Torino Borgo Medievale Cortile del Melograno Mercoledì 03.IX.08

Torino
Borgo Medievale
Cortile del Melograno
Mercoledì 03.IX.08
Giovedì 04.IX.08
ore 21.30
Teatro Colosseo
Venerdì 05.IX.08
ore 23
La diaspora africana
mercoledì 3 settembre 2008
ore 21.30
Borgo Medievale
Cortile del Melograno
Sidh
Sidh, voce, gumbri, bendir, qraqueb
Hamid Raseljebel, tastiere
Renato Vecchio, fiati
Riccardo Manzi, chitarra
Stephen Coy, basso
Abdelfattah Kehailich, percussioni
Abderrazak Allal, batteria
Sidh è un giovane musicista algerino che propone la musica ispirata ai ritmi e alle
melodie della tradizione gnawa e raï: un viaggio attraverso i suoni e le atmosfere
del deserto fino al Maghreb.
Un intreccio di provenienze e di colori si aggiunge al panorama del sound etnico,
un connubio tra Africa ed Europa, Italia e Maghreb. In questo esperimento di fusione tra i ritmi tradizionali della musica gnawa e del raï algerino e quelli del patrimonio popolare europeo, dal jazz alla taranta, non si avverte alcuna dissonanza,
alcuna dicotomia. Anzi, il tutto si amalgama, ma ogni cosa mantiene la sua specificità.
Questo connubio è quindi anche un buon auspicio, affinché non solo nella musica,
ma in ogni frangente delle nostre esistenze quotidiane si realizzi questa fusione, pur
nel rispetto delle diversità.
La musica gnawa ha una profonda risonanza spirituale. È infatti la musica che
accompagna le sedute di dhikr – dette anche “lila”, ovvero serate spirituali – poiché ha un potere fortemente evocativo e ipnotico. Questa musica sopravvive in
Marocco e in Algeria, dove si è conservata fino ad oggi.
Sidh ha ricevuto una formazione musicale classica, studiando sassofono contralto
al Conservatorio di Algeri, città in cui ha creato il gruppo musicale Harmonica, con
il quale ha dato vita allo stile raï-tergui, una mescolanza tra la musica dell’ovest dell’Algeria, il raï e la musica del popolo Tuareg, il “tergui”. Ha partecipato a numerose rassegne italiane e straniere di musica etnica.
Nel gennaio 2007 è stato pubblicato dall’etichetta italiana Dunya il cd di musica
gnawa Lila, presentato con un concerto live a Radio3 Suite.
Il primo cd di questo progetto raï di Sidh sarà in uscita nell’autunno 2008.
Il concerto del Sabina International Ensemble alla Venaria Reale, previsto per giovedì 11 settembre, è stato posticipato a venerdì 12 settembre, sempre alle ore 19
Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
giovedì 4 settembre 2008
ore 21.30
Borgo Medievale
Cortile del Melograno
Saba
Saba Anglana, voce
Cheikh Fall, kora, djembè
Tatè Nsongan, chitarra acustica
Martino Roberts, basso
Le storie che Saba racconta sono quelle contenute nel suo album d’esordio Jidka
(The Line): la voce si snoda tra melodie e parole in narrazioni di viaggi, affetti,
nostalgia, immigrazione, dalle sue origini nel Corno d’Africa al bacino occidentale,
attraverso diversi idiomi e ibridazioni afro-europee.
La linea è quello spazio fisico o immaginario che divide o unisce i popoli, le culture.
La kora, il djembè e la chitarra acustica accompagnano Saba su questa linea fertile, in bilico tra identità dinamiche e multiple, in costante movimento, nell’avvincente intreccio tra musica e narrazione.
