Una questione di pelle
Scritto da Fabiana Dessì
Martedì 22 Dicembre 2009 00:00
Una pelle nuova, nuova in senso stretto, che permetterebbe agli ustionati di attendere la
rigenerazione di quella propria: questa è la grande “invenzione” che arriva dalla Francia alla fine
di Novembre.
La pelle definita “usa e getta” è stata creata da Christine Baldeschi presso l'INSERM (Institute
for Stem Cell Therapy and Exploration of Monogenic Diseases) presso Evry Cedex .
Il rivestimento del corpo,quello che comunemente chiamiamo pelle, svolge un ruolo importante
nella fisiologia umana. La pelle ha una funzione protettiva poiché rappresenta una barriera
difensiva tra il corpo e l'ambiente esterno; una funzione sensoriale in quanto sono presenti delle
terminazioni nervose, che ricevono e trasferiscono al cervello vari stimoli come il calore e il
dolore; una funzione escretrice che le consente di eliminare con il sudore, una certa quantità di
sostanze di rifiuto che danneggiano l'organismo ed infine una funzione di assorbimento e
scambio poiché essa non è completamente impermeabile ai gas, consentendo la traspirazione.
Tutte queste funzioni, che sono indispensabili per la vita , mancano, quando la pelle è
ustionata, così, se la lesione coinvolge un’ampia superficie del corpo, la disfunzione che ne
deriva può condurre ad un esito mortale.
In realtà la pelle umana è trapiantabile attraverso un trapianto autologo cioè il paziente dona a
se stesso la propria cute evitando così il rischio di rigetto.
La tecnica è quella di prendere piccoli lembi di pelle del paziente e farli crescere in provetta, per
ottenere porzioni di pelle più estese che poi gli saranno trapiantate.
Di fatto la bioingegneria trova nell’ingegneria tissutale un ampio spazio di azione e di sviluppo,
essa infatti non si rivolge al solo tessuto cutaneo ma anche ad altri tessuti come quello
cartilagineo e osseo.
Tuttavia se per la cura delle piaghe da decubito, delle ulcere nei pazienti anziani o comunque
allettati e dei diabetici è generalmente possibile aspettare le tre settimane circa che servono a
far crescere i cheratociti cioè le cellule epidermiche, il fattore tempo diventa molto limitante per
i pazienti che presentano ampie ustioni poiché in quest’arco temporale il malato rimane
esposto a varie pericolose conseguenze.
Una primo effetto è la sofferenza renale, in quanto le sostanze tossiche delle aree ustionate
sono eliminate attraverso i reni che così possono essere sovraccaricati di lavoro. Un’altra
conseguenza è la consistente possibilità di contrarre delle infezioni, poiché viene a mancare la
naturale barriera offerta dalla pelle e infine si ha un fenomeno di disidratazione: in caso di un’
ustione che vada dal 20% sino al 40% della superficie corporea, (oltre questo valore il tasso di
mortalità è altissimo) la perdita dei liquidi assume valori significativi, misurabili in litri, per un
uomo adulto di corporatura normale.
Attualmente si cerca di limitare queste eventuali conseguenze con bende artificiali o biotech di
pelle bovina, che però possono dare rigetto o altre complicanze.
La scienziata francese ha trovato un escamotage per attivare la crescita della pelle in provetta.
L’idea è stata quella di mettere insieme cellule staminali embrionali umane con sostanze
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Una questione di pelle
Scritto da Fabiana Dessì
Martedì 22 Dicembre 2009 00:00
farmacologiche e cellule nutrici che riescono a generare un processo di formazione della pelle
simile a quello che avviene nel feto.
Per ora la “nuova” pelle è stata trapiantata con successo sui topi ed ha formato un tessuto
cutaneo simile a quello umano.
Questo approccio, dicono i ricercatori, sarebbe in grado di fornire una possibilità senza limiti per
sostituzioni temporanee di pelle nei pazienti con vaste ustioni, mentre aspettano l’autotrapianto.
La pelle usa e getta potrebbe essere prodotta e “conservata” per poi usarla su chiunque ne
avesse bisogno , come primo intervento e poi verrebbe gettata per lasciare spazio alla pelle
dell’autotrapianto.
La ricerca è stata pubblicata su The Lancet che è una prestigiosa rivista medica pubblicata
settimanalmente dal Lancet Publishing Group, fondata nel 1823. Il suo nome è identico a
quello dello strumento medico per chirurghi (bisturi)
Fabiana Dessì
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