Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero DISTRETTO CALZATURIERO VENETO Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Relazione finale progetto di ricerca / Giugno 2006 Distretto Calzaturiero Veneto Via Mazzini, 2 – 30039 Stra (Ve) Italy tel. +39.049.9801422 fax. +39.049.9800503 [email protected] www.distrettocalzaturieroveneto.it Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione del progetto: Le aziende: Agostini Srl, Ballin Srl, Ballin Franco & C. Srl, Barbato Srl, Bellò Srl, Bettio & Bellotto Snc, Carraro Luigi Srl, De Robert Srl, Dyva Srl, Grisport Spa, Gritti Srl, Guardi Spa, Iris Spa, M&G Srl, Mima Srl, Mitica Srl, Moda di Fausto Spa, Monique Srl, Olimpo’s Snc, Original Sergio Salmaso Srl, Peron Srl, S&C Srl, Stefmarie Srl, Stf Srl, Strafford Srl, Rossimoda Spa, Valbrenta Srl, Voltan Srl Chiara Pescarolo, Sabrina Cadamuro ACRIB (Associazione Calzaturifici Riviera del Brenta) Franco Cestonaro, Vittorino Martarello CNA di Rovigo (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) Elio De Gasperi Associazione Artigiani e Piccola Impresa “Città della Riviera del Brenta” Gianpiero Menegazzo Rappresentante Patto di Distretto Mario Zambelli, Mauro Tescaro Politecnico Calzaturiero scarl Claudio Zaccarin, Jacopo Zanella, Tiziana Basso Filtea-Cgil Alfio Calvagna, Carlo Nicolli, Massimo Meneghetti Femca-Cisl Redattori Sandra Cavazzuti, Stefano Maccaferri Progetto grafico e impaginazione Elisa Segato C.I.S.A.S. - Università degli Studi di Padova Con il contributo della Regione Veneto L.R. 8/2003 In collaborazione con: Federazione Rovigo Energia Chimica ed Affini CISL Federazione Energia Moda Chimica ed Affini Moda CGIL FILTEA Federazione Italiana lavoratori Federazione Italiana lavoratori tessile abbigliamento tessile abbigliamento Relazione finale progetto di ricerca / Giugno 2006 INDICE Capitolo I – Obiettivi della ricerca e definizione dell’ambito spaziotemporale 1 Capitolo II - Gli oggetti dell’indagine e le metodologie utilizzate 7 Capitolo III – Il Distretto industriale del Brenta 15 Capitolo IV - Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale – Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi 19 IV.1 Il paradigma di efficienza adattativa 19 IV.1.1 La tecnologia come variabile strategica 419 IV.1.2 L’automazione flessibile 21 IV.1.2.1 Le caratteristiche 21 IV.1.2.2 I limiti 24 IV.1.3 L’evoluzione del modello di funzionamento 25 IV.1.3.1 I prodotti modulari 28 IV.1.3.2 La flessibilizzazione del processo produttivo 29 IV.1.3.3 La verticalizzazione dei processi produttivi 34 IV.1.4 L’evoluzione del concetto di qualità 37 IV.2 Il paradigma di efficienza dinamica 41 IV.2.1 Premessa 41 IV.2.2 La lean organization 43 IV.2.2.1 L’outsourcing 43 i IV.2.2.2 La definizione del “technology portfolio” 47 IV.2.3 La rivoluzione progettuale 49 IV.2.3.1 Il concetto di piattaforma 47 IV.2.3.2 Alcuni elementi fondamentali legati al concetto di “piattaforma” 47 IV.3 Osservazioni di sintesi 55 Capitolo V – La carta d’identità delle PMI del Distretto 59 Capitolo VI – La struttura organizzativa delle aziende 63 VI.1 La struttura elemetare 64 VI.2 La struttura funzionale 66 Capitolo VII – Le risorse umane 69 VII.1 L’organico 69 VII.2 La formazione e l’innovazione tecnologica 71 Capitolo VIII – I rapporti con le altre aziende del settore e con enti associativi 75 Capitolo IX – Informatica ed organizzazione 77 Capitolo X - Relazione tra tecnologia, organizzazione e risorse umane 81 Capitolo XI – Il sistema economico - finanziario 85 XI.1 Rapporto tra fatturato e dipendenti 85 XI.2 I clienti 87 ii XI.3 La produzione 91 XI.4 La concorrenza 92 XI.5 La struttura finanziaria 94 XI.6 L’aggiornamento dell’azienda 95 Capitolo XII – I risultati dell’intervista aperta 97 XII.1 Realizzazione di forme sperimentali di flessibilità dell’orario di lavoro XII.2 99 Sperimentazione di forme di organizzazione della produzione, oppure di processo innovative 100 XII.3 Realizzazione di forme sperimentali di flessibilità 103 XII.4 Realizzazione di nuove forme di flessibilità nella sperimentazione di istituti contrattuali nuovi 105 XII.5 Introduzione di nuove od aggiuntive forme di part-time 106 XII.6 Creazione di una struttura aziendale od interaziendale di servizio all’impresa ed ai dipendenti 107 XII.7 Altro/Elementi di flessibilità-innovazione 108 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi di studio 111 XIII.1 L’azienda Guardi Spa 111 XIII.2 L’azienda Ballin Srl 122 Capitolo XIV - Conclusioni 135 iii Appendice A – Regione Veneto: Legge Regionale n. 8/2003 141 Appendice B – Questionario raccolta dati 205 Appendice C – Spunti analitici–Intervista aperta–Direzione aziendale 233 Appendice D – Questionario 237 Appendice E – Legge 8 marzo 2000, n.53 241 Appendice F – Accordo sindacale contrattuale relativo al progetto 263 Appendice G – Decreto 15 maggio 2001 267 Indice delle tabelle 277 Indice delle figure 279 iv Capitolo I – Obiettivi della ricerca e definizione dell’ambito spazio-temporale Capitolo I OBIETTIVI DELLA RICERCA E DEFINIZIONE DELL’AMBITO SPAZIO-TEMPORALE La presente ricerca e l’indagine realizzata all’interno di essa rientra nell’ambito della Legge regionale n. 8/2003 che disciplina i distretti produttivi del Veneto e gli interventi di politica industriale territoriale. In particolare le finalità del progetto sono volte ad acquisire nuove conoscenze/ /competenze per la messa a punto di processi produttivi innovativi e ripetibili nell’implementazione e nuove conoscenze/competenze per migliorare la rete dei servizi territoriali a disposizione dei dipendenti delle aziende, introducendo miglioramenti qualitativi sia nei processi che nei servizi. Tali obiettivi sono contenuti nella misura 2 “Progetti di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico” del Bando con il quale la Regione Veneto dà attuazione alle prescrizioni di cui alla legge regionale 8/2003 (Appendice A). Il limite spaziale della ricerca è stato individuato nelle aziende del Distretto Calzaturiero del Brenta, ma da questa indagine potrebbero scaturire indicazioni e modelli applicabili a tutto il settore calzaturiero non solo del Veneto, ma anche a livello nazionale. Attraverso l’individuazione di fattori di criticità, l’intento è quello di fornire indicatori, dati e percorsi utili che potranno essere oggetto di discussione da parte di comitati tecnici di responsabili aziendali, di tavoli di lavoro che coinvolgano le parti 1 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero sociali, i Centri per l’Impiego, l’Università, gli Assessorati comunali e provinciali e in generale tutti gli operatori del settore calzaturiero. Quanto alla determinazione del limite temporale della ricerca, esso è collocato fra il 2005 e il 2006 sulla base del Bando con il quale la Regione Veneto dà attuazione, per l’anno 2004, alle prescrizioni di cui alla legge regionale 8/2003 . Gli obiettivi progettuali si pongono in linea con quanto contenuto nel “Patto di distretto”, redatto in base alla Legge Regionale, che nelle proprie finalità indica l’importanza di sostenere: • innovazioni nei processi produttivi in grado di far mantenere la posizione di eccellenza assunta in questi anni dalla realtà calzaturiera veneta; • progettualità e attività di sviluppo del distretto integrate fra imprese ed istituzioni locali; • individuazione di innovativi modelli di organizzazione aziendale e dei processi produttivi. L’attività viene sostenuta e resa possibile attraverso l’intermediazione progettuale, tecnica, consulenziale ed organizzativa svolta da ACRIB, Associazione Calzaturifici della Riviera del Brenta, associa-zione di categoria nata nel 1961 che offre servizi e iniziative a favore del sistema calzaturiero. L’ente, per un’ottimale realizzazione degli scopi pro-gettuali, si servirà anche della collaborazione di società di ricerca e di progettazione esterne, specializzate in analisi dei sistemi produttivi ed or-ganizzativi e dei fabbisogni aziendali. 2 Capitolo I – Obiettivi della ricerca e definizione dell’ambito spazio-temporale Un contributo allo sviluppo, alla realizzazione progettuale ed alla diffusione degli obiettivi dello stesso, verrà offerto anche dal Politecnico calzaturiero S.c.ar.l.. La situazione attuale, che quotidianamente viene vissuta dalle aziende del Distretto, presenta una serie di criticità che possono essere così riassunte: • la maggior parte delle aziende sta vivendo momenti di notevole difficoltà commerciale con conseguente perdita di quote di mercato; • la difficoltà di rispondere tempestivamente ed efficacemente alla concorrenza sembra essere conseguente all’adozione di un processo produttivo ed organizzativo ancora caratterizzato da elevati margini di artigianalità; • risulta estremamente difficile per le aziende introdurre processi automatizzati nelle funzioni produttive; • le aziende sono spesso caratterizzate da grande rigidità organizzativa e sono scarsissimi gli elementi di flessibilità ed innovazione presenti nell’organizzazione aziendale e produttiva delle imprese del distretto; • i livelli di gratificazione e motivazione tra i lavoratori sono relativamente bassi con conseguente difficoltà a reperire manodopera giovane qualificata e motivata nel territorio; • appare “complesso” industrializzare processi produttivi preminentemente artigiani” al fine di fronteggiare adeguatamente la concorrenza produttiva e le difficoltà commerciali presenti. 3 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Indicando possibili soluzioni, l’indagine realizzata vuole superare lo stato di difficoltà e di crisi del settore, analizzando le debolezze strutturali ed organizzative dello stesso e lavorando sull’innovazione dei processi produttivi, ancora fortemente legati ad una dimensione di tipo artigianale. Se, infatti, con il termine “processo” si intendono “la serie di operazioni che si compiono per raggiungere un determinato fine”, è evidente che il fine di realizzare un prodotto calzaturiero di qualità non può più permettersi di essere così strettamente vincolato ad una serie di operazioni e mansioni artigianali legate alle conoscenze ed abilità del singolo lavoratore, o ad un periodo produttivo ormai superato. In una società produttiva manifatturiera di tipo industriale caratterizzata da variabili strategiche ormai radicalmente diverse, anche semplicemente rispetto a pochi anni fa, gli elementi cardine sui quali potenziare l’organizzazione delle imprese del Distretto e la strutturazione dei processi produttivi sono: • aumentare sensibilmente la capacità delle imprese di lavorare con tempi di consegna ridotti ed in una logica organizzativa e strutturale sempre più snella e just in time; • aumentare sensibilmente la flessibilità organizzativa e produttiva delle imprese operanti nel distretto, con soluzioni sostenibili e realizzabili a livello di processi nel concreto evolversi dell’attività produttiva quotidiana; • operare attivamente sulle dinamiche dei costi interni al fine di migliorare i prezzi finali dei prodotti soprattutto in relazione alle sfide commerciali estere; 4 Capitolo I – Obiettivi della ricerca e definizione dell’ambito spazio-temporale • aumentare costantemente la qualità complessiva del prodotto realizzato, sperimentando materiali, tecniche di design e di prototipazione nuove. L’identificazione di nuove modalità organizzative per il superamento ed il miglioramento di una tale tipologia di lavoro, sarà, quindi, l’oggetto della ricerca che qui andiamo a proporre. Si intende, infatti, giungere a definire in via sperimentale ed innovativa nuovi modelli/processi produttivi applicabili alla specifica realtà distrettuale. 5 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 6 Capitolo II – Gli oggetti dell’indagine e le metodologie utilizzate Capitolo II GLI OGGETTI DELL’INDAGINE E LE METODOLOGIE UTILIZZATE Il Distretto Calzaturiero del Brenta, racchiuso tra le province di Padova e Venezia, rappresenta l’oggetto dell’indagine in senso lato; in particolare, gli oggetti dell’indagine sono PMI appartenenti all’area distrettuale, che può essere definita come un agglomerato territoriale di produttori specializzati e integrati fra loro in filiere produttive: da ogni azienda coinvolta dipende direttamente l’esistenza di altre realtà produttive, stabilendo così un forte legame di dipendenza, e al tempo stesso un forte rischio di instabilità, per tutto il settore calzaturiero. I suddetti oggetti dell’indagine sono stati accomunati dall’utilizzo di un questionario semistrutturato (Appendice B) somministrato ad un rilevante campione delle aziende medio-piccole del distretto. Dalla lettura dei que-stionari è possibile rilevare due tipi di dati: • dati quantitativi, raccolti in tabelle in modo da poter essere messi a confronto con maggiore facilità; • dati qualitativi, estrapolati da una attenta analisi dei dati quantitativi; 7 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Il questionario semistrutturato si compone di domande chiuse1 e di domande aperte2; la domanda aperta permette di indagare, in modo attento e dettagliato, il punto di vista dell’interlocutore, rilevando fattori qualitàtivi, mentre con la domanda chiusa ci si limita a registrare un dato oggettivo e di natura quantitativa. L’utilizzo di entrambe le tipologie di domande rende possibile un ampliamento dei dati sottoposti ad analisi. L’analisi è stata effettuata su un rilevante campione di aziende del territorio del Distretto che, tuttavia, non rappresenta “l’universo” completo del campionamento, visto che sono stati analizzati solo i questionari semistrutturati rientrati spontaneamente; il nostro campione è dunque legato alla volontà di uno o più addetti aziendali che hanno deciso di collaborare al progetto, compilando il questionario in oggetto. Non è, dunque, stata interamente rispettata l’operazione metodologica del campionamento, che è un “procedimento attraverso il quale si estrae, da un insieme di unità (popolazione) costituenti l’oggetto dello studio, un numero ridotto di casi (campione) scelti con criteri tali da consentire la generalizzazione all’intera popolazione dei risultati ottenuti studiando il campione”3. Occorre, tuttavia, tener presente che quelle aziende che hanno risposto al questionario semistrutturato, probabilmente, ritenevano importante non solo informare gli intervistatori della loro situazione aziendale, ma 1 Corbetta Piergiorgio, Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, 1999, pag. 187, definisce la domanda chiusa, o meglio la domanda a risposta chiusa, nel seguente modo: “la domanda chiusa è quella nella quale all’intervistato, oltre alla domanda, viene presentato un ventaglio di possibili risposte entro le quali è invitato a scegliere quella più appropriata al suo modo di vedere”. 2 Corbetta Piergiorgio, Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, 1999, pag. 187, definisce la domanda aperta, o meglio la domanda a risposta aperta, nel seguente modo: “la domanda aperta è quella nella quale l’intervistatore pone la domanda lasciando piena libertà all’intervistato nella formulazione della risposta”. 3 Definizione tratta da Corbetta Piergiorgio, Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna, 1999, pag. 312. 8 Capitolo II – Gli oggetti dell’indagine e le metodologie utilizzate anche comunicare problemi riscontrati per poter avere un feed-back di ritorno. Sicuramente, le aziende che hanno collaborato al progetto, compilando il questionario, ritengono importante creare una rete di supporto e di confronto fra le aziende stesse e hanno, quindi, un forte senso di responsabilità sociale4, essendo il Distretto un sistema di forniture e subforniture in filiera, legate alle imprese committenti. La maggior parte dei questionari pervenuti sono di aziende che progettano, producono e commercializzano calzature soprattutto da donna di tipo fine-lusso; solo un questionario riguarda un’ azienda produttrice di accessori: si tratta di un formificio, che, come tutte le aziende dell’indotto, svolge un ruolo fondamentale, operando in sintonia con i calzaturifici. Il questionario semistrutturato è stato articolato in tre parti: • schema azienda, che comprende i dati anagrafici, le notizie generali e le notizie storiche; • prodotto-mercato, che comprende i settori di attività, i prodotti/processi e i clienti/concorrenti; • struttura-organizzazione, che comprende l’integrazione nel Territorio, l’organizzazione per la qualità, la struttura finanziaria, la formazione e i problemi/prospettive. Il questionario in oggetto è un questionario complesso, perché la sua compilazione, sicuramente, è stata affidata a più responsabili di area, dal momento che le domande passano dall’area amministrativa a quella com4 Secondo il Libro Verde dell’Unione Europea (Bruxelles, 18.7.2001 COM/2001-366 definitivo), essere socialmente responsabile significa non solo soddisfare gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo “di più” nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate . 9 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero merciale, dall’area finanziario-economica a quella produttiva. Ad alcune domande è stata omessa la risposta. Altro strumento d’indagine utilizzato è l’intervista a domande aperte (Appendice C) rivolta alla direzione aziendale, che ha coinvolto i direttori, i responsabili delle risorse umane ma soprattutto i titolari d’impresa; anche questa intervista è stata somministrata a molte (25) delle aziende mediopiccole del Distretto. Mentre la compilazione del questionario semistrutturato è avvenuta da parte dei referenti aziendali, la compilazione dell’intervista aperta è avvenuta da parte dell’intervistatore, sulla base delle considerazioni dei referenti o titolari aziendali. L’intervista a domande aperte vuole sondare l’interesse delle aziende calzaturiere a realizzare delle forme sperimentali di flessibilità nelle mansioni o nell’orario di lavoro degli addetti, che potrebbero comportare anche nuove forme di organizzazione della produzione o nuovi istituti contrattuali, previsti dalla L. 30/2003; inoltre, tale intervista vuole sondare l’interesse dell’impresa riguardo la creazione di strutture aziendali o interaziendali di servizio ai dipendenti dell’impresa stessa. L’intervista aperta vuole, dunque, approfondire e comprendere meglio l’interesse delle aziende ed indirettamente dei dipendenti delle stesse nei confronti delle tematiche relative alla conciliazione tempi di vita e di lavoro, e più in generale alla riorganizzazione dei tempi e degli orari della città. L’intervista aperta ha offerto i seguenti spunti analitici: • realizzazione di forme sperimentali di flessibilità dell’orario di lavoro, attraverso un’analisi delle modalità non formalizzate contrattualmente, ma già presenti in azienda; 10 Capitolo II – Gli oggetti dell’indagine e le metodologie utilizzate • sperimentazione di nuove forme di organizzazione della produzione, attraverso un’analisi e una consulenza specifica alla sperimentazione; • realizzazione di forme sperimentali di flessibilità nei compiti e nelle mansioni, in caso di presenza di lavoratrici in stato di gravidanza; • realizzazione di forme sperimentali di flessibilità nella sperimentazione di nuove forme contrattuali, previste dalla Legge 30/2003; • introduzione di nuove o aggiuntive forme di part-time (ad esempio reversibile); • creazione di una struttura aziendale o interaziendale di servizio all’impresa e ai dipendenti; • altri elementi di flessibilità-innovazione, già presenti in azienda. Ai fini dello svolgimento della ricerca è stato inoltre predisposto, dopo un’analisi congiunta svolta a quattro mani con l’ausilio delle parti sociali territoriali, un questionario semistrutturato da rivolgere, potenzialmente, ai dipendenti delle diverse aziende del Distretto (Appendice D). Tale strumento potrà realizzare una ricognizione più precisa, presso i diretti interessati alla introduzione di azioni di riorganizzazione del lavoro e di flessibilità da realizzarsi con l’obiettivo introdurre nuove e più flessibile forme di organizzazione dei processi produttivi tendenti alla migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, relativamente alle reali necessità personali dei lavoratori in riferimento ad una corposa serie di opportunità che potrebbero essere colte attraverso l’introduzione di cambiamenti afferenti le tematiche suddette. 11 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Tale ultimo strumento analitico non è stato ancora direttamente testato attraverso una somministrazione diretta ai dipendenti delle aziende del Distretto costituenti il campione delle nostra ricerca. Ciò potrà sicuramente avvenire nei prossimi mesi di attività progettuali. Contemporaneamente alla somministrazione del questionario semistrutturato e dell’intervista aperta, sono stati ideati, progettati, presentati e quindi finanziati, nel frattempo, i progetti di due imprese del Distretto le quali hanno fatto richiesta di finanziamenti nell’ambito del progetto di azioni positive per la flessibilità ai sensi dell’Art.9 della Legge 53/2000 (Appendice E). L’articolo 9 detta solo gli indirizzi generali, definendo le azioni positive ammesse come, per esempio, la cura di figli o di famigliari anziani; sono finanziabili progetti o programmi che prevedono forme di flessibilità tali da favorire o agevolare la conciliazione tempi di vita e di lavoro dei soggetti destinatari. La definizione, invece, dei criteri e delle modalità per la concessione dei contributi a quelle aziende che hanno attuato azioni positive per la flessibilità in accordo con le organizzazioni sindacali (Appendice F5), è stata rinviata al Decreto del Ministero del Lavoro del 15 maggio 2001 (Appendice G). I progetti finanziati delle due imprese del Distretto, rientrando nelle scadenze dei più generali Bandi di legge 53 del 2000 art. 9 lettera A sopra citati, possono diventare “due casi di studio” relativi ad aziende che hanno adottato soluzioni esemplari volte ad un miglioramento del clima aziendale, ma anche produttivo in generale, perché in entrambi i casi si tratta di innovazioni organizzative di processo e di servizio per la sperimentazione di nuove forme di organizzazione aziendale e di prassi conciliative. Infatti, i processi produttivi del settore calzaturiero sono ancora caratterizzati da 5 L’Appendice F è un esempio di accordo sindacale. 12 Capitolo II – Gli oggetti dell’indagine e le metodologie utilizzate una forte dimensione artigianale (si pensi alle orlatrici che lavorano ancora al proprio domicilio); il mercato impone anche a questo settore l’industrializzazione dei processi produttivi artigianali e delle risorse umane qualificate, oltre che la necessità di nuove strategie distributive e commerciali. 13 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 14 Capitolo III – Il Distretto industriale del Brenta Capitolo III IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL BRENTA “I distretti industriali sono entità socio-territoriali in cui una comunità di persone e una popolazione di imprese industriali si integrano reciprocamente. Le imprese del distretto appartengono prevalentemente a uno stesso settore industriale, che ne costituisce quindi l’industria principale. Ciascuna impresa è specializzata in prodotti, parti di prodotto o fasi del processo di produzione tipico del distretto. Le imprese del distretto si caratterizzano per essere numerose e di modesta dimensione. Ciò non significa che non vi possano essere anche imprese abbastanza grandi; tuttavia la loro crescita “fuori scala” può causare una modifica della struttura canonica del distretto1. Negli ultimi anni, il Distretto calzaturiero della Riviera del Brenta, di fronte alle difficoltà, alle sfide ed alle oscillazioni del mercato internazionale, ha certamente dimostrato una buona capacità di reazione e di tenuta determinate, probabilmente, dalla forza della propria tradizione produttiva, dalla propria coesione e dalla buona qualità dei prodotti realizzati. Consideriamo alcune cifre: il numero di aziende calzaturiere del Brenta rappresenta oggi il 44% del totale di aziende del Distretto, seguite a ruota dalle imprese specializzate nella creazioni di accessori (41%). 1 Definizione ISTAT, I Distretti Industriali, 8° Censimento generale dell’industria e dei servizi 2001, 16 dicembre 2005 (http://censimenti.istat.it). 15 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero I numeri si scontrano però sempre più con la realtà dei mercati, dove risulta forte e veloce l’ascesa di paesi neo–industrializzati, che si stanno affermando grazie a prodotti di costo (e di qualità) inferiore. Realtà asiatiche come Cina, Corea, Vietnam, India e Indonesia da sole rappresentano ormai l’80% della produzione mondiale. Questo fatto sta comportando un’erosione sempre maggiore delle quote di mercato per il sistema calzaturiero nazionale e veneto. Questi scenari mettono fortemente a rischio la capacità competitiva del Distretto Calzaturiero, caratterizzato da imprese di dimensioni medie e piccole (spesso anche piccolissime) e da un sistema di forniture e subforniture in filiera altamente specializzate, strettamente legate alle imprese committenti presenti nell’area. La storia della calzatura nell’ambito della Riviera del Brenta conosce una lunga tradizione e ha saputo dare soprattutto un notevole contribuito ai processi di crescita e sviluppo economico della realtà locale, fino al secolo scorso esclusivamente di tipo rurale. L’area territoriale del Distretto Calzaturiero, fortemente articolata fra Venezia e Padova, conta circa 200 grandi aziende in grado di seguire l’intero ciclo produttivo e una miriade di micro imprese specializzate. I numeri di questo sistema economico si mostrano consistenti sia nella media territoriale che in quella nazionale per numero di dipendenti, di aziende presenti sul territorio e infine per i livelli di fatturato raggiunti. Nonostante gli indici, rilevati periodicamente dall’ACRIB, siano notevolmente positivi, l’area calzaturiera del Brenta si sta confrontando con le problematiche della crisi dei processi produttivi, dovuta alla 16 Capitolo III – Il Distretto industriale del Brenta congiuntura economica fortemente deflattiva (calo dei consumi con conseguente calo della produzione) ed alla concorrenza dei paesi asiatici. Le possibili ripercussioni economiche e sociali legate alla crisi emergono evidenti, analizzando alcune macro situazioni strutturali dell’area: • le numerose aziende specializzate presenti sul territorio che operano in un regime di mono-produzione, legano strettamente la propria produttività alla capacità competitiva delle grandi aziende di cui sono fornitrici; ciò configura un evidente elemento di debolezza del sistema distrettuale; • il settore si caratterizza per essere ancora fortemente legato ad un’organizzazione del lavoro di tipo artigianale; basti pensare che le fasi più delicate della lavorazione vengono attualmente affidate a lavoratrici specializzate che operano a domicilio; • l’età media del personale, vicina o superiore ai 40 anni, è un fattore che determina una certa rigidità nei dipendenti ad affrontare percorsi di riorganizzazione delle mansioni e ad essere flessibili all’innovazione. Questa organizzazione del lavoro sta risultando carica di fattori di rischio per tutta l’area della Riviera del Brenta; quest’ultima, invece, potrebbe ottenere e consolidare diversi vantaggi competitivi nella sfida con i paesi dell’est del mondo, grazie all’introduzione di efficaci processi e sistemi produttivi di tipo industriale. 17 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Le strategie da realizzare, quindi, per l’intero distretto calzaturiero sono: • opporsi alla crisi; • riuscire ad identificare e ad applicare nuovi modelli di organizzazione del lavoro (passaggio da un sistema prevalentemente artigianale ad uno maggiormente industrializzato); • migliorare i processi produttivi; • migliorare i servizi di cui le aziende e i dipendenti usufruiscono. 18 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi Capitolo IV ASSUNTI TEORICI E MODELLI DELL’ORGANIZZAZIONE AZIENDALE – CONDIVISIONE DI NUOVI APPROCCI NELLA DEFINIZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI IV.1 IL PARADIGMA DI EFFICIENZA ADATTATIVA IV.1.1 La tecnologia come variabile strategica Gli anni Settanta, oltre che per la crescita del costo del lavoro ed il peggioramento del sistema di relazioni industriali, si caratterizzano anche per un forte aumento della turbolenza ambientale in cui le imprese si trovano ad operare. Da una parte lo sviluppo dei mercati ed i cambiamenti culturali inducono una sempre maggiore segmentazione della domanda, che si arricchisce anche di forti elementi di dinamicità ed instabilità, dall’altra emergono altri fenomeni come l'inflazione a due cifre, l’aumento del costo dell'energia, l’accelerazione dei ritmi tecnologici e la conseguente difficoltà di gestione dell’innovazione, che spingono le imprese a cercare nuove strategie e nuovi modelli di funzionamento più compatibili con le mutate condizioni ambientali. 19 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Le imprese sono caratterizzate da processi produttivi molto meccanizzati, sostanzialmente rigidi ispirati al consolidato paradigma della massproduction standardizzata. La funzione marketing, che ha subito un forte sviluppo in quegli anni, evidenzia invece la necessità di rispondere ad una varianza di prodotto sempre più complessa, articolata e dinamica. Si sviluppa in quegli anni un pesante conflitto interfunzionale fra Marketing e Produzione, generato dalla situazione di sfasamento diacronico fra evoluzione tecnologica dell'impresa ed evoluzione del mercato, che dà vita tra l’altro anche a forti costi di insaturazione delle macchine e degli impianti, per la loro incapacità di far fronte velocemente ed a costi contenuti alle variazioni imposte dal mercato. Il problema della fisiologica antinomia fra produzione (pianificazione e razionalità) e mercato (sturm und drang) si acuisce dunque criticamente. Efficienza, flessibilità e differenziazione sono caratteristiche opposte che le tecnologie disponibili non riescono a conciliare: le imprese si trovano dunque ad affrontare il cosidetto productivity dilemma, e cioè scegliere la flessibilità, sacrificando ad essa la produttività, oppure scegliere la produttività, a scapito della flessibilità. La strategia di mercato impone dunque la scelta di una strategia tecnologica e viceversa, il che comporta che l’individuazione del business - sino ad allora definito esclusivamente dal rapporto prodotto/mercato - debba tener conto anche del know-how, delle capacità, delle potenzialità e delle caratteristiche tecnologiche dell’impresa. In questo contesto, il terreno decisivo del confronto competitivo è dato dal rapporto dell’impresa con il mercato e cioè dalla sua capacità non solo di raggiungere obiettivi di efficienza massima, di ottimale com- 20 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi binazione dei fattori, di massimizzazione dei profitti, quanto anche di seguire l’evoluzione della domanda, pesantemente caratterizzata da elementi di incertezza e di turbolenza, oltre che da una forte accelerazione dei processi di cambiamento. I sistemi produttivi diventano dunque i veri responsabili della perdita di competitività delle imprese, sia perché non riescono a far fronte alle mutate esigenze dei mercati, sia perché sono causa di forti diseconomie, facendo perdere visibilmente terreno alle imprese a fronte dei risultati raggiunti negli anni precedenti in termini di efficienza e di produttività. La Produzione ritorna dunque alla ribalta nel contesto strategico d’impresa, anche se, giova ricordare, con un ruolo del tutto negativo in quanto, con la sua rigidità, si oppone al cambiamento sviluppatosi nei mercati e nei meccanismi competitivi. Le imprese rifocalizzano quindi il processo innovativo sul sistema produttivo e si afferma l’importanza della definizione di una corretta strategia tecnologica, la quale diventa parte essenziale della strategia d'impresa. IV.1.2 L’automazione flessibile IV.1.2.1 Le caratteristiche Negli anni ‘80, l’attenzione cui il sistema tecnico produttivo viene sottoposto dà vita ad un mutamento tecnologico di grande rilevanza, che per intensità e spessore è assimilabile a quello avvenuto con l’avvio della produzione di grande serie. Il paradigma della produzione rigida, che ave- 21 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero va caratterizzato l’evoluzione tecnologica del trentennio post-bellico e parte anche degli anni ‘80 diventa infatti, come già detto, rapidamente insoddisfacente a fronte dell’evoluzione dei mercati che richiedono invece elevati livelli di varietà e di variabilità dei processi. L’ambiente si arricchisce fortemente di elementi di complessità, che l’impresa non riesce più a ridurre per renderla gestibile da processi altamente meccanizzati e specializzati. A fronte delle mutate condizioni di mercato le imprese, facendo leva sull’innovazione, cercano dunque nuove strade tecnologiche che consentano di adattare più velocemente ed in modo più conveniente i processi produttivi alla varianza imposta dalla domanda. Vengono così sviluppate ed introdotte tecnologie di automazione flessibile, che aumentano la capacità dell’impresa di adattarsi, sfruttando le possibilità offerte dalle nuove tecnologie di automazione industriale ed informatiche in tempi brevi ed a costi contenuti alle mutate condizioni ambientali e di mercato. L’idea tecnologica di fondo che sta alla base della “flessibilità adattativa” è lo sviluppo di sistemi automatizzati, basati sull’utilizzo sempre maggiore di software, che riescano a gestire il grado di differenziazione richiesto alla produzione entro un range di variabilità più o meno ampio. L’automazione flessibile consente di superare il vincolo dell’investimento monovalente, che rende possibile una sola forma di utilizzazione iniziale delle attrezzature. L’apparato tecnico produttivo, in questo caso, nasce e muore con il prodotto ed il suo ciclo di uso è legato al ciclo di vita del prodotto senza possibilità di altre utilizzazioni. Con l’introduzione delle nuove tecnologie l’investimento assume invece caratteri di polivalenza, aperto, nel presente e nel futuro, a diverse forme di impiego. Gli impianti e le macchine che li compongono 22 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi consentono cioè di sopportare un certo livello di despecializzazione, coniugando obiettivi di efficienza statica con il conseguimento di significative variazioni nel mix dei prodotti lavorati. Dalla ricerca incessante di economie di scala le imprese si spostano così verso la ricerca di economie di "scopo" o di "flessibilità” e cioè puntano non tanto alla riduzione dei costi medi del singolo prodotto, quanto piuttosto alla minimizzazione del costo di produzione di una gamma differenziata di prodotti. Tali economie nascono dal fatto che produrre due beni aventi input comuni con lo stesso processo ha costi minori rispetto alla produzione con processi separati. Tale tipo di flessibilità, di tipo adattativo, può essere ricondotta, a ben vedere, nell’ambito della definizione secondo la quale per “flessibilità” deve intendersi la possibilità per l’impresa di produrre e commercializzare prodotti fra loro differenti, utilizzando le stesse strutture, in tempi brevi ed a costi “contenuti”. Una conseguenza delle tecnologie flessibili è dunque la possibilità per l’impresa di ricercare al tempo stesso efficienza e differenziazione dei prodotti: si affaccia dunque la convenienza ad abbandonare strategie produttive eccessivamente focalizzate sull'ottimizzazione di una o poche variabili di performances, mirate cioè alternativamente all’ottimizzazione dei costi, alla completezza di gamma o alla flessibilità di risposta al mercato per abbracciare una strategia basata sull’adozione di tecnologie flessibili. In questo modo, la creazione di vantaggi competitivi nasce in buona parte all’interno del sistema produttivo: l’innovazione nel manufacturing diviene quindi una leva competitiva rilevante. Obiettivo primario della strategia tecnologica diventa così la ricerca di meccanismi di flessibilizzazione dei processi, attraverso l’applicazione diffusa delle tecnologie informatiche. 23 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero IV.1.2.2 I limiti Le esperienze degli anni ΄70 ed ΄80 dimostrano come la flessibilità apparentemente ampia incorporata nel modello informatico-adattativo dei nuovi sistemi automatizzati non sia stata, alla prova dei fatti, né sufficiente per far fronte alla reale variabilità dell’ambiente, né coerente con le esigenze pur sempre presenti di efficienza e di produttività. D’altra parte è da ricordare come un mezzo tecnico dedicato, sia sì più rigido, ma decisamente più veloce di un mezzo flessibile, il cui utilizzo provoca rallentamenti, anche sensibili, dei processi di trasformazione. Già verso la metà degli anni ΄80 alcuni studiosi, anche sulla base di ricerche empiriche, affermano che alta tecnologia non significhi necessariamente redditività. Da più parti si mette in evidenza come le imprese americane continuino a perdere di competitività pur avendo a disposizione tecnologie sofisticate in grado teoricamente di risolvere gran parte dei problemi di produttività, qualità e flessibilità. Altri autori affermano che l’innovazione tecnologica non è in realtà il fattore più importante di competitività per la fabbrica. Tale affermazione è sostenuta anche da una ricerca del 1989 effettuata dal MIT (Massuchettes Institute of Technology) secondo la quale non vi è alcuna relazione fra investimenti in tecnologia e successo dell’impresa. Viene meno dunque il “mito della tecnologia” come strumento unico ed essenziale per lo sviluppo della competitività di fabbrica. In realtà ciò che si è dimostrato estremamente importante è l’integrazione della tecnologia nell’ambito di un sistema complesso che va completamente ridefinito dal punto di vista organizzativo. Infatti nell’ambito dei processi di rinnovamento della fabbrica la soluzione tecnica del problema va integrata 24 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi all’interno dei sistemi di controllo e gestione della produzione, delle risorse umane, delle informazioni e, in definitiva, del sistema aziendale nel suo complesso. “Give wisdom to the new machines” è dunque un indirizzo strategico che le imprese devono perseguire nel riconoscimento che le nuove tecnologie sono del tutto “acefale” e che dunque richiedono un profondo ed attivo intervento delle risorsa umana, che rappresenta la parte “intelligente” del sistema impresa, nella revisione dell’architettura e dei sistemi di organizzazione e di gestione della fabbrica. IV.1.3 L’evoluzione del modello di funzionamento Parallelamente alle profonde innovazioni tecnologiche, anche il modello organizzativo e di funzionamento della fabbrica subisce pertanto un profondo processo di cambiamento per far fronte ai cambiamenti radicali che si sono manifestati nelle caratteristiche dei mercati. L’automazione flessibile consente infatti una tipologia di flessibilità dipendente dal fatto produttivo e cioè dal fenomeno economico-tecnico in senso stretto o, con altre parole, dal legame che esiste, data una certa combinazione dei fattori, fra variazione dei volumi e/o del portafoglio prodotti e variazione dei costi di produzione. Di fatto, come già accennato, siamo in definitiva alla presenza di una estensione del concetto di flessibilità statica. Un ulteriore sviluppo delle performances dei sistemi produttivi in termini di flessibilità, si basa sulla constatazione che per aggredire compiutamente il problema è necessario passare ad un nuovo modello 25 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero organizzativo che superi quello di stampo fordista. Tale modello consentiva infatti performances molto elevate in termini di produttività, ma era, come già detto, molto rigido. Scarsa rilevanza veniva poi data alle scorte, ai magazzini ed ai tempi di attraversamento dell’intero processo, che risultava così appesantito dalla lunghezza del ciclo di trasformazione. Già agli inizi degli anni ‘70 alcune ricerche empiriche sull’industria meccanica americana avevano messo in evidenza come il tempo di attraversamento dei sistemi produttivi e non il tempo macchina fosse uno dei principali generatori di performances in termini di costo, efficienza ed anche, a ben vedere, di flessibilità. Infatti, quanto minore è il tempo passato da un pezzo nel processo di trasformazione tanto minori saranno le scorte, tanto maggiore la velocità di risposta e dunque tanto migliori le performances in termini di flessibilità. È ovvio dunque che gli sforzi maggiori debbano essere concentrati non solo nell’aumentare la produttività e la flessibilità delle macchine, ma anche nell’aumentare la velocità complessiva del processo di trasformazione. Rilevanti diventano dunque non solo i contenuti tecnologici dei nuovi modelli produttivi, ma anche quelli organizzativi e gestionali dell’impresa nel suo complesso. Il modello di organizzazione della produzione dell’impresa fordista, anche noto come sistema push, ovvero a spinta, è regolato dalle previsioni della domanda, sulla base delle quali viene programmata la produzione ed il flusso dei materiali in ingresso. La fabbrica lavora rifornendo il magazzino dei prodotti finiti, da cui poi gli stessi vengono estratti sulla base degli ordini effettivi. In questo caso il rischio di mancata vendita, a fronte di una situazione di mercato turbolenta ed incerta, può anche essere molto elevato 26 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi e dipende, da una parte, dall’accuratezza, dall’altro, dall’orizzonte temporale della previsione. Nel sistema rigorosamente pull, cioè tirato, la produzione è invece regolata dagli ordini effettivi, per cui niente viene anticipato del processo di trasformazione e di acquisizione dei materiali, prima che la domanda assuma forma certa. È intuitivo come il primo sistema sia congruente con una situazione di mercato stabile, a bassa variabilità, mentre la produzione pull debba essere attuata in condizioni di estrema incertezza della domanda, che comportano difficoltà di previsione. Per l’applicazione di una logica pull occorre che siano soddisfatte alcune condizioni ed in particolare che il tempo di attraversamento della fabbrica, inteso come l’intervallo di tempo che intercorre dal momento in cui sono disponibili i materiali e/o componenti in input, a quando è disponibile il componente/prodotto in output sia inferiore al tempo di consegna richiesto dal mercato dal momento in cui il prodotto viene ordinato. In caso contrario, la fabbrica è costretta a viaggiare sulla base di previsioni, con il rischio di creare scorte di materiale e/o di prodotti non utilizzabili. La lunghezza del ciclo produttivo deve dunque essere congruente con il livello di servizio richiesto dal mercato. Tutto ciò spinge alla realizzazione della cosiddetta “fabbrica corta”, caratterizzata da elevate performances in termini di velocità di risposta, attraverso una serie di interventi complessi, articolati e fra loro interdipendenti, di carattere strategico, che coinvolgono non tanto e non solo i processi di trasformazione, ma la concezione stessa del prodotto ed i rapporti con i fornitori. 