Istituto Comprensivo Statale “Giuseppe Di Vittorio” PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE “Competenze per lo sviluppo” 2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E. Annualità 2007/2008 Obiettivo C.1: “Fare impresa” Guida turistica: Palermo 19 marzo – 7 giugno 2008 Esperto: Dott.ssa Mariateresa Stabile Tutor: Prof.ssa Maria Vallone Ins. Maria Concetta Garraffa 1 Il presente lavoro è stato realizzato dagli alunni dell’Istituto Comprensivo Statale “Giuseppe Di Vittorio” all’interno del progetto “Fare impresa” del PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE “Competenze per lo sviluppo”2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E. Annualità 2007/2008 Obiettivo C Azione 1. La guida turistica “…in giro per Palermo…” propone degli itinerari turistici della città arricchiti da consigli utili sui prodotti tipici da consumare in loco. La realizzazione di un prodotto finale è stata effettuata per mettere in pratica le conoscenze acquisite durante il corso relative all’organizzazione di un’impresa e per acquisire una maggiore consapevolezza, da parte degli alunni, del territorio in cui vivono, necessaria per intraprendere qualsiasi attività produttiva. Correlativamente i partecipanti sono stati guidati nella realizzazione di un blog visitabile al link: http://ingiroperpalermo.myblog.it/ in cui sono state inserite tutte le informazioni inerenti ai percorsi effettuati per garantirne la massima diffusione. La realizzazione di un diario virtuale ha permesso inoltre di sviluppare le conoscenze informatiche degli alunni. 2 pag Indice 2 Itinerario 1 3 Itinerario 2 7 Itinerario 3 11 Itinerario 4 16 3 Il primo itinerario si snoda dalla Stazione centrale al Teatro Politeama, risalendo via Maqueda e passando per piazza Pretoria, i Quattro canti e il Teatro Massimo. Stazione centrale L'attuale stazione di Palermo Centrale, progettata dal Di Giovanni, venne inaugurata il 7 giugno 1886 e presenta in alcuni decorazioni pittoresche dell'epoca. Fino al 1941, era caratterizzata da una grande tettoia dalle eleganti linee in ferro e vetro, sorretta da capriate a falce posta a copertura del fascio binari; in tale data la struttura venne demolita per recuperare i rottami metallici per sostenere lo sforzo bellico. Palazzo Comitini Il Palazzo Comitini fu fondato tra il 1766 e il 1771; attualmente è sede dell'Amministrazione Provinciale di Palermo. Il prospetto su Via Maqueda presenta due portali, affiancati da colonne e sovrastanti da lunghi balconi con inferriate sagomate; i timpani sono arricchiti da stucchi rococò. Nel cortile vi è un loggiato suddiviso in tre arcate; spiccano, altresì, due splendide fontane, una delle quali ha come sfondo un affresco di soggetto mitologico, raffigurante "Diana dea della caccia". 4 Facoltà di Giurisprudenza La facoltà di giurisprudenza è stata recentemente ristrutturata dopo decenni di abbandono e degrado, in questo modo l’Ateneo di Palermo si è riappropriato di uno spazio sociale fruibile a tutti i visitatori. Piazza Pretoria Sicuramente è una tra le più belle e suggestive piazze di Palermo e prende il nome dal Palazzo Pretorio; in tale edificio, realizzato nel 1463, si tenevano le riunioni del Senato palermitano. Oggi è sede dell'Amministrazio ne Comunale della città. La piazza, di grande effetto scenografico, è ornata al centro, da una sontuosa fontana, opera dello scultore fiorentino Francesco Camilliani, che la realizzò tra il 1554 ed il 1555. I quattro canti I Quattro Canti sono una piazza ottagonale centralissima, incrocio fra i due principali assi viari di Palermo: la Via Maqueda, a metà della sua lunghezza, e il Cassaro . Assunto nel 1606 il governo della città e dell'isola, il viceré affidò due anni dopo all'architetto Giulio Lasso, fiorentino, la sistemazione 5 urbanistica di quel crocevia alla quale si lavorò per molti anni. Il