Confronto tra la caduta dell`impero romano e la crisi del 1300

TESINA DI FINE ANNO
SERENA DE MARTIS
1998, CLASSE 1, STEINER, TORINO
CONFRONTO TRA LA CRISI E LA
CADUTA DEL MONDO ROMANO
E LA CRISI DEL 1300
OGGETTO: TESINA DI APPROFONDIMENTO DA PRESENTARE IN SEDE ENTRO IL
2 GIUGNO 1998
MATERIE IMPLICATE: ITALIANO
STORIA
INDICE
PRESENTAZIONE
CAPITOLO PRIMO
CRISI E CADUTA DEL MONDO ROMANO
(LE CAUSE, I FATTI, LE CONSEGUENZE)
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
1.8
1.9
1.10
1.11
1.12
1.13
LA NASCITA DELLA REPUBBLICA
PRIME ESPANSIONI TERRITORIALI
LO SCONTRO TRA PATRIZI E PLEBEI
IL SACCO DI ROMA
LA SITUAZIONE INTERNA
POLITICA E SOCIETÀ A ROMA TRA IL IV E IL III SECOLO A.C.
APPIO CLAUDIO
LA COLONIZZAZIONE
(OSSERVAZIONI)
ALESSANDRO MAGNO
L’IMPERO UNIVERSALE
L’ESPANSIONE ROMANA: UNA CITTÀ- STATO ALLA CONQUISTA DEL MONDO
I LIMITI DEL SISTEMA IMPERIALE E LA SUA CRISI
CONSEGUENZE DELLA FINE DELL’UNITÀ NEL MONDO ANTICO
(OSSERVAZIONI)
CAPITOLO SECONDO
CRISI DEL 1300
(LE CAUSE, I FATTI, LE CONSEGUENZE)
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
2.7
2.8
2.9
2.10
2.11
2.12
2.13
IL SACRO ROMANO IMPERO GERMANICO
CORRUZIONE E RIFORMA DELLA CHIESA
LA LOTTA PER LE INVESTITURE
CONQUISTA E CADUTA DI GERUSALEMME
CONCLUSIONE DELLE CROCIATE
VITA NELLA CHIESA
I MONASTERI
GLI ORDINI RELIGIOSI E GLI ORDINI MONASTICO – MILITARI
LA GERARCHIA ECCLESIASTICA
TECNICHE DI GUERRA
LA TECNICA AL SERVIZIO DELLA CHIESA: LE CATTEDRALI
(OSSERVAZIONI)
LE NUOVE ISTITUZIONI DELLE CITTA’
IMPERO E PAPATO NEL TRECENTO: LA CRISI DELL’UNIVERSALISMO
(OSSERVAZIONI)
CAPITOLO TERZO
1.3 PUNTI COMUNI E DIFFERENZE TRA IL MONDO ROMANO E IL 1300
2.3 PUNTI COMUNI E DIFFERENZE TRA LA CRISI DEL MONDO
ROMANO E LA CRISI DEL 1300
CAPITOLO QUARTO
ANALISI PERSONALE
BIBLIOGRAFIA
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CAPITOLO PRIMO:
CRISI E CADUTA DEL MONDO ROMANO
(LE CAUSE, I FATTI, LE CONSEGUENZE)
1. LA NASCITA DELLA REPUBBLICA
E’ solo grazie allo storico Tito Livio che possiamo conoscere in modo dettagliato il
periodo durante il quale Roma conobbe il passaggio dal regime monarchico a quello
repubblicano.
Già prima del 549 a.C., infatti, l’istituto monarchico aveva dato segni evidenti di
crisi. Dopo questa data fu instaurato un nuovo regime, il quale prevedeva che il
potere supremo fosse assunto dal comandante della fanteria, affiancato dal
comandante della cavalleria. Il primo rappresentava l’elemento plebeo della
popolazione, il secondo l’elemento patrizio.