Saba Anglana, cantante italo-etiope, è cresciuta fino a cinque anni a Mogadiscio in
Somalia quando, dopo l’arrivo di Siad Barre (1969), suo padre, un dirigente italiano, e sua madre, una somala di sangue etiope, furono costretti a fare le valigie. Una
fuga traumatica che si è trasformata oggi in un’occasione di riflessione artistica per
questa figlia della diaspora che vive a Roma e che nella sua vita ha fatto anche l’attrice teatrale e televisiva (La Squadra), la doppiatrice, l’autrice. Il suo album, e la
sua ricerca, sono soprattutto un tentativo di ritrovare le proprie radici, di parlare
attraverso l’arte di un’identità impossibile, plurima e sfaccettata: mezza etiope,
mezza somala, mezza italiana, né africana né italiana. Forse solo apolide, o come
lei dice “straniera in ogni dove”, come tutti i figli della diaspora e dell’immigrazione, costretti a uno sdoppiamento identitario che a volte li rende più forti.
venerdì 5 settembre 2008
ore 23
Teatro Colosseo
Mory Kante
Mory Kante, voce, kora, chitarra acustica
Thomas Vahle, flauti africani
Adama Conde, balafon
Losseni Kone, djembè e talking drums
Mohamed Alpha Camara, congas, djembè
Mohamed Hafsi, basso e dun dun
Thierry Servien, chitarre e dun dun
Denis Tchangou, percussioni
Ahouefa Ruffino, Genevieve Astor, cori
Frank Grimaud, Olivier Bret, fonici
Il guineiano Mory Kante simboleggia, più di chiunque altro, quella che si usa definire world music, come a dire la fusione della musica etnica (e, in concerto, soprattutto africana) con elementi sonori e tecnologici occidentali.
Nato in una famiglia di griots (la casta della cultura mandinga dedita alla musica),
Mory Kante comincia già a sette anni a destreggiarsi con strumenti tradizionali
come il balafon e la kora. Poco dopo comincerà a interessarsi al rock e alla musica
elettronica occidentale. Nel 1974 debutta professionalmente a Bamako (la capitale
del Mali) come strumentista, nella Rail Band in cui canta il grande Salif Keita. Dopo
tre anni di tournée si stabilisce nella Costa di Marfil, dove forma un gruppo tipico
dell’Africa occidentale e con il quale adatta le sonorità tradizionali mandinghe al
linguaggio del funk e del rock. Nel 1981 incide il suo primo disco, Krougnégné, al
quale seguirà nel 1984 Mory à Paris, con il sostegno del cantante francese Jacques
Higelin. Poco dopo partecipa al disco collettivo Tam-Tam pour l’Ethiopie, si esibisce in Le Printemps de Bourges del 1985 e collabora con musicisti africani già consolidati come Ray Lema, Hugh Masekela e Manu Dibango.
Nel 1987 è già tutto pronto per il suo trionfo a livello internazionale, ottenuto con
l’uscita del disco Akwaba Beach che includeva quello che è stato il suo maggior successo, Yéké Yéké. Il magico suono della kora – una specie di incrocio tra arpa e
laùd, che ha tra 21 e 25 corde – inizia a essere ogni volta più conosciuto e la musica malinké può essere ascoltata così in tutto il mondo. Gli interventi di Mory Kante
sono richiesti anche da importanti artisti pop, tra cui i Talking Heads, e in Touma
collabora con musicisti come Carlos Santana, Ray Phiri, Jeff Porcaro e Larry Williams. Il 14 luglio 1991 Mory Kante si è esibito, insieme a Cheb Khaled y Kassav,
in un concerto al Central Park di New York davanti a circa 300.000 persone.
Di recente si è dedicato alla costruzione di Villa Nongho, un grande complesso
situato a Conakry (Guinea), che dispone di studi di registrazione, agenzia di management, un centro di formazione e un’agenzia di promozione e pubblicità.
Nel 2004 è uscito il suo ultimo lavoro, Sabou: un album in cui intreccia nuove afroballads e i suoni della musica della Guinea con i propri inimitabili stili compositivi.
In collaborazione con
e
Fondazione Torino Musei