progetto era ispirato al crocevia delle Quattro Fontane di Roma, disegnato dagli urbanisti di Sisto V in forme molto più dimesse della successiva versione palermitana. Teatro Massimo Il grandioso Teatro Massimo venne costruito su un'ampia superficie ricavata dalla demolizione della borgata S.Giuliano, secondo il progetto di Giovanni Battista Filippo Basile, vincitore di un concorso internazionale bandito dal Comune di Palermo nel 1864. Ai lati dello scalone si possono ammirare due figure allegoriche: la "Lirica" di M.Rutelli e la "Tragedia" di B.Civiletti. Degna di nota è l'innovativa copertura a volta della Sala, a petali ruotanti verso l'alto, che consente una ventilazione naturale. Tra i cinque ordini di palchi che circondano la Sala, spicca per sontuosità il Palco Reale, al quale si accede da un'imponente gradinata marmorea riservata. Teatro Politeama Nel 1865 il Comune di Palermo delibera la costruzione del Politeama. Nel 2000 sono stati realizzati i restauri delle decorazioni pompeiane policrome dei loggiati. Dal 2001 il teatro è sede dell'Orchestra Sinfonica Siciliana. L'opera propone simmetrie con sinteticità espositive in sinergia ad equilibri neoclassici caratteristici degli Archi di Trionfo napoleonici, con gruppi bronzei di cavalli rampanti posti all'ingresso dell'edificio. 6 Consigli utili: dove e cosa mangiare? Seguendo quest’itinerario non potete non fermarvi da “I Cuochini” per assaggiare i noti mignon tra cui gli “arancini”. Li trovate nella centralissima via Ruggero Settimo, a due passi dal teatro Politeama. E se volete provare a cucinarle anche voi ecco la ricetta degli arancini: INGREDIENTI: 1e ½ lt. di brodo una bustina di zafferano 60gr. di burro 60 gr. Parmigiano 1 uovo sale pepe q. b. 300 gr. di riso 1 cipolla 100 gr. di vitello 100 gr. di pollo 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro 150 gr. di piselli 1 mozzarella PREPARAZIONE: In un litro di brodo far cuocere il riso. Una volta che tutto il brodo è stato assorbito, aggiungere l'altro ½ lt. del brodo, in cui precedentemente avrete sciolto la bustina di zafferano. Continuare la cottura finché il riso non giungerà a cottura. Aggiungere, subito dopo il burro e il parmigiano, un uovo, il sale ed il pepe. Riporre il riso in frigo per almeno 2 ore. Per il RIPIENO tritare finemente una cipolla e farla saltare in padella con poco olio e burro. Quando la cipolla si sarà ammorbidita aggiungere il macinato di vitello e i fegatini di pollo precedentemente puliti (eliminare il grasso e il fiele). Quando la carne è ben rosolata aggiungere un cucchiaio di pasta di pomodoro concentrato diluito in ½ bicchiere di acqua calda. Far lessare e salare i piselli a parte. Quando è tutto cotto lasciare intiepidire. Con le mani bagnate formate delle pallette di riso del diametro di 6 cm circa. Scavare una nicchia in ciascun arancino e riempirla con la carne i piselli e un pezzetto di mozzarella. Chiudere bene l'arancino, infarinarlo passarlo in un uovo leggermente sbattuto e salato, passarlo nel pangrattato e mettere in frigo per almeno 2 ore. Friggere in fine in abbondante olio caldo. 7 Il secondo itinerario parte dal golfo della Cala per poi addentrarsi nel centro storico arrivando a piazza S. Domenico e al teatro Biondo. La cala, l'antico porto di città, era un tempo difeso dal Castello a Mare, edificato sotto gli Arabi, ma trasformato e riutilizzato in seguito come roccaforte, prigione, abitazione. La massiccia costruzione è stata purtroppo fortemente mutilata nel 1922 per l'ampliamento del nuovo molo. Il quartiere che si stende alle spalle dell'antico porto non può che essere introdotto dalla chiesa che, per essere stata secoli custode delle catene che lo chiudevano, è stata chiamata S. Maria alla Catena. Oratorio del Rosario di S. Cita Vi si accede attraverso la Chiesa di S. Zita (Cita è la deformazione toscana). L'oratorio