Inoltre, la massima carica di governo passò ad una coppia di magistrati per la durata
di un anno.
Fino al 486 a.C. al consolato poterono accedere anche i plebei. In seguito
l’aristocrazia prese saldamente in mano il potere. La gente del popolo si oppose
strenuamente a queste tendenze, che la emarginava dalla vita politica.
Lo scontro tra patrizi e plebei durerà dal quel momento per più di un secolo e
caratterizzerà tutta la vita sociale di Roma.
2.PRIME ESPANSIONI TERRITORIALI
Per tutto il V secolo a.C. Roma estese il suo territorio su quattro fronti.
3.LO SCONTRO TRA PATRIZI E PLEBEI
Durante lo stesso secolo, il governo della città rimase nelle mani dei patrizi.
I plebei costituivano un corpo sociale composito. La maggior parte di loro erano
poveri e diseredati che vivevano all’ombra delle famiglie patrizie come clienti:
ricevevano lavoro, cibo, denaro e offrivano in cambio prestazioni di vario genere.
Alcune famiglie patrizie, però, avendo il timore di una loro crescita politica, avevano
innalzato uno sbarramento legislativo in grado di impedirgli un eventuale accesso alle
leve del potere.
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Parallelamente alle istituzioni politiche controllate dai patrizi, i plebei cominciarono
ad organizzare i loro propri organi di governo, che non possedevano alcun requisito
legale, ma che costituivano uno strumento di pressione contro lo Stato Patrizio.
In pochi anni e ricorrendo alla secessione (in altre parole l’abbandono delle città in
segno di protesta), i plebei ottennero poco a poco il riconoscimento delle loro
assemblee e dei tribuni da loro eletti.
Inoltre, a metà del V secolo a.C., fu istituita un’assemblea di dieci membri per
scrivere il testo delle leggi su cui si basava la Repubblica: per la prima volta si fissava
per scritto le norme del diritto.
Soprattutto grazie ad Appio Claudio, l’assemblea fu poi estesa anche alla plebe.
Nonostante ciò, si andava formando una nuova oligarchia basata sulla ricchezza nella
quale patrizi e plebei si sarebbero presto trovati associati al potere.
4.IL SACCO DI ROMA
Nel 387 a.C. i Galli entravano in Roma e la saccheggiavano. I Romani, decisi a
ristabilire la propria supremazia, costruirono una cinta di mura attorno alla città.
5.LA SITUAZIONE INTERNA
La capacità di reazione militare dimostrata da Roma dopo l’incendio gallico rifletteva
la solidità del suo governo interno, che nel IV secolo a.C. vide una svolta decisiva del
conflitto che aveva opposto sin da allora patrizi e plebei.
Venne, infatti, ristabilita l’antica magistratura e, per far fronte alle esigenze sempre
maggiori del governo dello Stato, si allargò il numero di persone chiamate ad
esercitarlo.
La società si basava ormai solo sul denaro, vi era quindi una sempre più netta
divisione tra ceti popolari e ceti dirigenti.
6. POLITICA E SOCIETA’ A ROMA TRA IL IV E IL III SECOLO A.C.
Dopo altre conquiste, Roma aveva sviluppato problemi sociali molto acuti. La guerra,
infatti, aveva provocato enormi distruzioni, ma al tempo stesso era stata fonte di
ricchezza per alcuni strati sociali privilegiati.
Le lunghe campagne militari avevano tenuto lontano dai campi molti cittadini, che
erano finiti per diventare proletari diseredati: masse di poveri affollavano Roma in
misere condizioni.
Il terreno sottratto alle città sconfitte era incamerato dallo Stato romano (ager
publicus) era occupato dai cittadini più ricchi. La tensione politica era quasi
insostenibile.