27 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero IV.1.3.1 I prodotti modulari Il punto principale di partenza è l’evoluzione della filosofia progettuale del prodotto: da prodotti monolitici, in cui ogni componente è progettato ad hoc come un elemento di un puzzle, si passa ad un prodotto costituito da componenti modulari ed unificati, che, come nel gioco del Lego, possono ritrovarsi in più versioni dello stesso modello od anche su prodotti diversi. Fanno parte di questo tipo di prodotti, ad esempio l’elettronica di consumo, le auto, ma anche le cucine componibili, le calzature, gli elettrodomestici, gli orologi, le biciclette, etc.. La flessibilizzazione del prodotto ha alcune importanti conseguenze e precisamente: • dal punto di vista progettuale non è più necessario riprogettare i prodotti ex-novo, perché si possono utilizzare componenti già presenti su altri modelli. Ciò comporta un sensibile accorciamento temporale del processo di definizione del prodotto, che nel caso del paradigma di efficienza statica, come si è visto, era caratterizzato da costi e da tempi elevati; • dal punto di vista produttivo la modularizzazione consente di realizzare economie di scala non sui prodotti finali, ma sui loro componenti, ottenendo al contempo economie di scopo o di flessibilità con l’impiego degli stessi componenti modulari per prodotti diversi; • per quanto riguarda invece l’automazione della fabbrica, è da ricordare che l’introduzione delle tecnologie flessibili, e dunque 28 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi di processi di despecializzazione rallentino sensibilmente il processo di trasformazione rispetto a mezzi tecnici dedicati e specializzati. Altro è se l’automazione flessibile viene introdotta solo nelle fasi finali di montaggio dei prodotti, utilizzando invece tecnologie dedicate, notoriamente più veloci, per la produzione di componenti. Si ha in tal modo un rallentamento solo nella parte finale del processo di trasformazione, conservando inalterata la velocità della parte a monte del ciclo, che produce a magazzino; • altre significative conseguenze si hanno poi sul processo produttivo, che subisce importanti modifiche sia dal punto di vista dell’organizzazione dei processi sia sul piano della filosofia vera e propria di funzionamento, consentendo il raggiungimento di nuovi livelli di performances in termini di flessibilità e di adattabilità alle mutate condizioni del mercato. IV.1.3.2 La flessibilizzazione del processo produttivo Il processo produttivo, con queste significative modifiche dell’impostazione progettuale dei prodotti, assume dunque caratteri di decomponibilità tecnico-economica consentendo di segmentare il ciclo di produzione in due parti: una a monte che produce i prodotti intermedi e/o i componenti modulari, una a valle che invece esegue le parti finali del processo, rifinendo il prodotto e/o assemblando fra loro i componenti. Il problema sta nell’individuare un metodo che ci consenta di individuare 29 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero dove esattamente sezionare il ciclo di trasformazione. A questo scopo è necessario fare alcuni approfondimenti ed introdurre dei nuovi concetti: • la capacità di anticipazione: il primo concetto che occorre approfondire è la capacità di anticipazione. Tale capacità nasce dalla coniugazione fra la capacità di previsione di un evento e la capacità di risposta all’evento stesso da parte dell’impresa. Se l’impresa non è in grado di prevedere, ma è capace di reagire velocemente anche ad eventi inaspettati, allora può dirsi che ha una buona capacità di anticipazione. Il contrario se, pur essendo capace di prevedere con anticipo gli eventi, non è in grado di farvi fronte con la necessaria prontezza. È questo il caso teorico di un’impresa il cui sistema produttivo sia infinitamente rigido e che, quindi, anche se fosse in grado di prevedere le variazioni della domanda, non può però farvi fronte in alcun modo. La capacità di anticipazione è ovviamente funzione anche della natura dei bisogni da soddisfare e dunque è legata al particolare mercato cui l’impresa si rivolge. In effetti, a ben vedere, più i bisogni sono specifici, minore è la capacità di anticipazione e viceversa. Le imprese che operano nel campo della moda e/o delle calzature hanno capacità di anticipazione, legata soprattutto alla capacità di risposta, molto più bassa rispetto ad imprese che operano nel campo dei prodotti petroliferi o siderurgici. Infine la capacità di anticipazione è funzione del tempo necessario per completare il prodotto finito. A dimostrazione, occorre ricordare come, risalendo a monte nel ciclo di trasformazione, il prodotto 30 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi si scomponga in parti, che perdono gradualmente le proprie specificità. Ad esempio, il cuscinetto montato su di una stampante è il cuscinetto di quella specifica stampante ed assolve dunque una particolare funzione. Lo stesso cuscinetto, però, preso a sé stante, ha un grado di specificità minore ed infatti può essere montato anche su prodotti diversi. Così può dirsi della lamiera di cui è costituita la carrozzeria di un’automobile: essa, nell’ambito del prodotto finito, ha una connotazione ed una forma specifica. Ma se risaliamo nelle fasi monte del ciclo di lavorazione, sino al magazzino materie del laminatoio che l’ha prodotta, la ritroviamo sotto forma di coil che può essere destinato a produzione totalmente diverse. Dunque più si scende nelle filiere di produzione tanto più i prodotti assumono connotazioni particolari che ne rendono più difficile l’adattamento alle richieste specifiche del mercato. La capacità di anticipazione cresce invece risalendo nel ciclo di trasformazione, per cui esso può essere segmentato fra fasi a capacità di anticipazione debole e fasi per le quali essa è elevata. Si tratta ora di stabilire un criterio per definire cosa l’impresa può anticipare del processo di produzione prima che la domanda assuma caratteristiche certe sotto forma di ordine e, cioè, quale sia il “livello di anticipo” possibile del processo di produzione, facendo attenzione che non riduca o ancor peggio annulli la capacità di anticipazione. • L’anticipo di lavorazione: da quanto sin qui detto è evidente che tanto più bassa è la capacità di anticipazione della domanda e tanto più alta è la necessità di conservare la capacità di 31 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero modificare la produzione in funzione delle specifiche esigenze di mercato, tanto meno l’impresa potrà anticipare le lavorazioni rispetto al momento in cui la domanda si manifesta con certezza assoluta. Al contrario, quanto minore dovrà essere il tempo di risposta, tanto maggiore di conseguenza dovrà essere l’anticipo di lavorazione necessario per rispondere in tempi brevi alle sollecitazioni del mercato. È ovvio però che se la capacità di previsione è bassa, l’anticipo delle lavorazioni può comportare un aumento dei rischi di impresa e cioè che ciò che si è anticipato non sia poi concretamente utilizzabile. Anticipare significa dunque ridurre il tempo di risposta del sistema, ma anche diminuire le sua capacità di adattare la produzione nelle fasi finali del processo di trasformazione. Il livello di anticipo, a parità di capacità di previsione, è dunque inversamente proporzionale alla flessibilità del sistema e cioè alla capacità di risposta in tempi brevi ed a costi contenuti alla varianza della domanda. Infatti più veloce e flessibile è il sistema produttivo, meno dovrà anticipare l’impresa, in termini di componenti e/o di semilavorati, per far fronte rapidamente alle variazioni. E, viceversa, quanto più rigido e lento è il sistema produttivo, tanto maggiore, a parità di tempi di risposta richiesti dal mercato, dovrà essere l’anticipo, con il conseguente aumento, però, dei rischi che ciò che l’impresa ha anticipato non risponda alle richieste del mercato. Alle variazioni della domanda (come conseguenza della elevata turbolenza del mercato) si può dunque far fronte rapidamente in due modi diversi: o con un sistema produttivo flessibile e, di 32 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi conseguenza, con un livello di anticipo molto contenuto, o, nel caso di sistema produttivo rigido, con un magazzino di prodotti finiti di grandi dimensioni, anticipando completamente la domanda. È ovvio però che in quest’ultimo caso aumentano anche i rischi di mancata vendita, tanto maggiori quanto più elevata è la turbolenza del mercato. L’ideale, dunque, per un’impresa che voglia soddisfare anche il bisogno specifico del singolo cliente, sarebbe un sistema produttivo perfettamente flessibile, che consentirebbe un grado di anticipo nullo, e, quindi, rischi di mancata vendita infinitamente piccoli. In realtà ciò non è praticamente possibile, per cui è necessario individuare esattamente all’interno del ciclo di produzione, quale debba essere la collocazione ottimale dell’anticipo delle lavorazioni, in funzione delle caratteristiche della domanda ed anche del livello di servizio al cliente, misurato dal tempo di risposta all’ordine. • Il posizionamento strategico dell’anticipo di lavorazione: supponiamo di avere un’impresa la cui capacità di anticipazione sia data e la cui struttura tecnico-produttiva abbia un grado di flessibilità definito. Il problema allora consiste nel valutare come varino la capacità, il tempo ed i costi della risposta e, cioè, la flessibilità dell’impresa, al variare della posizione dell’anticipo delle lavorazioni all’interno del ciclo produttivo. 33 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero IV.1.3.3 La verticalizzazione dei processi produttivi La segmentazione del processo produttivo in due parti, l’una che produce semilavorati e/o componenti modulari a magazzino, l’altra che li rifinisce o li monta sulla base degli ordini, può consentire alle imprese di conservare solo le fasi terminali del ciclo, lasciando ai fornitori le fasi più a monte. Tutto ciò rende possibile un più alto livello di decentramento produttivo e dunque un ulteriore accorciamento della fabbrica che lavora per il mercato finale. Le imprese mettono in atto, quindi, strategie volte a decentrare all’esterno parte delle lavorazioni effettuate internamente. Tale processo in realtà ha origini non recenti e si è evoluto nel tempo dando vita a forme ed a modalità diverse di decentramento. La prima forma di decentramento è il decentramento di capacità: in questo caso il sistema di fornitura è considerato come un specie di serbatoio di capacità produttiva cui ricorrere per far fronte alle punte di domanda, richiamando velocemente le produzioni all’interno, qualora, in presenza di un andamento negativo del mercato, vi sia il rischio di non saturare i fattori della produzione. La seconda forma, di natura più evoluta è il decentramento di specialità: in questo caso, l’impresa, per determinate lavorazioni e per determinati componenti ricorre in modo sistematico e strutturale a forme di fornitura esterna, privandosi totalmente della relativa capacità produttiva. Si tratta dunque del superamento del decentramento di semplice capacità produttiva che aveva consentito alla grande impresa, attraverso la creazione di una rete di sub-fornitori, di fronteggiare efficacemente la variabilità 34 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi stagionale, periodica o congiunturale della domanda di mercato, utilizzando le lavorazioni esterne come una sorta di ammortizzatore. L’impresa si evolve verso nuove forme di decentramento produttivo di tipo strutturale, coinvolgendo altre imprese fornitrici caratterizzate da elevati livelli di specializzazione e di efficienza produttiva dipendente da forti economie di scala, perché la standardizzazione dei componenti può consentire di operare per più clienti. L’impresa committente, dunque, non considera più il mercato di fornitura come un sistema per ammortizzare le variazioni nella domanda di prodotti finiti, ma attua un processo di decentramento di specialità, nell’ambito di un processo di divisione del lavoro, per lo meno a livello dei processi, verso imprese fornitrici dotate di una propria identità manifatturiera. Un’importante conseguenza del decentramento di specialità con l’affidamento all’esterno di interi spezzoni del processo produttivo è la forte diminuzione della componente fissa del costo e la sensibile riduzione del punto di pareggio con un incremento, a parità di capacità produttiva, del margine di sicurezza. In ambedue i casi (decentramento sia di capacità che di specialità), però, le imprese continuano ad eseguire internamente la progettazione dei prodotti, fornendo ai fornitori le specifiche e cioè i disegni esecutivi. Il criterio di scelta del fornitore è basato esclusivamente sul prezzo ed il rapporto si configura pertanto di natura meramente avversariale. L’aumento della decomponibilità tecnica dei prodotti, con la loro scomposizione in moduli secondo la logica del Lego, consente però un deciso salto di qualità dei rapporti di fornitura. Ai fornitori infatti viene affidata in ottica strutturale 35 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero non solo capacità o specialità produttiva, ma anche know-how tecnologico e progettuale, attuando in pratica un processo controllato di decentramento di innovazione all’esterno: con altre parole il fornitore diventa responsabile a tutti gli effetti non solo della produzione, ma anche dello sviluppo innovativo di un sottosistema modulare. D’altra parte l’aumento della complessità e della numerosità delle tecnologie rende difficile il governo dell’innovazione lungo filiere di trasformazione ad alto grado di integrazione verticale. L’impresa deve essere veloce non solo nella sua capacità di proporre continuamente nuove opzioni, ma anche rispetto ai cambiamenti tecnologici indotti dall’intensificarsi dei processi innovativi. Inoltre il livello degli investimenti in ricerca e sviluppo e in immobilizzazioni tecniche, assume, nei cicli integrati, dimensioni, che non sono più controllabili né gestibili a livello economico-finanziario dalla singola impresa. Si avvia così con forza negli anni ‘90 un deciso processo di sviluppo del settore della componentistica. È intuitivo evidenziare come i rapporti reciproci escano dalla logica di tipo prevalentemente avversariale, per configurarsi come rapporti di partnership: è in questo conteso che si sviluppano termini come co-design, co-manufactring ad indicare relazioni sempre più stretta di collaborazione nel campo tecnico e progettuale. Con altre parole, il fornitore entra a tutto titolo nel processo innovativo del cliente, diventando corresponsabile del suo sviluppo competitivo: si abbandona così la logica del vincitore e del vinto (lose-win) per adottare la logica di partnership competitiva (winwin). L’impresa esterna diventa infatti per certe componenti e per certi fasi il detentore del know-how e dunque il principale gestore dell’innovazione, oltre che un importante garante dei livelli di qualità del prodotto, 36 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi nei suoi aspetti sostanziali e simbolici. Ed è sempre l’impresa esterna che gioca un ruolo rilevante nell’assicurare al committente una veloce risposta ai cambiamenti della domanda garantendo un livello di servizio rispondente ai principi del just in time. Ed ancora è l’impresa esterna che diventa un importante attore nei processi di accorciamento del time to market e del time to order. L’impresa esterna da imprenditore parcellizzato e/o specielizzato diventa quindi un collaboratore progettuale e logistico. In questo contesto aumenta però il grado di diversificazione e di frammentazione del sistema di trasformazione e la complessità della gestione integrata del flusso dei materiali. Sorge quindi la necessità di far operare in forma coordinata ed integrata risorse sempre più diversificate, con l’obiettivo di mediare le esigenze di assicurare un livello ottimale di servizio al mercato con quelle di contenere le scorte ed i costi. Tutto ciò spinge alla progettazione di nuove funzioni di coordinamento del circuito di trasformazione, quali la Logistica, che si affiancano, a tutto titolo, alle più tradizionali funzioni aziendali. IV.1.4 L’evoluzione del concetto di qualità Ma altre sfide si presentano alle imprese negli anni ‘80: la competizione imposta dai mercati e dai nuovi concorrenti spinge ad aumentare il grado di soddisfazione dei consumatori: importante non è più soltanto vendere, ma stabilire con il mercato un rapporto di continuità in modo che l’acquisto diventi un fatto che si ripete nel tempo. La qualità, intesa come capacità di soddisfare le esigenze del cliente, diventa il nuovo imperativo 37 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero dominante. Per molto tempo la qualità è stata vissuta come un problema esclusivamente di natura tecnica. Il prodotto doveva essere con-forme a determinati standard qualitativi, stabiliti in genere dalla funzione Tecnica, il cui rispetto veniva controllato durante la fase di produzione. L’obiettivo era di evitare che il cliente avesse problemi nell’uso del prodotto. Questo tipo di approccio, tipico di un orientamento spiccato al prodotto, trascura però le vere esigenze del consumatore e cioè del particolare mercato obiettivo cui l’impresa si rivolge. In realtà è il consumatore stesso che deve contribuire a determinare lo standard qualitativo, che è strettamente legato alle modalità ed alle circostanze di uso e/o di consumo del prodotto. Lo standard qualitativo può quindi essere definito solo dopo una attenta analisi del mercato, che consenta di individuare, in modo differenziato per ciascun segmento, le caratteristiche materiali ed immateriali del prodotto e dunque anche il suo contenuto tecnologico di innovazione ed in definitiva di qualità. I prodotti si caratterizzano, oggi, sempre più, non tanto e non solo per le loro caratteristiche fisiche e tangibili, ma anche in funzione dell’immagine secondo cui sono percepiti dai consumatori. Il prodotto presenta una differenziazione sostanziale - dovuta alle sue peculiarità in fatto di modalità costruttive, di caratteristiche dei materiali incorporati e di performance - ed una differenziazione simbolica, dovuta all’immagine che presenta agli occhi dei consumatori, in funzione del nome di marca che lo individua e lo contraddistingue e dei messaggi pubblicitari utilizzati per la sua introduzione e diffusione sul mercato. 38 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi Spesso il contenuto tecnologico ed innovativo e dunque il livello di performances e di funzionalità sono sostanzialmente simili anche per prodotti caratterizzati da marche diverse. La complessità dell’innovazione tecnologica è tale che solo poche, grandi imprese detengono e sono in grado di sviluppare determinate tecnologie. I fortissimi investimenti in ricerca e sviluppo che esse richiedono impongono, per giustificarne la con-venienza di sviluppo e di produzione, che esse vengano immesse sul mercato a disposizione di tutti i potenziali acquirenti, che poi le incorporano nei loro prodotti o nei loro processi. Ciò fa sì che l’innovazione tecnologica giochi spesso un ruolo, in termini di differenziazione sostanziale, di banalizzazione e di omogeneizzazione dei prodotti destinati al mercato dei beni di consumo. I prodotti si caricano allora di elementi astrutturali, non essenziali per la funzione dell’oggetto stesso, ma indispensabili per dar vita al messaggio verso il consumatore: Bruadillard, un noto sociologo, afferma infatti che “la lavatrice serve come utensile e recita come elemento di confort, prestigio, igiene, pulizia, etc.”, per cui il colore prevalente degli elettrodomestici è il bianco, e non ad esempio il marrone, perché il primo è sinonimo di igiene e pulizia. In questo ambito il design, il packaging, il nome di marca, etc., assumono un ruolo nuovo e del tutto rilevante in quanto rappresentano un testo, inteso come insieme strutturato di segni legati da nessi funzionali, portatori di significati e di messaggi verso il consumatore, che possono o non possono essere congruenti con ciò che il consumatore stesso richiede al prodotto in termini di caratteristiche e di performances. Per questo motivo due lavatrici o due autovetture od anche due detersivi, uguali dal punto di vista del contenuto tecnologico, possono essere percepiti dal consumatore obiettivo come sostanzialmente diversi. 39 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Il concetto di qualità, legato strettamente alla customer satisfaction, si amplia allora notevolmente investendo non solo la sfera più prettamente tecnica del prodotto, ma il suo significato legato al design, alla marca, all’immagine del produttore, etc. D’altro lato sulla differenziazione di prodotto incidono in larga misura anche il tipo di negozio in cui esso è posto in vendita ed i servizi che si accompagnano, precedono o seguono la vendita. Sotto il profilo del marketing il concetto di qualità tende quindi a configurarsi come un qualcosa che è ben diverso sia dal tradizionale concetto di conformità, sia anche dall’approccio che vede la qualità legata esclusivamente alle caratteristiche ed alle proprietà intrinseche del prodotto stesso. In effetti sotto tale ottica il livello qualitativo del prodotto è legato ad una serie di attributi materiali ed immateriali - compresi il design, la confezione, il colore, il prestigio del rivenditore, i servizi del produttore e del rivenditore - che contribuiscono in misura determinante a stabilire il livello di customer satisfaction. In definitiva, la qualità è un problema che investe tutta l’azienda nel suo complesso e che deve essere affrontato da tutte le funzioni aziendali in un’ottica integrata, secondo una strategia di Total Quality Management (TQM). La definizione del livello qualitativo del prodotto deve quindi essere effettuata in un’ottica di mercato: il ruolo attivo del consumatore diventa dunque essenziale, per cui all’interno dell’impresa si sviluppano fortemente quelle attività mirate a cogliere la cosiddetta voice of customer, fra le quali la funzione Marketing. 40 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi IV.2 IL PARADIGMA DI EFFICIENZA DINAMICA IV.2.1 Premessa La principale caratteristica della seconda metà degli anni ‘90 è la discontinuità rispetto ai sistemi di valori ed agli stili di vita egemoni fino all’inizio del decennio. La sensazione diffusa è che l’intensità dei cambiamenti che ha coinvolto l’ambiente, i mercati ed i processi produttivi sia stata tale che le teorie che stanno alla base delle strategie, delle strutture organizzative e dei modelli di funzionamento, tipici degli anni precedenti, abbiano accumulato, sul piano della riflessione speculativa, un profondo gap rispetto alle best practices delle imprese. Negli anni ‘90 l’evoluzione della concorrenza, dei mercati e dei consumatori richiede infatti lo sviluppo di strategie non tanto di difesa adattativa, ma sopratutto di attacco propositivo che facciano dell’innovazione continua lo strumento base. Questa necessità nasce anche dal fatto che siamo alla presenza di un consumatore di tipo nuovo: “mobile, instabile, infedele, costante solo nel tendere alla prestazione più soddisfacente al prezzo più contenuto”. Un consumatore che spesso chiede contemporaneamente prezzo, qualità, immagine, servizio, gamma e innovazione di prodotto: in pratica un consumatore che “chiede tutto”. Sul piano del quadro competitivo stiamo assistendo poi ad una forte intensificazione della concorrenza, che non si è però tradotta in un semplice rafforzamento dei meccanismi conosciuti di tipo tradizionale. Questo fenomeno, che alcuni autori indicano come hypercompetition, è caratteristico di situazioni competitive nelle quali i vantaggi differenziali delle 41 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero imprese di successo vengono erosi velocemente. Le imprese, di conseguenza, più che cercare di mantenere e difendere le posizioni consolidate, devono inventare ed adottare continuamente nuovi modi di confrontarsi con i competitors, spostandosi velocemente su nuovi fronti, dove il vantaggio competitivo si basa su fattori a volte anche molto diversi da quelli precedenti. D’altra parte la competizione in mercati saturi e con condorrenti sia globali che locali impone una sofisticata segmentazione dei clienti, che si traduce in una politica di differenziazione molto spinta e dunque in un’offerta di un numero elevato di nuovi prodotti/servizi e di varianti. In questo contesto si sviluppa il concetto di mass customization, che fa riferimento alla capacità di personalizzare una produzione di grande serie secondo le richieste ed i bisogni specifici dei clienti, anticipando l’evoluzione della domanda, in un contesto incerto e caratterizzato da elevati livelli di turbolenza. La flessibilità da adattativa diventa allora flessibilità dinamica, intesa come capacità di governare la varietà ed anche di produrla. L’impresa si trasforma da attore passivo del mercato in motore stesso del cambiamento, configurandosi, con altre parole, come anticipatore dei mutamenti. In questo senso flessibilità diventa capacità di proposta e non solo di risposta, secondo un approccio fortemente creativo. L’impresa dunque deve essere in grado di creare nuove opzioni, nuove soluzioni, dando vita ai mutamenti, non subendoli o adeguandovisi. Si sviluppa così il paradigma della velocità basato sulla time based competition: più i processi di cambiamento sono veloci, più è alta la probabilità di svolgere sul mercato un ruolo anticipativo, propositivo e proattivo nei confronti della domanda. 42 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi L’innovazione diventa, non più una condizione di eccellenza, ma una condizione di sopravvivenza: le imprese, per operare in un ambiente caratterizzato da elementi forti di discontinuità, devono introdurre continuamente cambiamenti nei prodotti, nei processi e nei servizi. L’innovazione diventa un modus vivendi, una parte integrante dell’intera gestione aziendale. La flessibilità dinamica non può, comunque, essere ricondotta esclusivamente ad un fenomeno manifatturiero, e dunque non può essere ricercata nel ventaglio delle possibilità offerte dalla tecnologia, bensì nella capacità dell’impresa di generare processi continui di apprendimento, vale a dire processi creativi. Questo tipo di flessibilità, proattiva nei confronti dell’ambiente e del mercato, investe quindi la gestione aziendale nel suo complesso e dunque riguarda tutta l’impresa nella sua funzione di creare continuamente nuove opportunità e di contribuire a soddisfarle. Tutta la gestione viene dunque sottoposta ad un intenso processo di “reengineering”: la competizione impone, infatti, di “reinventare l’impresa”. IV.2.2 La lean organization IV.2.2.1 L’outsourcing La ricerca di flessibilità dinamica e di velocità solo per vie interne o ricorrendo al fornitori specializzati nella produzione e/o nella progettazione di componenti non è però più sufficiente a garantire alle imprese perfor- 43 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero mances compatibili con l’evoluzione dei mercati e della tecnologia e, dunque, di consentire quella capacità di sorpresa che costituisce oggi una nuova arma nei confronti della concorrenza in un contesto ipercompetitivo. Pertanto, il cambiamento strategico dei modelli di funzionamento delle imprese non può più limitarsi al sistema tecnico-produttivo-logistico, ma deve investire tutta la struttura d’impresa nel suo complesso. Infatti, a fronte della pressante esigenza di ridurre drasticamente i costi di struttura mantenendo e migliorando il livello di servizio, si rendono necessari interventi significativi di re-engineering di alcuni macro-processi. Le scelte di ristrutturazione non si orientano, pertanto, solo alle politiche di make or buy, anche se di spessore crescente in senso tecnologico e progettuale, ma riguardano anche tutta la struttura organizzativa e le attività infrastrutturali di supporto. Si è così coniato un nuovo termine, outsourcing, per indicare il processo di decentramento all’esterno di alcune parti della struttura organizzativa-funzionale, tradizionale dominio dell’impresa integrata. Inizialmente la strategia adottata è stata quella di esternalizzare attività a basso valore aggiunto, in un’ottica di sub-ottimizzazione e di ricerca all’esterno di competenze specialistiche. Esempi in tal senso possono essere i trasporti, la gestione dei magazzini di distribuzione o la gestione dei centri di elaborazione dei dati. Sempre più frequentemente, però, i processi di outsourcing sono visti come leva strategica per migliorare interi processi aziendali e consentire la focalizzazione dell’organizzazione d’impresa sul core business. Vengono, quindi, decentrati all’esterno macro-processi ad alto valore aggiunto, come ad esempio il Ciclo Attivo ed il Ciclo Passivo (di fattu- 44 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi razione), la Contabilità di magazzino, la Logistica inbound (in entrata) e quella outbound (in uscita). Obiettivo degli interventi di esternalizzazione è lo svolgimento in un’ottica di servizio alle imprese di catene complesse di attività che sono normalmente gestite come “struttura”, senza che vi sia correlazione fra costi sostenuti e servizio fornito. La cessione a partner specializzati di questi processi pone allora le basi per garantirne il miglioramento in un’ottica imprenditoriale. Ovviamente, questo processo di frantumazione dei processi e delle strutture produttive ed organizzative porta alla necessità, da parte delle imprese, di conservare una capacità di influire, gestire, organizzare le esternalità particolarmente critiche, senza lasciarle alle regolazioni di mercato. Si rafforza allora ulteriormente il concetto di relazioni cooperative lungo tutta la dimensione verticale della filiera, che mirano a stabilizzare i rapporti di fornitura od anche quelli fra industria e distribuzione, oltre che a ridurre i costi dell’intera catena di produzione, distribuzione e vendita. Termini come co-location produttiva, co-location progettuale, comarketing, co-distribution, co-logistic, etc., individuano uno sviluppo ulteriore nei rapporti fra imprese e le altre componenti della filiera, che diventano sempre meno asimmetrici e si evolvono verso forme sempre più strette e inevitabili di collaborazione. Si sviluppa in questo ambito il concetto di “lean organization”, di “organizzazione snella”, che si riferisce ad un nuovo modello organizzativo, che non coinvolge solo il processo produttivo (lean manufacturing), ma tutta la sfera di attività dell’impresa, dalla concezione del prodotto, al rapporto con i clienti e con i fornitori, alla logistica, alla 45 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero struttura organizzativa, al sistema di relazioni industriali e di gestione delle risorse umane. L’impresa snella è così chiamata perché capace di realizzare, in un’ottica guidata dal mercato, livelli elevati di prestazioni in termini di qualità, flessibilità, prezzi, con un livello minimo di utilizzo di risorse in termini di uomini, macchine, scorte. In tale modello di impresa il core business ruota intorno a poche fasi strategiche; tutte le altre fasi, caratterizzate da dimensioni di scala non raggiungibili con i volumi interni, o da competenze non governabili direttamente dall’impresa - perché banali, o perché non facenti parte del suo dominio tecnologico - sono affidate ad unità esterne. Ciò non significa comunque disintegrazione né atomizzazione dei processi. Infatti le imprese mettono in atto intense politiche di integrazione dell’intera filiera di trasformazione e distribuzione, sia al proprio interno, sia con i partner esterni. Tale integrazione si basa sia sulla valorizzazione e lo sviluppo delle risorse umane, sia sull’utilizzo dell’information technology come strumento di governo della accresciuta complessità. Tende a nascere ed a svilupparsi una nuova forma organizzativa, “il sistema rete”, da intendersi come l’insieme delle macchine, dei moduli organizzativi, dei nodi di comunicazione che, utilizzando lo stesso linguaggio formale, possono realizzare tra loro una perfetta interazione comunicativa. La rete consente di potenziare la possibilità di conseguire economie di scala, passando dal livello di singola impresa a quello più vasto di una serie di imprese che interagiscono nella rete. L’investimento in capacità produttiva e l’investimento in sviluppo di conoscenza, risultano così disponibili per tutti i partecipanti, diminuendo, in dipendenza del volume di produzione della rete, il livello di costi fissi che la singola impresa reti- 46 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi colare deve assorbire e quindi di conseguenza il livello della forte massa inerziale di tipo economico (costi), tecnico (impianti, macchine, attrezzature, R&D, software, etc.) ed organizzativo (strutture e procedure) che frena il cambiamento. IV.2.2.2 La definizione del “technology portfolio” La strategia dell’impresa viene dunque orientata alla riduzione della complessità interna attraverso la selezione mirata delle attività da mantenere sotto controllo, procedendo invece alla esternalizzazione delle altre. Ciò consente, come si è già detto, non solo l’ottenimento di maggior snellezza strutturale e l’abbattimento ulteriore dei costi fissi, ma anche l’aumento delle possibilità per il Management di concentrarsi sui “core processes” aziendali, migliorandone la possibilità di pianificazione e controllo ed al contempo l’efficienza. Si tratta dunque di individuare in modo sistematico, da una parte, le attività ed i processi che l’impresa deve conservare al suo interno e controllare direttamente, dall’altra, ma in un’ottica congruente, le core competences e il technology portfolio da sviluppare e su cui investire. È intuitivo ritenere come l’impresa debba concentrare i propri sforzi su quelle competence e su quel nucleo di attività che le consentano di conseguire un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti, inteso come la capacità di ottenere con continuità una redditività del capitale investito superiore. Tradizionalmente si è ritenuto che l’efficienza e dunque i vantaggi di costo fossero alla base della redditività delle imprese. In realtà, in 47 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero un ambiente competitivo sempre più dinamico e globalizzato, il vantaggio di costo non è di per sé sufficiente a garantire l’ottenimento di risultati di eccellenza. Infatti l’aumento della concorrenza internazionale ha evidenziato la fragilità di alcuni settori che hanno basato le proprie strategie solo sulla leadership di costo. D’altra parte è da considerare come il vantaggio di costo spesso abbia natura effimera e non duratura: i tassi di cambio possono infatti variare in modo rapido e significativo, posizioni competitive basate sui costi. Appare invece decisamente meno vulnerabile, una strategia in cui, senza trascurare l’efficienza, che rimane comunque per l’impresa un imperativo imprescindibile, si punti alla differenziazione dell’offerta. Con altre parole, diventa essenziale per l’impresa la creazione di valore per il consumatore, offrendo, come già detto, qualcosa di diverso e di unico rispetto alla concorrenza, che il mercato è disposto ad acquistare ed a pagare ad un prezzo superiore al costo della differenziazione stessa. Di qui nasce l’affermazione che l’impresa debba concentrare le proprie risorse nello sviluppo di quelle competence, di quelle tecnologie, di quei processi che le possano assicurare una vantaggio competitivo di differenziazione rispetto ai concorrenti. La chiave del processo di individuazione delle core competences, delle core technologies e dei core processes è dunque la comprensione dei consumatori, dei loro bisogni e delle loro preferenze e, cioè, del sistema di valori che guidano il processo decisionale nella scelta di prodotti concorrenti. Il passo successivo è l’individuazione delle funzioni e delle caratteristiche che un prodotto deve avere per poter soddisfare nel modo migliore il sistema di valori individuato. 48 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi Si tratta poi di capire quali sono quelle tecnologie che meglio di altre ottimizzano le prestazioni funzionali del prodotto e, di conseguenza, le competence da sviluppare ed i processi da tenere sotto controllo, con l’obiettivo di massimizzare la coerenza fra competenze, tecnologie, funzioni e valore per il consumatore. Va da sé che il technology portfolio debba essere composto da tutte quelle tecnologie che possono assicurare un vantaggio competitivo in termini di differenziazione rispetto ai concorrenti. Con altre parole, le tecnologie e le competenze su cui l’impresa deve esercitare dominio diretto sono quelle che garantiscono la massima funzionalità del prodotto in coerenza con il sistema di valori del consumatore. Se ad esempio il consumatore dà la massima importanza alla sicurezza del prodotto, allora le tecnologie da controllare e le competenze da sviluppare sono quelle che garantiscono le massime performance del prodotto in termini di sicurezza. IV.2.3 La rivoluzione progettuale IV.2.3.1 Il concetto di piattaforma L’accresciuta turbolenza dei mercati, rende però sempre più difficile effettuare delle previsioni e la probabilità di commettere errori è legata in modo proporzionalmente diretto al tempo necessario per lanciare sul mercato un prodotto nuovo. Gli strumenti quantitativi di analisi, tipici delle tradizionali ricerche di mercato, sono sempre più incapaci di cogliere 49 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero all’interno dei mercati quei segnali deboli (weak signals) o quelle tendenze emergenti che preludono o potrebbero preludere a nuove discontinuità nel sistema dei valori e nei comportamenti dei consumatori, fortemente amplificate in tempi rapidissimi dalla globalizzazione dei sistemi di comunicazione. Spesso la tendenza viene riconosciuta ed interpretata quando essa è oramai al termine del suo ciclo di vita, dando così via a processi di definizione del prodotto, che poi si perdono in un mercato oramai scomparso. È necessario invece essere sul mercato ancora prima che compaia una domanda reale e dunque mettersi in fase con le tendenze ed i desideri con molto anticipo, nel momento stesso in cui la domanda si forma e si esplicita. D’altra parte le imprese si evolvono verso un’attività propositiva sempre più intensa, sperimentando con i consumatori nuove soluzioni e nuove proposte, “al limite dell’assurdo” orientandosi verso il metodo “trial and error” e, cioè, del procedere per tentativi successivi. Tutto ciò comporta, da una parte la necessità di velocizzare ulteriormente il processo di sviluppo dei nuovi prodotti, dall’altra di comprimere i costi dello stesso, che in presenza di elevati rischi di fallimento, potrebbero risultare economicamente non sostenibili. Mentre in passato i vantaggi competitivi di lungo periodo scaturivano da innovazioni forti, ma rade e sporadiche, nelle attuali condizioni i benefici connessi alla posizione innovativa tendono ad esaurirsi in tempi sorprendentemente brevi. Per questo, il bagaglio delle conoscenze, delle esperienze e delle competenze maturate durante il processo di sviluppo di un nuovo prodotto non possono limitarsi ad essere utilizzate in un unico ciclo e per un unico prodotto, ma devono essere riutilizzate per più cicli e 50 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi più prodotti. Da qui scaturisce la necessità di creare sinergie tra i vari processi di sviluppo. Queste ultime possono essere sia di tipo “materiale”, che “immateriale”. Sinergie di tipo “materiale”. Nel primo caso, si punta al mutuo sviluppo o comunque alla condivisione di competenze di tipo tecnico, “embedded” in un set di soluzioni progettuali, moduli e componenti, i quali divengono le parti comuni di più prodotti distinti. Rispetto al prodotto modulare si tratta di un passo in più, nel senso che non si parla solo di singolo componente, ma di veri e propri sottosistemi comuni. Tale sviluppo congiunto permette il raggiungimento di volumi elevati e quindi lo sfruttamento di “economie di scala” per intere parti del prodotto, consentendo così non solo il contenimento dei costi di produzione, ma anche di progettazione. Sinergie di tipo “immateriale”. Un ulteriore potenziamento rispetto al concetto di prodotto modulare, lo si ottiene attraverso la condivisione di informazioni, competenze e conoscenze di varia natura (ad esempio informazioni relative al mercato, alla concorrenza, allo stato di avanzamento tecnologico, etc.): in tal caso si possono ottenere sinergie di tipo “immateriale”, che nuovamente facilitano e velocizzano il processo. In questo modo ogni progetto, che si colloca temporalmente a monte, rappresenta una riserva di conoscenze e di soluzioni tecniche che consente di velocizzare i cicli di problem solving dei progetti innovativi successivi. In generale, comunque, il trasferimento di informazioni, competenze e soluzioni da un progetto ad un altro non è esente da difficoltà e da problemi. Il rischio maggiore è che il corpo di asset materiali ed imma- 51 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero teriali trasferito, pur se valido nel passato o per altri prodotti, risulti non più applicabile con efficacia se non addirittura obsoleto. Per questo motivo è necessario che il contesto in cui sono trasferiti tali asset non sia sensibilmente diverso da quello in cui essi sono stati generati ed utilizzati in origine. A tale scopo è necessario individuare un criterio che consenta di raggruppare i progetti in set ben identificati, all’interno dei quali sia possibile condividere conoscenze e soluzioni. Viene così sviluppato il concetto di “piattaforma”, che raggruppa i progetti le cui sinergie possono essere sfruttate strategicamente. Esistono due criteri base per definire una piattaforma: Se il criterio di identificazione è quello di focalizzazione su di uno stesso segmento di mercato, ogni piattaforma va ad identificare un insieme di progetti correlati dal punto di vista commerciale. In questo caso la piattaforma coincide con il team che li presidia, il quale costituisce un set di informazioni, conoscenze e competenze relative al mercato, alla concorrenza, al know-how, allo stato di avanzamento tecnologico, di cui avvalersi per lo sviluppo di tutti i progetti che fanno capo a quella piattaforma. Si parla in questo caso di piattaforma organizzativa e le sinergie sfruttate sono sopratutto di tipo immateriale. Se il criterio è invece quello della condivisione di una soluzione architetturale di base, ogni piattaforma va ad identificare una famiglia di prodotti, i quali sono un’emanazione di una medesima radice tecnologica e fra i quali è possibile identificare un capostipite o capofamiglia ed una serie di prodotti derivati. 