FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
Vangelo (Mc 1,7-11)
In quel tempo 7 Giovanni predicava: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non
son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzati con acqua, ma
egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”.
9
In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10 E,
uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11 E si
sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.
Chi è il Cristo al quale ogni uomo che vuole essere salvato è chiamato a dare la sua adesione? La
prima comunita cristiana non lo presentava mediante ragionamenti astratti e involuti, lo annunciava
raccontando ciò che era accaduto a Gesù di Nazaret a partire dal giorno in cui era andato al fiume
Giordano per farsi battezzare da Giovanni. Matteo e Luca fanno precedere la sua vita pubblica
dal racconto della sua nascita e di alcuni avvenimenti della sua infanzia. Marco invece inizia il suo
racconto in modo brusco: lo fa cominciare - come dice Pietro - “dal battesimo predicato da Giovanni”
(At 10,37).
1. Il brano di oggi ci propone anzitutto una breve sintesi di quanto il precursore andava dicendo:
egli proclamava la venuta di uno al quale non si sentiva degno nemmeno di sciogliere i legacci dei
sandali. Giovanni era cosciente di essere un grande profeta, ma, di fronte a Gesù, sentiva di
contare meno di un servo (vv.7-8).
Questi primi versetti ci suggeriscono una riflessione: come gli ascoltatori del Battista, anche noi,
prima di incontrare chi ci ha parlato del Signore, abbiamo seguito tanti maestri: siamo rimasti ad
ascoltare il predicatore di una setta religiosa, abbiamo contemplato, come in estasi, il divo del
cinema o della televisione, gli idoli degli stadi, la famosa attrice della telenovela. Queste persone
sono divenute i nostri modelli, i nostri ideali di vita. Poi abbiamo cominciato a conoscere Gesù, lo
abbiamo amato, abbiamo apprezzato i suoi insegnamenti. Tuttavia, proviamo a chiediamoci: per
noi egli è soltanto il migliore fra tutti o è l’unico maestro?
2. Dopo i primi versetti introduttori, ecco che Marco fa entrare in scena Gesù: “In quei giorni venne
Gesù da Nazaret in Galilea...” (v.9). Non dice né che età avesse, né a quale famiglia appartenesse.
Come abbiamo sottolineato, questo evangelista si interessa soltanto a ciò che Gesù ha compiuto
a partire dal battesimo di Giovanni e il primo episodio che narra è il suo battesimo.
In quel tempo c’erano molte sette religiose che praticavano questo rito. Le persone venivano
immerse nell’acqua, erano fatte scomparire e poi venivano nuovamente tirate fuori. Questa
cerimonia aveva vari significati. Il più importante e fondamentale era questo: l’immersione nell’acqua
indicava che tutta la vita passata veniva fatta scomparire, era come se fosse lavata via dalla
corrente. Colui che usciva dall’acqua era considerato un uomo nuovo, era come se fosse nato in
quel momento.
Giovanni utilizza il battesimo come rito di accettazione delle persone nel gruppo dei suoi discepoli.
Vengono battezzati coloro che decidono di cambiare vita e di prepararsi alla venuta del Messia.
La prima condizione per riceverlo è dunque quella di riconoscersi peccatori, per cui, i farisei e i
sadducei non si fanno battezzare perché si considerano giusti, senza peccato (Lc 7,30).
Se questo è il significato del battesimo di Giovanni, non si capisce perché Gesù lo riceva. Egli non
deve cambiare vita.
Il significato del suo gesto è molto profondo. Il battesimo è una immersione. Scendendo nell’acqua
assieme ai peccatori Gesù mostra che egli si immerge nella loro realtà , condivide la loro condizione,
si mette al loro fianco, si identifica con loro e con loro inizia il cammino che porta alla libertà.
Proviamo a chiederci: come si comportano oggi le nostre comunità cristiane? Si sentono solidali
con coloro che hanno sbagliato nella vita o li salvano... giudicandoli, disprezzandoli, parlando
male di loro? Come trattano, per esempio, le ragazze madri o le coppie che hanno fallito nel loro
matrimonio? Li considerano dei fratelli oppure preferiscono isolarli, mantenerli lontani, separati?
Compito del cristiano sarà quello di essere un duro censore morale, sempre pronto a condannare
gli errori degli altri? Il Battista era un po’ un tipo del genere, ma noi non siamo battistini, siamo
cristiani e il Maestro che noi seguiamo non ha sgridato i peccatori, li ha capiti, li ha difesi e, fin
dall’inizio, si è messo al loro fianco, è divenuto uno di loro.
3. Il battesimo di Gesù è accompagnato da tre fatti piuttosto strani: “i cieli si aprirono, lo Spirito
discese come una colomba, si udì una voce dal cielo”. E’ difficile considerarli informazioni. Proviamo,
ad esempio, ad immaginare l’apertura dei cieli (non delle nubi!)... più aperti di quello che sono è
ben difficile!
Marco non sta facendo la cronaca di ciò che è accaduto un imprecisato giorno dell’anno 27-28
d.C., ma vuole insegnarci chi è Gesù e ce lo dice utilizzando tre immagini il cui significato era
chiaro per i lettori del suo tempo.