7.APPIO CLAUDIO
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Appio Claudio, ottenuta la censura, cominciò una coraggiosa politica di
rinnovamento. Innanzi tutto decise la costruzione di grandi opere pubbliche, andando
incontro alle esigenze materiali, commerciali e militari della città, e offrendo così
anche occasioni di lavoro alla massa di diseredati presente nella capitale.
Inoltre distribuì tutti i membri della plebe tra le trentuno tribù in cui era suddivisa
Roma. Purtroppo la reazione dei patrizi fu assai aspra.
Il nuovo censore revocò le decisioni di Appio Claudio, facendo in modo che la massa
di diseredati diventasse nuovamente manovrabile a fini elettorali dagli aristocratici.
8.LA COLONIZZAZIONE
Alle difficoltà di ordine sociale, Roma fece fronte in molte occasioni con l’istituto
della colonizzazione.
Masse piuttosto numerose di cittadini latini o romani erano inviate nei territori di
nuova conquista a fondare nuove città o a rifondarne di antiche, con il duplice scopo
di assicurare un presidio militare in posizioni strategiche e di liberare Roma da masse
proletarizzate. I coloni ottenevano ciascuno un lotto di terreno coltivabile, ma non
avevano gli stessi diritti dei cittadini romani.
La pienezza dei diritti era garantita solo alle colonie romane fondate a scopo militare,
prevalentemente sulle coste.
Il resto del territorio era lasciato in mano agli alleati dei Romani; secondo i trattati di
alleanza, le colonie avevano più o meno diritti.
Questo sistema di alleanze consentiva a Roma di controllare i territori conquistati
senza gravare le sue strutture di oneri amministrativi.
Era comunque evidente che la città non conosceva più rivali nella sua espansione
territoriale.
(OSSERVAZIONI)
E’ particolarmente interessante notare la diversità di politica adottata dai due consoli
(Appio Claudio e Fabio Rulliano), il primo tentò di distribuire gli humiles tra il resto
della popolazione, il successivo, invece, adottò la colonizzazione per … “disfarsene”.
9.ALESSANDRO MAGNO
Il giovane Alessandro salì al trono a soli vent’anni e in poco tempo conquistò il
mondo. Ristabilitosi in Babilonia, prescelta come sede del suo immenso impero, egli
si dedicò all’organizzazione dei territori conquistati e all’ideazione di nuove imprese
militari. Le diplomazie delle potenze occidentali si affrettarono ad assicurare al
nuovo sovrano l’amicizia e l’alleanza dei loro popoli.
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L’improvvisa morte di Alessandro, dovuta ad un attacco di malaria nel 323 a.C.,
bloccò sul nascere i preparativi delle nuove spedizioni, attenuando i timori degli Stati
che si erano sentiti minacciati dall’espansione macedone.
10.L’IMPERO UNIVERSALE
Morendo, Alessandro lasciava una situazione politica e militare completamente
innovativa: la cultura, la lingua e i valori della Grecia avevano avuto un’espansione
veloce e capillare che avrebbe trasformato il mondo allora conosciuto.
Questo periodo è detto età ellenistica. Con questo termine s’intende che nel corso di
quest’epoca al centro delle vicende politiche, economiche e culturali vi furono i
valori propri della tradizione greca.
Il greco divenne la lingua comune a tutte le città e agli Stati, che la utilizzarono nei
rapporti diplomatici come nelle relazioni commerciali, nelle attività culturali e in
quelle scientifiche. Anche le religioni conobbero profondi processi di trasformazione;
lo sviluppo dei trasporti e delle relazioni creò a sua volta ulteriori condizioni
favorevoli per l’integrazione tra i popoli.
Roma, che al momento della morte di Alessandro si stava affacciando sulla scena
internazionale, sarà partecipe dei valori dell’Ellenismo e contribuirà tanto alla loro
diffusione quanto al loro superamento.
11.L’ESPANSIONE ROMANA: UNA CITTA’- STATO ALLA CONQUISTA DEL
MONDO
Fu proprio l’Ellenismo che diede una maggiore forza propulsiva all’espansionismo
romano.
