Piazza Dante spinge su Biotech, Information Technology e Ingegneria . « Ma senza scienze umane non si va lontano» Dopo gli strappi sullo statuto si propone come l'uomo del dialogo e della ricostruzione «La riforma è stata frettolosa» «Noi non ci inchiniamo davanti alla Provincia » Gian ili:CCnie «Indípendentí dalla politica» Parla il preside di Lettere, candidato rettore ANDREA TOMASI «L'Università non è sottoposta alla Provincia. io ragiono in termini di parità. Sono pronto alla negoziazione con Piazza Dante, ma ricordo che non siamo alle dipendenze di nessuno». E ancora: «L'ente pubblico punta solo su Meccatronica, Informa- «Scendo in campo ma non ho fatto accordi. Un rischio farlo ora? Se va male io comunque ho una vita piena» tion Technology e Biotecnologie? Combatteremo anche su questo. Senza la ricerca nelle scienze umane non si va da nessuna parte». Maurizio Giangiulio, quasi ex preside della facoltà di Lettere (con il 29 ottobre la facoltà diventerà dipartimento e Fulvio Ferrari è già stato eletto direttore), da candidato rettore tira fuori le unghie. Abruzzese, docente di storia greca, un passato professionale a Urbino e Milano, viene da una famiglia di letterati (papà latinista, mamma professoressa di filosofia). Ha 55 anni, è sposato e ha due figli di 17 e 20 anni. «Entrambi hanno scelto di frequentare il liceo scientifico». Niente liceo Prati? Sospira e sorride. «No. Ho "accettato" perché le loro erano scelte convinte». Lei difende il ruolo dei polo umanistico . Siamo già in campagna elettorale? «Il mio non è uno spot. Ai colleghi scriverò. Illustrerò il mio programma». Stando all'atto di indirizzo, Fbk punta a guidare il polo delle scienze economiche, sociali, giuridiche, umane. Lei sta dalla parte del presidente della Fondazione Massimo Egidio dalla parte di Stefano Zambelli, il quale dice che così si umiliano le professionalità dell' accademia? «Credo che si debba lavorare su questo terreno nuovo, senza pregiudizi e sospetti reciproci. Poi le forzature non sono accettabili e sarebbe auspicabile una maggiore condivisione delle linee di sviluppo». Senta, lei è il primo docente a «mettere fuori la testa », a candidarsi ufficialmente per il «dopo Bassi» (Davide Bassi, attuale rettore). Non teme di venire superato in volata? «E un rischio, ma non ho paura. Io ho una vita piena. Dovesse andare male, ho molte cose da fare». Ha un gruppo di docenti che la sostiene? «Non ho fatto accordi di alcun genere. Semplicemente non nascondo quello che voglio fare. Poi vada come vada». Lei si propone quale rettore in un momento difficile per l'ateneo. La provincializzazione dell'Università (con nuovo statuto, nuovo cda e nuove linee di indirizzo) è cosa fatta. Si dice però che sul terreno siano rimasti morti e feriti. E qualcuno è là, con la baionetta pronta. «Premetto che di baionette mi intendo poco, forse perché non ho fatto il servizio militare (sono stato riformato per ragioni di miopia, causata forse da un eccesso di studio). Detto ciò, mi rendo conto che si deve ricostruire un tessuto di dialogo e di discussione». Da candidato rettore ci dica qual è la priorità di questa Università? «Si deve monitorare il nuovo statuto, per sfruttare i nostri nuovi spazi di manovra. Dobbiamo essere un ateneo sempre più simile a quelli della Germania, della Svizzera, dell'Olanda. Dobbiamo essere più simili a Freiburg che a qualche grande ateneo italiano». Ci dica un nome di un ateneo italiano da cui differenziarsi. «No, che poi se finisco in Crui (Conferenza dei rettori, ndr) me la fanno pagare». Ci dia un giudizio sull'operato del rettore Bassi. 41 rettore ha affrontato momenti di difficoltà straordinaria. Bisogna dargliene atto: ha guidato la nave dell'ateneo in mezzo alla tempesta e in mezzo agli scogli>>. In mezzo agli scogli senza inchini? «Se si riferisce all'inchino della nave Concordia, quindi all'inchino alla Provincia, no. Non credo che, in tutta l'operazione di riforma, si sia inchinato in qualche modo. Detto ciò, penso che il procedimento di cambiamento poteva essere diverso: sarebbe servita maggiore condivisione, creando dei percorsi di consapevolezza. Le decisioni maturano nella discussione. Le scorciatoie a volte non funzionano». Lei però, da preside, in senato ac- cademico lo statuto lo ha votato. L'ha votato anche il preside di Giurisprudenza, Luca Nogler, che però ha stilato un documento denso di critiche. «Nogler non è l'unico ad aver fatto critiche. C'è chi ha detto ciò che c'era da dire, poi il senso di responsabilità è stato di tutti e lo statuto è stato votato». Ora si attende che i suoi avversari ufficializzino la propria candidatura. Fra i papabili c'è Enrico Zaninotto, docente a Economia. Ma c'è anche l'ipotesi del «papa straniero» (o della papessa), estraneo all'ateneo. Che ne pensa? «Non dovrebbe dirlo un candidato al rettorato, ma qualcuno deve dirlo: solo l'ipotesi di un rettore esterno alla nostra università verrebbe presa male dal corpo accademico». Maurizio Giangiulio, quasi ex preside della facoltà di Lettere (con il 29 ottobre la facoltà diventerà dipartimento e Fulvio Ferrari è già stato eletto direttore) è il primo candidato ufficiale al rettorato. 55 anni, abruzzese, docente di storia greca, un passato professionale a Urbino e Milano, figlio di un latinista e di una professoressa di filosofia, 55 anni, è sposato e ha due figli di 17 e 20 anni. Dice di puntare al dialogo ma si dice pronto al confronto anche duro con la Provincia.