costi - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

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Produzione e Costi, Sistema Bancario
Lezione n.5
Corso di Economia Applicata all’Ingegneria
Anno Accademico 2013-2014
Prof. Avv. Cristiano Di Giosa
Comportamento delle Imprese
E’ necessario introdurre lo studio del Comportamento delle Imprese per
 comprendere come le Decisioni dei Produttori Determinano la Curva di
Offerta (analogamente a quanto fatto per le decisioni del consumatore)
 capire la Relazione tra Comportamento di un’Impresa e Struttura del
Mercato
Anche usando come riferimento principale il caso della
Concorrenza Perfetta, quanto diremo sulle decisioni
imprenditoriali e sui costi di produzione vale per Tutte le
imprese, in Qualsiasi forma di Mercato
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I Problemi dell’Impresa
Chi gestisce l’Impresa (l’Imprenditore) deve affrontare e risolvere una serie di problemi, corrispondenti
a distinte decisioni
L’Approccio Neoclassico alla teoria dell’impresa concentra l’attenzione su due problemi in particolare
Problema 1: Come Produrre?
E’ il “problema dell’ingegnere”: data una certa tecnologia (insieme di modi di
utilizzare gli input per ottenere un certo output), ci si chiede come combinare gli
input per ottenere una data quantità di output al minimo costo di produzione
Risolvere questo problema consente all’impresa di essere efficiente in senso tecnico.
Problema 2: Quanto Produrre?
E’ il “problema del manager”: dati i modi tecnicamente efficienti di produrre
l’output (funzione di produzione) e date le condizioni del mercato (p.e. dato il prezzo
se siamo in PC), ci si chiede quanto output produrre al fine di massimizzare il
profitto (differenza tra ricavi e costi) dell’impresa
Risolvere questo problema consente all’impresa di essere efficiente in senso economico.
in tale visione semplificata, Imprenditore è chi Risolve i due Problemi
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Funzione di Produzione
Rispetto al “problema dell’ingegnere”, ci interessa solo la sua soluzione, ovvero la funzione di
produzione (fdp)
 più precisamente, si dovrebbe parlare di Superficie di Produzione
La fdp è la relazione che intercorre tra la quantità di fattori (input) utilizzati nel processo produttivo e la
quantità di prodotto finale
Riassume i modi tecnicamente efficienti di produrre un certo output, data una certa tecnologia
fdp: Q = F (input 1, input 2, input 3, etc.)
Esempio: Quantità di auto = F (lavoro umano, energia, acciaio, alluminio, plastica, gomma, tessuto, ecc.)
La forma della funzione F(.) dipende dalla tecnologia
Gli economisti trattano la fdp come una “scatola nera” (black box) in cui entrano gli input ed esce
l’output.
Cosa avviene davvero dentro la “scatola” riguarda l’ingegnere
Per l’imprenditore conta solo che Q sia ottenuto in modo efficiente, cioè al minimo costo
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Prodotto Marginale Decrescente
Prodotto medio Pme
il rapporto tra prodotto totale e quantità utilizzata di un certo fattore di produzione
Prodotto marginale PM
l’incremento di prodotto ottenuto aumentando di una unità l’utilizzo di un fattore
(p.e. l’input i), a parità di tutti gli altri fattori
PMi = Q / inputi
Principio del prodotto marginale descrescente
dati gli altri fattori, al crescere della quantità utilizzata di un certo fattore il suo prodotto marginale
diminuisce (Ricardo, 1815)
E’ un principio “di natura”, dovuto a due fenomeni ben precisi
1.
2.
