Università di Pavia Maggio 2010
L’ANALISI MACROECONOMICA
NELL’AMBITO DELLA “SCUOLA” DELLA
REGOLAZIONE FRANCESE
Stefano Lucarelli
[email protected]
LA TEORIA DELLA REGOLAZIONE
qual è l’oggetto della ricerca?
Rottura delle principali regolarità di
un sistema economico nelle sue
tendenze di lungo periodo
insieme delle regole e delle procedure
(norme, consuetudini, leggi) che
assicurano la capacità di durare del
processo di accumulazione
LA TEORIA DELLA REGOLAZIONE
quale il contesto in cui la ricerca sorge?
La nascita della “Scuola della Regolazione”
deve essere riferita alla congiuntura socioeconomica che, dopo 1973, caratterizza la
maggior parte dei paesi dell’OCSE:
la rottura irreversibile del modello di crescita
proprio dei 30 anni gloriosi successivi alla fine
della seconda guerra mondiale
LA TEORIA DELLA REGOLAZIONE
quale il contesto in cui la ricerca sorge?
1971 il presidente americano Nixon
annuncia la sospensione della
convertibilità del dollaro in oro;
conflitti per la riforma del sistema dei
pagamenti del mondo occidentale =>
cambi fluttuanti;
La rinascita post bellica di Germania e
Giappone rafforza il marco e lo yen,
che, pur non entrando nelle riserve
ufficiali delle banche centrali, erano di
fatto utilizzate per la fissazione dei
prezzi e per il regolamento dei
pagamenti misero in crisi la posizione
del dollaro come unica valuta
internazionale (diventava sempre più
difficile impedire che il prezzo dell’oro
superasse il limite di 35 dollari l’oncia.)
LA TEORIA DELLA REGOLAZIONE
quale il contesto in cui la ricerca sorge?
Crisi petrolifera
• 1971.I Paesi arabi riuniti nell’OPEC
aumentano di 4 volte il prezzo del petrolio (da
3 a 13 dollari al barile).
• 1973. dopo la guerra del Kippur 1973, i
membri arabi dell'OPEC imposero l'embargo
ai paesi che sostenevano Israele.
Régulation et crises du capitalisme
Aglietta 1976
•descrive la trasformazione delle convenzioni
collettive su cui si basa il comportamento
economico dei principali gruppi di interesse
presenti nell’economia americana a partire dagli
anni ‘30.
•Il fordismo è descritto come un regime di crescita
dentro il quale il consumo dei lavoratori salariati è
il motore della crescita.
•Questo genera principalmente una regolazione
sociale ed economica capace di durare nel tempo.
COME SPIEGRAE LA NASCITA E LA CRISI DI
DEL REGIME DI ACCUMULAZIONE?
Nel libro di Aglietta del 1976 gli andamenti dei prezzi e
delle variabili distributive sono rapportati allo studio del
particolare processo di valorizzazione che si ha nel regime
di accumulazione tipico del fordismo.
Secondo quest’analisi è la crisi della produttività a mettere
in discussione l’insieme dei meccanismi di regolazione:
dall’uso della forza-lavoro,
alla gestione statuale della politica economica,
dalla forma di moneta,
a quella della concorrenza interna ed internazionale,
alla divisione internazionale del lavoro.
Un discorso che può essere rivolto anche ai principali paesi
europei.
IL FORDISMO INTESO COME MODO DI
REGOLAZIONE
crescita parallela di produttività e domanda grazie ad una politica di alti
salari (contrattazione collettiva);
struttura della produzione incentrata su beni di consumo di massa
durevoli;
volume alto e stabile di investimenti in capitale fisso;
le banche centrali cooperano con i governi e controllano il sistema delle
banche commerciali;
le banche commerciali prevalgono come fonte di finanziamento rispetto
al ricorso alla Borsa (ciò limita i movimenti di capitale);
interventismo efficace degli stati nazionali, orientato al raggiungimento
e al mantenimento del pieno impiego di lavoratori a tempo
indeterminato
5 ISTITUZIONI FONDAMENTALI
Boyer 2004
1. il regime monetario;
2. il mercato inteso come costruzione sociale
(quindi la forma concorrenziale vigente);
3. il lavoro (compromesso capitale/lavoro);
4. lo Stato;
5. il sistema economico internazionale.
L’oggetto di studio della Scuola della Regolazione
non è rappresentato dal fordismo, ma dalle
trasformazioni che investono il sistema
capitalistico di produzione!
