Istituto Comprensivo Statale “Giuseppe Di Vittorio”

Istituto Comprensivo Statale “Giuseppe Di Vittorio”
PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE
“Competenze per lo sviluppo” 2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E.
Annualità 2007/2008
Obiettivo C.1: “Fare impresa”
Guida turistica:
Palermo 19 marzo – 7 giugno 2008
Esperto: Dott.ssa Mariateresa Stabile
Tutor: Prof.ssa Maria Vallone
Ins. Maria Concetta Garraffa
1
Il presente lavoro è stato realizzato dagli alunni
dell’Istituto Comprensivo Statale “Giuseppe Di Vittorio”
all’interno
del
progetto
“Fare
impresa”
del
PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE “Competenze
per lo sviluppo”2007 IT 05 1 PO 007 F.S.E. Annualità
2007/2008 Obiettivo C Azione 1.
La guida turistica “…in giro per Palermo…” propone
degli itinerari turistici della città arricchiti da consigli
utili sui prodotti tipici da consumare in loco.
La realizzazione di un prodotto finale è stata effettuata
per mettere in pratica le conoscenze acquisite durante
il corso relative all’organizzazione di un’impresa e per
acquisire una maggiore consapevolezza, da parte degli
alunni, del territorio in cui vivono, necessaria per
intraprendere qualsiasi attività produttiva.
Correlativamente i partecipanti sono stati guidati nella
realizzazione di un blog visitabile al link:
http://ingiroperpalermo.myblog.it/
in cui sono state inserite tutte le informazioni inerenti ai
percorsi effettuati per garantirne la massima diffusione.
La realizzazione di un diario virtuale ha permesso
inoltre di sviluppare le conoscenze informatiche degli
alunni.
2
pag
Indice
2
Itinerario 1
3
Itinerario 2
7
Itinerario 3
11
Itinerario 4
16
3
Il primo itinerario si
snoda dalla Stazione
centrale al Teatro
Politeama, risalendo
via Maqueda e
passando per piazza
Pretoria, i Quattro
canti e il Teatro
Massimo.
Stazione centrale
L'attuale stazione di Palermo
Centrale, progettata dal Di
Giovanni, venne inaugurata il 7
giugno 1886 e
presenta in
alcuni decorazioni pittoresche
dell'epoca.
Fino al 1941, era caratterizzata
da una grande tettoia dalle
eleganti linee in ferro e vetro,
sorretta da capriate a falce
posta a copertura del fascio
binari; in tale data la struttura
venne demolita per recuperare
i rottami metallici per sostenere lo sforzo bellico.
Palazzo Comitini
Il Palazzo Comitini fu fondato tra il 1766 e il 1771; attualmente è
sede dell'Amministrazione Provinciale di Palermo.
Il prospetto su Via Maqueda presenta due portali, affiancati da
colonne e sovrastanti da lunghi balconi con inferriate sagomate; i
timpani sono arricchiti da stucchi rococò.
Nel cortile vi è un loggiato suddiviso in tre arcate; spiccano, altresì,
due splendide fontane, una delle quali ha come sfondo un affresco di
soggetto mitologico, raffigurante "Diana dea della caccia".
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Facoltà di Giurisprudenza
La facoltà di giurisprudenza è
stata recentemente ristrutturata
dopo decenni di abbandono e
degrado,
in
questo
modo
l’Ateneo
di
Palermo
si
è
riappropriato di uno spazio
sociale fruibile a tutti i visitatori.
Piazza Pretoria
Sicuramente è una tra le più belle e suggestive piazze di Palermo e
prende il nome dal Palazzo Pretorio; in tale edificio, realizzato nel
1463, si tenevano
le
riunioni
del
Senato
palermitano.
Oggi
è
sede
dell'Amministrazio
ne Comunale della
città.
La
piazza,
di
grande
effetto
scenografico,
è
ornata al centro, da una sontuosa fontana, opera dello scultore
fiorentino Francesco Camilliani, che la realizzò tra il 1554 ed il 1555.
I quattro canti
I Quattro Canti sono una piazza
ottagonale centralissima, incrocio fra
i due principali assi viari di Palermo:
la Via Maqueda, a metà della sua
lunghezza, e il Cassaro . Assunto nel
1606 il governo della città e
dell'isola, il viceré affidò due anni
dopo all'architetto Giulio Lasso,
fiorentino,
la
sistemazione
5
urbanistica di quel crocevia alla quale si lavorò per molti anni. Il
progetto era ispirato al crocevia delle Quattro Fontane di Roma,
disegnato dagli urbanisti di Sisto V in forme molto più dimesse della
successiva versione palermitana.
