LATINO III
Per facilitare lo studio del programma d’esame, si riportano di seguito, in maniera sintetica, le regole grammaticali e
sintattiche assolutamente necessarie per la pratica del Latino come lingua del Diritto Canonico. Esse rappresentano una
selezione ragionata in un campo notevolmente più vasto. I termini contraddistinti da asterisco appartengono al lessico
tecnico della grammatica e rimandano al breve glossario con cui si chiude questo documento.
1. REGOLA. Plurale* dei nomi.
-a → -ae
-us/-er-ir → -i
-um → -a
2. REGOLA. Nominativo* Soggetto*. Il soggetto di una frase è generalmente al Nominativo e
risponde alla domanda Chi? Che cosa? Quis? Quid?
3. REGOLA. Accordo* del Verbo. Un verbo di modo finito* deve sempre essere nella persona* e
nel numero* del soggetto.
4. REGOLA. Desinenze* delle persone* verbali. Nella coniugazione* del verbo latino la terza
persona singolare attiva finisce in -t, la terza persona plurale finisce in -nt. La prima plurale finisce
in –mus. (-are; -ère)
Marcus canta-t et ride-t
Marcus et Maria canta-nt et ride-nt
Nos canta-mus et ride-mus
5. REGOLA. Accordo degli Aggettivi. Gli aggettivi (nomi, pronomi, participi) concordano con i
loro nomi in genere*, numero*, caso*. Gli aggettivi o accompagnano direttamente il nome
(attributo*) o si legano a esso tramite il verbo sum/esse (parte nominale*).
Sostantivo
Sostantivo
Aggettivo
sum/esse
Aggettivo
Attributo
Parte nominale
6. REGOLA. Apposizione*. L’apposizione si accorda nel caso col nome che determina. Marcus
episcopus. Franciscus Papa.
7. REGOLA. Nome del Predicato*. Il nome del predicato si accorda nel caso col soggetto del
verbo. Marcus est episcopus. Franciscus est Papa.
8. REGOLA. I nomi e gli aggettivi maschili e femminili della terza declinazione hanno il nominativo
plurale in –es.
9. REGOLA. Accusativo Oggetto. L’oggetto diretto di un verbo transitivo si pone in Accusativo e
risponde alla domanda Chi? Che cosa? Quem? Quid? Whom? What?
10. REGOLA. I nomi neutri hanno l’accusativo sempre uguale al nominativo. In pratica non esiste
l’accusativo neutro*.
11. REGOLA PRATICA. Nella frase latina l’Accusativo può trovarsi anche all’inizio della frase. In
questi casi, per afferrare velocemente il senso in italiano, conviene introdurre un pronome (lo, la, li,
le) subito dopo l’accusativo e tradurre nello stesso ordine del latino. Matrimonium facit consensus
“Il matrimonio lo fa il consenso”
12. REGOLA. Formazione dell’imperfetto.
1. gruppo
Tolto –re dell’infinito
-are
Am-are
-ère
Tenè-re
2. gruppo
Tolto –o del presente
-ere
-ire
Erig-o
Sanci-o
Aggiungo –bat, -bant, -bamus
Amabat
Tenebat
Aggiungo –ebat, -ebant, ebamus
Erig-ebat
Sanci-ebat
13. REGOLA. Si chiama Dativo il caso* che esprime le preposizioni a (eccetto che di tempo e di
luogo) e per, come nelle frasi: 1. Cedere al peccato; donare un libro al bambino; vivere per la
famiglia.
I declinazione Tipo Vit-a
S Vitae
Pl Vitis
II d. tipo Medicus/Votum
Medico/Voto
Medicis/Votis
Pronome hic, haec, hoc
III d. tipo Doctor
Doctori
Doctoribus
Huic
His
14. REGOLA. L’Ablativo è un caso* che, da solo, esprime: Causa, maniera, mezzo, qualità
concreta, tempo e, secondo I contesti, corrisponde alle preposizioni: per, con, in. Si unisce inoltre
a diverse preposizioni di cui assume il significato specifico.
I declinazione Vita
S. Vita
Pl. Vitis
II decl. Medicus/Votum
Medico/Voto
Medicis/Votis
III decl. Doctor
Doctore
Doctoribus
A parte i due casi evidenziati, è uguale al dativo.
