La subordinata consecutiva Osserviamo la seguente frase: Solon tam praeclaras tamque utiles Atheniensibus leges dedit ut civitas mire creverit. (da Val. Max.) Si tratta di una frase complessa, formata da una principale con il verbo all’indicativo, dedit e una subordinata introdotta da ut che presenta il verbo al congiuntivo perfetto. Osserviamo un altro elemento evidenziato in grassetto: si trova nella sovraordinata e si tratta di un avverbio, tam, che significa “tanto, a tal punto”. Esso è in correlazione con ut, che in questo caso assume valore consecutivo: tam… ut = “tanto...che”. Ecco l’albero: Atheniensibus / Solon ----- dedit \ leges + tam praeclaras et tam utiles | ut | civitas ----- creverit | mire Traduzione: “Solone diede agli Ateniesi leggi tanto utili e tanto notevoli che la città crebbe straordinariamente”. Come in italiano, la subordinata consecutiva esprime la conseguenza di quanto viene presentato nella sovraordinata. In latino, la subordinata consecutiva presenta le seguenti caratteristiche: è anticipata nella sovraordinata da un correlativo; è introdotta dalla congiunzione ut e ha il verbo al congiuntivo; quando è negativa è introdotta da ut non: la negazione è quella oggettiva, non, e non quella volitiva, ne, che troviamo invece nella finale perché le conseguenze di una circostanza possono essere del tutto indipendenti dalla volontà di chi agisce. Il correlativo In italiano la consecutiva è quasi sempre anticipata nella frase reggente da un elemento correlativo (“così… che”, “tale… che…”), ovvero un elemento (avverbio o aggettivo) dal quale la proposizione consecutiva dipende: “Il film è così commovente che ho pianto tutto il tempo” (“così” è l’avverbio correlativo); “Mi è venuta una tale ilarità che non riuscivo a smettere di ridere” (“tale” è l’aggettivo correlativo). Anche in latino troviamo nella maggior parte dei casi un correlativo, che mette in relazione di causa / effetto la consecutiva (effetto) e l’elemento cui il correlativo è legato, che ne costituisce la causa: nella frase dell’esempio tam mette in relazione il fatto che le leggi di Solone fossero praeclaras e utiles (causa) con la crescita della città (effetto espresso dalla consecutiva). La funzione di correlativo dell’ut consecutivo può essere svolta da un avverbio o un pronome o un aggettivo. Gli avverbi correlativi Più frequentemente sono gli avverbi a fungere da correlativo. Gli avverbi correlativi dell’ut consecutivo sono: tam: “tanto” ita: “così” tantum: “tanto” sic: “così” (usque) adeo, (usque) eo: “a tal punto” Osserviamo gli esempi: Adeo magna caritate patriae antiqui tenebantur, ut arcana consilia patrum conscriptorum multis saeculis nemo senator enuntiaverit. (Val. Max.) “Gli antichi erano vincolati da una venerazione per la patria tanto grande, che per molti secoli nessun senatore rese pubbliche le decisioni segrete dei patres del senato”. In questo caso il correlativo adeo è unito a un aggettivo: magna. Q. Scaevola Asiam tam sancte et tam fortiter obtinuit, ut senatus deinceps magistratibus exemplum ac normam officii Scaevolam proponeret. (Val. Max.) “Q. Scevola conservò il dominio dell’Asia tanto inviolabilmente ed energicamente, che in seguito il senato ai magistrati propose Scevola come esempio e norma di (adempimento del proprio) incarico”. In questo caso il correlativo tam è unito ad avverbi: sancte e fortiter. Multa in Euphrate sic eminent et elucent, ut mediocriter quoque doctos advertant et adficiant. (Plin. Jun.) “Molte qualità in Eufrate risaltano e risplendono a tal punto da colpire e impressionare perfino quelli che sono stati educati mediocremente”. In questo caso il correlativo sic è unito a verbi: eminent e elucent. Altre forme di correlazione Possono fungere da correlativo anche i seguenti aggettivi: tantus, a, um, “tanto grande” talis, e, “tale”. Hi in tantum aes alienum inciderunt ut salvi esse non possint. (da Cic.) “Costoro caddero in debiti