Produzione e Costi, Sistema Bancario Lezione n.5 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria Anno Accademico 2013-2014 Prof. Avv. Cristiano Di Giosa Comportamento delle Imprese E’ necessario introdurre lo studio del Comportamento delle Imprese per comprendere come le Decisioni dei Produttori Determinano la Curva di Offerta (analogamente a quanto fatto per le decisioni del consumatore) capire la Relazione tra Comportamento di un’Impresa e Struttura del Mercato Anche usando come riferimento principale il caso della Concorrenza Perfetta, quanto diremo sulle decisioni imprenditoriali e sui costi di produzione vale per Tutte le imprese, in Qualsiasi forma di Mercato Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 2 I Problemi dell’Impresa Chi gestisce l’Impresa (l’Imprenditore) deve affrontare e risolvere una serie di problemi, corrispondenti a distinte decisioni L’Approccio Neoclassico alla teoria dell’impresa concentra l’attenzione su due problemi in particolare Problema 1: Come Produrre? E’ il “problema dell’ingegnere”: data una certa tecnologia (insieme di modi di utilizzare gli input per ottenere un certo output), ci si chiede come combinare gli input per ottenere una data quantità di output al minimo costo di produzione Risolvere questo problema consente all’impresa di essere efficiente in senso tecnico. Problema 2: Quanto Produrre? E’ il “problema del manager”: dati i modi tecnicamente efficienti di produrre l’output (funzione di produzione) e date le condizioni del mercato (p.e. dato il prezzo se siamo in PC), ci si chiede quanto output produrre al fine di massimizzare il profitto (differenza tra ricavi e costi) dell’impresa Risolvere questo problema consente all’impresa di essere efficiente in senso economico. in tale visione semplificata, Imprenditore è chi Risolve i due Problemi Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 3 Funzione di Produzione Rispetto al “problema dell’ingegnere”, ci interessa solo la sua soluzione, ovvero la funzione di produzione (fdp) più precisamente, si dovrebbe parlare di Superficie di Produzione La fdp è la relazione che intercorre tra la quantità di fattori (input) utilizzati nel processo produttivo e la quantità di prodotto finale Riassume i modi tecnicamente efficienti di produrre un certo output, data una certa tecnologia fdp: Q = F (input 1, input 2, input 3, etc.) Esempio: Quantità di auto = F (lavoro umano, energia, acciaio, alluminio, plastica, gomma, tessuto, ecc.) La forma della funzione F(.) dipende dalla tecnologia Gli economisti trattano la fdp come una “scatola nera” (black box) in cui entrano gli input ed esce l’output. Cosa avviene davvero dentro la “scatola” riguarda l’ingegnere Per l’imprenditore conta solo che Q sia ottenuto in modo efficiente, cioè al minimo costo Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 4 Prodotto Marginale Decrescente Prodotto medio Pme il rapporto tra prodotto totale e quantità utilizzata di un certo fattore di produzione Prodotto marginale PM l’incremento di prodotto ottenuto aumentando di una unità l’utilizzo di un fattore (p.e. l’input i), a parità di tutti gli altri fattori PMi = Q / inputi Principio del prodotto marginale descrescente dati gli altri fattori, al crescere della quantità utilizzata di un certo fattore il suo prodotto marginale diminuisce (Ricardo, 1815) E’ un principio “di natura”, dovuto a due fenomeni ben precisi 1. 2. L’utilizzo di unità successive di un fattore aventi qualità decrescente (p.e. terreni a fertilità decrescente) c.d. motivo estensivo La dotazione fissa degli altri fattori fa sì che ogni unità in più del fattore i ne abbia a disposizione sempre meno (p.e. i raccoglitori di frutta devono dividersi l’uso dell’unica scala) c.d. motivo intensivo Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 5 Prodotto Totale, Medio e Marginale Unità di Prodotto totale lavoro (kg) L 0 1 2 3 4 5 Q 0 100 180 240 280 300 Prodotto medio del lavoro (kg) Prodotto marginale del lavoro (kg) PMeL = Q/L 0 100 90 80 70 60 PML = Q/L — 100 80 60 40 20 PML è decrescente Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria Valore del prodotto marginale in € (= beneficio marginale) BM = p × PML — €1000 800 600 400 200 p = 10€ al kg 6 Impresa Multiprodotto e la FPP Molte imprese producono più di un prodotto Si parla in questi casi di Produzione Congiunta L’imprenditore deve in questi casi risolvere un terzo problema: data la tecnologia e data un certa dotazione di fattori di produzione, come distribuire questi ultimi tra i processi produttivi dei diversi prodotti in modo tecnicamente efficiente? La risposta a questa domanda è in uno strumento analitico già noto la Frontiera delle Possibilità di Produzione (FPP) Definizione la FPP è una funzione che racchiude le diverse combinazioni efficienti di prodotti che un’impresa (oppure un intero sistema economico) può produrre, dati i fattori di produzione disponibili e data la tecnologia Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 7 FPP Computer 4,000 A 3,000 C 2,000 B 0 Anno Accademico 2013-2014 700 1,000 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria Server 8 Ottimizzazione di Output e SMT Tra tutte le combinazioni tecnicamente efficienti di output poste lungo la FPP l’imprenditore sceglierà quella che gli consente di Massimizzare il Profitto Totale (o profitto congiunto) Ma questo non è altro che il “problema del manager”, cioè il problema di “quanto produrre” per essere economicamente efficienti La pendenza della FPP è detta Saggio Marginale di Trasformazione (SMT) Essa esprime il costo opportunità in termini di rinuncia a produrre una certa quantità di uno degli output che si subisce per produrre un’unità addizionale dell’altro output SMT è crescente lungo la FPP il costo opportunità di produrre una unità in più di un bene è infatti via via maggiore al crescere della quantità già prodotta di tale bene FPP è quindi sempre convessa Nell’esempio, se già produco molti server e pochi computer, il costo opportunità di produrre un server in più, in termini di rinuncia a produrre computer, è superiore rispetto al caso in cui di server ne produco pochi. Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 9 Massimizzazione del Profitto Per quanto riguarda il “problema del manager”, l’ipotesi è che l’impresa decida quanto produrre avendo come obiettivo la massimizzazione del profitto, data la fdp e le condizioni del mercato e dati i prezzi dei fattori produttivi. E’ questa l’ipotesi fondamentale della teoria neoclassica per quanto riguarda il comportamento dell’impresa. Essa vale per qualsiasi impresa, a prescindere sia dalla forma di mercato (PC, monopolio, ecc.) che dall’utilizzo finale del profitto. Infatti anche un’impresa c.d. no profit (p.e. un ente benefico, una cooperativa, un’impresa pubblica) deve perseguire l’obiettivo di massimizzazione del profitto in quanto criterio di efficienza economica. La destinazione finale del profitto sarà ovviamente diversa a seconda della natura dell’impresa. Profitto la differenza tra Ricavo Totale RT e Costo Totale CT = RT – CT Ricavo totale: è il prodotto p × Q Costo totale: tutte le spese che l’impresa deve sostenere per produrre l’output Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 10 Costi di Produzione e Profitto I costi di produzione si dividono in: Costi espliciti: costi che richiedono un esborso monetario Costi impliciti: costi che non richiedono un esborso monetario (costi opportunità) Quando i ricavi eccedono la somma dei costi espliciti ed impliciti, si dice che l’impresa ottiene un profitto puro, detto anche Profitto Economico o Extraprofitto E’ questo il concetto di profitto da considerare in economia e l’obiettivo ipotizzato per l’impresa. La differenza tra i ricavi ed i soli costi espliciti è invece detta Profitto Contabile il Profitto Contabile è un concetto che non interessa agli economisti proprio perché esclude i costi opportunità Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 11 Costi Fissi e Variabili I costi di produzione si dividono anche in: Costi fissi CF: costi che non variano con l’ammontare di output prodotto (p.e. un capannone, l’impianto di produzione, etc.) Costi variabili CV: costi che variano con