Cats il musical Cats, uno dei più famosi musical nel mondo, è in tour 2016: affascinanti costumi, balli superlativi, musiche toccanti e Memory cantata in maniera strepitosa. Il musical è l’adattamento musicale di una raccolta di poesie aventi gatti come protagonisti. Dopo la tappa bolognese, il tour prosegue in Svizzera e, successivamente, in Gran Bretagna. Cats il musical è in due atti la cui prima rappresentazione risale al 1981 e, ancora oggi, riscuote un gran successo di pubblico. Perché? Perché c’è energia ed emozione, un binomio vincente. Cats il musical è composto da Andrew Lloyd Webber che ha musicato tutte le poesie della raccolta Old Possum’s Book of Practical Cats di Thomas Stearns Eliot per costruire la storia del musical, oltre a materiale inedito fornitogli dalla vedova di Eliot. Cats il musical Trama. Protagonisti del musical sono i gatti del quartiere di Jellicle che si ritrovano per l’annuale ballo e per festeggiare il loro capo, Old Deuteronomy, che dovrà scegliere il gatto da portare al paradiso dei Jellicle Cats, l’Heaviside Layer. Durante le prime canzoni i gatti si presentano e raccontano la loro storia, ma la festa è turbata dalla malvagità del gatto Macavity e dalla tristezza della gatta Grizabella, ritrovatasi sola e in miseria dopo aver abbandonato il gruppo, ma decisa a farsi perdonare. E’ con la canzone più celebre del musical, Memory, che Grizabella si rivolge ai compagni di un tempo chiedendo di essere perdonata e riammessa tra loro; il vecchio capo Old Deuteronomy concederà proprio a lei il privilegio di salire la scala che la porterà nel Paradiso dei Gatti di Jellicle. Cats è un musical magico e sempreverde. Canto e fisicità al top. Simpatico lo scorrazzare dei gatti tra il pubblico della platea. Un grande applauso ad Anita Louise Combe, nei panni di Grizabella nel tour 2016, per la strepitosa interpretazione di Memory. Cinzia Malaguti N.B.: le immagini sono tratte da Wikipedia Alimenti per la salute degli occhi Tra i tanti benefici per la salute di una alimentazione ricca di vegetali e di pesce ci sono anche quelli che riguardano la salute degli occhi. Dalla protezione contro il glaucoma alla riduzione del rischio di sviluppare cataratta, dalla protezione della retina dal danno ossidativo alla protezione dalla degenerazione maculare, dalla riduzione dell’affaticamento visivo alla riduzione della secchezza oculare, sono gli effetti sulla salute degli occhi dei nutrienti contenuti in verdura, frutta e pesce. Secondo lo studio più recente pubblicato sulla prestigiosa rivista JAMA Ophthalmology, una dieta ricca di verdure, soprattutto di quelle a foglie verdi, sarebbe efficace nella protezione del nervo ottico e quindi anche nella prevenzione del rischio di sviluppare il glaucoma, causa di cecità. Studi precedenti hanno messo in relazione il consumo di alimenti ricchi di vitamina E (spinaci, broccoli, mandorle, noci, per esempio) con la riduzione del rischio di sviluppare cataratta, cioè il processo di opacizzazione del cristallino. Anatomia dell’occhio Studi sperimentali hanno dimostrato anche il ruolo della luteina e della zeaxantina, carotenoidi ampiamente presenti nel mondo vegetale, nella protezione della retina sia dal danno foto-ossidativo, a cui è esposta quotidianamente, sia nella progressione di patologie oculari anche gravi, come la degenerazione maculare correlata all’età. L’assunzione di luteina è importante perché è uno dei pigmenti della retina, mentre la zeaxantina agisce come antiossidante; li possiamo assumere con la frutta e verdura giallo-arancio, con la verdura a foglie verdi e con il tuorlo d’uovo. Verdure e frutta contengono anche essenziali vitamine per la salute degli occhi: la A e la B2. La vitamina A è responsabile della visione crepuscolare e la carenza si associa a cecità notturna e a secchezza oculare; si trova in frutta e verdura di colore giallo-arancio, oltre che nel fegato, latticini, uova e pesce. La carenza di vitamina B2 può provocare congiuntivite e cataratta, l’opacizzazione del cristallino; si trova nelle verdure a foglia verde, oltre che nei cereali, legumi