Teatro Massimo
Il grandioso Teatro Massimo venne costruito su un'ampia superficie
ricavata dalla demolizione della borgata S.Giuliano, secondo il
progetto di Giovanni Battista Filippo Basile, vincitore di un concorso
internazionale bandito dal Comune di Palermo nel 1864.
Ai lati dello scalone si possono ammirare due figure allegoriche: la
"Lirica" di M.Rutelli e la "Tragedia" di B.Civiletti.
Degna di nota è
l'innovativa
copertura a volta
della
Sala,
a
petali
ruotanti
verso l'alto, che
consente
una
ventilazione
naturale.
Tra i cinque ordini
di
palchi
che
circondano
la
Sala, spicca per
sontuosità il Palco
Reale, al quale si
accede da un'imponente gradinata marmorea riservata.
Teatro Politeama
Nel 1865 il Comune di Palermo delibera la costruzione del Politeama.
Nel 2000 sono stati realizzati i restauri delle decorazioni pompeiane
policrome dei loggiati. Dal
2001 il teatro è sede
dell'Orchestra
Sinfonica
Siciliana.
L'opera propone simmetrie
con sinteticità espositive in
sinergia
ad
equilibri
neoclassici caratteristici degli
Archi di Trionfo napoleonici,
con gruppi bronzei di cavalli
rampanti posti all'ingresso
dell'edificio.
6
Consigli utili: dove e cosa mangiare?
Seguendo quest’itinerario non potete non fermarvi da “I Cuochini”
per assaggiare i noti mignon tra cui gli “arancini”.
Li trovate nella centralissima via Ruggero Settimo, a due passi dal
teatro Politeama.
E se volete provare a cucinarle anche voi ecco la ricetta degli
arancini:
INGREDIENTI:
1e ½ lt. di brodo
una bustina di zafferano
60gr. di burro
60 gr. Parmigiano
1 uovo
sale pepe q. b.
300 gr. di riso
1 cipolla
100 gr. di vitello
100 gr. di pollo
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
150 gr. di piselli
1 mozzarella
PREPARAZIONE:
In un litro di brodo far cuocere il riso. Una volta che tutto il brodo è
stato assorbito, aggiungere l'altro ½ lt. del brodo, in cui
precedentemente avrete sciolto la bustina di zafferano. Continuare la
cottura finché il riso non giungerà a cottura. Aggiungere, subito dopo
il burro e il parmigiano, un uovo, il sale ed il pepe. Riporre il riso in
frigo per almeno 2 ore. Per il
RIPIENO tritare finemente
una cipolla e farla saltare in
padella con poco olio e burro.
Quando la cipolla si sarà
ammorbidita aggiungere il
macinato di vitello e i fegatini
di pollo precedentemente
puliti (eliminare il grasso e il
fiele). Quando la carne è ben
rosolata
aggiungere
un
cucchiaio
di
pasta
di
pomodoro concentrato diluito
in ½ bicchiere di acqua calda.
Far lessare e salare i piselli a
parte. Quando è tutto cotto
lasciare intiepidire. Con le
mani bagnate formate delle pallette di riso del diametro di 6 cm circa.
Scavare una nicchia in ciascun arancino e riempirla con la carne i
piselli e un pezzetto di mozzarella. Chiudere bene l'arancino,
infarinarlo passarlo in un uovo leggermente sbattuto e salato,
passarlo nel pangrattato e mettere in frigo per almeno 2 ore. Friggere
in fine in abbondante olio caldo.
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Il secondo itinerario parte dal golfo della Cala per
poi addentrarsi nel centro storico arrivando a
piazza S. Domenico e al teatro Biondo.
La cala, l'antico porto di città, era un tempo difeso dal Castello a
Mare, edificato sotto gli
Arabi, ma trasformato e
riutilizzato in seguito come
roccaforte,
prigione,
abitazione.
La massiccia costruzione è
stata purtroppo fortemente
mutilata
nel
1922
per
l'ampliamento del nuovo
molo. Il quartiere che si
stende alle spalle dell'antico
porto non può che essere
introdotto dalla chiesa che, per essere stata secoli custode delle
catene che lo chiudevano, è stata chiamata S. Maria alla Catena.