52 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi Si parla allora di piattaforma tecnologica o di prodotto, intendendo così un nuovo modo di impostare il progetto: ad una architettura di base (core design), composta da un set di soluzioni progettuali e da componenti condivisi da una gruppo di prodotti, si attaccano via via i componenti specifici e gli elementi costituenti il “vestito”, che consentono di differenziare il prodotto finale. In questo caso le sinergie sono sopratutto di carattere materiale. Da notare come la piattaforma di prodotto si caratterizzi per un ciclo di vita più lungo rispetto al singolo componente ed alla carrozzeria, in quanto la sua obsolescenza non è legata a semplici variazioni dei gusti dei clienti, né a piccole innovazioni tecnologiche, quanto piuttosto all’affermarsi di nuovi standard e di nuove tecnologie innovative. IV.2.3.2 Alcuni elementi fondamentali legati al concetto di “piattaforma” Il concetto di piattaforma si integra con il concetto di progettazione modulare, che consiste, come si è visto, nella scomposizione del prodotto in sottosistemi discreti, indipendenti tra loro; tale indipendenza viene raggiunta attraverso una adeguata progettazione delle interfacce. La modularizzazione consente di effettuare veloci cambiamenti nei prodotti che fanno capo ad una stessa piattaforma, mantenendo inalterata la architettura di base. Un altro elemento fondamentale che sta alla base della piattaforma di prodotto è il concetto di innovazione a scaffale (shelf innovation) e di 53 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero carry over. L’innovazione a scaffale consiste nello sviluppo anticipato di componenti e di soluzioni tecnologiche, già collaudate e funzionanti, al fine di creare un patrimonio di innovazioni – uno scaffale, per l’appunto da utilizzare successivamente per lo sviluppo di nuovi prodotti. Il carry over, strettamente legato al concetto di progettazione modulare, consiste invece nel riutilizzo di componenti/sottoassiemi già utilizzati su altri prodotti, i quali costituiscono uno scaffale virtuale. Tutte le volte che si identifica una nuova opportunità di mercato in un determinato segmento, la piattaforma relativa a quel segmento si stacca dallo scaffale e prende a bordo i componenti necessari, nuovi, derivanti da carry over o specifici, montandoli sulla architettura di base e vestendoli con un nuovo design. È possibile così contenere i costi di sviluppo del prodotto ed il time to market: non si deve infatti tutte le volte riprogettare completamente il prodotto e, sopratutto, si limita il tempo necessario per la sua messa a punto (debugging), perchè si utilizzano componenti già collaudati. L’introduzione delle piattaforme di prodotto consente tra l’altro di scindere il “cuore tecnologico” dall’”estetica” e dunque anche una maggiore flessibilità nella definizione dello styling e dei concept di prodotto, perché li rende meno vincolati dalla parte tecnica. Normalmente alla piattaforma di prodotto viene associata una piattaforma organizzativa, rendendo così possibile lo sfruttamento di tutti i tipi di sinergia (materiale ed immateriale). La potenza di questa profonda innovazione della progettazione si traduce nella possibilità di disaccoppiare gli aspetti fisico-tecnici del prodotto dal mondo delle sue applicazioni, facilitandone l’evoluzione indipen- 54 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi dente. È allora possibile individuare nel prodotto due sistemi fondamentali: la forma tecnologica, costituita dai componenti elementari e dalla struttura con cui vengono fra loro organizzati, e la forma metaforica, costituita dallo styling, da un insieme di linee, di segni, di simboli, dal colore ed anche dal marchio ed in alcuni casi dal packaging. La prima forma coincide con il mondo fisico del prodotto e determina le sue prestazioni, la seconda invece contribuisce in larga misura a determinarne gli attributi immateriali, ovvero quel mondo di messaggi e di significati che il consumatore attribuisce al prodotto. IV.3 OSSERVAZIONI DI SINTESI Al processo produttivo sono stati via via affidati obiettivi diversi. In un primo momento si è puntato a realizzare sistemi caratterizzati da elevata produttività che consentissero di minimizzare i costi unitari di produzione e di realizzare elevate economie di scala. Successivamente, a seguito della frammentazione dei mercati, obiettivo principale è stata la ricerca di flessibilità e di adattamento alla variabilità della domanda. Si è così cercato di definire processi in grado di interagire con ambienti caratterizzati da livelli di complessità e di diversificazione crescenti. Si è dunque puntato alla realizzazione di elevate economie di varietà o di scopo. La crescita della competizione anche a livello internazionale ha spinto le imprese non solo ad ampliare la gamma di prodotti offerti, ma 55 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero anche la qualità degli stessi, per cercare di aumentare la rigidità della domanda a fronte di prezzi più alti rispetto a quelli praticati dai paesi nuovi entranti. Il livello di servizio e dunque la velocità di soddisfazione del cliente è diventato poi negli anni ‘90 l’imperativo dominante della strategia tecnologica e produttiva. I paradigmi tecnologici tradizionali e di organizzazione della produzione consentivano di conseguire uno o pochi obiettivi, nel senso che il raggiungimento di elevate performances in certi campi, escludeva automaticamente l’ottenimento di elevate prestazioni in altri. La ricerca di produttività e di economicità non era ad esempio compatibile con la richiesta di flessibilità. Parimenti la personalizzazione dei prodotti non era compatibile con livelli di servizio elevati né con produzioni ad alto volume. La sfida di oggi richiede invece che l’impresa sia in grado di competere nell’ambito di un sistema completo di obiettivi. È necessario con altre parole che l’impresa riesca a raggiungere l’eccellenza sia sul piano dei costi, che sul piano della qualità, del servizio offerto, della ampiezza della gamma prodotti, della flessibilità, etc.. La ricerca di efficienza statica, tipica della grande impresa fordista, si somma e si integra con la ricerca di efficienza adattativa della piccola impresa artigianale e di efficienza dinamica dell’impresa che opera sul fronte avanzato dell’innovazione. Tutto ciò non si realizza esclusivamente, come si è visto, con la tecnologia, ma affrontando il problema in un’ottica integrata che consideri 56 Capitolo IV – Assunti teorici e modelli dell’organizzazione aziendale –Condivisione di nuovi approcci nella definizione dei processi produttivi tutte le componenti del sistema fabbrica e cioè l’organizzazione, il sistema informativo, l’hardware e, non ultime, le risorse umane. Dunque l’introduzione di nuovi paradigmi tecnologici da sola non costituisce un presupposto sufficiente ad assicurare alla fabbrica ed all’impresa livelli di competitività elevati: la chiave di volta è invece la realizzazione di un sistema complesso in cui tutte le componenti siano fra loro integrate. La riscoperta fondamentale del ruolo del management ed in genere di tutta la componente umana della fabbrica, costituisce il nuovo essenziale passo verso l’introduzione di sistemi produttivi più avanzati, sia sul piano organizzativo che tecnologico, che garantiscano performances sempre più congruenti con le caratteristiche attuali e future dei mercati. Le risorse umane, contrariamente a quanto si potesse pensare, giocano un ruolo importante, se non addirittura essenziale, per consentire all’innovazione tecnologica, organizzativa e gestionale di esplicare appieno le proprie potenzialità, in palese contrasto con il paradigma della “unmanned” o della “clockwork factory”. A fronte dunque del paradigma della economicità, della produttività e delle economie di scala, nasce la necessità di delineare un nuovo paradigma di produzione che riesca a comprendere in un unico modello tutte le prestazioni richieste al sistema produttivo. Il modello di produzione snella sembra rispondere a questa necessità e la velocità costituisce un obiettivo di ordine superiore che integra in sè l’insieme complesso ed articolato di performances imposte all’impresa dalle mutate condizioni di mercato. L’impresa veloce è infatti quell’impresa che reagisce dinamicamente alla domanda, non tanto e non solo in una logica adattattiva di tipo passivo, ma secondo un approccio propositivo e proattivo. Velocità significa capa- 57 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero cità di governare la varietà ed anche di produrla, in una attitudine che da passiva diviene creativa. L’impresa di conseguenza si modifica, tende a svuotarsi, a diventare snella, caricandosi di contenuti immateriali, di invisible assets, diventa un sistema di conoscenze e di governo della complessità esterna ed in questo procedere diventa sempre più flessibile e veloce. Questo modello innovativo d’impresa richiede un livello di conoscenza sempre maggiore e dunque un’organizzazione con un elevata capacità di apprendimento, vale a dire capace di arricchire, aggiornare, utilizzare, criticare il proprio sistema di conoscenze e di apprendere in continuazione da esso. L’impresa viene concepita come una learning organization, come un sistema di apprendimento continuo che basa la sua competitività sulla capacità di sviluppare e gestire il software organizzativo, attraverso il quale essa identifica ed elabora i segnali, anche deboli, provenienti dall’ambiente, interagisce con esso, riconsidera criticamente le proprie esperienze, attuando un processo continuo di generazione di nuove conoscenze e di innovazioni. Tutti questi processi evolutivi fanno intendere che ci si stia orientando verso un “impresa virtuale”, che assolve il compito caratteristico di trasformare materie prime e componenti in valore aggiunto per il mercato, facendo leva su risorse esterne. Produzione snella, velocità produttiva, learning organization sono dunque i nuovi indirizzi strategici che le imprese miranti ad un rinnovamento dei processi di produzione devono perseguire, in una logica tesa al soddisfacimento del consumatore che deve rimanere comunque il focus fondamentale della strategia produttiva. 58 Capitolo V – La carta d’identità delle PMI del Distretto Capitolo V LA CARTA D’IDENTITÀ DELLE PMI DEL DISTRETTO Le aziende oggetto di indagine sono PMI, con una dimensione media che oscilla dai 10 ai 150 dipendenti e appartengono al Distretto industriale del Brenta. Le aziende oggetto di analisi si collocano, quindi, in un’area geografica ben definita. Riguardo la motivazione per la quale hanno scelto la loro attuale localizzazione, sono emerse due ragioni principali: • la presenza di manodopera specializzata; • la localizzazione strategica per questioni di logistica. Tabella V.1 – Motivazione per l’attuale localizzazione. basso costo del terreno presenza di manodopera specializzata localizzazione strategica per logistica presenza di un distretto calzaturiero 1 7 6 1 N.B. Le aziende in oggetto hanno espresso anche più motivazioni, mentre due aziende non hanno espresso opinioni in merito 59 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero L’entità del capitale sociale investito complessivamente nelle 12 aziende oggetto d’indagine supera i 14 MLN/€, di cui il più elevato capitale sociale è di 11.252.964€ e il più basso è di 25.824€. Tabella V.2 – Il capitale sociale N° aziende Totale Capitale Fino a 10.000 € Da 10.000 € a 50.000 € Da 50.000 €a 150.000 € 0 3 3 Da 150.000 € a 500.000 € 2 / 114.224 € 225.680 € 900.000 € Da Oltre 500.000 € 1.000.000 a € 1.000.000€ 3 1 1.992.000 11.252.964 € € Tutte le aziende operano fin dalla nascita nello stesso settore di attività, cioè il settore calzaturiero, e solo 4 di loro hanno investito in altre aziende, ma sempre dello stesso settore. Probabilmente, il proprietario di più aziende dello stesso settore ha avuto la possibilità di sviluppare processi di decentramento delle diverse fasi del ciclo produttivo, sfruttando opportunità di tipo strategico. Infatti, la filiera cuoio-pelli-calzature è l’insieme di fasi e sottofasi del processo produttivo, le quali possono essere svolte sia all’interno di una stessa azienda che in aziende esterne; nel corso degli anni le singole fasi si sono organizzate in unità produttive autonome, specializzandosi nella produzione di parti o componenti. L’età media delle aziende è di 36 anni; l’azienda più giovane ha solo 4 anni di vita e la più vecchia ne ha 108. 60 Capitolo V – La carta d’identità delle PMI del Distretto Inoltre, le aziende oggetto d’indagine occupano nel complesso una superficie coperta di 27.640m², che corrisponde a una media pari a 2.500m² per azienda. 61 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 62 Capitolo VI – La struttura organizzativa delle aziende Capitolo VI LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA DELLE AZIENDE Il 75% delle aziende sono società a responsabilità limitata (società di capitali in cui le quote di partecipazione non sono rappresentate da azioni), mentre il restante 25% sono società per azioni (società di capitali in cui le quote sociali sono rappresentate da azioni); sia nelle SRL che nelle SPA, la società risponde solo con il proprio patrimonio. Delle 12 aziende in esame, 7 sono gestite all’interno della famiglia, 2 sono controllate da almeno due soci e 3 sono controllate da altre imprese italiane. Le aziende familiari e le aziende di soci hanno la stessa struttura elementare, mentre le aziende controllate da altre imprese italiane hanno una struttura funzionale. Tabella VI.1 – Da chi è controllata l’azienda? L’AZIENDA È CONTROLLATA DA una persona una famiglia un’altra impresa italiana un’altra impresa straniera più soci più imprese, italiane o straniere N° AZIENDE ANALIZZATE 7 3 2 63 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero VI.1 LA STRUTTURA ELEMENTARE Il 60% delle aziende sono gestite dalla famiglia che conferisce i capitali, esercitando direttamente le attività di governo economico e di direzione; l’assetto organizzativo è dunque elementare ed è caratterizzato da due elementi fondamentali: • il lavoro è diviso secondo il criterio delle tecniche; si configurano tre principali unità organizzative: reparto amministrativo, reparto marketing e reparto produzione; • in linea di principio ci sono due soli livelli di organi: al livello superiore c’è un organo centrale in cui si concentrano le responsabilità di governo economico e di direzione; al livello inferiore, si pongono i vari organi operativi, composti da reparti, ognuno con un proprio addetto. Il livello superiore è composto, generalmente, da un Consiglio di Amministrazione (Presidente + Consiglieri), un Amministratore Delegato che spesso coincide con il Direttore o con il Presidente stesso, il quale controlla i vari reparti operativi, attraverso i suoi collaboratori, alcuni dei quali sono dei Consiglieri stessi del Consiglio di Amministrazione. L’organigramma risultante può essere schematizzato come in Fig.VI.1: 64 Capitolo VI – La struttura organizzativa delle aziende Figura VI.1 – Organigramma aziendale nella struttura elementare. La struttura organizzativa di un’azienda familiare è scarsamente formalizzata, vista la semplicità degli organi di governo e di quelli operativi; infatti diverse delle aziende intervistate non hanno compilato l’organigramma, forse perché molte mansioni sono svolte dalla stessa persona. La bassa formalizzazione della struttura è coerente anche con la cultura di “accentramento” tipica delle persone che appartengono all’organo di governo economico e di direzione. Nell’assetto organizzativo elementare il potere è dunque concentrato al primo livello gerarchico; gli organi operativi sono scarsamente sviluppati; infatti, i processi produttivi hanno una dimensione fortemente artigianale che comporta una scarsa strutturazione delle fasi di pianificazione, programmazione e soprattutto controllo, oltre che difficoltà di tipo commerciale. 65 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero La struttura elementare non è tuttavia inefficiente, se si considera la media di vita delle aziende; tuttavia, l’intenso coinvolgimento della famiglia nell’azienda si traduce spesso in una proprietà chiusa e concentrata, anche perché c’è una forte coincidenza tra proprietà e management. Anche l’imprenditore familiare deve essere disponibile a sperimentare laboratori innovativi, soprattutto in un settore di mercato di nicchia come quello che progetta, produce e commercializza calzature da donna di tipo fine-lusso. Si rende, quindi, necessaria l’industrializzazione dei processi produttivi artigianali, valorizzando le professionalità del settore e investendo in nuove strategie distributive e commerciali per essere competitivi sul mercato nazionale ed internazionale. VI.2 LA STRUTTURA FUNZIONALE L’ assetto organizzativo di tipo funzionale è sicuramente il più diffuso nel mondo delle imprese di medie-grandi dimensioni; può anche essere considerato il risultato dell’evoluzione di un assetto elementare verso una maggiore divisione e specializzazione dei ruoli interni. Gli organi di governo economico pianificano e programmano le strategie aziendali e la direzione si occupa del coordinamento dei dipartimenti funzionali, attraverso ben definiti responsabili, i quali possono essere variamente organizzati con ulteriori suddivisioni per tecniche o sulla base di altri criteri. Ciò che caratterizza maggiormente questo tipo di struttura è che i dipartimenti funzionali sono specializzati secondo il criterio della tecnica, e cioè l’amministrazione, il commerciale, la produzione, le risorse umane, la proget- 66 Capitolo VI – La struttura organizzativa delle aziende tazione, la qualità, l’EDP, la logistica. Nel caso di una azienda funzionale, generalmente non c’è coincidenza tra proprietà e management. L’organigramma risultante può essere schematizzato come in Fig.VI.2: Figura VI.2 – Organigramma aziendale nella struttura funzionale. 67 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 68 Capitolo VII – Le risorse umane Capitolo VII LE RISORSE UMANE VII.1 L’ORGANICO L’organico degli ultimi 4 anni evidenzia un rapporto inversamente proporzionale tra il numero dei dirigenti-impiegati e quello degli operai; infatti, mentre dal 2002 al 2005, i dirigenti sono aumentati del 42,8% e gli impiegati del 11%, sempre nello stesso intervallo di tempo gli operai sono diminuiti dello 0,7%. L’aumento di dirigenti e impiegati può essere spiegato come il tentativo di evoluzione dell’assetto organizzativo elementare verso quello funzionale, che implica una maggiore divisione e specializzazione dei ruoli interni; la lieve diminuzione, invece, degli operai può dipendere dalla difficoltà di reperire manodopera specializzata. Tabella VII.1 – L’organico dei dipendenti delle aziende. 2002 2003 2004 2005 Età media 2005 DIRIGENTI 14 15 16 20 40/50 IMPIEGATI 118 124 130 131 26/50 OPERAI 699 687 685 694 26/50 TOTALE 831 826 831 845 Tipo di Contratto Tempo Det + Collaborazioni Tempo Indeter. + Interinali Tempo Indeter. + pochi Det. 69 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero L’età media del personale presente in azienda è fra i 35 e i 40 anni. Alcune delle aziende in esame stanno cercando di investire nel personale, dal momento che la manodopera specializzata è un punto di forza del distretto calzaturiero: infatti, alcuni calzaturifici hanno assunto giovani operai generici, dai 15 ai 25 anni, fornendo loro da subito contratti a tempo indeterminato, a testimonianza che l’azienda certamente intende investire sul proprio personale; gli operai specializzati hanno, ovviamente, un’età maggiore compresa fra i 26 e gli oltre 50 anni, a testimonianza che la competenza e la specializzazione si acquisiscono con il tempo e con la stabilità contrattuale. La quasi totalità degli addetti hanno contratti a tempo indeterminato. Alcune aziende hanno adottato anche contratti flessibili, come un’azienda che ha attivato collaborazioni per un dirigente e un consulente, un’altra che ha attivato contratti di apprendistato e a tempo determinato per gli operai, e un’altra azienda che si è servita di alcuni impiegati con contratti interinali, forse per coprire picchi di lavoro o per sostituire lavoratori assenti. La maggior parte dei dipendenti delle aziende calzaturiere sono donne (una media del 60-70%), molte delle quali lavorano al proprio domicilio (in particolare le orlatrici). 70 Capitolo VII – Le risorse umane VII.2 LA FORMAZIONE E L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA Riguardo i corsi di formazione frequentati dai dipendenti, la maggior parte delle aziende ha realizzato percorsi di formazione di gruppo ma anche individuali soprattutto sui corsi obbligatori della sicurezza (L.626); alcune aziende hanno fatto corsi generali di informatica, corsi di contabilità generale e paghe per gli addetti amministrativi, corsi di lingua inglese per gli addetti commerciali, gli impiegati in generale e i dirigenti, corsi di modellismo per addetti alla progettazione, corsi di programmazione per addetti alla produzione. Tabella VII.2 - Tipo di intervento attuato dalle aziende nel settore dell’innovazione tecnologica e organizzativa. TIPO DI INTERVENTO INNOVAZIONE N° aziende TECNOLOGICA DI PROCESSO/PRODOTTO INNOVAZIONE N° aziende ORGANIZZATIVA Progettazione e taglio tramite sistemi di tipo CAD-CAM 5 Riorganizzazione della produzione per lotti 1 Inserimento di nuovi macchinari per la produzione e la gestione del processo 4 Controllo di gestione 6 Aggiornamento di hardware e software gestionali 1 Organizzazione aziendale 2 Certificazione di qualità (+ un avvio iter qualità) 2 (+ 1) 71 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Dalla Tab.VII.2 (si ricorda che le aziende oggetto d’indagine potevano fornire più risposte), la maggior parte delle aziende ha investito sia nell’innovazione di processo/prodotto che in quella organizzativa, altre aziende hanno investito o nell’uno o nell’altro settore, una sola azienda non ha fatto alcun investimento innovativo. Emerge chiaramente che la maggior parte delle aziende che ha investito nel settore dell’innovazione tecnologica di processo/prodotto ha automatizzato la fase di progettazione e taglio attraverso i sistemi CAD-CAM, cioè attraverso programmi per la progettazione e la prototipazione computerizzata della scarpa, ottimizzando tempi e costi di sviluppo per la produzione e investendo in nuovi macchinari; invece, la maggior parte delle aziende che ha investito nel settore dell’innovazione organizzativa ha implementato il controllo di gestione, ritenuto una fase fondamentale non solo del processo produttivo ma anche dell’intera organizzazione aziendale. Il controllo di gestione è legato: • alle attività di pianificazione e programmazione strategica che permettono di formalizzare il processo, senza lasciare le decisioni all’intuizione e all’improvvisazione che, se errate, spesso comportano alti costi per rilavorazioni o per scarti di prodotti; • a competenze manageriali e gestionali (non solo operative); • all’introduzione della contabilità analitica, che, pur essendo uno strumento per il management interno, è fondamentale per acquisire informazioni sulla struttura dei costi di produzione dei propri prodotti (ai fini della politica dei prezzi) e per prefigurare in modo approssimativo il risultato economico che si raggiungerà a fine esercizio, in modo da poter intervenire con le opportune 72 Capitolo VII – Le risorse umane azioni correttive prima che un risultato negativo si consolidi. Questo controllo in itinere consente di evidenziare eventuali punti di criticità, dovuti a costi imprevisti o volumi di attività inferiori al programmato, ma anche punti di forza dell’azienda. La contabilità analitica dovrebbe essere sempre allineata alla contabilità generale, finalizzata al bilancio. 73 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 74 Capitolo VIII – I rapporti con le altre aziende del settore e con enti associativi Capitolo VIII I RAPPORTI CON LE ALTRE AZIENDE DEL SETTORE E CON ENTI ASSOCIATIVI Delle 12 aziende oggetto di indagine, solo un’ azienda sta collaborando con altre imprese, attraverso una partnership in R & S, e 5 aziende sono interessate ad una collaborazione con altre imprese. Le motivazioni per avviare una collaborazione sono diverse: • ricerca e sviluppo sui mercati esteri; • progettazione; • ottimizzazione della produzione; • unione di sinergie al fine di abbassare i costi; • commercializzazione in generale e in particolare sui mercati esteri. Le altre aziende (50%) non stanno collaborando con nessun altra impresa e, al momento, non sono interessate a farlo. Le aziende aderiscono ad associazioni di categoria come Confindustria, A.N.C.I. (Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani) e ACRIB (Associazione Calzaturifici della Riviera del Brenta); inoltre, quasi tutte le aziende aderiscono a Consorzi, come i Maestri Calzaturieri Riviera 75 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero del Brenta e il Consorzio Formifici Italiani. Le aziende che aderiscono alle associazioni di categorie cercano tutele e servizi dal punto di vista sindacale, tributario, economico e formativo; invece, le aziende che aderiscono a consorzi vogliono condividere in modo associativo iniziative promozionali, campagne pubblicitarie, esposizioni collettive all’estero, organizzazione di fiere, informazioni commerciali sulla clientela, ma anche statistiche di settore e servizi di ricerca sulle tendenze dei consumatori, oltre che sperimentare nuove tecnologie innovative. 76 Capitolo IX – Informatica ed organizzazione Capitolo IX INFORMATICA ED ORGANIZZAZIONE L’informatica si sta imponendo come un importante fattore di innovazione per trasformare l’organizzazione delle aziende sia in termini di strutture che di modalità operative. Tabella IX.1 - Internet, la posta elettronica e la local area network. LAN INTERNET/ADSL SI 8 aziende NO 4 aziende SITO WEB SI 6 aziende ACCESSO AD INTERNET tutte le aziende POSTA ELETTRONICA NO 1 azienda LAN SI 8 aziende SITO WEB SI 6 aziende INTERNET/ADSL NO 4 aziende POSTA ELETTRONICA NO 1 azienda Tutte le aziende hanno internet ma la percentuale media di addetti che lo utilizza non va oltre il 46% (in alcune aziende 8% e in altre il 100%). Gli addetti di metà delle aziende accedono ad internet solo da alcune singole postazioni, mentre l’altra metà vi accede da qualunque nodo della rete locale: tali impostazioni dipendono anche dalla presenza in azienda di una LAN (local area network), che è una rete costituita da 77 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero computer e periferiche collegati fra loro e, generalmente condivisi, all’interno di un ambito fisico delimitato come quello di un’ azienda. Il 50% delle aziende ha creato un proprio sito web e il 41,6% è in fase di organizzazione; quindi, probabilmente, la quasi totalità delle aziende considera il sito web un modo per pubblicizzare la propria azienda e per promuovere il proprio prodotto in modo efficace e diretto. Con la realizzazione di sistemi informativi automatizzati è cambiato il funzionamento interno delle aziende. Già nel 1962, Chandler sosteneva la tesi secondo cui è la strategia di una impresa che determina la sua struttura, nel senso che la struttura è una conseguenza della strategia. Tale tesi è stata poi ripresa da altri riguardo il sistema informativo automatizzato; tale sistema è fondamentale nella definizione di una strategia, nel senso che può rappresentare un punto di forza o un punto di debolezza per l’implementazione della strategia stessa. Le aziende possono: • introdurre sul mercato nuovi prodotti o servizi; • offrire servizi a prodotti già preesistenti; • mantenere inalterata la produzione e la vendita. Tuttavia, l’impiego dell’informatica può trasformare radicalmente il processo di produzione, rendendo l’impresa più efficiente e quindi più competitiva nei confronti della concorrenza. Dal momento che il sistema informativo automatizzato è una componente dell’assetto organizzativo, bisogna chiedersi quale sistema informativo automatizzato sia utile alla propria azienda per avere successo sul piano reddituale, commerciale e sociale. L’informatica, dunque, può essere un fattore determinante per il 78 Capitolo IX – Informatica ed organizzazione successo di un’impresa, ma può essere anche semplicemente una condizione necessaria per la sopravvivenza dell’azienda stessa. Tabella IX.2 - Il sistema informativo automatizzato. Tipologia di sistema informativo automatizzato N° aziende gestione del personale fatturazione gestione degli ordini sistema informativo marketing controllo gestione/contabilità analitica carico/scarico magazzino gestione dati MRP avanzamento produzione 6 12 12 7 9 8 3 2 In generale, l’informatica ha provocato mutamenti significativi all’interno delle imprese. Come si può osservare dalla tabella 9.2, il 100% delle aziende ha informatizzato la fatturazione e la gestione degli ordini, il 75% effettua un controllo di gestione ed utilizza una contabilità analitica per monitorare costantemente il processo o il prodotto calzaturiero, il 67% gestisce il carico e lo scarico del magazzino, il 58% ha informatizzato l’analisi delle esigenze dei clienti e la ricerca di nuovi segmenti di mercato, il 50% gestisce le risorse umane, il 25% gestisce dati MRP1 e il 16% ha informatizzato gli stati di avanzamento della produzione. 1 MRP (Manifacturing Resource Planning) è uno strumento di pianificazione delle priorità: assegna ad ogni ordine di produzione o acquisto una data di consegna che garantisca la soddisfazione delle esigenze del piano principale di produzione 79 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 80 Capitolo X – Relazione tra tecnologia, organizzazione e risorse umane Capitolo X RELAZIONE TRA TECNOLOGIA, ORGANIZZAZIONE E RISORSE UMANE L’organizzazione mette in relazione le risorse umane con la tecnologia, in quanto quest’ultima rappresenta lo strumento con cui le risorse umane svolgono il lavoro. Riguardo il rapporto tra tecnologie e risorse umane, nel corso degli anni si sono confrontate diverse correnti di pensiero, che possiamo riassumere in due: 1. TECNOLOGIA ORGANIZZAZIONE RISORSE UMANE Le opportunità offerte dalla tecnologia comportano nuovi modelli organizzativi e le persone devono semplicemente adeguarsi alle modalità di lavoro per lo sfruttamento ottimale delle tecnologie; l’azienda deve cogliere tali opportunità per essere più competitiva rispetto ai concorrenti. Si tratta dell’approccio tayloristico-scientifico, che ha visto l’introduzione della catena di montaggio. Il ciclo produttivo viene parcellizzato in unità di lavoro elementari: il prodotto si sposta lungo la catena di montaggio e il lavoratore, cui è stata assegnata una precisa postazione di lavoro, esegue il lavoro in modo ripetitivo per tutta la giornata lavorativa. La risorsa umana è dunque subordinata alla tecnologia e di conseguenza all’organizzazione. 2. RISORSE UMANE ORGANIZZAZIONE TECNOLOGIA 81 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero La risorsa umana è un elemento fondamentale delle variabili organizzative; bisogna cercare di soddisfare le aspettative delle persone, altrimenti si cade in un modello organizzativo alienante. Si tratta dell’approccio sociologico, che ha visto l’introduzione delle isole di lavoro, cioè di isole produttive, dove non è più il prodotto che si sposta ma è il lavoratore. Questa modalità di lavoro è nata anche dal fatto che le persone non amano svolgere mansioni ripetitive all’infinito, ma vogliono vedere il risultato finale del loro lavoro. Ogni gruppo di lavoro che gravita intorno all’isola ha la sensazione di aver realizzato un prodotto. Nell’isola viene conferita massima autonomia organizzativa al gruppo di lavoratori coinvolti: il gruppo si autogestisce in base agli obiettivi e ai tempi produttivi. In questo caso l’organizzazione, e di conseguenza la tecnologia, è subordinata alla risorsa umana. L’approccio troppo efficientistico di Taylor permette di sfruttare completamente il potenziale delle tecnologie, ma mette a rischio la motivazione dei lavoratori; l’approccio opposto, troppo sociologico, tiene conto delle aspettative dei lavoratori, ma può mettere in pericolo l’efficienza dell’azienda. In entrambi i casi si tratta di due posizioni estreme: ogni azienda dovrebbe tenere un approccio più equilibrato, adottando gli aspetti positivi delle due scuole di pensiero. L’organizzazione, la tecnologia e le risorse umane sono tre elementi correlati fra loro, ma non in modo consequenziale, bensì complementare/ /circolare. Le aziende del distretto del Brenta sono caratterizzate da diversi aspetti: 82 Capitolo X – Relazione tra tecnologia, organizzazione e risorse umane • da manodopera altamente specializzata, tanto che la quasi totalità degli addetti ha contratti a tempo indeterminato; • sono aziende che, vista anche la crisi del settore, hanno capito l’importanza dell’innovazione tecnologica di processo/prodotto e dell’innovazione organizzativa; • sono aziende che si stanno evolvendo da un assetto organizzativo elementare verso un assetto più funzionale, per una maggiore divisione e specializzazione dei ruoli. Figura X.1 – Correlazione tra organizzazione, tecnologia e risorse umane. Mettere in relazione l’innovazione tecnologica, l’organizzazione e le risorse umane non è sicuramente di facile realizzazione, anche perchè l’innovazione interna ad un’azienda si deve coniugare con l’innovazione delle altre aziende del distretto calzaturiero, essendo il distretto un sistema di forniture e subforniture in filiera. Un esempio di relazione complementare fra tecnologia, organizzazione e risorse umane è dato dal fatto che molte aziende hanno investito nel settore dell’innovazione tecnologica di processo/prodotto automatizzando la fase di progettazione e taglio attra- 83 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero verso i sistemi CAD-CAM: la nuova tecnologia ha indotto l’azienda a formare il personale dei reparti suddetti e ha portato ad una nuova organizzazione del processo produttivo, con conseguente ottimizzazione dei tempi e dei costi di sviluppo per la produzione. Questa modalità innovativa applicata ad un processo ancora artigianale può migliorare l’efficienza dell’attività in questione (e di conseguenza dell’intero processo produttivo). 84 Capitolo XI – Il sistema economico - finanziario Capitolo XI IL SISTEMA ECONOMICO - FINANZIARIO XI.1 RAPPORTO TRA FATTURATO E DIPENDENTI Verifichiamo il trend di sviluppo delle aziende oggetto di indagine attraverso l’analisi di due variabili: fatturato e dipendenti. Innanzitutto, è stata fatta un’analisi complessiva dei fatturati aziendali degli anni 2002, 2003 e 2004, verificandone l’incremento o decremento. Dall’analisi è emerso che il fatturato complessivo delle aziende oggetto di indagine si è sempre incrementato come da tabella 11.1, soprattutto nell’anno 2003. Tuttavia, dall’analisi dei singoli fatturati aziendali, è emerso che almeno 6 aziende, fra il 2003 e il 2004, hanno decrementato il proprio fatturato (7%, 8%, 9%, 10%, 22% e 23%); un’azienda non ha modificato il proprio fatturato, mantenendolo costante e le restanti 5 aziende hanno incrementato il proprio fatturato (4%, 13%, 14%, 27% e 35%). Quindi, nonostante i dati complessivi affermino che il fatturato del settore calzaturiero si è incrementato, è possibile affermare, dalla lettura dei singoli dati, che la maggior parte delle aziende sono aziende lievemente o gravemente in crisi, anche se il fatturato complessivo risulta in attivo, dal momento che almeno due delle 4 aziende con fatturato in attivo hanno avuto incrementi “fuori portata” (27% e 35%), che hanno pertanto “falsato” il risultato percentuale complessivo. 85 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Tabella XI.1 - Il fatturato e il rapporto fatturato/dipendenti. TOT. FATTURATI AZIENDALI FATTURATO 2002 FATTURATO 2003 FATTURATO 2004 102.227.950 € 123.847.410 € 132.087.650 € + 21,15% + 6,66 % 826 831 - 0,60% + 0,60% 149.936 € 158.950 € + 21,89 % + 6,02% INCREMENTO/DECREMENTO % N° TOT. DIP. 831 INCREMENTO/DECREMENTO % MEDIA FATTURATO PRODIPENDENTE INCREMENTO/DECREMENTO % 123.018 € Confrontando poi, il totale dei fatturati per anno con il numero dei dipendenti totali dell’anno stesso, è possibile affermare che c’è stato un aumento medio del fatturato pro-dipendente, dovuto essenzialmente all’aumento del fatturato e non al numero dei dipendenti rimasto pressochè inalterato. Dal questionario non è possibile, tuttavia, evincere se l’aumento del fatturato sia dovuto all’aumento dei prezzi di vendita o all’aumento della produttività o ad entrambi. Ipotizzando che la strategia di aumento dei prezzi sia la meno fattibile (almeno in parte), si può ipotizzare che l’aumento del fatturato pro-dipendente sia dovuto a una maggiore produttività, considerando che le aziende hanno investito in innovazioni tecnologiche ed organizzative. 86 Capitolo XI – Il sistema economico - finanziario XI.2 I CLIENTI L’obiettivo strategico delle aziende è il potere di mercato, cioè il rapporto diretto con il cliente finale. Ricercare il proprio target, segmentare la domanda e posizionare l’offerta sono azioni di marketing strategico, necessarie per capire i bisogni dei propri clienti. I clienti delle aziende calzaturiere oggetto d’indagine sono: imprese produttrici, che rappresentano l’8,33% del fatturato; imprese commerciali, che rappresentano il 90,53% del fatturato; imprese di servizi, che rappresentano l’1,10% del fatturato; enti locali, che rappresentano lo 0,04% del fatturato. 8% 1% IMPRESE COMMERCIALI IMPRESE PRODUTTRICI IMPRESE DI SERVIZI ENTI LOCALI 91% Figura XI.1 - Rappresentazione dei clienti delle aziende calzaturiere. 87 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Tabella XI.2 - Rapporto clienti/fatturato. ANNO 2002 ANNO 2003 ANNO 2004 3.674 3.836 3.838 + 4,41% + 0,06% 29.180 € 31.568 € + 19,30% + 8,19% N° TOT. CLIENTI INCREMENTO/DECREMENTO % MEDIA FATTURATO PROCLIENTE 24.461 € INCREMENTO/DECREMENTO % Dall’analisi della Tab.XI.2, possiamo affermare che il numero complessivo dei clienti è pressoché costante, mentre è aumentato il fatturato medio pro-cliente, soprattutto nell’anno 2003. Considerando nuovi i clienti acquisiti negli ultimi 2 anni, l’attuale composizione media del fatturato può essere così suddivisa: 80 % di vecchi clienti 20 % di nuovi clienti Vediamo ora cosa acquistano i clienti; considerando nuovi i prodotti/servizi acquisiti negli ultimi 2 anni, l’attuale composizione media del fatturato può essere così suddivisa: 88 32 % di vecchi prodotti 68 % di nuovi prodotti Capitolo XI – Il sistema economico - finanziario Possiamo quindi affermare che tali aziende si innovano non solo dal punto di vista del processo produttivo, ma anche e soprattutto dal punto di vista del prodotto. Per definire la strategia di prodotto, è fondamentale considerare il grado di soddisfazione del cliente, per il quale sono importanti diversi fattori: qualità (42,31%) puntualità (23,08%) flessibilità (23,08%) tempestività (7,69%) economicità (3,84%) Come si evince dalle percentuali, la qualità del prodotto rappresenta il fattore più importante che il cliente apprezza, soprattutto perché le aziende del distretto calzaturiero del Brenta producono calzature da donna di fine lusso per un mercato selezionato ed esigente. Per qualità calzaturiera in senso lato, il cliente intende l’insieme di stile, marchio, design e moda. Fondamentale è, quindi, il controllo della qualità del prodotto da parte del cliente; infatti, tutti i clienti controllano la qualità del prodotto alla consegna. Tuttavia, in 5 delle aziende oggetto di studio, il controllo della qualità avviene anche durante la fase di lavorazione; probabilmente, questo controllo in itinere permette di evitare rilavorazioni, se il prodotto non dovesse rispecchiare le aspettative del cliente ed eventuali ritardi nei tempi di consegna. 89 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Riguardo la localizzazione del mercato, tutte le aziende hanno rapporti con clienti situati in aree geografiche locali e/o esterne all’Italia: Europa (37,04%) Extra Europa (33,33%) ExtraRegione (14,82%) Regione (11,11%) Provincia (3,70%) Come si evince dalle percentuali, ben il 70% dei clienti sono localizzati fuori dall’Italia, con un 37% in Europa e un 33% che comprende mercati americani, asiatici ed australiani. PROVINCIA 4% 11% REGIONE 33% EXTRA-REGIONE 15% EUROPA EXTRA-EUROPA 37% Figura XI.2 - Rappresentazione della localizzazione del mercato. La forma contrattuale prevalente fra l’azienda e il cliente è l’ordine diretto, che rappresenta il 90% dei contratti; il restante 10% è rappresenta- 90 Capitolo XI – Il sistema economico - finanziario to da contratti di fornitura. Inoltre, il rapporto delle aziende oggetto d’indagine con i clienti è un rapporto continuativo quasi al 100%. Sulle modalità di vendita, il 50% delle imprese si appoggia ad una struttura esterna: quasi tutte le imprese lavorano con agenti pluri mandatari (in parte, vengono utilizzati anche agenti mono mandatari o procacciatori d’affari); ovviamente il restante 50% delle imprese si appoggia ad una struttura interna per la vendita dei propri prodotti. La media di incidenza dei costi di promozione e pubblicità, che rappresenta una parte del marketing operativo insieme alla definizione del prezzo e alla distribuzione del prodotto, è pari al 3% sul fatturato complessivo delle aziende del settore; nell’anno 2004, le aziende oggetto d’indagine hanno investito in comunicazione e pubblicizzazione quasi 4.000.000€. XI.3 LA PRODUZIONE La produzione media delle aziende oggetto di indagine è una produzione che avviene al 90% in conto proprio e al 10% per conto terzi. Per tutte le aziende si può parlare di decentramento produttivo, nel senso che tutte le aziende ricorrono a servizi o supporti esterni per alcune fasi produttive, in particolare taglio, orlatura, montaggio e consulenze di vario genere. Negli ultimi anni, si assiste in molti settori industriali e non solo in quello calzaturiero, ad un aumento della segmentazione delle fasi del processo produttivo fra più imprese operanti in filiera: solitamente, le fasi affidate a terzi sono quelle iniziali di preparazione o quelle di finitura. 