UN MODELLO DI CRESCITA FORDISTA
1) PR = a+ b (I/Q) +dQ
PR = tasso di crescita della
produttività
Q = tasso di crescita della
produzione
I = volume dell’investimento
2) I/Q = f + v C
C = tasso di crescita del consumo
3) C = c (N SR) + g
N = livello dell’occupazione
SR = salario reale
4) SR = k PR + h
5) Q = D = α C + (1- α) Ι
k = coefficiente di ripartizione dei
guadagni di produttività
D = tasso di crescita della domanda
6) N = Q – PR
Determinazione dell’occupazione
1)
•
•
•
2)
4)
UN MODELLO DI CRESCITA FORDISTA
PR = a+ b (I/Q) +dQ L’evoluzione della produttività dipende:
dalle tendenze del cambiamento tecnologico (a)
Schumpeter 1 (Teorie dello sviluppo economico)
dall’intensità con cui il capitale si forma [b (I/Q)]
Impatto degli investimenti sul miglioramento delle tecniche
adotatte
Schumpeter 2 (Capitalismo, Socialismo, Democrazia )
dall’esistenza di rendimenti di scala crescenti (dQ)
Impatto del dinamismo della produzione sulla produttività
Kaldor-Verdoorn
I/Q = f + v C
3) C = c (N SR) + g
“i capitalisti guadagnano quanto spendono, i salariati spendono
quanto guadagnano” M. Kalecki
SR = k PR + h
5) Q = D = α C + (1- α) Ι
La dinamica della domanda limita la produzione (anche nel
lungo periodo)
UN MODELLO DI CRESCITA FORDISTA
Il modello deve essere interpretato come il risultato di un doppio
processo:
•
Noto il tasso di crescita dei mercati, quali sono le tendenze della
produttività?
•
Data l’evoluzione della produttività, qual è la distribuzione dei
redditi fra salari e profitti, dalla quale dipendono la crescita dei
consumi e degli investimenti e dunque della domanda globale?
I risultati ai quali conduce il modello sono i seguenti
I) PR = A + B Q
II) Q = C + D PR
III) Q E = (C+DA)/(1-DB)
NE = [C(1-B) + A (D-1)]/(1-DB)
UN MODELLO DI CRESCITA FORDISTA
UN MODELLO DI CRESCITA FORDISTA
I) PR = A + B Q
II) Q = C + D PR
III) Q E = (C+DA)/(1-DB)
NE = [C(1-B) + A (D-1)]/(1-DB)
Dove:
A = a + bf
B = bv + d
C = [α (ch+g) + (1-α) f] / [1 - α c - (1-α) v]
D = [α c(k-1)] / [1 - α c - (1-α) v]
LE CONDIZIONI DI UN PROCESSO CUMULATIVO DI
CRESCITA VIRTUOSA
C1 condizione di crescita dell’occupazione
NE = [C(1-B) + A (D-1)]/(1-BD) > 0
C2 condizione di stabilità del sentiero di crescita
1- |BD| > 0
=> 1- |(bv + d) [α c(k-1)] / [1 - α c - (1-α) v]| > 0
1-[1 - αc - (1-α) v] / αc(bv+d) < k < 1+[1 - αc - (1-α) v] / αc(bv+d)
È dunque stabilito un limite inferiore e un limite superiore al
coefficiente di ripartizione dei guadagni di produttività (k)
C3 condizione per cui non si dia una caduta tendenziale della
quota dei profitti
(1-k) PRE = (1-k) f (QE) > h
A + B (C+DA)/(1-DB) > h/(1-k)
LE CONDIZIONI DI UN PROCESSO CUMULATIVO DI
CRESCITA VIRTUOSA
C1 condizione di crescita dell’occupazione: perché l’occupazione
aumenti occorre che le componenti autonome della domanda
effettiva (C+I) abbiano una dinamica superiore alle tendenze labour
saving del progresso tecnologico
C2 condizione di stabilità del sentiero di crescita: perché il
sentiero di crescita sia stabile deve esistere un processo
autocorrettivo di breve periodo tale che il grado di indicizzazione dei
salari in rapporto alla produttività deve essere compreso fra due
limiti dipendenti dalle tecniche di produzione e dalle caratteristiche
della domanda
C3 condizione per cui non si dia una caduta tendenziale della
quota dei profitti: il grado di indicizzazione dei salari deve essere
inferiore ad un altro limite f. dei parametri tecnici e della domanda
Il periodo fra le due guerre
Gli anni Sessanta
Gli anni Settanta
ALCUNE QUESTIONI DI TEORIA ECONOMICA
Insoddisfazione rispetto alle teorie della
crescita all’epoca dominanti (Solow in
particolare) che sostenevano l’esogenità dei
fattori di crescita;
Critiche alle tendenze che il marxismo
andava assumendo negli anni ‘60.