Oratorio del Rosario di S. Cita
Vi si accede attraverso la Chiesa di S. Zita (Cita è la deformazione
toscana). L'oratorio è il capolavoro del maggiore decoratore
barocco, Giacomo Serpotta, che lavorò tra il 1686 ed il 1718. Un
tripudio di angioli e putti dalle espressioni e posizioni
estremamente libere e plastiche sembrano giocare tra di loro, si
arrampicano sulla cornice delle finestre, fanno capolino da
ghirlande floreali, voltano le spalle in maniera irriverente,
piangono, dormono, allacciano le mani intorno alle ginocchia in
atteggiamento pensoso.
Oggi sconsacrata è spesso utilizzata come spazio espositivo, venne
fatta edificare dalla comunità di mercanti genovesi che spesso qui
trovarono sepoltura (belle le lastre tombali).
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La Vucciria è un noto mercato storico di Palermo, insieme ad altri
denominati Ballarò, Il Capo, Mercato delle Pulci.
Si estende tra via Roma, la Cala, il Cassaro, lungo le via Cassari, la
piazza del Garraffello, la via Argenteria nuova, la piazza Caracciolo
e la via Maccheronai, all'interno del mandamento Castellammare.
La vicinanza al porto cittadino stimolò l'insediamento di mercanti e
commercianti genovesi, pisani, veneziani, etc. sin dal XII secolo.
La presenza di numerosi artigiani è ancora leggibile dai nomi di
alcune strade (via Chiavettieri, via Materassai, via dei Tintori, etc.)
Il termine Bucceria
deriva dal francese
boucherie
che
significa
macelleria.
Il
mercato
era
infatti inizialmente
destinato
al
macello ed alla
vendita delle carni.
Successivamente
divenne
un
mercato
per
la
vendita del pesce,
della frutta e della
verdura. Anticamente era chiamato "la Bucciria grande" per
distinguerlo dai mercati minori.
S. Domenico - La chiesa si erge maestosa su una bella piazza con
al centro una colonna che regge la statua della Madonna. Iniziata
nel '600, la chiesa venne terminata solo un secolo più tardi. La
facciata barocca si divide in tre ordini scanditi da colonne doriche,
corinzie e lesene che incorniciano la
statua del santo. L'interno, di ampio
respiro, è a tre navate con cappelle che
si affacciano su ogni volta della navata
laterale. Notevoli, per il decoro a tarsie
policrome in pietre dure, la quarta
cappella a destra e il cappellone del
Rosario nel transetto sinistro. Annesso
alla chiesa si trova un grazioso chiostro
trecentesco a colonnine gemme.
Nei locali adiacenti la chiesa si trova la Società Siciliana per la
Storia Patria che ha allestito in una stanza un piccolo Museo del
Risorgimento con ricordi garibaldini. Dalle finestre del museo si
gode di una bella vista sul chiostro di S. Domenico.
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Teatro Biondo
Il Biondo rappresenta l’ultima espressione architettonica del teatro
ottocentesco a Palermo, concludendo una formidabile espansione
urbana che aveva avuto le sue tappe più significative nella
realizzazione del Teatro Politeama e del Teatro Massimo.
Tra fine ’800 e primi ’900, infatti, la città viveva un momento di
particolare splendore grazie ad una borghesia imprenditoriale
illuminata, capeggiata dalla famiglia Florio, e da una classe di
intellettuali di prim’ordine, dove spiccava l’architetto Ernesto
Basile, fra i principali esponenti del movimento liberty in Europa.
In questo contesto è da porre la costruzione del Biondo.
Chiesa di Sant'Ignazio all’Olivella
La Chiesa di S. Ignazio all’Olivella è considerata uno dei più
sontuosi monumenti barocchi della città. L’edificio fu costruito - tra
il 1598 ed il 1622, su progetto di Antonino Muttone - nel luogo che
la tradizione indica come la villa ove visse S. Rosalia. In ogni caso,
la chiesa fu completata solo nel 1732, quando fu aggiunta la
cupola.
La facciata - grandiosa e barocca - è incorniciata da due campanili.
