MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE I SISTEMI GESTIONALI ERP: ASPETTI CRITICI E SOLUZIONI (O. Verrini - Zucchetti Tam) 1. Le domande chiave per l’implementazione di un sistema ERP L’implementazione di un sistema Erp (Enterprise Resource Planning) è un processo che richiede un impegno notevole e che riveste, in virtù delle enormi risorse impegnate, un ruolo fondamentale nei percorsi di crescita di una azienda. Proprio per le caratteristiche fondamentali di questo investimento e le necessarie attività di configurazione e parametrizzazione che il sistema Erp richiede, cercheremo, nella presente trattazione, di analizzare e approfondire tutti gli aspetti che contraddistinguono l’operazione dando risposta ad alcune domande fondamentali quali: 1. Perché un sistema Erp viene installato? Quali sono le esigenze aziendali che portano al cambiamento? 2. Quali sono le funzioni aziendali coinvolte? 3. Quali sono i tempi di intervento e gli errori in cui si incorre più frequentemente? Quali gli immediati benefici ottenibili? Rispondendo ai quesiti sopra riportati potremo dire di aver gettato le basi per una installazione, se non di sicuro successo, perlomeno consapevole di un sistema ERP. Avere una profonda conoscenza dei cambiamenti che interverranno, delle risorse che andranno impegnate, dei sacrifici, non solo monetari, che si dovranno sostenere e dei benefici che si otterranno, nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo, permetterà un cambiamento impegnativo, ma fatto con la consapevolezza di gettare le basi per un ulteriore sviluppo dell’azienda. 2. Le caratteristiche di un sistema ERP Per comprendere quali sono le esigenze che spingono le aziende ad adottare un sistema Erp è necessario chiarire quali siano le caratteristiche principali dei sistemi ERP. L’Erp è un sistema informativo integrato con un’unica base di dati, che ha come obiettivo quello di coordinare e gestire tutte le attività aziendali, rendendo l’informazione disponibile a tutti i livelli dell’organizzazione. Dalla definizione data emergono chiaramente alcune caratteristiche del sistema Erp: 1. integrazione, il sistema deve permettere la gestione dei processi aziendali integrando le varie funzioni che a questi processi partecipano. L’integrazione riguarda principalmente il flusso informativo e la facilità della circolazione dell’informazione permettendo l’inserimento dei dati un’unica volta, nel momento in cui il fenomeno che si sta misurando si manifesta. L’integrazione avviene, anche se con intensità minore, a livello di funzioni aziendali, le quali, dovendo seguire alcune operazioni imposte dal gestionale Erp, devono armonizzare i propri rapporti e le relative comunicazioni, vocali e documentali.1 2. unicità della base di dati; questa caratteristica permette di avere un unico centro di immagazzinamento dati dal quale tutte le funzionalità del sistema “pescano” per avere gli elementi di cui necessitano. Questo significa che: a. i dati di input vengono inseriti un’unica volta riducendo al minimo gli errori di imputazione; 1 La presenza di un sistema Erp che, in un certo qual modo, guida il tipo di operazioni che una funzione aziendale deve compiere, dettando i tempi entro i quali, queste operazioni devono essere effettuate, porta le funzioni aziendali a coordinare maggiormente le proprie attività. Si pensi, ad esempio, al tipo di rapporto che si instaura tra il magazzino e l’ufficio fatturazione della contabilità generale. Il primo è responsabile dell’emissione dei ddt di vendita mentre la seconda emette le fatture di vendita da inviare al cliente. L’attività della funzione vendite potrà procedere correttamente solo se il magazzino avrà provveduto ad emettere i ddt in maniera corretta. In questo modo, avendo due funzioni che dipendono tra loro, il tipo di rapporto instaurato, dovrebbe tendere verso la ricerca della massima coordinazione. 1 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE b. non devono essere attivate procedure di allineamento tra i diversi database presenti in azienda. 2 3. omogeneità dell’informazione gestita a qualsivoglia livello aziendale. Il sistema Erp, consente di rendere l’informazione disponibile a qualsiasi livello aziendale, ma soprattutto renderla omogenea; qualsiasi sia il soggetto in grado di ottenere l’informazione questa avrà le stesse caratteristiche e le stesse peculiarità così come se la richiesta fosse venuta da un altro soggetto. 3 Altre caratteristiche dei sistemi Erp, non direttamente legate alla definizione, sono: 4. scalabilità del software, nel senso che solitamente i sistemi di questo tipo possono essere incrementati in base alle esigenze aziendali. Una azienda può attivare il proprio Erp gradualmente oppure modificarlo in funzione delle proprie esigenze di business. Il fatto che gli Erp sono generalmente dei sistemi standard comprensivi di un modulo base (composto solitamente da ciclo attivo, passivo, magazzino e contabilità generale), e da tanti moduli che possono essere collegati al modulo base, rende questa attività più semplice dal punto di vista operativo. 5. La presenza delle così dette “Best Practices”, cioè modi di lavorare ottimali, che il sistema Erp suggerisce, derivanti da un’insieme di esperienze che l’azienda produttrice del sistema ha maturato nel corso della sua attività con la collaborazione di aziende leader nei vari settori merceologici e di mercato. Avvalendosi di queste guide operative l’azienda potrebbe realizzare la standardizzazione dei processi e dei flussi operativi, avere, cioè, dei flussi operativi coerenti con la propria struttura dati e con i propri processi. Rispetto alla possibilità di derivare i propri processi organizzativi da quelli del sistema Erp che si è scelto, le opinioni degli esperti si fanno contrastanti. C’è chi ritiene conveniente disegnare o ridisegnare i propri processi su quelli del sistema Erp, adducendo, come motivo, l’esperienza che la società di software mette a disposizione e la presenza di “Best Practices” come elementi in grado di apportare questo miglioramento. Altri invece, e chi scrive propende per questa impostazione, sottolineano che l’organizzazione deve essere specifica per ogni azienda e non può essere imposta da un sistema informativo. I processi organizzativi devono essere presenti all’interno dell’azienda e devono trovare, nel sistema Erp, un valido alleato e non un avversario con cui entrare in competizione. Un progetto che parte avendo come obiettivo quello di ridisegnare le proprie esigenze organizzative e che per farlo decide di avvalersi dei modi operativi del sistema Erp è, ad opinione di chi scrive, destinato a fallire. Una azienda che possa definirsi tale, deve, senza ombra di dubbio, decidere autonomamente il proprio modo di organizzarsi, avvalendosi magari di un aiuto consulenziale esterno, ma comunque definendo i processi organizzativi in base alle proprie esigenze e al proprio modo di lavorare. 2 La presenza di più base di dati, ad esempio, una per l’applicativo del magazzino e del ciclo documentale, una per la contabilità e una per la produzione, richiederà delle procedure informatiche di conversione e allineamento dati non richieste in presenza di un unico database. Nel primo caso si dovrà infatti garantire che i dati movimentati, visualizzati e modificati (soprattutto in quest’ultimo caso)siano gli stessi su tutte le base di dati presenti. Se così non fosse, avremo dati differenti sui diversi database, generando movimentazioni errate e completamente disallineate. Supponiamo ad esempio di avere un articolo, presente su tre database differenti, che viene modificato sul database del ciclo documentale associando un differente conto nella generazione della scrittura contabile. Questa modifica deve essere riportata anche sul database della contabilità altrimenti avremo che la scrittura contabile generata utilizzerà un conto di contabilità errato, diverso da quello scelto sulla base di dati del ciclo documentale. 3 L’informazione trattata, seppur presentata ai fruitori a seguito di differenti elaborazioni e di differenti impaginazioni, ha una base comune di partenza che è il database unico. Ad esempio, la domanda: “Quale è la quantità di prodotti finiti venduta?” avrà la stessa risposta e utilizzerà gli stessi dati di input (la quantità venduta appunto) qualsiasi sia il soggetto che richiede l’informazione: all’addetto alle vendite questa informazione sarà inviata in un determinato formato e con un grado di dettaglio differente rispetto, ad esempio, all’amministratore delegato. 