Dopo aver sottomesso l’intero mondo allora conosciuto, la città- stato emise anche
una propria moneta (denarius e aureus) e estese la propria lingua a tutto l’Occidente.
Vi erano quindi solo due lingue internazionali: latino e greco.
12.I LIMITI DEL SISTEMA IMPERIALE E LA SUA CRISI
Come detto prima, nonostante avesse conquistato il mondo, Roma era dilaniata da
innumerevoli problemi interni. Bastarono così le pressioni delle popolazioni nomadi
centroeuropee per scatenare una crisi economica nel cuore dell’Impero Romano:
l’Italia.
L’economia del latifondo (sviluppatosi dalla clientela dei plebei nei confronti
dell’aristocrazia) si dimostrava sempre meno adeguata e improduttiva. Era
un’economia chiusa, quindi, quella su cui basava le sue fondamenta Roma, inadatta
ad un impero delle dimensioni di quello romano.
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Infatti, per difendere i propri confini da eventuali attacchi, la città dovette mettere
fine alle conquiste. Questo fece diminuire la disponibilità di schiavi (impiegati nei
latifondi) e fece aumentare il loro prezzo sul mercato.
Inoltre, il mantenimento degli eserciti e delle milizie occupate sul confine aggravò il
peso fiscale sulle campagne e sulle città, soffocandone ogni attività produttiva.
Il valore della moneta cominciò a calare, rendendo più difficoltosi gli scambi.
13.CONSEGUENZE DELLA FINE DELL’UNITA’ NEL MONDO ANTICO
Nei pressi di Roma i proprietari dei latifondi affitteranno i loro terreni ai contadini
poveri, i quali, oltre all’affitto, saranno tenuti a corrispondere prestazioni gratuite di
lavoro.
L’Impero sarà diviso in Impero d’Occidente e Impero d’Oriente. Il primo non
migliorò la sua situazione; il secondo rimarrà florido sotto ogni punto di vista.
(OSSERVAZIONI)
La crisi del sistema romano può essere schematizzato da una semplice figura: un
gatto che si morde la coda.
Infatti, a ogni aggravarsi della crisi interna era conseguente un aggravarsi ulteriore
della crisi esterna e viceversa.
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CAPITOLO SECONDO:
CRISI DEL 1300
1.IL SACRO ROMANO IMPERO GERMANICO
Il periodo dell’anarchia feudale terminò con l’elezione del giovane Ottone I.
Nel 962 il papa lo nominò imperatore del Sacro romano impero germanico. Il cuore
dell’impero divenne la Germania. Ottone I, che l’incoronazione da parte del papa
riconosceva protettore dei popoli cristiani, voleva avere il controllo sulla chiesa di
Roma, tanto che proclamò di avere il diritto di eleggere il papa.
Il papa, a sua volta, esercitava il potere temporale e quello spirituale e pretendeva di
avere un’autorità universale che si estendesse oltre i confini degli Stati e delle
Nazioni. Inoltre egli, per giustificare la presenza dello Stato della Chiesa (nel quale
era considerato un monarca), esibì un documento dal quale risultava che quelle terre
erano dono di Costantino (detto documento si dimostrò falso secoli dopo).
Poiché sia l’imperatore sia il papa pretendevano di avere il potere universale, era
inevitabile che giungessero presto ad uno scontro.
2.CORRUZIONE E RIFORMA DELLA CHIESA
Questa situazione fu facilitata dalla corruzione ecclesiastica (lotte per essere eletti
papa, simonìa, inosservanza del celibato da parte dei preti ecc. ecc.).
Nel XII secolo vi furono però grandi riforme. A capo del movimento riformatore fu il
convento di Cluny (Francia, Borgogna), nel quale l’abate veniva ad essere una sorta
di potente monarca alle dipendenze del papa.