ALCUNE QUESTIONI DI TEORIA ECONOMICA
LA CRITICA A SOLOW
la via per analizzare l’endogenizzazione è stata trovata
dentro il rapporto salariale concepito contemporaneamente
nei suoi aspetti di offerta e di domanda, come le due facce
di una stessa logica d’interazione dinamica tra la
formazione dei redditi e i progressi della produttività.
E’ in questi termini dinamici che era espresso il plusvalore
relativo e, cosa ancor più importante, si poteva ugualmente
donare una certa prospettiva di lungo periodo alla teoria
keynesiana.
Mostrammo, un’interazione tra la formazione della
domanda, le aspettative sugli sbocchi futuri da parte degli
imprenditori e i progressi della produttività liberati
attraverso la trasformazione intensiva della produzione che
le faceva giocare un ruolo di lungo periodo!
Aglietta 1994
ALCUNE QUESTIONI DI TEORIA ECONOMICA
AFFINITA’ E DIVERGENZE COL MARXISMO
I rapporti sociali non sono legami virtuosi e mutuamente
vantaggiosi tra individui razionali, ma separazioni
⇒com’è possibile che esista una coesione sociale in un
mondo lacerato da conflitti?
Al centro dell’analisi c’è la categoria di accumulazione e il
problema della valorizzazione
(differenza fondamentale con lo sraffo-marxismo)
le trasformazioni dei processi di valorizzazione sono
ricondotte ai mutamenti intervenuti nella sfera istituzionale.
(influenza dello strutturalismo althusseriano)
ALCUNE QUESTIONI DI TEORIA ECONOMICA
Lo Strutturalismo
Contro ogni forma di atomismo logico e di
sostanzialismo, lo strutturalismo afferma che la
realtà è un sistema di relazioni.
Al posto della dicotomia marxiana fra struttura e
sovrastruttura, Althusser pone il concetto di una
struttura globale (il modo di produzione) articolata
in tre istanze, l’economia, la politica e l’ideologia;
la contraddizione economica è determinante ma
anche allo stesso tempo determinata dai diversi
livelli e dalle diverse istanze della formazione
sociale che anima.
L’azione delle sovrastrutture nella storia è rilevante
ALCUNE QUESTIONI DI TEORIA ECONOMICA
AFFINITA’ E DIVERGENZE COL MARXISMO
Marx insiste sull’aspetto conflittuale del rapporto
salariale, «dandogli il carattere di una lotta di classe
irriducibile il cui punto di arrivo è la scomparsa del
capitalismo stesso»,
L’approccio regolazionista considera questa
contraddizione superabile attraverso una
«trasformazione in cui il dinamismo del capitale
migliora anche le condizioni di vita del salariato e
sviluppa una società salariale»
Dall’accumulazione ai vincoli istituzionali
All’interno della dinamica di lungo periodo del capitalismo,
abbiamo voluto assegnare un contenuto alle fasi storiche,
alle epoche, per spiegare come la società giunge ad imporre
dei vincoli all’accumulazione del capitale che sono
progressivi, nel senso che obbligano le imprese ad innovare
per preservare la profittabilità dei loro investimenti.
Questo orientamento dell’accumulazione da parte dei
vincoli istituzionali, che sono essi stessi il risultato dei
conflitti sociali, definisce un regime di crescita.
Il concetto di “società salariale” consiste nel caratterizzare
finalmente, come punto cruciale della dinamica del
capitalismo occidentale, la trasformazione del lavoratore
salariato in forze di progresso attraverso la loro
assimilazione ed integrazione all’interno dei meccanismi
dell’accumulazione. (Affinità con l’operaismo italiano?)
Aglietta 1994
IL LUNGO PERIODO
COME ANALISI DELLE FORME STRUTTURALI
A differenza della scuola eterodossa sraffo-keynesiana, la
teoria della regolazione rimanda il problema del lungo
periodo all’analisi del modello di accumulazione, quindi
all’assetto istituzionale del capitalismo nella sua evoluzione.
Come per Braudel, il concetto di lungo periodo rinvia a
un’analisi delle forme strutturali nel tempo.
Il termine forma strutturale, di chiara derivazione marxista,
è ampiamente usato da Aglietta nel suo libro del 1976, ma
nelle opere regolazioniste è stato via via sostituito dal
termine forma istituzionale, ed interpretato nel senso di
mediazione sociale
IL MODO DI REGOLAZIONE:
LE ISTITUZIONI COME MEDIAZIONI SOCIALI
Si definisce istituzione l’insieme di mediazioni che
mantengono le distorsioni prodotte
dall’accumulazione del capitale entro limiti
compatibili con la coesione sociale nell’ambito
delle nazioni.
