OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO GALILEI 28019 SUNO (NO) - Tel. 032285210 – 335 275538 apansuno @ tiscalinet.it www.apan.it BOLLETTINO N. 351 Mercoledì 19 novembre 2014, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del terzo mercoledì di ogni mese si parlerà su “La vita, l’Universo e l’Uomo” a cura di Silvano Minuto. Al termine, se il cielo sarà sereno, si potranno fare delle osservazioni al telescopio. La Luna sarà oltre l’ultimo quarto per cui sorgerà verso mattina. Data la sua assenza si potranno vedere tanti oggetti del cielo profondo quali la galassia di Andromeda. I principali pianeti .non saranno visibili in prima serata. Solo Giove sorgerà dopo le 23. RECENSIONI HOROLD J. MOROWITZ LA NASCITA DI OGNI COSA Come l'universo è diventato complesso. Dal Big Bang allo spirito dell'uomo in 28 passaggi Lindau Ed. Torino 2014-11-14 Pagine 340 – Formato 14x21 cm - € 26.00 Nella Nascita di ogni cosa Harold J. Morowitz, uno fra i più importanti scienziati che si dedicano allo studio della complessità, ci guida in un affascinante tour in 28 tappe (ognuna delle quali corrisponde a un'emergenza fondamentale) della genesi dell'universo: dalla nascita delle stelle a quella degli elementi, alla formazione del sistema solare e dei pianeti, dal primo apparire della vita fino all'emergere del linguaggio, all'invenzione dell'agricoltura, alla nascita delle città. Nella storia dell'universo Morowitz ricerca però anche le tracce di Dio, di quel Dio non personale postulato da Spinoza, Giordano Bruno ed Einstein, che secondo lui è possibile riconoscere attraverso lo studio delle leggi della natura. La nascita di ogni cosa propone un punto di vista nuovo e affascinante sul nostro passato remoto e offre un contributo importante al dialogo fra scienza e religione. “Con una cultura enciclopedica, senso dell'umorismo, chiarezza di stile e grande acutezza, Morowitz affronta le questioni fondamentali che stanno fra scienza e religione, e spiega in modo convincente l'inesorabile crescita della complessità, dal Big Bang fino alle galassie e alla vita, e forse oltre.» A cura di Silvano Minuto MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI ZUG Torre dell’Orologio La torre attigua al Municipio di Zug, alta circa 38 m, è stata eretta nell’XI secolo e faceva parte, allora, della cerchia fortificata della città (figura n. 1). Su questa torre, detta “Zytturm”, nel 1480, fu installato un primo orologio. Nel 1574 fu sostituito con un altro che, dopo svariate riparazioni, è ancora funzionante. Figura n. 1: Zug, la Torre dell’Orologio. Sulla facciata pro-spiciente la via prin-cipale vi sono due quadranti, i cui centri si trovano a 17 e a 20 m dal suolo (figura n. 2); il quadrante supe-riore, di 3,20 m di di-ametro, ha attualmen-te 12 cifre in caratteri romani e due lancette (precedentemente a-veva una sola lancetta che indicava le ore e le cifre erano goti-che). Il quadrante infe-riore (figura n. 3), di 2,60 m di diametro, è diviso, sul bordo e-sterno, in 360°. In una banda anulare ci sono i dodici segni dello zodiaco e, nella parte interna, sono dipinte le figure simboliche dei sette giorni della settimana. Il quadrante ha quattro lancette: la più grande, provvista di un disco solare e di una mano come punta, descrive un giro in un anno, e rappresenta il moto del sole attraverso i segni dello zodiaco; la seconda ha una mano ed una falce, e compie un giro in 29 giorni, durata del mese lunare; la terza lancetta, la punta della quale ha la forma di una pera, descrive un giro in quattro anni , indicando il periodo degli anni bisestili. La quarta lancetta, a forma di freccia, indica i giorni della settimana e descrive un giro in sette giorni. (continua) A cura di Salvatore Trani CONSIGLI PER L’OSSERVAZIONE Aquila Alfa – Altair AR 19h 50m – D + 08° 52’ – mag. 09 – sp A5 È la stella più luminosa della costellazione. Viene denominata anche Elnar-el-tair, ossia “Aquila in volo” e individua il collo o la testa dell’animale. Si tratta di una stella di colore bianco, classe A5, distante 16 anni luce da noi, contro i 1600 di Deneb. Occupa il vertice più meridionale del “Triangolo estivo”. Ha dimensioni doppie rispetto al Sole con luminosità di circa 10 volte superiore. La sua rotazione si compie in circa 6 ore e mezza e quindi la sua forma reale deve essere molto schiacciata ai poli. Le dimensioni si aggirano sui 2 milioni di chilometri, con una velocità periferica all’equatore che si approssima ai 260 Km al secondo. Altair possiede una compagna ottica a circa 3’ primi di distanza (magnitudine 10) che si sta allontanando progressivamente. Beta – Alshain AR 19h 55m – D + 06° 24 Separazione 13” – mag. 4 e 11 – AP° 17 IL nome deriva dal persiano, ma non se ne conosce il significato. Anche questo astro si trova vicino al sistema solare, a soli 45 anni luce di distanza. E’ una gigante gialla di classe spettrale G8 e di magnitudine 4; più grande del Sole di ben 4 volte. La compagna è una nana rossa centinaia di volte meno luminosa del Sole, molto difficile da osservare. Eta AR 19h 52m – D + 01° 00’ Stella variabile di tipo Cefeide – m- 3.9-5.1 – periodo 7.2gg. Stella variabile pulsante; dista oltre 100 anni luce e la sua luminosità varia di oltre una magnitudine in un periodo di appena 7 giorni. Scoperta nel 1784 si presta molto bene ad essere studiata sia ad occhio nudo sia con un binocolo. Pi AR 19h 48m – D + 11° 48 Separazione 1.4” – mag. 6.0 e 6.8 – AP° 272 Stella doppia difficile. Le componenti sono di colore giallo e bianco. Si può tentare con uno strumento di almeno 15 cm di diametro ad alti ingrandimenti. R Aquilae AR 19h 06m – D + 08° 14’ Tipo Mira Mag. Da 6.0 a 12.0 – Periodo 293 gg Interessante variabile a lungo periodo. Il periodo è in fase di rallentamento. Stella di colore rossoarancio, posta a circa 600 anni luce dal Sole con una temperatura superficiale molto bassa. Può essere considerato un oggetto freddo; la sua temperatura agli estremi della variazione è compresa tra 2300° K e 1900° K. Si trova in una regione buia della Via Lattea che ne permette la facile localizzazione. NGC 6709 AR 18h 51m – D + 10° 19’ Dimensioni 13’ – mag. 6.7 – Ammasso Ammasso aperto che contiene circa 40 stelle a partire dalla 9^ magnitudine. La sua età è stimata in 78 milioni di anni. NGC 6749 AR 19h 05m – D + 01° 53’ Dimensioni 6.3’ – mag. 11.1 – Globulare Ammasso globulare situato a 10’ a ovest sud ovest di due stelle di 9^ separate tra loro di 1’. Difficile da osservare a causa della sua bassa luminosità superficiale; occorre almeno uno strumento di 20 cm per poterlo distinguere tra le polveri e i gas presenti in questa zona della Via Lattea.. Nell’alone, verso est si nota una stella di 12^ magnitudine. NGC 6760 AR 19h 11m – D + 01° 01’ Dimensioni 6.6’ – mag. 9.0 – Globulare Ammasso globulare difficile da osservare nonostante si trovi a soli 13.000 anni luce di distanza. Con telescopi di 25 cm, appare come una stella sfuocata con diametro di 1’. Con strumenti maggiori si nota qualche particolare senza riuscire a risolvere il nucleo. Visione difficile a causa di polveri e gas della Via Lattea. NGC 6781 AR 19h 18m – D + 06° 33’ Dimensioni 108” – mag. 11.8 – Planetaria Anche questa planetaria risulta immersa nei campi stellari della Via Lattea. La stella centrale non è visibile in piccoli strumenti in quanto la sua magnitudine si avvicina a 16. Con strumenti amatoriali si può rilevare il suo aspetto sferico che però non risulta omogeneo. Infatti il bordo settentrionale appare più sfumato. L’uso di filtri migliora la visione. NGC 6814 AR 19h 42m – D - 10° 19’ Dimensioni 3’ – mag. 11-2.1 – Galassia In questa costellazione, la Via Lattea rende difficile la visione di molti oggetti celesti; le polveri e i gas formano uno strato compatto quasi impenetrabile. E’ quindi una sfida voler rintracciare delle galassie lontane. Utilizzando però un buon strumento e magari un CCD si può tentare di individuare e osservare questa galassia di tipo Sc vista frontalmente. Barnartd 143 AR 19h 40m – D + 10° 57’ Dimensioni 30’ – Nebulosa Nella Via Lattea sono presenti campi di stelle e di nebulose oscure. Se si ha la fortuna di poter osservare con un cielo veramente buoi e in assenza di Luna, basta un binocolo puntato ad ovest della stella Gamma (1°,3), per