Introduzione
Francesco Pilloni
Nel trentesimo anniversario della pubblicazione dell’Enciclica Dives in misericordia del Beato Giovanni Paolo II,
pubblicata il 30 novembre 1980, il Centro di Spiritualità
Padre Enrico Mauri ha deciso di riprendere il tema della
misericordia divina per svolgere il tradizionale appuntamento formativo del 57° Corso ascetico.
La scelta non è casuale o puramente dettata dall’occasione storica. La misericordia di Dio è un volto importante
del suo amore che Egli stesso desidera donare alla Chiesa con particolare intensità in questo nostro tempo. Per
questa missione di risvegliare nei cuori la presenza della
sua misericordia il Signore ha scelto una semplice suora
polacca, santa Faustina Kowalska (1905-1938). In un’epoca segnata dalla violenza dolorosa e dal dominio sociale di
nascenti ideologie Dio ha suscitato, nel cuore di una terra
oppressa e divisa ma fortemente abbarbicata alla fede, la
presenza di una donna a lui interamente dedicata e ha fatto
della sua stessa vita un annuncio di misericordia.
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Con grande acutezza teologica e spirituale Giovanni
Paolo II ebbe a dire che la misericordia è il limite che Dio
pone al male. La vita umana è segnata tanto dalla luce
della chiamata divina quanto dalla fragilità e dall’oscurità
del peccato. Nelle concrete vicende umane la forza oscura
del male sembra in molti modi prevalere e sempre si offre
come un limite – personale, sociale, storico – che l’uomo
avverte di non poter superare con le sue forze. Nell’esperienza quotidiana, alla quale l’orizzonte della gioia e della
salvezza sia precluso, Dio si rivela come misericordia, come
dono di amore sempre più grande che apre le porte della
speranza.
La rivelazione della misericordia rivela che l’amore di
Dio è più grande del male. Essa rivela che Dio è amore e
che in questo amore rimane fedele. Avendo creato l’uomo
e la donna nell’amore e avendo donato loro la capacità di
amare, Dio non li abbandona nella morsa del male, ma si
fa carico del male stesso. È Lui per primo che scavalca il
limite del male che sembra separare l’uomo da Dio e manifesta nel Figlio fatto uomo la sua volontà di amore unitivo.
Dio ama l’uomo per primo (cfr. 1 Gv 4,10) al di là della sua
dignità e del suo merito.
Nel dono di questa grande misericordia Dio risveglia
nell’uomo la consapevolezza della sua chiamata a condividere con Lui la vita divina. Chiamata che l’uomo può
riconoscere in sé ed alla quale può rispondere. Il senso
della misericordia non sfocia nell’atteggiamento quietista di un uomo che vede nell’amore di Dio una sorta di
generale amnistia sulla quale passivamente contare, ma
sfocia in un coinvolgimento, per rispondere all’amore con
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l’amore, secondo la celebre espressione di santa Teresa di
Gesù Bambino. Dio, rivelando all’uomo di essere amato
anche quando è peccatore, rivela all’uomo la natura di
questo «amore sempre più grande». Dinanzi alla grandezza
di quest’amore l’uomo scopre l’insufficienza della misura
dell’amore, quella calcolata dal vecchio Adamo, e si apre
così ad accogliere la forma di questo amore misericordioso
come forma e misura della propria vita.
«Dio è amore» (cfr. 1 Gv 4,8). «Dio ha tanto amato
il mondo da mandare il suo Figlio Unigenito, affinché
chiunque crede in lui non muoia, ma abbia vita eterna»
(Gv 3,16). La misericordia scaturisce come una sorgente
dal cuore del Dio Amore. È in quest’orizzonte che Dio ha
creato l’uomo, nel mistero della chiamata all’amore partecipatagli nell’essere uomo e donna. L’uomo sperimenta nella vita il dramma di questo dono, che sembra precludersi
le porte del compimento e trovarsi spesso impossibilitato a
compiersi. All’uomo sembra spesso di avere una chiamata
all’impossibile, racchiusa nella tragicità di un’esistenza che
conosce l’amore solo ferito e frammentato. E così la chiamata a compiersi come persona nell’amore sembra spesso uno
scacco e talora uno scherno della cieca forza del destino.
Attraverso l’opera redentiva di Gesù Cristo alla chiamata all’amore è ridonata la possibilità della relazione aperta
e libera con Dio. Poiché Dio si è fatto carne e ci rende partecipi del suo amore nello Spirito Santo, l’uomo riprende
il senso pieno della propria natura. In Cristo risorto nella
carne è rivelato all’uomo il suo destino: risorgere in Cristo
nella totalità della sua umanità. L’uomo si scopre creato
nell’amore, vede la luce della natura sponsale del proprio
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essere persona e contempla riaperte in Cristo le porte del
paradiso. E più ancora vede il compimento del disegno di
Dio, al quale è chiamato da sempre: vivere, come uomo in
Dio, la vita divina. Inizia così un cammino nuovo, affinché
per la grazia dello Spirito, l’uomo impari a vivere fin da ora
Dio nella carne. E così anche la misericordia prende carne
nel cuore degli uomini e li coinvolge con sé nel grande
disegno dell’amore.
Il testo presenta a tutti questa grande misericordia,
nella quale il Signore ci salva, rendendoci partecipi della
sua vita divina (Francesco Pilloni). È infatti alla persona
umana, cioè all’uomo e alla donna come persone sponsali,
che è donata la misericordia (Xabier Segura). Questa scelta
di orientamento desidera aiutare a riflettere la grazia della
misericordia secondo la prospettiva sponsale che caratterizza il cammino della Famiglia di Padre Mauri (Rita De
Micheli). Sullo sfondo rimane la figura e l’esperienza mistica di santa Faustina (Sr. Iwona Zurawska) e infine la testimonianza di una coppia che ha vissuto nella propria esperienza la misericordia (Dario e Laura Virga), mettendo il
luce la costante e misericordiosa azione dello Spirito Santo.
Confidiamo che la lettura del testo aiuti un approfondimento del dono della misericordia che Dio desidera far
riscoprire a noi tutti, come una importante dimensione del
suo amore e come una continua sorgente per camminare
nella santificazione della nostra vita e del mondo.
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