L’interno è a croce latina, con tre navate, cappelle laterali e un bel
pavimento di marmi a vari colori. Stupenda la decorazione ad
intarsi policromi di pietre dure che orna la prima cappella sul lato
destro. Fra le opere d’arte conservate a S. Ignazio, spicca la tela
Trionfo della Morte, dipinta da Sebastiano Conca, ma vi sono
anche notevoli dipinti di Pietro Novelli e Filippo Paladino, nonché
alcune statue di Ignazio Marabitti.
Dal transetto di destra si accede al bellissimo Oratorio, opera di
Venanzio Marvuglia, che contiene i cosiddetti “stucchi della gloria”
del Marabitti.
10
Consigli utili: dove e cosa mangiare?
Anche in questo caso vi consigliamo di assaggiare alla Vucciria o in
qualunque friggitoria incontrate durante il percorso, il pane con
“panelle e crocche”. Se volete provarci anche voi e prepararle ecco
quel che vi serve
INGREDIENTI:
• Farina di ceci
• Patate
• Prezzemolo, sale e pepe
• Olio per friggere
PREPARAZIONE:
Il piatto in questione necessita di uno speciale perché riesce a
combinare pochi e poveri ingredienti in qualcosa di maestoso.
Studiatevi la proporzione tra farina di ceci ed acqua che con molta
probabilità recherà la confezione stessa e mettete l'acqua a
scaldare con un pizzico generoso di sale. Quando inizierà a bollire,
versate a pioggia la farina di ceci e con l'aiuto di una frusta
mescolate bene in composto. Si formerà gradualmente una
polenta prima fluida e poi dura. Passate dalla frusta a qualche
utensile da cucina di legno. Non perdete di vista mai il composto
che, se lasciato solo, si
attaccherà
o
brucerà
irrimediabilmente. Il vero
impegno sta nel girare il
composto
per
almeno
mezzora. A qualche minuto
dal fine cottura aggiungere
una generosa manciata di
prezzemolo tritato molto
finemente ed una macinata
di pepe. La ricetta orinale
necessita
di
semi
di
finocchietto selvatico. Passata la mezzora di vigilanza e
mescolatura, spegnete il fuoco, lasciate riposare un paio di minuti
e quindi versate il composto ormai abbastanza denso e corposo su
un piano bagnato leggermente d'acqua. Con l'aiuto di un cucchiaio
livellatelo omogeneamente, fino ad avere uno spessore non
eccessivo, di mezzo centimetro circa. Lasciate raffreddare almeno
15-20 minuti. Tagliate quindi in rettangoli / rombi irregolari e
friggere in olio caldissimo per qualche minuto. Le crocchè, dette
anche "cazzilli" sono compagni inseparabili delle panelle. Per
prepararle occorre bollire in acqua salata le patate pulite, fino a
che non saranno morbide. Passarle allo schiacciapatate;
aggiungere il prezzemolo tagliato finemente. Formare dei cilindri
arrotondati alle estremità e friggerle in olio caldo fino a doratura.
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Come terzo itinerario abbiamo inserito il percorso
che congiunge la Cattedrale con Casaprofessa,
passando per il mercato di Ballarò.
La cattedrale
La Cattedrale di Palermo è un grandioso complesso architettonico
composto in diversi stili, dovuti alle varie fasi di costruzione.
Eretta nel 1185 dall'arcivescovo Gualtiero Offamilio sull'area della
prima basilica che i Saraceni avevano trasformato in moschea, ha
subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti; l'ultimo è stato
alla fine del Settecento, quando, in occasione del consolidamento
strutturale, si rifece radicalmente l'interno su progetto di
Ferdinando Fuga.
Nel
1767
infatti,
l'arcivescovo
Filangieri
aveva
commissionato
a
Ferdinando Fuga un
restauro conservativo
dell'edificio,
teso
solamente
a
consolidarne
la
struttura.
I
lavori
ebbero inizio solo dal
1781, eseguiti non dal
Fuga
ma
dal
palermitano Giuseppe
Venanzio Marvuglia e
durarono fino al XIX secolo inoltrato. I rifacimenti del Marvuglia
12
furono in realtà molto più invasivi e radicali dei progetti
dell'architetto fiorentino, che pensava invece di conservare,
almeno in parte, il complesso longitudinale delle navate e
l'originario soffitto ligneo. Il restauro intervenne a cambiare
l'aspetto originario del complesso, dotando la chiesa della
caratteristica ma discordante cupola, eseguita secondo i disegni
del Fuga.