vedere una zona del cielo dalle dimensioni della Luna Piena, prive di stelle. Stiamo osservando una nebulosa oscura che non ci permette di vedere gli oggetti più lontani situati sul piano galattico del nostro sistema stellare. LA SONDA SPAZIALE ROSETTA Rosetta è una missione spaziale sviluppata dall'Agenzia Spaziale Europea e lanciata nel 2004. L'obiettivo della missione è, dopo un cambio dovuto alla posticipazione del lancio, lo studio della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. La missione è formata da due elementi: la sonda vera e propria Rosetta e il lander Philae, atterrato il 12 novembre 2014 sulla superficie della cometa 67P/Churyumov Gerasimenko. Il nome della sonda deriva dalla stele di Rosetta perché si spera che la missione sveli dei segreti riguardanti il sistema solare e la formazione dei pianeti. Il nome del lander deriva dall'isola di Philae, in cui fu ritrovato un obelisco che ha aiutato la decifrazione della stele di Rosetta. L’ATTERRAGGIO La sonda secondaria Philae è stata sganciata dal lander Rosetta a una velocità ben precisa grazie a un particolare meccanismo di sgancio, e ha raggiunto la cometa in circa 7 ore percorrendo una traiettoria in caduta libera, guidata dalla flebile e irregolare gravità della cometa, che ruota su se stessa con un periodo di 12,7 ore: una volta sganciata dalla sonda madre, Philae si è immessa su di un'orbita tale da impattare la cometa a una velocità compresa tra 1,1 e 1,5 m/s (4-5 km/h). La sonda è atterrata sulla cometa senza l'uso di retrorazzi: un carrello di atterraggio ammortizzato ed equipaggiato con arpioni meccanismi di ancoraggio a vite ha garantito l'adesione alla superficie nonostante la bassissima gravità della cometa (10-3 m/s2, un decimillesimo dell'accelerazione di gravità sulla Terra). Durante l'operazione di aggancio, un piccolo motore a gas compresso posizionato sulla testa della sonda, dotato di capacità di spinta di 1 m/s DeltaV, avrebbe dovuto spingere la sonda verso il corpo celeste mantenendola in posizione e impedendo eventuali rimbalzi, ma un malfunzionamento del motore ne ha reso impossibile l'utilizzo; l'attracco alla cometa dovrebbe essere garantito da due arpioni che, purtroppo, non sono stati scagliati. Infatti, progettati per essere scagliati a velocità prossime a 400km/h, devono essere azionati in contemporanea al motore ad idrazina per compensare il rinculo. Al momento, quindi, è precariamente agganciato grazie alle tre "trivelle da ghiaccio" posizionate sui piedini. Il particolare carrello di atterraggio e la bassa gravità fanno sì che il lander possa atterrare con un angolo di inclinazione fino a 30°. Un volano permette di mantenere l'assetto della sonda durante il percorso da Rosetta alla cometa. Da notare che inizialmente la sonda era stata progettata per atterrare sulla cometa 46P/Wirtanen, che ha una gravità molto più bassa, per cui la velocità di atterraggio sarebbe stata quasi la metà, e l'energia cinetica della sonda sarebbe stata quasi 10 volte più bassa. Il fallimento di un razzo vettore Ariane nel 2002 causò ritardi nella missione e la perdita della "finestra di lancio" per 46P/Wirtanen, così fu cambiata la destinazione in 67P/Churyumov–Gerasimenko , e i progettisti dovettero adattare il carrello di atterraggio alla maggiore gravità della nuova cometa, ad esempio riducendo a +/-5° l'orientabilità della sonda una volta atterrata. Nei prossimi giorni speriamo che si possa raccontare di aver raggiunto i risultati sperati che sono sostanzialmente quelli di analizzare la composizione della cometa. LANDER DI ROSETTA SULLA COMETA 14112014 Astronomy Picture of The Day (APOD) è un archivio redatto a partire dal 1995 da Robert Nemiroff e Jerry Bonnell. L’archivio APOD contiene la più grande raccolta di immagini astronomiche ed ognuna di esse è corredata da una breve descrizione fatta da esperti. Per visionare l’archivio basta digitare in internet la sigla “APOD” e di seguito l’indice Il lander della missione Rosetta si è posato sulla cometa C67/P il 14 novembre 2014. Uno dei piedi di Philae appare in basso a sinistra di questa immagine spettacolare della superficie