ed alimenti di origine animale. Vediamo ora il ruolo del pesce nella salute degli occhi. La carenza di Omega-3 è associata a disturbi e patologie dell’occhio, quali secchezza oculare e degenerazione maculare. Gli acidi grassi Omega-3 contenuti nel pesce, soprattutto nel salmone, sono tanto importanti per la salute degli occhi perché sono costituenti dei bastoncelli della retina, quindi intervengono nei processi di sostegno e riparazione. Secondo uno studio prospettico americano su più di 72.000 uomini e donne, seguiti per 10-12 anni, il rischio di sviluppare la degenerazione maculare correlata all’età è risultato ridotto di circa il 30% all’aumentare di livelli di assunzione di DHA, un Omega-3. Poiché l’omega-3 dipende dal consumo di pesce, secondo questi dati il rischio di sviluppare degenerazione maculare potrebbe ridursi fino al 35% per chi consuma 4 porzioni di pesce alla settimana rispetto a chi si ferma a 3. Filetti di salmone ricchi di Omega-3 Verdura, frutta e pesce sono, quindi, anche alleati della salute dei nostri occhi. Consiglio: consumate verdura di stagione quotidianamente e a tutti i pasti, frutta a merenda tutti i giorni, pesce 3-4 volte a settimana. La rivista Alimentazione, Prevenzione & Benessere della Nutrition Foundation of Italy ha pubblicato la sintesi di queste ed altre ricerche sui nutrienti in campo per la salute degli occhi. L’articolo che avete appena letto le ha richiamate, integrate e ne ha sottolineato gli aspetti che ritengo più rilevanti. Buona salute! Cinzia Malaguti Bibliografia: Alimentazione, Prevenzione & Benessere, anno III numero 2, scarica il pdf Broadhead GK, Grigg JR, Chang AA, McCluskey P, Dietary modification and supplementation for the treatment of agerelated macular degeneration. Nutr Rev. 2015 Jul 73(7):448-62 Hong T, Flood V, Rochtchina E, et al. Adherence to dietary guidelines and 10-year cumulative incidence of visual impairment: the Blue Mountains Eye Study. Am J Ophthalmol. 2014 Aug 158(2):302-8 Zhu W, Wu Y, Li Get al. Efficacy pf polyunsaturated fatty acids for dry eye syndrome: a meta-analysis of randomized controlled trials. Nutr Rev. 2014 Oct 72(10):662-71 Kang JH, Willett WC, Rosner BA et al. Association of Dietary Nitrate Intake With Primary Open-Angle Glaucoma: A Prospective Analysis From the Nurses’ Health Study and Health Professionals Follow-up Study. JAMA Ophthalmol. 2016 Jan 14:1-11 Weikel KA, Garber C, Baburins A, Taylor a. Nutritional modulation of cataract. Nutr Rev. 2014 Jan 72(1):30-47 Tiro, i Fenici e la Foresta dei Cedri Tiro, i Fenici e la Foresta dei Cedri sono intimamente legati tra di loro. Tiro conobbe un’epoca di grande splendore con i Fenici e fu grazie al legno di cedro, quale preziosa merce di scambio, che il re fenicio Hiram costruì il suo potente impero. L’antica Tiro si trova nella località libanese di Sur e la Foresta dei Cedri di Dio si estende sulle pendici del monte al-Makmel, sempre in Libano. Tiro e la Foresta dei Cedri di Dio sono entrambe protette Patrimonio dell’Umanità Unesco. Mappa antichi insediamenti dei Fenici Tiro e i Fenici Con i Fenici, la città di Tiro divenne una delle città portuali più importanti di tutto il Mediterraneo. Tiro fu fondata verso il 2700 a.C. da genti della città di Sidone, situata circa 40 km più a nord. Successivamente fu conquistata dagli Egizi, sotto la cui tutela rimase per secoli, finché dovettero abbandonare la zona per concentrarsi nella difesa dell’Egitto attaccato dai Popoli del Mare; questo diede a Tiro l’opportunità di rendersi indipendente dall’egemonia egizia e diventare, sotto il regno di Hiram I, a partire dal 970 a.C., il principale centro di potere della zona siro-palestinese. Grazie all’alleanza di Hiram con la monarchia di Davide e Salomone a Gerusalemme, Tiro controllò le rotte commerciali verso il Mar Rosso, che generarono buona parte della ricchezza necessaria a rinnovare la città. Tuttavia, le sue costruzioni più impressionanti, almeno per quanto è stato ricostruito dagli storici ed in parte giunto fino a noi, risalgono all’epoca romana. Tiro oggi, l’antica strada colonnata di epoca