Palazzo dei normanni
Antica fortezza punica, romana e bizantina, fu per qualche tempo,il
castello degli emiri arabi, che tuttavia preferirono costruirsi una
nuova cittadella fortificata (Al-Halisàn o Kalsa), nelle vicinanze del
Porto. L'antico complesso fu ristrutturato ed ampliato dai re siculonormanni, che vi aggiunsero nuove torri e una splendida Cappella
Palatina (v. scheda). L'arabo andaluso Ibn Jubair, cronista viaggiatore del XII sec. scrisse, di questa
reggia normanna, in termini entusistici,
descrivendola come un area fortificata,
ricca di torri palazzi, sale e giardini
eccelsi.
Malgrado
le
pesanti
trasformazioni
subite
durante
il
Rinascimento ed il Barocco, il palazzo
conserva ancora preziose testimonianze,
dell'epoca normanna. Citiamo tra tutte,
la Cappella Palatina, (v. scheda) e la torre cosidetta Gjoaria (dei
gioielli), quest'ultima, costituisce un sincretico esempio di
composizione strutturale, tra un donjon normanno, ed una torre
arabo-bizantina. Infatti l'edificio al suo interno, è suddiviso
verticalmente, da due quadriportici voltati (v. chiese coeve
bizantine), che sottendono altrettanti ambienti con deambulatori
perimetrali, (Sala dei Venti e Sala degli armigeri) derivati da
modelli abitativi. Fondazioni continue simili a travi rovesce,
ripartiscono perfettamente i carichi sul terreno. Questo sistema
edilizio, riferibile ad una struttura cellulare, anticipa in modo
sorprendente, alcune soluzioni tecniche del giorno d'oggi. Altre
sale conservano tracce di finissimi mosaici, a testimonianza della
ricchezza decorativa del palazzo. Le immagini mostrano: la Torre
Pisana, il quadriportico della Sala dei Venti ed i mosaici della Sala
di Re Ruggero.
Chiesa di San Giovanni degli Eremiti
La Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti sorge nei pressi di Palazzo
Reale, e fu eretta nel 1142, per volere di Ruggero II. Essa
costituisce un notevole esempio di architettura arabo-normanna
13
della città di Palermo. L’annesso monastero aveva notevoli
privilegi: vi risiedeva l’abate confessore del re e - nel suo cimitero
- dovevano essere sepolti i membri della famiglia reale.
La Chiesa fu costruita
sui resti di precedenti
costruzioni: un tempio
di
Mercurio,
un
monastero gregoriano
del VI secolo, una
moschea
araba.
L’interno mostra una
pianta
a
croce
commissa. Sulla navata
e
sul
transetto
si
innalzano
cinque
cupole emisferiche di
color rosso. Questa struttura è tipica dell’architettura fatimita, cioè
araba, e contiene un ricco simbolismo: in effetti, il cubo
rappresenta la terra (il profano), mentre la semisfera rappresenta
il cielo (il sacro). Del complesso duecentesco rimangono oggi la
chiesa, sconsacrata, pochi ruderi del monastero e il chiostro
quadrato.
Ballarò
Ballarò è un noto mercato di Palermo.
Si estende da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tukory
verso Porta Sant'Agata. È uno dei più pittoreschi della città: il
cosiddetto
mercato
di
grascia,
cioè
d'alimentari.
Ancora oggi è
famoso per la
vendita
delle
primizie
che
provengono dalle
campagne
del
palermitano.
Ballarò è il più
antico mercato di
Palermo,
frequentato
giornalmente da centinaia di persone, animato dalle cosiddette
abbanniate cioè i chiassosi richiami dei venditori che, con il loro
caratteristico e colorito accento locale, cercano di attirare
l'interesse dei passanti.
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Essendo aperto anche per tutto il pomeriggio, è visitato da coloro
che stanno rincasando, cosicché vi si trovano venditori di cibi cotti
tipici della cucina palermitana, pronti da portare a casa, come
cipolle bollite o al forno, panelle (frittele di farina di ceci), cazzilli
(crocchette di patate), verdure lesse, polpo e quarume (interiora di
vitello) e l’immancabile sfincione.
Casaprofessa
In un interno di grandiosa spazialità, possiede il più ampio e ricco
apparato a marmi mischi
presenti
a
Palermo
e
raccoglie una grande quantità
di opere d’arte manieriste e
barocche.
Venne edificata dai Padri
Gesuiti a partire dalla metà
del XVI secolo e si arricchì
sontuosamente nel corso dei
secoli.