Homines victoriis gaudent. Causa: per
Marcus amore exultabat. Causa: per
Petrus fraterna patientia toleravit illum hominem molestum. Modo: con
Episcopus sigillo confirmavit decretum. Mezzo: con
Femina capillo nigro et oculis caeruleis. Qualità: con
Pascha hoc anno est mense Martio. Tempo: in
N.B. I mesi in latino sono aggettivi: si accordano in genere, numero e caso con mensis e vogliono
lettera maiuscola.
15. REGOLA. Il passivo* del presente e dell’imperfetto si ottiene con le seguenti desinenze:
-ur
-ur
-mus → mur
Presente
Imperfetto
Perfetto
Notat-ur
Deridet-ur
Notabat-ur
Deridebat-ur
Notatus est
Derisus est
Infinito
Presente Passato
Notari
Notatum esse
Derideri Derisum esse
Vincit-ur
Definit-ur
Vincebat-ur
Definiebat-ur
Victus est
Definitus est
Vinci
Definiri
Victum esse
Definitum esse
16. REGOLA. Il perfetto indicativo e infinito passivo si ottiene unendo il participio perfetto* (= 4°
voce del paradigma, detta supino, usata come un aggettivo), rispettivamente col presente del verbo
est, sunt, sumus o con l’infinito esse. All’infinito il participio si pone di norma in accusativo.
17. REGOLA. Le medesime forme usate per il passivo si usano anche per i verbi deponenti*, che
hanno sempre significato attivo. Esempi: venerari, confiteri, nasci, mentiri. Il perfetto indicativo
deponente è la terza voce del paradigma.
18. REGOLA. Il verbo passivo può essere seguito da un ablativo semplice (della cosa che esegue
l’azione: causa efficiente) o preceduto da a/ab della persona che esegue l’azione: agente).
Vita coniugalis deturpata est adulteriis reiteratis.
Vita coniugalis interrupta est a viro actore.
19. REGOLA. Il soggetto dell’infinito si pone in accusativo. Esempi:
Natos esse christianos, magna gratia est.
Esser nati cristiani è grande grazia.
Esse sanctum est primum officium pro christiano.
Essere santo è il primo dovere per il cristiano.
Illic regnabat rerum omnium confusio: pueros ludere, viros inebriari, feminas clamitare.
Lì regnava un caos generale: i ragazzi a giocare, i maschi a ubriacarsi, le donne a schiamazzare.
20. REGOLA. Genitivo. È il caso che corrisponde alla preposizione “di”. Spesso in Latino precede il
nome da cui dipende.
Vita
S Vit-ae
Pl Vit-arum
Huius
Harum
Medicus/Regnum
Medic-i/Regn-i
Medic-orum/Regn-orum
Huius
Horum
Rector
Rector-is
Rector-um
Huius
Horum
21. REGOLA. L’Avverbio di modo* derivato dagli aggettivi del tipo bonus, -a, -um prende l’uscita –e. (cf.
anche regola 27).
22. REGOLA. Dal supino*, tramite l’uscita –urus, -a, -um, si ricava il Participio futuro che
significa: per + Infinito/sul punto di + Infinito/intenzionato a + Infinito. Unito al verbo esse forma la
perifrstica* attiva: “stare per”.
Celebraturus
Per celebrare
sul punto di celebrare
intenzionato a celebrare
che deve celebrare
Celebraturus est
Sta per celebrare
23. REGOLA. Gli aggettivi derivati da verbi con uscita –ndus, -a, -um si chiamano gerundivi e
significano “da + Infinito”. In unione col verbo esse formano la perifrastica* passiva indicano la
necessità (“è da + infinito = deve essere …”). Esempi:
Missa celebranda est et sacerdos celebraturus vestitus est.
Fideles committunt sacerdoti Missas celebrandas.
Sacerdos accurate notare debet Missas celebrandas.
(Cf. Can. 958 - § 1.) Parochus et rector ecclesiae in libro accurate adnotare debent numerum
Missarum celebrandarum.
24. REGOLA. DATIVO DI POSSESSO. Il verbo ESSE unito al dativo può significare “appartenere”, o
anche “avere”, prendendo, in questo secondo caso, il dativo come soggetto.