91 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Generalmente le motivazioni di tali tendenze sono strutturali, ad esempio una maggiore specializzazione tecnologica di alcune unità produttive. XI.4 LA CONCORRENZA Analizzare la concorrenza e la domanda quantitativa e qualitativa sono azioni di marketing analitico. I concorrenti delle aziende del Distretto sono localizzati sia in Italia che all’Estero, in particolare: ExtraRegione (30%) Provincia (25%) Regione (20%) Europa (15%) Extra Europa (10%) 10% PROVINCIA 25% REGIONE 15% EXTRA-REGIONE EUROPA EXTRA-EUROPA 20% 30% Figura XI.3 - Rappresentazione della localizzazione della concorrenza. 92 Capitolo XI – Il sistema economico - finanziario Riuscire a competere in un settore calzaturiero di così alta qualità significa da un lato comprendere i clienti e dall’altro conoscere i competitors. Ma, mentre i maggiori clienti sono localizzati per il 70% fuori dall’Italia, i concorrenti delle aziende oggetto d’indagine sono localizzati per il 75% in Italia. Probabilmente, i concorrenti locali competono sullo stile e la qualità del prodotto “made in Italy”, mentre i concorrenti esteri competono sul prezzo del prodotto. I punti di forza delle aziende nei confronti della concorrenza sono diversi: know-how (34,48%) qualità (34,48%) flessibilità di produzione (24,14%) costi (3,45%) R & S (3,45%) Il know-how, cioè l’insieme delle conoscenze e competenze patrimonio di ogni azienda, e l’alta qualità del prodotto sono i due maggiori punti di forza nei confronti della concorrenza; a ciò si aggiunge un altro importante fattore, la flessibilità di produzione che è una combinazione dei caratteri di adattabilità, versatilità, alterabilità ed elasticità: sono flessibili quei processi produttivi che consentono di ottenere prodotti differenti, in volumi variabili e in tempi brevi, il tutto con livelli di efficienza elevata, eccellenza tecnica ed economicità (pur trattandosi di un prodotto di alta moda). 93 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Un altro punto di forza è la continua tendenza all’innovazione del prodotto. Tutte le aziende investono in R & S, tanto che la media di incidenza dei costi di questa fase sul fatturato complessivo delle aziende del settore è pari al 5,5%; nell’anno 2004, le aziende oggetto d’indagine hanno investito in ricerca e sviluppo circa 7.200.000€. Alla domanda “se il settore calzaturiero si profila più competitivo rispetto agli ultimi 10 anni”, il 90% delle aziende ha risposto in modo affermativo; la maggiore competitività delle imprese calzaturiere è dovuta a: affollamento dell’offerta (31,82%) diminuzione della domanda (27,27%) riduzione dei volumi di vendita rapportati ai costi fissi di gestione (22,73%) concorrenti più qualificati (18,18%) XI.5 LA STRUTTURA FINANZIARIA La media delle aziende che si auto finanzia con mezzi propri è pari al 70%, di cui il più elevato autofinanziamento è del 100% e il più basso del 10%. I finanziamenti di terzi più utilizzati sono soprattutto i leasing, i mutui, cui si aggiungono le anticipazioni sulle fatture di vendita e gli accordi con i fornitori sull’acquisizione di tecnologie avanzate. Pochissime aziende utilizzano agevolazioni finanziarie attraverso credito agevolato. 94 Capitolo XI – Il sistema economico - finanziario Il tempo medio di riscossione verso i clienti è di 80 gg. con un minimo di 30 gg. ed un massimo di 150 gg., mentre il tempo medio di pagamento verso i fornitori è di 73 gg. con un minimo di 45 gg. ed un massimo di 120 gg. C’è quindi una leva finanziaria negativa. XI.6 L’AGGIORNAMENTO DELL’AZIENDA Diverse sono le modalità attraverso cui le aziende si tengono aggiornate: consulenti tecnici (26,92%) fornitori di attrezzature (26,92%) fiere specializzate (23,08%) riviste tecniche (11,54%) aziende committenti (7,69%) collaborazioni in R & S con altri produttori del settore (3,85%) 95 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 96 Capitolo XII – I risultati dell’intervista aperta Capitolo XII I RISULTATI DELL’INTERVISTA APERTA L’intervista a domande aperte (Appendice C) denominata formalmente “ spunti analitici – intervista aperta - direzione aziendale” è stata genericamente rivolta alle direzioni aziendali, ed ha coinvolto i direttori, i responsabili delle risorse umane o tecnico-amministrativi, ma soprattutto i titolari d’impresa intesi nella loro più ampia compagine famigliare (spesso infatti alla intervista sono stati contemporaneamente presenti il titolare anziano dell’impresa assieme ai figli ai quali l’attività in molti casi è stata trasferita con un positivo, interessante e numericamente rilevante esempio di efficaci trasferimenti generazionali). Tali interviste realizzate tramite appuntamento hanno avuto tutte svolgimento presso le sedi aziendali e si sono realizzate, come primo contatto con le imprese oggetto del campione, nel periodo intercorrente fra il mese di maggio 2005 ed il mese di luglio 2005 con l’obbiettivo di valutare l’opportunità di procedere alla realizzazione del progetto di ricerca “Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero”. È stata svolta, propedeuticamente, al riguardo una attività di ricognizione e di analisi preliminare sul campo presso otto aziende significative del Distretto durante il periodo maggio-luglio 2004. 97 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Tale attività esplorativa ha quindi consigliato di procedere alla redazione del progetto di ricerca, supportato dalle buone risultanze emerse dai contatti avvenuti con le imprese testate. La durata di ogni intervista aperta con le proprietà aziendali è stata assolutamente variabile ed improntata ad assecondare l’interesse degli intervistati verso le tematiche oggetto della stessa. La durata media degli incontri è stata di circa due ore e mezzo, con alcuni picchi maggiori relativi a quei titolari aziendali o referenti intervistati che da subito hanno mostrato interesse operativo verso le tematiche progettuali. In tutti i casi che hanno suscitato negli intervistati maggiori curiosità od interessi verso tali tematiche si è proceduto alla determinazione di ulteriori appuntamenti di approfondimento che sono in alcuni casi arrivati alla realizzazione di ulteriori 3-6 incontri spinti sino alla realizzazione di una analisi fabbisogni ed alla definizione dei contenuti di una possibile proposta progettuale da realizzarsi a valere sulla L.53/00 art.9 lettera A. Si procede ora ad una rapida rassegna delle risposte maggiormente significative offerte dagli intervistati relativamente agli spunti di colloquio indirizzati loro dai somministratori delle interviste aperte. Di seguito vengono riportati gli spunti analitici proposti nell’intervista. 98 Capitolo XII – I risultati dell’intervista aperta XII.1 REALIZZAZIONE DI FORME SPERIMENTALI DI FLESSIBILITÀ DELL’ORARIO DI LAVORO Ad eccezione delle forme di flessibilità già presenti nelle diverse aziende e contrattate sindacalmente tramite eventuali integrativi a causa dei picchi e stagionalità produttive, in ogni realtà intervistata si è evidenziata la presenza di moderate forme di flessibilità di orari ( in entrata, in uscita e più difficilmente nella pausa pranzo) tollerate dalle direzioni e proprietà e gestite informalmente tramite recuperi operati normalmente nell’arco della giornata o al massimo della settimana. Tali forme di flessibilità sono comunque maggiormente realizzabili per tutto quel personale dipendente non impegnato direttamente nelle catene di montaggio (manovie di montaggio e finitura). Si osserva una generale prudenza ed attenzione all’apertura verso il tema dovuta al timore che tali forme possano destabilizzare eccessivamente l’organizzazione del lavoro, togliendo controllo ed efficienza ad alcune fasi e lavorazioni per loro natura piuttosto rigide, delicate e non facilmente destrutturabili. Timori e dubbi appaiono anche relativamente alla applicabilità di forme alternative di gestione flessibile dell’orario per le pause pranzo, considerate nella loro organizzazione basata pressoché ovunque su di una pausa di 1ora e mezza, come la soluzione ideale e migliore a fronte delle esigenze famigliari e “culturali” ( le dipendenti donne devono rientrare a casa per tempo al fine di preparare il pranzo per i figli ed il marito…..) dei propri dipendenti. 99 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Relativamente a tale ultima tematica si sottolinea un blando interesse di alcune imprese limitatamente ad alcuni lavoratori uomini che potrebbero essere interessati ad un accorciamento della pausa. Si osserva infine che la dimensione aziendale influenza maggiormente la flessibilità, poiché alcune realtà con organici oltre i 50 dipendenti testimoniano di un orientamento concreto alla tolleranza maggiore delle eventuali esigenze del lavoratore, specialmente se questo ricopre mansioni e compiti difficilmente sostituibili, ma comunque entro margini gestibili in un ora di flessibilità. Esiste una generalizzata tendenza a coprire i momenti di rallentamento produttivo con il recupero di eventuali ferie e permessi non utilizzati e purtroppo, nel corso degli ultimi anni, anche attraverso il ricorso alla cassa Integrazione. Non si rileva nessuna esperienza operativa di banca delle ore o di concessione di orari personalizzati. XII.2 SPERIMENTAZIONE DI FORME DI ORGANIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE, OPPURE DI PROCESSO INNOVATIVE Il modello di organizzazione del lavoro predominante all’interno delle imprese del Distretto e quello di stampo tayloristico basato sulla catena di montaggio. Tale modello organizzativo appare a detta di tutti gli intervistati difficilmente superabile a causa della cosiddetta “manovia di montaggio”. 100 Capitolo XII – I risultati dell’intervista aperta In realtà molti degli intervistati hanno ammesso che tale organizzazione del lavoro potrebbe essere superata per quanto concerne la “manovia di finitura”. Su questa specifica tematica e sulla possibilità di realizzare forme sperimentali di organizzazione del lavoro ad “isole” si sono concentrate ipotesi e sperimentazioni di modelli virtuali che hanno trovato, negli incontri di analisi successivi e nelle progettazioni presentate a valere sulla legge 53/00 e su quelle attualmente in fase di definizione, concreta applicazione in almeno 7/8 realtà produttive del distretto. La realizzazione di modelli organizzativi del lavoro ad isola implica anche l’introduzione di una gestione degli orari basata su banca delle ore e la organizzazione logistica e operativa delle isole stesse attraverso responsabili addetti alla gestione di nuovi margini di autonomia e flessibilità nella strutturazione delle giornate, e settimane lavorative. All’interno dei progetti candidati del Ministero del Lavoro, sono state ipotizzate organizzazioni della produzione ad isole autonome scollegate dall’orario legale in vigore contrattualmente nelle aziende con una precisa previsione di flessibilità in ingresso, pausa pranzo ed uscita dei lavoratori che potrà arrivare sino alle 2/3 ore giornaliere. I risultati di queste sperimentazioni saranno maggiormente apprezzabili fra qualche mese, ma il fatto che alcune importanti imprese del distretto abbiano scelto di agire in tale direzione prevedendo in particolare la costruzione di isole di lavoro specificamente costituite da donne (operativamente allontanate dalle catene ai fini di offrire loro maggiori margini di flessibilità ed autonomia in ottica di conciliazione, lavoro di cura ed attività professionali) depone a favore di una maturità, del territorio, di alcune 101 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero imprese dello stesso e probabilmente dell’organizzazione lavorativa del settore, al parziale superamento di strutture organizzative dei processi e del lavoro arcaiche e superate dalle esigenze della vita attuale. All’interno delle diffuse forme di innovazione nello svolgimento del processo lavorativo che possono essere introdotte sistematicamente in diverse aziende (in alcuni casi tale prassi era già parzialmente in atto) del distretto, è stata osservata la generale disponibilità e provvedere con mezzo aziendale alla consegna a domicilio dei semilavorati alle dipendenti occupate come orlatrici e che normalmente si recavano, in precedenza, in azienda per il ritiro degli stessi. Ciò porterà indubbiamente ad una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le stesse lavoratrici, ed ad una migliore e più razionale organizzazione dei tempi delle città e dell’organizzazione delle forme di mobilità delle stesse. È infatti intuitivo il benefico effetto che tale organizzazione sistematica del processo di consegna avrebbe sul traffico e sui rischi connessi allo stesso all’interno del territorio del Distretto. Il traffico, infatti, già congestionato per il forte utilizzo di mezzi privati che come in ogni altra zona del paese ad elevata densità abitativa e con aree artigianali ed industriali, soffre del fenomeno dell’intasamento nelle ore di punta e tali scelte organizzative, congiunte a quelle che destrutturato le rigide consuetudini legate alla gestione degli orari giornalieri (fascia 8.00/8.30 - 12.00/12.30 e 13.30/14.00 – 17.30/18.00) possono fortemente contribuire al miglioramento della qualità della vita dei lavoratori e dei cittadini. Dal punto di vista dell’introduzione di nuove forme di organizzazione dei processi produttivi interni si è infine osservato, con una diffusa 102 Capitolo XII – I risultati dell’intervista aperta richiesta proveniente da quasi tutte le imprese del distretto che si sono dotate di macchine automatiche per il taglio, l’opportunità di passare ad una strutturazione del processo di taglio, spesso condizionato da variabili di tipo stagionale, dal turno giornaliero al doppio turno. Ciò permetterebbe indubbiamente di sfruttare maggiormente la capacità e potenzialità di lavoro delle macchine ed impianti automatizzati per il taglio, e creerebbe interessanti economie di scala riducendo per molte aziende la necessita di esternalizzare tali lavorazioni dipendendo così per esse da subfornitori presenti sul territorio distrettuale. XII.3 REALIZZAZIONE DI FORME DI SPERIMENTALI DI FLESSIBILITÀ Non sono state osservate particolari forme sperimentali di flessibilità, nei compiti e nelle mansioni, in caso di presenza di lavoratrici in stato di gravidanza. Tutte le imprese osservano scrupolosamente le prescrizioni legislative relative alla gestione dei periodi di gravidanza e puerperio ed in particolare per quelle lavoratrici sottoposte allo svolgimento di mansioni o compiti in condizioni od a contatto con sostanze potenzialmente nocive per il feto. Assai frequentemente, anche per questi motivi, l’astensione dal lavoro inizia ben prima dei termini previsti per legge e ciò crea indubbiamente grosse difficoltà nella sostituzione temporanea di professionalità 103 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero spesso strategiche, delicate e di non facile reperimento a livello di turnover temporaneo, sul territorio del Distretto Più che la realizzazione di nuove forme di flessibilità organizzativa od introduzione di nuove mansioni legate allo stato di gravidanza delle dipendenti si è rilevata una generale disponibilità delle imprese e degli intervistati alla concessione di maggiori e più ampi periodi di congedo o astensione dal lavoro (sino a 2 anni) favoriti dalla possibilità di vedere finanziato il costo (per l’80% dello stesso – ex L.53/00 art.9) della sostituzione delle lavoratrici con figli piccoli ed evidenti necessità famigliari legate alla cura degli stessi, che godano di part-time reversibili a zero ore oppure al 50% od altra modulazione dello stesso. Tale opportunità in realtà cozza oggigiorno con la precisa necessità per tutti, lavoratori e lavoratrici di lavorare a tempo pieno al fine di realizzare così a fine mese una piena retribuzione. Tale necessità ci fa affermare, supportati in ciò anche da alcuni casi concreti rilevati ed osservati durante il periodo di ricerca nel Distretto Calzaturiero della Riviera del Brenta, che, ferma restando l’attuale congiuntura economica, il ricorso e la richiesta da parte delle dipendenti di passare ad una concentrazione o riduzione dell’orario con modello parttime , si ridurrà di fatto ancora per un buon periodo. Si osserva ancora come il ricorso e la concessione del part-time alle lavoratrici che ne hanno fatto richiesta dopo la gravidanza è fenomeno ancora osteggiato in alcune aziende per motivi culturali ed organizzativi, mentre altre, in genere di medio grandi dimensioni non hanno in alcuni casi creato alcun problema alla concessione dell’istituto contrattuale anche 104 Capitolo XII – I risultati dell’intervista aperta nel concreto timore di perdere importanti professionalità e competenze manuali di tipo artigianale quasi insostituibili. XII.4 REALIZZAZIONE DI NUOVE FORME DI FLESSIBILITÀ NELLA SPERIMENTAZIONE DI ISTITUTI CONTRATTUALI NUOVI Si è osservato una generalizzato non interesse e non conoscenza e conseguente non utilizzo degli istituti contrattuali nuovi introdotti dalla Legge 30/del 2003 (cosiddetta Legge Biagi). In realtà il modello di primo inserimento lavorativo contrattuale tipico delle imprese sulle quali si è concentrata la ricerca e generalmente quello del contratto a termine ed in questi ultimi anni del ricorso al lavoro interinale (nei limiti sporadici dettati dai picchi stagionali produttivi oppure per conoscere in prima battuta nuove risorse umane). Non è infrequente anche l’immediato inserimento lavorativo a tempo indeterminato e ciò di per se testimonia la forte difficoltà che il settore calzaturiero incontra a reperire sul mercato del lavoro giovani o nuove professionalità in sostituzione dei pensionamenti o del personale in uscita. Alcune crisi aziendali hanno purtroppo liberato in alcuni casi manodopera già qualificata ma alcuni titolari d’impresa hanno però osservato come spesso il personale dal calzaturiero preferisca in realtà spostarsi ad altri settori produttivi, quali il meccanico, caratterizzati da una immagine migliore o da una percezione di migliore trattamento economico e normativo. 105 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Unica eccezione nell’intero gruppo di aziende intervistate è stata una impresa di Strà che ha utilizzato il job shearing creando una interessante soluzione organizzativa e lavorativa fra due dipendenti impegnate in attività indirette di ufficio amministrativo. Il ricorso al tele lavoro è completamente assente e ciò è assolutamente comprensibile viste le principali mansioni di tipo manifatturiero che caratterizzano il ciclo di lavoro del settore. XII.5 INTRODUZIONE DI NUOVE OD AGGIUNTIVE FORME DI PART-TIME Come già ricordato precedentemente alcune imprese stanno valutando di incentivare o semplicemente assecondare la richiesta di alcune dipendenti relativamente alla concessione dell’istituto del part time almeno per un periodo reversibile ben definito, da un anno al massimo sino a due, ed all’interno delle sperimentazioni promosse nel territorio distrettuale a valere sulla L.53/00 art.9. Ogni forma di sperimentazione è comunque subordinata alla concessione di eventuali contributi da parte del Ministero. 106 Capitolo XII – I risultati dell’intervista aperta XII.6 CREAZIONE DI UNA STRUTTURA AZIENDALE OD INTERAZIENDALE DI SERVIZIO ALL’IMPRESA ED AI DIPENDENTI L’ipotesi è stata generalmente giudicata da quasi tutti gli intervistati interessante utile ed affascinante, ma di non facile realizzabilità. In realtà il territorio non è caratterizzato da spiccate strutture di servizio al cittadino-lavoratore, tali da far escludere tale ipotesi, ed in corrispondenza di alcuni aree di denso insediamento produttivo di tipo artigianale ed industriale ( ad esempio nel territorio del comune di Fossò), la presenza di una struttura di multiservice orientata ad erogare servizi mirati e personalizzati per i lavoratori occupati in aziende del territorio limitrofo troverebbe forti opportunità di sviluppo. La natura e le caratteristiche dei servizi erogati potrebbe riguardare: una struttura multi service (struttura organizzativa compatta gestionalmente ed organizzativamente, non necessariamente operativa in modo centralizzato per ogni attività su di un unico luogo fisico) si potrebbe comporre di: un asilo/centro cura per i bambini (fino a 12 anni), un centro per la piccola gestione amministrativa, un servizio di ristorazione per aree produttive ben localizzate, una struttura di servizio per i familiari a domicilio, anziani, disabili, etc.; un servizio centralizzato per la realizzazione lavori domiciliari o commissioni, o prenotazioni della spesa, etc.; un servizio centralizzato con la funzione di biglietteria; un servizio centralizzato per richiedere visite mediche specialistiche, etc.. 107 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Da parte di molte imprese intervistate si sono rilevate dichiarazioni di interesse e di eventuale appoggio per una iniziativa di questo tipo, anche se molti imprenditori ritengono non facilmente superabili alcuni ostacoli di natura consuetudinaria, socio-culturale e di costume presenti nella mentalità dei propri dipendenti e potenzialmente in opposizione ad un eventuale utilizzo e successo di una struttura di questo tipo. È comunque da segnalare il fatto che una delle imprese che hanno già progettato e realizzato un intervento innovativo a livello organizzativo e di introduzione di ulteriori strumenti di flessibilità e conciliazione del lavoro con le esigenze aziendali, ha pensato di realizzare al proprio interno una piccola struttura di baby caring al fine di dare una risposta concreta ad eventuali esigenze dei propri dipendenti all’interno di tematiche non prettamente di tipo organizzativo e produttivo. XII.7 ALTRO/ELEMENTI DI FLESSIBILITÀ-INNOVAZIONE Non sono stati rilevati altri elementi di flessibilità-innovazione, già presenti nelle imprese o introducibili nelle stesse. È sta invece raccolta una generale attenzione al tema della formazione ed alla necessità di provvedere ad una formazione tecnica mirata a soddisfare esigenze molto specifiche delle imprese soprattutto in relazione a quelle mansioni delle quali si va perdendo la memoria professionale. 108 Capitolo XII – I risultati dell’intervista aperta In modo particolare facciamo riferimento alla orlatura ed al “mestiere delle orlatrici”, che a detta di molti intervistati si va perdendo per mancanza di ricambio generazionale nell’apprendimento di tecniche così importanti e centrali nella realizzazione di una scarpa di lusso e qualità. 109 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 110 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio Capitolo XIII SPERIMENTAZIONE DI PRASSI CONCILIATIVE: DUE CASI DI STUDIO La sperimentazione di prassi conciliative si sta realizzando in due aziende calzaturiere del Distretto del Brenta, le quali hanno presentato due domande di finanziamento ai sensi dell’art. 9 della legge 53/2000. Questi due progetti sono stati ammessi al finanziamento ad aprile 2006 e, anche se simili, vengono presentati entrambi per correttezza nei confronti di entrambe le aziende. XIII.1 L’AZIENDA GUARDI S.p.A. L’azienda Guardi S.pA., che si colloca nel sistema calzaturiero della Riviera del Brenta, proponendo calzature di qualità realizzate per i marchi Armani (Giorgio Armani, Emporio Armani, Armani Jeans), rappresenta una delle realtà produttive di maggior spicco in grado di alimentare la filiera produttiva locale. Per il prestigio delle proprie produzioni e degli elevati standard qualitativi raggiunti, l’azienda intende affrontare un percorso di innovazione interna che la porti a rappresentare un modello produttivo avanzato e 111 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero focalizzato su un’organizzazione del lavoro flessibile, tale da poter essere assunta quale esempio per i soggetti produttivi dell’intero distretto. Lavorare sui temi della flessibilità e della conciliazione significa non solo migliorare la qualità di vita di lavoratori e lavoratrici, ma consentire all’impresa stessa di promuovere un processo di riorganizzazione al proprio interno più moderno i cui effetti risultano vincenti nel medio-lungo periodo. L’obiettivo dell’intervento proposto è quello di realizzare un piano complessivo d’innovazione organizzativa e strutturale che possa contribuire al miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici dei tre stabilimenti dell’azienda Guardi S.p.A. Nello specifico l’azienda intende realizzare un intervento che miri a: x sperimentare un modello organizzativo che sia innovativo per il contesto di riferimento e che si discosti dalle modalità produttive attuali, che vedono il lavoro svolgersi su turni rigidi ed alienanti dettati dalla catena di montaggio; x superare un approccio e una mentalità tradizionale del lavoro, attraverso un processo di responsabilizzazione del lavoratore da realizzarsi attraverso una maggiore autonomia e flessibilità organizzativa nello svolgimento delle mansioni (tale è lo specifico obiettivo dell’isola di lavoro); x trovare risposte contingenti a problemi ed esigenze di conciliazione presenti in azienda che possano contribuire a migliorare il clima interno; 112 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio x recuperare l’importanza di mansioni artigianali fondamentali per la produzione d’alta qualità dell’azienda; x incrementare la flessibilità organizzativa e lo standard di sicurezza per le lavoratrici a domicilio, creando una sorta di vero e proprio “distaccamento” dell’azienda presso i domicilii delle lavoranti. Si tratta quindi di definire, disegnare ed elaborare un modello di conciliazione della vita lavorativa e della vita familiare, attraverso l’articolazione del tempo e dello spazio, come elemento imprescindibile per la creazione, il miglioramento e il consolidamento dell’occupazione di persone con responsabilità familiari. Le esigenze conciliative emerse attraverso un’indagine volta a identificare i bisogni dei lavoratori ha permesso all’azienda di studiare delle prassi sperimentali di riorganizzazione innovativa e d’introduzione di modelli flessibili del lavoro sia per uomini che per donne che implicano: x una riorganizzazione produttiva sperimentale - Saranno direttamente coinvolti 16 lavoratori nel passaggio dalla lavorazione a “manovia” alla lavorazione ad “isola”, che permetterà una maggiore flessibilità nell’organizzazione dei turni e nella divisione delle mansioni, completamente ristrutturati rispetto all’attuale rigida gestione del lavoro. La manovia è, infatti, una catena di lavoro attraverso la quale vengono trasportate e montate le varie parti che compongono un pezzo. Lungo questa catena sono dislocate le postazioni degli operai che montano il pezzo in questione 113 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero (tomaie, suole e tacchi) durante le varie fasi di assemblaggio, taglio, levigatura, smerigliatura, lucidatura e inscatolamento. L’isola darà modo di rompere questo sistema di lavoro, attraverso la creazione di postazioni più autonome e certamente meno legate ai tempi serrati della manovia, che non permettono una gestione flessibile del tempo, ma vincola fortemente i dipendenti allo svolgimento delle proprie mansioni; x una riorganizzazione dei turni di lavorazione su macchina taglio CAD-CAM - Verrà realizzata una flessibilità d’orario dei turni dei singoli lavoratori addetti a queste specifiche funzioni che potranno così meglio gestire la propria vita privata. I lavoratori coinvolti, infatti, hanno manifestato il bisogno di conciliazione familiare (bambini piccoli e genitori anziani da accudire); x la scelta di riorganizzare i turni di lavoro per gli addetti alle macchine taglio CAD-CAM non comporterà ripercussioni però sul livello produttivo aziendale, in quanto saranno assunti due nuovi addetti alla macchina con contratto part-time, che sopperiranno alla riduzione dell’attuale orario di lavoro e anzi permetteranno di realizzare un incremento dell’attività del macchinario. Accanto agli interventi di tipo sperimentale che vanno ad incidere in maniera specifica sull’organizzazione produttiva, verranno messi in atto interventi tesi a favorire direttamente le esigenze conciliative delle donne 114 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio presenti in azienda, che rappresentano oltre la metà dei dipendenti di Guardi Spa. Nello specifico gli interventi si realizzeranno a favore: x delle 18 lavoratrici a domicilio, impegnate in lavori di orlatura scarpe, per le quali sarà realizzata una riduzione degli oneri connessi alla propria attività attraverso la strutturazione di un servizio di consegna e ritiro dei materiali a domicilio. Il servizio ridurrà drasticamente i tempi legati agli spostamenti delle lavoratrici e ne asseconderà le esigenze di flessibilità produttiva. Il lavoro delle dipendenti a domicilio sarà inoltre migliorato per quanto concerne la realizzazione di postazioni lavorative ergonomiche e la piena messa in sicurezza delle stesse. Inoltre sarà strutturato un sistema di controllo della qualità del prodotto che sarà realizzato da parte di un consulente esterno, il tutto attraverso le modalità di controllo utilizzate all’interno dell’azienda, ma con il vantaggio (qui per le donne) di poter lavorare a domicilio; x di 3 impiegate dipendenti in congedo di maternità, per le quali saranno studiate nuove forme contrattuali che consentano loro di rientrare dal periodo di astensione con un impegno lavorativo equiparabile ad un part-time. Per mantenere la piena funzionalità degli uffici/reparti, saranno assunte figure part-time che si occuperanno delle medesime mansioni durante l’assenza delle colleghe. 115 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Per spiegare chiaramente in cosa consiste la richiesta di finanziamento, portiamo come esempio le diverse fasi del progetto (con i relativi tempi di durata) realizzato per il Calzaturificio Guardi Spa. Fase preliminare – Progettazione dell’iniziativa. Attraverso un’attenta analisi degli attuali modelli organizzativi aziendali e delle difficoltà legate alla mancanza di adeguati strumenti capaci di garantire la flessibilità e la conciliazione fra tempo di lavoro e familiare, è stato possibile strutturare un piano d’intervento per migliorare l’organizzazione aziendale e favorire lo sviluppo di buone prassi. Metodologicamente si è proceduto attraverso una serie di interviste strutturate realizzate fra i responsabili aziendali e i lavoratori di Guardi Spa per giungere ad un’esatta rilevazione delle esigenze di conciliazione interne. Tempi di realizzazione: 1 mese. Prima fase – Innovazione e flessibilità per le condizioni di lavoro delle dipendenti a domicilio con esigenze di cura e conciliazione. Si intende realizzare una riduzione degli oneri connessi al lavoro per le 18 lavoratrici donne che operano a domicilio, attualmente impegnate in lavori di orlatura scarpe. L’attività domestica di queste lavoratrici consente una gestione maggiormente flessibile dei tempi di lavoro rispetto alla fabbrica permettendo una presenza e attenzione maggiore delle donne alle necessità di cura di figli e/o anziani. La flessibilità concessa dal lavoro domestico verrà qui ulteriormente favorita attraverso la strutturazione di un nuovo servizio di consegna e ritiro dei materiali a domicilio, attualmente realizzato dalle stesse dipendenti con propri mezzi. In termini di azione positiva si realizzerà un miglioramento dei tempi di gestione e di abbattimento del 116 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio tempo lavorativo, attraverso l’acquisizione di un mezzo di trasporto dedicato esclusivamente alla consegna e al ritiro delle merci e all’assunzione di un addetto con compiti di consegna e ritiro dei materiali e con competenze di orlatura, tali da poter effettuare un primo controllo di qualità. Inoltre, l’azienda ritiene necessario attivare alcune attività atte a garantire adeguati livelli di sicurezza dei processi lavorativi a domicilio acquisendo attrezzature e postazioni ergonomiche ed avvalendosi della consulenza di esperti esterni senior nell’ambito dell’ergonomia e sicurezza nei luoghi di lavoro. Tempi di realizzazione: 24 mesi. Seconda fase – Sperimentazione di una nuova organizzazione del lavoro dalla “manovia” all’isola. Le modalità funzionali di questa nuova modalità operativa, che coinvolge direttamente 16 tra lavoratori e lavoratrici, consentono di avere un approccio non ripetitivo e alienante con il lavoro, in quanto l’isola organizzazione produttiva. I consiste in un nucleo autonomo di lavoratori qui ricevono un compito da realizzare in un determinato tempo ma sta a loro definire atonomamente le modalità organizzative interne (mansioni di ciascuno, tempi di lavoro, modalità di turni, etc.) per raggiungere lo scopo produttivo. L’autonomia nelle mansioni si coniuga con le esigenze di conciliazione in quanto l’isola dà modo di attivare una elementare banca delle ore di cui possono servirsi i lavoratori e godere così della massima flessibilità nei turni di lavoro. Attraverso l’isola è quindi possibile favorire la massima flessibilità nell’organizzazione dei tempi di lavoro per ciascuno, la partecipazione attiva e la responsabilizzazione alle fasi organizzative e produttive, il superamento di modalità di lavoro monotone e ripetitive. Tempi di realizzazione: 24 mesi. 117 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Terza fase – Riorganizzazione interna con concessione di part time per la conciliazione di lavoratrici rientranti dal periodo di maternità. Per rispondere alle esigenze di 3 lavoratrici in maternità (cioè il passaggio dall’orario full time a part time), sopperendo alla riduzione d’orario delle lavoratrici, l’azione comprende l’inserimento di sostituti e l’affiancamento formativo. Tempi di realizzazione : 24 mesi. Quarta fase – Nuova organizzazione su due turni con fini di conciliazione per addetti alla produzione. L’intervento di riorganizzazione di lavoro riguarda il reparto del taglio, in particolare gli addetti CADCAM: la flessibilità, che avviene attraverso la riduzione d’orario, comporta l’assunzione di addetti al taglio con contratto part-time. Tempi di realizzazione: 24 mesi. Il progetto prevede, poi, un dettagliato preventivo dei costi per fase e per tipo di attività, come si può vedere in Tab.XIII.1. Tabella XIII.1 - Preventivo dei costi per fase e per tipo di attività di un progetto dell’azienda Guardi S.p.A. Descrizione Numero Costo unitario Costo % totale Fase preliminare Progettazione dell’iniziativa, definendo le spese del personale esterno necessario 118 180 ore 4 persone € …. €… Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio Prima fase Acquisizione mezzo di trasporto dedicato solo alla consegna e al ritiro delle merci Noleggio di 1 furgone per 24 mesi €… Assunzione addetto 1 nuovo inserimento per 24 mesi con 1 addetto alle consegne competente in qualità €… €… Consulenza sulle postazioni delle lavoratrici a domicilio al fine di renderle sicure ed ergonomiche 2 consulenti esterni per un totale complessivo di 515 ore €… €… Altre spese Leasing 18 postazioni ergonomiche €… €… 1 consulente esterno per un totale di 130 ore 1 consulente esterno per un totale di 230 ore €… €… €… €… 1 consulente esterno per un totale di 100 ore €… €… 1 consulente esterno per un totale di 70 ore €… €… 1 consulente esterno per un totale di 130 ore 24 mesi per leasing sulle attrezzature delle isole €… €… €… mensili €… €… Seconda fase Consulenza gestionale per la creazione di isole di lavoro Organizzazione logistica dell’isola di lavoro Definizione tempi e metodi delle isole di lavoro o organizzazione dei turni Messa a regime di un progressivo processo di sostituzione delle donne dalla catena di montaggio alle isole di lavoro Gestione della banca delle ore per addette all’isola di lavoro Altre spese Terza fase Assunzione di personale parttime da inserire nell’ufficio 3 nuovi inserimenti di personale esterno per 24 mesi €… mensili €… Affiancamento personale parttime neo assunto Personale interno aziendale con responsabilità di funzione per un totale di 600 ore complessive (media di 200 ore per ciascun affiancamento) €… €… €… €… Quarta fase Assunzione di personale per conciliazione addetti al taglio 2 nuovi inserimenti per 24 ore ciascuno 119 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Il progetto prevede anche una fase di monitoraggio e valutazione dei risultati. Attraverso l’azione di monitoraggio ci si propone di verificare il processo progettuale, la coerenza degli interventi realizzati rispetto agli obiettivi e agli indicatori di impatto di valutazione di genere. La metodologia di monitoraggio e di valutazione verrà realizzata attraverso strumenti ed indicatori di verifica del: • livello di gradimento che permetterà di misurare e valutare la soddisfazione dei partecipanti, effettuata mediante questionari ed interviste; • livello di impatto che permetterà di verificare l’efficacia dell’intervento sul sistema azienda, in termini di miglioramento della produttività e/o dell’efficienza, mediante analisi condotte con i responsabili aziendali al fine di proporre eventuali miglioramenti alle attività messe in atto; • livello di efficienza conciliativa che permetterà di rilevare il livello quantitativo e l’efficacia conciliativa delle azioni condotte; • a livello di ricezione sul territorio che permetterà di diffondere le buone prassi sperimentare all’interno delle associazioni di categoria del territorio che riuniscono le aziende del distretto e verranno monitorati gli impatti sul territorio e sul sistema produttivo locale a livello di pratiche emulative. Verranno inoltre studiate forme di monitoraggio quantitative delle buone pratiche messe in atto, da realizzarsi attraverso: 120 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio • la valutazione del timing di realizzazione delle singole fasi progettuali; • il controllo regolare dello stato di avanzamento del progetto; • la compilazione di apposita reportistica da parte di tutti i partecipanti all’attività progettuale; • la compilazione di questionari specifici che consentiranno di valutare l’efficacia delle fasi realizzate e il livello di gradimento dell’iniziativa. Verrà inoltre nominato un valutatore esterno indipendente proveniente dalla Rappresentanze Sindacali, che valuterà l’iniziativa nel suo complesso. Il progetto troverà sostegno e appoggio da parte di un’ampia partnership territoriale costituita dai Comuni coinvolti dall’attività progettuale, dalle Rappresentanze Sindacali, dall’ACRIB, dal Politecnico Calzaturiero. L’obiettivo di questi soggetti, attori nelle dinamiche socio economiche del distretto, è di giungere ad inserire il progetto qui proposto, insieme con altri in fase di studio e definizione (che saranno presentanti in occasione delle prossime scadenze relative all’ammissione ai finanziamenti previsti dall’articolo 9 della Legge 8 marzo 2000, n.53) all’interno dell’Accordo Provinciale di Quadro, in fase di firma. L’accordo si pone quale strumento sinergico comune in grado di sostenere iniziative progettuali di questo tipo che vadano a porsi a sostegno dell’innovazione e della riorganizzazione aziendale e di recepirne le novità introdotte dalla sperimentazione progettuale. 