romana La ricchezza dei fenici era basata sul commercio, principalmente di porpora e legno di cedro, di cui il Libano era ricco. La porpora, per millenni, era ottenuta dalla secrezione di una ghiandola di un mollusco gasteropode, il murice comune, così prezioso che veniva pesato prendendo come riferimento l’oro. Nell’antichità, Tiro fu il centro di produzione esclusivo della porpora e per questa ragione faceva gola alle potenze straniere. Gli assiri metterono Tiro sotto il proprio controllo nell’VIII secolo a.C., le truppe babilonesi assediarono la città nel VI secolo a.C., nel 332 a.C. venne conquistata dai soldati di Alessandro Magno e nel I secolo a.C. le truppe romane sfilarono per le sue strade. Tiro oggi foto di Véronique Dauge I resti dei monumenti architettonici che possiamo oggi ammirare dell’antica Tiro sono, però, un’eredità dei Romani (la città imperiale e la necropoli); solo nei resti dell’antica città imperiale romana sono presenti anche resti delle mura fenicie. Tiro, l’odierna Sur, si trova ad 83 km a sud di Beirut (Libano) ed Patrimonio dell’Umanità Unesco. La foresta dei cedri di Dio, Libano La Foresta dei Cedri di Dio Secondo l’Antico Testamento, l’espansione di Tiro nel continente fu legata agli stretti rapporti d’affari che il Re Hiram aveva con il Re Salomone di Gerusalemme. Il Re Salomone ricevette consulenza tecnica ed aiuto materiale da Tiro per edificare il proprio palazzo a Gerusalemme e costruirvi il suo Tempio. Secondo la Bibbia, infatti, re Salomone ricevette dai fenici di Re Hiram il legno di cedro necessario per costruire il suo palazzo ed il tempio e in cambio offrì venti città della Galilea. Il cedro, infatti, ricopriva vaste aree della regione di Tiro, corrispondente all’attuale Libano, tanto da assurgere poi a simbolo stesso del paese. Antico cedro del Libano Di antichi cedri in Libano ne esistono ancora, anche se coprono territori decisamente più contenuti, grazie anche all’UNESCO che dal 1998 protegge ciò che è rimasto di quella storica area boschiva. E’ chiamata la Foresta dei cedri di Dio e si estende sulle pendici del monte al-Makmel, nella valle di Qadisha, poco distante dalla città di Bsharre. Situata a circa 2000 metri di altitudine, comprende diverse centinaia di importanti cedri del Libano, alcuni molto antichi; quattro hanno raggiunto l’imponente altezza di 35 metri e hanno tronchi della circonferenza di 12-14 metri. Cedro del Libano La Foresta dei Cedri di Dio è rigorosamente protetta Patrimonio dell’Umanità Unesco e può essere visitata solo facendosi accompagnare da guide. Cinzia Malaguti Leggi anche I fenici su Wikipedia Foto: fonte Wikipedia e Unesco Bibliografia: National Geographic, Patrimonio dell’Umanità, vol. Asia IV, Milano, RBA, 2015 Storica NG, n. 85 F. B. Chatonnet, E. Gubel, I fenici. Alle origini del Libano, Milano, Electa Gallimard, 2008 M. Gras, P. Roulillard, J. Teixidor, L’universo fenicio, Torino, Einaudi, 2000 I. Finkelstein, N. A. Silberman, Le tracce di Mosé. La Bibbia tra storia e mito, Roma, Carocci, 2002 Lo sviluppo del talento della plusdotazione e In un mix di genetica ed ambiente, il riconoscimento e lo sviluppo del talento e della plusdotazione sono tanto difficili da mettere a frutto quanto sono importanti per lo sviluppo dell’umanità. Vediamo di cosa si tratta. Cos’è il talento e la plusdotazione I bambini plusdotati e di talento sono quelli identificati da persone professionalmente qualificate che, grazie al possesso di abilità molto superiori alla media, sono capaci di performance elevate. Questi bambini hanno bisogno di programmi educativi differenziati oltre a quelli normalmente già forniti dalla scuola per poter così realizzare se stessi e dare un contributo allo sviluppo sociale. (U.S. Office of Education) Spesso ci si chiede se contano di più le doti innate o le opportunità di un ambiente favorevole nello sviluppo di abilità molto superiori alla media. Scienziati, ricercatori e psicologi sembrano ormai essere tutti d’accordo che il segreto dei bambini prodigio e degli adulti particolarmente dotati risiede in un mix di fattori genetici ed