La prima, quella dei cieli aperti, si riferisce a una profezia che si trova in Is 63,15-19 dove il profeta
chiede a Dio che apra i cieli, cioè, che ponga fine al suo silenzio e cessi di stare lontano dal suo
popolo che ha peccato. Lo supplica di spalancare ancora il suo cuore e di tornare ad essere
amico degli uomini.
Servendosi di questa immagine, Marco ci dice che con l’inizio della vita pubblica di Gesù la
riconciliazione fra cielo e terra, fra Dio e gli uomini ha cominciato a divenire una realtà.
L’immagine della colomba richiama ciò che è accaduto al tempo del diluvio. Anche allora il cielo
era chiuso e c’era inimicizia fra Dio e gli uomini. La colomba con il ramoscello d’olivo fu il segno
che era stata ristabilita la pace.
Perché lo Spirito è paragonato a una colomba?
Nell’AT la forza del Signore era comunicata ai re, ai profeti e ai grandi liberatori; questo spirito li
rendeva coraggiosi e dava loro la capacità di compiere l’opera di salvezza a loro affidata. Nel
giorno del suo battesimo, Gesù ricevette questa consacrazione e questa forza per compiere la
sua difficile missione di liberatore.
Era molto tempo che in Israele non comparivano uomini di Dio. L’ultimo profeta era morto quasi
300 anni prima. Sembrava davvero che il cielo fosse chiuso e che Dio non volesse più parlare al
suo popolo. Lo spirito del Signore non scendeva più su nessuno, era come una colomba che
volava nell’aria senza trovare una persona degna su cui posarsi. Inviando il suo Spirito su Gesù,
Dio mostra di aver ricominciato a parlare all’uomo.
In Israele la colomba aveva anche un altro significato: era il simbolo della dolcezza e dell’amore.
Lo stile con cui Gesù si avvicina all’uomo peccatore e lontano da Dio non è quello dell’avvoltoio o
dell’aquila, ma quello tenero della colomba.
Nella prima lettura il profeta annunciava il Messia dicendo che egli non avrebbe gridato, non
avrebbe usato un linguaggio violento e aggressivo e, soprattutto, non avrebbe spezzato la canna
incrinata né spento il lucignolo che ancora avesse qualche segno di fiamma. Il suo sarebbe stato
l’atteggiamento dolce di chi cura con delicatezza le ferite prodotte dal peccato.
Qual è lo stile adottato dai cristiani delle nostre comunità nei confronti di chi è lontano da Dio:
quello violento degli uccelli rapaci o quello della colomba? Siamo testimoni della tenerezza del
Padre o annunciamo il volto truce e irato del dio severo?
La voce del cielo non deve essere immaginata come un grido (d’uomo o di donna?). Questa è
un’espressione che i rabbini di quel tempo usavano spesso per presentare solennemente ciò che
Dio pensava di una certa persona o di un certo avvenimento. Qui vuole dire che, malgrado tutte le
apparenze (... Gesù si presenta come un uomo debole e peccatore), Dio lo indica come il Servo
fedele e prediletto di cui ci ha parlato la prima lettura.
4. Notiamo infine due particolari che hanno una senso teologico profondo. Si tratta del luogo del
battesimo di Gesù (il fiume Giordano) e del momento in cui ha ricevuto lo Spirito (uscendo
dall’acqua... e non dentro il fiume, come spesso vediamo rappresentato nelle immagini).
Nell’AT si narra che il popolo d’Israele, guidato da Giosuè, dovette attraversare il Giordano prima
di entrare nella terra della libertà.
Gesù è presentato da Marco come il nuovo Giosuè che guida il nuovo popolo di Dio (tra l’altro, in
ebraico, il nome di Gesù è lo stesso di quello di Giosuè). Attraversato il Giordano, Giosuè fu
riempito dello spirito di Dio per compiere l’opera difficile di portare verso la terra promessa il
popolo che lo seguiva. Lo stesso accade a Gesù: uscendo dall’acqua riceve lo Spirito, la forza di
Dio, per condurre gli uomini verso la libertà.
Abbiamo coscienza di appartenere a questo popolo in cammino? Dove ci sta conducendo il
Maestro? Dove è diretto? Cosa dobbiamo fare per seguirlo? Marco ce lo dirà nel suo Vangelo che
la liturgia ci propone durante tutto quest’anno.
TEMA DELLA FESTA
Gesù inizia la vita pubblica
Dopo le feste di Natale, la liturgia ci presenta l’inizio dell’attività pubblica di Gesù. Tutto cominciò
con il battesimo di Giovanni - ci dice Pietro nella seconda lettura.
La prima lettura ci descrive la chiamata, il dono dello Spirito e la missione del “servo del Signore”.
Il Vangelo ci indica in Gesù il “Servo” fedele al Padre e ci mostra il cambiamento dei rapporti fra
uomo e Dio provocato dall’inizio della sua vita pubblica.
La parola di Dio di questa domenica invita tutti i battezzati a iniziare con Gesù il cammino. Il
Battesimo non li ha resi solo “un po’ più buoni”, li ha immersi con Gesù in una vita completamente
nuova.