tanto grandi che non possono salvarsi”. In questo caso tantum è aggettivo concordato con l’accusativo neutro aes alienum (“debiti”, lett.: “denaro altrui”) ed è l’elemento che anticipa la consecutiva. Può fungere da correlativo anche il determinativo is, ea, id, sia in funzione di pronome che di aggettivo; in questo caso (cioè quando è seguito da ut) verrà tradotto con “tale”: Neque enim is es, Catilina, ut te pudor a turpitudine revocaverit. (Cic.) “E infatti, Catilina, non sei tale che la vergogna ti abbia trattenuto dall’infamia”. Talora il correlativo è assente: Stulti aures clausae veritati sunt, ut ab amico verum audire non possit. (da Cic.) “Le orecchie dello sciocco sono chiuse alla verità, cosicché non è in grado di ascoltare la verità da un amico”. Attenzione: Nel caso di omissione del correlativo, dovremo distinguere l’ut consecutivo dall’ut finale: se troviamo un congiuntivo perfetto dobbiamo escludere la finale, che ha solo presente e imperfetto; se la negazione è ut non sicuramente si tratta di una consecutiva; negli altri casi, sarà il contesto a farci propendere per l’una o l’altra soluzione. Es 1. Nelle seguenti frasi individua il correlativo; indica se sia avverbio, aggettivo o se si tratti del determinativo; indica il termine al quale è legato, fai l’albero e traduci 1. Numquam imperator ita paci credit, ut non se praeparet bello. (Sen.) 2. Omnia erant tumultus, timoris, fugae plena, adeo ut alii fugerent, alii signa dimitterent. (Caes.) 3. Tantus subito timor omnem exercitum occupavit, ut non mediocriter omnium mentes animosque perturbaret. (Caes.) 4. In Sulpicio erat gestus et motus corporis ita venustus, ut tamen ad forum, non ad scaenam insitutus se ostenderet. (Cic.) 5. Spero me sic vivere, ut nemini iocus sim. (Petr.) 6. Siciliam Verres per triennium ita vexavit ac perdidit, ut ea restitui in antiquum statum nullo modo possit. (Cic.) I tempi del congiuntivo nella consecutiva La consecutiva latina è una subordinata svincolata dalla consecutio temporum: si intende dunque che i tempi del congiuntivo sono usati in valore proprio. In altre parole, i tempi non indicano una relazione di contemporaneità, anteriorità o posteriorità rispetto alla frase reggente, ma mantengono il loro valore temporale, ovvero collocano l’azione nel passato o nel presente. Il congiuntivo presente indica la conseguenza presente di un fatto sia presente che passato: Hodie tam felix et tam dives es, Cinna, ut victo victores invideant.(Sen.) “Oggi, Cinna, sei così fortunato e così ricco, che i vincitori invidiano il vinto”. Il congiuntivo presente invideant indica la conseguenza presente della fortuna (anch’essa presente) di Cinna. Nulla gens ita ita domita est ut quiescat, aut ita pacata ut victoria nostra imperioque gaudeat. (da Cic.) “Nessun popolo è stato così domato da starsene tranquillo, o così pacificato da rallegrarsi della nostra vittoria e del nostro comando”. I congiuntivi presenti quiescat e gaudeat indicano la conseguenza presente di un evento passato (segnalato dal perfetto passivo). Il congiuntivo imperfetto indica la conseguenza passata e durativa di un fatto passato: Huic memoria tam mala erat, ut illi nomen modo Ulixis excideret, modo Achillis. (Sen.) “Costui aveva una memoria così scarsa, che ora gli veniva meno il nome di Ulisse, ora quello di Achille”. Il congiuntivo imperfetto excideret segnala una conseguenza che si ripeteva nel passato, rispetto a una situazione durativa del passato (il fatto che fosse di scarsa memoria). Il congiuntivo perfetto indica la conseguenza passata e momentanea di un fatto passato. Adeo excellebat Aristides abstinentia, ut cognomine Iustus sit appellatus. (Nep.) “Aristide era così superiore agli altri nella moderazione, che fu soprannominato “Giusto”. In questo caso il perfetto congiuntivo indica un’azione passata conseguenza di un fatto passato: c’è il perfetto, e non l’imperfetto, perché l’azione di “dare un