121 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Inoltre il percorso sarà verificato anche attraverso la Consulta territoriale calzaturiera che mira a sostenere iniziative finalizzate alla sperimentazione di nuove forme e modi di organizzazione del lavoro, di articolazione elastica dell’orario di lavoro e di creazione di nuovi servizi per i lavoratori. Anche per questa fase è previsto un preventivo di spesa, come si può vedere in Tab.XIII.2. Tabella XIII.2 – Preventivo di spesa per la fase di direzione e monitoraggio dell’azienda Guardi S.p.A. Fase direzione e monitoraggio Direzione e coordinamento Diffusione dei risultati Monitoraggio ed elaborazione rapporti Altre spese Numero 2 consulenti esterni per complessive 290 ore 1 consulente esterno per complessive 40 ore 2 consulenti esterni per un totale di 240 ore 1 rappresentante parti sociali (gratuitamente) Spese fideiussione bancaria Costo unitario Costo totale €… €… €… €… €… €… € … annua €… % XIII.2 L’AZIENDA BALLIN S.r.l. Un altro intervento specifico di sperimentazione di prassi conciliative viene promosso dall’azienda Calzaturificio Ballin S.r.l., attiva anch’essa nel Distretto della Riviera del Brenta, che progetta, produce e 122 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio commercializza calzature, proponendo design e stile di elevata qualità artigianale. L’obiettivo primario dell’intervento proposto è quello di mettere in atto una riorganizzazione aziendale per la sperimentazione di un sistema integrato di diversi strumenti dedicati alla flessibilità e alla conciliazione tra impegni di vita e di lavoro dei propri dipendenti (non solo donne). Per realizzare questo obiettivo l’azienda è interessata e disposta a: • sperimentare riorganizzazioni anche molto invasive e non convenzionali rispetto agli standard di processo organizzativi presenti nel Distretto, in quanto ritiene che l’assecondare le esigenze di flessibilità delle proprie risorse umane contribuisca ad incrementare l’efficienza aziendale nel suo complesso; • superare modelli culturali di approccio al lavoro fortemente radicati nel territorio: orari fissi, tempi di lavoro prestabiliti, scarso livello di autogestione dei processi produttivi fra i lavoratori, forte concatenazione logico-sequenziale delle mansioni operative, rigidità organizzativa, approcci culturali di tipo artigianale per processi produttivi industriali, etc.; • adottare nuovi processi produttivi, finalizzati a rispondere alle crescenti esigenze di flessibilità interne. L’elevata presenza femminile ha dato modo alla dirigenza aziendale di confrontarsi negli anni con differenti bisogni di conciliazione fra tempi di vita e di lavoro. La rigidità degli attuali orari dell’azienda vincola fortemente i dipendenti, limitandone la disponibilità alle cure familiari e 123 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero creando difficoltà nella conciliazione degli orari ad esempio con asili o scuole. L’azienda intende sperimentare nuove forme organizzative del lavoro che si traducono in efficaci forme di flessibilità attraverso cui fornire fattive risposte alle esigenze dei propri dipendenti. Partendo dalle richieste specifiche di alcuni suoi dipendenti, l’azienda risponde attraverso un intervento di conciliazione che prevede di raggiungere i seguenti obiettivi: • sperimentare il passaggio dalla catena di montaggio all’isola di lavoro per consentire massima flessibilità di orario ad almeno 14 dipendenti donne con vincoli familiari; la trasformazione di una parte del lavoro dalla catena di montaggio all’isola di lavoro richiede dinamiche meno rigide attraverso l’introduzione di flessibilità negli orari e nelle mansioni dei lavoratori e attraverso la realizzazione di una banca delle ore autogestita. Nell’isola viene conferita massima autonomia ai lavoratori coinvolti riguardo le modalità di gestione del lavoro e di organizzazione delle mansioni interne; i lavoratori dell’isola devono semplicemente rispettare gli obiettivi e i tempi produttivi. Un’ipotesi avanzata all’interno del modello ad isola è la valorizzazione del prezioso ruolo delle orlatrici, che operano ancora al proprio domicilio. Questa ipotesi permetterebbe di professionalizzare l’importante lavoro delle orlatrici, a partire dalle nuove generazioni, industrializzando così un processo produttivo artigianale, la cui debolezza è soprattutto nelle fasi di controllo e organizzazione; 124 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio x realizzare una struttura di supporto interna per quei lavoratori/ /lavoratrici con bambini fino a 8 anni: si tratta di un’area dedicata al baby caring, come misura di supporto e di accompagnamento alla realizzazione di orari di lavoro flessibili; tale supporto aziendale si inserisce in un’ottica più ampia che è tesa a riorganizzare anche i tempi e gli orari delle città; x favorire al massimo livello la flessibilità di orario di 20 lavoratrici a domicilio, realizzando un piano operativo di consegna a domicilio dei semilavorati, accompagnato da azioni concrete di incremento della sicurezza e dell’ergonomia delle postazioni; x assecondare con misure specifiche speciali esigenze conciliative espresse da alcuni dipendenti (inserimento di sostituti, affiancamento, etc). Per spiegare chiaramente in cosa consiste la richiesta di finanziamento e la relativa gestione operativa di un progetto innovativo per l’introduzione di buone prassi relativamente alle tematiche suddette, portiamo come esempio le diverse fasi del progetto (con i relativi tempi di durata) realizzato per il Calzaturificio Ballin S.r.l. Fase preliminare – Identificazione delle esigenze di conciliazione ed elaborazione di un piano sperimentale di flessibilità. Nel corso dell’ultimo anno, l’azienda ha realizzato una serie di analisi strutturate tra tutti i lavoratori e le lavoratrici, con la proprietà aziendale e con le parti sociali. È stato così possibile identificare nel dettaglio le esigenze di conciliazione tra impegni lavorativi ed esigenze familiari di cura e/o assistenza di 125 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero bambini, anziani o altri familiari in difficoltà. L’esito dell’indagine ha permesso di comporre un quadro di dettaglio delle esigenze presenti in azienda e ha consentito di ipotizzare una serie di azioni ed iniziative per rispondere a tali esigenze. Tale attività è stata svolta in stretta collaborazione con le componenti sindacali territoriali. Prima fase – Progettazione e ideazione dell’intervento. Nell’ambito di un piano di riorganizzazione aziendale che mira a migliorare i tempi di lavoro e a favorire dinamiche di effettiva conciliazione fra il lavoro e gli impegni familiari, sono stati identificati, con la collaborazione di consulenti esterni junior e senior, i beneficiari diretti e potenziali di un’azione sperimentale di conciliazione. Sono inoltre state definite modalità e processi di risposta alle esigenze rilevate ed è quindi stato realizzato un piano di intervento articolato in diverse fasi e azioni. Tempi di realizzazione: 1 mese. Seconda fase – Sperimentazione di un piano operativo per il passaggio di un gruppo di lavoratrici dal sistema produttivo a catena di montaggio a quello dell’isola di lavoro. Conseguente realizzazione di un nuovo modello organizzativo nel processo produttivo, con creazione di una banca delle ore ed introduzione di una maggiore flessibilità d’orario. Per favorire la massima flessibilità nell’organizzazione dei tempi e dei modi di lavoro, l’azienda intende sperimentare per un gruppo di 14 lavoratrici il passaggio dalla catena di montaggio (detta anche “manovia”) alle isole di lavoro. Tale sperimentazione deve vincere un tradizionale approccio al processo produttivo tipico del distretto calzaturiero, caratterizzato da lavori ripetitivi e alienanti. L’isola di lavoro rappresenta una sorta di nucleo autonomo di organizzazione produttiva: i lavoratori che vi 126 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio operano ricevono un compito da realizzare in un determinato tempo; sta a loro definire le modalità organizzative interne (mansioni di ciascuno, tempi di lavoro, modalità di turni, etc.) per raggiungere lo scopo produttivo. Ciò consente la massima flessibilità nell’organizzazione dei tempi di lavoro per ciascuno, la partecipazione attiva alle fasi organizzative, il superamento di una modalità di lavoro monotona e ripetitiva, la responsabilizzazione del processo che li riguarda. All’interno dell’isola verrà, inoltre, sperimentato l’utilizzo di una banca delle ore che, sfruttando gli strumenti marcatempo già presenti in azienda, potrà consentire alle lavoratrici dell’isola di sperimentare questa nuova modalità organizzativa in modo autonomo e responsabilizzante. Per la pianificazione e il controllo di questo strumento nuovo per l’azienda, ci si avvarrà della supervisione di un consulente esterno. In termini di conciliazione, gli impatti sulla flessibilità sono molto significativi: ciascuna lavoratrice dell’isola può godere della massima flessibilità nei turni di lavoro. Tempi di realizzazione della fase: 24 mesi. Terza fase – Realizzazione di un piano operativo di consegna a domicilio dei semilavorati accompagnato da azioni concrete di incremento della sicurezza e dell’ergonomia nelle prassi lavorative delle lavoratrici a domicilio. L’azienda utilizza 20 lavoranti donne a domicilio (tutte dipendenti aziendali) prevalentemente impegnate nella mansione tecnica di orlatura. La modalità del lavoro a domicilio rappresenta già di per sé un approccio estremamente flessibile al lavoro: rimanendo all’interno della propria abitazione è possibile, infatti, gestire i tempi di lavoro rispetto alle proprie necessità familiari. L’azienda si propone di migliorare ulteriormente tale modello di lavoro a domicilio abbattendo completamente i 127 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero tempi di ritiro e consegna dei prodotti semilavorati attraverso consegna di tali materiali con automezzo aziendale e autista con esperienza nel settore che sia anche in grado di realizzare un primo controllo qualità dei prodotti realizzati (si fa notare che la consegna/ritiro dei materiali avviene mediamente 3 volte alla settimana nei periodi di produzione “ordinaria” mentre la cadenza aumenta fino a diventare pressoché quotidiana durante i periodi di picchi produttivi). In termini di valenza di azione positiva ciò significa un ulteriore abbattimento dei tempi di lavoro in favore dei tempi per la famiglia. Tempi di realizzazione della fase: 24 mesi. Quarta fase – Sperimentazione operativa di un’area dedicata al baby caring (misura di supporto ed accompagnamento alla realizzazione di orari lavorativi più o meno flessibili). L’azienda intende attivare un’azione di accompagnamento alla sperimentazione dell’isola di lavoro (che possa coinvolgere anche i lavoratori/lavoratrici con bambini fino a 8 anni di età) attraverso l’organizzazione di una sala interna per la cura e la custodia dei bambini per periodi estremamente limitati nel tempo (pausapranzo o uscita). L’obiettivo dell’azione di accompagnamento è quello di consentire alle lavoratrici dell’isola e ad altri lavoratori aziendali di svolgere, secondo approcci flessibili, il proprio lavoro contando su un supporto aziendale per ciò che riguarda la cura dei figli in momenti della giornata che risultano particolarmente critici: ci si riferisce in particolare agli orari di apertura/chiusura di scuole e/o asili e agli orari dei mezzi di trasporto pubblici. Dall’esito dell’indagine preliminare condotta dall’azienda, risulta, infatti, che, oltre alle lavoratrici inserite all’interno dell’isola, un numero di almeno 11 dipendenti possa essere interessato a usufruire di un servizio di baby caring anche limitato a meno di un’ora al giorno che consenta 128 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio loro di coordinarsi con i tempi della città per il trasporto da/verso scuole e/o asili o per la presa in carico dei figli da parte di altri familiari. Il servizio non vuole strutturarsi in alcun modo come asilo aziendale, ma intende esclusivamente fornire un servizio di supporto al lavoratore con bambini a carico che gli consenta di svolgere il proprio lavoro secondo tempi flessibili. Quinta fase – Piano specifico di intervento di conciliazione per un addetto al taglio (ridefinizione organizzativa del processo). Tra il personale dell’azienda, si individua un addetto che presenta una situazione familiare particolarmente complessa e gravosa, in quanto genitore di un bambino affetto da patologie che lo pongono completamente a carico della famiglia. A causa di tale situazione, tale dipendente ha chiesto un “compattamento” dell’orario di lavoro (da definire, ma concentrato in un unico turno lavorativo) per l’assistenza al figlio. L’azienda, per poter assecondare tale richiesta senza incorrere in un calo dell’efficienza per un settore tanto strategico quale è quello rappresentato dal taglio, richiede l’assunzione di nuove persone con contratto part-time che suppliscano alla riduzione dell’orario di tale lavoratore. Sesta fase – Concessione di alcuni contratti particolarmente flessibili con finalità conciliative e conseguente riorganizzazione dei tempi e metodi di lavoro in funzione degli stessi (inserimento di sostituti, affiancamento, etc.). A seguito del lavoro di analisi preliminare, l’azienda ha rilevato l’esigenza di una riorganizzazione estremamente flessibile di orario da parte di 5 lavoratori, a seguito di esigenze di cura familiare. L’azienda dovrà quindi inserire altrettanti addetti part-time per funzioni differenziate all’interno della manovia tradizionale così da consentire ad un 129 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero numero di lavoratori/lavoratrici che intendano usufruire di riduzione/ /flessibilità dell’orario di lavoro per assistenza e cura di familiari di avvalersi del supporto di tale personale. Il progetto prevede, anche in questo secondo caso, un dettagliato preventivo dei costi per fase e per tipo di attività, come si può vedere in Tab.XIII.3. Tabella XIII.3 - Preventivo dei costi per fase e per tipo di attività di un progetto dell’azienda Ballin S.r.l. Descrizione Numero Identificazione delle esigenze di conciliazione ed elaborazione di un piano sperimentale di flessibilità L’azienda ha già realizzato, con personale interno, nel corso dell’ultimo anno, un’analisi interna preliminare delle esigenze di conciliazione latenti Costo unitario Costo % totale Fase preliminare € …. €… €… €… €… €… €… €… €… €… €… €… €… €… €… €… Prima fase 1 consulente esterno per Analisi dei fabbisogni di l’identificazione di dettaglio delle conciliazione esigenze di conciliazione per un totale di 50 ore Individuazione dei beneficiari 1 consulente esterno per un totale diretti e potenziali di 25 ore Individuazione di azioni di 3 consulenti esterni per un totale valenza positiva complessivo di 170 ore Progettazione di massima e di 2 consulenti esterni per un totale dettaglio dell’intervento di 120 ore Seconda fase Consulenza organizzativa per la creazione di isole di lavoro Organizzazione logistica dell’isola di lavoro Definizione tempi e metodi delle isole di lavoro o 130 2 consulenti esterni per un totale di 100 ore 2 consulenti esterni per un totale di 160 ore 2 consulenti esterni per un totale di 100 ore Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio organizzazione dei turni Messa a regime di un progressivo processo di 1 consulente esterno per un totale sostituzione delle donne dalla di 60 ore catena di montaggio alle isole di lavoro Gestione della banca delle 1 consulente esterno per un totale ore per addette all’isola di di 120 ore lavoro 24 mesi per leasing sulle Altre spese attrezzature delle isole €… €… €… €… €… mensili €… €… mensili €… €… Terza fase Affitto a lungo termine di Affitto di furgone cabinato per 24 cabinato per ritiro e consegna mesi materiale a domicilio Ideazione di un programma operativo di consegne di semilavorati a domicilio 1 consulente esterno per un totale di 60 ore €… Consulenza personalizzata per la messa a norma delle singole postazioni di lavoro e per l’ergonomia complessiva delle mansioni 2 consulenti esterni per un totale di 200 ore €… €… Assunzione di un addetto alle consegne/primo controllo qualità prodotti 1 nuovo inserimento di addetto alle consegne e primo controllo qualità del prodotto €… mensili €… Altre spese Leasing di 24 mesi per 20 cappe/postazioni ergonomiche €… €… 1 consulente esterno per 40 ore €… €… 1 consulente esterno per 32 ore €… €… 400 ore all’anno per 2 anni €… €… Quarta fase Organizzazione logistica dell’area di baby caring Consulenza esterna per la programmazione del servizio Acquisizione di servizi di personale qualificato in convenzione con società operanti nel settore presenti nel territorio (educatore professionale) 131 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Quinta fase Riduzione dell’orario di lavoro di un addetto al taglio e conseguente assunzione di lavoratori part-time Affiancamento personale part-time personale neo assunto 2 nuovi inserimenti di personale part-time per consentire la realizzazione delle prassi conciliative per un addetto con figlio artistico 24 mesi Personale interno esperto/responsabile di funzione (300 ore complessive: 150 ore circa ciascuno) € …mensili €… €… €… €… mensili €… €… €… €… mensili €… €… €… Sesta fase Assunzione personale parttime da inserire nell’ufficio amministrativo Affiancamento personale part-time personale neo assunto 2 nuovi inserimenti per consentire la flessibilità di orario ad addetti amministrativi Personale interno senior per complessive 300 ore (150 ore ciascuno) 2 nuovi inserimenti per Assunzione addetti part-time consentire la flessibilità di orario settore produttivo tradizionale ad addetti della produzione Affiancamento personale Responsabili di funzione interni part-time personale neo per complessive 300 ore (150 ore assunto ciascuno) Il progetto prevede anche una fase di monitoraggio e valutazione dei risultati. L’attività di monitoraggio, che deve verificare la coerenza e l’efficacia dei risultati delle attività svolte, verrà realizzata in concertazione con la Direzione aziendale e con le Rappresentanze Sindacali Territoriali che saranno impegnate a valutare l’impatto dell’ipotesi di nuova organizzazione dei tempi e delle modalità di lavoro da effettuarsi: a livello di impatto: con un’azione effettuata mediante analisi con i responsabili aziendali e atta a valutare l’efficacia sul sistema azienda (in 132 Capitolo XIII – Sperimentazione di prassi conciliative: due casi sotto studio termini di miglioramento della produttività e/o dell’efficienza) e sul sistema dei servizi: • a livello di gradimento: con un’azione atta a valutare la soddisfazione dei dipendenti, effettuata mediante questionari ed interviste; • a livello di efficienza conciliativa: verranno realizzati strumenti di rilevazione qualitativa dell’efficacia conciliativa delle azioni condotte; • a livello di ricezione sul territorio: gli esiti della sperimentazione verranno diffusi all’interno delle associazioni di categoria che riuniscono le aziende del distretto e verranno monitorati gli impatti sul territorio e sul sistema produttivo locale a livello di pratiche emulative. Anche per questa fase è previsto un preventivo di spesa, come si può vedere in Tab.XIII.4. Tabella XIII.4 – Preventivo di spesa per la fase di direzione e monitoraggio dell’azienda Ballin Srl. Fase direzione e monitoraggio Numero Costo unitario Costo totale Relazione finale sull’attività svolta Report di analisi da parte di Prof. Ordinario di Università 2 consulenti esterni per complessive 120 ore €… €… 56 ore €… €… % 133 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Elaborazione reportistica Coordinamento generale ed operativo delle fasi Revisione contabile Altre spese 134 2 consulenti esterni per un totale di 100 ore 3 consulenti esterni per un totale di 240 ore 1 consulente iscritto all’albo per un totale di 10 ore Spese fideiussione bancaria €… €… €… €… €… €… € … annua €… Capitolo XIV – Conclusioni Capitolo XIV CONCLUSIONI Le aziende calzaturiere oggetto d’indagine si collocano nell’area territoriale del Distretto del Brenta, che si articola fra le province di Padova e Venezia; il Distretto è un sistema di forniture e subforniture in filiera, tanto che da ogni azienda dipende la vitalità di altre realtà produttive. Da semplice entità socio-territoriale, il Distretto industriale dovrebbe forse diventare un unico soggetto giuridico, diventando così un’aggregazione più stabile, pur nel rispetto dell’identità e dell’individualità delle singole imprese che lo compongono. Le aziende sono PMI con una dimensione media che oscilla fra i 10 e i 150 dipendenti e sono società di capitali, con una buona prevalenza di SRL. L’età media delle risorse umane è fra i 35 e i 40 anni, è manodopera altamente specializzata, tanto che la quasi totalità degli addetti ha contratti a tempo indeterminato, a testimonianza che l’azienda investe sul proprio personale attraverso percorsi di formazione. Il settore calzaturiero è ancora fortemente legato ad una dimensione artigianale dei processi produttivi (si pensi alle orlatrici che lavorano al proprio domicilio) e molte delle aziende del Distretto si stanno confrontando con problematiche di crisi dei processi produttivi; c’è, quindi, la necessità di industrializzare i processi produttivi artigianali, professionalizzando le risorse umane e investendo in innovazioni 135 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero tecnologiche di processo/prodotto e in innovazioni organizzative. Il tutto deve, però, avvenire salvaguardando il “Made in Italy” di alta qualità per un mercato selezionato ed esigente; infatti, le aziende oggetto d’indagine progettano, producono e commercializzano calzature soprattutto da donna di tipo fine lusso. Nell’era della globalizzazione, orientata ad una omogeneizzazione standardizzata dei comportamenti di consumo, la diversificazione dei gusti, dei bisogni, delle attese, delle motivazioni e dei comportamenti crea delle nicchie di consumo specifiche, che non possono essere coperte dalla produzione di serie e di massa, ma che richiedono un’articolazione specifica dell’offerta. Un’importante risposta al calo dei consumi e alla concorrenza soprattutto dei paesi asiatici è rappresentata dalla “strategia di nicchia”, cioè da quelle aziende capaci di capire e penetrare le innumerevoli nicchie dei bisogni e dei consumi; infatti, le imprese calzaturiere oggetto d’indagine sono cresciute con il gusto del “Made in Italy” e dell’ “Italian Style” ed è solo attraverso questa eccellenza creativa e di continuo rinnovamento che è possibile trovare spazi per competere nel campo della produzione e in quello della commercializzazione. Non è quindi sufficiente un know-how tecnico e scientifico, che può essere rapidamente assorbito dai concorrenti. Bisogna valorizzare il prodotto italiano di qualità che affonda le sue radici proprio in un modello tipicamente italiano che è quello del “sistema a rete”, che trova la sua più vasta espressione nei distretti produttivi; nel distretto, infatti, operano in stretto rapporto l’ambiente, la storia, i costumi e i movimenti culturali del territorio che poi caratterizzano le realtà produttive e i suoi prodotti. 136 Capitolo XIV – Conclusioni La maggior parte delle PMI oggetto d’indagine sono imprese caratterizzate da un capitalismo familiare sia nella proprietà che nel management: la bassa formalizzazione della struttura e la forte cultura di accentramento degli organi di governo economico e di direzione indeboliscono le imprese e quindi l’intero comparto. Il migliore assetto organizzativo, verso il quale diverse imprese si stanno muovendo, è quello funzionale, che comporta una maggiore divisione e specializzazione dei ruoli interni con, in particolare, una forte strutturazione della fasi di pianificazione e programmazione strategica e soprattutto di controllo di gestione. Un fenomeno rilevante della struttura funzionale è il cosiddetto outsourcing, cioè l’esternalizzazione di alcune attività; infatti tutte le aziende oggetto d’indagine ricorrono a supporti esterni per alcune fasi del processo produttivo come il taglio, l’orlatura e il montaggio. In questo modo, le aziende possono accrescere la propria specializzazione tecnologica di processo/prodotto ed organizzativa di alcune unità produttive e possono permettersi di focalizzarsi sul proprio core business. Crescere e restare competitivi sui mercati è possibile solo attraverso la capacità delle aziende di innovarsi, investendo risorse in ricerca e sviluppo, implementando innovazioni tecnologiche di processo/prodotto ed organizzative e sostenendo una vera e propria cultura dell’innovazione che deve partire dagli imprenditori stessi riguardo la gestione delle imprese, l’organizzazione del lavoro, il rapporto con i clienti e i lavoratori, il marketing, quindi, ogni funzione aziendale. Per rilanciare la competitività, le aziende hanno bisogno di adeguate politiche logistiche, fiscali (ad esempio, defiscalizzando gli investimenti, agevolando l’internazionalizzazione, riducendo i costi fissi di gestione), di 137 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero semplificazione della burocrazia e della regolamentazione, e di collaborazione con le istituzioni pubbliche (dai ministeri, alle regioni, alle università) per formare personale qualificato e per creare infrastrutture nel territorio. È necessario, inoltre, instaurare un dialogo costruttivo nel rapporto banca-impresa, nel senso che gli istituti di credito dovrebbero promuovere l’utilizzo di nuovi strumenti di finanziamento, trasformandosi da semplici erogatori di credito in soggetti capaci di sostenere il sistema produttivo attraverso l’offerta di servizi di vario genere; anche gli istituti di credito dovrebbero, quindi, orientarsi al cliente, accompagnando il processo di crescita e di sviluppo dell’impresa. Le piccole e medie imprese devono trovare la capacità di mettersi in discussione, anche sperimentando nuove organizzazioni del lavoro e strumenti innovativi dedicati alla flessibilità e alla conciliazione tempi di vita e di lavoro. Tali sperimentazioni, i cui contenuti sono recepiti e sottoscritti dalle rappresentanze sindacali, si stanno realizzando in due aziende calzaturiere del Distretto del Brenta, attraverso la richiesta di finanziamenti ai sensi dell’art. 9 della Legge 53/2000. Diverse sono le fasi in cui si articolano le sperimentazioni: • la trasformazione di una parte del lavoro dalla catena di montaggio all’isola di lavoro, che richiede dinamiche meno rigide attraverso l’introduzione di flessibilità negli orari e nelle mansioni dei lavoratori/lavoratrici e attraverso la realizzazione di una banca delle ore autogestita; • degli interventi di miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori e in particolare delle lavoratrici, che nelle aziende cal- 138 Capitolo XIV – Conclusioni zaturiere rappresentano il 60-70% dei dipendenti, per soddisfare esigenze familiari di cura e/o assistenza di bambini o anziani (part-time, flessibilità sui turni e flessibilità oraria in uscita, riducendo l’intervallo della pausa pranzo…); • degli interventi volti a migliorare la sicurezza e l’ergonomia delle postazioni di lavoro delle orlatrici a domicilio, attuando anche fasi di controllo alla consegna/ritiro dei materiali; • la realizzazione di un’area dedicata al baby caring, non solo come supporto aziendale, ma anche come misura più ampia tesa a riorganizzare i tempi e gli orari delle città. 139 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 140 Appendice A APPENDICE A Regione Veneto: Legge Regionale n. 8/2003 PATTO PER LO SVILUPPO DEL DISTRETTO PRODUTTIVO TURISTICO CULTURALE DELLE PROVINCE DI VENEZIA, ROVIGO, TREVISO E VICENZA (Il litorale veneto, l’entroterra e le città d’arte) 141 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero INDICE A. Premessa: L.R. n. 8/2003: disciplina dei distretti produttivi e protocollo d’intesa. B. Analisi dell’offerta: le imprese del sistema turistico e le prospettive occupazionali. C. Analisi della domanda: Il turismo nelle aree del distretto, dimensione fisica ed economica, focus Est Europa, elementi di criticità e punti da sviluppare. D. Priorità generali e di medio periodo. E. Obiettivi immediati ed interventi fattibili. F. Elenco dettagliato dei sottoscrittori pubblici e privati del Patto. ALLEGATI: 1) Presentazione del Rappresentante del Patto di Distretto. 2) Elenco degli Enti/Associazioni Sottoscrittori del Patto di Distretto. 3) Elenco delle Aziende Sottoscrittrici del Patto di Distretto. Il presente documento è stato elaborato dal gruppo di lavoro congiunto Camera di Commercio e Provincia di Venezia composto dai dirigenti Mara Miatton ed Enzo De Biasi e dai funzionari Paolo Lapiccirella ,Chiara Tagliaferro e Giuseppe Zuccon, con la collaborazione della direttrice del CISET-Mara Manente. 142 Appendice A A. Premessa: L.R. n. 8/2003: disciplina dei distretti produttivi e protocollo d’intesa. La definizione di distretto produttivo data dalla norma regionale (art. 2) prevede espressamente: a) un’elevata concentrazione di imprese fra loro integrate in un sistema produttivo rilevante; b) un insieme d’attori istituzionali aventi competenze ed operanti nell’attività di sostegno all’economia locale. Viene inoltre sancito che “il distretto produttivo è espressione della capacità del sistema di imprese e delle istituzioni locali di sviluppare una progettualità strategica”. Si affrontano, in tal modo, non solo le dimensioni economiche territoriali del sistema produttivo, ma anche quelle socio istituzionali; il distretto è, pertanto, definito come la capacità del sistema d’imprese e delle istituzioni locali, di sviluppare strategie cooperative che rafforzano i termini di competitività delle piccole e medie imprese. I distretti produttivi in tale accezione sono individuati come coalizioni attive per lo sviluppo locale. Tale alleanza può essere formata da imprese, associazioni di rappresentanza, enti locali, autonomie funzionali, centri di servizio, d’innovazione e di formazione. 143 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Gli interventi ammessi dalla legge (art. 12), consistono, in sintesi, in due categorie: - la prima si riferisce ad opere ed infrastrutture funzionali e connesse al potenziamento, miglioramento e risanamento ambientale del territorio e delle aree produttive incluse nel sistema produttivo locale; - la seconda prevede le seguenti iniziative: attività di ricerca industriale e di sviluppo, banche dati ed osservatori, servizi informatici e telematici per favorire l’integrazione tra imprese, allestimenti espositivi temporanei, promozione di prodotti innovativi, fiere, studi e ricerche di mercato. Nel primo anno d’attuazione della legge, la Regione ha privilegiato, nei bandi promulgati in accoglimento dei patti di sviluppo presentati dai Distretti accreditati, tutte le iniziative ad esclusione di quelle ricompresse nella prima tipologia d’interventi. La natura e la valenza del Distretto Produttivo Turistico (d’ora in avanti semplicemente DTP) formato dalle aree delle province di Venezia, Rovigo, Treviso e Vicenza, sono centrate sull’esigenza e sulla necessità di far agire in termini collaborativi la rete dell’accoglienza formata dalle strutture ricettive - albergo, campeggio, extra-alberghiero, agriturismo – quella formata dalla ristorazione, dagli impianti nautici e del tempo libero, dagli eventi e manifestazioni d’ordine culturale, sportivo, ricreativo, folcloristico e quella consistente nella struttura produttiva delle aziende artigianali, agricole e di servizio che operano in settori strettamente connessi alla risorsa turistica locale; quest’ultimo settore, infatti, – 144 Appendice A congiuntamente al sistema dell’offerta tradizionale-completa e valorizza l’appetibilità e la capacità d’attrazione e di mantenimento in loco dei flussi di turisti arrivati e registrati. In questo contesto è auspicabile un qualche ripensamento da parte della Regione, che permetta l’apertura in fase d’ammissibilità di quelle iniziative rientranti nella lettera a) dell’art. 12 . Risulta infatti difficile non prevedere delle possibilità d’intervento d’ordine funzionale nei confronti degli itinerari tematici ubicati nel territorio che rappresentano la congiunzione –lungo un percorso definito - dell’integrazione e del possibile apporto delle differenti produzioni d’arte, di pregio e di quant’altro possa interessare il turista nella visita e/o prolungamento del soggiorno nelle aree del distretto. A norma di legge, il patto di sviluppo riguarda un periodo di attuazione di tre anni dalla data di approvazione del relativo bando regionale (art. 5). A.1) Il protocollo d’intesa Provincia - CCIAA: contenuti essenziali. L’accordo siglato dai due enti in data 22 /12/ 2003 nasce dalla comune consapevolezza di doversi, da un lato, ulteriormente attivare per potenziare e qualificare l’offerta turistica, innanzitutto in termini di qualità e di sviluppo eco-sostenibile, e, per un altro, dalla necessità di collaborare nel perseguire azioni di valorizzazione attraverso nuove modalità di fruizione del soggiorno e delle destinazioni turistiche, interagendo con i comparti 145 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero produttivi finora rimasti marginalmente coinvolti nel processo di costruzione-promozione e vendita del prodotto turistico locale. Inoltre, nell’attuale fase storica d’obbligate sinergie tra attori pubblici e privati, dovute alle diminuite risorse pubbliche a disposizione ed alla necessaria complementarietà degli apporti di ciascuno al fine di poter essere semplicemente presenti nel mercato dell’offerta, caratterizzato da una spietata concorrenza non solo tra imprese o da reti d’imprese, ma soprattutto tra sistemi territoriali vantaggiosi e profittevoli per il consumatore/turista, la strada qui intrapresa appare pressoché inevitabile. Tenuti presenti, tra le altre finalità, anche i criteri già adottati in sede regionale che premiano i patti di sviluppo capaci di realizzare alleanze interprovinciali le più estese possibili, si è presa in seria considerazione l’esigenza di non voler restringere l’accordo ai confini veneziani, ma piuttosto di ricercare una base di comune interesse con altri territori finitimi, partendo dall’ ovvia constatazione che uno dei prodotti consolidati e maturi, il balneare, avente una capacità d’attrazione sulla costa veneziana di ben 24 milioni di presenze annuo con un indotto stimato di euro 4.000mld, ha una sua continuità naturale nella provincia di Rovigo; in tal modo, si coglierebbe fin da subito il risultato di aggregare l’intero comparto di settore su scala regionale. Infine, non si esclude, ma anzi si auspica, l’accoglimento e l’estensione dell’iniziativa al territorio della Marca Trevigiana e alla provincia di Vicenza. 146 Appendice A E’ doveroso precisare, inoltre, con riferimento alla materia della promozione dell’immagine e del prodotto turistico in Italia ed all’estero, che la Regione ha recentemente novellato il tema: tramite la L.R. n. 33/2002 ha riservato a sé la competenza in materia d’immagine unitaria e complessiva ed individuando le Strutture Associate -alias Consorzi della Promozione Turistica (partecipati in prevalenza da Piccole e Medie Imprese della ricettività, della ristorazione e dell’intermediazione) i soggetti qualificati ed idonei a proporre e realizzare interventi in: fiere, work shop, educational, eventi, comunicazione, attività di commercializzazione; idonei a sostenere e rafforzare la presenza sul mercato turistico dei differenti tipi di vacanza spendibili sul territorio veneto. Il recente provvedimento di Giunta Regionale ha assegnato al Programma della Promozione Turistica per il 2004 complessivamente euro 10.420.802,36 ripartiti come segue: - per euro 4.300.000,00: “spese per la promozione in Italia e all’estero dell’immagine del turismo veneto“ in disponibilità del competente assessorato; - per euro 6.120.802,36: “contributo regionale a favore delle strutture associate di promozione turistica“ in disponibilità dei Consorzi sopraccitati, cui spetta la realizzazione dei progetti presentati fino ad una concorrenza di spesa totale ammissibile pari ad euro 15.013.414,00. Il patto di sviluppo qui proposto non intende prevedere interventi né in sovrapposizione né in duplicazione a ciò che altri hanno il compito d’attuare, tramite l’utilizzo delle risorse correlate. Si prefigge, piuttosto, la 147 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero finalità di programmare azioni coerenti ed utili per soddisfare i fabbisogni del sistema produttivo-turistico, per le quali chi sottoscrive potrà e dovrà garantire un doveroso impegno di fattiva concretizzazione. B. Analisi dell’offerta: le imprese del sistema turistico e le prospettive occupazionali. Alla fine del 2002, erano iscritte al Registro Imprese della Camera di commercio di Venezia quasi 87 mila imprese attive, cifra che considera sia le sedi d’impresa principali o unilocalizzate sia le sedi secondarie, gli stabilimenti e i punti vendita di imprese con sede legale altrove. 148 Appendice A Tra queste, le imprese che operano nel turismo sono 6.794, dato che segna un aumento, rispetto al 2001, del 3,3 per cento, contro una crescita delle imprese veneziane totali dello 0,8 per cento. Lo sviluppo del comparto turistico provinciale è secondo solo a quello del settore dei servizi, che vede incrementare le sue ditte del 7,7 per cento, rispetto all’anno precedente. Le imprese turistiche, poi, costituiscono quasi il 26 per cento delle stesse della regione Veneto e il 2,4 per cento di quelle italiane. Tra le imprese turistiche veneziane troviamo 4.980 sedi d’impresa e 1.814 unità locali. Le sedi d’impresa sono caratterizzate, per il 48 per cento, dalla forma giuridica della società di persone e, per il 42 per cento, dalla forma 149 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero imprenditoriale individuale, anche se le società di capitale (9,5 per cento) risultano in netto aumento (+16,3 per cento, rispetto al 2001). Per dare un idea più precisa dell’offerta turistica della provincia di Venezia, è opportuno separare le unità locali presenti nel territorio veneziano da quelle che, pur essendo legate a società insediate in provincia, si localizzano altrove. Considerate in questo modo, le imprese turistiche veneziane (imprese e unità locali con sede in provincia) ammontano a 6.496 unità. Per analizzare nel dettaglio il fenomeno turistico, si può osservare la tabella n. 3 che presenta i dati relativi alle localizzazioni turistiche nei principali comprensori turistici della provincia di Venezia, in rapporto al numero totale delle imprese, nel periodo 1998-2002 (i dati si riferiscono al 31 dicembre di ogni anno), con l’indicazione anche dell’ultimo dato disponibile per il 2003 (3° trimestre). I principali comprensori turistici sono, in realtà, le aggregazioni dei 7 comuni costieri veneziani, classificati in coerenza con gli ambiti delle quattro Aziende di Promozione Turistica della provincia. Consideriamo come polo turistico anche la Riviera del Brenta, che riunisce i comuni di Dolo, Stra, Mira, Mirano, Fiesso d’Artico e Vigonovo1. 1 La Legge Regionale n. 62/1999 stabilisce che possano essere individuati ad economia prevalentemente turistica solo i comuni situati in territorio montano, litoraneo, lacuale, termale con almeno 1.500 posti letto in strutture alberghiere ed extra alberghiere, che presentino domanda alla Provincia di competenza. 150 Appendice A Il dato relativo a Venezia, poi, è stato aggregato, come di consueto, a quello del comune di Cavallino-Treporti, poiché la migrazione delle imprese dai registri camerali è tuttora in corso (Cavallino-Treporti è autonomo dal 1999). Dai dati esposti, emergono tre situazioni caratteristiche della provincia di Venezia: - una fascia nord-orientale, ad alta intensità turistica, costituita dai comuni di San Michele al Tagliamento (Bibione) – Caorle e da Iesolo – Eraclea, con una percentuale di imprese turistiche, su quelle totali della zona, intorno al 17-18 per cento; 151 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero - una fascia centro-meridionale, contraddistinta da Venezia – CavallinoTreporti e da Chioggia, con una densità di imprese turistiche intorno al 10 per cento sul totale; - infine, il resto della provincia, formata dai comuni non a specifica vocazione turistica, con una quota molto più bassa di imprese turistiche, intorno al 3-3,5 per cento sul totale. La Riviera del Brenta, pur essendo lievemente più ricca di offerta ricettiva, presenta anche forti concentrazioni di industria e artigianato, e non una particolare densità d’imprese turistiche, che si aggira intorno al 4,5 per cento circa2. Per effetto degli andamenti sopra descritti, la provincia di Venezia evidenzia un peso complessivo delle imprese collegabili al fenomeno turistico intorno all’8 per cento su quelle totali, quando, invece, a livello regionale e nazionale, la stessa tipologia incide solo del 5 per cento circa. 2 Benché alcuni di questi comuni abbiano accesso alla gronda lagunare, nessuno ha sbocco diretto al mare. 152 Appendice A Esaminando il rapporto percentuale tra imprese turistiche e imprese totali nel tempo, si nota un lieve ma costante incremento dell’incidenza globale del turismo, dal 7,1 per cento del 1998 al 7,9 per cento del 2002; il che è in linea sia con il trend progressivo di tutti i servizi rispetto all’economia complessiva, sia con l’andamento positivo di arrivi e presenze di turisti a Venezia e provincia nell’arco dell’ultimo lustro, a prescindere dai rallentamenti registrati dopo il 2001. Le informazioni raccolte evidenziano come tutti i comprensori turistici abbiano manifestato un incremento poliennale; solo a Bibione – Caorle e Chioggia, dal 2001 in avanti, si assiste ad un lieve calo del numero di imprese turistiche, rispettivamente del 1 e dello 0,6 per cento. Venezia e Cavallino-Treporti esibiscono il massimo progresso (+5,6 per cento, rispetto al 2001); seguono Iesolo ed Eraclea che segnalano un forte aumento (+4,2 per cento). Anche la Riviera del Brenta registra un andamento particolarmente positivo (+2,5 per cento, rispetto al 2001), anche se minore di quello evidenziato l’anno precedente (variazione ‘01/’00: + 4,7 per cento). I comuni della provincia non a prevalente economia turistica mostrano anch’essi un’apprezzabile ristrutturazione economica in chiave ricettiva, tanto da migliorare le rispettive dotazioni in misura maggiore rispetto a Bibione-Caorle, come pure a Chioggia. 153 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero In definitiva, si può affermare che la tendenza media espressa dal sistema turistico provinciale è positiva, sintomo di un processo di riequilibrio nel tempo, diffondendosi l’imprenditoria turistica da centri di grande tradizione anche verso altri territori apparentemente meno vocati. Si ponga mente alla valorizzazione di aree relativamente nuove come, ad esempio, la Riviera del Brenta, il Miranese, l’area archeologica orientale di Portogruaro e Concordia Sagittaria. Gli andamenti generali, quindi, relativamente al numero complessivo d’imprese turistiche, presentano una crescita in entrambe le tipologie di comprensori, anche se emerge una fondamentale differenza nella dinamica delle imprese totali. 154 Appendice A 155 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Mettendo in relazione il trend delle imprese turistiche con quello delle imprese totali, troviamo che quest’ultime presentano un andamento differente a seconda che siano o no insediate nei comuni con rilevante attività turistica. Le imprese totali localizzate nei comprensori turistici seguono un percorso positivo, evidenziando così una certa complementarietà tra le due macrotipologie d’imprese. Il fenomeno è ripreso anche dalla media provinciale relativa a tutti i comuni, sostanzialmente a causa della grande massa di Venezia in rapporto alle attività economiche complessive della provincia. Viceversa, nei comuni non turistici, il trend delle imprese totali appare lentamente, ma costantemente, declinante dal 1998; fenomeno che potrebbe corroborare la tesi di una sostituibilità tra imprese turistiche ed imprese totali, nei territori tradizionalmente meno dedicati al turismo. Per quanto concerne la composizione delle imprese turistiche, queste sono formate prevalentemente da bar e ristoranti, a cui fa seguito la presenza di alberghi, con il 19 per cento delle imprese, e di camping e altre strutture, con il 4 per cento. 156 Appendice A Nei comuni litoranei a vocazione turistica (Iesolo ed Eraclea, Bibione e Caorle, Venezia e Cavallino-Treporti, Chioggia), considerati in aggregato, tutte le imprese turistiche crescono nel tempo: +25,9 per cento, rispetto al 2001. 157 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 158 Appendice A Aumentano soprattutto le altre strutture ricettive, cioè i villaggi turistici, le colonie, le case per ferie e le case di riposo (senza cure mediche), gli affittacamere, gli agriturismo, gli altri esercizi alberghieri, compresi i residence: dagli 86 esercizi nel 1998, si è passati ai 175 del 2002 e ai 212 del settembre 2003. Le mense sono al secondo posto quanto a crescita (+13,3 per cento, rispetto al 2001), seguite dai ristoranti (+4,6 per cento) e dai bar (+1,7 per cento). Gli alberghi rimangono pressoché costanti, così come i campeggi. Nei comuni a economia non turistica, all’interno dei quali abbiamo inserito anche la Riviera del Brenta, l’aumento delle altre strutture, sebbene sia il più consistente, è qui più contenuto (+7,1 per cento). Seguono i bar, con un +2,8 per cento rispetto al 2001, mentre le componenti residue rimangono quasi invariate. Il risultato finale, a livello provinciale, mostra un andamento fortemente influenzato dal comportamento dei comprensori turistici costieri che assorbono il 76-77 per cento delle imprese del comparto. B.1) Le prospettive occupazionali nel turismo provinciale Concludiamo questa analisi riportando alcuni dati di fonte ExcelsiorUnioncamere, sulle assunzioni previste dalle imprese per il 2003 per settore di attività di appartenenza. 