L’utilizzo di unità successive di un fattore aventi qualità decrescente (p.e. terreni a fertilità
decrescente)  c.d. motivo estensivo
La dotazione fissa degli altri fattori fa sì che ogni unità in più del fattore i ne abbia a
disposizione sempre meno (p.e. i raccoglitori di frutta devono dividersi l’uso dell’unica scala)
 c.d. motivo intensivo
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Prodotto Totale, Medio e Marginale
Unità di Prodotto totale
lavoro
(kg)
L
0
1
2
3
4
5
Q
0
100
180
240
280
300
Prodotto
medio del
lavoro (kg)
Prodotto
marginale
del lavoro (kg)
PMeL = Q/L
0
100
90
80
70
60
PML = Q/L
—
100
80
60
40
20
PML è decrescente
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Valore del prodotto
marginale in €
(= beneficio
marginale)
BM = p × PML
—
€1000
800
600
400
200
p = 10€ al kg
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Impresa Multiprodotto e la FPP
Molte imprese producono più di un prodotto
Si parla in questi casi di Produzione Congiunta
L’imprenditore deve in questi casi risolvere un terzo problema:
data la tecnologia e data un certa dotazione di fattori di produzione, come
distribuire questi ultimi tra i processi produttivi dei diversi prodotti in modo
tecnicamente efficiente?
La risposta a questa domanda è in uno strumento analitico già noto
la Frontiera delle Possibilità di Produzione (FPP)
Definizione
la FPP è una funzione che racchiude le diverse combinazioni efficienti di prodotti che
un’impresa (oppure un intero sistema economico) può produrre, dati i fattori di
produzione disponibili e data la tecnologia
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FPP
Computer
4,000
A
3,000
C
2,000
B
0
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700
1,000
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Server
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Ottimizzazione di Output e SMT
Tra tutte le combinazioni tecnicamente efficienti di output poste lungo la FPP
l’imprenditore sceglierà quella che gli consente di Massimizzare il Profitto Totale (o
profitto congiunto)
Ma questo non è altro che il “problema del manager”, cioè il problema di “quanto produrre” per essere
economicamente efficienti
La pendenza della FPP è detta Saggio Marginale di Trasformazione (SMT)
Essa esprime il costo opportunità in termini di rinuncia a produrre una certa quantità di uno degli
output che si subisce per produrre un’unità addizionale dell’altro output
SMT è crescente lungo la FPP
il costo opportunità di produrre una unità in più di un bene è infatti via via maggiore
al crescere della quantità già prodotta di tale bene
FPP è quindi sempre convessa
Nell’esempio, se già produco molti server e pochi computer, il costo opportunità di produrre un server in più, in
termini di rinuncia a produrre computer, è superiore rispetto al caso in cui di server ne produco pochi.
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Massimizzazione del Profitto
Per quanto riguarda il “problema del manager”, l’ipotesi è che l’impresa decida quanto produrre
avendo come obiettivo la massimizzazione del profitto, data la fdp e le condizioni del mercato e dati i
prezzi dei fattori produttivi.
E’ questa l’ipotesi fondamentale della teoria neoclassica per quanto riguarda il comportamento
dell’impresa.
Essa vale per qualsiasi impresa, a prescindere sia dalla forma di mercato (PC, monopolio, ecc.) che
dall’utilizzo finale del profitto.
Infatti anche un’impresa c.d. no profit (p.e. un ente benefico, una cooperativa, un’impresa pubblica) deve
perseguire l’obiettivo di massimizzazione del profitto in quanto criterio di efficienza economica.
La destinazione finale del profitto sarà ovviamente diversa a seconda della natura dell’impresa.
Profitto 
la differenza tra Ricavo Totale RT e Costo Totale CT
 = RT – CT
Ricavo totale: è il prodotto p × Q
Costo totale: tutte le spese che l’impresa deve sostenere per produrre l’output
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Costi di Produzione e Profitto
I costi di produzione si dividono in:
Costi espliciti: costi che richiedono un esborso monetario
Costi impliciti: costi che non richiedono un esborso monetario (costi opportunità)
Quando i ricavi eccedono la somma dei costi espliciti ed impliciti, si dice che l’impresa ottiene un
profitto puro, detto anche Profitto Economico o Extraprofitto
E’ questo il concetto di profitto da considerare in economia e l’obiettivo ipotizzato per l’impresa.
La differenza tra i ricavi ed i soli costi espliciti è invece detta Profitto Contabile
il Profitto Contabile è un concetto che non interessa agli
economisti proprio perché esclude i costi opportunità
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Costi Fissi e Variabili
I costi di produzione si dividono anche in:
Costi fissi CF: costi che non variano con l’ammontare di output prodotto (p.e. un
capannone, l’impianto di produzione, etc.)