soprannome” non può essere durativa. Non troveremo mai un piuccheperfetto, in quanto logicamente la conseguenza non può essere anteriore alla sua causa. La traduzione italiana Per tradurre correttamente in italiano la consecutiva, dobbiamo tenere presenti alcuni elementi. In italiano la consecutiva esplicita ha di norma l’indicativo. Pertanto analizzeremo il congiuntivo latino e lo tradurremo con il tempo corrispondente dell’indicativo italiano: Presente congiuntivo → presente indicativo: Haec scripta ita sunt ut ad te proprie et ad hanc petitionem tuam valeant. (Quint. Cic.) “Queste cose sono state scritte in modo tale che sono utilissime a te e alla tua candidatura”. Imperfetto congiuntivo → imperfetto indicativo: Manlius Torquatus adeo hebetis atque obtusi cordis inter initia iuventae existimatus est ut a patre rus relegatus agresti opere fatigaretur. (Val. Max.) “Manlio Torquato, quando era giovanissimo, fu considerato di animo così ebete e ottuso che, relegato in campagna dal padre, era impiegato nel lavoro nei campi”. Perfetto congiuntivo → passato remoto o passato prossimo indicativo: (Perses) biennio adeo varia fortuna cum consulibus conflixerat ut plerumque superior fuerit. (Vell. Pat.) “Perseo per due anni aveva combattuto con i consoli con una fortuna così imprevedibile che per la maggior parte delle volte risultò vincitore”. Questa indicazione non è una regola: rendiamo con un imperfetto o con un passato remoto o con un passato prossimo a seconda della resa più efficace in italiano (l’importante è usare un passato). Vediamo un esempio in cui tradurre un imperfetto con un imperfetto italiano sarebbe poco efficace: Pittaci aut meritis tantum cives debuerunt aut moribus crediderunt ut ei suis suffragiis tyrannidem deferrent. (Val. Max.) “I concittadini furono a tal punto debitori verso i meriti di Pittaco o si fidarono a tal punto della sua indole, che gli consegnarono (in questo caso l’imperfetto “consegnavano” in italiano non è accettabile) la tirannide con i loro consensi”. In italiano la consecutiva può avere forma implicita: se il soggetto è lo stesso della sovraordinata, essa si forma con l’infinito introdotto da “da”: Non sum tam demens, ut aegrotare cupiam. (Sen.) “Non sono (io) così folle da desiderare (io) di essere malato”. Attenzione: Talora, soprattutto se la sovraordinata è negativa, la consecutiva assume il congiuntivo anche in italiano: Non eius generis meae litterae sunt, ut eas audeam temere committere. (Cic.) “Le mie lettere non sono di genere tale che io abbia la sventatezza di affidarle a casaccio”. Raramente il congiuntivo della consecutiva può essere reso con un condizionale in italiano (si tratta di un congiuntivo potenziale): Una urbs Attica praestantis eloquentiae hominibus operibusque floruit, adeo ut corpora gentis illius separata sint in alias civitates, ingenia vero solis Atheniensium muris clausa existimes. (Vell. Pat.) “Una sola città dell’Attica fiorì di uomini e opere di straordinaria eloquenza, tanto che penseresti che i corpi di quel popolo sono stati distribuiti nelle varie città, gli ingegni invece sono stati tutti chiusi fra le sole mura di Atene”. In italiano la consecutiva senza correlativo è molto rara; la troviamo di frequente solo in espressioni idiomatiche del tipo “Roma è bella da morire”. In quasi tutti gli altri casi, se il correlativo non specifica un aggettivo, un avverbio o un verbo, allora viene saldato al connettore (“cosicché”), e ovviamente si riferisce al verbo della sovraordinata. Pertanto, quando in latino troviamo una consecutiva senza correlativo, in italiano traduciamo ut con “cosicché” o “tanto che”: Tactus autem toto corpore aequabiliter fusus est, ut omnes ictus omnesque nimios et frigoris et caloris adpulsus sentire possimus. (Cic.) “Inoltre il tatto è distribuito in modo uniforme in tutto il corpo, cosicché possiamo sentire tutti i colpi e tutte le eccessive sollecitazioni del freddo e del caldo”. Es 2. Fai l’albero e traduci le seguenti frasi usando in italiano sia una forma implicita che una forma esplicita, poi sottolinea quella che ti sembra più efficace e fluida in italiano. 