MESSINA
Situata sullo stretto omonimo, Messina fu fondata nel sec. VIII a.C. da coloni greci calcidesi.
Ebbe il nome di Zancle, che significa falce, poichè si estendeva in un'insenatura di forma semicircolare.
Invasa dai messeni nel sec. V, assunse poi il nome di Messanion, trasformato nella forma latina Messana.
Durante i conflitti tra greci e cartaginesi, passò dall'uno all'altro dei contendenti, finchè nel 241 a.C. non se ne
impadronirono i romani.
In epoca bizantina Messina godette di una certa libertà e i suoi traffici prosperarono fino a quando, nell'843,
non fu conquistata dai saraceni che dopo due secoli furono scacciati dai normanni.
Nel Medioevo la città ebbe un ruolo di grande importanza: il suo porto fu il punto di partenza delle crociate
verso la Terrasanta.
Da questo momento in poi si sviluppò un'intensa attività economica insieme ad un notevole incremento
demografico.
Sotto la dominazione di Federico II, però, Messina fu assoggettata dalla politica centralizzatrice del sovrano,
fattore determinante delle numerose rivolte contro la dinastia sveva e dell'atteggiamento favorevole a Carlo
d'Angiò, che nel 1266 occupò l'Italia meridionale e la Sicilia.
Durante la prima fase del regno angioino, la città contese a Palermo il titolo di capitale dell'isola, ma il
sopravvento del ceto borghese e municipale la portò a schierarsi contro il re Carlo il quale, privilegiando i
commerci napoletani, sfavoriva quelli siciliani.
Conseguentemente alla rivolta del Vespro nel 1282, Messina comunale e borghese si alleò a Palermo feudale
e aristocratica, provocando la ritorsione di Carlo d'Angiò che fece assediare la città dal suo esercito.
Così la città fu costretta a sottoscrivere l'invito che i palermitani avevano rivolto a Pietro III d'Aragona a
diventare, come legittimo erede della dinastia sveva, re di sicilia.
Sotto gli aragonesi, ma in particolare sotto gli spagnoli, la città vide la rinascita della propria economia e
soprattutto delle attività produttive.
Questo portò Messina a rendersi autonoma dall'amministrazione del vicerè spagnolo che aveva sede a Palermo;
da qui le rivolte antispagnole del 1647 e del 1672, anno, quest'ultimo, in cui i ceti mercantili locali richiesero
l'intervento del re di Francia Luigi XIV per resistere alla minaccia spagnola.
La flotta francese sbarcò dunque nel porto di Messina, la quale si dichiarò suddita del re di Francia.
Dopo quattro anni però, i francesi abbandonarono Messina all'attacco degli spagnoli. Ciò portò non solo alla
perdita di tutti i privilegi d'autonomia acquisiti negli anni precedenti, ma diede l'avvio ad una dedadenza,
accentuata nel XVIII sec. da terremoti ed epidemie.
Solo nell'Ottocento Messina potè risollevarsi, ma nel 1908 la città fu distrutta da un catastrofico sisma dal quale
risorse completamente nell'ultimo dopoguerra.
Quasi contemporaneamente alla celebre sfilata dei "Giganti" si svolge la tradizionale processione della vara in
occasione della festa della patrona, che, a differenza di quanto accaduto in altre province siciliane, non è stata
"tradita" dai suoi fedeli nel corso del tempo rimanendo sempre la Santa principale: si tratta della Madonna della
Lettera.
Da una leggenda nasce l'origine del nome della Madonna: i messinesi inviarono attraverso San Paolo un
messaggio alla Vergine che si trovava a Gerusalemme.
Alla richiesta la Vergine rispose con una lettera di benedizione in lingua ebraica, legata con i suoi stessi capelli;
nella lettera si leggeva: "vos et ipsam civitatem benedicimus" (benediciamo voi e la stessa città); questa frase
è stata poi riportata alla base della statua. I capelli furono ritrovati nel 430 d.C. e custoditi in una teca.
Nel 1626 fu costruita un'apposita varetta in argento ad opera dei più bravi artigiani del tempo per riporvi la
sacra reliquia. La festa della patrona si svolge, tra sacro e profano, il 15 agosto quando viene portato in trionfo
sul carro il simulacro della Madonna.
Questa volta si tratta di una rappresentazione dell'Assunzione della Vergine al cielo originariamente creata per
celebrare la vittoria militare dell'imperatore Carlo V a Tunisi.
"La vara messinese dell'Assunta - riporta M. A. Di Leo in Feste popolari di Sicilia - è infatti uno dei più celebri e
antichi carri devozionali esistenti ancora oggi in Europa. Anticamente era alta circa quindici metri e pesante
circa otto tonnellate.
Su di essa prendevano posto bambini di età compresa tra i quattro e i quindici anni che venivano legati per
mezzo di corde e per i quali l'estenuante giro della città costituiva un vero supplizio.
Col tempo i bambini sono stati sostituiti da personaggi di cartapesta.
Nel 1681, per un guasto al meccanismo della vara, la giovane che impersonava la Vergine e quattro bambini
che impersonavano gli angioletti precipitarono giù dal carro, fortunatamente senza ferirsi in modo grave; i
fedeli addebitarono la causa di questo incidente alla fanciulla che raffigurava la Madonna supponendo che non
fosse illibata.
A seguito di quell'incidente il clero mise maggior cura nella scelta della ragazza che doveva rappresentare la
Vergine e la giovane scelta godeva del privilegio di fare il giro delle case nobiliari dove riceveva doni per la sua
dote".
Oggi la vara inizia il suo percorso in Piazza Castronovo e da qui procede fino in piazza Duomo dove il vescovo
benedice sia i fedeli che il carro.