Ricchi per caso e poveri per scelta Armando De Vincentiis (16) Secondo la letteratura sociologica la ricchezza dipende da una serie di fattori in grado di creare il cosiddetto uomo ricco. Malcom Gladwel, in “Fuoriclasse”, attribuisce il talento e, in questo caso quello di far soldi, ad una serie di opportunità cumulative, molte delle quali dovute al caso. Harv Ecker, in “I segreti della mente milionaria”, dal sua canto, parla di capacità cognitive in grado di far muovere con destrezza un essere umano nel mondo dell’economia e, tali capacità, possono essere apprese da chiunque; mentre alcuni autori dall’orientamento mistico parlano di desideri e legge dell’attrazione, ma sulle quali rinunciamo però ad ogni discussione poiché in ambito economico c’è poco di mistico e molto di pratico. Ma chi in questo campo ha ragione? Escludendo gli autori dall’orientamento mistico, tutti! La ricchezza, la capacità di crearla e, soprattutto, di mantenerla dipende da una serie di fattori animati dal caso, dal contesto e, ovviamente, dalle capacità finanziarie e, quest’ultime, sono di certo espressione delle proprie forze cognitive. Ed è su queste che concentreremo la nostra attenzione. Dando per scontato l’aiuto dei fattori casuali, quali nascere o vivere in un contesto fertile e ricettivo alle iniziative imprenditoriali, oppure provenire da una famiglia ricca o, meglio, aver inventato qualcosa di veramente utile nella soluzione dei problemi di un determinato contesto sociale, è sempre necessaria quella capacità cognitiva in grado di saper utilizzare le risorse che la circondano e tra queste anche quelle provenienti dalla propria stessa mente creativa. Lo psicoanalista Aldo Carotenuto, nel “Trattato della personalità”, afferma che tutti potrebbero essere in grado di produrre idee creative e straordinarie ma il genio è proprio quello in grado di saperle riconoscere, concretizzarle e sfruttarle. Ma esiste davvero il genio finanziario? Dal nostro punto di vista, in accordo con Gladwel, esso può esistere solo se il contesto glielo permette. Il genio della finanza nasce e si sviluppa solo all’interno di un gioco relazionale tra capacità personali ed opportunità che lo circondano. Esso vive all’interno di un circolo che si autoalimenta dove la risorsa stimola un’idea che migliora e trasforma la stessa risorsa. Per meglio rendere il concetto provate ad immaginare di piantare semi in una terra arida dove non piove mai… la risposta sarà già presente nella vostra mente. Chiarito il contesto circolare della ricchezza entriamo nel merito della mente del ricco. Prima di ogni cosa il ricco apprende ad essere tale mediante una sorta di condizionamento che dirigerà ogni sua azione. Chi ha sempre guadagnato molto ha imparato che il livello (“termostato economico” lo chiama Ecker) del suo guadagno è fissato ad un punto al di sotto del quale scattano automaticamente meccanismi di allarme la cui funzione è quello di rialzare il livello. Proprio come un termostato che mantiene la temperatura di un ambiente constante, il cervello del benestante ha un termostato cognitivo fissato a livelli molto elevati. Ogni suo movimento, ogni azione deve mantenere il guadagno elevato perché non sono concepiti, nel suo sistema mentale, livelli più bassi. Non è contemplata un’entrata economica che vada al di sotto di una cifra che ha condizionato il suo intero comportamento. Esattamente come un animale a sangue freddo, d’istinto, deve mantenere costante la sua temperatura, pena la morte. Il concetto di termostato economico ci permette di rispondere alla classica domanda che molti si pongono. Proviamo a farci, idealmente, delle domande per cercare di esplorare questo tema, più nel profondo. Perché chi è ricco resta sempre ricco mentre chi non lo è difficilmente lo diventa? L’esperienza ci dimostra che questa domanda è davvero corretta e alla quale si può rispondere così: chi non è mai stato benestante non ha avuto quel tipo di condizionamento che gli ha permesso di regolare il suo termostato economico a livelli elevati. Non è abituato, non sa gestire grosse cifre, non concepisce la capacità di trattenere le entrate o, come fanno i ricchi, di trasformarle in altri guadagni. Quanti ricchi dopo fallimenti o disastri finanziari sono tornati ad essere ricchi? E quanti non ricchi dopo una vincita casuale al Lotto o al Gratta e vinci sono tornati in breve tempo a non essere ricchi? E’ una questione di termostato economico, ossia quella capacità di gestire, o meglio, di concepire il denaro in modo fruttuoso e, tale capacità, è appresa nel tempo. Chi è abituato al denaro non appena ha un’entrata consistente, automaticamente, pensa già a come pianificare i servizi che questa entrata può ottenere o soprattutto produrre. Chi non è abituato al denaro, dopo una grossa entrata casuale, agisce automaticamente in un modo tale da ritornare al livello iniziale con una serie di manovre orientate esclusivamente ad ottenere beni. Il benestante investe, suddivide e pianifica. Il non benestante acquista beni “passivi” che lo costringeranno ad altre spese: un automobile, una barca, un mega-viaggio alla Hawaii dal quale tornerà povero come prima, se non di più. Se si è abituati a guadagnare 800 auro al mese il termostato si regolerà intorno a questa cifra e tutto ciò che va oltre è considerato una sorta di sovrappiù da poter essere speso con nonchalance. Ma si può modificare il livello di questo termostato? Secondo Robert Kiyosaki, un genio della finanza che ha costruito la sua ricchezza investendo in immobili e girando il mondo ad insegnare l’arte di diventar ricchi, nel suo libro “Padre ricco padre povero”, afferma che si può imparare a modificare la percezione del denaro grazie all’acquisizione di nuovi atteggiamenti verso i soldi mediante la ricerca di informazioni finanziare e l’acquisizione di regole di vita e di meccanismi pratici legati alla gestione di questi. Per chi avrà la possibilità di approfondire le tecniche insegnate dai guru della finanza si renderà conto che ciò che propongono è di sicuro plausibile, ma (cosa ovviamente omessa da questi guru) deve sapere che il contesto sociale e culturale deve consentirglielo. Così come un genio da solo non sarà mai genio senza un ambiente che gliene offra la possibilità, un aspirante benestante non sarà mai tale senza una rete sociale che gli consenta di esserlo, che gli fornisca materiale da essere usato e che, a sua volta, sarà modificato. Per essere ricchi non basta desiderarlo, non esiste nessuna legge dell’attrazione! Bibliografia e fonti: Malcolm Gladwell, Fuoriclasse, Mondadori, 2009. T. Harv Eker, I segreti della mente milionaria, Gribaudi, 2008. Kiyosaki Robert T., Padre ricco padre povero, Gribaudi, 2004. De Vincentiis A. Ruffino D. La cura dei soldi, Libellula, 2013.