La Chiesa cercò, con il Sinodo di Laterano, di allontanare tutti i poteri che le erano
estranei, aumentando il prestigio e il potere del papato.
3.LA LOTTA PER LE INVESTITURE
Fu il papa Gregorio VII a imprimere una svolta ai rapporti con l’imperatore. Egli,
infatti, emise delle disposizioni (Dictatus papae) nelle quali si affermavano la
superiorità del papa sull’imperatore.
Questa dottrina sconvolse i fedeli di tutto il mondo: tutti avrebbero dovuto dipendere
dal papa.
Ma l’imperatore successivo dichiarò decaduto il papa che reagì scomunicandolo.
Enrico IV, per non rischiare di perdere ogni potere, tentò di ottenere il perdono del
papa. Ci riuscì dopo aver passato tre notti al freddo vestito solo di un saio.
Dopo quest’umiliazione, l’imperatore nominò un antipapa.
La morte dei due contendenti non pose fine alla lotta per le investiture. Solo con il
Concordato di Worms si giunse ad una serie di compromessi. Chi trasse maggior
vantaggio dal Concordato fu la Chiesa.
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Essa realizzò una riforma della sua organizzazione interna (riforma gregoriana),
molto efficace e mantenuta invariata fino ad oggi.
Quando i papi di Roma pretesero la supremazia assoluta, il patriarca di
Costantinopoli si scomunicò: avvenne lo Scisma d’Oriente. Nonostante il ritiro della
scomunica, anche nell’ultimo secolo la Chiesa d’Occidente è separata da quella
d’Oriente.
4.CONQUISTA E CADUTA DI GERUSALEMME
Dopo la riforma gregoriana, la Chiesa accumulò energie che si manifestarono nelle
crociate. Da alcuni sono definite come un pellegrinaggio di massa, da altri un modo
per dimostrare al mondo la superiorità del papa.
Ad ogni modo il conflitto si originò quando i Turchi musulmani si mostrarono
intolleranti nei confronti dei pellegrini cattolici che entravano nelle loro terre. I
cristiani li definirono addirittura infedeli.
Poco tempo dopo i Turchi invasero l’Asia Minore e l’imperatore, sentendosi
minacciato, chiese l’aiuto del papa.
In un famoso discorso, il papa Urbano II incitò i fedeli a liberare le città conquistate
dai Turchi e Gerusalemme stessa. Bastarono pochi esaltati per riunire enormi eserciti,
che distrussero ogni popolazione non cristiana sul loro cammino (per non parlare
delle razzie nelle campagne).
Giunti a Costantinopoli, essi furono portati via mare sulla sponda asiatica: migliaia di
persone furono uccise.
La spedizione successiva fu più fortunata, anche se i territori conquistati vennero
divisi in cinque: Regni di Gerusalemme e della Piccola Armenia, Contee di Tripoli e
di Edessa, Principato di Antiochia.
Dopo sessant’anni di pace, i musulmani riconquistarono Edessa e fu indetta una
nuova crociata. Nulla fu risolto, anche se il sultano d’Egitto concesse ai Cristiani la
libertà. La caduta di Gerusalemme destò grande rabbia in Europa: partì la terza
crociata. Nonostante l’enorme spiegamento di forze, Gerusalemme rimase in mano ai
musulmani.
5.CONCLUSIONE DELLE CROCIATE
L’obiettivo della liberazione di Gerusalemme diede luogo all’episodio più ridicolo
(secondo mia opinione) di tutte le crociate: la crociata dei bambini.
Furono radunati 30000 bimbi, che, partiti senza viveri, furono poi venduti come
schiavi agli Arabi.
Ne furono organizzate altre tre, che, tra l’altro, non cambiarono affatto la situazione.