159 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero In provincia di Venezia, su oltre 13.100 assunzioni previste nel 2003, quelle nei servizi sono maggioritarie, e più elevate (66 per cento del totale) rispetto alla media italiana. Alla voce “Alberghi, ristorazione, servizi turistici e trasporti”, Venezia stima una richiesta di 2.148 figure professionali. A vari livelli, queste sostituiranno circa 1.500 lavoratori in uscita (pensionamenti, trasferimenti ecc.), e costituiranno un’aggiunta netta occupazionale al sistema (circa 630). I valori medi segnalati dal settore turistico, a Venezia e in Italia, sono molto vicini in termini percentuali (rispettivamente 16,3 e 15 per cento delle assunzioni); tuttavia, in provincia, la mole di assunzioni, nel microsettore “Alberghi, ristoranti e servizi turistici”, costituisce una componente rilevante all’interno del comparto con quasi il 70 per cento delle 2.148 assunzioni, mentre in Italia raggiunge il 60 per cento delle circa 100 mila unità. Trasporti e spedizioni, comprese le poste, assumeranno più personale in Italia (con il 40 per cento) rispetto a Venezia (30 per cento). 160 Appendice A A confronto col recente passato (ultimo biennio), la situazione occupazionale del comparto è senz’altro un po’ meno brillante, ma resta positiva. Essa vede prediligere le assunzioni di giovani con istruzione tecnica, professionale e con diploma del settore, piuttosto che con generica formazione. Fra i primi, gli studenti provenienti dall’indirizzo superiore turistico alberghiero trovano, mediamente, sbocchi veloci. Di questi, secondo le imprese, una percentuale inferiore alla media abbisogna di ulteriore formazione, mentre è imprescindibile la conoscenza delle lingue. Nel 50 per cento dei casi bisogna saper usare il computer. 161 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero C. Analisi della domanda: il turismo nella provincia di Venezia, dimensione fisica ed economica, focus Est Europa, elementi di criticità e punti da sviluppare. L’andamento delle presenze e del fatturato turistico negli ultimi anni nella Provincia è stato – a dispetto degli eventi negativi – comunque positivo. A performance buone nel periodo 1998 – 2001, si è contrapposta – essenzialmente per motivi congiunturali legati allo scenario economico e geopolitica internazionale - la riduzione del 2002. Infatti, ad un incremento nel 2001 sul 2000 del 4% a livello regionale e del 3% a quello provinciale, si è registrato nel 2002, come sopra accennato, una caduta degli arrivi abbastanza rilevante presso la provincia di Venezia con un -3% e di un -2,5% nella regione Veneto. 162 Appendice A 163 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Osservando gli altri indicatori per la provincia, si registra che le presenze hanno mostrato una crescita costante nel quinquennio 1997-2001, pari a un +2,3% medio annuo, mentre il fatturato turistico è aumentato del 4,4%, mediando dinamiche modeste, come quella del Centro storico di Venezia (+0,8%) e trend più dinamici, come nelle località balneari. La tabella che segue dettaglia per area il rapporto tra dimensione fisica e dimensione economica con riferimento al 2002. A presenze pari a solo il 12% nel centro storico di Venezia corrisponde una quota di fatturato del 27% sul totale provincia, mentre in quelle balneari il rapporto è inverso. Si riscontra però una leggera evoluzione di questo rapporto, alla luce di quanto affermato precedentemente, che testimonia un innalzamento della spesa media giornaliera nelle spiagge. Le località balneari presentano, al loro interno, una situazione articolata, alla quale corrisponde la capacità di offrire un prodotto più differenziato. 164 Appendice A C.1) I mercati di origine La Provincia si distingue per una presenza dominante di visitatori esteri, che costituiscono ben il 73% degli arrivi e il 65% delle presenze. Il mercato italiano invece è dominato – quasi per “contrappasso” a questa 165 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero internazionalità così spinta – dai turisti veneti, che fanno registrare oltre la metà delle presenze dall’Italia. L’analisi delle provenienze sul totale della provincia non può fornire molte informazioni, a causa della varietà dei prodotti, e quindi si rimanda per maggior dettaglio all’Appendice dedicata all’approfondimento per STL. 166 Appendice A Numerosi comunque gli elementi da segnalare, anche in questo quadro generale. Innanzitutto, i veneti fanno registrare principalmente gli arrivi nelle località balneari anziché nelle città d’arte, cioè soggiornano per vacanza sulla spiagge, mentre la fruizione di Venezia è per lo più escursionistica. La preferenza dei veneti, inoltre, va verso l’extralberghiero (e in particolare per gli alloggi privati): si pensi che ben il 66% delle presenze nell’extralberghiero è effettuato da Veneti (che fanno registrare anche una lunga permanenza media). Ciò significa, sotto il profilo delle iniziative promozionali, che una specifica attenzione va posta per le altre regioni. Esiste una fetta di mercato estremamente fidelizzata anche a causa della proprietà di case e della mancanza di alternativa data. Per quanto riguarda la provenienza dall’estero, vediamo che la Germania costituisce il principale mercato, con una quota molto consistente. Da tale nazione – e in particolare dal sud di essa – proviene più di un terzo del movimento turistico. Nel complesso però nel corso degli anni si è assistito a un aumento di alcuni mercati considerati secondari e in particolare di quelli dell’Est Europa, che però hanno avuto dei cali recenti dovuti alla loro situazione economica. 167 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 168 Appendice A C.2) Focus sull’Est Europa Il Veneto è la regione che attrae in maggior misura – anche per la stessa vicinanza geografica – i mercati dell’Est Europa (20%), anche se restano dei problemi di rilevazione che andranno sicuramente risolti con le nuove forme di rilevazione. Sotto la voce “altri paesi europei” generalmente si raggruppano le nazionalità dell’Est Europa. In totale nella Provincia di Venezia sotto tale voce troviamo per il 2002 351.049 arrivi (5° posto) e 1.799.556 presenze (3° posto). Esse quindi rivestono un’importanza notevole (9% delle presenze) all’interno del portafoglio clienti della provincia, ma mostrano un trend negativo nel triennio, che prosegue nel 2002. In particolare si registra un calo vicino al 10% per gli arrivi tra 2001 e 2000, e del 2% per quanto riguarda le presenze (calate però del 6,3% rispetto al 1999). A questi vanno aggiunti i turisti provenienti dall’Ex Yugoslavia, che invece si dimostra in crescita sostenuta, con 20.500 arrivi ca e 82.190 presenze; analoga crescita vicina al 20% dall’Ex Unione Sovietica, con 38.312 arrivi nel 2001, e un’inversione nel 2002, quando sono stati registrati 37.116 arrivi. Si tratta quindi di mercati che sono definibili come poco “fedeli”, condizionati da situazioni economiche e dai prezzi. 169 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Con riferimento al 2001, è stato possibile dettagliare i principali mercati di origine all’interno della voce “Altri paesi europei”, così da quantificare il peso di ciascun bacino sul totale, e verificare il grado di attrazione di Venezia sul totale dei flussi in provincia. C.3) Elementi di criticità e punti da sviluppare Il territorio provinciale risulta dunque caratterizzato da diverse distribuzioni e diverse specializzazioni, con aree a forte concentrazione turistica ed altre in cui è limitata, ed aree in cui è possibile riscontrare l’emergere di un prodotto forte, che in altre zone invece è assente o marginale (il culturale presso le spiagge ecc.). In questo contesto diventa importante: - individuare alcune azioni di progettazione/organizzazione del prodotto turistico e di coordinamento tra prodotti nell’ambito delle diverse aree (superando anche la logica della stretta distinzione per ambiti e lavorando per prodotti) In particolare: 170 Appendice A - sui prodotti maturi da rivitalizzare - su aree meno conosciute da valorizzare (permettendo la diffusione dei flussi). Si tratta quindi operare per un rafforzamento dei prodotti con il territorio. Come si è visto dalle pagine precedenti, il balneare-che rappresenta la quota più significativa di presenze nella provincia (i tre quarti) – è caratterizzato da una forte incidenza (65%) di stranieri, in particolare dal centro Europa (situazione diversa solo per Sottomarina). L’attrattività nei confronti dei nostri connazionali, invece, si mantiene sul corto raggio, in quanto oltre la metà dei flussi turistici registrati proviene dal Veneto stesso (61% delle presenze sul totale Italia). Se il prodotto balneare si trova in una fase di maturità, le iniziative per arricchire, ringiovanire e diversificare il prodotto sono molteplici e diversificate, fra cui la proposta di nuovi servizi e di nuove attrazioni, anche destinate a segmenti diversi, e di nuove specifiche di prodotti. -Termale -Congressuale -Shopping -Divertimenti -Sport (amatoriale e agonistico) 171 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero -Ambiente e natura -Nautica I punti critici stanno essenzialmente in: - scarsa attrattività nei confronti delle regioni italiane (eccetto il Veneto): limitata notorietà ed elevata sostituibilità percepita; - limitata immagine della “costa veneziana” rispetto ad altre Riviere italiane, e necessità di lavorare sia sulla specializzazione delle località, sia sulla creazione di una identità comune; - cambiamento delle abitudini dei turisti centroeuropei e scarsa fedeltà di alcuni mercati emergenti (Est Europa); - concentrazione stagionale elevata e bassi tassi di occupazione lordi delle strutture ricettive; - l’ingresso nella regione turistica veneziana che permette di sfruttare la capacità ricettiva (in particolare di Jesolo e Sottomarina) per ospitare turisti diretti alle città d’arte, ma che può “mortificare” il ruolo della destinazione (spesa effettuata all’esterno ecc)., da un lato, e dall’altro invece allungare la stagione; - bassa spesa turistica – circa 50 euro giornalieri pro capite contro una media di 77 regionali; - incidenza dell’escursionismo, da un lato, e forte presenza di seconde case e di turismo sommerso. 172 Appendice A D) Le priorità generali e di medio periodo In questa parte del documento proposto sono esplicitati una prima serie d’obiettivi che, se condivisi, possono costituire una base comune d’azione e di sinergie possibili tra i vari attori sottoscrittori del patto. Considerata la valenza e la tipicità della rete delle Piccole e Medie Imprese (PMI) dell’accoglienza, della ristorazione, e del tempo libero congiuntamente alle risorse naturali e culturali non riproducibili del territorio veneziano -si segnala l’esigenza di valorizzare compiutamente ciascun sistema turistico locale in tutte le specifiche componenti, favorendo una costante interazione ed il coordinamento di una pluralità di comparti produttivi, quali quello: turistico, artigianale, culturale, agricolo e dei servizi -a supporto ed anche come risorse aggiunte alle attrazioni di tipo naturale, paesaggistico, ambientale, storico, architettonico e degli eventi -. In questo ambito è bene ricordare che ,come risulta anche da recenti indagini, più dell’80% dei turisti che arrivano e pernottano nel territorio veneziano utilizzano l’ automobile, quale mezzo privilegiato per gli spostamenti dal proprio domicilio al luogo di vacanza; è strategico, dunque, pensare e realizzare degli itinerari stradali integrati in grado di “far conoscere” dei luoghi e dei prodotti locali poco noti alla gran parte degli ospiti della costa adriatica, ma importanti da più punti di vista. Le opportunità d’intervento attuabili sul territorio possono interessare: - la qualità dell’acqua e dell’ambiente, cioè la cura della risorse essenziali, 173 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero che ha visto un’attività diretta molto intensa da parte della Provincia e di coordinamento con altre iniziative regionali e da perseguire anche attraverso certificazioni ambientali, quanto meno per le zone di maggior pregio turistico e ambientale; - il collegamento con le attrazioni dell’entroterra sia culturali che ambientali, attraverso, soprattutto, un’offerta di idonei servizi ed una puntuale informazione. Tale obiettivo è importante, innovativo e sicuramente specifico del nostro litorale. Infatti, a differenza di altre coste, le zone alle spalle del litorale presentano particolari caratteristiche: da un lato la scarsa densità di popolazione e la specializzazione fortemente agricola, da un altro il paesaggio di pianura di bonifica, da un altro ancora la eccezionalità di alcuni ambienti, di tipo lagunare, che hanno comunque una buona accessibilità; - l’attenzione a combattere l’obsolescenza delle strutture ricettive, risalenti ormai a circa 30 anni fa in media, e che devono fronteggiare le nuove esigenze dei clienti e la concorrenza di altre forme emergenti di ricettività (dall’agriturismo ai B&B, ai villaggi vacanze, alle strutture all’aria aperta, agli aparthotel); - la professionalità degli addetti, di cui qui facciamo solo cenno, ma che risulta cruciale, anche a causa delle assunzioni imputabili ad esigenze stagionali, e che deve fare i conti sia con una scarsa disponibilità di manodopera (si veda la situazione dei mercati del lavoro anche extracomunitari) sia con la necessità di una specifica formazione, da pianificare insieme alla regione Veneto, ed armonizzare con la contrattualistica, al fine di valorizzare anche le specificità locali; 174 Appendice A - la cura dell’arenile e l’arricchimento del servizio spiaggia, la garanzia di spazi e la possibilità di integrare i servizi attuali con attività alternative. Queste strategie possono tener conto di quanto svolto dalla concorrenza (si ricordino le attrezzate spiagge della riviera romagnola), senza però rinunciare alle peculiarità locali. Il ruolo della spiaggia si sposta da quello di risorsa a quello di luogo di servizi, anche spontanei. - Potenziare i supporti al turismo escursionistico e di visitazione, in particolare nelle aree vallive e lagunari, attraverso la costruzione di percorsi guidati e attrezzati con idonee strutture (passerelle, pontili, punti attrezzati di osservazione, segnaletica, pannelli illustrativi dei toponimi, della flora e della fauna, anche mediante strumenti multimediali di diffusione delle informazioni su siti mobili a mezzo di tecnologie informatiche e telematiche (totem, tablet p.c., compact p.c., ecc.) da rendere disponibili in loco o presso qualificati operatori o le associazioni pro loco. - Potenziamento dell’infrastrutturazione delle vie navigabili e delle reti di servizi a supporto del diportismo fluvio-marittimo, mediante la creazione di percorsi naturalistic/culturali/storici/enogastronomici/ che portino a favorire la conoscenza dei vari territori, anche dell’entroterra, mediante la costruzione di infrastrutture di primo livello con e rampe, approdi, pontili, segnaletica anche di valenza turistica, ecc. e l’attivazione, con il coinvolgimento degli operatori dei diversi comparti, di reti di servizi complementari e integrati per i diportisti. In questo contesto, si presentano le priorità generali e di medio periodo cosi definite: 175 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero x Promuovere la formazione di piani e programmi per la riqualificazione e lo sviluppo delle strutture turistico ricettive anche nell'ambito di progetti integrati da recepirsi nei PRG Comunali intesi a: a) favorire gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione delle strutture esistenti, nonché di trasformazione nei casi d’impossibilità d’adeguamento alle norme ed a standard qualitativi richiesti dalla clientela; b) sviluppare ed articolare l'offerta complessiva di nuove strutture turistiche differenziate secondo le diverse tipologie e categorie; x Sostenere le misure e gli interventi in materia di protezione dell'ambiente e della natura, per il potenziamento della funzione ricreativa collegata al territorio e al paesaggio, sviluppando un'azione di marketing territoriale che metta in risalto le opportunità offerte dai PPTTC provinciali e dai singoli PRG Comunali nel campo degli interventi per il rinvigorimento dell'offerta turistica, anche tramite il costante aggiornamento e la promozione delle aree a vocazione turistico-culturale. x Favorire gli interventi a supporto del mercato turistico, mediante iniziative organiche di carattere informativo ed informatico (portali tematizzati e presenza di itinerari virtuali completi) , interventi di infrastrutture puntuali, come parcheggi, aree di sosta ed itinerari della memoria e della tradizione, naturalistici-ambientali, storico-artistici, enogastronomici e del folklore, anche attraverso la realizzazione di un 176 Appendice A sistema di piste ciclabili, percorsi pedonali, passeggiate e sentieri agricoli opportunamente integrati, pubblicizzati ed attrezzati. x Risolvere le principali problematiche presenti sul tratto costiero veneto mediante: b) la tutela e la valorizzazione dei tratti di litorale ed immediato retroterra di pregio paesaggistico, naturalistico ed ambientale, incentivando l’attivazione e la realizzazione di itinerari tematici; c) la difesa del litorale dall'erosione marina ed il ripascimento degli arenili; d) lo sviluppo della fruizione pubblica e dell'utilizzo turistico e ricreativo della zona costiera e lagunare; x Potenziare la gamma dei prodotti offerti, partendo dalla valorizzazione dei fattori di potenziale turistico presenti in ciascun sistema locale e, quindi: turismo delle produzioni tipiche ed artigianali; turismo enogastronomico, turismo sportivo e paesaggistico; turismo del benessere fisico; turismo sociale e della terza età; turismo congressuale e culturale. x Sviluppare il ruolo turistico dell'entroterra veneto che risulta ancora estremamente debole anche per una non adeguata valorizzazione della sua ricchezza dal punto di vista storico, artistico , culturale e paesaggistico, attraverso la realizzazione di “Centri/Seminari Espositivi in sede fissa e mobile” delle tradizioni, dei prodotti della terra e dell’acqua, dell’artigianato locale, della gastronomia e dell’arte con specifici progetti di comunicazione e di promozione; potrebbero 177 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero essere previste specifiche agevolazioni per la visita/consumo/acquisto, da parte dei turisti presenti nei luoghi di vacanza più frequentati, di itinerari “alternativi”, adeguatamente pubblicizzati ed attrezzati, e di prodotti di nicchia. E) Obiettivi immediati ed interventi fattibili Nella premessa è stato segnalato che nel 2003 si sono avuti i primi bandi d’esecuzione e messa in disponibilità delle agevolazioni economiche da parte della Regione che, giova ricordarlo, possono concorrere fino ad un massimo del 40% della spesa ammissibile, allorquando si tratti d’azioni non competitive o, comunque, non soggette ad altre norme comunitarie, quali la “de minimis” ecc. In questa fase di proposizione è importante convergere sull’individuazione di progetti che possono essere considerati validi ed opportuni per lo sviluppo del patto di DTP cosi come si è fin qui delineato, riservandosi in ogni caso ulteriori specificazioni ed integrazioni anche in relazione a ciò che potrà –nel frattempo maturare-in sede di dibattito tra i differenti attori istituzionali, di categoria ed aziende private aderenti al patto. Sono qui esposte, sinteticamente, le idee progettuali che, anche a seguito del dibattito tenutosi martedì 03 febbraio ’04, vengono cosi articolate e specificate: 178 Appendice A 1. Portale specifico per prodotti ed itinerari turistici di tutte le aree facenti parte del Distretto, valorizzando esperienze già in atto e creando sinergie con analoghe iniziative in atto; 2. Osservatorio del Distretto Produttivo-Turistico; 3. Interventi infrastrutturali mirati: segnaletica turistica per itinerari territoriali integrati; 4. Centro/i Espositivi dei Prodotti Artigianali/Agricoli/Artistici/Gastronomici, da dislocare in ciascuna delle aree del Distretto; 5. Trasmissione in via informatica alla P.S. dei dati turistici a cura delle Piccole e Medie Imprese; 6. Piano di qualità d’area turistica per il Comune di Cavallino Treporti (Ve); 7. Certificazioni ambientali (EMAS ed altre) per l’area del Parco del Delta del Po, dei percorsi fluviali, del litorale adriatico veneto e delle città d’arte. 1 - Portale specializzato in prodotti ed itinerari turistici Si tratta di realizzare un portale tematico specializzato che utilizzando e coordinando tutte le banche dati esistenti nei siti web delle realtà pubbliche, categoriali ed aziendali aderenti al patto, sia in grado di fornire al turista dei servizi esaustivi e costantemente aggiornati su tutte le risorse materiali ed immateriali esistenti, con eventuale possibilità di prenotazione del viaggio/vacanza ed acquisto di prodotti tipici in tutta l’area vasta (VeRo-Tv-Vi) aderente al patto. 179 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero La specificità di questo portale sarebbe quella di rendere possibile la conoscenza/l’utilizzo dei luoghi di visita e di vacanza, navigando in internet, offrendo dei percorsi tematici predefiniti, georeferenziati ed inclusivi di natura, ambiente, storia,arte, enogastronomia, ed immediatamente rintracciabili tutte le possibilità di fruizione in termini di ospitalità, svago e tempo libero, prodotti dell’artigianato, dell’agricoltura e della pesca. Cronoprogramma. Il primo anno si provvederà a censire, analizzare e selezionare i siti Web riguardanti il turismo, la cultura, l’artigianato, l’ambiente, l’enogastronomia ecc. dei territori interessati dal Patto distrettuale. In estrema sintesi si organizzeranno, in un progetto di fattibilità, tutti i dati presenti nel territorio riguardanti i tre parametri che caratterizzano un’economia sostenibile: il lavoro, il capitale naturale, il capitale prodotto dall’uomo. Gli anni successivi verranno utilizzati per realizzare il meta portale, e per una campagna di Webmarketing, che ne valorizzi i contenuti a dimensione variabile finalizzati ad una completa informazione del consumatore/turista. 2 - Osservatorio del Distretto Produttivo-Turistico Per tentare di governare un fenomeno complesso e trasversale come quello del turismo in tutte le sue articolazioni, tenuta sempre presente la forte incidenza strutturale che lo stesso ha nel territorio ed in tutto il tessuto produttivo dell’area presa in considerazione, è indispensabile dotarsi di un 180 Appendice A osservatorio in grado di monitorare costantemente e coerentemente nel tempo l’evolversi dei quattro fattori fondamentali che stanno alla base di tutto il processo evolutivo od involutivo del sistema turistico locale. Si tratta di rilevare organicamente i seguenti campi: Le Aree e gli Immobili Aree ed immobili destinati al comparto turistico-ricettivo nel suo complesso, pianificazione prevista nei singoli PRG, concessioni edilizie effettivamente date e realizzazioni ultimate, movimento del mercato immobiliare dell’intero comparto di riferimento, al fine di poter basare ogni decisione influente sui vari settori economici collegati, con cognizione di causa. Le Imprese Movimentazione delle imprese turistiche e dell’indotto (analisi dell’entrata ed uscita dal mercato, turn-over, numero, dimensione, occupati, ecc.ra), agevolazioni del credito per gli investimenti immobiliari e per la conduzione dell’azienda, finanziamenti dei progetti di promozione della singola azienda anche in forma aggregata e/o tramite le rispettive associazioni, nell’ottica di analizzare la situazione reale dell’offerta e quella potenziale. 181 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Il fattore umano Norme e finanziamenti concernenti la formazione culturale, professionale e l’aggiornamento degli operatori: dipendenti ed imprenditori; le istituzioni pubbliche o private o comunque accreditate alla formazione culturale e professionale turistica; i corsi scolastici e professionali attivati e la loro efficacia rispetto alle effettive esigenze di mercato. La Pubblica Amministrazione Leggi, regolamenti ed interventi progettuali degli attori pubblici (partendo dall’Unione Europea per finire con il Comune) almeno nei seguenti campi: viabilità ed infrastrutture fisiche ed immateriali, sicurezza ed ordine pubblico, sanità, ambiente e territorio, cultura e monumenti architettonicostorico-artistici, incentivi economici. Una parte delle informazioni richieste è già inclusa negli archivi, anche informatici, di differenti settori della P.A.; si tratta di fare un rilevante sforzo di collegamento/coordinamento/implementazione in un unico sistema di analisi ed osservazione del fenomeno in esame. Cronoprogramma. L’Osservatorio dovrà coniugare gli aspetti collegati alla domanda con quelli correlati ai quattro fattori – le aree e gli immobili, le imprese, l’uomo e la Pubblica Amministrazione – che stanno alla base dei processi evolutivi/involutivi del sistema turistico locale. 182 Appendice A Il Database sarà centralizzato ed aggiornato periodicamente a cura del rappresentante del Patto, con la collaborazione delle istituizioni pubbliche e private firmatarie dello stesso. 3 -Interventi infrastrutturali mirati: segnaletica turistica per itinerari territoriali integrati Richiamata una delle finalità espresse in questo patto , ovvero quella di attivare dei circuiti alternativi a quelli tradizionali, individuando fisicamente nel territorio degli itinerari di tipo: - Storico-artistico-architettonico-culturale; - Naturalistico-ambientale-paesaggistico; - Della memoria e della tradizione; - Enogastronomico e delle produzioni artigianali, artistiche ed agricole, si tratta di censire l’esistente e di definire: il numero, l’estensione di ciascuno, la percorribilità a seconda del mezzo privilegiato e quindi ipotizzare una segnaletica appropriata, mirata, qualificata e quantificata in termini sufficienti da essere visibile da parte del turista fin dal suo ingresso nell’area inclusa nel patto. 183 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Cronoprogramma. L’azione inizierà con un’analisi conoscitiva dello stato di fatto e con una elaborazione progettuale; sarà necessario organizzare una serie di incontri con enti locali ed associazioni interessate per individuare gli itinerari, le sue caratteristiche salienti ed il target mirato al quale rivolgersi. In questa fase verranno compilate delle schede dei cartelli da posizionare, con il loro contenuto – nelle varie lingue prescelte – l’ubicazione esatta ed il filo conduttore dell’itinerario. L’esecuzione del progetto prevede l’installazione di diverse tipologie di segnaletica turistica verticale da posizionare nel territorio interessato, nel pieno rispetto del Nuovo Codice della strada. Tipologia di alcuni itinerari turistici: a – le vie dell’acqua (la Riviera del Brenta, la Laguna Nord ed il Sile, il Delta del Po, il fiume Po, il Fissero-Tartaro-Canalbianco, ecc.) b – i Parchi naturalistici (Parco del Delta del Po, Parco del Sile, quelli dolomitici, quelli cittadini e altri ) c – i siti archeologici (sia di tipo tradizionale che di natura industriale) d – i giacimenti gastronomici (le vie del vino, e i prodotti tipici locali, ecc.) e – Ville Venete, città d’arte, città murate e Ville del Palladio. E’ prevista, oltre alla pubblicità sul Portale Web, la produzione di materiale mass media dedicato, da divulgare – in congrua quantità – presso le comunità dei consumatori/turisti che si vogliono coinvolgere. 184 Appendice A 4 -Centro/i Espositivi dei Prodotti Artigianali/Agricoli/Artistici/Gastronomici In sintonia ed a completamento degli itinerari sopraccitati si possono prevedere alcuni “contenitori dedicati”, nei quali il turista abbia la possibilità visitare e consumare/acquistare i prodotti locali. Tali Centri Espositivi possono essere di proprietà pubblica o privata, l’importante è definire quanti, la loro dislocazione, nonché le modalità di presentazione e gli standard di servizi minimi che si ritiene debbano essere garantiti. Un’azione di promozione verso il turista già presente nelle località di vacanza è quella di creare degli eventi/manifestazioni della produzione artigianale/agricola/culturale da realizzare in locali strategicamente interessanti per l’offerta al pubblico. Cronoprogramma. Verranno realizzati una decina di centri espositivi, alcuni dei qualiitineranti e gli altri ad organizzazione variabile, al fine di coinvolgere i diversi tipi diconsumatori/turisti di volta in volta presenti sul territorio. A titolo esemplificativo dette reti espositive avranno funzioni di: - introduzione del turista all’area circostante, mediante allestimento di una esposizione in grado di valorizzarne i prodotti artigianali, le peculiarità naturali e le ricchezze artistiche; - intrattenimento – spettacoli od altre manifestazioni – tendente alla valorizzazione della ricchezza culturale ed associativa del posto; - degustazioni guidate di vini e di prodotti tipici locali e valorizzazione dei prodotti del territorio unitamente all’ eventuale vendita degli stessi. 185 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 5 -Trasmissione in via informatica alla P.S. dei dati turistici a cura delle Piccole e Medie Imprese Com’è noto la Regione del Veneto/Direzione Turismo-Servizio SIRT ha realizzato da tempo un progetto che prevede la trasmissione informatizzata dalle strutture ricettive delle rilevazioni effettuate a fini statistici dei clienti ospiti. (c.d. modello C59 da inviare prima su cartaceo alla ProvinciaRegione-Istat). Attualmente sono collegate on-line circa 550 strutture ricettive. Fin dall’inizio del progetto una richiesta pressante rivolta da molte aziende alberghiere e campeggistiche è stata quella di giungere ad una modalità che permetta la trasmissione anche delle notifiche delle persone alloggiate alle Questure di riferimento. E’ questo un flusso di informazioni avente una separata disciplina normativa, ma che rileva dati sulle medesime movimentazioni degli ospiti registrati. In effetti le strutture ricettive sono tenute, purtroppo, a spedire 2 separati moduli di rilevazione alle Questure e alla Provincia-Regione -ISTAT. Verificate le disposizioni previste dal Decreto del Ministro dell’Interno 11 dicembre 2000 “Disposizioni concernenti la comunicazione alle autorità di pubblica sicurezza dell’arrivo di persone alloggiate in strutture ricettive”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 19 dicembre 2000 n.295, una soluzione operativa potrebbe essere quella di permettere alla struttura ricettiva di effettuare il caricamento e la trasmissione della notifica di PS attraverso il medesimo applicativo utilizzato per la trasmissione dei dati statistici alla Regione/Province. Una prima parte del percorso è gia stato fatto dalla Regione Veneto/Provincia di Belluno/Questura di Belluno per 186 Appendice A realizzare un progetto pilota di informatizzazione delle schede di PS alla Questura di Belluno; un’analoga esperienza, peraltro, è stata fatta anche in provincia di Rovigo, con l’apporto della locale Camera di Commercio per il tramite della propria azienda speciale Polesine Innovazione. Si tratta ora: - di estendere il percorso già attivato per Belluno anche alle strutture ricettive/Questure dell’area inclusa nel patto; - chiedere alla Regione Veneto di finanziare il progetto denominato “PSCOM Veneto”già accolto in sede governativa ma non finanziato; - prevedere eventuali incentivi, come del resto già fatto in occasione della prima applicazione regionale, da destinare direttamente alle PMI turistiche aderenti. 6 -Piano di qualità d’area turistica per il Comune di Cavallino Treporti (Ve). UN PROGETTO PILOTA Le motivazioni del progetto Il progetto di “qualità d’area” per il Comune di Cavallino Treporti nasce da una convergenza di valutazione e di volontà dell’ente locale e della Provincia. La scelta di realizzare un Piano di qualità d’area turistica per il Comune di Cavallino Treporti è motivata, peraltro, da più elementi, che ne costituiscono la base di partenza, fra i quali: 187 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero - la notorietà ed importanza turistica dell’area all’interno del panorama provinciale, che la rendono meta di un numero consistente di flussi turistici, - la presenza di significative iniziative di qualità, in particolare il “Manifesto Qualità Ambiente Cavallino 2000” (cui hanno aderito tutte le aziende campeggistiche , cioè oltre il 90% della ricettività dell’area), - l’interesse verso esperienze concrete di interventi di sistema, anche nell’ottica dell’estensione a sistemi territoriali (e non solo di stakeholders), in sintonia con le indicazioni regionali per quanto concerne la realizzazione dei distretti turistici. Cosa significa “Qualità d’area” Innanzitutto valorizzare, tenute presenti le caratteristiche di destinazione turistica del comune in questione, l’esistenza di due livelli tematici che si intersecano: x la destinazione (e quindi anche i residenti); x il turismo. Il primo rappresenta, soprattutto, la necessità di una forte attenzione alla componente territoriale (il territorio comunale), nei suoi diversi aspetti, quali l’ambiente, l’assetto urbano, l’accessibilità dall’esterno, la mobilità interna, i servizi, le infrastrutture tecnologiche, la gestione delle risorse energetiche, etc., raccordata alla componente economica tipica e tradizionale, quale, nel caso di specie, la coltivazione degli ortaggi e la pesca. 188 Appendice A Il secondo livello è quello che pone all’attenzione di tutti i residenti, non solo quindi agli operatori del settore, la “qualità dell’ospitalità”, della concreta soddisfazione delle aspettative dei consumatori/turisti. L’arte del ricevere, di rendere la vita, in tutti i suoi aspetti, piacevole, è una dote che gli italiani credono innata; invece deve essere coltivata, affinata, perfezionata. L’attenzione all’operatività La decisione di realizzare un Piano di Qualità di area turistica presenta due punti cruciali, ai quali occorre prestare la massima attenzione, considerato che non è sufficiente limitarsi a progettare il “cosa” (i contenuti di qualità), ma è al contempo necessario prevedere il “come” (gli aspetti gestionali): - il primo si colloca al momento dell’avvio del processo, ed è individuabile nella assoluta necessità di coinvolgere gli attori della comunità locale, oltre ai riferimenti territoriali superiori (in particolare la Provincia di Venezia). - il secondo si colloca invece nel successivo intervallo temporale (il percorso di attuazione del progetto) e riguarda la definizione di un programma operativo e congiuntamente la primaria funzione di controllo e monitoraggio, oltre che di comunicazione verso l’esterno. La pianificazione del lavoro La buona riuscita di un processo come quello descritto sinteticamente nei punti precedenti, decisamente articolato, dipende anche dalla capacità di pianificarne l’implementazione e l’operatività; va tenuto, dunque, presente che una indicazione in questa direzione non può prescindere da un punto di 189 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero vista di “fattibilità tecnica”, basato sull’esistenza di riferimenti aggregativi credibili e funzionanti. Con questa precisazione è possibile indicare il seguente timing di massima. Fase 1 – L’auditing territoriale (2 mesi dall’avvio del progetto) Fase 2 – La costituzione di gruppi di qualità locali (1 mese) Fase 3 – La realizzazione della Cabina di regia (da 1 a 3 mesi) Fase 4 – La predisposizione di un piano di interventi per la qualità (4 mesi) Fase 5 – Il monitoraggio (da avviare al termine delle fasi progettuali – periodico) Fase 6 – Il piano di comunicazione (da avviare al termine delle fasi progettuali) Cronoprogramma. Si tratta del primo tentativo di “certificare la qualità di un’area turistica” della nostra provincia, mediante un’analisi della particolare domanda dei consumatori/turisti, i quali prediligono, nella fattispecie concreta, il contatto con la natura discendente dalla vita in campeggio, e dell’offerta, costituita dal lavoro di tutti i residente, dal capitale naturale/artistico presente nel territorio e dal capitale economico/finanziario e di know how esistente. Il progetto si concluderà con indicazioni e suggerimenti per migliorare la competitività dell’area turistica presa in considerazion: 190 Appendice A - orizzontale (cioè gestione ambientale degli specifici aspetti ambientali di ogni struttura turistica), sia in espansione verticale. ( cioè lungo tutto il ciclo di vita del servizio turistico); - la progettazione di una struttura organizzativa dedicata alla realizzazione e attuazione del sistema di gestione ambientale che non sia a carico unicamente delle singole strutture turistiche, ma regolata attraverso un intervento diretto da parte degli Enti o delle Associazioni di categoria; - la progettazione di un marchio di qualità ambientale unico ma con identità di area, come fattore di qualificazione che sia utilizzabile in azioni di marketing necessarie per la valorizzazione delle attività svolte dalle imprese turistiche e dagli enti pubblici che erogano servizi ai turisti. Gli obiettivi generali dell’intervento: - dare nuovi impulsi al processo di certificazione ambientale, attraverso la gestione di servizi di assistenza e consulenza alle imprese turistiche ed agli Enti Pubblici che intraprenderanno la strada della qualità ambientale della struttura e dei servizi erogati ai turisti; - radicare il processo di coinvolgimento degli attori locali direttamente e indirettamente connessi al servizio turistico offerto; - collegare il servizio turistico offerto nell’area ove si svilupperà il progetto, con le produzioni tipiche locali e con i processi di pianificazione sostenibile del territorio, condizioni essenziali per la crescita e lo sviluppo in qualità dell’area turistica. Cronoprogramma. Si prevedono le seguenti fasi: 191 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero - creazione e gestione del servizio “Certificazione ambientale” a sostegno delle imprese e degli Enti di tutta l’area del Patto; -la realizzazione di un programma per la diffusione del marchio di qualità di area, con l’estensione del sistema di certificazione alle organizzazioni ed enti che forniscono servizi connessi all’offerta turistica; - coinvolgimento degli attori locali nel programma per il marchio di area, con la condivisione di indicatori di qualità del servizio turistico offerto; - realizzazione di un progetto di “green purchasing”, a servizio degli acquisiti ecologici e sostenibili delle imprese turistiche e della ristorazione; - redazione di un “Report di sostenibilità” del sistema turistico locale, inteso sia come strumento di comunicazione della qualità ambientale, sia come monitoraggio sull’efficacia degli interventi; - qualificazione del personale impiegato nei servizi resi al turista e produzione di materiale informativo in linea con gli obiettivi del progetto. Tempi di realizzazione: 3 anni. 192 Appendice A 193 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero F) ELENCO DETTAGLIATO DEI SOTTOSCRITTORI PUBBLICI E PRIVATI DEL PATTO 1. SOGGETTI PROMOTORI - IDEATORI I soggetti promotori del presente Patto sono : - Camera di Commercio di Venezia , Commissione Consiliare Turismo - Provincia di Venezia, Assessorato al Turismo e Politiche Comunitarie 1. SOGGETTI PROMOTORI – AGGREGATI Vedi allegato 2 Si allegano, inoltre, le schede di adesione pervenute, sottoscritte dal legale rappresentante. (allegato 2) 2. AZIENDE ADERENTI Si riporta nell’allegato n. 3 l’elenco delle aziende aderenti al Patto, completo dei dati relativi a: - denominazione - sede - addetti - fatturato 194 Appendice A - attività Si allegano, inoltre, le schede di adesione delle aziende, sottoscritte dal rispettivo rappresentante legale. 