Generatori Gregorio D’Agostino 10 Aprile 2017 Comunicazioni Definizioni Ciclicità Ciclicity Comunicazioni Esami I Le lezioni finiranno venerdı́ 16 Giugno. Comunicazioni Esami I Le lezioni finiranno venerdı́ 16 Giugno. I Chiederò l’aula per fare gli esami mercoledı̀ 28 Giugno e martedı̀ quattro luglio (da confermare) Comunicazioni Esami I Le lezioni finiranno venerdı́ 16 Giugno. I Chiederò l’aula per fare gli esami mercoledı̀ 28 Giugno e martedı̀ quattro luglio (da confermare) I Ci sarà un scritto di 1-2 ore e l’orale subito dopo eventualmente anche nel pomeriggio. Appena avrò conferma dell’aula vi darò un’ulteriore comunicazione. Gruppi quoziente rispetto ad un sottogruppo normale I L’unico punto da verificare è che il prodotto tra le classi sia indipendente dalla scelta del rappresentante. Gruppi quoziente rispetto ad un sottogruppo normale I I L’unico punto da verificare è che il prodotto tra le classi sia indipendente dalla scelta del rappresentante. In formula: a · s1 ∈ Ca ∧ b · s2 ∈ Cb ⇒ (a · s1 ) · (b · s2 ) = a · ((s1 · b) · s2 ) = Gruppi quoziente rispetto ad un sottogruppo normale I I L’unico punto da verificare è che il prodotto tra le classi sia indipendente dalla scelta del rappresentante. In formula: a · s1 ∈ Ca ∧ b · s2 ∈ Cb ⇒ (a · s1 ) · (b · s2 ) = a · ((s1 · b) · s2 ) = I per l’ipotesi di normalità ∃s3 ∈ S : s1 · b = b · s3 , quindi (a·s1 )·(b·s2 ) = a·((s1 ·b)·s2 ) = a·((b·s3 ) · · ·2 ) = (a·b)·(s3 ·s2 ); Gruppi quoziente rispetto ad un sottogruppo normale I I L’unico punto da verificare è che il prodotto tra le classi sia indipendente dalla scelta del rappresentante. In formula: a · s1 ∈ Ca ∧ b · s2 ∈ Cb ⇒ (a · s1 ) · (b · s2 ) = a · ((s1 · b) · s2 ) = I per l’ipotesi di normalità ∃s3 ∈ S : s1 · b = b · s3 , quindi (a·s1 )·(b·s2 ) = a·((s1 ·b)·s2 ) = a·((b·s3 ) · · ·2 ) = (a·b)·(s3 ·s2 ); I Siccome anche s3 · s2 ∈ S il prodotto di due qualsiasi rappresentanti di una classe è un rappresentante della classe del prodotto dei rappresentati. Gruppi quoziente rispetto ad un sottogruppo normale I I L’unico punto da verificare è che il prodotto tra le classi sia indipendente dalla scelta del rappresentante. In formula: a · s1 ∈ Ca ∧ b · s2 ∈ Cb ⇒ (a · s1 ) · (b · s2 ) = a · ((s1 · b) · s2 ) = I per l’ipotesi di normalità ∃s3 ∈ S : s1 · b = b · s3 , quindi (a·s1 )·(b·s2 ) = a·((s1 ·b)·s2 ) = a·((b·s3 ) · · ·2 ) = (a·b)·(s3 ·s2 ); I I Siccome anche s3 · s2 ∈ S il prodotto di due qualsiasi rappresentanti di una classe è un rappresentante della classe del prodotto dei rappresentati. Quindi anche l’inverso di una classe esiste ed è indipendente dal rappresentante: a · x = I; ammente una soluzione perché G è un gruppo (ed esiste quindi inverso di a in G) e l’orbita di questa soluzione rappresenta la classe inversa di a. Alcune conseguenze utili I Se un gruppo possiede cardinalità prima allora non può avere sottogruppi propri. Alcune conseguenze utili I Se un gruppo possiede cardinalità prima allora non può avere sottogruppi propri. I Tutti gli spazi quoziente di un gruppo commutativo sono ancora dei gruppi commutativi. Alcune conseguenze utili I Se un gruppo possiede cardinalità prima allora non può avere sottogruppi propri. I Tutti gli spazi quoziente di un gruppo commutativo sono ancora dei gruppi commutativi. I Lo spazio quoziente G/S è un gruppo perché i sottogruppi di un gruppo abeliano sono abeliani e dunque normali. Alcune conseguenze utili I Se un gruppo possiede cardinalità prima allora non può avere sottogruppi propri. I Tutti gli spazi quoziente di un gruppo commutativo sono ancora dei gruppi commutativi. I Lo spazio quoziente G/S è un gruppo perché i sottogruppi di un gruppo abeliano sono abeliani e dunque normali. I Il prodotto di due classi di un gruppo abeliano è commutativo: (a ·s1 )·(b ·s2 ) = a ·(b ·s1 )·s2 = (a ·b)·(s1 ·s2 ) = (b ·a)·(s1 ·s2 ). Alcune conseguenze utili I Se un gruppo possiede cardinalità prima allora non può avere sottogruppi propri. I Tutti gli spazi quoziente di un gruppo commutativo sono ancora dei gruppi commutativi. I Lo spazio quoziente G/S è un gruppo perché i sottogruppi di un gruppo abeliano sono abeliani e dunque normali. I Il prodotto di due classi di un gruppo abeliano è commutativo: (a ·s1 )·(b ·s2 ) = a ·(b ·s1 )·s2 = (a ·b)·(s1 ·s2 ) = (b ·a)·(s1 ·s2 ). I quindi G/S è un gruppo commutativo. Gruppi Ciclici I Un gruppo G si dice ciclico quando esiste un elemento g tale che ogni elemento del gruppo sia una potenza di g : ∀a ∈ G ∃n : a = g n . Gruppi Ciclici I Un gruppo G si dice ciclico quando esiste un elemento g tale che ogni elemento del gruppo sia una potenza di g : ∀a ∈ G ∃n : a = g n . I L’elemento g è detto generatore del gruppo. Gruppi Ciclici I Un gruppo G si dice ciclico quando esiste un elemento g tale che ogni elemento del gruppo sia una potenza di g : ∀a ∈ G ∃n : a = g n . I L’elemento g è detto generatore del