2 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE 3. Le motivazioni di fondo per l’installazione di un sistema ERP Da quanto definito e dalle caratteristiche principali di un sistema Erp possiamo ricavarne alcune delle motivazioni che spingono le aziende ad investire su tale sistema. Uno dei principali motivi è quello di migliorare l’integrazione delle funzioni aziendali e la correttezza dei dati trattati. Approfondiamo meglio il concetto: un sistema Erp necessita, per un corretto funzionamento, di vedere le funzioni maggiormente integrate tra loro; con un’unica base di dati qualsiasi funzione diventa interdipendente rispetto alle altre in virtù dei dati che proprio da queste altre funzioni riceve. Se, ad esempio, il reparto acquisti deve conoscere i componenti di una distinta base per procedere agli acquisti del materiale necessario alla produzione, e questa distinta viene creata e aggiornata solo dall’ufficio Ricerca e Sviluppo, avremo che l’ufficio acquisti vedrà la propria attività dipendente dai dati inseriti dalla funzione Ricerca e Sviluppo. Non sarà pertanto in grado di procedere all’emissione degli ordini di acquisto fintantoché tutte le distinte base oggetto di produzione, non sono state inserite correttamente. Questo legame porta, inevitabilmente (ma talvolta dopo notevoli scontri), le funzioni aziendali ad integrarsi e ad interagire tra loro per il raggiungimento dell’obiettivo comune. Questo dover dipendere da altri attori ma allo stesso tempo far dipendere altri dal proprio operato, spinge, nella generalità dei casi, gli utenti ad una maggiore consapevolezza del proprio operato in ambito aziendale rendendoli maggiormente responsabili. Le attività svolte non vengono più vissute come attività proprie della funzione aziendale e scollegate dal resto della azienda (nel nostro esempio la funzione Ricerca e Sviluppo pensa esclusivamente a progettare e non spende tempo nel controllare la correttezza delle distinte base perché sono strumenti non necessari al corretto andamento del suo lavoro) ma vengono viste come un insieme unitario che deve muoversi organicamente, collaborando e coordinandosi, per il raggiungimento dell’obiettivo comune. Per quanto riguarda la correttezza dei dati trattati invece possiamo dire che, così come nel caso dell’integrazione delle funzioni, la presenza di una unica base di dati fa si che questi vengono inseriti un’unica volta. Si riducono, pertanto, gli errori di imputazione dovuti alla natura umana di chi compie le operazioni, e si riducono notevolmente le probabilità statistiche di inserire un dato non corretto. Se la distinta base, per tornare all’esempio di cui abbiamo scritto sopra, viene esclusivamente caricata ed aggiornata da soggetti competenti (tecnici che si occupano di “cose” tecniche) evitando che qualsiasi soggetto possa entrare in quell’archivio e abbia la facoltà e i diritti di modificare i dati, diventa ovvio che la possibilità di commettere errori si riduce drasticamente. Un ulteriore presupposto che potrebbe portare alla adozione di un sistema Erp, strettamente legato ai precedenti, è quello di avere dei dati misurabili e chiaramente identificabili. Se ogni funzione è responsabile della immissione di certi dati e non può caricare o modificare dati di competenza di un’altra funzione, l’identificazione di un eventuale errore nella fase di immissione avviene in modo immediato, senza particolari sforzi di indagine. Deve trattarsi di una ricerca tesa, non a sanzionare e punire l’autore dell’errore ma, a determinare le cause che hanno portato a questo, così da circoscriverle e se possibile eliminarle con metodi alternativi a quelli adottati. Con questa mentalità si potrà instaurare un clima rivolto verso un continuo miglioramento, spingendo tutti gli utenti del sistema alla ricerca del modo migliore di gestire i flussi documentali a cui l’utente partecipa oppure di cui è responsabile. Legato al motivo appena citato, e in parte parzialmente trattato, è la ricerca di un maggior controllo e una precisa misurabilità del sistema informativo creato. La presenza di dati misurabili e identificabili così come la conoscenza dei flussi documentali adottati per gestire ogni singola fase dei processi attivati dovrebbe facilitare l’attività di assesment4 e rendere il controllo dello “stato di salute” del sistema se non più facile, quantomeno, pilotato da elementi oggettivi e ben identificati. Non basta infatti installare un sistema Erp in azienda per sperare che tutti i problemi vengano risolti; 4 Definiamo con Assessment dei sistemi informativi quel processo, solitamente strutturato, mediante il quale si cerca di identificare le criticità del sistema informativo, definendone le cause e gli eventuali interventi da metter in pratica per migliorare la situazione esistente. 3 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE bisogna sempre monitorare i vari processi con il fine di anticipare e correggere le eventuali disfunzioni che si creeranno con il progressivo assorbimento del cambiamento in atto. L’attività di assessment deve essere vista, non come una attività spot per rispondere a quesiti del tipo: “la struttura software e hardware risponde alle esigenze dell’azienda”? oppure “ gli investimenti effettuati e i miglioramenti apportati sono in linea con le richieste e le esigenze dell’azienda”?, ma come un’attività portata avanti nel tempo in grado di rispondere in ogni momento della vita aziendale a quesiti del tipo. Altro motivo, da non sottovalutare, che porta alla installazione di un nuovo gestionale è l’inadeguatezza del sistema informativo precedentemente installato, dovuta alla rappresentazione degli stessi dati in maniera difforme tra diverse funzioni.5In una situazione di questo genere, oltre agli aspetti operativi, comuni a tutti i motivi trattati fino ad ora, si deve affrontare anche un aspetto psicologico negativo dovuto alla disaffezione degli utenti verso le soluzione informatiche in genere. Se infatti gli utenti hanno dovuto lavorare per un determinato periodo di tempo con soluzioni informatiche non adeguate, non in grado cioè di soddisfare le loro esigenze informative, l’approccio verso altre soluzioni sarà, nel migliore dei casi, negativo e nel peggiore, di aperto scontro. Sarà necessario svolgere un’attenta attività di formazione per gli utenti, in modo da renderli consapevoli dei vantaggi ottenibili dal nuovo software gestionale e delle potenzialità percorribili. Un aspetto importante di questa operazione è quello di circoscrivere ed evidenziare correttamente quali sono gli aspetti e le procedure che rendono, il sistema informatizzato esistente, inadatto; questo per comprendere fin da subito quali sono le mancanze che l’Erp dovrà integrare e quali sono le procedure operative da rivedere e correggere. In questo modo gli interventi più urgenti saranno mirati ad eliminare le cause di malfunzionamento che hanno generato incomprensioni e malumori verso il software in via di sostituzione. La differenza tra un sistema ERP e un sistema informativo composto da una pluralità di piccoli sistemi locali è facilmente intuibile. In quest’ultimo caso, rintracciare l’origine dell’errore diventa problematico; bisogna infatti indagare in tutte le funzioni che hanno trattato quel dato e cercare quali siano le cause che lo hanno determinato. Le risorse, in termini di tempo e di persone, impegnate sono sensibilmente più elevate rispetto ad un sistema Erp e non assicurano il raggiungimento di un risultato. Gli stessi vantaggi, anche se con motivazioni differenti, possono essere riscontrati raffrontando un sistema Erp e con un sistema formato da procedure locali dialoganti tra loro. In quest’ultimo caso i dati non vengono imputati più volte, ma, per contro, risiedono su basi di dati differenti. Ciò comporta la predisposizione di istruzioni, informatiche ed operative, necessarie a riportare i dati inseriti in uno dei database, disponibile sui restanti. Procedure informatiche intese come una serie di istruzioni con le quali i vari software, sicuramente differenti tra database e database, dovranno dialogare fra loro e trasmettersi i dati inseriti e modificati; procedure operative atte ad istruire gli utenti su quali siano i passi corretti da compiere affinché le operazioni possano essere correttamente interpretate da tutte le procedure locali esistenti.6 4. I possibili approcci per l’implementazione di un sistema ERP Nella fase di implementazione di un sistema Erp solitamente le funzioni coinvolte non sono tutte quelle presenti in azienda ma solo alcune di esse. La strategia implementativa può propendere verso tre diverse soluzione, alternative tra loro, come: 5 Esempio di questo tipo di difformità è la rappresentazione del dato dei prodotti venduti in maniera differente tra la funzione vendite e la funzione produzione. Questa difformità potrebbe essere ricondotta all’utilizzo di diverse procedure informatiche di imputazione dati. 6 Pensiamo al caso in cui una azienda dispone di due procedure locali, una per la gestione della contabilità e una per la gestione del ciclo documentale. Supponiamo altresì che i clienti dell’azienda debbano essere caricati sulla procedura contabile e che questa, attraverso istruzioni informatiche, ricopi, ogni due ore, i clienti presenti sul database della contabilità riportandoli sul database del ciclo documentale. In questo caso, le istruzioni operative, dovranno indicare agli utilizzatori di entrambe le procedure che i clienti non dovranno, per nessun motivo essere caricati sul database del ciclo documentale ma su quello della contabilità. 