è il capolavoro del maggiore decoratore barocco, Giacomo Serpotta, che lavorò tra il 1686 ed il 1718. Un tripudio di angioli e putti dalle espressioni e posizioni estremamente libere e plastiche sembrano giocare tra di loro, si arrampicano sulla cornice delle finestre, fanno capolino da ghirlande floreali, voltano le spalle in maniera irriverente, piangono, dormono, allacciano le mani intorno alle ginocchia in atteggiamento pensoso. Oggi sconsacrata è spesso utilizzata come spazio espositivo, venne fatta edificare dalla comunità di mercanti genovesi che spesso qui trovarono sepoltura (belle le lastre tombali). 8 La Vucciria è un noto mercato storico di Palermo, insieme ad altri denominati Ballarò, Il Capo, Mercato delle Pulci. Si estende tra via Roma, la Cala, il Cassaro, lungo le via Cassari, la piazza del Garraffello, la via Argenteria nuova, la piazza Caracciolo e la via Maccheronai, all'interno del mandamento Castellammare. La vicinanza al porto cittadino stimolò l'insediamento di mercanti e commercianti genovesi, pisani, veneziani, etc. sin dal XII secolo. La presenza di numerosi artigiani è ancora leggibile dai nomi di alcune strade (via Chiavettieri, via Materassai, via dei Tintori, etc.) Il termine Bucceria deriva dal francese boucherie che significa macelleria. Il mercato era infatti inizialmente destinato al macello ed alla vendita delle carni. Successivamente divenne un mercato per la vendita del pesce, della frutta e della verdura. Anticamente era chiamato "la Bucciria grande" per distinguerlo dai mercati minori. S. Domenico - La chiesa si erge maestosa su una bella piazza con al centro una colonna che regge la statua della Madonna. Iniziata nel '600, la chiesa venne terminata solo un secolo più tardi. La facciata barocca si divide in tre ordini scanditi da colonne doriche, corinzie e lesene che incorniciano la statua del santo. L'interno, di ampio respiro, è a tre navate con cappelle che si affacciano su ogni volta della navata laterale. Notevoli, per il decoro a tarsie policrome in pietre dure, la quarta cappella a destra e il cappellone del Rosario nel transetto sinistro. Annesso alla chiesa si trova un grazioso chiostro trecentesco a colonnine gemme. Nei locali adiacenti la chiesa si trova la Società Siciliana per la Storia Patria che ha allestito in una stanza un piccolo Museo del Risorgimento con ricordi garibaldini. Dalle finestre del museo si gode di una bella vista sul chiostro di S. Domenico. 9 Teatro Biondo Il Biondo rappresenta l’ultima espressione architettonica del teatro ottocentesco a Palermo, concludendo una formidabile espansione urbana che aveva avuto le sue tappe più significative nella realizzazione del Teatro Politeama e del Teatro Massimo. Tra fine ’800 e primi ’900, infatti, la città viveva un momento di particolare splendore grazie ad una borghesia imprenditoriale illuminata, capeggiata dalla famiglia Florio, e da una classe di intellettuali di prim’ordine, dove spiccava l’architetto Ernesto Basile, fra i principali esponenti del movimento liberty in Europa. In questo contesto è da porre la costruzione del Biondo. Chiesa di Sant'Ignazio all’Olivella La Chiesa di S. Ignazio all’Olivella è considerata uno dei più sontuosi monumenti barocchi della città. L’edificio fu costruito - tra il 1598 ed il 1622, su progetto di Antonino Muttone - nel luogo che la tradizione indica come la villa ove visse S. Rosalia. In ogni caso, la chiesa fu completata solo nel 1732, quando fu aggiunta la cupola. La facciata - grandiosa e barocca - è incorniciata da due campanili. L’interno è a croce latina, con tre navate, cappelle laterali e un bel pavimento di marmi a vari colori. Stupenda la decorazione ad intarsi policromi di pietre dure che orna la prima cappella sul lato destro. Fra le opere d’arte conservate a S. Ignazio, spicca la tela Trionfo della Morte, dipinta da Sebastiano Conca, ma vi sono anche notevoli dipinti di Pietro Novelli e Filippo Paladino, nonché alcune statue di Ignazio Marabitti. Dal transetto di destra si accede al bellissimo Oratorio, opera di Venanzio Marvuglia, che contiene i cosiddetti “stucchi della gloria” del Marabitti. 