l’ammontare di output prodotto (p.e. le materie prime, le ore di lavoro, etc.) Il fatto che un costo sia fisso o variabile dipende dalla lunghezza del periodo di tempo considerato (Marshall 1890): nel brevissimo periodo la quantità di output è data nel breve periodo alcuni costi sono fissi, altri variabili nel lungo periodo tutti i costi sono variabili nel lunghissimo periodo anche la tecnologia può variare La durata dei periodi non è cronologica, ma “economica” Si definisce p.e. “lungo” quel periodo in cui tutti i costi sono variabili N.b.: le decisioni di breve e di lungo periodo sono spesso simultanee. L’imprenditore, nella gestione quotidiana, prende molte decisioni di breve periodo (rispetto alle quali alcuni costi sono fissi) e, se è il caso, anche qualche decisione di lungo periodo (rispetto alle quali tutti i costi sono variabili) Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 12 Costo Marginale Quanto costa produrre un’unità in più di output? Costo marginale (CM) è l’incremento del costo totale necessario per produrre un’unità addizionale di output Non va confuso con il costo medio (CMe), che è il costo unitario che l’impresa deve sostenere per tutte le unità di output (costo totale diviso quantità totale) Dato che l’agente economico razionale prende le proprie decisioni confrontando al margine costi e benefici… le scelte dell’impresa dipenderanno dal confronto tra costo marginale e ricavo marginale Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 13 Promemoria Abbreviazioni Costi fissi totali CFT Costi variabili totali CVT Costi totali CT = CFT + CVT Costi fissi medi CMeF = CFT/Q Costi variabili medi CMeV = CVT/Q Costi totali medi CMeT = CT/Q Costo marginale CM = CT/Q Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 14 Andamento «Logistico» dei Costi Totali Costo totale CT CVT CFT Q Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 15 Andamento ad «U» dei Costi Medi e Marginali Costo medio e marginale CMeT CM CMeV CMeF Qeff Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria Q 16 La «U» delle Curve dei Costi Medi La forma ad U della curva CMeT si spiega notando che… Nel tratto decrescente si ha che al crescere della produzione, il costo medio totale si riduce siamo in presenza di Economie di Scala (o rendimenti crescenti di scala) la sempre minore incidenza unitaria del costo fisso l’aumento di efficienza dovuto al c.d. learning by doing (imparare facendo: è il fenomeno per cui più si ripete un processo produttivo, più bravi si diventa a svolgerlo) Nel tratto crescente si ha che al crescere della produzione il costo medio aumenta siamo in presenza di Diseconomie di Scala (o rendimenti decrescenti di scala). l’aumento della complessità gestionale (e quindi l’insorgere di nuovi costi di gestione) al crescere della dimensione dell’impresa Rendimenti costanti di scala quando al variare della produzione il CMeT rimane invariato Dimensione efficiente dell’impresa è la quantità di output per la quale il CMeT è minimo il punto di minimo di CMeT è detto punto critico (o punto di fuga) dell’impresa Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 17 Economie e Diseconomie di Scala Costo medio CMeT Qeff dimensione efficiente dell’impresa (minimo di Cmet) Qeff Q Blù economie di scala Rosso diseconomie di scala Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 18 Caso Realistico – Curva a «Catino» Costo medio CMeT L’impresa può variare l’output senza aumentare CMeT rispetto al livello minimo. Qeff dimensione efficiente dell’impresa (minimo di Cmet) Q Qeff Blù economie di scala Rosso diseconomie di scala Verde rendimenti costanti Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 19 Relazione tra Costi Medi e Marginali Quando il costo marginale è minore del costo medio totale, il costo medio totale diminuisce CM < CMeT CMeT Quando il costo marginale è maggiore del costo medio totale, il costo medio totale aumenta CM > CMeT CMeT Si tratta di una relazione tra grandezza media e grandezza marginale che vale sempre, per qualsiasi tipo di grandezza (p.e. anche tra ricavi medi e marginali). Per capire quanto sia