gruppo. I I gruppi ciclici sono commutativi ∀a, b ∈ G : a · b = g na · g nb = g na +nb = g nb · g na = b · a. Gruppi Ciclici I Un gruppo G si dice ciclico quando esiste un elemento g tale che ogni elemento del gruppo sia una potenza di g : ∀a ∈ G ∃n : a = g n . I L’elemento g è detto generatore del gruppo. I I gruppi ciclici sono commutativi ∀a, b ∈ G : a · b = g na · g nb = g na +nb = g nb · g na = b · a. I Ogni gruppo ciclico finito di cardinalità n è isomorfo a (Zn , +) (si noti rispetto alla somma, NON al prodotto). l’isomorfismo è dato dalla relazione f biunivoca: ∀a = g na : f (a) = na . Isomorfismo tra un gruppo ciclico e (Zn , +) I L’esistenza di un generatore g consente di definire una trasformazione canonica che realizza l’isomorfismo. Si costruisce esplicitamente: ∀a : f (a) = na : a = g na . Isomorfismo tra un gruppo ciclico e (Zn , +) I L’esistenza di un generatore g consente di definire una trasformazione canonica che realizza l’isomorfismo. Si costruisce esplicitamente: ∀a : f (a) = na : a = g na . I In parole: l’immagine di ogni elemento è l’esponente che bisogna dare al generatore g per ottenere l’argomento delle funzione. Per tale ragione la funzione f viene detta ”logaritmo”. def f (a) = logg (a). Isomorfismo tra un gruppo ciclico e (Zn , +) I L’esistenza di un generatore g consente di definire una trasformazione canonica che realizza l’isomorfismo. Si costruisce esplicitamente: ∀a : f (a) = na : a = g na . I In parole: l’immagine di ogni elemento è l’esponente che bisogna dare al generatore g per ottenere l’argomento delle funzione. Per tale ragione la funzione f viene detta ”logaritmo”. def f (a) = logg (a). I La funzione f è iniettiva: ∀a 6= b : f (a) 6= f (b) ⇔ g na 6= g nb → na 6= nb ; Isomorfismo tra un gruppo ciclico e (Zn , +) I L’esistenza di un generatore g consente di definire una trasformazione canonica che realizza l’isomorfismo. Si costruisce esplicitamente: ∀a : f (a) = na : a = g na . I In parole: l’immagine di ogni elemento è l’esponente che bisogna dare al generatore g per ottenere l’argomento delle funzione. Per tale ragione la funzione f viene detta ”logaritmo”. def f (a) = logg (a). I La funzione f è iniettiva: ∀a 6= b : f (a) 6= f (b) ⇔ g na 6= g nb → na 6= nb ; I La funzione f è invertibile. La funzione inversa f −1 () si definisce semplicemente per esponenziazione: def f −1 (k) = g k . f −1 (f (a)) = f −1 (na ) = g na = a. Quando un gruppo moltiplicativo (Z∗n , x) è ciclico? cioè quando ammette un generatore? I Il problema fondamentale dei gruppi moltiplicativi (Z∗n , x) è capire se esiste un generatore. Questo consente di trovare notevoli proprietà per lo spazio ed in particolare per i periodi dei suoi elementi. Quando un gruppo moltiplicativo (Z∗n , x) è ciclico? cioè quando ammette un generatore? I Il problema fondamentale dei gruppi moltiplicativi (Z∗n , x) è capire se esiste un generatore. Questo consente di trovare notevoli proprietà per lo spazio ed in particolare per i periodi dei suoi elementi. I Dimostreremo che tutti e soli gli spazi che ammettono un generatore sono (Z∗p , x) (con p primo), (Z∗pk , x) (con p primo dispari) e (Z∗2pk , x) Quando un gruppo moltiplicativo (Z∗n , x) è ciclico? cioè quando ammette un generatore? I Il problema fondamentale dei gruppi moltiplicativi (Z∗n , x) è capire se esiste un generatore. Questo consente di trovare notevoli proprietà per lo spazio ed in particolare per i periodi dei suoi elementi. I Dimostreremo che tutti e soli gli spazi che ammettono un generatore sono (Z∗p , x) (con p primo), (Z∗pk , x) (con p primo dispari) e (Z∗2pk , x) I In altri termini, (Z∗n , x) è un gruppo ciclico se e solo se n è della forma su dette: n = 2α p k ; con α = 0, 1 e p primo dispari. Periodi degli elementi dei Gruppi Ciclici I Dato un gruppo ciclico G di cardinalità n generato da un generatore g : def G = def 1, g , g 2 , . . . , g n−1 = {g0 , g1 , g2 , . . . , gn−1 } . Valgono diverse proprietà utili: Periodi degli elementi dei Gruppi Ciclici I Dato un gruppo ciclico G di cardinalità n generato da un generatore g : def G = I def 1, g , g 2 , . . . , g n−1 = {g0 , g1 , g2 , . . . , gn−1 } . Valgono diverse proprietà utili: Ogni generatore ha periodo n. Infatti tutti gli elementi devono essere diversi tra loro: g k 6= g m ; altrimenti g k−m = 1. Periodi degli elementi dei Gruppi Ciclici I Dato un gruppo ciclico G di cardinalità n generato da un generatore g : def G = I def 1, g , g 2 , . . . , g n−1 = {g0 , g1 , g2 , . . . , gn−1 } . Valgono diverse proprietà utili: Ogni generatore ha periodo n. Infatti tutti gli elementi devono essere diversi tra loro: g k 6= g m ; I altrimenti g k−m = 1. Quindi g k = 1 implica k = l · n. Periodi degli elementi dei Gruppi Ciclici I Dato un gruppo ciclico G di cardinalità n generato da un generatore g : def G = I def 1, g , g 2 , . . . , g n−1 = {g0 , g1 , g2 , . . . , gn−1 } . Valgono diverse proprietà utili: Ogni generatore ha periodo n. Infatti tutti gli elementi devono essere diversi tra loro: g k 6= g m ; I I altrimenti g k−m = 1. Quindi g k = 1 implica k = l · n. Il periodo di ogni elemento è un divisore di n: aτ = (g k )τ = g kτ ⇒ kτ = l · n. quindi il periodo di gk è il rapporto tra n ed MCD tra n e k. Il periodo di un elemento di ordine k I In un gruppo ciclico di ordine n; se a = gk = g k il suo periodo è pari a n diviso per (k,n). Abbiamo visto che kτ = l · n. Il periodo di un elemento di ordine k I In un gruppo ciclico di ordine n; se a = gk = g k il suo periodo è pari a n diviso per (k,n). Abbiamo visto che kτ = l · n. I Sia M=(k,n) il MCD tra n e k. Possiamo porre: ( def k 0 = k/M n0 def = n/M Il periodo di un elemento di ordine k I In un gruppo ciclico di ordine n; se a = gk = g k il suo periodo è pari a n diviso per (k,n). Abbiamo visto che kτ = l · n. I Sia M=(k,n) il MCD tra n e k. Possiamo porre: ( def k 0 = k/M n0 I def = n/M Quindi k 0 τ = l · n0 . il più piccolo dei τ si ottiene per l = k 0 e τ = n0 . infatti k 0 e n0 sono primi tra loro e quindi per l’unicità della decomposizione in fattori τ è un multiplo di n0 = n/M. Quanti generatori ha un gruppo ciclico? I Se un elemento di G è una potenza prima con n del generatore, allora ha per periodo n. Di conseguenza ogni gk potenza prima con n è un generatore del gruppo ciclico. gk : (k, n) = 1 ⇒ τ (gk ) = n. Quanti generatori ha un gruppo ciclico? I Se un elemento di G è una potenza prima con n del generatore, allora ha per periodo n. Di conseguenza ogni gk potenza prima con n è un generatore del gruppo ciclico. gk : (k, n) = 1 ⇒ τ (gk ) = n. I Il numero di generatori di un gruppo ciclico è pari alla funzione di Eulero della cardinalità. |Z∗n | = φ(n). #gen = φ (|Z∗n |) = φ(φ(n)). Generatori di Z∗p I Dimostreremo che (Z∗p , x) (con p primo) ammette sempre un generatore (e dunque ne ammette φ(n)). Useremo i seguenti lemmi: Generatori di Z∗p I Dimostreremo che (Z∗p , x) (con p primo) ammette sempre un generatore (e dunque ne ammette φ(n)). Useremo i seguenti lemmi: I Lemma 1: “Commensurabilità”: Se un elemento ha due ciclicità prime tra loro allora è l’elemento neutro. Generatori di Z∗p I Dimostreremo che (Z∗p , x) (con p primo) ammette sempre un generatore (e dunque ne ammette φ(n)). Useremo i seguenti lemmi: I Lemma 1: “Commensurabilità”: Se un elemento ha due ciclicità prime tra loro allora è l’elemento neutro. I Lemma 2: “Prodotto”: Se due elementi hanno periodi primi tra loro, il loro prodotto ha per periodo il prodotto dei periodi. Generatori di Z∗p I Dimostreremo che (Z∗p , x) (con p primo) ammette sempre un generatore (e dunque ne ammette φ(n)). Useremo i seguenti lemmi: I Lemma 1: “Commensurabilità”: Se un elemento ha due ciclicità prime tra loro allora è l’elemento neutro. I Lemma 2: “Prodotto”: Se due elementi hanno periodi primi tra loro, il loro prodotto ha per periodo il prodotto dei periodi. I Lemma 3: “Esistenza sottogruppi primali”: Dato un gruppo di dimensione n esiste sempre un elemento di periodo p per ogni primo divisore di n. Generatori di Z∗p I Dimostreremo che (Z∗p , x) (con p primo) ammette sempre un generatore (e dunque ne ammette φ(n)). Useremo i seguenti lemmi: I Lemma 1: “Commensurabilità”: Se un elemento ha due ciclicità prime tra loro allora è l’elemento neutro. I Lemma 2: “Prodotto”: Se due elementi hanno periodi primi tra loro, il loro prodotto ha per periodo il prodotto dei periodi. I Lemma 3: “Esistenza sottogruppi primali”: Dato un gruppo di dimensione n esiste sempre un elemento di periodo p per ogni primo divisore di n. I Lemma 4: In Z∗p Se n = φ(p) = p − 1 ha per divisore p1h (con p1 primo) allora esiste sempre un elemento di periodo p1h . Generatori di Z∗p I Dimostreremo che (Z∗p , x) (con p primo) ammette sempre un generatore (e dunque ne ammette φ(n)). Useremo i seguenti lemmi: I Lemma 1: “Commensurabilità”: Se un elemento ha due ciclicità prime tra loro allora è l’elemento neutro. I Lemma 2: “Prodotto”: Se due elementi hanno periodi primi tra loro, il loro prodotto ha per periodo il prodotto dei periodi. I Lemma 3: “Esistenza sottogruppi primali”: Dato un gruppo di dimensione n esiste sempre un elemento di periodo p per ogni primo divisore di n. I Lemma 4: In Z∗p Se n = φ(p) = p − 1 ha per divisore p1h (con p1 primo) allora esiste sempre un elemento di periodo p1h . I Mettendo insieme i lemmi si deduce che Z∗p ammette un generatore e dunque è ciclico. Solo l’elemento neutro possiede ciclicità prime tra loro I Una ciclicità di un elemento è una potenza elevata alla quale si ottiene l’unità. L’elemento a è ciclico di ordine k significa: ak = 1. Solo l’elemento neutro possiede ciclicità prime tra loro I Se a possiede due ciclicità k e m (con k > m) prime tra loro ((k, m) = 1): k a = 1, m a = 1; Solo l’elemento neutro possiede ciclicità