qualificò professionista di
prim’ordine, mettendo in spiccato rilievo eccezionali doti musicali, affermandosi
interprete scrupoloso e solista impeccabile.
Partecipò come sax baritono in numerose manifestazioni d’arte con le Orchestre
Sinfoniche della Radio Televisione Italiana e in quelle Ritmo-sinfoniche della RCA
Italiana per le incisioni discografiche dirette da noti maestri: Ferruccio Scaglia, Franco
Ferrara, Ettore Gracis, Pietro Argento, Bruno Maderna, Ennio Morricone, Gino
Marinuzzi jr., Daniele Paris, Riccardo Muti ed altri nomi illustri.
Fece parte delle grandi orchestre italiane dirette da Gian Stellari, Cinico Angelini, Bruno
Canfora, Gianni Ferrio e soprattutto dell’orchestra ritmo-sinfonica di Radio Torino
diretta dal M° Armando Trovaioli con la quale ebbe un’intensa attività di collaborazione.
Importantissima la sua partecipazione al complesso jazz di Nunzio Rotondo e
all’orchestra ritmo-sinfonica stabile della Radio Televisione di Roma in qualità di sax
baritono e clarinetto basso.
Nel 1966 un grave incidente stradale, alla guida della sua Porsche, sull’autostrada AostaIvrea, lo costrinse alla sedia a rotelle fino alla fine dei suoi giorni. Marinacci non rinunciò
per questo a vivere la sua vita di musicista, anzi si trasferì a Boston per studiare al
Berklee College of Music dove si distinse particolarmente nel campo della musica jazz.
Ci riuscì pienamente soprattutto perché, unico forse in Europa, sia pure dopo tentativi di
altri artisti famosi, si distaccò dall’anima musicale degli spirituals afroamericani per dare al
jazz un’anima europea. Al suo ritorno in Italia entrò a far parte come titolare
dell’orchestra della Radiotelevisione Italiana.
Gino Marinacci (1926-1982) musicista jazz
ABRUZZESI ILLUSTRI
Gino Marinacci non fu solo musicista ma anche critico musicale; in tale ruolo lo
troviamo alla metà degli anni Sessanta, presentare e recensire positivamente un disco di
Giovanni Marconicchio, raffinato musicista aquilano ma reatino di adozione.
Nel 1971, alla Mostra della Musica di Venezia, vinse il Premio Internazionale
“Armstrong”, riservato al miglior jazzista italiano. In quel periodo tutta la stampa
specializzata si occupò di Gino Marinacci con titoli di grande risalto.
Prese parte alla fortunata trasmissione televisiva in quattro puntate “Amico Flauto”,
presentata da Renzo Arbore, che lui stesso ideò e che lo vide mattatore incontrastato
insieme a grandi nomi della musica leggera e jazz come Mina, Milva, Severino
Gazzelloni, Dionne Warwick, i Delirium e gli Osanna.
Degna di menzione è anche la sua attività di insegnante e compositore di musiche
didattiche per la scuola di sassofono esponendo regole e sistemi indispensabili per
ottenere esecuzioni stilistiche ed interpretative nelle composizioni di musiche moderne e
ritmo-sinfoniche. Come insegnante ebbe tra i suoi migliori allievi Mario Gronchi, figlio
di Giovanni Gronchi ex Presidente della Repubblica Italiana.
Gino Marinacci morì nel 1982 all’età di 56 anni.
Dedicò l’intera esistenza alla musica e mai per “vil denaro”, che pure arrivò, ma per
quella passione genuina che solo poco artisti sanno anteporre al lucro. Non suonò mai
musica commerciale, si dedicò infatti ad uno strumento inusuale, il flauto o il clarinetto
che mai avevano fruttato lauti guadagni ai suoi suonatori. Con la sua musica che andava
ascoltata nell’intimità dei propri sentimenti, fuori dalla opprimente società dei consumi,
raggiunse risultati eccellenti. Gino Marinacci, però, seppe raggiungere un’altra grande
meta, più umana, più congeniale ai suoi sentimenti di uomo pieno di vitalità interiore:
l’aver dimostrato al mondo intero, dopo il tragico incidente, che si può, anzi si deve
vivere dominando la sventura, onde poter dare alla vita stessa, cosi provata, una ragione
di esistenza e di continuità.
Dal 1977 è stata costituita a Cittaducale, sua patria di adozione, la benemerita
Associazione “Gino Marinacci” con lo scopo di tenerne vivo il ricordo.
Nell’agosto del 2000, sempre a Cittaducale, la figura del maestro è stata ricordata
nell’ambito della quarta edizione del Duke’s Festival intitolata “Jazz e dintorni” a cui
parteciparono i suoi figli, anch’essi musicisti di talento.
Carlo Maria d’Este
(Centro reg.le Beni Culturali)
FONTI:
Samuele Ranalli, Duke’ s Festival 2000 “Jazz e dintorni” Per ricordare un grande jazzista
civitese: Gino Marinacci, in www.concapeligna.it, Peligni Illustri, Gino Marinacci, 2000
Aggiunto in Sulmona il 10 novembre 2015
Gino Marinacci (1926-1982) musicista jazz