...vivere in derapata!

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Zona LPN
bollettino non conforme
numero 5 — febbraio 2009
...vivere in derapata!
ZONA LPN FEBBRAIO 2009
Pagina 2
ESSERE
SEMPRE PIU’ DIFFICILE
pag. 3
CANTIERE L.P.N.:
ATTIVITA’ MILITANTE
pag. 4
TORNARE AL BOSCO:
A VOLTE SUCCEDE
pag. 5
29 GENNAIO 1934:
RITORNA LOCRI
pag. 6
SIMONE ESPOSITO:
CONCORSO LETTERARIO
pag. 7
PUGILATO:
LA NOBILE ARTE
pag. 8
FILIPPO TOMMASO MARINETTI
pag. 9
ANDY CAPP
ADORABILE CIALTRONE
pag. 10
QUALCUNO CI SCRIVE…
pag. 11
ZonaLPN: agenzia di informazione interna a cura dell’ass. cult. LPN
S
O
M
M
A
R
I
O
ZONA LPN FEBBRAIO 2009
ESSERE:
SEMPRE PIU’ DIFFICILE
Donne violentate per strada, giovani bulli che per noia danno fuoco
ad un barbone, altri che per finire nel “tubo”, si riprendono mentre
vanno a schiantarsi con l’auto tirata a tutta velocità. La nostra sociesocietà, perde di vista i valori ed i nostri giovani, sperano in un posto
ad Amici o al Grande Fratello e Sanremo canta...orami si va a ruota libera, tutti corrono e non sanno dove vanno...forse è il caso di dare
un senso alla propria esistenza.
Una vecchia bretone
con un cappello e un ombrello di carta di riso
e canna di bambù.
Capitani coraggiosi
furbi contrabbandieri macedoni.
Gesuiti euclidei
vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli
imperatori della dinastia dei Ming.
Cerco un centro di gravità permanente
che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla
gente
avrei bisogno di...
Over and over again.
Per le strade di Pechino erano giorni di maggio
tra noi si scherzava a raccogliere ortiche.
Non sopporto i cori russi
la musica finto rock la new wave italiana
il free jazz punk inglese.
Neanche la nera africana.
Cerco un centro di gravità permanente...
Over and over again
you are a woman in love baby come into my life
baby I need your love
I want your love
over and over again.
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ZONA LPN FEBBRAIO 2009
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CANTIERE LPN:
ATTIVITA’ MILITANTE
Disponibili gli ultimi esemplari di felpe e cappelli
targati LPN. Per info:
[email protected].
Accorrete gente, accorrete.
100 anni son passati,
gioia per molti, delusione per altri...tutti ne
parlano, pochi sanno di
cosa parlano, ma chi sono veramente? A tutto
questo e molto altro ancora, daremo risposta,
insinuato il dubbio, non
vi resta che attendere!!!
CONFERENZE, CONCERTI, MOSTRE, DIBATTITI,
SOLIDARIETA’, SPORT, LABORATORIO D’AZIONE
Risultato raggiunto. Nel
mese di marzo, incotreremo il responsabile
dell’AVIS sez. di Locri
ed in tale occasione
consegneremo quanto
promesso. Sul prossimo
numero resoconto dettagliato di quanto successo.