Gravemente
danneggiata
durante i bombardamenti del
1943, è stata oggetto di un lungo e complesso recupero.
Chiesa del Carmine
E' opera dell’architetto
Mariano Smiriglio, che la
iniziò nel 1627.
Di
grande
effetto
scenografico è la cupola
maiolicata
con
una
splendida
decorazione
plastica
barocca
nel
tamburo.
Nel tempo ha subito
numerosi
rimaneggiamenti,
pur
mantenendo
l’impianto
originale.
15
Consigli utili: cosa mangiare?
Immancabile l’assaggio dello “sfincione”, ecco la ricetta
INGREDIENTI
PER LA PASTA:
Farina di grano duro 1 kg
Lievito di birra 50 g
Acqua 0,5 dl
Bicarbonato q.b.
Sale q.b.
Farina di grano duro 1 kg
Lievito di birra 50 g
Acqua 0,5 dl
Bicarbonato q.b.
Sale q.b
PER IL RIPIENO:
Pomodori da sugo 500 g
Cipolle 3 di grosse dimensioni
Olive nere denocciolate 100 g
Patate 1 kg
Caciocavallo grattugiato 100 g
Olio extravergine 3 dl
Sale q.b.
Pepe q.b.
PREPARAZIONE:
Sbriciolate il lievito in una ciotola, versatevi 3 cucchiai di acqua
tiepida, coprite e fate spumeggiare. Setacciate la farina con il sale
ed un pizzico di bicarbonato, unite il lievito ed impastate. Mettete il
composto in una terrina, copritelo con una pellicola per alimenti e
fate lievitare.
Sbucciate le patate e tagliatele a
fettine sottili. Spellate i pomodori,
togliete i semi e l'acqua di
vegetazione, quindi tagliateli a
dadini. Affettate la cipolla e tritate
le olive. Versate tutto in una
ciotola e condite con olio, sale e
pepe, mescolando il tutto con
cura.
Tirate la pasta in due dischi ed accomodatene uno sul fondo di una
teglia unta, poi distribuitevi sopra il ripieno preparato. Cospargete
con quasi tutto il caciocavallo grattugiato e ricoprite con il secondo
disco di pasta, sigillando bene i bordi.
Ungete la superficie con altro olio e spolverizzate con ancora del
caciocavallo. Fate cuocere in forno a 200° per circa 1 ora, quindi
lasciatelo intiepidire prima di servirlo, tagliato a spicchi.
16
Il quarto e ultimo itinerario
costeggia il Foro italico per poi risalire
via Lincon; si conclude in Piazza Marina.
Il Foro Italico di Palermo, è una grande area verde che domina uno
dei lungomare della città. Si tratta di circa 40 mila metri quadrati di
manto erboso interamente pedonale
e si estende dall'antico porto di
Palermo denominato La Cala, oggi
porticciolo turistico, fino al Foro
Umberto I.
L'area venne installata sul luogo di
risulta di tutti i detriti causati dai
bombardamenti aerei della seconda
guerra mondiale. In seguito agli
attacchi aerei, sia da parte tedesca
che americana, alcune parti della
zona portuale e del centro storico vennero danneggiate; così, per
velocizzarne il ripristino, la maggior parte dei detriti vennero dislocati
appunto in questa zona di costa che successivamente divenne la
passeggiata a mare dei palermitani.
Passeggiata mura delle cattive
Ingresso da Piazza Santo Spirito, adiacente Porta Felice in fondo al
Corso Vittorio Emanuele (Cassaro) Fontana del Cavallo Marino, Foro
Italico, Palchetto della Musica, Palazzo Butera (prospiciente)
E' una pubblica terrazza da dove si può godere un panorama
mozzafiato sul golfo di Palermo. Corre sopra le mura cittadine e fu
chiamato "delle cattive" in quanto dedicato alle vedove che qui
venivano a passeggiare lontane da "sguardi indiscreti". Sono state
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sede di scenografia per film girati a Palermo. E' possibile accedervi
anche dalla parte terminale di Via Alloro.
L’orto botanico
L'orto botanico di Palermo è una delle più significative istituzioni
accademiche siciliane e certamente
quella che meglio coniuga realtà
scientifica e territorio.