Costi variabili CV: costi che variano con l’ammontare di output prodotto (p.e. le materie
prime, le ore di lavoro, etc.)
Il fatto che un costo sia fisso o variabile dipende dalla lunghezza del periodo di tempo considerato
(Marshall 1890):
nel brevissimo periodo la quantità di output è data
nel breve periodo alcuni costi sono fissi, altri variabili
nel lungo periodo tutti i costi sono variabili
nel lunghissimo periodo anche la tecnologia può variare
La durata dei periodi non è cronologica, ma “economica”
Si definisce p.e. “lungo” quel periodo in cui tutti i costi sono variabili
N.b.: le decisioni di breve e di lungo periodo sono spesso simultanee. L’imprenditore, nella gestione quotidiana,
prende molte decisioni di breve periodo (rispetto alle quali alcuni costi sono fissi) e, se è il caso, anche qualche
decisione di lungo periodo (rispetto alle quali tutti i costi sono variabili)
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Costo Marginale
Quanto costa produrre un’unità in più di output?
Costo marginale (CM)
è l’incremento del costo totale necessario per produrre un’unità addizionale di
output
Non va confuso con il costo medio (CMe), che è il costo unitario che l’impresa deve sostenere per tutte
le unità di output (costo totale diviso quantità totale)
Dato che l’agente economico razionale prende le proprie decisioni confrontando al margine costi e
benefici…
le scelte dell’impresa dipenderanno dal confronto tra
costo marginale e ricavo marginale
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Promemoria Abbreviazioni
 Costi fissi totali CFT
 Costi variabili totali CVT
 Costi totali CT = CFT + CVT
 Costi fissi medi CMeF = CFT/Q
 Costi variabili medi CMeV = CVT/Q
 Costi totali medi CMeT = CT/Q
 Costo marginale CM = CT/Q
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Andamento «Logistico» dei Costi Totali
Costo
totale
CT
CVT
CFT
Q
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Andamento ad «U» dei Costi Medi e Marginali
Costo medio
e marginale
CMeT
CM
CMeV
CMeF
Qeff
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Q
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La «U» delle Curve dei Costi Medi
La forma ad U della curva CMeT si spiega notando che…
Nel tratto decrescente si ha che al crescere della produzione, il costo medio totale si riduce
siamo in presenza di Economie di Scala (o rendimenti crescenti di scala)
la sempre minore incidenza unitaria del costo fisso
l’aumento di efficienza dovuto al c.d. learning by doing (imparare facendo: è il fenomeno
per cui più si ripete un processo produttivo, più bravi si diventa a svolgerlo)
Nel tratto crescente si ha che al crescere della produzione il costo medio aumenta
siamo in presenza di Diseconomie di Scala (o rendimenti decrescenti di scala).
l’aumento della complessità gestionale (e quindi l’insorgere di nuovi costi di gestione) al
crescere della dimensione dell’impresa
Rendimenti costanti di scala
quando al variare della produzione il CMeT rimane invariato
Dimensione efficiente dell’impresa
è la quantità di output per la quale il CMeT è minimo
il punto di minimo di CMeT è detto punto critico (o punto di fuga) dell’impresa
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Economie e Diseconomie di Scala
Costo
medio
CMeT
Qeff dimensione efficiente
dell’impresa (minimo di Cmet)
Qeff
Q
Blù  economie di scala
Rosso  diseconomie di scala
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Caso Realistico – Curva a «Catino»
Costo
medio
CMeT
L’impresa può variare l’output
senza aumentare CMeT
rispetto al livello minimo.
Qeff  dimensione
efficiente dell’impresa
(minimo di Cmet)
Q
Qeff
Blù  economie di scala
Rosso  diseconomie di scala
Verde  rendimenti costanti
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Relazione tra Costi Medi e Marginali
Quando il costo marginale è minore del costo medio totale, il costo medio totale diminuisce
CM < CMeT  CMeT 
Quando il costo marginale è maggiore del costo medio totale, il costo medio totale aumenta
CM > CMeT  CMeT 
Si tratta di una relazione tra grandezza media e grandezza marginale che vale sempre, per qualsiasi tipo
di grandezza (p.e. anche tra ricavi medi e marginali).
