VITTORIE E SCONFITTE DELL’ALLEANZA CONSERVATRICE 27. l. L'indipendenza dell'America Latina 27.2. Progressi statunitensi e dottrina Monroe 27.3. Rivolta in Spagna, moti nel Napoletano e in Piemonte 27.4. La reazione in Italia e in Spagna 27.5. L'indipendenza della Grecia Fra il 1808 e il 1825 le colonie spagnole e portoghesi dell'America Latina - approfittando del vuoto di potere creato oltre atlantico dall'occupazione francese della penisola iberica durante il periodo napoleonico - rivendicano con modalità diverse la propria indipendenza. I reparti spagnoli che nel porto di Cadice attendono d'essere inviati in Sudamerica a reprimere la ribellione dei coloni, insorgono invece contro Ferdinando VII (gennaio-marzo 1820) e gli impongono di rimettere in vigore la costituzione approvata dalle Cortes nel 1812. I Carbonari napoletani insorgono a loro volta contro Ferdinando I (luglio 1820), e il "contagio" rivoluzionario investe anche i liberali piemontesi, che riescono a far ammutinare le guarnigioni di Alessandria, Vercelli e Torino (marzo 1821). Insorgono contemporaneamente anche i Greci, decisi a sottrarsi al dominio dei Turchi. L'ordine sancito dal Congresso di Vienna nel 1815 è dunque clamorosamente sovvertito al di qua e al di là dell'Atlantico. Il Metternich si batte perché le potenze europee intervengano concordi a reprimere l'eversione dovunque essa si manifesti, e a questo scopo riesce a convocare i congressi internazionali di Lubiana (1821) e di Verona (1822). A Lubiana egli ottiene che le potenze affidino all'Austria stessa il compito di reprimere i moti insurrezionali in Italia, e invia quindi le truppe dell'impero a restaurare l'ordine" nel Napoletano e in Piemonte (marzo-aprile 1821). A Verona viene affidato alla Francia il compito di domare la ribellione spagnola, che viene effettivamente repressa da un corpo di spedizione entro il 1823. Nel Sudamerica e in Grecia hanno invece partita vinta i movimenti che si battono per l'indipendenza, perché la solidarietà conservatrice si spezza: l'Inghilterra appoggia infatti i coloni ribelli del Sudamerica e, congiuntamente con la Francia e con la Russia, interviene contro i Turchi in favore dei ribelli Greci. I coloni sudamericani sono appoggiati anche dagli Stati Uniti, il cui presidente James Monroe nel dicembre 1823 dichiara in modo esplicito che eventuali ingerenze europee nel Nuovo Continente non saranno mai più tollerate. La cosiddetta dottrina Monroe non è del resto una semplice millanteria, perché nel primo Ottocento la potenza degli Stati Uniti sta rapidamente crescendo: territori e popolazione aumentano, viene costruita una vasta e articolata rete di comunicazioni, le attività agricole e industriali progrediscono velocemente; l'Unione si dimostra insomma animata da fresche energie, tali da giustificare sul piano dei fatti la sua aspirazione ad assumere il ruolo di grande potenza. Dal punto di vista mondiale l'evento più importante di questo periodo è la decolonizzazione dell'America Latina: ma questa è piuttosto il frutto di una vittoria dell'Inghilterra e degli Stati Uniti contro la Spagna che un processo di liberazione dei popoli, dato che negli stati indipendenti latino-americani gli Indios, che costituiscono la maggioranza della popolazione, rimangono oppressi da una minoranza di grandi proprietari creoli. Dal punto di vista europeo ha un notevole peso anche la liberazione della Grecia, che si attua grazie alla rottura della solidarietà conservatrice internazionale su cui si fondava la stabilità della Restaurazione.