prime tra loro I I Se a possiede due ciclicità k e m (con k > m) prime tra loro ((k, m) = 1): k a = 1, m a = 1; Dimostriamo per induzione su k. Per k = 2, m = 1 l’enunciato è ovvio: 2 a = 1, ⇒ a = 1. a1 = 1; Solo l’elemento neutro possiede ciclicità prime tra loro I I Se a possiede due ciclicità k e m ((k, m) = 1): k a = m a = Induciamo su k, dimostreremo che: k a = 1, ∀m < k : ⇒ ∀m0 am = 1; ponendo k + 1 = mq + r : k+1 a = amq+r = ar m a I (con k > m) prime tra loro 1, 1; <k +1: = 1, ⇒ = 1; ak+1 = 1, 0 am = 1. ar = 1, am = 1; Che implica a = 1 per ipotesi induttiva essendo m ≤ k e r < m. Dimostrazione con il metodo iterativo (Euclide) I Per ogni coppia m e k primi tra loro (con m > k), si può utilizzare l’algoritmo di Euclide per ottenere un sistema di equazioni con esponenti minori. k k a = 1, a = 1, ⇒ m a = 1; ar = 1; in cui r è il resto della divisione di m per k: m = k · q + r e quindi r < k < m. Dimostrazione con il metodo iterativo (Euclide) I Per ogni coppia m e k primi tra loro (con m > k), si può utilizzare l’algoritmo di Euclide per ottenere un sistema di equazioni con esponenti minori. k k a = 1, a = 1, ⇒ m a = 1; ar = 1; in cui r è il resto della divisione di m per k: m = k · q + r e quindi r < k < m. I L’algoritmo di Euclide ci assicura che iterando il procedimento si ottiene un esponente unitario, essendo MCD = (k, m) = 1. Dimostrazione con il metodo iterativo (Euclide) I Per ogni coppia m e k primi tra loro (con m > k), si può utilizzare l’algoritmo di Euclide per ottenere un sistema di equazioni con esponenti minori. k k a = 1, a = 1, ⇒ m a = 1; ar = 1; in cui r è il resto della divisione di m per k: m = k · q + r e quindi r < k < m. I L’algoritmo di Euclide ci assicura che iterando il procedimento si ottiene un esponente unitario, essendo MCD = (k, m) = 1. I Quindi solo a = 1 possiede entrambe le ciclicità. Ogni elemento ciclico possiede un inverso di stesso periodo I Sia τa , il periodo di a: ak = 1 ⇒ k = lτa ; Ogni elemento ciclico possiede un inverso di stesso periodo I Sia τa , il periodo di a: ak = 1 ⇒ k = lτa ; I Esiste sempre b = aτa −1 che è l’inverso di a: inv (a) · a = aτa −1 · a = aτa = 1. Ogni elemento ciclico possiede un inverso di stesso periodo I Sia τa , il periodo di a: ak = 1 ⇒ k = lτa ; I Esiste sempre b = aτa −1 che è l’inverso di a: inv (a) · a = aτa −1 · a = aτa = 1. I Calcoliamo le potenze dell’inverso: k (inv (a))k = aτa −1 = a(τa −1)·k . Ogni elemento ciclico possiede un inverso di stesso periodo I Sia τa , il periodo di a: ak = 1 ⇒ k = lτa ; I Esiste sempre b = aτa −1 che è l’inverso di a: inv (a) · a = aτa −1 · a = aτa = 1. I Calcoliamo le potenze dell’inverso: k (inv (a))k = aτa −1 = a(τa −1)·k . I Verifichiamo che potenze k-esime di inv (a) sono diverse da 1 per k < τa . Se inv (a)k = 1 (inv (a))k = aτa −1 k = a(τa −1)·k = aτa (k−1) aτa −k = aτa −k . Ma, per definizione di periodo, aτa −k = 1 solo per τa − k = l · τa , cioè k = τa e l = 0 (essendo k < τa ). Se due elementi hanno periodi primi tra loro, allora il periodo del loro prodotto è il prodotto dei loro periodi: I Siano τa il periodo di a e τb il periodo di b: k k = l · τa , a = 1, ⇒ m = l 0 · τb ; b m = 1; Se due elementi hanno periodi primi tra loro, allora il periodo del loro prodotto è il prodotto dei loro periodi: I Siano τa il periodo di a e τb il periodo di b: k k = l · τa , a = 1, ⇒ m = l 0 · τb ; b m = 1; I Effettivamente n = τa · τb è una ciclicità di ab: (ab)τa τb = aτa τb · b τa τb = (aτa )τb · (b τb )τa = 1τb · 1τa = 1. Se due elementi hanno periodi primi tra loro, allora il periodo del loro prodotto è il prodotto dei loro periodi: I Siano τa il periodo di a e τb il periodo di b: k k = l · τa , a = 1, ⇒ m = l 0 · τb ; b m = 1; I Effettivamente n = τa · τb è una ciclicità di ab: (ab)τa τb = aτa τb · b τa τb = (aτa )τb · (b τb )τa = 1τb · 1τa = 1. I Verifichiamo che non esistono ciclicità minori: (ab)n = 1; Elevando entrambi i membri dell’equazione a τa ed a τb si ottiene: ((ab)n )τa = anτa · b nτa = b nτa = 1, ((ab)n )τb = anτb · b nτb = anτb = 1; quindi n deve essere un multiplo di τb per la prima equazione ed un multiplo di τa per la seconda. Unicità delle radici dell’unità I Dato un elemento a di periodo q in un anello primo Zp , l’equazione diofantea ammette per soluzioni solo le potenze di a: x q ≡ 1 (mod p). Unicità delle radici dell’unità I Dato un elemento a di periodo q in un anello primo Zp , l’equazione diofantea ammette per soluzioni solo le potenze di a: x q ≡ 1 (mod p). I Utilizzeremo una notevole identità (in x): q x −1 ≡ (x−1)·(x−a) · · · (x−aq−1 ) ≡ q−1 Y i=0 def in cui ai = (a)i . (x − ai ) ≡ 1 (mod p). Unicità delle radici dell’unità I Dato un elemento a di periodo q in un anello primo Zp , l’equazione diofantea ammette per soluzioni solo le potenze di a: x q ≡ 1 (mod p). I Utilizzeremo una notevole identità (in x): q x −1 ≡ (x−1)·(x−a) · · · (x−aq−1 ) ≡ q−1 Y (x − ai ) ≡ 1 (mod p). i=0 def I in cui ai = (a)i . Per dimostrare l’identità sviluppiamo il prodotto. Il termine di ordine più elevato è x q . Unicità delle radici dell’unità I Dato un elemento a di periodo q in un anello primo Zp , l’equazione diofantea ammette per soluzioni solo le potenze di a: x q ≡ 1 (mod p). I Utilizzeremo una notevole identità (in x): q x −1 ≡ (x−1)·(x−a) · · · (x−aq−1 ) ≡ q−1 Y (x − ai ) ≡ 1 (mod p). i=0 def I I in cui ai = (a)i . Per dimostrare l’identità sviluppiamo il prodotto. Il termine di ordine più elevato è x q . Il secondo termine è: ! q−1 X −x q−1 ai ; i=0 perché in ogni fattore del prodotto dove non si prende x, si sceglie un ai diverso. Unicità delle radici dell’unità - cont I Il coefficiente del secondo termine è nullo: q−1 X X 1−1 1 − aq = = 0. ai = ai = 1−a 1−a i=0,q−1 i=0 Unicità delle radici dell’unità - cont I Il coefficiente del secondo termine è nullo: q−1 X X 1−1 1 − aq = = 0. ai = ai = 1−a 1−a i=0,q−1 I i=0 Il terzo termine è: q−1 X q−1 X (j6=i) x q−2 ai aj ; i=0 j=0 perché in ogni fattore del prodotto dove non si prende x si sceglie ai o aj al posto di x, ma i non può essere uguale a j. Unicità delle radici dell’unità - cont I Il coefficiente del secondo termine è nullo: q−1 X X 1−1 1 − aq = = 0. ai = ai = 1−a 1−a i=0,q−1 I i=0 Il terzo termine è: q−1 X q−1 X (j6=i) x q−2 ai aj ; i=0 j=0 I perché in ogni fattore del prodotto dove non si prende x si sceglie ai o aj al posto di x, ma i non può essere uguale a j. Anche questo coefficiente è nullo: q−1 X q−1 q−1 q−1 X X X (j6=i) ai aj = ai aj − ai = i=0 j=0 = q−1 X i=0 i=0 !2 ai + q−1 X i=0 ai2 j=0 2 = (0) + q−1 X i=0 a2i = 1 − (a2 )q = 0. 1 − a2 Unicità delle radici dell’unità - cont I Il coefficiente del quarto termine è: ! q−1 X q−1 q−1 X X (j6=i) (k6=i,j) C4 = − (ai aj ak ) . i=0 j=0 k=0 Unicità delle radici dell’unità - cont I Il coefficiente del quarto termine è: ! q−1 X q−1 q−1 X X (j6=i) (k6=i,j) C4 = − (ai aj ak ) . i=0 I j=0 k=0 Anche questo può essere elaborato: ! X X X C4 = − ai aj ak − ai − aj ; i C4 = − X i k X ai i C4 = − j6=i ai X aj X j aj ak − aj X k − X (ai )2 i k j6=i ! X X aj ; j6=i X X X X X ak + ai aj2 + ai2 aj − ai3 = 0; i j i j i Unicità delle radici dell’unità - cont I In generale il procedimento può essere reiterato. Tutti i coefficienti vengono in forma di prodotti del tipo: q−1 X (ai )r = 0; i=0 che sono tutti nulli fatta eccezione per r = q: q−1 X i=0 q (ai ) = q−1 X i=0 iq a = q−1 X i=0 q i (a ) = q−1 X i=0 1 = q + 1 = 1; Unicità delle radici dell’unità - cont I In generale il procedimento può essere reiterato. Tutti i coefficienti vengono in forma di prodotti del tipo: q−1 X (ai )r = 0; i=0 che sono tutti nulli fatta eccezione per r = q: q−1 X i=0 I q (ai ) = q−1 X iq a = i=0 q−1 X i=0 q i (a ) = q−1 X 1 = q + 1 = 1; i=0 L’ultimo coefficiente è quindi -1. Si può anche verificare direttamente essendo il prodotto di tutti i termini non contenenti la x: q−1 Y q (−ai ) = (−1) i=0 q−1 Y i=0 Pq−1 ai = − a i=0 i = −aq(q−1)/2 = −1. Unicità delle radici dell’unità - cont I L’equazione diofantea x q − 1 = (mod p); Unicità delle radici dell’unità - cont I L’equazione diofantea x q − 1 = (mod p); I non può ammettere soluzioni diverse dalle potenze di a: x q − 1 = (x − 1) · (x − a) · (x − a2 ) · · · (x − aq−1 ) = 0 (mod p); I ovvero in Z: x q − 1 = (x − 1) · (x − a) · (x − a2 ) · · · (x − aq−1 ) = p · N. Unicità delle radici dell’unità - cont I L’equazione diofantea x q − 1 = (mod p); I non può ammettere soluzioni diverse dalle potenze di a: x q − 1 = (x − 1) · (x − a) · (x − a2 ) · · · (x − aq−1 ) = 0 (mod p); I ovvero in Z: x q − 1 = (x − 1) · (x − a) · (x − a2 ) · · · (x − aq−1 ) = p · N. I Infatti p è primo e tutti i fattori (x − ak ) sono minori di p (e dunque primi con p). In realtà avevamo già visto che Z∗p è un campo e quindi se il prodotto di due elementi è nullo deve esserlo almeno uno di loro. Unicità delle radici dell’unità - cont I L’equazione diofantea x q − 1 = (mod p); I non può ammettere soluzioni diverse dalle potenze di a: x q − 1 = (x − 1) · (x − a) · (x − a2 ) · · · (x − aq−1 ) = 0 (mod p); I ovvero in Z: x q − 1 = (x − 1) · (x − a) · (x − a2 ) · · · (x − aq−1 ) = p · N. I I Infatti p è primo e tutti i fattori (x − ak ) sono minori di p (e dunque primi con p). In realtà avevamo già visto che Z∗p è un campo e quindi se il prodotto di due elementi è nullo deve esserlo almeno uno di loro. In generale in ogni campo, la decomposizione di un polinomio (non solo di x q − 1) è unica e quindi ci sono solo q radici. Ma non ci serve dimostrarlo. Un gruppo di cardinalità n ammette sempre almeno un sottogruppo ciclico di ordine ogni primo che divide n I Sia G il gruppo e n = |G | la sua cardinalità. L’enunciato diviene ∀p|n : ∀k : k < p : (p, k) = 1 : ∃a : τ (a) = p. Un gruppo di cardinalità n ammette sempre almeno un sottogruppo ciclico