1. RAPPRESENTANTE DEL PATTO DI DISTRETTO La persona designata a rappresentare Il Patto per lo Sviluppo del Distretto Produttivo Turistico -Culturale ai sensi dell’ art. 6 della L.R. n.8 del 4/4/03, è: il Sig. Faloppa Angelo C/O Associazione Jesolana Albergatori -telefono 0421 91670 telefax 0421 93522 posta elettronica [email protected] e rappresenta il DPTC nella consulta dei Distretti di cui all’art. 9, assicurando la coerenza strategica ed il monitoraggio della realizzazione del presente Patto. Il Patto nei contenuti espressi nel presente documento, su proposta del Rappresentante del DPTC sopraindividuato ed entro il termine perentorio del 1 marzo di ogni anno, potrà: • essere integrato con nuove adesioni da parte di imprese e/o altri organismi pubblici o privati che presentino richiesta; • prevedere la cancellazione delle imprese che presentino domanda o che per vari motivi non abbiano più titolo a farne parte; 195 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero • essere modificato con integrazioni che meglio individuino gli aspetti di forza e di debolezza del Distretto, oppure arricchito di nuove eventuali proposte, che rispettino l’originario intento senza snaturarne gli aspetti e le peculiarità riconosciute. IL RAPPRESENTANTE DEL PATTO ANGELO FALOPPA 196 Appendice A ALLEGATO 1 PRESENTAZIONE DEL PATTO PER LO SVILUPPO DEL DISTRETTO PRODUTTIVO TURISTICO - CULTURALE DELLE PROVINCE DI VENEZIA, ROVIGO, TREVISO E VICENZA (il litorale veneto, l’entroterra e le città d’arte) Le Province e le Camere di Commercio di Venezia, Rovigo, Treviso e Vicenza, sono da tempo consce che il turismo è fattore essenziale di sviluppo delle potenzialità delle strutture produttive, culturali e sociali dei territori di riferimento. Territorio, popolazione, sistema imprenditoriale ed istituzionale, arte, storia e cultura costituiscono quell’unicum che determina il pacchetto integrato delle risorse da tener presente per orientare le scelte economiche del futuro. Il Distretto Produttivo Turistico-Culturale delle Province di Venezia, Rovigo, Treviso e Vicenza può essere definito come un sistema reticolare, delimitato spazialmente dai litorali rodigini e quelli di Bibione e dalle limitrofe aree retrostanti, il cui nodo centrale è costituito da progetti di valorizzazione dell’asset rappresentato dai servizi d’accoglienza e dall’insieme delle imprese la cui attività è direttamente collegata al tempo libero e gli altri nodi sono rappresentati dai processi di maggior apprezzamento dei beni ambientali, delle manifestazioni culturali e sportive, dalle scelte collegate alle infrastrutture locali (servizi di trasporto, 197 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero segnaletica turistica, itinerari naturalistici ecc.), dalla corretta presentazione dei numerosi “giacimenti golosi”. L’analisi condotta sull’offerta e sulla domanda turistica, sulla geografia imprenditoriale, sulle dotazioni di beni culturali e sulle caratteristiche socio-economiche delle zone interessate, ha posto in evidenza delle caratterizzazioni differenti tra loro, ma tutte convogliabili, in presenza di una precisa volontà, in politiche di sviluppo che coniughino le specificità con una comune crescita della performance economica. In definitiva, la realizzazione del Distretto Produttivo Turistico-Culturale delle Province di Venezia, Rovigo, Treviso e Vicenza ha l’obiettivo, da un lato, di rendere più efficiente ed efficace il sistema d’accoglienza turistica e, dall’altro, di ottimizzare, a livello territoriale, i suoi impatti economici e sociali. Il rappresentante del Patto per il DPTC Angelo Faloppa 198 Appendice A ALLEGATO 2 ELENCO DEGLI ENTI/ASSOCIAZIONI SOTTOSCRITTORI DEL PATTO DI DISTRETTO 1. Provincia di Venezia 2. Provincia di Treviso 3. Provincia di Vicenza 4. Provincia di Rovigo 5. Camera di Commercio I.A.A. di Venezia 6. Camera di Commercio I.A.A. di Treviso 7. Camera di Commercio I.A.A. di Vicenza 8. Camera di Commercio I.A.A. Rovigo 9. Comune di Venezia 10. Comune di Jesolo 11. Comune di Cavallino Treporti 12. Comune di San Michele al Tagliamento 13. Comune di Caorle 14. Comune di Chioggia 15. Comune di Mira 16. Comune di Mirano 17. Comune di Marcon 18. Comune di Noale 19. Comune Quarto d'Altino 20. Comune di San Stino di Livenza 21. Comune di Musile di Piave 199 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 22. APT Azienda di Promozione Turistica di Venezia srl 23. APT Azienda di Promozione Turistica di Jesolo - Eraclea srl 24. Confcommercio - Unione Commercio Turismo Servizi e PMI della provincia di Venezia 25. Associazione del Commercio del Turismo e dei Servizi della provincia di Vicenza - Confcommercio 26. Associazione Commercio Turismo Servizi e PMI della provincia di Rovigo - Confcommercio 27. Confcommercio Ascom Venezia Centro Storico Isole e Estuario 28. Confcommercio Ascom San Donà di Piave Jesolo 29. Confcommercio Ascom Dolo 30. Confcommercio Ascom Marghera 31. Confcommercio Ascom Mestre 32. Confcommercio Ascom Portogruaro 33. Confcommercio Ascom Cavarzere e Cona 34. Confcommercio Ascom Chioggia 35. Ascom del Miranese 36. Ascom Services Chioggia srl 37. AEPE Associazioe Esercenti Pubblici Esercizi 38. AVA Associazione Veneziana Albergatori 39. AJA -Associazione Jesolana Albergatori 40. ABA -Associazione Bibionese Albergatori 41. ASA -Associazione Albergatori di Sottomarina 42. AVAL Associazione Veneziana Albergatori Lido 43. UNINDUSTRIA Unione degli Industriali della Provincia di Venezia 44. CONFINDUSTRIA Veneto 200 Appendice A 45. APINDUSTRIA Venezia 46. Confartigianato Provinciale di Venezia (UPA) 47. Confederazione dell'Artigianato della PMI -Associazione Provinciale di Venezia (CNA) 48. Associazione Artigiani Piccola Impresa Città della Riviera del Brenta 49. Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre CGIA 50. ARTICOM Casartigiani 51. Confesercenti -Federazione Provinciale di Venezia 52. Unione Provinciale Agricoltori di Venezia 53. CIA Confederazione Italiana Agricoltori di Venezia 54. Federazione Provinciale Coldiretti 55. Confcooperative -Unione Provinciale di Venezia 56. A.G.C.I. -Assoiazione Generale Cooperative Italiane Federazione del Veneto 57. LEGACOOP -Lega Regionale delle Cooperative e Mutue del Veneto 58. Università Ca' Foscari di Venezia 59. IUAV -Istituto Universitario Architettura Venezia 60. Corso di Laurea in Economia e Gestione dei Servizi Turistici Università Ca' Foscari 61. COSES - Consorzio per la ricerca e la formazione 62. CISET -Centro Internazionale Studi Economia Turistica 63. GAL Venezia Orientale 64. Conferenza dei Sindaci della Venezia Orientale 65. FIAIP -Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali 66. Consorzio Promomestre 67. Consorzio Maestri Calzaturieri del Brenta 201 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 68. Associazione Calzaturifici Riviera del Brenta 69. Associazione Ville Venete & Castelli 70. Venice Cards -Le Carte di Venezia spa 71. Associazione Bed end Breakfast 72. Venezia Wine Forum scrl - Facoltà di Economia 73. Arteven -Assoc. Reg. per la Promozione e la Diffusione del Teatro e della Cultura nelle Comuni 74. Cons. Reg. per le Manifestaz. e Mostre dell'Artigianato Concorso Voci Nuove della Lirica GB Velluti 75. Consorzio Regionale per le Manifestazioni e Mostre dell'Artigianato 76. Centro Promozionale dell'Artigianato e Piccola e Media Impresa 202 Appendice A ALLEGATO 3 ELENCO DELLE AZIENDE SOTTOSCRITTRICI DEL PATTO DEL DISTRETTO (vedi allegato) 203 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 204 Appendice B APPENDICE B QUESTIONARIO RACCOLTA DATI Questionario n. ............................................................................ Rilevatore/i .................................................................................. Data rilevazione ........................................................................... Inserimento in Banca Dati Effettuato da: .................................................................................... Inserimento completato il: ................................................................ 205 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero QUESTIONARIO PREVALUTAZIONE Firma e timbro dell’azienda che dichiara di aver letto la nota sopra riportata e di esprimere liberamente il proprio consenso al trattamento dei dati personali : ....................................................................................................................... Data di compilazione: ……............................................................................ 206 Appendice B SOMMARIO SCHEDA AZIENDA A- Dati Anagrafici B- Notizie generali C- Notizie storiche PRODOTTO-MERCATO D- Settori di attività E- Prodotti/Processi F- Clienti/Concorrenti STRUTTURA-ORGANIZZAZIONE G- Integrazione nel Territorio H- Organizzazione per la Qualità I- Struttura Finanziaria L- Problemi e Prospettive M- Formazione 207 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero A - DATI ANAGRAFICI A.1 Ragione Sociale: A.2 Forma giuridica: A.3 A.2.1 S.p.A. A.2.1 S.r.l. A.2.3 S.n.c. A.2.4 S.a.s. A.2.5 Ditta individuale A.2.6 Cooperativa a r.l. A.2.7 Consorzio A.2.8 Altro ............ Sede operativa: A.3.1 Indirizzo A.3.2 C.A.P. A.3.3 Località A.3.4 Provincia A.3.5 Telefono A.3.6 Telex A.3.7 Telefax A.3.8 E-mail A.3.9 Superficie totale in mq. A.3.10 Area coperta in mq. 208 Appendice B A.4 Capitale sociale €……………………………….. A.5 Iscrizione C.C.I.A.A. ........................................................... 209 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero B - NOTIZIE GENERALI B.1 Legali rappresentanti aziendali: Cognome e Nome Carica ………………………………………………….............................. ………………………………………………….............................. ………………………………………………….............................. ………………………………………………….............................. B.2 B.3 L’Azienda è controllata da: B.2.1 Una persona B.2.2 Una famiglia B.2.3 Un’altra impresa italiana B.2.4 Un’altra impresa straniera B.2.5 Più soci B.2.6 Più imprese, italiane o straniere Persone intervistate: Cognome e Nome Ruolo ...............................................................………………………… ...............................................................………………………… 210 Appendice B B.4 Addetti (EX LIBRO MATRICOLA 2005) 211 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero B.5 Struttura organizzativa (compilare, ove possibile, l’organigramma) B.6 Organico ultimi tre anni: 212 Appendice B C - NOTIZIE STORICHE C.1 Anno di fondazione C.2 Data ultima trasformazione C.3 L’Azienda ha sempre operato nello stesso settore? SI C.4 NO Se NO specificare in quale settore ha operato .......................................................................................................... .......................................................................................................... C.5 Il titolare è proprietario di altre aziende nello stesso settore? SI C.6 L’Azienda ha avuto un incremento costante? SI C.7 NO NO Se NO indicare il periodo o anno di maggiore sviluppo o crisi produttiva e le cause di tale andamento .......................................................................................................... .......................................................................................................... C.8 Trend sviluppo azienda 213 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero D - SETTORI DI ATTIVITA’ D.1 Settore dell’impresa (Codice ISTAT e descrizione) (elenco ATECO 91) Attività prevalente Attività secondarie …………………………………………………………………… ……………………………………………………………………. ……………………………………………………………………. Descrizione dell’attività 214 Appendice B E – PRODOTTI/SERVIZI E.1 E.2 L’Azienda produce/eroga servizi prevalentemente 1 In conto proprio 2 Per conto terzi % % Considerando nuovi i prodotti/servizi introdotti negli ultimi 2 anni, qual è l’attuale composizione del fatturato? - vecchi prodotti/servizi % - nuovi prodotti/servizi % E.3 Qual è l’incidenza, sul fatturato, dei costi di ricerca e sviluppo? % E.4 Il sistema informativo automatizzato supporta : 1 la gestione personale 2 la fatturazione 5 la gestione ordini 4 il sistema informativo marketing 5 il controllo di gestione/contabilità analitica 5 carico/scarico magazzino 5 gestione dati MRP 5 altre funzioni? (specificare) amministrazione – controllo gestione E.5 La Sua azienda ha una rete locale (LAN - local area network) ? SI NO 215 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero E.6 Avete una linea ISDN ? SI E.7 La Sua azienda è connessa con Internet/adsl ? SI E.8 E.9 NO NO L’accesso ad Internet avviene 1 solo da alcune singole postazioni 2 da qualunque nodo della rete locale Siete presenti su Internet con un vostro sito Web ? SI NO Se sì, indicare http://www.……………………………………. Se no, è in fase di organizzazione? SI E.10 Utilizzate la posta elettronica ai fini aziendali ? SI E.11 216 NO NO Quante persone sanno usare Internet? Appendice B F – CLIENTI TIPO DI RELAZIONE CON I CLIENTI F.1 Chi sono i clienti dell’Azienda? <1 FATTURATO (MLN €) 1-4 4-10 > 10 Imprese produttrici Subfornitori Imprese commerciali Imprese di servizi Enti Locali F.2 Dove sono localizzati i principali clienti? In provincia In Regione Extraregione In Europa Altro F.3 F.4 Qual è la forma contrattuale prevalente? 1 Contratto di fornitura % .......... 2 Gara d’appalto % ........... 3 Ordine diretto % ........... Qual è il rapporto con i clienti? 1 Occasionale 217 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero F.5 2 Continuativo 3 Altro .................................... Considerando nuovi i clienti acquisiti negli ultimi 2 anni, qual è l’attuale composizione del fatturato? F.6 - Vecchi clienti % ......... - Nuovi clienti % .......... Le modalità di vendita, sono basate prevalentemente su una struttura: F.7 1 Interna 2 Esterna Nel caso di una struttura prevalentemente esterna da chi è composta? 1 Agenti monomandatari 2 Agenti plurimandatari 3 Procacciatori d’affari e segnalatori 4 Consorzi 5 Altro......................................................................... o altre forme di collaborazione commerciale F.8 218 Cosa apprezza in particolare il cliente? 1 Qualità 2 Economicità 3 Puntualità Appendice B F.9 F.10 4 Flessibilità 5 Tempestività 5 Altro Quando controlla la Qualità il cliente? 1 Non controlla 2 Durante la lavorazione 3 Alla consegna Chi sono i concorrenti dell’Azienda? <1 FATTURATO (MLN €) 1-4 4-10 > 10 N° N° N° F.11 Dove sono localizzati i principali concorrenti? In provincia In Regione Extraregione In Europa Altro F.14 Qual è l’incidenza, sul fatturato, dei costi di pubblicità e promozione? ........ % 219 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero G - INTEGRAZIONE NEL TERRITORIO G.1 L’Azienda decentra il lavoro ad altre aziende? SI G.2 NO A quali servizi o supporti esterni ricorre l’Azienda? ……………………………………………………………….. ……………………………………………………………….. ……………………………………………………………….. G.3 L’Azienda aderisce ad associazioni di categoria? SI G.4 NO Se SI, quali? ................................................................................ G.5 L’Azienda aderisce a Consorzi? SI G.6 NO Se SI, quali? .......................................................................................................... G.7 L’Azienda ha sviluppato negli ultimi anni accordi collaborazione con altre imprese? SI NO Se SI, compilare la seguente tabella: N° 220 Dove(1) Tipo di collaborazione(2) di Appendice B (1) (2) A: Provincia A: Fornitore B: Regione B: Assistenza C: Fuori Regione (indicare) C: Cooperazione D: Estero (indicare) D: Partnership in R&S E: Altro (indicare) G.8 L’azienda è interessata a forme di collaborazione con altre imprese? SI NO G.9 Se SI, per quali ambiti? ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… ………………………………………………………………… G.10 Quale è stata la motivazione per la quale ha scelto l’attuale localizzazione? 1. Basso costo terreno 2. Basso costo manodopera 221 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 3. Incentivi alle imprese 4. Facile reperibilità manodopera 5. Manodopera specializzata 6. Localizzazione strategica per logistica 7. Utilities a costo contenuto 8. Altro (indicare) 222 Appendice B H - ORGANIZZAZIONE PER LA QUALITA’ H.1 L’Azienda è attualmente certificata? SI NO 1.1 Se SI, l’Azienda è certificata secondo quale Norma? (indicare) …………………………………………………………………… 1.2 Quale Ente ha effettuato la certificazione? …………………………………………………………………… 1.3 In quali fasi si effettua il Controllo Qualità? …………………………………………………………………… H.2 Se NO; l’Azienda sta avviando l’iter di certificazione? SI NO Quali sono le professionalità che avete attivato? Interne: ……………………………………………………………………………… Esterne: ……………………………………………………………………………… 223 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero I - STRUTTURA FINANZIARIA I.1 In quale % l’Azienda si finanzia con mezzi propri? I.2 A quali forme di finanziamento a M/L ricorre più frequentemente? I.3 1 Mutuo 2 Leasing 3 Accordi fornitori tecnologie 4 Altro Ha fatto ricorso ad agevolazioni finanziarie? SI NO Se SI quali: 1) ............................... importo .................................... 2) ............................... importo .................................... 3) .............................. importo .................................... I.4 Qual è il tempo medio di dilazione concesso ai clienti? I.5 Qual è il tempo medio di pagamento ai fornitori? 224 ……….% Appendice B L - PROBLEMI E PROSPETTIVE L.1 Quali sono i punti di forza dell’Azienda nei confronti della concorrenza? L.2 1 Conoscenza / competenze 2 Flessibilità di produzione 3 Qualità 4 Costi 5 Altro Quali sono i problemi che oggi la Sua Azienda maggiormente avverte? 1 Non poter qualificare la produzione 2 Rigidità di produzione 3 Costi di gestione 4 Costo del denaro 5 Mancanza d’informazione sulla concorrenza 6 Mancanza di servizi di supporto 7 Mancanza di infrastrutture nel territorio (strade, ferrovie, etc.) 8 Reperibilità lavoro 9 Mancanza di personale qualificato 10 Scarsità di risorse finanziarie 11 Scarsità di risorse manageriali 12 Altro .................................................................... 225 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero L.3 Visto che le tecnologie si evolvono con molta rapidità come si aggiorna per la Sua Azienda? L.4 1 Aziende committenti 2 Consulenti tecnici 3 Fiere specializzate 4 Riviste tecniche 5 Case costruttrici attrezzature 6 Altro .................................................................... A Suo avviso il settore si profila molto più competitivo rispetto agli ultimi 10 anni? SI NO NON MOLTO Se SI, per quali motivi? 1 Diminuzione della domanda 2 Affollamento dell’offerta 3 Concorrenti più qualificati 4 Riduzione dei volumi di vendita e difficoltà per coprire i costi fissi di gestione 5 Altro ................................................................ Se NO, per quali motivi? 226 Appendice B L.5 Quali sono le possibili risposte ai problemi di sviluppo dell’azienda? ........................................................................................................... ........................................................................................................... ........................................................................................................... 227 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero M - FORMAZIONE M 1 – L’azienda ha realizzato percorsi formativi di gruppo per formazione/aggiornamento delle risorse umane aziendali negli ultimi 3 anni? SI 2005____ NO Anno: se Si quali (breve descrizione -caratteristiche investimento):________________________ corsi di inglese per tutti gli impiegati/dirigenti e di sicurezza per tutti i lavoratori Addetti coinvolti: 160 Funzioni aziendali coinvolte: _________________ Contributo pubblico: SI NO Contributo privato/aziendale: ________________ M 2 – L’azienda ha svolto percorsi di formazione/aggiornamenti individuali ( es. voucher)? SI NO Anno: __________ se Si quali (breve descrizione - argomento): _____________________________________ _______________________________________________________ __________________ Settore/comparto/funzioni interessate: _________________________________________ 228 Appendice B Addetti coinvolti: ___________________________________________________________ Eventuale contributo pubblico: ________________________________________________ M 3 – L’azienda ha investito nel settore dell’innovazione tecnologica di processo/ prodotto? SI NO Anno: __________ se Si quali (breve descrizione - argomento): _____________________________________ ____________________________________________________________ Settore/comparto/funzioni interessate: _________________________________________ Addetti coinvolti: ___________________________________________________________ Eventuale contributo pubblico: _________ Durata del processo di innovazione: _________ M 4 – L’azienda ha investito nel settore dell’innovazione organizzativa? SI NO Anno: __________ se Si quali (breve descrizione - argomento): _____________________________________ ____________________________________________________________ _____________ Ambito: Certificazione Qualità Controllo di Gestione 229 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Organizzazione Aziendale Altro ___________________________________________________________ Addetti coinvolti: ___________________________________________________________ Eventuale contributo pubblico: ________________________________________________ Durata del processo di innovazione: ____________________________________________ M 5 - ANALISI FABBISOGNI AZIENDALI: A - FORMAZIONE PROFESSIONALE: GRUPPO INDIVIDUALE Argomento: ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ Età: __________ Sesso: M F Funzione operativa ricoperta in azienda: _________________________________ B - CONSULENZA SPECIFICA (innovazione tecnologica/organizzativa – elementi di flessibilità dell’organizzazione del lavoro, altro): Ambito di consulenza: Qualità Information tecnology Controllo di gestione 230 Appendice B Marketing Organizzazione Aziendale Altro _____________________________________________________ C - FIGURE PROFESSIONALI RICHIESTE (per inserimenti professionali periodo 2005/2006): ____________________________________________________________ ____________________________________________________________ Ruolo: ____________________________________________________________ Funzione: ____________________________________________________________ Inquadramento contrattuale: ________________________________________________ 231 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 232 Appendice C APPENDICE C SPUNTI ANALITICI – INTERVISTA APERTA – DIREZIONE AZIENDALE Progetto “ Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero” misura 2 – Progetto di ricerca industriale – Legge Regionale 4 aprile 2003 N° 8 - bando 2004 riferita alla “ disciplina dei distretti produttivi ed interventi di politica industriale”. AZIENDA---------------------------- INTERVISTATO ---------------DATA--------------------------------- LUOGO---------------------------ORA----------------------------------- INTERVISTATORE------------- Realizzazione di forme sperimentali di flessibilità dell'orario di lavoro (analisi delle modalità non formalizzate contrattualmente già presenti in azienda) _________________________________________________________ _________________________________________________________ 233 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Sperimentazione di forme di organizzazione della produzione nuove _________________________________________________________ _________________________________________________________ Realizzazione di forme sperimentali di flessibilità (nei compiti e nelle mansioni) in caso di presenza di lavoratrici in stato di gravidanza _________________________________________________________ _________________________________________________________ Realizzazione di forme sperimentali di flessibilità nella sperimentazione di istituti contrattuali nuovi (ex legge 30/2003 o altro) _________________________________________________________ _________________________________________________________ Introduzione di nuove od aggiuntive forme di part-time ( per es. reversibile) _________________________________________________________ _________________________________________________________ Creazione di una struttura aziendale od interaziendale di servizio all’impresa ed ai dipendenti _________________________________________________________ _________________________________________________________ 234 Appendice C Altro/elementi di flessibilità-innovazione (già presenti nell’impresa) _________________________________________________________ _________________________________________________________ Firma referente aziendale----------------------------------------------------- (Timbro) Firma intervistatore------------------------------------------------------------ "Le informazioni contenute nella presente comunicazione e relativi allegati possono essere riservati e sono, comunque, destinati esclusivamente alle persone o all'azienda sopraindicati. La diffusione, distribuzione e/o copiatura del documento e dei relativi allegati trasmessi da parte di qualsiasi soggetto diverso dal destinatario è proibita ai sensi dell'art. 616 c.p. e del Decreto Legislativo 30 Giugno 2003 n° 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali) 235 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 236 Appendice D APPENDICE D QUESTIONARIO Progetto “Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero” misura 2 – Progetto di ricerca industriale – Legge Regionale 4 aprile 2003 N° 8 - bando 2004 riferita alla disciplina dei distretti produttivi ed interventi di politica industriale”. Questo strumento rappresenta il primo passo che la vostra azienda e le Organizzazioni sindacali e datoriali stanno facendo per cercare di trovare soluzioni che possano conciliare i vostri impegni famigliari con le esigenze lavorative. Vi invitiamo a dedicare qualche minuto alla compilazione del questionario che trovate di seguito. Le risposte che fornirete ci aiuteranno ad attivare delle possibili soluzioni alle vostre esigenze. 1. Hai un figlio di età inferiore agli 8 anni? SI NO 2. Hai un genitore/parente anziano o familiare da assistere? SI NO 3. Quali sono gli impegni della tua vita extralavorativa che più difficilmente si conciliano con i tuoi orari di lavoro (è possibile indicare più di una opzione): cura dei figli assistenza ad anziani, parenti, disabili 237 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero incombenze domestiche (spesa, disbrigo pratiche burocratiche, pagamenti utenze…) altro (specificare)………………………………………………………… 4. Saresti interessato/a ad un “centro multiservizi”, a te vicino, che si occupasse di: (è possibile indicare più di una opzione): servizi di assistenza e cura per figli in età compresa tra i 3 e i 13 anni servizi doposcuola per figli in età scolare, fino ai 13 anni: in particolare con interventi di: informatica elementi di inglese percorsi di psicomotricità manipolazione creativa altro ………………………………………………… assistenza figli durante il periodo estivo (chiusura scuole) servizio accudimento occasionale dei figli assistenza per anziani/disabili, autosufficienti e non (continuativa) assistenza per anziani/disabili, autosufficienti e non (occasionale) corsi di formazione e aggiornamento professionale servizi vari servizio spesa supermarket e consegna domiciliare o presso il lavoro disbrigo lavori domiciliari altro…………………………………………………………… 238 Appendice D 5. Pensi che l’attuale condizione/struttura oraria con le quali lavori potrebbero essere modificate in funzione delle tue esigenze familiari e/o personali? Se Si, in quale modo? attraverso un rapporto di lavoro a tempo parziale 20 ore settimanali (4 ore al giorno, di mattina o pomeriggio) 20 ore settimanali (con diversa distribuzione durante la settimana lavorativa) più di 20 ore settimanali meno di 20 ore settimanali attraverso una diversa gestione dell’orario di lavoro in entrata e in uscita (mantenendo 8 ore giornaliere) attivando una rete di servizi di cura e di assistenza in territorio altro……………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Osservazioni: ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… 239 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 240 Appendice E APPENDICE E Legge 8 marzo 2000, n.53 Disposizioni per il sostegno della maternita' e della paternita', per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle citta'. (G.U. n. 60 del 13.03.2000) La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Promulga la seguente legge: 241 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Capo I PRINCIPI GENERALI Art. 1. (Finalita'). 1. La presente legge promuove un equilibrio tra tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione, mediante: a) l'istituzione dei congedi dei genitori e l'estensione del sostegno ai genitori di soggetti portatori di handicap; b) l'istituzione del congedo per la formazione continua e l'estensione dei congedi per la formazione; c) il coordinamento dei tempi di funzionamento delle citta' e la promozione dell'uso del tempo per fini di solidarieta' sociale. Art. 2. (Campagne informative). 1. Al fine di diffondere la conoscenza delle disposizioni della presente legge, il Ministro per la solidarieta' sociale e' autorizzato a predisporre, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, apposite campagne informative, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio destinati allo scopo. Capo II CONGEDI PARENTALI, FAMILIARI E FORMATIVI Art. 3. (Congedi dei genitori). 1. All'articolo 1 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, dopo il terzo comma e' inserito il seguente: "Il diritto di astenersi dal lavoro di cui all'articolo 7, ed il relativo trattamento economico, sono riconosciuti anche se l'altro genitore non ne ha diritto. Le disposizioni di cui al comma 1 dell'articolo 7 e al comma 2 dell'articolo 15 sono estese alle lavoratrici di cui alla legge 29 dicembre 1987, n. 546, madri di bambini nati a decorrere dal 1o gennaio 2000. Alle predette lavoratrici i diritti previsti dal comma 1 242 Appendice E dell'articolo 7 e dal comma 2 dell'articolo 15 spettano limitatamente ad un periodo di tre mesi, entro il primo anno di vita del bambino". 2. L'articolo 7 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e' sostituito dal seguente: Art. 7. - 1. Nei primi otto anni di vita del bambino ciascun genitore ha diritto di astenersi dal lavoro secondo le modalita' stabilite dal presente articolo. Le astensioni dal lavoro dei genitori non possono complessivamente eccedere il limite di dieci mesi, fatto salvo il disposto del comma 2 del presente articolo. Nell'ambito del predetto limite, il diritto di astenersi dal lavoro compete: a) alla madre lavoratrice, trascorso il periodo di astensione obbligatoria di cui all'articolo 4, primo comma, lettera c), della presente legge, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a sei mesi; b) al padre lavoratore, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a sei mesi; c) qualora vi sia un solo genitore, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a dieci mesi. 2. Qualora il padre lavoratore eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo non inferiore a tre mesi, il limite di cui alla lettera b) del comma 1 e' elevato a sette mesi e il limite complessivo delle astensioni dal lavoro dei genitori di cui al medesimo comma e' conseguentemente elevato a undici mesi. 3. Ai fini dell'esercizio del diritto di cui al comma 1, il genitore e' tenuto, salvo casi di oggettiva impossibilita', a preavvisare il datore di lavoro secondo le modalita' e i criteri definiti dai contratti collettivi, e comunque con un periodo di preavviso non inferiore a quindici giorni. 4. Entrambi i genitori, alternativamente, hanno diritto, altresi', di astenersi dal lavoro durante le malattie del bambino di eta' inferiore a otto anni ovvero di eta' compresa fra tre e otto anni, in quest'ultimo caso nel limite di cinque giorni lavorativi all'anno per ciascun genitore, dietro presentazione di certificato rilasciato da un medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato. La malattia del bambino che 243 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero dia luogo a ricovero ospedaliero interrompe il decorso del periodo di ferie in godimento da parte del genitore. 5. I periodi di astensione dal lavoro di cui ai commi 1 e 4 sono computati nell'anzianita' di servizio, esclusi gli effetti relativi alle ferie e alla tredicesima mensilita' o alla gratifica natalizia. Ai fini della fruizione del congedo di cui al comma 4, la lavoratrice ed il lavoratore sono tenuti a presentare una dichiarazione rilasciata ai sensi dell'articolo 4 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, attestante che l'altro genitore non sia in astensione dal lavoro negli stessi giorni per il medesimo motivo". 3. All'articolo 10 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, sono aggiunti, in fine, i seguenti commi: "Ai periodi di riposo di cui al presente articolo si applicano le disposizioni in materia di contribuzione figurativa, nonche' di riscatto ovvero di versamento dei relativi contributi previsti dal comma 2, lettera b), dell'articolo 15. In caso di parto plurimo, i periodi di riposo sono raddoppiati e le ore aggiuntive rispetto a quelle previste dal primo comma del presente articolo possono essere utilizzate anche dal padre". 4. L'articolo 15 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e' sostituito dal seguente: "Art. 15. - 1. Le lavoratrici hanno diritto ad un'indennita' giornaliera pari all'80 per cento della retribuzione per tutto il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro stabilita dagli articoli 4 e 5 della presente legge. Tale indennita' e' comprensiva di ogni altra indennita' spettante per malattia. 2. Per i periodi di astensione facoltativa di cui all'articolo 7, comma 1, ai lavoratori e alle lavoratrici e' dovuta: a) fino al terzo anno di vita del bambino, un'indennita' pari al 30 per cento della retribuzione, per un periodo massimo complessivo tra i genitori di sei mesi; il relativo periodo, entro il limite predetto, e' coperto da contribuzione figurativa; b) fuori dei casi di cui alla lettera a), fino al compimento dell'ottavo anno di vita del bambino, e comunque per il restante periodo di astensione facoltativa, un'indennita' pari al 30 per cento della retribuzione, nell'ipotesi in cui il reddito individuale dell'interessato sia inferiore a 2,5 volte l'importo del trattamento minimo di pensione a carico dell'assicurazione generale 244 Appendice E obbligatoria; il periodo medesimo e' coperto da contribuzione figurativa, attribuendo come valore retributivo per tale periodo il 200 per cento del valore massimo dell'assegno sociale, proporzionato ai periodi di riferimento, salva la facolta' di integrazione da parte dell'interessato, con riscatto ai sensi dell'articolo 13 della legge 12 agosto 1962, n. 1338, ovvero con versamento dei relativi contributi secondo i criteri e le modalita' della prosecuzione volontaria. 3. Per i periodi di astensione per malattia del bambino di cui all'articolo 7, comma 4, e' dovuta: a) fino al compimento del terzo anno di vita del bambino, la contribuzione figurativa; b) successivamente al terzo anno di vita del bambino e fino al compimento dell'ottavo anno, la copertura contributiva calcolata con le modalita' previste dal comma 2, lettera b). 4. Il reddito individuale di cui al comma 2, lettera b), e' determinato secondo i criteri previsti in materia di limiti reddituali per l'integrazione al minimo. 5. Le indennita' di cui al presente articolo sono corrisposte con gli stessi criteri previsti per l'erogazione delle prestazioni dell'assicurazione obbligatoria contro le malattie dall'ente assicuratore della malattia presso il quale la lavoratrice o il lavoratore e' assicurato e non sono subordinate a particolari requisiti contributivi o di anzianita' assicurativa". 5. Le disposizioni del presente articolo trovano applicazione anche nei confronti dei genitori adottivi o affidatari. Qualora, all'atto dell'adozione o dell'affidamento, il minore abbia un'eta' compresa fra sei e dodici anni, il diritto di astenersi dal lavoro, ai sensi dei commi 1 e 2 del presente articolo, puo' essere esercitato nei primi tre anni dall'ingresso del minore nel nucleo familiare. Nei confronti delle lavoratrici a domicilio e delle addette ai servizi domestici e familiari, le disposizioni dell'articolo 15 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, come sostituito dal comma 4 del presente articolo, si applicano limitatamente al comma 1. 245 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Art. 4. (Congedi per eventi e cause particolari). 1. La lavoratrice e il lavoratore hanno diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all'anno in caso di decesso o di documentata grave infermita' del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente, purche' la stabile convivenza con il lavoratore o la lavoratrice risulti da certificazione anagrafica. In alternativa, nei casi di documentata grave infermita', il lavoratore e la lavoratrice possono concordare con il datore di lavoro diverse modalita' di espletamento dell'attivita' lavorativa. 2. I dipendenti di datori di lavoro pubblici o privati possono richiedere, per gravi e documentati motivi familiari, fra i quali le patologie individuate ai sensi del comma 4, un periodo di congedo, continuativo o frazionato, non superiore a due anni. Durante tale periodo il dipendente conserva il posto di lavoro, non ha diritto alla retribuzione e non puo' svolgere alcun tipo di attivita' lavorativa. Il congedo non e' computato nell'anzianita' di servizio ne' ai fini previdenziali; il lavoratore puo' procedere al riscatto, ovvero al versamento dei relativi contributi, calcolati secondo i criteri della prosecuzione volontaria. 3. I contratti collettivi disciplinano le modalita' di partecipazione agli eventuali corsi di formazione del personale che riprende l'attivita' lavorativa dopo la sospensione di cui al comma 2. 4. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro per la solidarieta' sociale, con proprio decreto, di concerto con i Ministri della sanita', del lavoro e della previdenza sociale e per le pari opportunita', provvede alla definizione dei criteri per la fruizione dei congedi di cui al presente articolo, all'individuazione delle patologie specifiche ai sensi del comma 2, nonche' alla individuazione dei criteri per la verifica periodica relativa alla sussistenza delle condizioni di grave infermita' dei soggetti di cui al comma 1. Art. 5. (Congedi per la formazione). 1. Ferme restando le vigenti disposizioni relative al diritto allo studio di cui all'articolo 10 della legge 20 maggio 1970, n. 300, i dipendenti di datori di lavoro pubblici o privati, che abbiano almeno cinque anni di anzianita' di servizio presso la stessa azienda o amministrazione, possono richiedere una sospensione del rapporto di lavoro per congedi per la formazione per 246 Appendice E un periodo non superiore ad undici mesi, continuativo o frazionato, nell'arco dell'intera vita lavorativa. 2. Per "congedo per la formazione" si intende quello finalizzato al completamento della scuola dell'obbligo, al conseguimento del titolo di studio di secondo grado, del diploma universitario o di laurea, alla partecipazione ad attivita' formative diverse da quelle poste in essere o finanziate dal datore di lavoro. 3. Durante il periodo di congedo per la formazione il dipendente conserva il posto di lavoro e non ha diritto alla retribuzione. Tale periodo non e' computabile nell'anzianita' di servizio e non e' cumulabile con le ferie, con la malattia e con altri congedi. Una grave e documentata infermita', individuata sulla base dei criteri stabiliti dal medesimo decreto di cui all'articolo 4, comma 4, intervenuta durante il periodo di congedo, di cui sia data comunicazione scritta al datore di lavoro, da' luogo ad interruzione del congedo medesimo. 4. Il datore di lavoro puo' non accogliere la richiesta di congedo per la formazione ovvero puo' differirne l'accoglimento nel caso di comprovate esigenze organizzative. I contratti collettivi prevedono le modalita' di fruizione del congedo stesso, individuano le percentuali massime dei lavoratori che possono avvalersene, disciplinano le ipotesi di differimento o di diniego all'esercizio di tale facolta' e fissano i termini del preavviso, che comunque non puo' essere inferiore a trenta giorni. 5. Il lavoratore puo' procedere al riscatto del periodo di cui al presente articolo, ovvero al versamento dei relativi contributi, calcolati secondo i criteri della prosecuzione volontaria. Art. 6. (Congedi per la formazione continua). 1. I lavoratori, occupati e non occupati, hanno diritto di proseguire i percorsi di formazione per tutto l'arco della vita, per accrescere conoscenze e competenze professionali. Lo Stato, le regioni e gli enti locali assicurano un'offerta formativa articolata sul territorio e, ove necessario, integrata, accreditata secondo le disposizioni dell'articolo 17 della legge 24 giugno 1997, n. 196, e successive modificazioni, e del relativo regolamento di attuazione. L'offerta formativa deve consentire percorsi personalizzati, certificati e riconosciuti come crediti formativi in ambito nazionale ed 247 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero europeo. La formazione puo' corrispondere ad autonoma scelta del lavoratore ovvero essere predisposta dall'azienda, attraverso i piani formativi aziendali o territoriali concordati tra le parti sociali in coerenza con quanto previsto dal citato articolo 17 della legge n. 196 del 1997, e successive modificazioni. 2. La contrattazione collettiva di categoria, nazionale e decentrata, definisce il monte ore da destinare ai congedi di cui al presente articolo, i criteri per l'individuazione dei lavoratori e le modalita' di orario e retribuzione connesse alla partecipazione ai percorsi di formazione. 3. Gli interventi formativi che rientrano nei piani aziendali o territoriali di cui al comma 1 possono essere finanziati attraverso il fondo interprofessionale per la formazione continua, di cui al regolamento di attuazione del citato articolo 17 della legge n. 196 del 1997. 4. Le regioni possono finanziare progetti di formazione dei lavoratori che, sulla base di accordi contrattuali, prevedano quote di riduzione dell'orario di lavoro, nonche' progetti di formazione presentati direttamente dai lavoratori. Per le finalita' del presente comma e' riservata una quota, pari a lire 30 miliardi annue, del Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, provvede annualmente, con proprio decreto, a ripartire fra le regioni la predetta quota, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Art. 7. (Anticipazione del trattamento di fine rapporto). 1. Oltre che nelle ipotesi di cui all'articolo 2120, ottavo comma, del codice civile, il trattamento di fine rapporto puo' essere anticipato ai fini delle spese da sostenere durante i periodi di fruizione dei congedi di cui all'articolo 7, comma 1, della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, come sostituito dall'articolo 3, comma 2, della presente legge, e di cui agli articoli 5 e 6 della presente legge. L'anticipazione e' corrisposta unitamente alla retribuzione relativa al mese che precede la data di inizio del congedo. Le medesime disposizioni si applicano anche alle domande di anticipazioni per indennita' equipollenti al trattamento di fine rapporto, 248 Appendice E comunque denominate, spettanti a lavoratori dipendenti di datori di lavoro pubblici e privati. 2. Gli statuti delle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, e successive modificazioni, possono prevedere la possibilita' di conseguire, ai sensi dell'articolo 7, comma 4, del citato decreto legislativo n. 124 del 1993, un'anticipazione delle prestazioni per le spese da sostenere durante i periodi di fruizione dei congedi di cui agli articoli 5 e 6 della presente legge. 3. Con decreto del Ministro per la funzione pubblica, di concerto con i Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, del lavoro e della previdenza sociale e per la solidarieta' sociale, sono definite le modalita' applicative delle disposizioni del comma 1 in riferimento ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Art. 8. (Prolungamento dell'eta' pensionabile). 1. I soggetti che usufruiscono dei congedi previsti dall'articolo 5, comma 1, possono, a richiesta, prolungare il rapporto di lavoro di un periodo corrispondente, anche in deroga alle disposizioni concernenti l'eta' di pensionamento obbligatoria. La richiesta deve essere comunicata al datore di lavoro con un preavviso non inferiore a sei mesi rispetto alla data prevista per il pensionamento. Capo III FLESSIBILITA' DI ORARIO Art. 9. (Misure a sostegno della flessibilita' di orario). 