4 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE 1. Implementare tutte le funzioni in un unico momento; 2. Implementare le varie funzioni in momenti diversi creando una scala temporale con indicato l’ingresso del nuovo software in ognuna di esse. Nel primo caso, spesso soprannominato “big bang”, la scelta aziendale richiede il contestuale passaggio di tutte le funzioni aziendali, ad una certa data, al nuovo sistema Erp, abbandonando completamente il vecchio sistema gestionale. Il passaggio di per se stesso sarà brutale e richiederà la predisposizione degli utenti a questo tipo di operazione che potrebbe, in alcuni casi, portare ad una situazione di crisi operativa, definita come impossibilità di completare i processi aziendali come l’emissione di documenti anziché il caricamento di un prima nota oppure un’incapacità di generare piani di produzione, dovuta alla scarsa conoscenza del sistema adottato o alla elevata percentuale di richieste di aiuto per il supporto funzionale dell’operazione. Elevate richieste, sinonimo di scarsa conoscenza del software, che ridurranno inevitabilmente il tempo a disposizione per risolverle portando, anche in questo caso, alla crisi operativa. Il periodo di transizione deve essere ridotto al minimo mediante interventi del tipo seguente: 1. motivare adeguatamente il personale circa la necessità di effettuare il cambiamento sottolineandone l’importanza come momento di crescita professionale per gli stessi; 2. attivare dei corsi di formazione intensi, mirati a rendere autonomi nel minor tempo possibile gli utenti; 3. mettere a disposizione degli utenti una ambiente di test nel quale simulare i vari comportamenti operativi; 4. rendere l’attività di passaggio prioritaria anche per il management aziendale il quale deve essere costantemente disponibile per ripianare qualsiasi incomprensione o screzio creatosi in queste situazioni. Nella seconda ipotesi, attuata abitualmente in quelle realtà più complesse, devono essere definite diverse fasi temporali attraverso le quali armonizzare l’attività di trasferimento. Devono essere definiti tutti i processi che durante ogni singola fase dovranno essere gestiti tramite il nuovo sistema gestionale, e questi processi fanno da apripista per l’intera fase di passaggio, permettendo di monitorare le scelte fatte dalla azienda, misurando e modificando i comportamenti che non rispecchiano la reale attività aziendale e calibrando, in maniera precisa, i successivi passaggi che coinvolgeranno i processi successivi. L’obiettivo di questo approccio è quello di limitare i problemi sui processi più delicati che per il ruolo centrale e l’importanza che ricoprono, non possono subire prolungate battute di arresto. Si tratta di un approccio più morbido, attraverso il quale si vuole inserire il sistema Erp senza sconvolgere il modo di lavorare degli utenti, ai quali vuol essere lasciato il tempo necessario per adattarsi ai cambiamenti in atto. Rispetto al primo approccio le motivazioni da passare agli utenti dovranno avere lo stesso grado di intensità, mentre la formazione e l’addestramento potranno seguire calendari più flessibili evitando di “stressare” troppo l’ambiente di lavoro. Gli utenti saranno chiamati a portare avanti, per un determinato periodo di tempo, entrambi i sistemi gestionali e la stessa azienda di software potrebbe essere chiamata, per facilitare questo momento, a tenere allineati i dati presenti sui database diversi attraverso la gestione di strumenti di sincronizzazione oppure di importazione dati. 5. Le criticità del progetto di implementazione di un sistema ERP Un progetto di attivazione di un sistema gestionale Erp richiede all’azienda un notevole sforzo in termini di risorse impegnate; una di queste, il tempo, deve essere quantificato con una certa sicurezza in quanto, nella maggior parte dei casi, la messa in opera deve essere portata avanti parallelamente alla normale attività dell’azienda (emettere ordini, ricevere fatture, emettere fatture, svolgere l’attività produttiva, ecc); il caricamento degli archivi di base del nuovo gestionale, quando non è pensabile una importazione di tali archivi (vedi ad esempio le anagrafiche articoli, fornitori e clienti, tramite strumenti informatici) perché non accettabile in termini di costo, richiede agli utenti un evidente impiego di tempo che verrà sottratto, come dicevamo, alla quotidiana attività aziendale. I tempi di passaggio dal vecchio al nuovo gestionale possono dilatarsi, talvolta anche per anni, 5 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE lasciando persistere una situazione critica foriera di possibili errori e carenze informative. Ecco dunque perché i tempi di passaggio dovrebbero essere quantificati e, dove possibile, fissati con date improrogabili, vincolando alcune attività critiche, come ad esempio il caricamento del piano dei conti, dell’anagrafica articoli o dell’inventario, in modo da spingere il lavoro degli utenti. Questi infatti, lasciati a se stessi, potrebbero rigettare l’uso del nuovo strumento per appoggiarsi al vecchio gestionale perché ritenuto un elemento sicuro e conosciuto.7 Oppure, senza un adeguato percorso operativo, potrebbero ritenere il progetto non prioritario nelle attività aziendali, tralasciandolo per altri compiti e progetti. È indispensabile, a parere di chi scrive, che questa attività di passaggio di gestionale sia, nel momento in cui viene attivata, l’unico progetto importante per l’azienda; la quantità di risorse impegnate è talmente elevata che difficilmente potranno coesistere altri progetti di tale intensità, pena la sottrazione di risorse e attenzione vicendevole. L’adozione di un sistema Erp porta con se un insieme di elementi e di novità che nella maggior parte dei casi, soprattutto nelle aziende di piccole e medie dimensioni, determinano il successo o meno di una installazione. Affidarsi ciecamente ad uno strumento informatico, per quanto creato e sviluppato da primarie aziende di software, tralasciando completamente gli aspetti organizzativi ed umani che stanno dietro ad un processo di integrazione, spinge il progetto stesso verso il fallimento. Le risorse umane, gli utilizzatori del software, devono conoscere le proprie attività, i propri compiti e le proprie responsabilità; devono conoscere il ruolo che ricoprono all’interno dell’azienda e capire come il loro lavoro condizioni quello degli altri. In questo modo, anche se non è sinonimo di successo, le persone si sentono parte di un progetto al quale dedicare le proprie attenzioni e dal quale ricevere le motivazioni indispensabili per portare a termine una attività, quella dell’adozione di un gestionale Erp, lunga e complessa. Durante la fase di passaggio, dove alcune delle procedure interne vengono riviste in funzione delle mutate esigenze informative, il sistema gestionale dovrà svolgere la parte del collante, indicando agli utenti quali sono i dati importanti da monitorare e da movimentare, quali sono le procedure fondamentali da curare, quali sono i tempi di completamento di un processo e i comportamenti da tenere nel caso di errori o malfunzionamenti. Per definire e delimitare correttamente l’attività di selezione del software, attività che dovrebbe portare a scegliere quel sistema gestionale in grado di, come dicevamo nei punti sopra, aiutare e facilitare la definizione del fabbisogno informativo, procediamo con l’identificare le fasi che la compongono: 1. Quali sono le delle funzioni aziendali e del tipo di operazioni che in esse vengono compiute; 2. Quali sono le informazioni di cui l’azienda ha bisogno; 3. Quali sono gli elementi di forza del vecchio gestionale; 4. Quali sono le personalizzazioni, rispetto al gestionale in via di sostituzione, resesi necessarie per la regolare attività aziendale. Nel primo punto si dovrebbe preparare un’analisi dettagliata, contente i flussi di input, di output e delle operazioni necessarie per il completamento delle attività.8 Come possiamo vedere nel 7 La sicurezza è data soprattutto dalla conoscenza che si ha del gestionale. Pregi e difetti sono ampiamente conosciuti; ogni utente sa di quale dato del gestionale fidarsi, quali informazioni devono essere integrate per risultare complete ma soprattutto, gli utenti che utilizzano quel sistema da molti anni con una certa reticenza vorranno spendere tempo e risorse per apprendere l’utilizzo di un nuovo gestionale. 