di ordine ogni primo che divide n I Sia G il gruppo e n = |G | la sua cardinalità. L’enunciato diviene ∀p|n : ∀k : k < p : (p, k) = 1 : ∃a : τ (a) = p. I Lo dimostreremo per induzione su n. Possiamo partire da n = 3 per il quale la condizione è verificata perché tutti i gruppi di ordine primo sono ciclici. Un gruppo di cardinalità n ammette sempre almeno un sottogruppo ciclico di ordine ogni primo che divide n I Sia G il gruppo e n = |G | la sua cardinalità. L’enunciato diviene ∀p|n : ∀k : k < p : (p, k) = 1 : ∃a : τ (a) = p. I I Lo dimostreremo per induzione su n. Possiamo partire da n = 3 per il quale la condizione è verificata perché tutti i gruppi di ordine primo sono ciclici. Ricorsione. Supponiamo la proprietà vera per n e dimostriamola per n + 1. Sia G un gruppo di cardinalità n + 1 e p un primo che divide n + 1. Basta considerare un elemento a ∈ G diverso dall’unità e calcolarne il periodo m = τ (a). Chiameremo ciclico generato da a: 2 S ilmsottogruppo S = a, a , . . . a = 1 . Ovviamente τ (a) è un divisore di n, ma possono verificarsi due casi: Un gruppo di cardinalità n ammette sempre almeno un sottogruppo ciclico di ordine ogni primo che divide n I Sia G il gruppo e n = |G | la sua cardinalità. L’enunciato diviene ∀p|n : ∀k : k < p : (p, k) = 1 : ∃a : τ (a) = p. I I I Lo dimostreremo per induzione su n. Possiamo partire da n = 3 per il quale la condizione è verificata perché tutti i gruppi di ordine primo sono ciclici. Ricorsione. Supponiamo la proprietà vera per n e dimostriamola per n + 1. Sia G un gruppo di cardinalità n + 1 e p un primo che divide n + 1. Basta considerare un elemento a ∈ G diverso dall’unità e calcolarne il periodo m = τ (a). Chiameremo ciclico generato da a: 2 S ilmsottogruppo S = a, a , . . . a = 1 . Ovviamente τ (a) è un divisore di n, ma possono verificarsi due casi: τ (a) è un multiplo di p. Un gruppo di cardinalità n ammette sempre almeno un sottogruppo ciclico di ordine ogni primo che divide n I Sia G il gruppo e n = |G | la sua cardinalità. L’enunciato diviene ∀p|n : ∀k : k < p : (p, k) = 1 : ∃a : τ (a) = p. I I I I Lo dimostreremo per induzione su n. Possiamo partire da n = 3 per il quale la condizione è verificata perché tutti i gruppi di ordine primo sono ciclici. Ricorsione. Supponiamo la proprietà vera per n e dimostriamola per n + 1. Sia G un gruppo di cardinalità n + 1 e p un primo che divide n + 1. Basta considerare un elemento a ∈ G diverso dall’unità e calcolarne il periodo m = τ (a). Chiameremo ciclico generato da a: 2 S ilmsottogruppo S = a, a , . . . a = 1 . Ovviamente τ (a) è un divisore di n, ma possono verificarsi due casi: τ (a) è un multiplo di p. τ (a) non è multiplo di p (e quindi è primo con p). I caso: τ (a) è un multiplo di p I Chiamiamo k il rapporto tra τ (a) e p: τ (a) = k · p; I caso: τ (a) è un multiplo di p I Chiamiamo k il rapporto tra τ (a) e p: τ (a) = k · p; I Allora ak ha per periodo p. (ak )p = ap·k = aτ (a) = 1; per l < p (ak )l = al·k 6= 1; perché k · l < k · p < τ (a). I caso: τ (a) è un multiplo di p I Chiamiamo k il rapporto tra τ (a) e p: τ (a) = k · p; I Allora ak ha per periodo p. (ak )p = ap·k = aτ (a) = 1; per l < p (ak )l = al·k 6= 1; perché k · l < k · p < τ (a). I Quindi esiste un elemento di periodo p. II caso: τ (a) non è multiplo di p I Allora il gruppo quoziente G 0 = G /S ha dimensione n0 = n/τ (a) che è multiplo di p. Per ipotesi di ricorrenza, essendo n0 < n, esiste un elemento b ∈ G 0 di periodo p. Quindi b p = I ∈ G 0 cioè (nel gruppo G ): b p ≡ 1 (mod S): b p = ak . II caso: τ (a) non è multiplo di p I Allora il gruppo quoziente G 0 = G /S ha dimensione n0 = n/τ (a) che è multiplo di p. Per ipotesi di ricorrenza, essendo n0 < n, esiste un elemento b ∈ G 0 di periodo p. Quindi b p = I ∈ G 0 cioè (nel gruppo G ): b p ≡ 1 (mod S): b p = ak . I Cambiamo rappresentante b → b 0 = bax e cerchiamo un x tale che b 0 abbia periodo p: (b 0 )p = (bax )p = b p apx = ak ap x = ak+px = 1. Che equivale a: k + px ≡ 0 mod τ (a). Questa equazione diofantea ammette soluzione perché p è primo con τ (a). II caso: τ (a) non è multiplo di p I Allora il gruppo quoziente G 0 = G /S ha dimensione n0 = n/τ (a) che è multiplo di p. Per ipotesi di ricorrenza, essendo n0 < n, esiste un elemento b ∈ G 0 di periodo p. Quindi b p = I ∈ G 0 cioè (nel gruppo G ): b p ≡ 1 (mod S): b p = ak . I Cambiamo rappresentante b → b 0 = bax e cerchiamo un x tale che b 0 abbia periodo p: (b 0 )p = (bax )p = b p apx = ak ap x = ak+px = 1. Che equivale a: k + px ≡ 0 mod τ (a). Questa equazione diofantea ammette soluzione perché p è primo con τ (a). I Quindi ∃b : (b 0 )p = 1. II caso: τ (a) non è multiplo di p I Allora il gruppo quoziente G 0 = G /S ha dimensione n0 = n/τ (a) che è multiplo di p. Per ipotesi di ricorrenza, essendo n0 < n, esiste un elemento b ∈ G 0 di periodo p. Quindi b p = I ∈ G 0 cioè (nel gruppo G ): b p ≡ 1 (mod S): b p = ak . I Cambiamo rappresentante b → b 0 = bax e cerchiamo un x tale che b 0 abbia periodo p: (b 0 )p = (bax )p = b p apx = ak ap x = ak+px = 1. Che equivale a: k + px ≡ 0 mod τ (a). Questa equazione diofantea ammette soluzione perché p è primo con τ (a). I Quindi ∃b : (b 0 )p = 1. I In entrambi i casi esiste un elemento di periodo p. Il che completa la ricorsione. Gruppi a cardinalità quadratica in qualche primo I Quando la cardinalità n del gruppo G (n = |G |) è un numero aquadratico (”square free” in inglese) cioè quando gli esponenti della sua decomposizione in fattori primi sono tutti unitari. Possiamo utilizzare i teoremi precedenti per affermare con certezza che il gruppo è ciclico. Gruppi a cardinalità quadratica in qualche primo I Quando la cardinalità n del gruppo G (n = |G |) è un numero aquadratico (”square free” in inglese) cioè quando gli esponenti della sua decomposizione in fattori primi sono tutti unitari. Possiamo utilizzare i teoremi precedenti per affermare con certezza che il gruppo è ciclico. I Esempio sia G un gruppo di cardinalità |G | = n1 · n2 (con (n1 , n2 ) = 1). Esiste a1 di periodo n1 , esiste a2 di periodo n2 , quindi esiste g = a1 · a2 che genera tutto G . Gruppi a cardinalità quadratica in qualche primo - cont I Se invece la cardinalità è mutipla di una potenza di un primo |G | ≈ p h non è detto che esista un elemento con periodo pari a ph . Gruppi a cardinalità quadratica in qualche primo - cont I Se invece la cardinalità è mutipla di una potenza di un primo |G | ≈ p h non è detto che esista un elemento con periodo pari a ph . I In generale tale elemento non esiste. Ad esempio in G = (Z∗161 , x) non esiste un elemento di periodo 4, malgrado la cardinalità di G sia multipla di 4. |G | = φ(161) = φ(7)φ(23) = 6x22 = 2x3x2x11 = 4x33. Gruppi a cardinalità quadratica in qualche primo - cont I Se invece la cardinalità è mutipla di una potenza di un primo |G | ≈ p h non è detto che esista un elemento con periodo pari a ph . I In generale tale elemento non esiste. Ad esempio in G = (Z∗161 , x) non esiste un elemento di periodo 4, malgrado la cardinalità di G sia multipla di 4. |G | = φ(161) = φ(7)φ(23) = 6x22 = 2x3x2x11 = 4x33. I Invece per tutti gli anelli ciclici primi, il gruppo G = (Z∗p , x) esistono elementi con periodo pari a tutti i divisori di φ(p) = p − 1. Gruppi a cardinalità quadratica in qualche primo - cont I Se invece la cardinalità è mutipla di una potenza di un primo |G | ≈ p h non è detto che esista un elemento con periodo pari a ph . I In generale tale elemento non esiste. Ad esempio in G = (Z∗161 , x) non esiste un elemento di periodo 4, malgrado la cardinalità di G sia multipla di 4. |G | = φ(161) = φ(7)φ(23) = 6x22 = 2x3x2x11 = 4x33. I Invece per tutti gli anelli ciclici primi, il gruppo G = (Z∗p , x) esistono elementi con periodo pari a tutti i divisori di φ(p) = p − 1. I Esercizio: verificare per ispezione i periodi di G = (Z∗161 , x). Gruppi a cardinalità potenza di un primo - cont I Sis G = (Z∗p , x) ed n = p − 1 la sua cardinalità. Supponiamo n = q h · n0 (con n0 primo con q: (n0 , p) = 1). Dimostreremo per induzione (su h) che deve esistere anche un elemento di periodicità q h . Gruppi a cardinalità potenza di un primo - cont I Sis G = (Z∗p , x) ed n = p − 1 la sua cardinalità. Supponiamo n = q h · n0 (con n0 primo con q: (n0 , p) = 1). Dimostreremo per induzione (su h) che deve esistere anche un elemento di periodicità q h . I Il caso h = 1 è verificato perché abbiamo già dimostrato che per ogni divisore q primo di p − 1 esiste sempre un elemento con tale periodo. Gruppi a cardinalità potenza di un primo - cont I Sis G = (Z∗p , x) ed n = p − 1 la sua cardinalità. Supponiamo n = q h · n0 (con n0 primo con q: (n0 , p) = 1). Dimostreremo per induzione (su h) che deve esistere anche un elemento di periodicità q h . I Il caso h = 1 è verificato perché abbiamo già dimostrato che per ogni divisore q primo di p − 1 esiste sempre un elemento con tale periodo. I Ricorsione. Dimostreremo che se esiste un elemento con periodo q m (con m < h) allora esiste un altro elemento con perido q m+1 Periodi potenza di primi - ricorsione I Dato un sottogruppo ciclico di dimensione q m : m S = {1, a, a2 . . . aq = 1} di periodo q m = |S|. Se m < p, anche la cardinalità del gruppo quoziente G /S è un multiplo di q: n/q k = q h−m n0 . Periodi potenza di primi - ricorsione I Dato un sottogruppo ciclico di dimensione q m : m S = {1, a, a2 . . . aq = 1} di periodo q m = |S|. Se m < p, anche la cardinalità del gruppo quoziente G /S è un multiplo di q: n/q k = q h−m n0 . I Quindi esiste un b che soddisfa l’equazione: b q = ak . cioè b è un rappresentante della classe dell’elemento che ha periodo q in G /S. Periodi potenza di primi - ricorsione I Dato un sottogruppo ciclico di dimensione q m : m S = {1, a, a2 . . . aq = 1} di periodo q m = |S|. Se