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TORNARE AL BOSCO:
A VOLTE SUCCEDE
Il 29 dicembre di 11 anni fa, Xavier Fortin passò dall’ex moglie, Catherine Martin, per una visita ai due figli, Shahi'yena, di 7 anni, e Okwari, di 6. Quella sera, Catherine aspettò invano che i
figli tornassero nella sua casa di Foix, nella regione dell’Ariege. E così è stato per i successivi
dieci anni. Fino a qualche giorno fa, quando l’ex marito e i suoi due bambini – nel frattempo
divenuti ragazzi – sono stati ritrovati a Massat, sui Pirenei, nel sud della Francia. Rivelando una
storia che, agli occhi delle autorità, ha dell’incredibile. Per dieci anni, infatti, Xavier Fortin – o
Michel Duchesne, come si è fatto chiamare per tutto questo tempo – ha vissuto di agricoltura e
allevamento, educando da sé i figli, in un fienile. “Ai margini della società, come un recluso volontario”, secondo le parole di Antoine Leroy, il procuratore di Foix. Per tutti quelli che frequentavano i mercati di Massat o di Saint-Giron, Michel Duchesne era un semplice allevatore di
bestiame. Cinquantadue anni, alto, occhi azzurri e lunghi capelli neri, l’uomo non chiedeva nulla
a nessuno, e “non aveva mai fatto parlare male di sé”, spiega il sindaco di Massat, Léon-Pierre
Galy Gasparrou. Certo, nessuno conosceva il suo passato. E il suo stile di vita non era certo usuale. Fortin viveva, con i due figli, in un fienile. A concedergli quello spazio era stato un turista
tedesco, gliel’aveva dato gratuitamente: in cambio, Fortin avrebbe solo dovuto prendersi cura
dell’edificio. Grazie ad alcune capre e pecore, a una fonte d’acqua lì vicino e a qualche lavoretto
agricolo stagionale, Fortin-Duchesne è riuscito a nutrire sé e i figli ogni giorno. Quanto
all’elettricità, la ricavava da alcuni pannelli solari, montati fuori dalla loro baracca. Shahi’yena e
Okwari, per tutti questi anni, non sono mai andati a scuola. Ma il padre, ex titolare di una cattedra di scienze naturali, li ha educati personalmente: secondo la polizia l’uomo ha detto di aver
“seguito alla lettera i programmi ministeriali”. Mentre l’uomo costruiva questa vita ai confini
della società, l’ex moglie Catherine portava avanti la sua battaglia in tribunale. Il 7 gennaio 2005
l’uomo è stato condannato in contumacia a due anni, per sottrazione di minori. Sono stati proprio i cartelli diffusi in zona dopo la condanna a tradire Fortin. Alcuni vicini hanno notato la
somiglianza tra i volti di quei bambini e quelli dei figli di Duchesne, l’allevatore senza passato. E
hanno avvertito la gendarmeria locale. La polizia è entrata nella casa di Fortin, arrestandolo. Per
qualche istante gli agenti hanno temuto il peggio per i figli, che non erano in casa con lui. Ma
l’uomo li ha tranquillizzati, spiegando che erano ad Aléria, in Corsica, per la raccolta delle olive.
Al giudice – davanti al quale tornerà per il processo, il prossimo 17 marzo, a Drauguignan –
l’uomo ha spiegato i dettagli della sua vita, e della vita dei figli. La scelta di separarsi dalla moglie era arrivata un anno prima della fuga, il Natale 1997. I due avevano deciso di vivere una vita
frugale ad Adrets, nella regione di Var, ma Christine non voleva portare questa ricerca di essenzialità agli eccessi. Secondo l’uomo, i figli non volevano più vivere con la madre, a cui erano stati affidati. Subito dopo l’arresto, l’uomo ha fatto appello contro la condanna a due anni di carcere per sottrazione di minori. I due figli hanno scelto di non tornare a vivere con la madre, ma
di stare da soli nella loro casa-fienile. La madre, intanto, ha deciso di non fare causa al marito.
La donna ha rivisto i figli domenica, ad Ariège, dopo 11 anni d’attesa. Li ha trovati “fisicamente
in forma: non si sono mai lamentati di essere stati maltrattati”, ha detto il procuratore Leroy.
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29 GENNAIO 1934:
RITORNA LOCRI
Nel giugno del 2003, la nostra associazione, realizzò un opuscolo dal titolo “Idee e progetti per
la nostra città – le nostre proposte”, tra i cinque progetti portati all’attenzione della popolazione
e degli organi amministrativi, si chiedeva di voler festeggiare il compleanno di Locri perché ritenevamo e riteniamo che sia una festa per ricordare le nostre origini e rafforzare il senso di appartenenza alla nostra comunità. A distanza di sei anni, un primo passo è stato compiuto, sperando che se ne compiano altri, vi lasciamo alla cronaca:
Il 29 gennaio del 1934 Gerace Marina prendeva il nome di “Locri”, il 29 gennaio 2009,
l’Amministrazione Comunale della Città (il Sindaco Francesco Macrì, su stimolo degli Assessori
Rosario Scarfò e Francesco Commisso), ha inviato a tutti i Dirigenti Scolastici degli istituti di
ogni ordine e grado della città una lettera nella quale si invitava a dedicare nella stessa giornata,
un momento di riflessione per la ricorrenza del 75esimo anniversario della denominazione da
Gerace Marina a Locri.