10 Consigli utili: dove e cosa mangiare? Anche in questo caso vi consigliamo di assaggiare alla Vucciria o in qualunque friggitoria incontrate durante il percorso, il pane con “panelle e crocche”. Se volete provarci anche voi e prepararle ecco quel che vi serve INGREDIENTI: • Farina di ceci • Patate • Prezzemolo, sale e pepe • Olio per friggere PREPARAZIONE: Il piatto in questione necessita di uno speciale perché riesce a combinare pochi e poveri ingredienti in qualcosa di maestoso. Studiatevi la proporzione tra farina di ceci ed acqua che con molta probabilità recherà la confezione stessa e mettete l'acqua a scaldare con un pizzico generoso di sale. Quando inizierà a bollire, versate a pioggia la farina di ceci e con l'aiuto di una frusta mescolate bene in composto. Si formerà gradualmente una polenta prima fluida e poi dura. Passate dalla frusta a qualche utensile da cucina di legno. Non perdete di vista mai il composto che, se lasciato solo, si attaccherà o brucerà irrimediabilmente. Il vero impegno sta nel girare il composto per almeno mezzora. A qualche minuto dal fine cottura aggiungere una generosa manciata di prezzemolo tritato molto finemente ed una macinata di pepe. La ricetta orinale necessita di semi di finocchietto selvatico. Passata la mezzora di vigilanza e mescolatura, spegnete il fuoco, lasciate riposare un paio di minuti e quindi versate il composto ormai abbastanza denso e corposo su un piano bagnato leggermente d'acqua. Con l'aiuto di un cucchiaio livellatelo omogeneamente, fino ad avere uno spessore non eccessivo, di mezzo centimetro circa. Lasciate raffreddare almeno 15-20 minuti. Tagliate quindi in rettangoli / rombi irregolari e friggere in olio caldissimo per qualche minuto. Le crocchè, dette anche "cazzilli" sono compagni inseparabili delle panelle. Per prepararle occorre bollire in acqua salata le patate pulite, fino a che non saranno morbide. Passarle allo schiacciapatate; aggiungere il prezzemolo tagliato finemente. Formare dei cilindri arrotondati alle estremità e friggerle in olio caldo fino a doratura. 11 Come terzo itinerario abbiamo inserito il percorso che congiunge la Cattedrale con Casaprofessa, passando per il mercato di Ballarò. La cattedrale La Cattedrale di Palermo è un grandioso complesso architettonico composto in diversi stili, dovuti alle varie fasi di costruzione. Eretta nel 1185 dall'arcivescovo Gualtiero Offamilio sull'area della prima basilica che i Saraceni avevano trasformato in moschea, ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti; l'ultimo è stato alla fine del Settecento, quando, in occasione del consolidamento strutturale, si rifece radicalmente l'interno su progetto di Ferdinando Fuga. Nel 1767 infatti, l'arcivescovo Filangieri aveva commissionato a Ferdinando Fuga un restauro conservativo dell'edificio, teso solamente a consolidarne la struttura. I lavori ebbero inizio solo dal 1781, eseguiti non dal Fuga ma dal palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia e durarono fino al XIX secolo inoltrato. I rifacimenti del Marvuglia 12 furono in realtà molto più invasivi e radicali dei progetti dell'architetto fiorentino, che pensava invece di conservare, almeno in parte, il complesso longitudinale delle navate e l'originario soffitto ligneo. Il restauro intervenne a cambiare l'aspetto originario del complesso, dotando la chiesa della caratteristica ma discordante cupola, eseguita secondo i disegni del Fuga. Palazzo dei normanni Antica fortezza punica, romana e bizantina, fu per qualche tempo,il castello degli emiri arabi, che tuttavia