6.VITA NELLA CHIESA
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Intorno all’anno Mille si diffuse in tutta Europa il terrore che la fine del mondo fosse
vicina. La popolazione cercò in ogni modo di evitare la dannazione dopo la morte:
divennero frequenti i pellegrinaggi a Roma, Santiago de Compostela, Mont – Saint –
Michel, in Palestina.
7.I MONASTERI
L’uomo medioevale viveva in una società ben poco rassicurante.
Ecco perché molte persone cercavano rifugio nei monasteri. Per i monaci era facile
prodursi ciò di cui avevano bisogno; inoltre spesso ricevevano donazioni da ricchi
fedeli e riscuotevano offerte dai pellegrini.
Una delle funzioni principali dei monasteri era l’istruzione: in essi c’era sempre una
scuola dove si insegnava il latino, l’interpretazione del Vecchio e del Nuovo
Testamento, la storia, l’aritmetica, la geometria e le scienze naturali.
Abitualmente la vita nei monasteri era sobria: ogni monaco era tenuto a seguire ferree
regole. Quando erano trasgredite suddette regole, era necessario subire una dura
penitenza.
Esistevano anche i conventi femminili. Come negli altri monasteri, anche qui la
preghiera collettiva aveva luogo sei volte al giorno; il lavoro consisteva nella tessitura
e nel cucito, lo studio era finalizzato all’istruzione delle ragazze.
8.GLI ORDINI RELIGIOSI E GLI ORDINI MONASTICO – MILITARI
Contro la decadenza degli ideali cristiani sorsero in contemporanea alcuni ordini
religiosi, tra cui quello cluniacense e quello dei certosini (che a sua volta originò
l’ordine dei cistercensi). La particolarità di questi ordini religiosi fu, innanzi tutto, la
funzionalità con cui erano organizzati: spesso i monasteri di questo tipo erano
autonomi e produttivi.
Gli ordini monastico – militari, invece, nacquero in Palestina, con lo scopo di
difendere i luoghi santi e i pellegrini. Le loro gerarchie prevedevano tre classi di
membri: cavalieri, sacerdoti e inservienti.
In Palestina, durante le crociate, si era riprodotta, anche se in modo meno rigido,
l’organizzazione feudale presente in Europa. Ecco perché i monasteri, in Terra Santa,
assomigliassero più a fortezze che a semplici strutture atte alla preghiera.
9.LA GERARCHIA ECCLESIASTICA
Con il progresso della cristianizzazione si manifestò la necessità, per i vescovi, di
circondarsi di un numero di ecclesiastici. Inoltre, al di fuori della città, si erano
formate piccole unità cristiane: le parrocchie.
Il parroco battezzava, confessava, sposava e seppelliva i suoi fedeli; egli era una
figura fondamentale nella comunità in cui risiedeva.
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Il parroco era controllato, come tutti gli ecclesiastici, dal vescovo, che esercitava la
sua autorità su un territorio ben definito (vescovado o diocesi). Egli, a sua volta,
aveva come superiore il capitolo. Il suo potere, infine, era limitato dall’arcivescovo.
Vescovi e arcivescovi avevano diritto ad un trono (dal latino cathedra = cattedrale).
Dopo la riforma gregoriana, gli ecclesiastici più importanti diventarono i cardinali,
nominati direttamente dal papa: essi si riunivano in conclave per scegliere il
successore del pontefice. Una volta eletto, egli veniva insediato nella cattedra di San
Pietro con una vera e propria incoronazione. Il cardinale più anziano gli poneva sul
capo il triregno (simbolo delle tre autorità papali) e gli consegnava il pastorale
(simbolo del ruolo di pastore di anime che il prescelto dall’assemblea avrebbe dovuto
esercitare sulle anime dei fedeli). Le ricchezze del pontefice erano costituite dal
cosiddetto patrimonio di San Pietro, un vastissimo insieme di beni che facevano di lui
il più ricco tra i monarchi.
Tra le assemblee più importanti della Chiesa vi sono, oltre il conclave, il concilio e il
sinodo.