Nella lettera si è chiesto di ricordare nelle scuole il momento storico con l’esortazione ai giovani “a conoscere in maniera nuova e dignitosa il passato e la storia cittadina, auspicando la diffusione di una mentalità positiva e fattiva, critica, ma in ogni caso volta al perseguimento di obiettivi comuni destinati a migliorare le generali condizioni di vita”.
Come sottolineato nella missiva “il 29 gennaio 1934 la cittadina di Gerace Marina modificava il
proprio nome in quello di Locri e da allora, 75 anni addietro, la Nostra amata terra ha vissuto
tanti eventi positivi e di risonanza nazionale, alternati a momenti di sconforto”. Da questo assunto di partenza si rileva che “ad oggi, malgrado la attuale crisi economica e le enormi criticità,
cominciano ad intravedersi segnali di ripresa ed importanti passi in avanti”.
Nella consapevolezza “che il futuro di questa terra è rappresentato innanzitutto da un rientro in
un circuito di normalità sociale, economica e amministrativa al passo con il resto del territorio
nazionale”, l’Amministrazione Comunale attraverso un indirizzo progettuale in itinere “tende a
rafforzare quanto strutturalmente e legittimamente esiste ed a rilanciare in concreto la cultura, il
turismo e il commercio, nell’interesse della Comunità tutta”.
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SIMONE ESPOSITO:
CONCORSO LETTERARIO
Il 18 gennaio 2008 saliva in cielo il giovanissimo Simone Esposito ed ad un anno dalla sua
scomparsa, il papà Angelo e la mamma Antonella (in collaborazione con il Liceo Classico “Ivo
Oliveti” di Locri), per ricordarlo hanno indetto un concorso letterario “Racconto Breve”.
REGOLAMENTO
Art. 1 - Scopo del Concorso Il concorso, nel ricordo di Simone Esposito, è volto a promuovere tra i giovani, valori di solidarietà, amicizia, rispetto dell’altro sui quali improntare il proprio
stile di vita.
Art. 2 - Partecipazione Il concorso è aperto a tutti i giovani frequentanti la terza classe della
scuola media e le prime tre classi degli istituti superiori della città di Locri.
Art. 3 - Quota di iscrizione La partecipazione al concorso è gratuita. Nessuno è autorizzato a
chiedere qualsiasi somma in nome e per conto degli organizzatori del Concorso.
Art. 4 - Elaborati Il concorso prevede l’elaborazione di un racconto di scrittura creativa che
non deve superare le 5 (cinque) cartelle; l’elaborato deve essere inedito e non aver ricevuto premio segnalazioni in altri concorsi. L’autore cede il diritto di pubblicazione a titolo gratuito.
Art. 5 – Consegna I racconti, in busta chiusa e controfirmata sui lembi, devono essere consegnati al referente di ogni Istituto entro e non oltre sabato 14 Marzo 2009 nel seguente modo:
-Busta “A” intestata al tenutario:
copia sottofirmata dell’elaborato recante : Cognome e Nome, Istituto di frequenza, Indirizzo,
Recapito telefonico, eventuale email.
-Busta”B” intestata al referente d’istituto:
3 (tre) copie prive di qualsiasi segno di riconoscimento.
Il tenutario dei dati ha il compito di custodire le buste sigillate contenenti i racconti sottoscritti
e corredati dei dati di identificazione. Le buste saranno consegnate alla giuria per la proclamazione dei vincitori dopo che la stessa avrà scelto e graduati i racconti.
