Extract della conferenza La popolazione mondiale e la disponibilità alimentare di Marcello Mocchetti e Salvatore Bordonaro (Liceo Scientifico Paolo Giovio) A cura di Matteo Camponovo ed Arianna Petrungaro, Classe 2SB, Liceo “P.Giovio”, Como La distribuzione della popolazione sul nostro pianeta dipende da molti fattori: -fattori antropici come guerre e migrazioni causate da ragioni di natura etnica culturale o religiosa , -fattori fisico-ambientali come le zone polari, le zone semiaride e l’alta montagna che impediscono l’insediamento di comunità umane; -fattori climatici che possono avere una ricaduta diretta sulle abitudini umane, o anche una ricaduta indiretta nel caso in cui modifichino la flora e la fauna di una determinata regione del pianeta. In particolare la flora e la fauna rappresentano le risorse fondamentali per lo sviluppo di una civiltà. In Europa è diffusa la coltivazione del grano (indispensabile per il sostentamento umano) e la fauna offre animali quali ovini, bovini e cavalli che forniscono all’uomo latte, carne, forza lavoro e un mezzo di trasporto. Negli altri tre continenti più estesi (America, Asia, Africa) l’uomo non ha avuto a disposizione la stesse risorse di cui hanno usufruito i popoli europei, che di conseguenza hanno potuto svilupparsi enormemente rispetto alle altre civiltà. Per porre rimedio a questa disparità nel 1960, è iniziata la Rivoluzione Verde che le multinazionali europee hanno attuato nei paesi colonizzati investendo in modo consistente nella ricerca scientifica. Inizialmente i risultati sono stati esaltanti, ma nel lungo periodo questo tipo di politica ha mostrato notevoli limiti causando importanti danni ambientali. Per porre fine alla fame nel mondo, bisognerebbe rendere la produzione alimentare sostenibile in modo tale che rispetti l’ambiente e permetta anche ai popoli più poveri di produrre i beni necessari al proprio sostentamento alimentare. A cura di Ivan Gilardoni e Giorgia Peduzzi, classe 2SB, Liceo “P.Giovio”, Como Un dato fondamentale: non sono gli individui ad evolvere, ma le popolazioni. Questo vuol dire che quando si parla di evoluzione la protagonista è la popolazione, cioè l’insieme di individui della stessa specie che abbiano la possibilità di riprodursi tra loro, ossia non separati da alcun tipo di barriera che possa prevenirne l’incontro e la riproduzione. Di norma una popolazione non fa una specie, anzi una specie è quasi sempre costituita da più popolazioni separate geograficamente, con limitate e persino nulle possibilità di scambio di gameti e quindi di geni e di varianti alleliche. La genetica delle popolazioni studia le forze in grado di alterare la struttura delle popolazioni dal punto di vista genetico. Deriva genetica, mutazione, selezione naturale, e migrazione, in continua interazione reciproca, sono in grado di alterare la variabilità genetica esistente. La deriva genetica riduce la variabilità genetica. Le mutazioni aumentano la variabilità genetica. La selezione naturale fissando le mutazioni favorevoli di fatto contribuisce a ridurre la variabilità. Importante anche il contributo delle migrazioni che sono scambi d’individui tra due popolazioni. Maggiore è il tasso di migrazione minore è la differenziazione tra i vari gruppi di popolazione che diventano sempre più omogenei dal punto di vista genetico. Questo vale anche per la popolazione umana. In conclusione, piuttosto che affannarsi nell’inutile ricerca di inesistenti evidenze biologiche che ci dividano, abbiamo la ragionevole ed urgente necessità di unire gli sforzi per provvedere al più presto ed al meglio al soddisfacimento dei bisogni di tutti gli uomini in ogni angolo del pianeta.