di C67 / P Churyumov-Gerasimenko. Il lander Philae è rimbalzato due volte prima di stabilizzarsi e incominciare ad inviare immagini della superficie. L’ASTEROIDE 1950DA La fragilità di 1950DA, l'asteroide che minaccia la Terra Un piccolo asteroide tenuto particolarmente d'occhio dagli astronomi, 1950DA, non è costituito da un unico blocco di roccia, ma da un insieme di piccoli detriti tenuti insieme da deboli forze coesive, note come forze di van der Waals. La scoperta, fatta da un gruppo di planetologi dell'Università del Tennessee a Knoxville e descritta in un articolo pubblicato su “Nature”, è di particolare interesse perché 1950DA, che ha un diametro di un chilometro circa, è uno degli asteroidi di cui si sa che ha una probabilità (sia pur piccola: uno su 19.800) di colpire la Terra in un futuro non prossimo ma neppure troppo remoto: nel 2880. La sua composizione granulare implica che potrebbe fare la stessa fine di P/2013 R3, un asteroide di circa 200.000 tonnellate che lo scorso anno gli astronomi hanno visto spezzarsi sotto i loro occhi in una decina di frammenti del diametro medio di 200 metri ciascuno. Alla luce della dinamica con cui è avvenuto, in quel caso lo sfaldamento sarebbe da imputare alle forze di marea innescate dall'avvicinamento al Sole. La scoperta influisce sulle possibili tecniche da adottare nel caso in cui, a seguito di un aumento del rischio di impatto con la Terra, si volesse tentare di deviare 1950DA: un'interazione violenta con l'asteroide, efficace per deviare un corpo solido compatto, in questo caso potrebbe invece moltiplicare il rischio di impatto a causa del numero di frammenti generati: più piccoli dell'asteroide originario, ma comunque potenzialmente devastanti La presenza di deboli forze di coesione fra i detriti che formano l'asteroide è stata dedotta dai ricercatori dopo aver rilevato che era dotato di una velocità di rotazione leggermente superiore a quella che permetterebbe a un asteroide di quel tipo di rimanere coeso se le forze che lo tengono insieme fossero solo la sua debole gravità e l'attrito fra i granuli che lo compongono L'analisi della luce riflessa da 1950DA fa supporre – scrivono gli autori – che abbia una composizione analoga a quelle dell'asteroide Lutetia, osservato da vicino dalla sonda Rosetta nel corso del suo flyby del 2010: una regolite affine a quella che si trova sulla superficie lunare, a granulometria fine, i cui granuli hanno un diametro massimo di sei centimetri. La sequenza di immagini relative alla frantumazione dell’asteroide P2013 R3 Fonte: Rivista Le Scienze FLY ME TO THE MOON Il cratere Da Vinci Al bordo settentrionale del Mare Fecunditatis possiamo osservare il cratere "Da Vinci", una formazione distrutta irregolare di 39Km. Sui versanti scoscesi si trova Watts a sud-est. Le pareti sono molto danneggiate e completamente sbriciolate a sud. Il fondo è molto tormentato. Al centro una montagna, collinette, piccoli crateri e linee di creste. Si pensa che la sua formazione risalga al periodo Pre-Imbriano (da -4.55 miliardi di anni a -3.85 miliardi di anni). Il periodo migliore per la sua osservazione è 4 giorni dopo la Luna nuova oppure 3 giorni dopo la Luna piena. Alcuni dati: • Longitudine: 44.955° East • Latitudine: 9.105° North • Faccia: Nearside • Quadrante: Nord-Est • Area: Bordo Settentrionale del Mare Fecunditatis Origine del nome: • Dettagli: Leonardo da Vinci • Artista e scienziato italiano del 15° secolo nato in Italia • Nato a Vinci nel 1452 • Morto a Amboise nel 1519 • Fatti notevoli: pittore e scultore, autore di famosi capolavori del Rinascimento, attività in numerosi campi tra cui l'anatomia, la meccanica applicata e la geologia. • Autore del nome: Peucker (1935) Nelle foto una ripresa dal satellite orbiter 4 del cratere "Da Vinci" e il famoso autoritratto di Leonardo da Vinci. Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un rifrattore da 60mm. Davide Crespi LA NEBULOSA AQUILA OSSERVATORIO DI SUNO Le coordinate dell’osservatorio sono: 45° 36’ 16” Nord 08° 34’ 25” Est Hanno collaborato: Silvano Minuto Salvatore Trani Davide Crespi Alessandro Segantin Vittorio Sacco