8 L’attività di determinazione e descrizione delle operazioni aziendali compiute da ogni singola funzione dovrebbe essere sviluppata, al massimo grado di dettaglio identificando i dati di input utilizzati, le operazioni di elaborazione e manipolazione dati, gli output ottenuti. Se quest’attività può sembrare poco produttiva e di scarsa utilità, soprattutto per il proprio carattere descrittivo e poco pratico, è bene ricordare che solo chi conosce bene i propri processi interni è in grado di guidare, consapevolmente, la fase di passaggio ed è pertanto in grado di valutare quali sono le attività che meritano di essere effettivamente implementate e approfondite (perché fondamentali per l’attività aziendale, perché la loro non implementazione modificherebbe in maniera troppo radicale il modo di lavorare dell’azienda oppure perché non presenti attività di sostituzione) e quali invece, per la loro natura, sono attività che possono essere tralasciate 6 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE grafico riportato sotto, deve trattarsi un analisi in grado di indicare, anche ad un rapido colpo d’occhio, quali sono le funzioni aziendale, quali le operazioni svolte al loro interno, quali gli input che funzionano da carburante delle singole operazione e quali le informazioni ottenute da queste operazioni: FUNZIONE SOGGETTI DESCRIZIONE INPUT OUTPUT Dopo aver ricevuto dalla funzione commerciale il piano di consegna dei clienti (solitamente in formato cartaceo), si procede alla ACQUISTI: Addetto acquisti elaborazione del dato esplodendo Piano di Ordini ai Emissione ordini 1 quanto richiesto dal cliente con le consegna fornitori di acquisto. distinte base del prodotto. Da dei clienti questa operazione, compiuta manualmente, si ricava il materiale necessario alla produzione. Confrontando questo dato con le giacenze di magazzino si è infine in grado di emettere l’ordine al fornitore. Questa operazione viene compiuta solitamente una volta la settimana e gli ordini vengono inviati via fax ai fornitori. La seconda domanda è fondamentale e deve trovare una piena e completa risposta. Questa risposta sembra, in prima battuta e per le persone meno abituate a questo tipo di attività, facile e senza particolari difficoltà di definizione. In realtà definire il fabbisogno informativo delle aziende, cioè l’insieme delle informazioni di cui l’azienda necessità per organizzare la propria attività produttiva, è una fase che richiede attenzione e profonda conoscenza dell’azienda. La mancanza di tali requisiti può portare ad una sottovalutazione o ad un mancato inquadramento delle varie sfaccettature aziendali, ricercando e fornendo informazioni imprecise e non fondamentali. In definitiva definire il fabbisogno informativo significa determinare il problema presente e in funzione di questo determinare il tipo di informazione necessario alla sua risoluzione. Se, ad esempio, il problema riscontrato in una azienda è una attività produttiva lenta e disarticolata, incapace di soddisfare le richieste dei vari clienti, le cause all’origine di questo problema possono essere diverse: una gestione dei materiali inefficienti tramite la quale si assiste a frequenti rotture di stock con inevitabili e costosi fermi di produzione; una pianificazione della produzione non organizzata che non permette di gestire al meglio i cambi di linea e la corretta gestione dei semilavorati; una logistica interna, infine, non organizzata e incapace di gestire la movimentazione dei materiali che impedisce, per effetto di ritardi di fornitura, una produzione lineare e senza interruzioni. A seconda del tipo di motivo che porta alla nascita del problema e quindi, di conseguenza, del fabbisogno informativo, le soluzioni prospettate potrebbero essere diverse: nel primo caso l’azienda potrebbe richiedere uno strumento informatico in grado di gestire il sistema degli approvvigionamenti e della supply chain, così da organizzare al meglio le forniture di materiale. Nel secondo caso lo strumento dovrà essere in grado di gestire la pianificazione della produzione, organizzando al meglio i lotti di produzione e le varie fasi di lavorazione che contraddistinguono il ciclo di vita di un prodotto finito. Infine nel terzo caso, l’azienda richiederà definitivamente oppure possono trovare compimento e completamento in un successivo momento. L’azienda è, così, in grado di dirigere gli sforzi e le risorse impegnate in questa attività verso obiettivi coerenti e corretti, senza sperperare le, solitamente, limitate risorse a disposizione verso obiettivi che possono definirsi secondari oppure verso attività non in linea con gli obiettivi posti. Un esempio di descrizione delle funzioni potrebbe essere quello dell’emissione ordini per la funzione acquisti. 7 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE uno strumento che le permetta di movimentare, efficientemente, e senza inficiare il corretto andamento della linea produttiva, le materie prime in entrata e i prodotti finiti in uscita. Come è facile capire dagli esempi riportati e come già in apertura citato, solamente delle persone con una completa e ampia esperienza della storia e delle attività aziendale possono essere in grado di fare un quadro esaustivo del fabbisogno informativo, fabbisogno che deve essere portato a conoscenza di tutti gli utenti ma che soprattutto da ognuno deve essere sottoscritto e approvato. Solo in questo modo si potrà essere certi di non aver dimenticato alcun tipo di situazione e di informazione indispensabile. Il terzo punto serve per elencare e qualificare tutti gli aspetti positivi attribuibili al vecchio gestionale come ad esempio, la sua flessibilità, cioè la capacità del sistema di adattarsi alle mutate esigenze aziendali, oppure il modo in cui certi processi vengono gestiti. Gli elementi positivi così determinati devono essere riepilogati in un documento da utilizzare come strumento di valutazione e selezione dei software concorrenti. La valutazione consisterà nel capire quali tra i software in concorrenza tra loro comprende nei processi gestiti, questi aspetti positivi presenti nel vecchio gestionale. E’ chiaro che comprendere al proprio interno processi esistenti anche nel vecchio gestionale non può considerarsi un elemento che da solo è in grado di decretare il successo di un software, ma il poter presentare il gestionale agli utenti, “raccontando” che molte delle operazioni considerate “buone”, possono ancora essere compiute (anche se compiendo passaggi operativi diversi), può essere considerato un elemento che facilita l’integrazione del gestionale nell’azienda. Con la preparazione dell’elenco delle personalizzazione, cioè di tutte le modifiche da apportare al sistema Erp dovute dalle caratteristiche peculiari dell’azienda, che proprio per la loro caratteristica di “particolarità” non possono essere inserite in un Erp standard, si conclude la seconda fase del processo di selezione. Definire le personalizzazioni permette di misurare quanto un sistema Erp è aderente alla realtà aziendale in esame, definendo un sistema poco aderente alla realtà aziendale quante più sono le personalizzazioni richieste oppure, ribaltando il punto di vista, un’azienda svolge un’attività estremamente particolare quante più sono le personalizzazioni richieste (questa è soprattutto vera quanto si è sicuri che il sistema Erp copre davvero, in maniera completa e affidabile, tutti le procedure aziendali). Un tipo di disattenzione, definibile più propriamente come errore che spesso si commette è quello di inserire in progetti di questo tipo persone preparate e valide ma che hanno poca conoscenza della azienda. Il coinvolgimento di una persona capace, ma poco “addentro” alla realtà aziendale possa rivelarsi un errore a volte fatale, se non per il fallimento del progetto sicuramente per il suo rallentamento o, forse situazione ancor peggiore, per la sua nascita senza delle solide basi su cui appoggiare. Si pensi ad esempio, ad una azienda che per definire i processi produttivi si affidi ad una persona si, valida e competente, ma che poco sia informato delle particolari attività aziendali, dovute al tipo di settore o al background di cui l’azienda è dotata. In questo caso, molto probabilmente, alcune delle decisione definite nella fase di start up, fondamentali e talvolta non ridiscutibile se non con sacrifici enormi, si riveleranno parzialmente o totalmente disallineate rispetto alla reali esigenze aziendali. Altri tipi di errore che possono essere commessi durante un progetto di implementazione di un sistema ERP sono: A) Non predisporre una task force per la gestione del progetto (non pianificare adeguatamente il progetto); B) Non dare importanza alla correttezza dei dati imputati (aspetto riscontrabile soprattutto in quelle realtà dotate di un sistema non integrato e con molti database); C) Non monitorare adeguatamente il progetto. La costituzione di un’unità che abbia come obiettivo quello di pianificare, gestire e monitorare il progetto di implementazione di un sistema Erp è un aspetto molto importante, da non sottovalutare e da definire nelle battute iniziali del progetto stesso. La figura del project manager, una persona che possa supervisionare l’operazione, deve essere scelta all’interno dell’organizzazione, e deve avere una visione completa dell’azienda così da essere in grado di 8 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE rispondere alle molteplici esigenze che verranno avanzate da tutte le funzioni aziendali. Una figura con competenze troppo specialistiche infatti, potrebbe avere difficoltà nella soluzione di problematiche lontane dal proprio campo. Il project manager dovrà avere il ruolo di leader e di coordinatore della task force creata sotto la propria supervisione con l’obiettivo di pianificare le operazioni di passaggio in modo da dettare i tempi dell’operazione e guidare l’azienda, nel modo più indolore possibile, verso il nuovo sistema gestionale. Dovrà essere in