generale, pensate agli esami universitari ed alla media dei voti sul libretto in relazione all’ultimo esame svolto La curva CM incrocia la curva CMeT alla dimensione efficiente, cioè al minimo della CMeT perché… Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 20 Relazione tra Costi Medi e Marginali CM Costo medio CMeT Qeff Q La grandezza marginale uguaglia quella media solo quando quest’ultima è stazionaria (minimo o massimo) Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 21 Questioni Aperte sulla Teoria dell’Impresa La teoria neoclassica dell’impresa non riesce a rispondere a molte domande rilevanti per le imprese del mondo reale. Cosa succede se i manager non coincidono con gli azionisti? Perché l’outsourcing (far svolgere all’esterno, da terzi, alcune funzioni dell’impresa)? Perché le fusioni? Cosa succede se, contrariamente all’ipotesi (implicita) di perfetta previsione e conoscenza, la razionalità dell’imprenditore è limitata e la sua capacità di previsione imperfetta? E, soprattutto, la domanda di Coase nel 1937 Perché esiste l’impresa? Ovvero: perché i rapporti contrattuali e gerarchici esistenti all’interno dell’impresa non sono rimpiazzati da semplici scambi di mercato? Perché esiste una simile “isola di pianificazione” in un “mare di contratti”? è il problema della scelta “market or firm?” da cui prendono le mosse tutte le moderne teorie dell’impresa del’approccio neo-istituzionalista Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 22 Moneta La Moneta è l’insieme dei Valori, o Assets, di un’economia che gli agenti usano regolarmente per acquistare beni e servizi Un Asset è, in generale, qualsiasi titolo che dia diritto ad una serie di benefici futuri La Moneta svolge tre funzioni fondamentali: Mezzo di scambio Unità di conto Riserva di valore Tuttavia, affinché un asset possa dirsi moneta non è necessario che svolga tutte e tre le funzioni Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 23 Funzioni della Moneta Mezzo di scambio qualsiasi cosa che sia accettata normalmente (o meglio, tale che chi la detiene ha fiducia che sia accettata normalmente) come corrispettivo di beni e servizi con tale funzione la moneta elimina il problema del baratto, ovvero della necessità della doppia coincidenza dei bisogni la funzione di mezzo di scambio è quella che più propriamente caratterizza un asset come moneta se un asset non è mezzo di scambio, non è moneta la Liquidità è una proprietà di ciascun tipo di asset ed indica la facilità con cui tale asset può essere convertito in un mezzo di scambio Unità di conto termine di riferimento per determinare i prezzi e registrare i debiti l’unità di conto può non essere moneta perché non è mezzo di scambio (p.e. l’ECU) Riserva di valore qualsiasi asset che può essere usato per trasferire potere di acquisto dal presente al futuro la liquidità di un asset è inversamente correlata alla sua capacità di fungere da riserva di valore la moneta, asset liquido per eccellenza, è quasi sempre una cattiva riserva di valore Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 24 Due Tipi di Moneta Moneta Merce quando la moneta è costituita da un bene che ha valore intrinseco, cioè un bene che ha valore anche per usi non monetari (p.e. l’oro o l’argento) la fiducia nell’accettazione della moneta è data dal valore intrinseco. Moneta fiat (detta anche moneta a corso legale) quando l’uso come moneta di un qualcosa senza valore intrinseco (banconote) è stabilito per legge la fiducia nell’accettazione è “imposta” dall’obbligo di legge (p.e. lo Stato e i creditori sono obbligati ad accettare la cartamoneta in pagamento dei debiti) La fiducia in una moneta fiat è in genere molto più “instabile” di quella in una moneta merce Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 25 Domanda di Moneta Tralasciando il caso in cui la moneta sia anche una merce dotata di proprio valore d’uso, i motivi per domandare moneta sono riconducibili alle funzioni della moneta Domanda di moneta a scopo transattivo si domanda moneta per utilizzarla come mezzo di scambio la domanda cresce al crescere del reddito Y perché un