m < p, anche la cardinalità del gruppo quoziente G /S è un multiplo di q: n/q k = q h−m n0 . I Quindi esiste un b che soddisfa l’equazione: b q = ak . cioè b è un rappresentante della classe dell’elemento che ha periodo q in G /S. I Se k è primo con q il periodo di b in G è un multiplo di q m+1 e quindi esiste un b di periodo q m+1 . Periodi potenza di primi - ricorsione I Dato un sottogruppo ciclico di dimensione q m : m S = {1, a, a2 . . . aq = 1} di periodo q m = |S|. Se m < p, anche la cardinalità del gruppo quoziente G /S è un multiplo di q: n/q k = q h−m n0 . I Quindi esiste un b che soddisfa l’equazione: b q = ak . cioè b è un rappresentante della classe dell’elemento che ha periodo q in G /S. I Se k è primo con q il periodo di b in G è un multiplo di q m+1 e quindi esiste un b di periodo q m+1 . I Vedremo che il caso k multiplo di q è impossibile se G è un campo (qual è G = (Z∗p , x).) Caso k multiplo di q I Dimostreremo per assurdo che k non può essere multiplo di q. Se k è un multiplo di q, allora b q = (am )q . Caso k multiplo di q I Dimostreremo per assurdo che k non può essere multiplo di q. Se k è un multiplo di q, allora b q = (am )q . I Moltiplicando per (a−1 )mq ambo i membri: b q · (a−1 )mq = (am )q · (a−1 )mq ; e ponendo b 0 = b · (a−1 )m Caso k multiplo di q I Dimostreremo per assurdo che k non può essere multiplo di q. Se k è un multiplo di q, allora b q = (am )q . I Moltiplicando per (a−1 )mq ambo i membri: b q · (a−1 )mq = (am )q · (a−1 )mq ; I e ponendo b 0 = b · (a−1 )m si ottiene: (b 0 )q = 1; in cui b 0 ∈ G , ma b 0 ∈ / S. Il che è impossibile per il teorema di unicità delle radici che vale in qualsiasi campo. Caso k multiplo di q I Dimostreremo per assurdo che k non può essere multiplo di q. Se k è un multiplo di q, allora b q = (am )q . I Moltiplicando per (a−1 )mq ambo i membri: b q · (a−1 )mq = (am )q · (a−1 )mq ; I I e ponendo b 0 = b · (a−1 )m si ottiene: (b 0 )q = 1; in cui b 0 ∈ G , ma b 0 ∈ / S. Il che è impossibile per il teorema di unicità delle radici che vale in qualsiasi campo. Abbiamo già visto che nel caso q = 2 l’esistenza di una radice quadrata dell’unità in Zn diversa da 1 ed n − 1 implica che n non è primo. Abbiamo appena dimostrato che lo stesso vale per qualsiasi potenza prima. Theorema: “Ogni anello primale è ciclico” I Dato un anello primale privato dello zero: Z∗n e la sua cardinalità |Z∗n | = φ(n) = m. Theorema: “Ogni anello primale è ciclico” I I Dato un anello primale privato dello zero: Z∗n e la sua cardinalità |Z∗n | = φ(n) = m. Decomponiamo la cardinalità in fattori: Y h m = φ(n) = m1h1 · m2h2 · · · = mi i i Theorema: “Ogni anello primale è ciclico” I I Dato un anello primale privato dello zero: Z∗n e la sua cardinalità |Z∗n | = φ(n) = m. Decomponiamo la cardinalità in fattori: Y h m = φ(n) = m1h1 · m2h2 · · · = mi i i I Per il lemma precedente, per ogni mi esiste un elemento ai di periodo mihi τ (ai ) = mihi Theorema: “Ogni anello primale è ciclico” I I Dato un anello primale privato dello zero: Z∗n e la sua cardinalità |Z∗n | = φ(n) = m. Decomponiamo la cardinalità in fattori: Y h m = φ(n) = m1h1 · m2h2 · · · = mi i i I Per il lemma precedente, per ogni mi esiste un elemento ai di periodo mihi τ (ai ) = mihi I Per il lemma del Q prodotto, il periodo dell’elemento a = a1 · a2 · · · = i ai è pari al prodotto dei periodi dei fattori: τ (a) = τ (a1 ) · τ (a2 ) · · · = Y i τ (ai ) = Y i mihi = m = φ(p). Theorema: “Ogni anello primale è ciclico” I I Dato un anello primale privato dello zero: Z∗n e la sua cardinalità |Z∗n | = φ(n) = m. Decomponiamo la cardinalità in fattori: Y h m = φ(n) = m1h1 · m2h2 · · · = mi i i I Per il lemma precedente, per ogni mi esiste un elemento ai di periodo mihi τ (ai ) = mihi I Per il lemma del Q prodotto, il periodo dell’elemento a = a1 · a2 · · · = i ai è pari al prodotto dei periodi dei fattori: τ (a) = τ (a1 ) · τ (a2 ) · · · = Y i I τ (ai ) = Y mihi = m = φ(p). i L’elemento a è dunque un generatore e tutti gli anelli primali Z∗n sono ciclici. Messaggio I Gli anelli primali sono ciclici e possono quindi essere generati esponenziando alcuni loro elementi detti generatori Messaggio I Gli anelli primali sono ciclici e possono quindi essere generati esponenziando alcuni loro elementi detti generatori I Negli anelli primali le “radici dell’unità” sono uniche e quindi sono potenze di una di esse i x q = 1 ⇔ x = ai = a1i = g (p−1)/q . Le radici esistono solo se q è divisore di p-1. Messaggio I Gli anelli primali sono ciclici e possono quindi essere generati esponenziando alcuni loro elementi detti generatori I Negli anelli primali le “radici dell’unità” sono uniche e quindi sono potenze di una di esse i x q = 1 ⇔ x = ai = a1i = g (p−1)/q . Le radici esistono solo se q è divisore di p-1. I La non primalità di un numero può essere dedotta dalla presenza di radici q-esime in numero maggiore di q.