1. Ne istius quidem laudis ita sum cupidus ut aliis eam praereptam velim. (Cic.) 2. Timoleon, cum frater eius Timophanes tyrannidem per milites mercennarios occupavit, tantum afuit a societate sceleris, ut anteposuerit civium suorum libertatem fratris saluti. (Nep.) .3. Xerxes in mari adeo angusto conflixit, ut eius multitudo navium explicari non potuerit. (Nep.) 4. Scilicet is animus erat Milonis ut prodesse rei publicae sine suasore non posset. (Cic.) 5. Pomponius Atticus ita vixit, ut universis Atheniensibus merito esset carus. (Nep.) 6. Beatus est nemo qui ea lege vivit ut non modo impune sed etiam cum summa interfectoris gloria interfici possit. (Cic.) 7. Tenuit vestigia Bucar, et ad Clupeam urbem ita hostes circumvenit ut praeter quattuor equites omnes interfecerit. (Liv.) 8. Tales nos esse putamus, ut iure laudemur. (Cic.) 9. Nemo adeo ferus est ut non mitescere possit. (Hor.) 10. Non sum tanti animi ut sine spe castra oppugnem. (Caes.) Es.3: Traduci le seguenti frasi in cui è assente il correlativo 1. Arboribus consita Italia est, ut tota pomarium apparet. (Varr.) 2. Dabo egenti sed ut ipse non egeam. (Sen.) 3. In naturis hominum dissimilitudines sunt, ut alios dulcia alios subamara delectent, alii libidinosi, alii iracundi aut crudeles aut superbi sint, alii a talibus vitiis abhorreant. (Cic.) 4. Alcibiades, Cliniae filius, Atheniensis, disertus fuit , ut in primis eloquentia valeret, quod tanta erat commendatio oris atque orationis, ut nemo ei sermone posset resistere. (Nep.) 5. Alcibiades fuit affabilis, blandus: idem etiam luxuriosus, dissolutus, libidinosus, intemperans erat, ut omnes stuperent in uno homine tantam esse dissimilitudinem tamque diversam naturam. (Nep.) 6. Iphicrates fuit autem et animo magno et corpore imperatoriaque forma, ut ipso aspectu omnibus iniceret admirationem sui. (Nep.) 7. Romanorum turres altitudo puppium ex barbaris navibus superabat, ut tela missa a Gallis graviter acciderent. (Caes.) Distinguere le funzioni di ut Ora ci eserciteremo a distinguere le diverse funzioni del connettore ut: Temporale, col verbo all’indicativo, rafforzato a volte dall’avverbio primum nel significato di “non appena”. Modale : con l’indicativo ut ha assai spesso il valore di “come”; è frequente soprattutto negli incisi, in frasi del tipo ut dictum est, “come è stato detto, stabilito”. Finale, col verbo al congiuntivo presente e imperfetto, negato da ne. Consecutivo, col verbo al congiuntivo presente, imperfetto e perfetto, negato da ut non. Osserviamo le seguenti frasi: 1. Ut in patriam venit, Pausanias ab ephoris in vincla publica est coniectus. (Nep.) 2. Eo, ut erat dictum, (Ariovistus et Caesar) ad conloquium venerunt. (Caes.) 3. Sapiens, etiam si contentus est se, tamen habere amicum optat ut exerceat amicitiam, ne tam magna virtus iaceat. (Sen.) 4. Epaminondas fuit etiam disertus, ut nemo ei Thebanus par esset eloquentia. (Cornelio Nepote) Vediamo questi casi uno alla volta. Essendo il verbo all’indicativo, dobbiamo scegliere tra il valore temporale e il valore modale. In base al significato della principale, vediamo che la frase introdotta da ut indica una circostanza temporale: “Appena arrivò in patria, Pausania venne gettato dagli efori nella pubblica prigione”. Anche in questo caso, essendo il verbo all’indicativo, dobbiamo scegliere tra il valore temporale e il valore modale. La collocazione in inciso e la relazione logica con la principale ci fanno propendere per il valore modale: “Ariovisto e Cesare giunsero per il colloquio là, come era stato detto”. La frase introdotta da ut ha il verbo al congiuntivo presente ed è coordinata per asindeto con un’altra subordinata introdotta da ne; manca un correlativo nella sovraordinata. Abbiamo quindi