agente più ricco effettua più transazioni e di maggior importo, e quindi necessita di più moneta per finanziarle motivo è enfatizzato nella macro classica Domanda di moneta a scopo speculativo si domanda moneta per utilizzarla come riserva di valore in vista di utilizzi futuri (speculare = guardare al futuro) la domanda cresce al diminuire del tasso di interesse perché r non è altro che il costo opportunità che si subisce per detenere moneta motivo è enfatizzato nella macro keynesiana La domanda di moneta dunque è Md = f (Y, r) Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 26 Moneta è… Circolante banconote e monete Riserve delle banche presso la Banca Centrale (BC) Depositi bancari di c/c saldi dei conti bancari c.d. a vista depositi che i depositanti possono convertire immediatamente in circolante oppure usare come mezzi di pagamento mediante strumenti quali il bancomat o gli assegni Il circolante, le riserve presso la BC ed i depositi di c/c sono sempre considerati “moneta” tutti asset perfettamente liquidi Ad essi possono aggiungersi, in più ampie definizioni della moneta, anche altri asset meno liquidi depositi bancari a risparmio e/o non a vista, cioè vincolati per un tempo determinato fondi comuni di investimento di tipo monetario (cioè che investono solo su asset liquidi) Chiamiamo Base Monetaria la somma del circolante più le riserve delle banche presso la BC la base della “piramide della moneta” Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 27 Piramide della Moneta Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 28 La Banca Centrale La Banca Centrale (BC) è un’istituzione deputata alla supervisione del sistema bancario ed al controllo della quantità di moneta nel sistema economico Banca d’Italia: 1893; Banca Centrale Europea: 1998. L’esistenza della banca centrale è frutto della scelta del policy-maker di conferire il monopolio nell’emissione di moneta ad un singolo istituto più o meno indipendente la moneta non è un bene prodotto in condizioni di libera concorrenza: si è preferito tutelare la stabilità monetaria l’indipendenza è volta a garantire che l’emissione di moneta sia sottratta alle scelte arbitrarie e miopi del “sovrano” gli ordinamenti assegnano alla BC lo specifico compito di gestire l’emissione di moneta in modo da limitare l’inflazione (che, come vedremo, è un fenomeno puramente monetario) La BC svolge altre importanti funzioni, oltre a quella di emettere moneta Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 29 Le 5 Funzioni della BC Politica monetaria funzione principale e caratteristica della BC costituisce insieme delle azioni volte a determinare l’offerta di moneta Vigilanza regola e controlla l’attività delle banche al fine di promuovere il regolare e sicuro funzionamento del sistema monetario e finanziario. E’ l’unica funzione oggi rimasta alla Banca d’Italia, sia pure in collaborazione con la BCE Gestione del sistema dei pagamenti agisce da “stanza di compensazione” dei rapporti tra le diverse banche, p.e. nel pagamento degli assegni, dei bonifici, ecc Banca dello Stato gestisce il c/c del Ministero del Tesoro e quindi tutti i pagamenti e gli incassi dello Stato. Di fatto, lo Stato è cliente della BC a differenza delle normali banche con i loro clienti, la BC non concede prestiti allo Stato e non acquista direttamente i titoli di Stato Banca delle banche concede regolarmente prestiti alle singole banche che, a loro volta, usano la BC come fonte di liquidità alternativa alle operazioni di mercato aperto ed ai depositi dei clienti l’interesse su tali prestiti della BC alle banche è il c.d. tasso di riferimento (in passato chiamato tasso unico di sconto o TUS) insieme al tasso interbancario forma la coppia di tassi di interesse principali per tutto il sistema economico se il prestito avviene per aiutare una banca che si trovi in difficoltà a far fronte alla richieste di rimborso dei depositanti si dice che la BC agisce come prestatore di ultima istanza funzione che impedisce il fallimento di una banca e le conseguenti gravi ripercussioni su tutto il sistema