ambientali. Le opportunità e gli stimoli che provengono dall’ambiente sviluppano le potenzialità innate che, senza adeguati stimoli, rimarrebbero latenti, ma questi stimoli non necessariamente devono essere positivi; certo, un talento musicale senza un supporto familiare o sociale che riconosca, costruisca e sviluppi il talento del bambino, rimarrebbe solo un talento mancato, ma anche i problemi, le difficoltà ed i traumi possono contribuire a costruire e sviluppare abilità cognitive superiori attraverso l’esercizio mentale indotto dalla necessità di una risoluzione delle problematiche del quotidiano. Tali problematiche, però, possono contribuire a costruire e sviluppare abilità cognitive superiori solo se sono presenti abilità cognitive di base, note per essere influenzate da fattori genetici. Insomma, non diamo la colpa ai genitori o alla società che non ci hanno fornito le opportunità per diventare qualcosa di più di ciò che siamo, perché siamo ciò che siamo grazie ad un mix di genetica ed ambiente. D’altra parte, ci sono persone geniali, anche inventori, che non hanno fatto l’università o hanno avuto genitori problematici! Come dice lo Wai, “si nasce bravi e poi si costruisce”. psicologo Jonathan Lo sviluppo del talento e della plusdotazione La famiglia e la scuola sono importantissimi nel riconoscimento e nello sviluppo del talento e della plusdotazione sin dall’infanzia, al fine di instradare e mettere a frutto quelli doti per realizzare sé stessi e dare un contributo allo sviluppo dell’umanità. La famiglia e la scuola, però, presi da una miriade di impegni, non riescono da soli ad occuparsi del riconoscimento e dello sviluppo del talento e della plusdotazione, insomma hanno bisogno di un supporto. E’ quello che vuole fare l’AISTAP in Italia. In Italia, dal 2010, è attiva l’AISTAP, Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e della Plusdotazione, che vuole supportare famiglie e scuole nel riconoscimento e nello sviluppo del talento e della plusdotazione. L’Associazione offre, attraverso un team di specialisti esterni, indicazioni utili ai genitori per la valutazione delle capacità e consulenza per gli stessi; organizza laboratori, campi estivi, scambi con altri studenti plusdotati all’estero; fornisce supporto agli insegnanti per aiutare gli studenti plusdotati a sviluppare appieno il loro potenziale all’interno di classi eterogenee, consentendo anche agli altri allievi di poter sviluppare le loro capacità. Il 29 settembre 2015 l’AISTAP è diventata European Talent Center, unico in Italia, nominato durante un incontro svoltosi al Parlamento Europeo di Bruxelles, insieme ad altri 13 centri in Europa per formare un network europeo di alto profilo scientifico per collaborare in maniera sempre più fattiva e concreta a sviluppare le potenzialità dei nostri giovani. L’iniziativa è stata, sin dai suoi inizi embrionali, finanziata anche dal Mensa Italia, l’Associazione di rilievo internazionale che raccoglie, attraverso un test controllato, le persone dotate di un alto quoziente d’intelligenza. Cinzia Malaguti Cinema – Ave, Cesare! Mah, che dire di questo Ave, Cesare! dei fratelli Coen?! Film soporifero, a tratti comico, sul mondo della produzione cinematografica, insomma ci fa vedere cosa succede dietro le quinte dei film, dove il talento (o la mediocrità) degli attori si mescolano con la tecnica cinematografica e la bravura degli sceneggiatori e dei produttori, per restituirci il film perfetto. Insomma, non è tutto oro quello che luccica! Ave, Cesare! Scarlett Johansson in una scena del film Tilda Swinton è una doppia giornalista gemella; Scarlett Johansson è la sirenetta di musical acquatici, casto sogno erotico dei pudici anni 50; Alden Ehrenreich è un cowboy (il riferimento a John Wayne è quasi sentimentale) un po’ ignorante, ma tenace; Channing Tatum è una specie di divo a la Gene Kelly maestro del tip tap; George Clooney è il divo di Hollywood Baird Whitlock che viene rapito da un gruppo di sceneggiatori marxisti. Questa complessa scultura cinematografica viene tenuta insieme dal boss produttore Josh Brolin, che