Ciò ha origine nella grande ricchezza
di specie che l'Orto ospita e nella
monumentalità
di
molti
suoi
elementi, ma anche nella forte
componente
tropicale
e
subtropicale, nella quale si sono fusi elementi della flora esotica e
nativa e consolidati rapporti tra aspetti locali e altre forme di culture,
come quelle di giardino libero da costrizioni canoniche che per
esprimere armonia e creatività si affida soltanto alla sensibilità per la
natura e al gusto del bello.
Chiesa della Magione
Al termine della Via Magione, vi si
accede da un portale barocco.
La Chiesa fu fondata intorno al 1191
da Matteo d'Aiello, e data ai monaci
cistercensi.
Nel 1197 fu concessa all'ordine
secolare dei Teutonici.
Fu sede del precettore generale
dell'ordine del quale divenne la
"mansio" o magione.
Nel corso dei secoli ha subito diverse
manomissioni.
Rientra
tra
i
monumenti
di
architettura siciliana di età normanna
di ascendenza fatimita: da non perdere !
Chiesa Santa Maria dello Spasimo
La chiesa Santa Maria dello Spasimo (comunemente conosciuta come
"Lo Spasimo'') si trova in quella parte della città storica detta la
"Kalsa", fra piazza Magione e via Lincoln, nel mandamento dei
Tribunali.
18
La storia dello Spasimo inizia attorno al 1506 quando il giureconsulto
Giacomo Basilico diede ai monaci di Monte Olivete terreni e rustici per
farvi chiesa e convento. Questa chiesa fu voluta , forse, da
quest'uomo politico per la sua devozione verso la Madonna che soffre
"spasima" dinanzi al Cristo in croce.
Nel corso degli anni questo edificio ha subito notevoli trasformazioni.
Piazza Marina
La più bella piazza del centro storico. Anticamente si svolgevano le
giostre medievali dove i cavalieri si sfidavano di fronte ai nobili ed al
pubblico cittadino. Filippo Basile la ridisegnò nel 1863 creando al
centro un giardino oggi di una bellezza eccezionale per la presenza di
alberi tropicali di enorme statura. Sulla piazza si affacciano la Chiesa
di Santa Maria dei Miracoli, i Palazzi Denti Fatta del XVII secolo e
Notarbartolo Greco del XVIII secolo ma soprattutto il Palazzo Steri
imponente edificio di epoca medievale sede della Santa Inquisizione.
Nei numerosi ambienti del palazzo sono visibili numerose
testimonianze artistiche e di vita quotidiana del tempo. Il soffitto della
Sala Magna è considerato uno dei più importanti esempi delle tra le
decorazioni pittorica Siciliana del Trecento. Ma anche la Sala dei
Baroni con il soffitto in legno realizzato nel 1380 su quali sono
rappresentati altri temi pittorici medievali. Il Palazzo è inoltre
interessante perché in esso possono essere comprese le vicissitudini a
cui erano sottoposti i condannati al rogo nel periodo del Tribunale
della Santa Inquisizione. Si trovano le celle e negli stessi ambienti
venivano praticate le torture per strappare le confessioni che
portavano alla condanna. Recentemente sono state scoperte alcune
scritte sui muri ad opera dei condannati in attesa della pena capitale
e che rappresentano tutte le loro paure e sconforto.
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Consigli utili: dove e cosa mangiare?
Non dimenticate di assaggiare il pane con la milza a “Porta
Carbone” o alla “Focacceria S. Francesco”, ecco la ricetta
INGREDIENTI
un pezzo di milza precedentemente bollita e tagliata sottile.
un pezzo di polmone bollito e tagliato a scampoli.
un pezzo di trachea, bollita e tagliata a pezzi piccolissimi.
una piccola quantità di strutto.
PREPARAZIONE:
in una padella calda fare sciogliere lo strutto, una volta sciolto
immergere il polmone e la trachea di tanto in tanto mescolare
affinché il polmone e la trachea siano ben cotti a questo punto
introdurre alcune fettine di milza e amalgamare con il resto.
A parte tagliare a metà un panino tondo, svuotarlo della mollica,
riscaldarne la parte superiore appoggiandola alla padella, nella
parte inferiore iniziare a distendere le fettine di milza aiutandosi
con una forchetta; successivamente, con un cucchiaio raccogliere
pezzi di polmone e trachea e unirli alla milza, schiacciare i due
lembi di pane per far gocciolare lo strutto superfluo e completare
con del caciocavallo tagliato a scaglie sottili o con fette di ricotta.
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