diversi elementi per attribuire a ut un valore finale. La verifica della traduzione conferma questa ipotesi: “Il sapiente, anche se è appagato da se stesso, tuttavia desidera avere un amico per praticare l’amicizia, perché una così grande virtù non rimanga in abbandono”. La frase introdotta da ut ha il verbo al congiuntivo presente; nella sovraordinata non compare correlativo; l’ipotesi di una finale è però smentita dalla traduzione: “Epaminonda era anche eloquente, affinché nessun Tebano gli fosse pari per capacità oratoria” non dà un senso coerente; optiamo allora per una consecutiva priva di correlativo: “Epaminonda era anche eloquente, al punto che nessun Tebano gli era pari per capacità oratoria”: finalmente il senso funziona. Attenzione Se ut è seguito dall’indicativo, può essere utile tradurre sempre con il connettore “come”, che può avere sia il valore temporale di “non appena” (“Come fummo radunati, partimmo”), sia quello modale, sia quello caomparativo, che è uno dei valori di ut che studieremo nell’Unità *** Es.4 Nelle seguenti frasi, determina in base al contesto sintattico e logico il valore di ut (temporale, finale, consecutivo), quindi fai l’albero e traducile. 1. Miltiades, Cimonis filius, Atheniensis, et antiquitate generis et gloria maiorum et sua modestia maxime florebat eaque erat aetate, ut non iam solum de eo bene sperare, sed etiam confidere cives possent sui. (Nep.) 2. In Attico tanta suavitas erat sermonis Latini, ut appareret in eo nativum leporem esse, non ascitum. (Nep.) 3. Darius autem, ut Graeciam redigeret in suam potestatem, classem comparavit. (Nep.) 4. Datis contra Ahtenienses proelium commisit. In quo tanto virtute valuerunt Athenienses, ut decemplicem numerum hostium profligaverint adeoque perterruerint, ut Persae non castra, sed naves petiverint. (Nep.) 5. Hic locus ab hoste circiter passus sescentos, ut dictum est, aberat. (Caes.) 6. Miltiadi, qui Athenas totamque Graeciam liberaverat, talis honos tributus est, in porticu depicta, quae Poecile vocatur, ut in decem praetorum numero prima eius imago poneretur. (Nep.) 7. Post hoc proelium classem Athenienses eidem Miltiadi dederunt, ut insulis, quae barbaros adiuverant, bellum gereret. (Nep.) 8. Themistocles, Neocli filius, Atheniensis. Huius vitia adulescentiae magnis sunt emendata virtutibus, adeo ut anteferatur huic nemo. (Nep.) 9. Themistocles autem, ut Lacedaemonem venit, adire ad magistratus noluit. (Nep.) 10. Ita sine ullo periculo hostium multitudinem nostri interfecerunt sub occasumque solis destiterunt seque in castra, ut erat imperatum, receperunt. (Caes.) 11. Ut Hortensius domum reducebatur cum magna multitudine, C. Curioni occurrit. (Cic.) 12. Ut illos de re publica libros edidisti, nihil a te sane postea accepimus. (Cic.) 13. Ut Catilina erupit ex urbe, semper vigilavi. (Cic.) 14. Dicunt Staienum ab Oppianico pecuniam accepisse ut iudicium corrumperet. (Cic.) 15. Ira, ut diximus, avida poenae est. (Sen.) 16. Ut a Brundisio discessisti, nullae mihi abs te sunt redditae litterae. (Cic.) 17. Ut Pompeius peroravit, surrexit Clodius. (Cic.) 18. Themistocles id ut audivit, quod non satis tutum se Argis videbat, Corcyram demigravit. (Nep.) 19. Adeo excellebat Aristides abstinentia, ut unus post hominum memoriam cognomine Iustus sit appellatus. (Nep.) 20. Post id proelium eundem Pausaniam cum classe communi Cyprum atque Hellespontum Lacaedemonii miserunt, ut ex iis regionibus barbarorum praesidia depelleret. (Nep.) 21. Ut Hostius cecidit, confestim Romana acies inclinatur fusaque est. (Liv.) 22. Pausanias domum rediit. Huc ut venit, ab ephoris in vincla publica est coniectus. (Nep.) 23. Cimon fuit enim tanta liberalitate, ut numquam in suis praediis hortisque custodem imposuerit ad fructuum custodiam. (Nep.) 24. Plato autem tantum apud Dionysium auctoritate potuit valuitque eloquentia, ut ei persuaserit tyrannidis facere finem libertatemque reddere Syracusanis. (Nep.)