Art. 6 - Referenti degli Istituti
Liceo Ginnasio “Ivo Oliveti” :
Prof.ssa Pollichieni Silvana
Liceo Scientifico “Zaleuco” :
Prof. Romeo Vincenzo
Liceo Linguistico,Socio-Pedagocico “G.Mazzini” : Prof.ssa Laurendi Laura
I.P.S.S.A.R “Dea Persefone” :
Prof.ssa Bitonti Teresa
Istituto d’Arte e scuola media annessa “Panetta” : Prof.ssa Pinto Maria Stella
IPSIA sezione di Locri :
Prof.ssa Romano Teresa
I.T.C. “Marconi” sezione di Locri :
?
Scuola Media Statale “Sorace Maresca :
Prof.ssa Simonetta
La cerimonia di premiazione del Concorso si svolgerà nel corso di una apposita manifestazione
che avrà luogo a Locri nel mese di maggio. Giorno e modalità saranno successivamente comunicate ai referenti di ogni Istituto. 1° Classificato: € 300,00 e diploma; 2° Classificato: €
200,00 e diploma; 3° Classificato: € 100,00 e diploma; Menzioni: Diploma.
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PUGILATO:
LA NOBILE ARTE
Origini storiche: Il pugilato ha origini antichissime, com’è dimostrato da sculture, graffiti ed incisioni risalenti al III millennio a.C. (alcune delle quali conservate all’interno del British Museum). Alcune fonti letterarie, come l’Iliade d’Omero, narrano di combattimenti coi i pugni; il
pugilato di allora era molto diverso da quello attuale: non esistevano categorie, il requisito fondamentale era essere uomini forti e di notevole prestanza fisica, non esistevano guantoni bensì
lacci di cuoio rinforzati con placche di piombo, inoltre l’incontro poteva terminare anche con la
morte di uno dei due combattenti, se non di entrambi. Nell’antichità esistevano due tipi di pugilato: quello latino (pugilatus caestis), in cui erano permessi colpi sia a mano aperta che chiusa, e
quello greco (pigmachia) dove si poteva colpire anche con le gambe (per questo lo si definisce
un antenato della moderna kick boxing). Nel 668 a.C. il pugilato diventa disciplina olimpica; la
prima medaglia è stata vinta da Onomasto di Smirne.
Origini moderne: Nel 1719 nasce a Londra una scuola moderna di pugilato; nello stesso anno
James Figg si autodichiara campione di boxe dopo 15 combattimenti vinti e nessun avversario
che volesse sfidarlo. Nel 1743 Jack Broughton propone un primo regolamento (Broughton Rules): un ring delimitato da corde, due “secondi” assistono il “pugilatore”, un arbitro per il giudizio e uno per il tempo, non erano ammessi i colpi portati con la testa, i piedi, le ginocchia e i
colpi sotto la cintura; nessun limite di tempo nei combattimenti. Era permesso al pubblico
scommettere sui pugili. Il primo match del pugilato moderno si è svolto nel 1892 a New Orleans: John Sullivan e James Corbett si sfidavano secondo le regole del marchese Queensberry.
Riportiamo in breve il regolamento: era stabilito il conteggio di dieci secondi per il KO e
l’obbligo per l’altro pugile di allontanarsi senza colpire il pugile caduto; erano obbligatori guanti
nuovi; la durata delle riprese era fissata a tre minuti, con un intervallo di un minuto; il numero
delle riprese era variabile. Erano tre le categorie di peso: massimi, medi, leggeri. Nel 1900 sono
state create altre categorie (medio-leggeri, piuma, gallo, mosca e medio-massimo).
Il Pugilato attuale: L’incontro si svolge su un ring, un quadrato circondato da corde (tre per ogni lato); le dimensioni del lato variano dai 5 ai 6 metri, il quadrato è realizzato in materiale
morbido per attutire i colpi. Gli atleti devono indossare un casco (dilettanti) e un paio di guantoni da calzare sopra il bendaggio delle mani, un paradenti, i pantaloncini e una conchiglia per
proteggere gli organi genitali (obbligo dei dilettanti), calzature morbide e senza ganci.
