IL CONTRABBASSO con Maurizio Micheli il 6 Febbraio al teatro

Castrovillari in comune - Giornale telematico del Comune di Castrovillari
IL CONTRABBASSO con Maurizio Micheli il 6 Febbraio al teatro Sybaris
sabato 02 febbraio 2008
Un monologo serrato, di un uomo solo al cospetto dell’imponenza statica del gigante a quattro corde, suo vero
compagno di vita e ingombrante presenza con cui stabilisce un’ineluttabile simbiosi. Un surreale monologo,
amaramente ironico e di grande classe, interpretato da Maurizio Micheli con notevole abilità e con l’ironia che lo
contraddistingue. Interrotto solo da qualche breve domanda e dall’apparizione della vicina di casa, l’attore
riesce ancora una volta a “celebrare il connubio tra magia e follia”. Questo in sintesi è “Il
contrabbasso”, il quinto appuntamento della stagione teatrale organizzata dall’assessorato alle politiche
culturali e da T.C.A. (Teatri Calabresi Associati) in scena al teatro Sybaris mercoledì 6 febbraio alle 21,00. Luigi Troccoli,
consulente per la cultura del Comune ed organizzatore di questa stagione teatrale, ancora una volta insieme a Giuseppe
Gallo e Domenico Chiarelli, esprime viva soddisfazione per l'apprezzamento ed il calore che finora il pubblico
castrovillarese e la stampa hanno espresso per gli artisti e gli spettacoli inseriti nel cartellone. La stagione teatrale
continua nel mese di febbraio con altri due spettacoli. Il 22 febbraio, venerdì, uno spettacolo da non perdere, sarà la volta
del Ballet Flamenco direttamente da Madrid, che si esibirà nell’intramontabile “Carmen”.
SCHEDA DELLO SPETTACOLO “IL CONTRABBASSO” MAURIZIO MICHELI in IL CONTRABBASSO di
Patrick Suskind traduzione di Annabella Cerliani e Maurizio Micheli regia di Marco Risi con Federico Vigorito e Nina
Splendor musiche di Paolo Terni scene e costumi di Francesco Scandale APAS Produzioni Franz Tricarico, berlinese di
nascita, ma con ascendenti mediterranei, vive in un bunker insonorizzato; la spessa imbottitura delle pareti gli consente
una vita apparentemente tranquilla, metodica, da "manovale della musica": contrabbasso di fila dell'Orchestra di Berlino,
tutto casa e teatro, senza distrazione alcuna. Il monolocale rifugio, che esclude dal ménage di Franz il frastuono irritante
della città, in realtà non è che la metafora di uno schermo psicologico che il musicista - timido, frustrato, devastato dalla
solitudine - ha frapposto fra sé e il mondo: un mondo difficile, dominato dall’arrivismo, dalla prevaricazione che
condanna gli uomini -massa, pur colti e sensibili, all’emarginazione, all’impossibilità di riuscire a comunicare
con gli altri. Nella solitudine del protagonista, stregato dalla presenza del monumentale strumento, penetra finalmente un
giovane, intenzionato a studiare contrabbasso, presenza che scioglie Franz in un profluvio di parole, di cose mai dette, di
dichiarazioni di un amore nascosto - per il dolce mezzosoprano Sara - che diventano via via invettive, fatue speranze di
una vita smarrita.
“IL CONTRABBASSO” è un brillante, maniacale, assurdo, teatralissimo testo -in un tempo unico-, che
prende le forme di una confessione nevrotica condita dalle descrizioni degli strumenti musicali, delle gerarchie tra gli
orchestrali in competizione tra di loro per eseguire il famoso “Quintetto della trota” di Schubert. Il testo
teatrale scritto nel 1981 dal bavarese Patrick Süskind (l'apprezzato autore del romanzo «Il Profumo»), gode di una
straordinaria carica di teatralità, a differenza di molti altri monologhi che spesso sono solo letteratura; è stato
rappresentato con successo nei teatri internazionali e da noi è portato in scena da MAURIZIO MICHELI, con la regia di
MARCO RISI. È uno spettacolo divertente e a tratti esilarante, in cui l'attore, monologante per tutta la rappresentazione,
anche se accompagnato sulla scena dal giovane Federico Vigorito, riadatta completamente il testo dell’autore
trasformandolo in un'opera dalla verve umoristica irresistibile. Con “Il contrabbasso” si ride, ma è un riso
amaro che spinge a meditare sulla sorte dell’uomo di oggi, smarrito e confuso in un mondo sovraffollato, caotico,
incapace di gridare il proprio dolore e la propria infelicità.
