Museo del Bardo, fiore all`occhiello dell`arte, ma senza

Museo del Bardo, fiore allocchiello dellarte,
ma senza misure di sicurezza
- Valentina Porcheddu, 19.03.2015
Tunisi . Gli assalitori sono entrati indisturbati e armati nel museo
«Ho accompagnato un gruppo di visitatori al Museo del Bardo lo scorso ottobre – dice P. M.,
archeologo esperto di antichità romane e guida per una nota agenzia culturale francese che
oreferisce restare anonimo –. Quando il bus ha oltrepassato la cancellata che cinge il palazzo, sia io
che l’autista siamo stati superficialmente perquisiti dalle guardie. Dopo aver posteggiato il mezzo,
siamo entrati al museo senza che fossero effettuati controlli a zaini e borse. Gli agenti di sicurezza se
ne stavano con le mani in tasca e all’ingresso, peraltro recentemente rinnovato, non c’era l’ombra di
un poliziotto».
Questo racconto, già di per sé allarmante, conferma che l’assalto di ieri al Museo Nazionale del
Bardo di Tunisi – fiore all’occhiello dell’offerta culturale del paese – si è svolto nella più totale
mancanza di sicurezza.
D’altra parte, le testimonianze di alcuni impiegati di turno al museo trasmesse da Radio Tunis
Chaîne Internationale (Rtci) e il canale locale Shems Fm dimostrano che due dei tre terroristi sono
penetrati nell’area in maniera del tutto indisturbata e, dopo aver poggiato gli zaini nel giardino,
hanno impugnato i kalashnikov introducendosi al museo attraverso la grande porta vetrata, dove si
conclude il percorso della visita. «Alcuni turisti, atterriti, sono giunti nell’ufficio dove lavoriamo io e
la mia collega – dice un’archeologa del Bardo – rivelandoci la presenza di terroristi all’interno delle
sale. Penso fossero italiani. Naturalmente, siamo state colte di sorpresa e abbiamo subito provveduto
a fare uscire le persone da una porta secondaria che non era stata individuata dagli attentatori. Al
momento – aggiunge – non è possibile verificare se ci sono stati danni materiali ai reperti, io stessa
ho lasciato il museo di corsa».
Dall’anno della sua inaugurazione, avvenuta nel 1888, il museo nazionale del Bardo – l’antico Museo
Alaoui dei tempi del protettorato francese – è una tappa imprescindibile per il vasto pubblico che si
reca in Tunisia alla scoperta della civiltà fenicio-punica ma soprattutto per visitare le maestose
vestigia lasciate dal dominio romano in Africa del Nord. Nella primavera del 2009 è stato lanciato un
progetto di rinnovamento architettonico e museografico, che ha permesso di integrare nuovi spazi
alle strutture storiche del palazzo-harem costruito tra il 1859 e il 1864 dal bey M’hammed,
capolavoro dell’architettura husseinita nel quale si conciliano armonicamente elementi
andaluso-moreschi e apporti «italianizzanti».
La nuova disposizione è stata ideata allo scopo di far emergere la complessa e dunque ricchissima
identità culturale della Tunisia. I sei dipartimenti mettono in luce oggetti che vanno dalla Preistoria
alla civiltà fenicio-punica, senza dimenticare il mondo numida, la tarda antichità e i ben quindici
secoli di civiltà islamica. La fama del Bardo, tuttavia, è dovuta soprattutto all’immensa e preziosa
collezione di mosaici, i quali originariamente concepiti per adornare domus, terme e basiliche
paleocristiane, rappresentano oggi dei veri e propri libri che riflettono lo splendore della provincia
romana d’Africa. La raffinatezza della tecnica e il sapiente accostamento di tessere colorate
restituiscono racconti mitologici, scene della vita quotidiana, credenze religiose.
Nei piccoli e grandi pannelli musivi del Bardo si muovono ancor oggi uomini e animali, eroi e divinità.
Per questo, chi ha avuto la fortuna di ammirarli sa che il sangue mal si concilia con la loro folgorante
bellezza. E forse il poeta che troneggia nel mosaico del III secolo a.C. rinvenuto a Sousse, attorniato
da Clio (musa della Storia) e Melpomene (musa della tragedia) continuerà a rivolgersi a noi,
attirando lo sguardo sulla pergamena inscritta srotolata sulle sue ginocchia: Musa, mihi causa
memora «Musa, ricordami le cause…» Un verso dell’Eneide che oggi ci parla ancora nel profondo.
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