Per capire quanto sia generale, pensate agli esami universitari ed alla media dei voti sul libretto in
relazione all’ultimo esame svolto
La curva CM incrocia la curva CMeT alla dimensione efficiente, cioè al minimo della CMeT perché…
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Relazione tra Costi Medi e Marginali
CM
Costo
medio
CMeT
Qeff
Q
La grandezza marginale uguaglia quella
media solo quando quest’ultima
è stazionaria (minimo o massimo)
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Questioni Aperte sulla Teoria dell’Impresa
La teoria neoclassica dell’impresa non riesce a rispondere a molte domande rilevanti per le imprese del
mondo reale.




Cosa succede se i manager non coincidono con gli azionisti?
Perché l’outsourcing (far svolgere all’esterno, da terzi, alcune funzioni dell’impresa)?
Perché le fusioni?
Cosa succede se, contrariamente all’ipotesi (implicita) di perfetta previsione e conoscenza, la
razionalità dell’imprenditore è limitata e la sua capacità di previsione imperfetta?
E, soprattutto, la domanda di Coase nel 1937
Perché esiste l’impresa?
Ovvero: perché i rapporti contrattuali e gerarchici esistenti all’interno dell’impresa non sono
rimpiazzati da semplici scambi di mercato? Perché esiste una simile “isola di pianificazione”
in un “mare di contratti”?
è il problema della scelta “market or firm?” da cui prendono le mosse tutte
le moderne teorie dell’impresa del’approccio neo-istituzionalista
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Moneta
La Moneta è l’insieme dei Valori, o Assets, di un’economia che gli agenti usano regolarmente per
acquistare beni e servizi
Un Asset è, in generale, qualsiasi titolo che dia diritto ad una serie di benefici futuri
La Moneta svolge tre funzioni fondamentali:



Mezzo di scambio
Unità di conto
Riserva di valore
Tuttavia, affinché un asset possa dirsi moneta non è necessario che svolga tutte e tre le funzioni
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Funzioni della Moneta
Mezzo di scambio
qualsiasi cosa che sia accettata normalmente (o meglio, tale che chi la detiene ha fiducia che sia
accettata normalmente) come corrispettivo di beni e servizi
 con tale funzione la moneta elimina il problema del baratto, ovvero della necessità della doppia
coincidenza dei bisogni
 la funzione di mezzo di scambio è quella che più propriamente caratterizza un asset come moneta
 se un asset non è mezzo di scambio, non è moneta
 la Liquidità è una proprietà di ciascun tipo di asset ed indica la facilità con cui tale asset può essere
convertito in un mezzo di scambio
Unità di conto
termine di riferimento per determinare i prezzi e registrare i debiti
 l’unità di conto può non essere moneta perché non è mezzo di scambio (p.e. l’ECU)
Riserva di valore
qualsiasi asset che può essere usato per trasferire potere di acquisto dal presente al futuro
 la liquidità di un asset è inversamente correlata alla sua capacità di fungere da riserva di valore
 la moneta, asset liquido per eccellenza, è quasi sempre una cattiva riserva di valore
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Due Tipi di Moneta
Moneta Merce
quando la moneta è costituita da un bene che ha valore intrinseco, cioè un bene che ha valore anche
per usi non monetari (p.e. l’oro o l’argento)
 la fiducia nell’accettazione della moneta è data dal valore intrinseco.