L’INTERPRETE: MAURIZIO MICHELI oggi può vantarsi di essere un attore che non ha bisogno di presentazioni.
Toscano di nascita, ma pugliese d'adozione, ha fatto della comicità la sua arte. Ma, a differenza di molti suoi colleghi, la
sua non scade mai nel grossolano, nel dejà vu, nella battutaccia senza scopo, nella volgarità. La sua è la vera arte del far
ridere, un'arte elegante e sottile, immediata, ma mai sbragata. Esordisce negli anni Sessanta come attore drammatico in
piccoli teatri del milanese per poi studiare arte drammatica al Piccolo Teatro di Milano. Diventa noto al grande pubblico
all'inizio degli anni Settanta grazie al personaggio, da lui ideato, di Nicola di Mola, il DJ di Radio Bitonto Libera
innamorato perennemente della brunetta dei Ricchi e Poveri. Nicola è una macchietta che faceva il verso alle numerose
stazioni radiofoniche indipendenti che sorsero in Italia in quel periodo. Passato di conseguenza al genere comico, nel
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1977 recita nel film a disegni animati “Allegro non troppo” del grande Bruno Bozzetto. Negli anni ’80
sul grande schermo Micheli ha lavorato soprattutto con Sergio Corbucci (“Sono un fenomeno paranormale”
con Alberto Sordi, “Rimini Rimini” con P. Villaggio e J. Calà, e “Roba da ricchi” con L. Banfi e
R. Pozzetto), e con Steno (“Mani di fata” e “Animali metropolitani”) ma è con “Il
commissario Lo Gatto”, accanto a Lino Banfi, di Dino Risi che divenne molto popolare. Tantissimo cinema e
televisione poi dal 1990 si è dedicato quasi esclusivamente al teatro. A teatro lo ricordiamo nello spettacolo cult
“Mi voleva Strehler”, scritto con Umberto Simonetta, regia di Luca Sandri, che dal 1978 mantiene immutate
forza comica e satira, avendo totalizzato più di mille repliche. Diretto da Gigi Proietti, Micheli ha portato in scena con
Sabrina Ferilli “La Presidentessa" e sempre accanto alla Ferilli ha recitato in “Un paio d'ali”, una
delle più famose commedie musicali della premiata coppia Garinei e Giovannini. E ancora lo ricordiamo in “Un
mandarino per Teo”, sempre di Garinei e Giovannini, con Aurora Banfi e in “Anfitrione” di Plauto
con Brigitta Boccoli, per la regia di Michele Mirabella.
IL REGISTA: MARCO RISI, figlio del grande Dino e apprezzatissimo regista del grande schermo con “Soldati 365 all'alba” (1987), opera fortemente critica verso le forzature della vita di caserma, si è allontanato ben presto
dalla commedia giovanile per virare decisamente verso un cinema d'impegno. L'attenzione ai temi sociali e all'attualità più
scomoda torna anche in altre opere, come “Mery per sempre” (1989) e “Ragazzi fuori”
(1990) – incentrati sulle vicende dei giovani detenuti del carcere Malaspina di Palermo –, “Il muro di
gomma” (1991), sulla strage di Ustica, e il controverso “Il branco” (1994), tratto dall'omonimo
romanzo di Andrea Carraro, sulla vicenda di uno stupro compiuto da un gruppo di adolescenti di provincia. Nel 2007
realizza il film biografico “Maradona, La mano de Dios” che ha ottenuto un modesto risultato al botteghino.
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