grado di gestire il progetto, redimendo le eventuali controversie, gestendone, in linea generale, tutte le fasi. Per questo motivo, soprattutto perché certe decisioni assunte dalla task force e dal project manager in prima persona possono andare contro gli interessi dei singoli o di intere funzioni, è importante che il ruolo di questi soggetti sia definito direttamente dai massimi vertici aziendali e soprattutto che passi il messaggio che il project manager e la sua squadra rispondono direttamente e unicamente a queste persone. Infine la squadra dovrà essere in grado di monitorare il progetto così da controllarne l’avanzamento rispetto al budget stabilito ma soprattutto per tenere costantemente aggiornata la direzione aziendale in merito all’andamento dell’intero progetto. La scarsa attenzione ai dati trattati è un errore che comunemente si riscontra in quelle realtà che affrontano per la prima volta l’adozione di un sistema Erp e sono dotate di un sistema informativo frammentario e scollegato; sono pertanto delle realtà che non hanno nel proprio bagaglio la consapevolezza dell’importanza del dato inserito in un database. Abituati a lavorare con molteplici applicazioni, spesso non integrate tra loro, dove ogni funzione ha in proprio sistema informativo e un proprio database, questi utenti tendono ad ignorare le implicazioni che l’utilizzo di un sistema Erp comporta, continuando a pensare che il dato di input da loro inserito serva esclusivamente alle loro limitate operazioni. È importante riuscire, fin dalle fasi di addestramento e formazione del personale, a far capire agli stessi che ogni singolo dato inserito serve per tutte le operazioni aziendali e che per questo motivo, inserire dati non corretti, significa introdurre nel sistema informativo aziendale elementi informativi errati che porteranno inevitabilmente a valutazioni e misurazioni sbagliate. In questa situazione il sistema gestionale non può più essere vissuto come una serie di comparti/ sottosistemi scollegati e non comunicanti, ma come un insieme organico dove i dati si muovono e si intersecano facilitando la comunicazione e l’interdipendenza delle funzioni. Monitorare il progetto ha come obiettivo quello di capire se i risultati ottenuti o in via di ottenimento sono attinenti agli obiettivi definiti, in modo da apportare le eventuali correzioni in tempi relativamente brevi e da comunicare l’andamento del progetto alla proprietà. Il progetto deve quindi essere misurato in termini di: 1. Costi; 2. Tempo; 3. Risorse. I costi sostenuti per la realizzazione del progetto debbono essere in linea con quelli preventivati in fase di definizione del progetto stesso e gli invitabili scostamenti9 devono essere accuratamente documentati e giustificati. Quest’attività permette di mantenere traccia di tutte le eventuali operazioni compiute nel progetto riuscendo, in qualsiasi momento, a ricostruire la storia di ogni intervento approntato. Il tempo necessario alla conclusione del progetto, così come i costi, dovrà essere ritoccato ed aggiustato ad ogni modifica apportata al piano iniziale così da avere sempre una quantificazione aggiornata. Trattandosi di un processo che spesso coinvolge gran parte dell’azienda, non è sempre facile definire i tempi necessari alla chiusura del progetto; è però sicuramente importante avere 9 Molti dei costi del progetto vengono preventivati in avvio dello stesso; in questa fase è pertanto estremamente difficile quantificare detti costi in maniera precisa e puntuale. Ecco perché molti degli stessi dovranno essere rivisti e riconsiderati durante le fasi operative, unici momenti in cui questi costi possono essere effettivamente quantificati. Si pensi ad esempio ai costi che si preventivano per eventuali importazioni di dati da un database ad un altro; solo all’effettiva stesura dell’operazione, quando si esaminano le tabelle da importare, i campi che le compongono, si è in grado di dire quali sono i costi da sostenere per il completamento dell’operazione. 9 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE delle date grazie alle quali spingere le persone al raggiungimento degli obiettivi assegnati. Senza un eventuale traguardo da raggiungere anche il personale più giudizioso ed attento rischia di perdersi nella quotidiana attività lavorativa abbandonando il progetto. Infine, il monitoraggio delle risorse, non economiche, permette di controllare l’impiego del personale sul progetto, spostandolo e utilizzandolo in funzione di eventuali picchi di lavoro. Questa misurazione permette all’azienda di capire se le persone coinvolte nel progetto sono sufficienti al completamento dello stesso oppure è necessario coinvolgere ulteriori risorse. Conclusioni Il progetto di implementazione di un sistema Erp in azienda è complesso, lungo e variegato, in funzione della realtà aziendale in cui è avviato. Proprio le specificità delle aziende in cui il sistema Erp viene implementato, per le differenti richieste che verranno avanzate e i diversi modi di affrontare il cambiamento, comportano la difficoltà di individuare un modello generale per la gestione del progetto. Definire un unico ed ottimale modo per gestire il passaggio ad un sistema ERP come l’unico adottabile ed indiscutibile, non è, a parere di chi scrive, possibile e nasconde un comportamento superficiale e presuntuoso. È possibile però individuare alcuni elementi, descritti in questo articolo, che rappresentano dei fattori di successo del progetto, se trattati con la dovuta correttezza e attenzione, oppure di insuccesso in caso contrario. A questo possiamo aggiungere che, come in tutte le attività che coinvolgono l’organizzazione aziendale e quindi richiedono importanti azioni dei singoli individui, le capacità relazionale e un elevato grado di buon senso, sono requisisti indispensabili che non dovrebbero mai venir meno, uniti alla capacità, solitamente innata e difficilmente acquisibile, di coinvolgere le persone nel progetto. 10 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE INTEGRAZIONE DI UN NUOVO GESTIONALE: IL CASO DELLA P.M.I. S.p.A. (O. Verrini – Zucchetti Tam) 1. INTRODUZIONE Definiamo il sistema informativo quel sistema che ha come obiettivo la generazione di informazione atte a soddisfare in maniera piena e completa le esigenze conoscitive dell’azienda; per raggiungere questo traguardo si avvale di mezzi tecnici, persone e procedure. Definiamo il sistema gestionale il sistema informativo automatizzato, non necessariamente coincidente con il sistema informativo stesso (vedi figura 1). Oggetto della trattazione sarà il passaggio da un vecchio gestionale ad uno nuovo di tipologia ERP. SISTEMA INFORMATIVO SISTEMA GESTIONALE Fig. 1- Raffronto tra sistema informativo e sistema gestionale Andremo ad analizzare le caratteristiche del gestionale in via di sostituzione per definirne pregi e difetti ed andremo, per comparazione, ad approfondire gli elementi distintivi del gestionale ERP. Questa operazione richiede da parte della P.M.I. un notevole sforzo in termini di tempo e in termini di risorse impegnate. La sostituzione di un sistema gestionale con un altro, soprattutto quando il passaggio è così ampio come quello trattato in questo caso, richiede la combinazione di tre elementi su tutto: Il tempo Le procedure e i processi Le risorse umane Il cambiamento in quanto tale richiede, da parte di chi lo intraprende, una serie di passaggi che porteranno la realtà aziendale verso una nuova dimensione. Questi passaggi richiedono tempo per essere affrontati e portati a termine con successo. La P.M.I., come vedremo, decidendo di intraprendere questi passaggi decise di investire nell’elemento tempo. Cambiare significa mettere in discussione i vecchi processi e le vecchie procedure; siamo così al secondo elemento indicato nell’elenco. Assumere un nuovo gestionale per regolare la vita aziendale porta nell’azienda stessa procedure nuove che devono essere esaminate, discusse, rimodellate sulla realtà aziendale ed infine adottate. Allo stesso modo alcuni processi possono risultare incompatibili con il gestionale oppure questo ultimo, con la logica che lo contraddistingue, potrebbe presentare visioni diverse per le stesse attività. Infine cambiare significa spingere le persone, le risorse umane, ad assumere atteggiamenti diversi e a modificare, talvolta, comportamenti ed abitudini radicate. Atteggiamenti che possono 11 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE portare energia ed alimentare, come legna secca il fuoco del cambiamento, oppure atteggiamenti negativi volti a frenare le forze innovatrici. Cercheremo nella trattazione di legare i concetti sopraesposti alla realtà della P.M.I. approfondendo le vecchie procedure e i vecchi processi con quelli introdotti a seguito dell’assunzione del nuovo gestionale. 