Vince l’incontro l’atleta che mette ”ko” (knock out) l’avversario. I pugili si distinguono in professionisti e dilettanti. Tra i professionisti (gli atleti svolgono incontri pubblici a scopo di lucro)
il combattimento avviene tra due boxeur appartenenti alla stessa categoria di peso (Mosca, Super Mosca, Gallo, Super Gallo, Piuma, Super Piuma, Leggeri, Super Leggeri, Welter, Super
Welter, Medi, Super Medi, Medio Massimi, Massimo Leggeri, Massimi). I dilettanti svolgono
incontri senza fini di guadagno; in base alla loro età si distinguono in: cadetti (14/16 anni), juniores (17/18 anni), seniores (dai 19 anni in poi). Anche per i dilettanti abbiamo le varie categorie (Mini Mosca, Mosca, Gallo, Piuma, Leggeri, Super Leggeri, Welter, Super Welter, Medi, Medio Massimi, Massimi, Super Massimi).
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F. T. MARINETTI
G. B. Guerri Mondadori € 20,00
Dopo il Rinascimento, la creazione culturale italiana più originale e importante è stata il futurismo: avanguardia di tutte le avanguardie del Novecento, ha cambiato per sempre il modo di intendere l’arte e il rapporto arte-società. Da non molto la critica ha cominciato a riconoscere la
forza dirompente di questo movimento che nel 2009, centenario del Manifesto, avrà la sua apoteosi, in un diluvio di mostre, studi e celebrazioni. Eppure si continua a trascurare la figura e
l’opera del geniale inventore del futurismo. Filippo Tommaso Marinetti ebbe una vita affascinante di artista e rivoluzionario. Nato nel 1876 a Alessandria d’Egitto, fu poeta, editore, romanziere, saggista, oltre che uno straordinario provocatore, dissacratore e motore di cultura, in ogni
ambito. La sua capacità di scoprire e suscitare talenti non ha pari. Per sostenere il futurismo, disperse il patrimonio di famiglia, ma una sua caratteristica peculiare fu essere un uomo felice, cui
non venne mai meno l’entusiasmo. Seduttore dalle mille avventure, ebbe un lungo e appassionato matrimonio con Benedetta, pittrice e
scrittrice futurista. Fra i tanti luoghi comuni
che questo libro smentisce c’è quello del
“disprezzo della donna”, che in realtà Marinetti voleva emancipare fino a metterla alla
pari dell’uomo. In politica fu sostanzialmente
un anarchico: anche nello stesso pensiero anarchico, perché considerava la Patria più importante della libertà. Di questo anarchico,
scheggia impazzita che segna vent’anni di
pensiero artistico in Italia e in Europa, Giordano Bruno Guerri racconta la vita, restituendoci il suo spirito d’avventura, il patrimonio di idee, le contraddizioni. E lo fa in
una biografia appassionata, dedicata all’uomo
che “ci ha fatto entrare nella modernità”.
Giordano Bruno Guerri ha diretto “Storia
illustrata”, “Chorus” e “L’indipendente”, è
stato direttore editoriale dell’Arnoldo Mondadori Editore, presidente della Fondazione
Ugo Bordoni, docente di storia contemporanea in numerose università straniere. Attualmente è il Direttore del Vittoriale dannunziano.
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ANDY CAPP:
ADORABILE CIALTRONE
Impenitente sfaccendato ed ubriacone, perennemente iscritto alla lista dei disoccupati, si può
trovare Andy Capp sdraiato sul divano di casa oppure al bancone del pub con un boccale di
birra in mano, comunque sempre con il caratteristico berrettone a visiera in testa che scende a
coprirgli gli occhi, e la sigaretta ben ficcata in bocca. Esprime vitalità nelle risse da bar ma anche sul campo di calcio, dove lo troviamo sia come accanito tifoso sia come giocatore determinato e scorretto. Al suo sostentamento, sussidio di disoccupazione a parte, provvede la moglie
Flo (Florrie), votata al sacrificio, lavoratrice, innamorata e gelosa di questo marito incosciente
ed irresponsabile. Ruotano attorno alla coppia pochi altri personaggi fissi come il barista, il prete, la vicina di casa, qualche donnina che desta interesse in Andy e irritazione in Flo, un arbitro
rassegnato a subire le angherie di un giocatore rissoso ed irrispettoso.