economico Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 30 L’Offerta di Moneta L’offerta di moneta (Ms) è la quantità di moneta disponibile nel sistema economico Al di là dello stampare materialmente la moneta, il processo con cui la BC determina Ms si chiama Creazione/Distruzione di Base Monetaria Base monetaria: totale delle banconote e monete in circolazione più le riserve delle banche presso la BC (la base della “piramide”) Strumento principale per regolare Ms sono le operazioni di mercato aperto, cioè l’acquisto e vendita di titoli di Stato per aumentare Ms la banca centrale acquista titoli dal mercato dando in cambio moneta (creazione di base monetaria) per ridurre Ms la banca centrale vende titoli al mercato ottenendo in cambio moneta che viene così “ritirata” dal sistema (distruzione di base monetaria) Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 31 Il Ruolo delle Banche BC non determina Ms, ma solo la base monetaria Sono le Banche, attraverso i depositi e le riserve bancarie, che, a partire da una certa base monetaria creata dalla BC, determinano Ms la base monetaria è solo una piccola parte della moneta Riserve bancarie depositi che le banche conservano in forma liquida senza impiegarli (senza cioè prestarli a terzi o investirli in altro modo) loro scopo è far fronte alle richieste di rimborso dei depositanti e degli altri creditori della banca (p.e. altre banche) su tali riserve, detenute presso la BC, le banche ricevono un tasso minimo/nullo In un sistema bancario moderno, c.d. a riserva frazionaria, le banche detengono come riserva solo una piccola parte dei depositi e delle loro altre passività, e prestano tutto il resto E’ proprio attraverso la riserva frazionaria che le banche creano moneta, cioè aumentano la liquidità complessiva (ma non la ricchezza reale) del sistema Il meccanismo con cui questo avviene si chiama processo di moltiplicazione della moneta chi riceve il prestito in genere sceglie di depositarne almeno una parte nella stessa o in un’altra banca. Si crea così un nuovo deposito (cioè nuova moneta) e quindi una nuova possibilità di prestito Il Moltiplicatore Monetario è un numero che esprime la capacità del sistema bancario di generare moneta a partire dai Depositi e dipende proprio da questi e dalle Riserve Bancarie Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 32 Crisi del Debito Pubblico e Credit Crunch La Crisi del Debito Pubblico ha una spiegazione microeconomica (asimmetria informativa, costo opportunità), ma gravi implicazioni macroeconomiche La perdita di valore dei titoli di stato detenuti dalle banche potrebbe portare queste ultime al dissesto Per evitarlo, le banche devono aumentare le loro riserve e ridurre i prestiti ai privati (c.d. credit crunch) L’impatto sull’economia reale (investimenti, occupazione, PIL) della contrazione del credito può essere gravissimo In queste settimane avrete spesso sentito parlare di “aumento dello spread tra BTP e Bund”, cioè della differenza tra i loro rendimenti I BTP ed i Bund sono titoli di Stato in euro emessi per finanziare il debito pubblico, rispettivamente, italiano e tedesco, perché il BTP rende il 3 o 4% in più del Bund? La risposta è nel concetto di costo opportunità: un risparmiatore che intende acquistare un BTP (e quindi prestare soldi allo Stato italiano) vuole ottenere una remunerazione almeno pari a quella che otterrebbe acquistando un Bund di pari importo (e quindi prestando soldi allo Stato tedesco) Il BTP è molto più rischioso di un Bund: è pressoché certo che il debitore Stato tedesco ripagherà il suo debito, non lo è altrettanto per il debitore Stato italiano (problema di azione nascosta) Quindi il costo opportunità del rinunciare al Bund per comprare il BTP è più alto, proprio perché chi compie questa scelta si espone anche al rischio di mancato rimborso del prestito Quindi che è necessario remunerare di più chi acquista un BTP e lo spread sarà tanto più alto quanto più elevato è il costo opportunità di tale scelta, ovvero quanto maggiore è il rischio di mancato rimborso Anno Accademico 2013-2014 Corso di Economia Applicata all’Ingegneria 33