salva, cura, rimedia, tiene duro e vince. Ave, Cesare” Channing Tatum in una scena del film Ave, Cesare! prende il nome dal titolo del film che George Clooney, nella parte di un legionario romano, sta interpretando sul set di Hollywood. Baird Whitlock (George Clooney) viene rapido da un gruppo di fantomatici sceneggiatori marxisti che, in barba alle rivendicazioni economiche ed alle ipotesi di sfruttamento, si ritrovano in una casa lussuosa ed esclusiva. A buon intenditor, poche parole! Cinzia Malaguti Mar Glaciale Artico, la piattaforma Goliat parla italiano La piattaforma Goliat, la più grande piattaforma offshore della regione artica, è di proprietà della compagnia petrolifera italiana ENI e della norvegese Statoil. Oltre ad essere la più grande è anche la più settentrionale del mondo. Una conferma del valore dell’ingegneria italiana nel mondo. La piattaforma Goliat è, infatti, ancorata nel Mare di Barents, a 71 gradi di latitudine nord, corrispondenti a 85 chilometri a nord-ovest di Hammerfest in Norvegia e 225 chilometri più vicina al Polo Nord della piattaforma russa Prirazlomnaya. La piattaforma Goliat è alta 75 metri ed è in grado di pompare 100 mila barili di petrolio al giorno e di immagazzinarne un milione nel suo scafo arancione, in attesa che venga recuperato dalle petroliere. Goliat, la piattaforma petrolifera dell’ENI La piattaforma Goliat è stata costruita di forma cilindrica in modo da smorzare l’impatto dei venti e delle onde che nell’Artico sono particolarmente gravi; Goliat è infatti progettata per sopportare venti forza 12 e onde alte ben 15 metri. Nonostante questi numeri, la zona in cui è ancorata, è quella con condizioni climatiche artiche più benevoli, grazie alla Corrente del Golfo che protegge questa zona del mare di Barents dai ghiacci. Il progetto ENI prevedeva una serie di Goliat per lo sfruttamento dei giacimenti ancora più vasti che si trovano più a nord nel Mare di Barents, ma il calo del prezzo del petrolio e gli alti costi di produzione in quell’area, hanno bloccato il progetto perché divenuto non conveniente. Goliat, piattaforma petrolifera dell’ENI nel Mar Glaciale Artico Tutta la Regione Artica è ricca di petrolio, gas, fosfato, bauxite, diamanti, oro, ferro, ma le condizioni climatiche proibitive di lavoro nell’area ne pregiudicano l’estrazione o, nel migliore dei casi, alzano talmente i costi da disincentivare qualsiasi progetto. Operare nell’Artico significa sopportare lunghi periodi di oscurità e condizioni estreme; a volte violente tempeste, acque burrascose, temperature estremamente basse e venti pericolosi permettono di lavorare all’aperto soltanto due ore al giorno. Le riserve di materie prime sono, però, talmente appetibili che tutte le nazioni dell’area ci provano: come la Russia che ha bisogno dei giacimenti artici di gas e petrolio per sostituire quelli vecchi in Siberia occidentale, come la Norvegia che può fare a meno della Comunità Europea grazie alle riserve del Mare di Barents, come il Canada che ha trovato una miniera d’oro a cielo aperto nella suo deserto artico. Mar Glaciale Artico, mappa Le estrazioni di petrolio nella Regione Artica comportano però un problema ambientale: le fuoriuscite di petrolio durante l’estrazione ed il trasporto sono rese più gravi e pericolose dalla presenza dei ghiacci; succede che i ghiacci assorbono i residui di petrolio e li rilasciano nell’atmosfera, sotto forma di carbonio, durante lo scioglimento; il carbonio aumenta l’effetto serra e, quindi, la temperatura che favorisce un maggior scioglimento dei ghiacci, creando un circolo vizioso le cui conseguenze le vedremo a medio-lungo termine. D’altra parte, non c’è alternativa allo sviluppo, ma solo se responsabile, cioè rispettoso dell’ambiente, cioè non avido e non intensivo. Per il resto ci adatteremo ai cambiamenti climatici. Cinzia Malaguti Bibliografia: J. K. Bourne Jr, La corsa fredda, su National Geographic Italia, vol. 37 nr. 3 2016 Leggi anche: Eni accende il giacimento Goliat nei ghiacci dell’Artico, da Repubblica.it Eni ha iniziato ad estrarre petrolio nell’Artico, da Ilpost.it