preferirono costruirsi una nuova cittadella fortificata (Al-Halisàn o Kalsa), nelle vicinanze del Porto. L'antico complesso fu ristrutturato ed ampliato dai re siculonormanni, che vi aggiunsero nuove torri e una splendida Cappella Palatina (v. scheda). L'arabo andaluso Ibn Jubair, cronista viaggiatore del XII sec. scrisse, di questa reggia normanna, in termini entusistici, descrivendola come un area fortificata, ricca di torri palazzi, sale e giardini eccelsi. Malgrado le pesanti trasformazioni subite durante il Rinascimento ed il Barocco, il palazzo conserva ancora preziose testimonianze, dell'epoca normanna. Citiamo tra tutte, la Cappella Palatina, (v. scheda) e la torre cosidetta Gjoaria (dei gioielli), quest'ultima, costituisce un sincretico esempio di composizione strutturale, tra un donjon normanno, ed una torre arabo-bizantina. Infatti l'edificio al suo interno, è suddiviso verticalmente, da due quadriportici voltati (v. chiese coeve bizantine), che sottendono altrettanti ambienti con deambulatori perimetrali, (Sala dei Venti e Sala degli armigeri) derivati da modelli abitativi. Fondazioni continue simili a travi rovesce, ripartiscono perfettamente i carichi sul terreno. Questo sistema edilizio, riferibile ad una struttura cellulare, anticipa in modo sorprendente, alcune soluzioni tecniche del giorno d'oggi. Altre sale conservano tracce di finissimi mosaici, a testimonianza della ricchezza decorativa del palazzo. Le immagini mostrano: la Torre Pisana, il quadriportico della Sala dei Venti ed i mosaici della Sala di Re Ruggero. Chiesa di San Giovanni degli Eremiti La Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti sorge nei pressi di Palazzo Reale, e fu eretta nel 1142, per volere di Ruggero II. Essa costituisce un notevole esempio di architettura arabo-normanna 13 della città di Palermo. L’annesso monastero aveva notevoli privilegi: vi risiedeva l’abate confessore del re e - nel suo cimitero - dovevano essere sepolti i membri della famiglia reale. La Chiesa fu costruita sui resti di precedenti costruzioni: un tempio di Mercurio, un monastero gregoriano del VI secolo, una moschea araba. L’interno mostra una pianta a croce commissa. Sulla navata e sul transetto si innalzano cinque cupole emisferiche di color rosso. Questa struttura è tipica dell’architettura fatimita, cioè araba, e contiene un ricco simbolismo: in effetti, il cubo rappresenta la terra (il profano), mentre la semisfera rappresenta il cielo (il sacro). Del complesso duecentesco rimangono oggi la chiesa, sconsacrata, pochi ruderi del monastero e il chiostro quadrato. Ballarò Ballarò è un noto mercato di Palermo. Si estende da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tukory verso Porta Sant'Agata. È uno dei più pittoreschi della città: il cosiddetto mercato di grascia, cioè d'alimentari. Ancora oggi è famoso per la vendita delle primizie che provengono dalle campagne del palermitano. Ballarò è il più antico mercato di Palermo, frequentato giornalmente da centinaia di persone, animato dalle cosiddette abbanniate cioè i chiassosi richiami dei venditori che, con il loro caratteristico e colorito accento locale, cercano di attirare l'interesse dei passanti. 14 Essendo aperto anche per tutto il pomeriggio, è visitato da coloro che stanno rincasando, cosicché vi si trovano venditori di cibi cotti tipici della cucina palermitana, pronti da portare a casa, come cipolle bollite o al forno, panelle (frittele di farina di ceci), cazzilli (crocchette di patate), verdure lesse, polpo e quarume (interiora di vitello) e l’immancabile sfincione. Casaprofessa In un interno di grandiosa spazialità, possiede il più ampio e ricco apparato a marmi mischi presenti a Palermo e raccoglie una grande quantità di opere d’arte manieriste e barocche. Venne edificata dai Padri Gesuiti a partire dalla metà del XVI secolo e si arricchì sontuosamente nel corso dei secoli. Gravemente danneggiata durante i bombardamenti del 1943, è stata oggetto di un lungo e complesso recupero. Chiesa del Carmine E' opera dell’architetto Mariano Smiriglio, che la iniziò nel 1627. Di grande effetto scenografico è la cupola maiolicata con una splendida decorazione plastica barocca nel tamburo. Nel tempo ha subito numerosi rimaneggiamenti, pur mantenendo l’impianto originale. 