2. P.M.I. S.p.A.: CENNI STORICI La P.M.I. nasce nel 1980 dall’unione di quattro soci che, già introdotti nel settore del bianco (denominazione comune per il settore delle lavatrici e lavastoviglie) decisero di costituire una società che potesse competere a livello nazionale nella produzione di cablaggi per quel settore. Dopo i primi anni di avviamento la vera svolta avviene agli inizi degli anni novanta quando, alla produzione elettromeccanica si affianca la produzione di schede elettroniche per il settore del condizionamento. L’alta redditività del settore permette alla P.M.I. di reinvestire parte degli utili al fine di mantenere gli impianti produttivi sempre ad un livello qualitativo elevato e questo fa sì che l’azienda ricopra una fetta importante del mercato della produzione del cablaggio per il settore del bianco e del condizionamento. L’elevata competitività del mercato e i sempre minori margini hanno imposto alla P.M.I. la ricerca di nuovi mercati produttivi. Da questo ne sono nati due comparti produttivi: uno nell’est europeo e l’altro in Cina. Da questi centri ne origina una prima produzione, una produzione di semilavorati, che, spedita in Italia, subisce l’ultima parte della lavorazione prima del collaudo finale teso a certificare il prodotto finito. Altro aspetto, questo, che permette all’azienda di vantare una qualità estremamente elevata. Tutte le aziende del settore infatti devono certificare la qualità dei componenti prodotti; solo così possono essere certe di ottenere contratti dalle grandi case di lavatrici e lavastoviglie. Per questo motivo l’aspetto qualitativo riveste un ruolo importante e di primo ordine, anche se una vera e propria funzione qualità non esiste e le sue funzioni vengono delegate ai responsabili della produzione. Per calarci con più interesse nella realtà aziendale che andremo a raccontare e per chiarire i rapporti intercorrenti tra le varie forze interne proponiamo l’organigramma aziendale: 12 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE Fig.2 - Organigramma P.M.I. Come possiamo vedere dall’immagine sopra ogni funzione aziendale è diretta da un responsabile che è anche socio della azienda. La produzione, funzione predominante dell’azienda, è divisa in due: da una parte la produzione elettromeccanica (cablaggi per il bianco) e dall’altra la produzione elettronica (schede elettroniche per il settore del condizionamento e del bianco). Come abbiamo detto sopra i responsabili della produzione sono anche responsabili della qualità dei prodotti e pertanto si avvalgono, nella loro funzione, della collaborazione di alcuni uomini della funzione qualità. Il magazzino, suddiviso anch’esso in due aree separate, gestisce l’immagazzinamento dei materiali per l’elettronica e per l’elettromeccanica e dipende gerarchicamente dalla funzione acquisti. Anche questa funzione, così come per tutte le altre aree fin qui esaminate, è suddivisa in due parti: la prima provvede all’emissioni di ordini per la produzione elettronica mentre la seconda incentra le proprie energie verso la produzione elettromeccanica. I due settori hanno forti elementi di eterogeneità; per questo motivo la direzione aziendale ha spinto verso la specializzazione delle funzioni. Concludiamo la breve storia riportando alcuni dati della P.M.I.: fatturato di circa 30-35 milioni di euro con una attesa di crescita intorno al 8-10% annuo, 98 dipendenti, esclusa la proprietà impegnata in azienda in ruoli attivi, due stabilimenti in Italia, uno in Romania e uno in Cina. 3. VECCHIO GESTIONALE: ENDESION Endesion, il vecchio gestionale in fase di sostituzione, non coincideva affatto con il sistema informativo creato e gestito in P.M.I.. Una parte rilevante delle operazioni non automatizzate, pertanto non comprese nel sistema informativo vista la definizione data di questo nell’ introduzione, venivano compiute manualmente dagli utenti. Per facilitare la comprensione delle procedure seguite dagli utenti di ogni funzione riporteremo nel proseguo della trattazione alcune tabelle nelle quali indicheremo: Automatiche gestionali tutte le operazioni compiute con il gestionale siano esse completate in automatico dal gestionale stesso oppure di imputazione dati svolte manualmente dagli utenti; Manuali e Automatiche locali tutte le operazioni compiute al di fuori del gestionale, realizzate attraverso la compilazione manuale di registri anziché documenti oppure in automatico avvalendosi di strumenti informatici individuali. Vediamo di seguito: FUNZIONI Automatiche Gestionale Acquisti e Vendite Magazzino Produzione Contabilità Generale Tesoreria Uff. Tecnico Personale Ricerca e Sviluppo Qualità Fig. 3 – Sistema informativo aziendale * Automatiche Locali Manuali * * * * * * * * * * * * * * 13 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE Come possiamo vedere da quanto riportato nella fig. 3 le funzioni interessate da procedure automatizzate erano solamente tre (anche se quelle più importanti per una azienda di produzione come la P.M.I.) e nessuna delle tre in maniera completa. Tutte le altre funzioni dovevano essere gestite con procedure manuali o attraverso i cosidetti sistemi individuali, con i quali in letteratura si definiscono quei processi informatici ed automatizzati che ogni singolo utente implementa, mantiene ed utilizza per assolvere alle mansioni quotidiane. Pur se inserite all’interno del sistema gestionale, anche nelle tre aree indicate nella fig. 3, erano attivi dei sistemi individuali che gli utenti utilizzavano per incrementare le informazioni ottenute dal gestionale. Laddove il sistema gestionale mostrava delle lacune oppure risultava non rispondente alle esigenze degli utenti quest’ultimi tendevano a sostituirlo con dei mezzi, talvolta poco strutturati ma che servivano ad ottenere i risultati necessari. Nella P.M.I. siamo in presenza di una situazione di questo tipo: 1. un sistema ufficiale che non copriva tutte le aree; 2. un sistema informativo individuale sviluppato e utilizzato; 3. un elevato lavoro manuale. Queste conclusioni possono essere facilmente ottenute visualizzando la fig. 3 dove troviamo che, nella funzione magazzino e produzione al sistema gestionale si affiancavano anche sistemi individuali. Questa situazione era presente anche nella funzione ricerca e sviluppo, nella funzione qualità e nell’ufficio tecnico dove oltre ai sistemi manuali si utilizzavano anche sistemi informativi locali. Approfondiamo l’indagine e visualizziamo quali sono i principali flussi informativi gestiti dal sistema gestionale: CICLO ACQUISTI - APPROVVIGIONAMENTO 14 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE Fig. 4 – Ciclo acquisti - approvvigionamento Come abbiamo già ampiamente trattato il sistema gestionale della P.M.I. doveva, per dare luogo ad informazioni rispondenti alle esigenze e utili agli obiettivi aziendali, essere fortemente integrato da sistemi individuali e dal lavoro manuale degli utenti. I dati di input ottenuti da fonti esterne all’azienda, punto di partenza dell’intero ciclo passivo erano: 1. Forecast, o previsionale, annuo 2. Piani di consegna settimanali 3. Contratti con i fornitori Il forecast annuale era il documento inviato dai clienti nel quale erano riportate le previsioni di acquisto dei prodotti finiti che P.M.I. doveva produrre e consegnare al cliente intestatario del documento. Si trattava di dati indicativi che avevano come obiettivo quello di definire il fabbisogno di materia prima il quale veniva inviato ai fornitori per l’ottenimento di prezzi di acquisto validi per tutto il periodo di fornitura. I piani di consegna settimanali erano documenti (inviati tramite Edi oppure tramite fax) ricevuti dalla P.M.I. ogni settimana nei quali erano riportate, divise per codice di prodotto finiti e per data, le quantità da consegnare. Utilizzando questi piani di consegna settimanali l’azienda era in grado, dopo aver effettuato l’elaborazione dei fabbisogni, di emettere ordini di acquisto verso i fornitori. Da ciò ne deriva che gli output di questo flusso erano: 1. Fabbisogno di materie prime 2. Ordini di acquisto Scomponiamo il flusso descritto nelle singole fasi e definiamo il tipo di attività (manuale, automatica da gestionale oppure automatica da gestionale locale) che gli utenti dovevano compiere: Automatiche Automatiche Manuali Gestionale Locali 1. Caricamento Forecast annuale + 2. Generazione fabbisogno + 3. Invio fabbisogno materie prime fornitori + 4. Caricamento prezzi di acquisto + 5. Ricezione piano di consegna settimanale + 6. Generazione fabbisogno + 7. Emissione ordine di acquisto + Fig.5 – Fasi del ciclo acquisti Singole Fasi Dalla fig. 5 si può vedere come delle sette fasi elencate (si noti come abbiamo interrotto il ciclo acquisti alla parte di emissione ordine ignorando tutta la parte relativa alla gestione dell’ordine stesso e alla ricezione delle materie prime ordinate) solamente due sono attivabili dal sistema gestionale aziendale. La maggior parte delle operazioni, quattro, sono compiute manualmente. Si tratta di operazioni di imputazione dati che richiedono sempre, anche nei gestionali più progrediti un certo lavoro manuale degli utenti. Infine una operazione, la generazione del fabbisogno di materie prime, veniva compiuta utilizzando un programma locale. Si trattava di un esplosore di distinte basi; l’utente indicava le quantità da produrre per ogni singolo prodotto e la procedura dalla elaborazione delle distinte basi determinava