Petro
sunt
libri duo
A Pietro
appartengono
due libri
Pietro
ha
due libri
25. REGOLA. TERZA DECLINAZIONE. 1) Nomi parisillabi (civis) e 2) nomi con due consonanti
davanti all’uscita –is (pars) del genitivo singolare hanno il genitivo plurale in –ium. Eccezioni:
pater, mater, frater, iuvenis, senex, canis.
26. REGOLA. Terza declinazione, NOMI NEUTRI. Generalmente si distinguono solo per il nominativo
e accusativo plurale in –a (nomen). Quelli in –e (altare), -al (vectìgal), -ar (altar) hanno l’ablativo
singolare in –i, il nominativo/accusativo plurale in –ia, il genitivo plurale in –ium.
27. REGOLA. Gli aggettivi di terza coniugazione (detti di II CLASSE) hanno l’ablativo singolare in –
i, il nominativo/accusativo plurale in –ia, il genitivo plurale in –ium. Tipo: facilis, facile. L’avverbio
di modo esce in – iter (celeriter, sollemniter, ecc.).
28. REGOLA. Aggettivi pronominali. Nove aggettivi: unus, nullus, ullus, solus, neuter, alius, uter,
totus, alter seguono in tutto la prima classe* degli aggettivi (come bonus, bona, bonum), ma hanno
il genitivo singolare in –ìus e il dativo singolare in –i.
29. REGOLA. Genitivo di pertinenza. Espressioni come officium est, munus est, proprium est col
genitivo possono omettere in latino officium, munus, proprium riducendosi alla forma: est alicuius +
Infinito “è (dovere, còmpito, proprio) di + Infinito”.
30. REGOLA. Comparativo di maggioranza* regolare degli aggettivi. Tolta all’aggettivo l’uscita in i (per la prima classe*) o in -is (per la seconda classe*) del genitivo singolare maschile, si aggiunge
la terminazione -ior per il maschile e il femminile, -ius per il (nominativo/accusativo singolare)
neutro. Anche i neutri forma gli altri casi declinando (come professor) l’uscita –ior-.
31. REGOLA. Superlativo* regolare degli aggettivi. Superlativo assoluto e relativo hanno una stessa
forma in –issimus, -a, -um. Gli aggettivi che al singolare maschile escono in –er (sacer, celeber), vi
uniscono l’uscita –rimus (sacer-rimus, celeber-rimus).
32. REGOLA. Secondo termine di paragone. Dopo i comparativi si esprime con quam nel caso
dell’aggettivo di grado comparativo, oppure (solo per nominativo e accusativo) in ablativo
semplice. Paulus est maior quam frater/fratre. Egemus argumentis solidioribus quam istis. Dopo i
superlativi si esprime con il genitivo o con ex e l’ablativo.
33. REGOLA. Accordo del Pronome Relativo. Un pronome relativo* deve essere in accordo col
suo antecedente in genere e numero, ma il suo caso è determinato dalla funzione che svolge nella
sua frase (Soggetto, Oggetto, ecc.).
34. REGOLA. Gerundio e Gerundivo. 1. Il gerundio è un nome verbale e corrisponde alla
declinazione dell’Infinito (genitivo, dativo, accusativo con preposizione, ablativo). Esempi:
Voluntas amandi “voglia di amare”. Idoneus militando “idoneo a combattere”. Ad adiuvandum “per
aiutare”. In legendo “nel leggere”.
2. Il gerundivo è un aggettivo verbale e si impiega al posto della sequenza ‘gerundio + oggetto’. Nei
casi genitivo e ablativo semplice l’uso, pure preferito, non è obbligatorio. Esempio: in legendo
libros → in legendis libris “nel leggere i libri”.
35. REGOLA. Gerundio e Gerundivo finale (d’intenzione). L’accusativo del gerundio o gerundivo
preceduto da ad, oppure il loro genitivo seguito da causa “per” serve a esprimere un fine, uno
scopo, un’intenzione. Venerunt ad videndum/videndi causa “vennero per vedere”. Venerunt ad
videndam Urbem/Urbis videndae causa “vennero per vedere Roma”.