Il personaggio nasce il 5 agosto 1957 in una vignetta per il Daily Mirror, edizione del Nord, dalla
mano di Reginald Smyte, Reg per gli amici (nato nel 1917 a Hartlepool, la città dell’Inghilterra
settentrionale dove il 28 giugno 2007, a riconoscimento dell’opera del suo celebre concittadino,
è stata inaugurata una statua dedicata a Andy Capp). Il 14 aprile dell’anno seguente approda
all’edizione nazionale, l’8 maggio 1960 approda anche al Sunday Pictorial. Il suo successo è costante e progressivo, e la connotazione britannica non gli impedisce di diffondersi anche
all’estero, assumendo sempre più connotazioni di valore universale.
In Italia, Andy Capp viene pubblicato per anni, ininterrottamente, dalla Settimana Enigmistica
nella sezione titolata “Le avventure di Carlo e Alice”, ed assume la dignità di striscia d’autore
apparendo come personaggio principale della rivista Eureka dal novembre 1967. Mentre in
Gran Bretagna appare anche una ricca serie di tascabili, in Italia la Corno lo propone in libretti
di elegante formato quadrato, i Comics Box.
Ivo Germano, sociologo dell’immaginario, lo descrive così: «Di
professione “fancazzista”, scettico per vocazione, Andy Capp insegna come a zero ore lavorative corrispondano miliardi di secondi di buona vita. Come illustra un vecchio albo del 1968, il cui
titolo recita “Andy Capp il disoccupato più felice al mondo”,
Andy fugge il lavoro piuttosto che cercarlo. Ancora oggi è antipedagogico e impolitico, rappresentando sempre e solo se stesso.
Maestro di nessuno, è a mezza via fra Ernst Jünger e Antonio
Pennacchi, fra l’anarca e il “fasciocomunista”. Uno come lui sarebbe di casa a un bar sport di Latina scalo, perché lì ci si accapiglia, spezzando il pane e il companatico della diatriba, ma fottendosene bellamente dei dibattiti sull’egemonia culturale e sul peso
delle ideologie. Lì si vive e basta: in bella o brutta copia».
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QUALCUNO CI SCRIVE...
Riceviamo e con entusiasmo pubblichiamo, un racconto breve di una nostra e cara lettrice...arditi cantori del terzo millennio, fatevi avanti!
IL FAVOLOSO MONDO DI ADETTE
Alla piccola Adette piace il vento che chiacchiera con le foglie degli alberi d’autunno, la sensazione di freddo sul bordo delle orecchie di suo padre, il gorgoglio della caffettiera di sua madre
la domenica mattina, il rumore della penna stilografica che scorre sulla carta di riso, le nuvole
viste dall’areo in basso invece che in alto, i letti sfatti che lascia in albergo, immaginare quante
persone sono passate sul pavimento che sta calpestando in Piazza Duomo, indovinare come
fanno l’amore le persone sulla metropolitana, contare quante macchine rosse passano per strada.
Alla piccola Adette non piace l’odore di dentista sui camici di suo padre, le rughe intorno agli
occhi di sua madre, le lenzuola colorate, gli innamorati che si lasciano in stazione centrale, i piccioni morti sulla strada anche se non le piacciono i piccioni, la lucetta accesa della televisione in
stand by, i ritratti che la guardano male dentro ai castelli, chi tiene la sinistra sulle scale mobili,
mettere i suoi anelli nella mano sbagliata, parlare mentre tutti intorno parlano, il rumore delle
pale del ventilatore d’estate e quello del frigorifero di notte, dormire in un letto di ricordi.
È il 27 gennaio del 2009 e sono le ..11 in.. punto della sera, nei bar dei navigli chi beve un drink
sta bevendo un drink, nello stesso momento su una panchina di Largo Cairoli Emanuele Strozzapreti scopre che ci sono più cellule nel suo corpo che stelle nel cielo; nel frattempo, ai piedi
del Castello Sforzesco due amanti migliorano i loro baci; la temperatura è di cinque gradi centigradi, il tasso di umidità non si sa e la pressione atmosferica nemmeno. atmosferica nemmeno.
Ciurma
all’arrembaggio
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