il consumo di ogni singola materia prima. CICLO VENDITE 15 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE Fig. 6 – Ciclo vendite Il ciclo vendite della P.M.I. aveva come punto di partenza, così come per il ciclo acquistiapprovvigionamento, il forecast annuale inviato dai clienti. L’elaborazione delle previsioni di vendita permetteva di avere l’elenco delle materie prime da utilizzare nella produzione (elenco che utilizzava la funzione acquisti per definire i contratti di acquisto). Da ogni singolo prodotto finito la funzione vendite otteneva i tempi di produzione, divisi per ciclo di lavoro. Dall’unione di questi dati, quantità da produrre, costi delle materie prime e costo della manodopera ( dato dai tempi di produzione per il costo orario della manodopera), si potevano definire i prezzi di vendita per ogni singolo prodotto finito. Scomponiamo il flusso informativo in singole fasi e analizziamo il grado di automazione che ogni singola fase richiede: Singole Fasi 1. Caricamento Forecast annuale 2. Generazione fabbisogno 3. Caricamento prezzi di acquisto 4. Caricamento tempi di produzione 5. Caricamento prezzi di vendita Fig. 7 – Fasi del ciclo Vendite Automatiche Automatiche Manuali Gestionale Locali + + + + + Il ciclo vendite comportava per l’utente un notevole lavoro manuale; come possiamo vedere dalla fig. 7 ben tre delle cinque fasi descritte venivano compiute manualmente. Solo l’inserimento dei prezzi di vendita avveniva utilizzando il sistema gestionale aziendale; l’attività preponderante per una funzione commerciale, riprendere ogni singolo prodotto finito, determinare il prezzo della manodopera e delle materie prime e unire il tutto per definirne il costo, veniva svolta completamente a mano. CICLO PRODUZIONE 16 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE L’ultima funzione gestita dal sistema automatizzato è quella del ciclo produttivo; le fasi che la contraddistinguono sono: Fig. 8 – Ciclo produzione La produzione, come possiamo vedere dalla fig. 8, aveva come punto di partenza il forecast annuale. Questo, da semplice previsionale di vendita, veniva elaborato in modo da poter avere, al termine di queste elaborazioni, le quantità da produrre. Era tramite queste proiezioni che si valutava la capacità produttiva della azienda. Questo elemento permetteva di raffrontare, in ottica critica, la dimensione produttiva con i volumi, seppur ipotetici, di vendita. Alla schedulazione delle consegne attraverso l’invio da parte del cliente dei piani di consegna settimanali seguiva, sempre avendo ben presenti le proiezioni annuali, la generazione degli ordini di produzione. Dalla combinazione delle consegne settimanali e degli ordini di produzione venivano definite le liste di prelievo, documenti contenenti le materie prime e i materiali ausiliari da prelevare dal magazzino, con le quali i magazzinieri predisponevano i materiali in prossimità delle line di montaggio pronti per l’utilizzo. Il materiale così prelevato veniva suddiviso per ordine di produzione. Al termine del ciclo produttivo si aveva il versamento a magazzino del prodotto finito; operazione attraverso la quale si ottenevano due risultati: chiusura degli ordini di produzione lavorati e aggiornamento delle quantità di materia prima disponibile a magazzino. Il deposito dei prodotti finiti permetteva ai magazzinieri di predisporre, in funzione degli ordini di vendita da evadere, la packing list, documento contenente per singolo codice articolo la quantità da spedire, la confezione e il tipo di imballo utilizzato, l’eventuale lotto e ubicazione di magazzino, e a seguire i documenti di trasporto. Componendo il ciclo produttivo in fasi avremo: Singole Fasi Automatiche Automatiche Manuali Gestionale Locali 17 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE 1. Inserimento Forecast annuale 2. Generazione fabbisogno 3. Definizione congruità capacità produttiva 4. Inserimento piani di consegna 5. Generazione ordini di produzione 6. Generazione lista di prelievo 7. Inserimento quantità prodotto 8. Aggiornamento materie prime a magazzino 9. Creazione packing list 10. Generazione ddt di vendita Fig. 9 - Fasi del ciclo produzione + + + + + + + + + + Le fasi del ciclo della produzione richiedono una forte componente manuale; ben sei fasi infatti vengono svolte senza l’utilizzo del gestionale aziendale. Risultavano particolarmente impegnative, per la mole di dati trattati e proprio per questo motivo per la facilità di errore, le fasi nove e dieci, rispettivamente la creazione della packing list e la generazione dei documenti di trasporto di vendita. Le altre funzioni, come riportato nella fig. 3, non vengono gestite dal gestionale aziendale ma dai sistemi informativi individuali. Una delle caratteristiche fondamentali del sistema informativo della P.M.I. è proprio, come abbiamo avuto modo di visualizzare nelle tabelle riportate nelle pagine precedenti, quella di presentare una notevole quantità di gestioni individuali. 4. NUOVO GESTIONALE: NEWENT Nel paragrafo relativo al vecchio gestionale abbiamo parlato dei processi e delle procedure, uno degli elementi riportati nell’introduzione; prima di approfondire come questi elementi si siano modificati a seguito dell’installazione dell’Erp, spendiamo alcune parole per approfondire l’elemento tempo. Abbiamo detto che per sviluppare una attività tesa al passaggio di gestionale l’azienda deve avere a disposizione delle risorse da investire nell’elemento tempo. L’adozione di un gestionale Erp richiede da parte dei due attori, la stessa azienda e la software house, la definizione di una serie di incontri finalizzati a capire le esigenze aziendali da una parte e le potenzialità del gestionale dall’altra. Questi incontri, che hanno forme e approcci che variano in funzione degli attori coinvolti, devono permettere la comprensione delle informazioni che l’azienda vuole gestire e i dati necessari per l’ottenimento di queste informazione. Da ciò ne deriva che, con il procedere dei lavori, questi incontri si fanno sempre più approfonditi; si passa pertanto dalla demo di presentazione iniziale agli addestramenti sempre più mirati mano a mano che gli elementi vengono definiti. Il lavoro della software house deve essere teso verso due direzioni: comprendere appieno le esigenze aziendali da una parte e addestrare i futuri utenti dall’altra. Entrambe le attività devono essere svolte parallelamente per facilitare la comprensione delle due controparti; difficilmente un utente sarà in grado di comunicare quale informazione vuole ottenere e come ottenerla se non ha una idea, almeno di massima, di come sono trattate quelle informazioni nel gestionale e allo stesso modo la software house non sarà in grado di trasmettere le potenzialità dello strumento se non riesce a comprendere appieno le esigenze degli utenti. Questo interscambio di informazioni avviene sia per mezzo di riunioni di analisi dati nate allo scopo sia seguendo ogni singolo utente nella propria operatività; detto ciò è facile capire come i tempi di start up tendono inevitabilmente a lievitare. Per evitare che queste dilatazioni temporali 18 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE diventino un modo per rimandare il passaggio i responsabili del progetto devono monitorare attentamente ogni singola fase e spingere, laddove l’esigenza lo richieda, alla risoluzione de i problemi emersi. Approfondito l’elemento tempo dobbiamo, per chiudere il cerchio e definire gli effettivi cambiamenti intervenuti nei processi e nelle procedure, analizzare come le varie funzioni hanno assimilato l’adozione del nuovo gestionale. Il primo obiettivo fu quello di eliminare tutti i sistemi informativi individuali spingendo gli utenti a caricare i dati direttamente su un sistema gestionale che ora, rispetto al vecchio, rispecchiava fedelmente il sistema informativo aziendale. Il secondo fu quello di ridurre al minimo l’inserimento manuale dei dati fermo restando che l’inserimento di input da parte degli utenti è una attività insostituibile. Detto questo vediamo i cambiamenti: CICLO ACQUISTI – APPROVVIGIONAMENTO Per il ciclo acquisti – approvvigionamenti abbiamo: Automatiche Automatiche Manuali Gestionale Locali 1. Inserimento Forecast annuale + 2. Generazione fabbisogno + 3. Invio fabbisogno materie prime fornitori + 4. Caricamento prezzi di acquisto + 5. Ricezione piano di consegna settimanale + 6. Generazione fabbisogno + 7. Emissione ordine di acquisto + Fig. 10 – Fasi del ciclo acquisti nel gestionale Erp Singole Fasi Le singole fasi del ciclo acquisti sono state integrate all’interno del sistema gestionale. Il forecast e il piano di consegna settimanale venivano inviati, come già anticipato, tramite EDI (Eletronic Data Interchange) così la software house decise di importare il file direttamente negli archivi del Erp evitando il caricamento manuale. Questa soluzione porto tre vantaggi diretti : 1. riduzione dei tempi di inserimento forecast/piano di consegna 2. riduzione degli errori di trascrizione dovuti a disattenzione oppure a semplice probabilità statistica. 