10.TECNICHE DI GUERRA
Nel Medioevo la cavalleria era indispensabile in un esercito. Tra gli strumenti
indispensabili al cavaliere, c’era la staffa, lo scudo, la lancia, la corazza, la resta.
Questa tecnica militare fece nascere un nuovo tipo di combattimento: il
combattimento d’urto a cavallo.
Oltreché robusti (indossare chili e chili di “ferraglia” non era sicuramente facile), i
cavalieri dovevano anche essere ricchi. Armatura, cavallo (o palafreno), scudieri e
fanti dovevano essere pagati e mantenuti.
11.LA TECNICA AL SERVIZIO DELLA CHIESA: LE CATTEDRALI
Dopo l’anno Mille l’architettura assunse grande importanza e si espresse nella
costruzione di chiese.
Tra le persone che collaboravano alla costruzione di una chiesa, la più importante era
il maestro muratore. Essi si spostavano da un posto all’altro cercando di carpire i
segreti dei colleghi. In questo modo si perfezionarono gli stili.
Gli stili che si diffusero furono il romanico e il gotico. Le chiese romaniche erano
massicce ed imponenti; per la loro costruzione si erano abbandonati i tradizionali tetti
sorretti da travi in legno, al loro posto si erano costruite volte tondeggianti. Le pareti
erano spesse, sorrette all’esterno da pesanti contrafforti.
Lo stile gotico, invece, pare essere l’esatto contrario del primo. Le chiese costruite
con questa tecnica erano slanciate ed eleganti, soprattutto grazie all’arco a sesto
acuto. Costruito con blocchi di pietra, rendeva minore la spinta laterale.
Le pareti, non dovendo più sorreggere l’edificio, erano sottili, atte a essere svuotate.
Nacquero le bellissime vetrate colorate che costituiscono la maggior parte del fascino
delle cattedrali gotiche.
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(OSSERVAZIONI)
Pare che le tecniche apprese dai crociati in Asia furono fondamentali alla creazione di
cattedrali così belle. I cosiddetti “infedeli” erano molto sviluppati dal punto di vista
tecnico e culturale.
12.LE NUOVE ISTITUZIONI DELLE CITTA’
In questo periodo la divisione del lavoro tra città e campagne stimolò nuovi rapporti
sociali e la creazione di regole e leggi innovative. Le città divennero vere e proprie
strutture politiche, autonome da qualsiasi forma di monarchia.
A tali strutture politiche si dà nome di comune: all’origine era un’associazione
privata o coniuratio fondata dalla piccola e media borghesia.
L’autonomia dei comuni diede origine, però, ad un conflitto con l’impero.
La Chiesa, invece, si adattò molto velocemente alla realtà dello sviluppo delle città,
creando, in caso di movimenti ereticali, un sistema repressivo (tribunale
dell’Inquisizione).
13.IMPERO E PAPATO NEL TRECENTO:LA CRISI DELL’UNIVERSALISMO
La Germania tentò di estendere il proprio dominio con Federico II, erede del Regno
di Sicilia. Il progetto di Federico II era di ricostruire il dominio imperiale in Italia.
Egli si trovò in conflitto con il papa e i comuni e, molto presto, vide il crollo del suo
grande progetto politico.
Durante questo secolo, inoltre, la monarchia feudale conobbe grandi trasformazioni,
come la Chiesa. Dopo innumerevoli guerre civili nei vari regni, l’autorità del re venne
accettata, anche se controllata da un parlamento, formato da rappresentanti della
nobiltà e dei comuni.
Tutto ciò favorì la grande debolezza dell’impero Germanico e della Chiesa,
sottomessa dal potere monarchico francese con la bolla Unam Sanctam.
(OSSERVAZIONI)
“universalismo: cioè la tendenza a superare ogni particolarismo, a considerare
principi, dottrine o istituzioni da un punto di vista universale, valido per tutti” op.cit.
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