15 Consigli utili: cosa mangiare? Immancabile l’assaggio dello “sfincione”, ecco la ricetta INGREDIENTI PER LA PASTA: Farina di grano duro 1 kg Lievito di birra 50 g Acqua 0,5 dl Bicarbonato q.b. Sale q.b. Farina di grano duro 1 kg Lievito di birra 50 g Acqua 0,5 dl Bicarbonato q.b. Sale q.b PER IL RIPIENO: Pomodori da sugo 500 g Cipolle 3 di grosse dimensioni Olive nere denocciolate 100 g Patate 1 kg Caciocavallo grattugiato 100 g Olio extravergine 3 dl Sale q.b. Pepe q.b. PREPARAZIONE: Sbriciolate il lievito in una ciotola, versatevi 3 cucchiai di acqua tiepida, coprite e fate spumeggiare. Setacciate la farina con il sale ed un pizzico di bicarbonato, unite il lievito ed impastate. Mettete il composto in una terrina, copritelo con una pellicola per alimenti e fate lievitare. Sbucciate le patate e tagliatele a fettine sottili. Spellate i pomodori, togliete i semi e l'acqua di vegetazione, quindi tagliateli a dadini. Affettate la cipolla e tritate le olive. Versate tutto in una ciotola e condite con olio, sale e pepe, mescolando il tutto con cura. Tirate la pasta in due dischi ed accomodatene uno sul fondo di una teglia unta, poi distribuitevi sopra il ripieno preparato. Cospargete con quasi tutto il caciocavallo grattugiato e ricoprite con il secondo disco di pasta, sigillando bene i bordi. Ungete la superficie con altro olio e spolverizzate con ancora del caciocavallo. Fate cuocere in forno a 200° per circa 1 ora, quindi lasciatelo intiepidire prima di servirlo, tagliato a spicchi. 16 Il quarto e ultimo itinerario costeggia il Foro italico per poi risalire via Lincon; si conclude in Piazza Marina. Il Foro Italico di Palermo, è una grande area verde che domina uno dei lungomare della città. Si tratta di circa 40 mila metri quadrati di manto erboso interamente pedonale e si estende dall'antico porto di Palermo denominato La Cala, oggi porticciolo turistico, fino al Foro Umberto I. L'area venne installata sul luogo di risulta di tutti i detriti causati dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. In seguito agli attacchi aerei, sia da parte tedesca che americana, alcune parti della zona portuale e del centro storico vennero danneggiate; così, per velocizzarne il ripristino, la maggior parte dei detriti vennero dislocati appunto in questa zona di costa che successivamente divenne la passeggiata a mare dei palermitani. Passeggiata mura delle cattive Ingresso da Piazza Santo Spirito, adiacente Porta Felice in fondo al Corso Vittorio Emanuele (Cassaro) Fontana del Cavallo Marino, Foro Italico, Palchetto della Musica, Palazzo Butera (prospiciente) E' una pubblica terrazza da dove si può godere un panorama mozzafiato sul golfo di Palermo. Corre sopra le mura cittadine e fu chiamato "delle cattive" in quanto dedicato alle vedove che qui venivano a passeggiare lontane da "sguardi indiscreti". Sono state 17 sede di scenografia per film girati a Palermo. E' possibile accedervi anche dalla parte terminale di Via Alloro. L’orto botanico L'orto botanico di Palermo è una delle più significative istituzioni accademiche siciliane e certamente quella che meglio coniuga realtà scientifica e territorio. Ciò ha origine nella grande ricchezza di specie che l'Orto ospita e nella monumentalità di molti suoi elementi, ma anche nella forte componente tropicale e subtropicale, nella quale si sono fusi elementi della flora esotica e nativa e consolidati rapporti tra aspetti locali e altre