3. Maggior tempo a disposizione per gli utenti Il terzo punto, una diretta conseguenza del minor impegno nell’attività di inserimento dati permise gli impiegati dell’ufficio acquisti di indirizzare questo tempo per svolgere attività proprie dell’ufficio come la gestione dell’ordine, dalla sua emissione alla sua evasione passando per i necessari solleciti, o la valutazione dei fornitori compiuta avvalendosi di questionari, di parametri quali-quantitativi e di visite presso i centri produttivi degli stessi. CICLO VENDITE Per il ciclo vendite abbiamo: Singole Fasi 1. Inserimento Forecast annuale Automatiche Automatiche Manuali Gestionale Locali + 19 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE 2. Generazione fabbisogno 3. Inserimento prezzi di acquisto 4. Inserimento tempi di produzione 5. Inserimento prezzi di vendita Fig. 11 – Fasi del ciclo Vendite nel gestionale Erp + + + + Una delle caratteristiche del gestionali Erp è l’univocità del dato; questo significava che il dato veniva inserito un’unica volta all’interno della base di dati e che questo doveva essere utilizzato da tutte le funzioni. Per questo motivo le vendite non avevano più la necessità di trattare il forecast né tantomeno di generare il fabbisogno in quanto questi dati erano messi a disposizione di tutti gli utilizzatori dalla funzione di importazione file di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente. La maggiore disponibilità di tempo ottenuta con le modifiche di cui sopra, permise agli addetti alla funzione commerciale di dedicare più attenzione alle operazioni di inserimento prezzi di acquisto e dei tempi di produzione. Dati questi necessari per la definizione dei prezzi di vendita, operazione che continua ad essere compiuta al di fuori del gestionale con il sussidio di fogli di calcolo. Vista la particolarità di questa operazione approfondiamone l’esame: gli addetti commerciali avevano a disposizione un foglio di calcolo nel quale riportavano, divisi per colonna, i codici del prodotto finito, il costo di ogni singolo componente necessario alla sua fabbricazione e il tempo richiesto da ogni ciclo di lavoro. Il risultato del prodotto tra tempo e costo orario permetteva di avere il costo di produzione; questo, sommato al costo dei componenti, dava il costo per ogni prodotto finito. Il dato ottenuto serviva alla funzione vendite per definire il prezzo di vendita. L’inserimento di queste due fasi nel gestionale NewEnt, vista la delicatezza della funzione stessa ma vista soprattutto la complessità delle fasi descritte le quali, riepiloghiamo, richiedevano: reperimento del costo di acquisto dei componenti definizione del costo della manodopera somma dei due dati per ottenere un target di costo fu rimandato ad una fase successiva quando gli utenti avessero mostrato maggiore conoscenza del gestionale. CICLO PRODUZIONE Per il ciclo produzione abbiamo: Automatiche Automatiche Manuali Gestionale Locali 1. Caricamento Forecast annuale + 2. Generazione fabbisogno + 3. Definizione congruità capacità produttiva + 4. Caricamento piani di consegna + 5. Generazione ordini di produzione + 6. Generazione lista di prelievo + 7. Caricamento quantità prodotto + 8. Aggiornamento materie prime a magazzino + 9. Creazione packing list + 10. Generazione ddt di vendita + Fig. 12 - Fasi del ciclo produzione nel gestionale Erp Singole Fasi Cosi come per gli acquisti e per le vendite anche la produzione, avvalendosi degli stessi dati, otteneva il forecast annuale e i piani di consegna direttamente dall’importazione del file e anche per 20 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE essa questa riduzione di operazioni permetteva agli utenti di spostare l’attenzione verso attività, come la generazione degli ordini di produzione oppure la creazione della packing list. Anche le altre fasi, quelle propriamente produttive come la generazione degli ordini di produzione, la generazione delle liste di prelievo e l’inserimento delle quantità prodotte furono inserite all’interno di NewEnt; una attività questa che richiese la stretta collaborazione, consumata anche tra le linee di produzione, tra gli impiegati della P.M.I. e la software house. Una fase critica, la generazione della packing list, fase che assorbiva molte risorse della P.M.I. e causava errori operativi, rimase esterna al gestionale. Il motivo di questa mancata integrazione è da ricercare, non in mancanze o limitazioni tecniche ma a motivi organizzativi. Prima di procedere alla definizione di quel tipo di compito la P.M.I. aveva necessità di riorganizzare quella parte della funzione della produzione legata alle spedizioni. Per evitare quindi di attivare una procedura non in linea con i lenti ma significativi cambiamenti in atto, l’azienda decise di posticipare, così come già era accaduto per la funzione vendite, l’introduzione di questa attività. 5. RISORSE UMANE Le risorse umane vengono in questo scritto definite come tutti quei soggetti che operano, a diversi livelli, all’interno della azienda ponendo particolare attenzione verso quelli che interagiscono con il sistema gestionale. È senza dubbio innegabile che le risorse umane possano essere l’elemento determinante per la buona riuscita di una operazione come quella che abbiamo trattato nel seguente articolo. Nel caso della P.M.I. dobbiamo dividere questo elemento in due: da una parte i soggetti che avevano fortemente voluto il passaggio di gestionale e dall’altro i soggetti passivi che “subirono” il cambiamento a volte contrapponendosi ad esso. I primi furono i promotori dell’evento, spinsero affinché il vecchio gestionale venisse sostituito e si attivarono per rendere questo passaggio meno traumatico e più lineare possibile. I secondi per contro non furono così pronti, non collaborarono con interesse e molte volte ostacolarono, chiedendo soluzioni macchinose e inutili solo per rallentare le operazioni. La particolarità di questo aspetto fu che i soggetti passivi non erano dei semplici utenti del sistema informatico ma erano i soggetti decisori, la direzione aziendale. La spinta al cambiamento avvenne dal basso verso l’altro; i soggetti ‘attivi’, quelli che vollero con forza il cambiamento furono gli utenti, gli effettivi utilizzatori del sistema gestionale mentre la direzione fu, in tutto e per tutto un soggetto che subì queste attività. Questa anomalia rese il passaggio ancora più problematico di quanto già non fosse; in tutta l’operazione mancò infatti una figura forte che prendesse posizione nelle situazioni più importanti e che definissi la strada da percorrere. Questa posizione incerta, non definita, portò alcuni utente, meno interessati al cambiamento per motivazioni o paure personali, a disattendere i compiti loro affidati. Con la migrazione di gestionali molti soggetti possono sentire minacciate le loro posizioni all’interno dell’organigramma aziendale e per questo motivo possono lavorare per rallentare o interrompere definitivamente questa operazione. In questi casi dovrebbe essere la direzione che, accortasi di certe anomalie, dovrebbe imporre la propria volontà e spingere, motivando e guidando, le persone verso gli obiettivi preposti. Nella P.M.I. questo tipo di guida mancò; la direzione non imposte quando richiesto le proprie idee e questa attività di guida dovette essere assolta dalla software house la quale mediò tra le due posizioni, cercando di raggiungere, prima di ogni attività di analisi o di formazione, l’accordo tra le due parti onde evitare inutili e controproducenti attriti tra i vari soggetti. 6. CONCLUSIONI 21 MATERIALE DIDATTICO AD USO ESCLUSIVO DEGLI STUDENTI DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITA’ PARTHENOPE La combinazione dei tre elementi di cui abbiamo trattato è indispensabile per il buon esito dell’operazione di passaggio di gestionale. Alla azienda è difatti chiesto un elevato sforzo organizzativo, decisionale e operativo; solo la coerente e determinata interazione delle risorse umane, delle procedure e processi e del tempo crea quelle condizioni necessarie al cambiamento. Riprendendo il caso sopra esposto possiamo tranquillamente dire che l’elemento più trascurato fu l’elemento procedure e processi; la P.M.I. decise che, le vecchie procedure che avevano regolato il flusso di dati con il vecchio gestionale potevano essere, se fino ad ora lo erano state, buone anche per il gestionale Erp. Trascurando di fatto gran parte degli aspetti positivi, in termini di procedure, che l’Erp metteva loro a disposizione. Solo gli acquisti-approvvigionamento ottennero rilevanti modifiche nel loro modo di operare, tutte le fasi del processo vennero inserite nel gestionale, mentre per la funzione vendite e la funzione produzione le fasi più delicate e importanti furono rimandate a causa di una lenta riorganizzazione delle funzioni. La P.M.I. perse quella spinta al cambiamento che porta con se l’introduzione di un gestionale nuovo; i responsabili non furono sufficientemente lungimiranti e, invece di sfruttare pienamente il momento favorevole per introdurre cambiamenti importanti, si accontentarono di replicare, anche se con evidenti miglioramenti, quanto già si faceva con il vecchio gestionale. 22