Si giunge alla definizione di un modo di
regolazione e di un regime di crescita a partire
dalla stabilità riscontrabile nelle cinque forme
istituzionali (il regime monetario; il mercato inteso
come costruzione sociale; il lavoro; lo Stato; il
sistema economico internazionale.)
IL MODO DI REGOLAZIONE:
LE ISTITUZIONI COME MEDIAZIONI SOCIALI
Questa compatibilità è sempre un fenomeno
osservabile in contesti situati in certi momenti della
storia. La prova di verità per l’analisi delle
trasformazioni del capitalismo consiste nel
descrivere queste coerenze locali. Consiste anche
nel comprendere perché queste coerenze sono
effimere sulla scala della vita delle nazioni, perché
l’efficacia di un modo di regolazione si degrada.
Consiste inoltre nel cogliere i processi delle epoche
di crisi, di smarrimento e di mutazione dei
comportamenti. Consiste infine nel tentare di
scorgere i germi di un nuovo modo di regolazione
proprio nel mezzo della crisi del vecchio.
Aglietta 1997
IL PROGRAMMA DI RICERCA REGOLAZIONISTA
OGGI
1) Quali sono le istituzioni di base, necessarie e sufficienti per la
costituzione di un’economia capitalistica?
2) Sotto quali condizioni una configurazione di queste istituzioni genera
un processo di aggiustamento economico dotato di una certa stabilità
dinamica?
3) Come spiegare il rinnovamento periodico delle crisi nel bel mezzo
dei regimi di crescita che, prima di esse, avevano riscontrato successo?
4) Sotto l’impatto di quali forze le istituzioni del capitalismo si
trasformano: attraverso la selezione, attraverso l’efficacia, come
suppongono la maggior parte delle teorie economiche, o bisogna rifarsi
al ruolo determinante della politica?
5) Perché le crisi del capitalismo si succedono l’un l’altra senza che si
possano ricondurre ad un’identica ripetizione delle stesse relazioni
causali?
6) Disponiamo di strumenti che consentono di esaminare la capacità di
durare e la verosimiglianza delle diverse forme di capitalismo?
7) E’ possibile analizzare simultaneamente un modo di regolazione e le
sue forme di crisi?
Problemi aperti e sviluppi futuri:
le dinamiche istituzionali
Dialogo tra regolazionisti, convenzionalisti,
sociologi dell’azione individuale ed evolutivi:
Che tipo di istituzionalismo?
Che tipo di strutturalismo?
In che modo tener conto del contesto storico?
Le cinque forme istituzionali sono le sole
pertinenti?
In che modo pensare ad una loro complementarietà
e ad una loro gerarchia?
Di quali strumenti di analisi economica dotarsi?
Problemi aperti e sviluppi futuri:
la trasformazione dei sistemi economici contemporanei
Dibattito sul capitalismo contemporaneo fra
regolazionisti, teorici della postmodernità,
neomarxisti :
si può parlare di un nuovo regime di
accumulazione?
Occorre parlare di una crisi duratura che
investe il regime fordista, ma che non ha
ancora condotto ad un paradigma produttivo
stabile e definibile?
Problemi aperti e sviluppi futuri:
verso un regime di accumulazione Finance-led
Riferimenti bibliografici
Aglietta M. (1976), Régulation et crises du capitalisme, Calman-Lévy, II edition 1982.
Reédition, nouvelle préface, Odile Jacob, Paris 1997
Aglietta M., Orléan A. (1982), La Violence de la monnaie, PUF, Paris
Aglietta M., Lunghini G. (2000), Sul capitalismo contemporaneo, Bollati Boringhieri
Torino.
Boyer R. (2007), Fordismo e Postfordismo. Il pensiero regolazionista, con un saggio
introduttivo di Andrea Fumagalli e Stefano Lucarelli UBE Milano.
Boyer R., Mistral J. (1985), Accumulazione, inflazione, crisi, introduzione all’edizione
italiana di Michele Salvati, il Mulino, Bologna.
Orléan A. (2010), Dall’euforia al panico. Pensare la crisi finanziaria e altri saggi,
introduzione e cura di Andrea Fumagalli e Stefano Lucarelli, ombre corte Verona.
http://regulation.revues.org/
Fonti Secondarie
Fumagalli A., Lucarelli S. (2007), La finestra di fronte: la théorie de la régulation vista
dall'Italia, Quaderno n. 201, Dipartimento di economia e metodi quantitativi,
Università di Pavia
Jessop B., Ngai-Ling S. (2006), Beyond the Regulation Approach Putting Capitalist
Economies in their Place Cheltenham: Edward Elgar.
Vercellone C, SebaÏ F (1994)(dir.), École de la régulation et critique de la raison
économique, éd.Futur Antérieur-L'Harmattan, Paris.