Moneta fiat (detta anche moneta a corso legale)
quando l’uso come moneta di un qualcosa senza valore intrinseco (banconote) è stabilito per legge
 la fiducia nell’accettazione è “imposta” dall’obbligo di legge (p.e. lo Stato e i creditori sono
obbligati ad accettare la cartamoneta in pagamento dei debiti)
La fiducia in una moneta fiat è in genere molto più
“instabile” di quella in una moneta merce
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Domanda di Moneta
Tralasciando il caso in cui la moneta sia anche una merce dotata di proprio valore d’uso, i motivi per
domandare moneta sono riconducibili alle funzioni della moneta
Domanda di moneta a scopo transattivo
si domanda moneta per utilizzarla come mezzo di scambio
 la domanda cresce al crescere del reddito Y perché un agente più ricco effettua più transazioni
e di maggior importo, e quindi necessita di più moneta per finanziarle
motivo è enfatizzato nella macro classica
Domanda di moneta a scopo speculativo
si domanda moneta per utilizzarla come riserva di valore in vista di utilizzi futuri (speculare = guardare al
futuro)
 la domanda cresce al diminuire del tasso di interesse perché r non è altro che il costo
opportunità che si subisce per detenere moneta
motivo è enfatizzato nella macro keynesiana
La domanda di moneta dunque è
Md = f (Y, r)
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Moneta è…
Circolante
banconote e monete
Riserve delle banche presso la Banca Centrale (BC)
Depositi bancari di c/c
saldi dei conti bancari c.d. a vista
 depositi che i depositanti possono convertire immediatamente in circolante oppure usare come mezzi di
pagamento mediante strumenti quali il bancomat o gli assegni
Il circolante, le riserve presso la BC ed i depositi di c/c sono sempre considerati “moneta”
 tutti asset perfettamente liquidi
Ad essi possono aggiungersi, in più ampie definizioni della moneta, anche altri asset meno liquidi
 depositi bancari a risparmio e/o non a vista, cioè vincolati per un tempo determinato
 fondi comuni di investimento di tipo monetario (cioè che investono solo su asset liquidi)
Chiamiamo Base Monetaria la somma del circolante più le riserve delle banche presso la BC
la base della “piramide della moneta”
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Piramide della Moneta
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La Banca Centrale
La Banca Centrale (BC)
è un’istituzione deputata alla supervisione del sistema bancario ed al controllo della quantità di moneta
nel sistema economico
Banca d’Italia: 1893; Banca Centrale Europea: 1998.
L’esistenza della banca centrale è frutto della scelta del policy-maker di conferire il monopolio
nell’emissione di moneta ad un singolo istituto più o meno indipendente
 la moneta non è un bene prodotto in condizioni di libera concorrenza: si è preferito tutelare la
stabilità monetaria
 l’indipendenza è volta a garantire che l’emissione di moneta sia sottratta alle scelte arbitrarie e
miopi del “sovrano”
 gli ordinamenti assegnano alla BC lo specifico compito di gestire l’emissione di moneta in modo
da limitare l’inflazione (che, come vedremo, è un fenomeno puramente monetario)
La BC svolge altre importanti funzioni, oltre a quella di emettere moneta
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Le 5 Funzioni della BC
Politica monetaria
funzione principale e caratteristica della BC costituisce insieme delle azioni volte a determinare l’offerta di moneta
Vigilanza
regola e controlla l’attività delle banche al fine di promuovere il regolare e sicuro funzionamento del sistema
monetario e finanziario. E’ l’unica funzione oggi rimasta alla Banca d’Italia, sia pure in collaborazione con la BCE
Gestione del sistema dei pagamenti
agisce da “stanza di compensazione” dei rapporti tra le diverse banche, p.e. nel pagamento degli assegni, dei bonifici,
ecc
Banca dello Stato
gestisce il c/c del Ministero del Tesoro e quindi tutti i pagamenti e gli incassi dello Stato. Di fatto, lo Stato è cliente
della BC
a differenza delle normali banche con i loro clienti, la BC non concede prestiti allo Stato e non acquista direttamente i titoli di
Stato
Banca delle banche
concede regolarmente prestiti alle singole banche che, a loro volta, usano la BC come fonte di liquidità alternativa alle
operazioni di mercato aperto ed ai depositi dei clienti
l’interesse su tali prestiti della BC alle banche è il c.d. tasso di riferimento (in passato chiamato tasso unico di sconto o TUS)