forme di culture, come quelle di giardino libero da costrizioni canoniche che per esprimere armonia e creatività si affida soltanto alla sensibilità per la natura e al gusto del bello. Chiesa della Magione Al termine della Via Magione, vi si accede da un portale barocco. La Chiesa fu fondata intorno al 1191 da Matteo d'Aiello, e data ai monaci cistercensi. Nel 1197 fu concessa all'ordine secolare dei Teutonici. Fu sede del precettore generale dell'ordine del quale divenne la "mansio" o magione. Nel corso dei secoli ha subito diverse manomissioni. Rientra tra i monumenti di architettura siciliana di età normanna di ascendenza fatimita: da non perdere ! Chiesa Santa Maria dello Spasimo La chiesa Santa Maria dello Spasimo (comunemente conosciuta come "Lo Spasimo'') si trova in quella parte della città storica detta la "Kalsa", fra piazza Magione e via Lincoln, nel mandamento dei Tribunali. 18 La storia dello Spasimo inizia attorno al 1506 quando il giureconsulto Giacomo Basilico diede ai monaci di Monte Olivete terreni e rustici per farvi chiesa e convento. Questa chiesa fu voluta , forse, da quest'uomo politico per la sua devozione verso la Madonna che soffre "spasima" dinanzi al Cristo in croce. Nel corso degli anni questo edificio ha subito notevoli trasformazioni. Piazza Marina La più bella piazza del centro storico. Anticamente si svolgevano le giostre medievali dove i cavalieri si sfidavano di fronte ai nobili ed al pubblico cittadino. Filippo Basile la ridisegnò nel 1863 creando al centro un giardino oggi di una bellezza eccezionale per la presenza di alberi tropicali di enorme statura. Sulla piazza si affacciano la Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, i Palazzi Denti Fatta del XVII secolo e Notarbartolo Greco del XVIII secolo ma soprattutto il Palazzo Steri imponente edificio di epoca medievale sede della Santa Inquisizione. Nei numerosi ambienti del palazzo sono visibili numerose testimonianze artistiche e di vita quotidiana del tempo. Il soffitto della Sala Magna è considerato uno dei più importanti esempi delle tra le decorazioni pittorica Siciliana del Trecento. Ma anche la Sala dei Baroni con il soffitto in legno realizzato nel 1380 su quali sono rappresentati altri temi pittorici medievali. Il Palazzo è inoltre interessante perché in esso possono essere comprese le vicissitudini a cui erano sottoposti i condannati al rogo nel periodo del Tribunale della Santa Inquisizione. Si trovano le celle e negli stessi ambienti venivano praticate le torture per strappare le confessioni che portavano alla condanna. Recentemente sono state scoperte alcune scritte sui muri ad opera dei condannati in attesa della pena capitale e che rappresentano tutte le loro paure e sconforto. 19 Consigli utili: dove e cosa mangiare? Non dimenticate di assaggiare il pane con la milza a “Porta Carbone” o alla “Focacceria S. Francesco”, ecco la ricetta INGREDIENTI un pezzo di milza precedentemente bollita e tagliata sottile. un pezzo di polmone bollito e tagliato a scampoli. un pezzo di trachea, bollita e tagliata a pezzi piccolissimi. una piccola quantità di strutto. PREPARAZIONE: in una padella calda fare sciogliere lo strutto, una volta sciolto immergere il polmone e la trachea di tanto in tanto mescolare affinché il polmone e la trachea siano ben cotti a questo punto introdurre alcune fettine di milza e amalgamare con il resto. A parte tagliare a metà un panino tondo, svuotarlo della mollica, riscaldarne la parte superiore appoggiandola alla padella, nella parte inferiore iniziare a distendere le fettine di milza aiutandosi con una forchetta; successivamente, con un cucchiaio raccogliere pezzi di polmone e trachea e unirli alla milza, schiacciare i due lembi di pane per far gocciolare lo strutto superfluo e completare con del caciocavallo tagliato a scaglie sottili o con fette di ricotta. 20