36. REGOLA. Ablativo assoluto. L’ablativo di un nome o pronome con un participio presente o
perfetto nello stesso caso è usato per esprimere concomitante (participio presente) o antecedente
(participio perfetto). Intrante praeside, omnes consurgunt “entrando il preside, tutti si alzano”.
Nominatis victoribus certaminis, praeses abiit “nominati i vincitori del concorso, il preside se ne
andò”.
Nota 1. Il participio del verbo esse è sempre sottinteso. Iohanne XXIII Papa, Concilium
convocatum est “(essendo) Papa Giovanni XXIII, fu convocato il Concilio”.
Nota 2. Il nome in ablativo assoluto non può riferirsi al termine di un’altra proposizione nello stesso
periodo* sintattico. Così si può dire: lecto libro, | pater lumen extinxit “letto il libro, il papà spense
la luce; non invece: lecto libro, pater illum in pluteo deposuit “letto il libro, il papà lo ripose sullo
scaffale”, dovendosi dire: lectum librum pater in pluteo deposuit.
Nota 3. L’ablativo assoluto col participio perfetto è permesso solo con i Verbi deponenti*
intransitivi* e con i verbi transitivi* attivi*.
GLOSSARIO
Accordo. Condivisione di medesime caratteristiche sintattiche tra più termini di una stessa
proposizione. Il Verbo segue nel numero* e nella persona* il suo soggetto. L’aggettivo si accorda
in genere*, numero* e caso* con il nome da cui dipende. L’apposizione si accorda nel solo caso col
nome da cui dipende.
Accusativo. Forma assunta dalla desinenza* di un nome (sostantivo, aggettivo, participio) quando
ha funzione di Oggetto diretto*.
Aggettivo. Parte del discorso che possiede, in latino, tutti e tre i generi: maschile, femminile,
neutro. Es.: libro rosso, casa rossa, bandiera rossa: liber ruber, domus rubra, signum rubrum.Si
distinguono in prima classe* e seconda classe*.
Apposizione. Nome comune che specifica un nome proprio. Esempio: Petrus apostolus
“L’apostolo Pietro”. In latino l’apposizione (eccetto rex)segue, non precede il nome cui si riferisce.
Attivo, verbo. Un verbo si dice attivo quando il suo soggetto coincide con chi compie l’azione.
Esempio: “Paola insegna cinese”. ‘Paola’ compie l’azione di insegnare ed è anche soggetto
grammaticale.
Attributo. È in genere un aggettivo o un participio che determina una qualità del nome. Esempi:
bella casa. Luna splendente.
Avverbio di modo. Parte invariabile del discorso derivata da un aggettivo qualificativo. In italiano termina
in –mente, come “fortemente”.
Caso. Parte finale mutevole di una parola indicante la sua funzione (Soggetto*, Oggetto*,
complementi vari) nella frase. In latino sono sei: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo,
ablativo.
Comparativo di maggioranza. Grado dell’aggettivo qualificativo espresso in italiano con “più”,
come “più grande”. In latino si ottiene aggiungendo –ior/-ius all’aggettivo.
Coniugazione. Insieme delle regole e delle forme che modificano un verbo per esprimere
precisamente l’idea intesa dal parlante.
Deponenti, verbi. Verbi che usano le desinenze dei verbi passivi* sebbene abbiano significato
attivo*.
Desinenze. Parte finale mutevole delle parole (nomi, verbi, aggettivi) che sono parti variabili del
discorso. Esempio: cas-a (desinenza del singolare), cas-e (desinenza del plurale).
Finito, modo. Sono modi finiti quelli le cui voci ammettono le differenti persone (io, tu, egli, ecc.).
In latino sono modi finiti: l’indicativo, il congiuntivo, l’imperativo. Esempio: “noi parliamo”
costruzione corretta, modo finito: “noi parlare”, costruzione errata, modo infinito.
Genere. In latino si riconoscono tre generi grammaticali: maschile, femminile, neutro*. La
distinzione è grammaticale, non di genere naturale e serve essenzialmente al corretto accordo degli
aggettivi.
Intransitivo, verbo. Verbo che ha in sé senso compiuto senza necessità o possibilità di aggiunte
non preposizionate. Esempio: “io nuoto” ha senso del tutto compiuto; esso ammette, per es.,
l’aggiunta preposizionata “io nuoto in piscina”, ma non la sintassi diretta (senza preposizione) “io
nuoto piscina”.