insieme al tasso interbancario forma la coppia di tassi di interesse principali per tutto il sistema economico
se il prestito avviene per aiutare una banca che si trovi in difficoltà a far fronte alla richieste di rimborso dei depositanti si dice
che la BC agisce come prestatore di ultima istanza funzione che impedisce il fallimento di una banca e le conseguenti gravi
ripercussioni su tutto il sistema economico
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L’Offerta di Moneta
L’offerta di moneta (Ms)
è la quantità di moneta disponibile nel sistema economico
Al di là dello stampare materialmente la moneta, il processo con cui la BC determina Ms si chiama
Creazione/Distruzione di Base Monetaria
Base monetaria: totale delle banconote e monete in circolazione più le riserve delle banche presso
la BC (la base della “piramide”)
Strumento principale per regolare Ms sono le operazioni di mercato aperto, cioè l’acquisto e vendita di
titoli di Stato
per aumentare Ms la banca centrale acquista titoli dal mercato dando in cambio moneta
(creazione di base monetaria)
per ridurre Ms la banca centrale vende titoli al mercato ottenendo in cambio moneta che viene
così “ritirata” dal sistema (distruzione di base monetaria)
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Il Ruolo delle Banche
BC non determina Ms, ma solo la base monetaria
Sono le Banche, attraverso i depositi e le riserve bancarie, che, a partire da una certa base monetaria
creata dalla BC, determinano Ms
la base monetaria è solo una piccola parte della moneta
Riserve bancarie
depositi che le banche conservano in forma liquida senza impiegarli (senza cioè prestarli a terzi o investirli in altro
modo)
loro scopo è far fronte alle richieste di rimborso dei depositanti e degli altri creditori della banca (p.e. altre banche)
su tali riserve, detenute presso la BC, le banche ricevono un tasso minimo/nullo
In un sistema bancario moderno, c.d. a riserva frazionaria, le banche detengono come riserva solo una
piccola parte dei depositi e delle loro altre passività, e prestano tutto il resto
E’ proprio attraverso la riserva frazionaria che le banche creano moneta, cioè aumentano la liquidità
complessiva (ma non la ricchezza reale) del sistema
Il meccanismo con cui questo avviene si chiama processo di moltiplicazione della moneta
chi riceve il prestito in genere sceglie di depositarne almeno una parte nella stessa o in un’altra banca. Si crea così un nuovo
deposito (cioè nuova moneta) e quindi una nuova possibilità di prestito
Il Moltiplicatore Monetario è un numero che esprime la capacità del sistema bancario di generare
moneta a partire dai Depositi e dipende proprio da questi e dalle Riserve Bancarie
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Crisi del Debito Pubblico e Credit Crunch
La Crisi del Debito Pubblico ha una spiegazione microeconomica (asimmetria informativa, costo
opportunità), ma gravi implicazioni macroeconomiche
La perdita di valore dei titoli di stato detenuti dalle banche potrebbe portare queste ultime al dissesto
Per evitarlo, le banche devono aumentare le loro riserve e ridurre i prestiti ai privati (c.d. credit crunch)
L’impatto sull’economia reale (investimenti, occupazione, PIL) della contrazione del credito può essere
gravissimo
In queste settimane avrete spesso sentito parlare di “aumento dello spread tra BTP e Bund”, cioè della
differenza tra i loro rendimenti
I BTP ed i Bund sono titoli di Stato in euro emessi per finanziare il debito pubblico, rispettivamente,
italiano e tedesco, perché il BTP rende il 3 o 4% in più del Bund?
La risposta è nel concetto di costo opportunità: un risparmiatore che intende acquistare un BTP (e quindi prestare soldi allo
Stato italiano) vuole ottenere una remunerazione almeno pari a quella che otterrebbe acquistando un Bund di pari importo (e
quindi prestando soldi allo Stato tedesco)
Il BTP è molto più rischioso di un Bund: è pressoché certo che il debitore Stato tedesco ripagherà il suo
debito, non lo è altrettanto per il debitore Stato italiano (problema di azione nascosta)
Quindi il costo opportunità del rinunciare al Bund per comprare il BTP è più alto, proprio perché chi compie questa scelta si
espone anche al rischio di mancato rimborso del prestito
Quindi che è necessario remunerare di più chi acquista un BTP e lo spread sarà tanto più alto quanto più
elevato è il costo opportunità di tale scelta, ovvero quanto maggiore è il rischio di mancato rimborso
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