Il rapporto infermiere/paziente e gli outocomes neonatali

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Nurse-to-Patient Ratios and Neonatal Outcomes: A Brief
Systematic Review
Michael Sherenian a, b Jochen Profit d Barbara Schmidt c Sanghee Suh a
Rui Xiao c John A.F. Zupancic e Sara B. DeMauro a, c
a Department
of Pediatrics, The Children’s Hospital of Philadelphia, b Drexel University College of Medicine, and
Perelman School of Medicine, University of Pennsylvania, Philadelphia, Pa. , d Department of Pediatrics, Baylor College
of Medicine and Texas Children’s Hospital, Houston, Tex. , and e Department of Pediatrics, Harvard Medical School and
Beth Israel Deaconess Medical Center, Boston, Mass. , USA
c
Neonatology 2013;104:179–183
Traduzione a cura di: Annamaria Battan* , Elena Bezze**, Laura Plevani***
* Responsabile Qualità e rischio clinico, Fondazione Monza Brianza per il Bambino e la sua Mamma
**Direttore Didattico, Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica, Università degli Studi di Milano, Fondazione IRCCS
Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico
*** Responsabile Infermieristica Area Neonatologia, S.I.T.R.A. Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale
Maggiore Policlinico
Il rapporto infermiere/paziente e gli outocomes neonatali : una sintetica
revisione sistematica
Background: Il sempre più elevato rapporto pazienti/infermiere e il carico di lavoro
sono associati a un aumento della mortalità nella terapia intensiva per adulti.
La maggior parte delle terapie intensive (e terapie intensive neonatali) nel Regno Unito
non rispettano le raccomandazioni nazionali relative agli standard minimi di dotazione
organica del personale infermieristico.
L'impatto di questa condizione sugli outcomes nella terapia intensiva neonatale è
sconosciuto.
Obiettivo: determinare come il rapporto infermiere-paziente o il carico di lavoro incidano
sugli
outcomes
in
terapia
intensiva
neonatale.
Metodi: Due autori (MS, SS) hanno effettuato una ricerca su PubMed, Medline ed
EMBASE per recuperare studi pertinenti. Gli studi inclusi riportavano sia gli outcomes dei
neonati ricoverati in terapia intensiva neonatale sia il rapporto infermiere/paziente o il
carico di lavoro, ed erano stati pubblicati tra gennaio del 1990 e aprile del 2010, senza
limiti di lingua.
Il principale outcome rilevato è stata la mortalità prima della dimissione in funzione del
rapporto infermiere paziente .
Gli outcomes secondari sono stati l’emorragia intraventricolare, l’ incremento ponderale
giornaliero, i giorni di ventilazione assistita, i giorni di somministrazione di ossigeno e le
infezioni nosocomiali. La qualità degli studi è stata valutato con la checklist STROBE
Risultati: sette studi rispondono ai criteri di inclusione. Tre sono riportati sul medesimo
gruppo dei pazienti. Solo quattro studi hanno riportato la morte prima della dimissione
dalla terapia intensiva correlandola al rapporto numerico infermiere-paziente. Tre riportano
un'associazione tra un basso rapporto infermieri/pazienti e una più elevata mortalità, e
solo uno riporta l’opposto.
Dal momento che ogni studio ha utilizzato una diversa
definizione di staff infermieristico non è possibile l’effettuazione di una meta-analisi
Conclusioni: Il rapporto infermiere/paziente sembra influenzare gli outcomes assistenziali
della terapia intensiva neonatale tuttavia i limiti della letteratura esistente impediscono
chiare conclusioni in merito ad una ottimale dotazione organica del personale
infermieristico. Standards di comprovata efficacia relative alla dotazione organica di
personale infermieristico potrebbero avere un impatto sulla politica sanitaria e condurre
ad un miglioramento sulla sicurezza del paziente e ad una diminuzione della frequenza
di outcomes avversi .Sono pertanto necessari con urgenza ulteriori ricerche su questo
argomento, incluse misurazioni standard e validate del carico di lavoro infermieristico
Commento :
L’argomento proposto, come si può facilmente immaginare, è di estrema attualità ed è
soggetto a numerose inferenze.
Sebbene in ambito neonatale la poca letteratura esistente non consente delle
generalizzazioni , è altresì utile sottolineare che esiste una consistente associazione tra
sicurezza dei pazienti e aumento dell’organico infermieristico.
Gli studi citati hanno provato a dimostrare soprattutto l’ associazione tra l’aumento
dell’organico infermieristico ed una riduzione della mortalità, senza però dimostrare che
questa associazione sia rappresentata da una relazione causale.
Gli altri outcomes neonatali considerati sono stati valutati molto sommariamente, come
molto superficialmente è stata considerata un’altra importante dimensione quale la
complessità assistenziale e clinica dei neonati. Non è facile pertanto comprendere se
l’esito che si ottiene è riferibile ad una specifica modifica dei rapporti infermiere/neonato o
derivi dal fatto che più unità infermieristiche si dedicano ai casi più complessi.
Ci sembra comunque corretto affermare che sebbene una limitata dotazione organica di
personale infermieristico costituisca un fattore di rischio per la sicurezza delle cure e la
qualità dell’assistenza , forse anche aumentare il numero degli infermieri potrebbe non
essere una soluzione sufficiente, poiché un’altra variabile che potrebbe influire sugli
outcomes neonatali è la competenza sviluppata dagli infermieri nell’assistere casi molto
complessi, che richiedono conoscenze e abilità specifiche.
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