Neutro*. Genere grammaticale al quale appartengono tutte le parole in cui il Nominativo* e
l’Accusativo* hanno sempre uscite identiche tra loro. Esempio: ministerium
(Nominativo/Accusativo).
Nome del Predicato. Nome o attributo* legato al soggetto tramite il verbo esse. Paula est
Itala/magistra/innocens.
Nominativo. La forma fondamentale dei nomi latini, quale si trova nel dizionario. Serve a
esprimere il soggetto grammaticale dei verbi di modo finito*.
Numero. In latino sono due: singolare (parlando di una sola persona o cosa) e plurale (parlando di
molte persone o cose).
Oggetto diretto. Nome diverso dal soggetto* necessario a completare il senso di un verbo e
rispondente alla domanda: che cosa? Esempio: “Io preferisco”, il senso non soddisfa perché rimane
aperta la domanda: che cosa? “Io preferisco una pizza”, in questo caso la frase è completa per la
presenza di un Oggetto. Esso si chiama Diretto perché si lega al verbo senza alcuna preposizione:
“Preferisco una pizza” (oggetto diretto), “Nuoto in mare” (non è oggetto diretto per la presenza
necessaria di ‘in’).
Paradigma. Insieme delle forme fondamentali di un verbo necessarie a formarne tutte le voci. Nei
dizionari latini, per I verbi attivi, troviamo in ordine cinque forme:
1a persona singolare
del presente
2a pers. sing.
1a pers. del passato
perfetto
supino attivo
infinito
Per i verbi deponenti* troviamo quattro voci:
1a persona singolare del
presente
2a pers. sing.
1a pers. del passato perfetto
infinito
Parte nominale. Vedi: nome del predicato.
Passivo. Verbo in cui non vi è coincidenza tra soggetto* grammaticale e colui che realmente
compie l’azione. Esempio: “la porta (soggetto grammaticale, non compie l’azione) è stata aperta da
Nino (non è soggetto grammaticale, ma compie l’azione)”, chi ha fatto che cosa? ‘Nino’, che ha
aperto la porta.
Perfetto, participio. Participio di tempo passato che in latino, per i verbi attivi, deriva dal supino*
impiegato come un aggettivo del tipo bonus, -a, -um.
Perifrastica. Espressione di un’idea tramite più voci verbali solidali tra loro. Esempio: “sto per
partire”, i due verbi esprimono una sola azione (= partirò tra poco). In latino distinguiamo una
perifrastica attiva (del tipo –urus est ‘sta per’) e una passiva (del tipo –ndus est ‘è da + infinito’).
periodo* sintattico.
Persone* verbali. Sono determinazioni dei verbi nei modi finiti*. Sono tre singolari* (io, tu, egli) e
tre plurali* (noi, voi, essi).
Plurale. Vedi: numero*.
Prima classe degli aggettivi. Aggettivi latini del tipo bonus, -a, -um/sacer, -a, -um che seguono la
prima declinazione per il genere* femminile e la seconda per maschile e neutro*.
Pronome relativo. Parte variabile del discorso che unisce due proposizioni senza ripetere un nome
già impiegato nella prima proposizione. In italiano: “che”, “il/la quale”.
Seconda classe degli aggettivi. Aggettivi latini che seguono la terza declinazione.
Soggetto*. La parte del discorso (spessissimo un sostantivo) che determina la forma delle
desinenze* del verbo. Esempio: “Nicola canta”, non ‘canti’ o ‘cantano’, perché “Nicola” non è ‘tu’
e non è plurale*, bensì terza persona* singolare.
Superlativo. Grado dell’aggettivo che esprime una qualità al massimo grado. In italiano
distinguiamo un superlativo assoluto, come “altissimo”, da uno relativo, come “il più alto di tutti”.
Il latino conosce un’unica forma, come altissimus.
Supino attivo. È la quarta voce del paradigma* dei verbi attivi e termina sempre in –um. Serve, tra
l’altro, alla formazione del participio perfetto*.
Transitivo, verbo. Verbo che necessita o almeno ammette un oggetto* diretto.