1. Al fine di promuovere e incentivare forme di articolazione della prestazione lavorativa volte a conciliare tempo di vita e di lavoro, nell'ambito del Fondo per l'occupazione di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, e' destinata una quota fino a lire 40 miliardi annue a decorrere dall'anno 2000, al fine di erogare contributi, di cui almeno il 50 per cento destinato ad imprese fino a cinquanta dipendenti, in favore di aziende che applichino accordi contrattuali che prevedono azioni positive per la flessibilita', ed in particolare: 249 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero a) progetti articolati per consentire alla lavoratrice madre o al lavoratore padre, anche quando uno dei due sia lavoratore autonomo, ovvero quando abbiano in affidamento o in adozione un minore, di usufruire di particolari forme di flessibilita' degli orari e dell'organizzazione del lavoro, tra cui part time reversibile, telelavoro e lavoro a domicilio, orario flessibile in entrata o in uscita, banca delle ore, flessibilita' sui turni, orario concentrato, con priorita' per i genitori che abbiano bambini fino ad otto anni di eta' o fino a dodici anni, in caso di affidamento o di adozione; b) programmi di formazione per il reinserimento dei lavoratori dopo il periodo di congedo; c) progetti che consentano la sostituzione del titolare di impresa o del lavoratore autonomo, che benefici del periodo di astensione obbligatoria o dei congedi parentali, con altro imprenditore o lavoratore autonomo. 2. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con i Ministri per la solidarieta' sociale e per le pari opportunita', sono definiti i criteri e le modalita' per la concessione dei contributi di cui al comma 1. Capo IV ULTERIORI DISPOSIZIONI A SOSTEGNO DELLA MATERNITA' E DELLA PATERNITA' Art. 10. (Sostituzione di lavoratori in astensione). 1. L'assunzione di lavoratori a tempo determinato in sostituzione di lavoratori in astensione obbligatoria o facoltativa dal lavoro ai sensi della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, come modificata dalla presente legge, puo' avvenire anche con anticipo fino ad un mese rispetto al periodo di inizio dell'astensione, salvo periodi superiori previsti dalla contrattazione collettiva. 2. Nelle aziende con meno di venti dipendenti, per i contributi a carico del datore di lavoro che assume lavoratori con contratto a tempo determinato in sostituzione di lavoratori in astensione ai sensi degli articoli 4, 5 e 7 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, come modificati dalla presente legge, e' concesso uno sgravio contributivo del 50 per cento. Le disposizioni del presente comma trovano applicazione fino al compimento di un anno di eta' del figlio della lavoratrice o del lavoratore in astensione e per un anno dall'accoglienza del minore adottato o in affidamento. 250 Appendice E 3. Nelle aziende in cui operano lavoratrici autonome di cui alla legge 29 dicembre 1987, n. 546, e' possibile procedere, in caso di maternita' delle suddette lavoratrici, e comunque entro il primo anno di eta' del bambino o nel primo anno di accoglienza del minore adottato o in affidamento, all'assunzione di un lavoratore a tempo determinato, per un periodo massimo di dodici mesi, con le medesime agevolazioni di cui al comma 2. Art. 11. (Parti prematuri). 1. All'articolo 4 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, sono aggiunti, in fine, i seguenti commi: "Qualora il parto avvenga in data anticipata rispetto a quella presunta, i giorni non goduti di astensione obbligatoria prima del parto vengono aggiunti al periodo di astensione obbligatoria dopo il parto. La lavoratrice e' tenuta a presentare, entro trenta giorni, il certificato attestante la data del parto". Art. 12. (Flessibilita' dell'astensione obbligatoria). 1. Dopo l'articolo 4 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e' inserito il seguente: "Art. 4-bis. - 1. Ferma restando la durata complessiva dell'astensione dal lavoro, le lavoratrici hanno la facolta' di astenersi dal lavoro a partire dal mese precedente la data presunta del parto e nei quattro mesi successivi al parto, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro". 2. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con i Ministri della sanita' e per la solidarieta' sociale, sentite le parti sociali, definisce, con proprio decreto da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, l'elenco dei lavori ai quali non si applicano le disposizioni dell'articolo 4-bis della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, introdotto dal comma 1 del presente articolo. 3. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con i Ministri della sanita' e per la solidarieta' sociale, provvede, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ad aggiornare l'elenco dei 251 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero lavori pericolosi, faticosi ed insalubri di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1976, n. 1026. Art. 13. (Astensione dal lavoro del padre lavoratore). 1. Dopo l'articolo 6 della legge 9 dicembre 1977, n. 903, sono inseriti i seguenti: "Art. 6-bis. - 1. Il padre lavoratore ha diritto di astenersi dal lavoro nei primi tre mesi dalla nascita del figlio, in caso di morte o di grave infermita' della madre ovvero di abbandono, nonche' in caso di affidamento esclusivo del bambino al padre. 2. Il padre lavoratore che intenda avvalersi del diritto di cui al comma 1 presenta al datore di lavoro la certificazione relativa alle condizioni ivi previste. In caso di abbandono, il padre lavoratore ne rende dichiarazione ai sensi dell'articolo 4 della legge 4 gennaio 1968, n. 15. 3. Si applicano al padre lavoratore le disposizioni di cui agli articoli 6 e 15, commi 1 e 5, della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni. 4. Al padre lavoratore si applicano altresi' le disposizioni di cui all'articolo 2 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni, per il periodo di astensione dal lavoro di cui al comma 1 del presente articolo e fino al compimento di un anno di eta' del bambino. Art. 6-ter. - 1. I periodi di riposo di cui all'articolo 10 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni, e i relativi trattamenti economici sono riconosciuti al padre lavoratore: a) nel caso in cui i figli siano affidati al solo padre; b) in alternativa alla madre lavoratrice dipendente che non se ne avvalga; c) nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente". 252 Appendice E Art. 14. (Estensione di norme a specifiche categorie di lavoratrici madri). 1. I benefici previsti dal primo periodo del comma 1 dell'articolo 13 della legge 7 agosto 1990, n. 232, sono estesi, dalla data di entrata in vigore della presente legge, anche alle lavoratrici madri appartenenti ai corpi di polizia municipale. Art. 15. (Testo unico). 1. Al fine di conferire organicita' e sistematicita' alle norme in materia di tutela e sostegno della maternita' e della paternita', entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo e' delegato ad emanare un decreto legislativo recante il testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia, nel rispetto dei seguenti princi'pi e criteri direttivi: a) puntuale individuazione del testo vigente delle norme; b) esplicita indicazione delle norme abrogate, anche implicitamente, da successive disposizioni; c) coordinamento formale del testo delle disposizioni vigenti, apportando, nei limiti di detto coordinamento, le modifiche necessarie per garantire la coerenza logica e sistematica della normativa, anche al fine di adeguare e semplificare il linguaggio normativo; d) esplicita indicazione delle disposizioni, non inserite nel testo unico, che restano comunque in vigore; e) esplicita abrogazione di tutte le rimanenti disposizioni, non richiamate, con espressa indicazione delle stesse in apposito allegato al testo unico; f) esplicita abrogazione delle norme secondarie incompatibili con le disposizioni legislative raccolte nel testo unico. 2. Lo schema del decreto legislativo di cui al comma 1 e' deliberato dal Consiglio dei ministri ed e' trasmesso, con apposita relazione cui e' allegato il parere del Consiglio di Stato, alle competenti Commissioni parlamentari 253 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero permanenti, che esprimono il parere entro quarantacinque giorni dall'assegnazione. 3. Entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma 1 possono essere emanate, nel rispetto dei princi'pi e criteri direttivi di cui al medesimo comma 1 e con le modalita' di cui al comma 2, disposizioni correttive del testo unico. Art. 16. (Statistiche ufficiali sui tempi di vita). 1. L'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) assicura un flusso informativo quinquennale sull'organizzazione dei tempi di vita della popolazione attraverso la rilevazione sull'uso del tempo, disaggregando le informazioni per sesso e per eta'. Art. 17. (Disposizioni diverse). 1. Nei casi di astensione dal lavoro disciplinati dalla presente legge, la lavoratrice e il lavoratore hanno diritto alla conservazione del posto di lavoro e, salvo che espressamente vi rinuncino, al rientro nella stessa unita' produttiva ove erano occupati al momento della richiesta di astensione o di congedo o in altra ubicata nel medesimo comune; hanno altresi' diritto di essere adibiti alle mansioni da ultimo svolte o a mansioni equivalenti. 2. All'articolo 2 della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e' aggiunto, in fine, il seguente comma: "Al termine del periodo di interdizione dal lavoro previsto dall'articolo 4 della presente legge le lavoratrici hanno diritto, salvo che espressamente vi rinuncino, di rientrare nella stessa unita' produttiva ove erano occupate all'inizio del periodo di gestazione o in altra ubicata nel medesimo comune, e di permanervi fino al compimento di un anno di eta' del bambino; hanno altresi' diritto di essere adibite alle mansioni da ultimo svolte o a mansioni equivalenti". 3. I contratti collettivi di lavoro possono prevedere condizioni di maggior favore rispetto a quelle previste dalla presente legge. 254 Appendice E 4. Sono abrogate le disposizioni legislative incompatibili con la presente legge ed in particolare l'articolo 7 della legge 9 dicembre 1977, n. 903. Art. 18. (Disposizioni in materia di recesso). 1. Il licenziamento causato dalla domanda o dalla fruizione del congedo di cui agli articoli 3, 4, 5, 6 e 13 della presente legge e' nullo. 2. La richiesta di dimissioni presentata dalla lavoratrice o dal lavoratore durante il primo anno di vita del bambino o nel primo anno di accoglienza del minore adottato o in affidamento deve essere convalidata dal Servizio ispezione della direzione provinciale del lavoro. Capo V MODIFICHE ALLA LEGGE 5 FEBBRAIO 1992, N. 104 Art. 19. (Permessi per l'assistenza a portatori di handicap). 1. All'articolo 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 3, dopo le parole: "permesso mensile" sono inserite le seguenti: "coperti da contribuzione figurativa"; b) al comma 5, le parole: ", con lui convivente," sono soppresse; c) al comma 6, dopo le parole: "puo' usufruire" e' inserita la seguente: "alternativamente". Art. 20. (Estensione delle agevolazioni per l'assistenza a portatori di handicap). 1. Le disposizioni dell'articolo 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, come modificato dall'articolo 19 della presente legge, si applicano anche qualora l'altro genitore non ne abbia diritto nonche' ai genitori ed ai familiari lavoratori, con rapporto di lavoro pubblico o privato, che assistono con continuita' e in via esclusiva un parente o un affine entro il terzo grado portatore di handicap, ancorche' non convivente. 255 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Capo VI NORME FINANZIARIE Art. 21. (Copertura finanziaria). 1. All'onere derivante dall'attuazione delle disposizioni degli articoli da 3 a 20, esclusi gli articoli 6 e 9, della presente legge, valutato in lire 298 miliardi annue a decorrere dall'anno 2000, si provvede, quanto a lire 273 miliardi annue a decorrere dall'anno 2000, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3 del decreto-legge 20 gennaio 1998, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 marzo 1998, n. 52, concernente il Fondo per l'occupazione; quanto a lire 25 miliardi annue a decorrere dall'anno 2000, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1 della legge 28 agosto 1997, n. 285. 2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Capo VII TEMPI DELLE CITTA' Art. 22. (Compiti delle regioni). 1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le regioni definiscono, con proprie leggi, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni, qualora non vi abbiano gia' provveduto, norme per il coordinamento da parte dei comuni degli orari degli esercizi commerciali, dei servizi pubblici e degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche, nonche' per la promozione dell'uso del tempo per fini di solidarieta' sociale, secondo i principi del presente capo. 2. Le regioni prevedono incentivi finanziari per i comuni, anche attraverso l'utilizzo delle risorse del Fondo di cui all'articolo 28, ai fini della predisposizione e dell'attuazione dei piani territoriali degli orari di cui all'articolo 24 e della costituzione delle banche dei tempi di cui all'articolo 27. 3. Le regioni possono istituire comitati tecnici, composti da esperti in materia di progettazione urbana, di analisi sociale, di comunicazione 256 Appendice E sociale e di gestione organizzativa, con compiti consultivi in ordine al coordinamento degli orari delle citta' e per la valutazione degli effetti sulle comunita' locali dei piani territoriali degli orari. 4. Nell'ambito professionale, riqualificazione territoriali degli delle proprie competenze in materia di formazione le regioni promuovono corsi di qualificazione e del personale impiegato nella progettazione dei piani orari e nei progetti di riorganizzazione dei servizi. 5. Le leggi regionali di cui al comma 1 indicano: a) criteri generali di amministrazione e coordinamento degli orari di apertura al pubblico dei servizi pubblici e privati, degli uffici della pubblica amministrazione, dei pubblici esercizi commerciali e turistici, delle attivita' culturali e dello spettacolo, dei trasporti; b) i criteri per l'adozione dei piani territoriali degli orari; c) criteri e modalita' per la concessione ai comuni di finanziamenti per l'adozione dei piani territoriali degli orari e per la costituzione di banche dei tempi, con priorita' per le iniziative congiunte dei comuni con popolazione non superiore a 30.000 abitanti. 6. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono secondo le rispettive competenze. Art. 23. (Compiti dei comuni). 1. I comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti attuano, singolarmente o in forma associata, le disposizioni dell'articolo 36, comma 3, della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni, secondo le modalita' stabilite dal presente capo, nei tempi indicati dalle leggi regionali di cui all'articolo 22, comma 1, e comunque non oltre un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge. 2. In caso di inadempimento dell'obbligo di cui al comma 1, il presidente della giunta regionale nomina un commissario ad acta. 257 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 3. I comuni con popolazione non superiore a 30.000 abitanti possono attuare le disposizioni del presente capo in forma associata. Art. 24. (Piano territoriale degli orari). 1. Il piano territoriale degli orari, di seguito denominato "piano", realizza le finalita' di cui all'articolo 1, comma 1, lettera c), ed e' strumento unitario per finalita' ed indirizzi, articolato in progetti, anche sperimentali, relativi al funzionamento dei diversi sistemi orari dei servizi urbani e alla loro graduale armonizzazione e coordinamento. 2. I comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti sono tenuti ad individuare un responsabile cui e' assegnata la competenza in materia di tempi ed orari e che partecipa alla conferenza dei dirigenti, ai sensi della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni. 3. I comuni con popolazione non superiore a 30.000 abitanti possono istituire l'ufficio di cui al comma 2 in forma associata. 4. Il sindaco elabora le linee guida del piano. A tale fine attua forme di consultazione con le amministrazioni pubbliche, le parti sociali, nonche' le associazioni previste dall'articolo 6 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni, e le associazioni delle famiglie. 5. Nell'elaborazione del piano si tiene conto degli effetti sul traffico, sull'inquinamento e sulla qualita' della vita cittadina degli orari di lavoro pubblici e privati, degli orari di apertura al pubblico dei servizi pubblici e privati, degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche, delle attivita' commerciali, ferme restando le disposizioni degli articoli da 11 a 13 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, nonche' delle istituzioni formative, culturali e del tempo libero. 6. Il piano e' approvato dal consiglio comunale su proposta del sindaco ed e' vincolante per l'amministrazione comunale, che deve adeguare l'azione dei singoli assessorati alle scelte in esso contenute. Il piano e' attuato con ordinanze del sindaco. 258 Appendice E Art. 25. (Tavolo di concertazione). 1. Per l'attuazione e la verifica dei progetti contenuti nel piano di cui all'articolo 24, il sindaco istituisce un tavolo di concertazione, cui partecipano: a) il sindaco stesso o, per suo incarico, il responsabile di cui all'articolo 24, comma 2; b) il prefetto o un suo rappresentante; c) il presidente della provincia o un suo rappresentante; d) i presidenti delle comunita' montane o loro rappresentanti; e) un dirigente per ciascuna delle pubbliche amministrazioni non statali coinvolte nel piano; f) rappresentanti sindacali degli imprenditori della grande, media e piccola impresa, del commercio, dei servizi, dell'artigianato e dell'agricoltura; g) rappresentanti sindacali dei lavoratori; h) il provveditore agli studi ed i rappresentanti delle universita' presenti nel territorio; i) i presidenti delle aziende dei trasporti urbani ed extraurbani, nonche' i rappresentanti delle aziende ferroviarie. 2. Per l'attuazione del piano di cui all'articolo 24, il sindaco promuove accordi con i soggetti pubblici e privati di cui al comma 1. 3. In caso di emergenze o di straordinarie necessita' dell'utenza o di gravi problemi connessi al traffico e all'inquinamento, il sindaco puo' emettere ordinanze che prevedano modificazioni degli orari. 4. Le amministrazioni pubbliche, anche territoriali, sono tenute ad adeguare gli orari di funzionamento degli uffici alle ordinanze di cui al comma 3. 259 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 5. I comuni capoluogo di provincia sono tenuti a concertare con i comuni limitrofi, attraverso la conferenza dei sindaci, la riorganizzazione territoriale degli orari. Alla conferenza partecipa un rappresentante del presidente della provincia. Art. 26. (Orari della pubblica amministrazione). 1. Le articolazioni e le scansioni degli orari di apertura al pubblico dei servizi della pubblica amministrazione devono tenere conto delle esigenze dei cittadini che risiedono, lavorano ed utilizzano il territorio di riferimento. 2. Il piano di cui all'articolo 24, ai sensi del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni, puo' prevedere modalita' ed articolazioni differenziate degli orari di apertura al pubblico dei servizi della pubblica amministrazione. 3. Le pubbliche amministrazioni, attraverso l'informatizzazione deirelativi servizi, possono garantire prestazioni di informazione anche durante gli orari di chiusura dei servizi medesimi e, attraverso la semplificazione delle procedure, possono consentire agli utenti tempi di attesa piu' brevi e percorsi piu' semplici per l'accesso ai servizi. Art. 27. (Banche dei tempi). 1. Per favorire lo scambio di servizi di vicinato, per facilitare l'utilizzo dei servizi della citta' e il rapporto con le pubbliche amministrazioni, per favorire l'estensione della solidarieta' nelle comunita' locali e per incentivare le iniziative di singoli e gruppi di cittadini, associazioni, organizzazioni ed enti che intendano scambiare parte del proprio tempo per impieghi di reciproca solidarieta' e interesse, gli enti locali possono sostenere e promuovere la costituzione di associazioni denominate "banche dei tempi". 2. Gli enti locali, per favorire e sostenere le banche dei tempi, possono disporre a loro favore l'utilizzo di locali e di servizi e organizzare attivita' di promozione, formazione e informazione. Possono altresi' aderire alle banche dei tempi e stipulare con esse accordi che prevedano scambi di tempo da destinare a prestazioni di mutuo aiuto a favore di singoli cittadini o della comunita' locale. Tali prestazioni devono essere compatibili con gli 260 Appendice E scopi statutari delle banche dei tempi e non devono costituire modalita' di esercizio delle attivita' istituzionali degli enti locali. Art. 28. (Fondo per l'armonizzazione dei tempi delle citta'). 1. Nell'elaborare le linee guida del piano di cui all'articolo 24, il sindaco prevede misure per l'armonizzazione degli orari che contribuiscano, in linea con le politiche e le misure nazionali, alla riduzione delle emissioni di gas inquinanti nel settore dei trasporti. Dopo l'approvazione da parte del consiglio comunale, i piani sono comunicati alle regioni, che li trasmettono al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) indicandone, ai soli fini del presente articolo, l'ordine di priorita'. 2. Per le finalita' del presente articolo e' istituito un Fondo per l'armonizzazione dei tempi delle citta', nel limite massimo di lire 15 miliardi annue a decorrere dall'anno 2001. Alla ripartizione delle predette risorse provvede il CIPE, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. 3. Le regioni iscrivono le somme loro attribuite in un apposito capitolo di bilancio, nel quale confluiscono altresi' eventuali risorse proprie, da utilizzare per spese destinate ad agevolare l'attuazione dei progetti inclusi nel piano di cui all'articolo 24 e degli interventi di cui all'articolo 27. 4. I contributi di cui al comma 3 sono concessi prioritariamente per: a) associazioni di comuni; b) progetti presentati da comuni che abbiano attivato forme di coordinamento e cooperazione con altri enti locali per l'attuazione di specifici piani di armonizzazione degli orari dei servizi con vasti bacini di utenza; c) interventi attuativi degli accordi di cui all'articolo 25, comma 2. 5. La Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e' convocata ogni anno, entro il mese di febbraio, per l'esame dei risultati conseguiti attraverso l'impiego delle risorse del Fondo di cui al comma 2 e per la definizione delle linee di intervento futuro. Alle relative riunioni sono invitati i Ministri del lavoro e della previdenza sociale, 261 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero per la solidarieta' sociale, per la funzione pubblica, dei trasporti e della navigazione e dell'ambiente, il presidente della societa' Ferrovie dello Stato spa, nonche' i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e del volontariato, delle organizzazioni sindacali e di categoria. 6. Il Governo, entro il mese di luglio di ogni anno e sulla base dei lavori della Conferenza di cui al comma 5, presenta al Parlamento una relazione sui progetti di riorganizzazione dei tempi e degli orari delle citta'. 7. All'onere derivante dall'istituzione del Fondo di cui al comma 2 si provvede mediante utilizzazione delle risorse di cui all'articolo 8, comma 10, lettera f), della legge 23 dicembre 1998, n. 448. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara' inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. La presente legge munita del Sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta Ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Roma, 8 marzo 2000 CIAMPI D'Alema, Presidente del Consiglio dei Ministri Turco, Ministro per la solidarieta' sociale Visto, il Guardasigilli: Diliberto 262 Appendice F APPENDICE F ACCORDO SINDACALE PROGETTO: CONTRATTUALE RELATIVO AL “ ” (progetto di azioni positive per la flessibilità ai sensi dell'art. 9 della L. 8 marzo 2000 n. 53). Il giorno 5 Ottobre 2005, a Stra ( Venezia ), c/o la sede dell’Associazione dei Calzaturifici della Riviera del Brenta, si sono incontrati per la definizione dell’Accordo Contrattuale Aziendale relativo alla presentazione di un progetto di Legge 53/00 art. 9 : i legali rappresentanti dell’impresa Calzaturificio S.r.l. con sede a ……………………………………………..nella persona del sig. ACRIB nella persona di ……………………………………………………………… e FILTEA-CGIL regionale nella persona di …………………………………… FEMCA-CISL regionale nella persona di …………………………………… Premesso che - le parti attribuiscono alle relazioni industriali un fondamentale ruolo strategico ai fini dello sviluppo e della competitività delle imprese del Distretto Calzaturiero; - le parti riconoscono il ruolo importante svolto dal Patto Territoriale della Riviera del Brenta e dal modello di relazioni realizzato attraverso la Consulta territoriale calzaturiera; - esse intendono operare con riferimento a ciò che è stato indicato nell’accordo del 9/2/2004 relativamente alla comune intenzione di agire nello spirito ed all’interno delle possibilità offerte dalla Legge 263 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero N° 53 del 2000 - le suddette parti intendono inoltre recepire ciò che è stato espresso con l’Accordo dell’ 8/9/2005, che demanda alla Consulta suddetta il ruolo di coordinamento e di verifica dei percorsi operativi studiati ed avviati in tema di Legge N° 8 del 2003 “finalizzati alla sperimentazione di nuove forme e modi di organizzazione del lavoro, di articolazione elastica dell’orario di lavoro e di creazione di nuovi servizi per i lavoratori”; - esse intendono favorire ogni possibile forma sperimentale di conciliazione delle esigenze personali e/o familiari con quelle lavorative che sia supportabile attraverso la L. 53/00 art.9 si esprime formale accordo relativamente al seguente piano sperimentale da realizzarsi all’interno dell’azienda Calzaturificio S.r.l. In modo particolare il presente accordo si riferisce al progetto che verrà presentato in data 10 ottobre 2005 presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Dipartimento per le politiche del lavoro e dell'occupazione e tutela dei lavoratori Direzione Generale per l'Impiego - Divisione IV, Via Fornovo, 8 - 00192 ROMA. Tale progetto denominato “ ” sarà relativo alle azioni positive per la flessibilità ai sensi dell'art. 9 della Legge 8 marzo 2000 n. 53). Il progetto suddetto si propone in particolare di sperimentare alcune importanti innovazioni nel settore dell’organizzazione aziendale e della conciliazione famiglia-lavoro e comprenderà in modo specifico le seguenti azioni: 1. sperimentazione di un piano operativo per il passaggio di un gruppo di lavoratrici dal sistema produttivo a catena di montaggio a quello dell’isola di lavoro. Conseguente realizzazione di un nuovo modello organizzativo nel processo produttivo, con creazione di una banca delle ore ed introduzione di maggiore flessibilità d’orari. 264 Appendice F 2. realizzazione di un piano operativo di consegna a domicilio dei semilavorati 3. concessione di alcuni contratti di part-time reversibile con finalità conciliative e conseguente riorganizzazione dei tempi e metodi di lavoro in funzione degli stessi ( inserimento di sostituti, affiancamento formativo, ecc.) 4. sperimentazione operativa di un’area dedicata al baby caring (misura di supporto ed accompagnamento alla realizzazione di orari lavorativi più o meno flessibili) L’obiettivo primario dell’intervento proposto, è quello di mettere in atto un sistema sperimentale integrato di diversi strumenti ed azioni concrete dedicate alla flessibilità ed alla conciliazione tra impegni di vita e di lavoro dei dipendenti (prevalentemente donne ma non solo) dell’azienda Calzaturificio S.r.l. L’azienda nella fase di analisi preliminare dei fabbisogni ha operato già una precisa individuazione dei destinatari degli interventi suddetti. I soggetti coinvolti nell’attività progettuale sono alcuni dipendenti dell’azienda Calzaturificio S.r.l., che avranno modo di utilizzare i nuovi ed innovativi strumenti di flessibilità che verranno introdotti Nello specifico sono già stati già individuati: - 14 dipendenti donne per sperimentazione delle isola di lavoro con banca delle ore. - 20 lavoratrici dipendenti a domicilio - 5 dipendenti che hanno richiesto una riduzione d’orario tramite part-time - 12 dipendenti che usufruiranno del servizio di baby caring Le esigenze di conciliazione individuate e potenzialmente soddisfatte tramite la realizzazione delle azioni progettuali riguardano soprattutto: • la cura dei figli in giovanissima età • la cura di familiari che hanno bisogno di maggiori attenzioni ( a causa di diverse necessità soggettive). 265 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero • la cura di genitori od anziani (presenti o no presso i nuclei familiari). La migliore conciliazione tempi di vita e di lavoro. • • La realizzazione delle azioni sperimentali contenute nel presente accordo sarà comunque subordinata alla concessione di un contributo da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed avrà natura sperimentale e temporalmente circoscritta al periodo di durata progettuale che viene fissato in 24 mesi dalla data di presentazione dello stesso. Vista la natura fortemente innovativa e sperimentale del presente accordo esso avrà quindi decorrenza dal 10 ottobre 2005 al 10 ottobre 2007 e si intenderà successivamente rinnovato di anno in anno qualora non venga disdettato da una delle parti contraenti con lettera raccomandata almeno 3 mesi prima della scadenza. Letto, confermato e sottoscritto. p. FILTEA-CGIL p. Calzaturificio p. FEMCA-CISL p. ACRIB 266 S.r.l. Appendice G APPENDICE G DECRETO 15 maggio 2001 Approvazione delle modalità di erogazione dei contributi ex art. 9, co. 2, della legge 8 marzo 2000, n. 53, che dispone la concessione di contributi a carico del Fondo per l'occupazione, in favore di aziende che applichino accordi contrattuali che prevedono azioni positive per la flessibilità.(G.U. n. 161 del 13/7/2001) IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE di concerto con IL MINISTRO PER LA SOLIDARIETA' SOCIALE IL MINISTRO PER LE PARI OPPORTUNITA' 267 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero VISTO l’art. 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993 n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236; VISTO l’art. 9, comma 1, della legge 8 marzo 2000, n. 53, che dispone la concessione di contributi a carico del Fondo per l’occupazione, in favore di aziende che applichino accordi contrattuali che prevedono azioni positive per la flessibilità; VISTO l’art. 9, comma 2, della legge 8 marzo 2000, n. 53, che prevede che con decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con i Ministri per la Solidarietà Sociale e per le Pari Opportunità, sono definiti i criteri e le modalità per la concessione dei contributi di cui al comma 1; VISTA la lettera del 7 febbraio 2001 prot. n. 132 della Direzione Generale per l’Impiego, Div. IV con la quale si richiede la conservazione dei residui di stanziamento sul capitolo 7670 per l’esercizio finanziario 2000, per varie finalità tra le quali il sostegno della flessibilità dell’orario di lavoro ai sensi dell’art. 9, comma 1, della L. 8 marzo 2000 n. 53; DECRETA Art. 1 Soggetti finanziabili In attuazione di quanto previsto dall’art. 9, comma 1, della legge n. 53 dell’8 marzo 2000 si dispone la destinazione della somma annua di lire 40 miliardi a carico del Fondo per l’Occupazione di cui all’art. 1, comma 7, del decreto legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n.236, al fine di erogare contributi in favore di aziende che applichino accordi contrattuali che prevedono azioni positive per la flessibilità di orario volta a conciliare tempo di vita e di lavoro, di cui alle lettere a), b) e c) dell’ art.9 della Legge 8 marzo 2000, n.53. Tale somma, per l’anno 2001, ammonta a lire 80 miliardi di cui, rispettivamente, 40 miliardi riassegnati dall’anno 2000 e 40 miliardi per l’anno 2001. 268 Appendice G Sono ammesse al finanziamento le aziende che, in applicazione di accordi contrattuali stipulati con le organizzazioni sindacali comparativamente piu’ rappresentative, attuino azioni positive per la flessibilità. Ferma restando la necessità dell’accordo collettivo quale presupposto per il finanziamento, il 50% dei contributi sarà erogato in favore di aziende la cui dimensione occupazionale risulti inferiore a 50 dipendenti, calcolati sulla base media del semestre precedente alla presentazione della domanda. Art. 2 Individuazione delle condizioni di ammissibilità al finanziamento I progetti di cui all’art.1 del presente decreto ammessi al finanziamento e presentati secondo i criteri di cui al successivo art. 3 devono prevedere come stabilito dall’art. 9 della legge n. 53 del 2000 -almeno una delle seguenti azioni positive: a) azioni articolate per consentire alla lavoratrice madre o al lavoratore padre, anche quando uno dei duesia lavoratore autonomo, ovvero quando abbiano in affidamento o in adozione un minore, di usufruire di particolari forme di flessibilità degli orari e dell’organizzazione del lavoro, tra cui part time reversibile, telelavoro e lavoro a domicilio, orario flessibile in entrata o in uscita, banca delle ore, flessibilità sui turni, orario concentrato, con priorità per i genitori che abbiano bambini fino a otto anni di età o fino a dodici anni,in caso di affidamento o di adozione; b) programmi di formazione per il reinserimento dei lavoratori dopo il periodo di congedo; c) progetti che consentano la sostituzione del titolare di impresa o del lavoratore autonomo, che benefici del periodo di astensione obbligatoria o dei congedi parentali, con altro imprenditore o lavoratore autonomo. Le azioni di cui sopra devono essere attuate in applicazione di accordi. Per le azioni di cui alle lettere a) e b) gli accordi devono essere stipulati con le Organizzazioni Sindacali comparativamente piu’ rappresentative a livello provinciale o aziendale. 269 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Gli accordi di cui sopra costituiscono il presupposto per l’ammissibilità al finanziamento. Con riferimento alle tipologie di azioni positive di cui alle lettere a) e b) l’accordo collettivo deve essere di secondo livello, aziendale o territoriale, e deve essere tale da corrispondere a esigenze individuali dei soggetti interessati alle forme di flessibilità destinate alla conciliazione tra la vita professionale e quella familiare. In particolare, l’accordo collettivo deve essere rivolto a: - introdurre una procedura generale che consenta alle esigenze di flessibilità dei lavoratori di essere soddisfatte in via prioritaria rispetto alle esigenze della azienda; - fornire soluzioni dirette a specifiche esigenze di flessibilità dei singoli lavoratori. Con riferimento ai progetti di cui alla lettera c), stante la peculiarità degli stessi e del settore di intervento e considerato il loro carattere sperimentale, devono essere individuate intese a livello nazionale e/o territoriale tra le associazioni datoriali. Le autonomie locali possono promuovere sperimentazioni pilota finalizzate a creare una rete di supporto alla contrattazione in materia. I progetti di cui alle lettere a), b) e c), derivanti da accordi stipulati nell’ambito di tali sperimentazioni, sono valutati assegnando ulteriore titolo preferenziale. Art. 3 Individuazione dei criteri per l'accesso al finanziamento L’art. 9, comma 1, lettera a) della legge n. 53 dell’8 marzo 2000 prevede forme di flessibilità degli orari e della organizzazione del lavoro. L’elencazione delle forme di flessibilità ivi contenuta non ha carattere 270 Appendice G tassativo, ma indicativo delle varie tipologie previste, regolate dalla legge ovvero dalla contrattazione collettiva. I soggetti destinatari sono: in via prioritaria le lavoratrici madri ed i lavoratori padri, da intendersi per tali anche quelli adottivi ovvero affidatari. Si considerano azioni positive, ai sensi e per gli effetti del presente decreto, tutti i progetti o programmi che prevedono forme di flessibilità, nell’ambito di quelle citate, ovvero al di fuori delle stesse, tali da favorire ed agevolare la conciliazione del tempo di vita e di lavoro dei soggetti destinatari. Nella richiesta deve essere espressamente indicata la valenza di azione positiva del progetto e, quindi, l’innovazione apportata rispetto alla disciplina contrattuale nazionale vigente nell’azienda, relativamente al singolo o alla pluralità di istituti negoziali interessati. Le azioni positive di cui sopra dovranno introdurre forme di flessibilità dirette ad agevolare il tempo di lavoro delle lavoratrici o dei lavoratori con il tempo di vita degli stessi, da intendersi, in via prioritaria, ma non esclusiva, con riferimento alla cura dei figli, anche adottivi o in affidamento. La lettera b) dell’art. 9, comma 1, della legge n. 53 del 2000, prevede programmi di formazione diretti ad agevolare il reinserimento delle lavoratrici o dei lavoratori dopo il periodo di congedo. Si considera congedo, ai sensi e per gli effetti della disposizione di legge richiamata, un periodo, non inferiore a 60 giorni, di assenza dal lavoro per le finalità previste nel presente decreto, salva diversa previsione inserita negli accordi collettivi. In via prioritaria, sono ammessi al finanziamento programmi di formazione diretta al reinserimento lavorativo dei soggetti destinatari a seguito di un periodo di congedo per maternità, paternità ovvero congedo parentale. 271 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Costituisce titolo di preferenza per l’ammissione al finanziamento il progetto di formazione che, oltre all’aggiornamento professionale - anche collegato ad eventuali processi di innovazione o modifiche organizzative dell’azienda - sia destinato a prevedere il rientro della lavoratrice o del lavoratore nella medesima unità produttiva, con le mansioni precedentemente svolte, per un congruo periodo di tempo. Con riferimento alla lettera c) dell’art. 9 , comma 1, della legge n. 53 del 2000, i programmi o i progetti ammessi al finanziamento devono prevedere la sostituzione del titolare di impresa o della lavoratrice o lavoratore autonomo con altro imprenditore o lavoratore autonomo. Gli accordi collettivi, per l’ipotesi in cui la sostituzione avvenga con lavoratrici o lavoratori che già usufruiscono di un trattamento pensionistico, possono prevedere una compensazione del reddito di questi ultimi che tenga conto della perdita dello stesso derivante dalle vigenti disposizioni di legge in materia di cumulo. L’erogazione totale del contributo complessivamente destinato al finanziamento dei progetti è subordinata alla effettiva e concreta attuazione degli stessi, cioè alla fruizione da parte dei singoli destinatari delle forme di flessibilità ivi previste. Le modalità di erogazione del contributo sono stabilite nel successivo articolo 5. Art. 4 Modalità, termini di presentazione e selezione dei progetti I soggetti proponenti faranno pervenire al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale - Direzione Generale per l’Impiego, Divisione IV, - i progetti di cui all’art. 1 del presente decreto, allegando apposita domanda di ammissione ai benefici previsti, redatta in conformità al modello allegato che costituisce parte integrante del presente decreto. Le domande devono essere presentate, rispettivamente, entro il 10 febbraio, 10 giugno e 10 ottobre di ciascun anno. Per l’anno in corso le domande devono essere presentate entro il 10 settembre e 10 novembre 2001. 272 Appendice G Alla domanda deve essere allegato l’accordo sindacale contenente le azioni di cui al presente decreto, il contratto collettivo vigente e una dichiarazione da cui risulti che non è stato contemporaneamente chiesto il finanziamento come azione positiva ai sensi dell’articolo 2 della legge 10 aprile 1991, n. 125, e successive modificazioni. I progetti presentati sono valutati, ai fini dell’ammissione al beneficio, quadrimestralmente. Nell’ambito di ciascun quadrimestre di riferimento saranno ammessi al finanziamento i progetti secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande fino a concorrenza della somma pari ad un terzo della quota annuale disponibile. I progetti esclusi dal criterio cronologico di presentazione della domanda potranno essere ripresentati nel quadrimestre successivo. La selezione verrà affidata ad un’apposita Commissione tecnica di nomina ministeriale presieduta dal Direttore Generale dell’Impiego o dal dirigente della Divisione IV. La Commissione si avvarrà della consulenza di esperti/e in materia di organizzazione del lavoro, relazioni industriali e azioni positive. La composizione della Commissione sarà individuata nel successivo decreto di nomina. Ai fini della individuazione della composizione della Commissione si terrà conto della opportunità di garantire il coordinamento con il Comitato Nazionale di Parità di cui alla legge n. 125 del 10 aprile 1991 e con il Comitato della legge n. 215 del 25 febbraio 1992. I progetti selezionati quadrimestralmente dalla suddetta Commissione sono approvati e ammessi al rimborso totale o parziale degli oneri connessi alla loro realizzazione nel limite massimo della somma ammessa al finanziamento, con decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale. I progetti di azioni positive possono essere articolati in fasi temporali nel limite massimo di ventiquattro mesi e vanno supportati dai relativi preventivi di spesa. 273 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero La concreta realizzazione dei progetti ammessi al finanziamento costituisce condizione essenziale per l’erogazione del contributo totale ammesso. Art. 5 Modalità di erogazione dei contributi Il 50% della somma di cui all’art. 1 del presente decreto, destinata al finanziamento, sarà erogato a favore di aziende la cui dimensione occupazionale non superi i 50 dipendenti. In ogni caso la somma totale dei contributi disponibili sarà rispettivamente suddivisa come segue: - 60% della quota annuale verrà destinato al finanziamento di progetti di cui alla lettera a), art. 9, comma 1, della legge n. 53 del 2000; - 20% della quota annuale verrà destinato per il finanziamento di programmi di cui alla lettera b), art. 9, comma 1, della legge n. 53 del 2000; - 20% della quota annuale verrà destinato al finanziamento di progetti di cui alla lettera c), art. 9, comma 1, della legge n. 53 del 2000. Nell’ipotesi in cui, non venissero completamente utilizzate le suddette quote percentuali di finanziamento per i progetti di cui alle lettere a), b) e c) dell’art. 9 della legge n. 53 del 2000 le corrispondenti somme verranno proporzionalmente ripartite, alla fine di ciascun anno di riferimento, per il finanziamento di progetti già presentati e non ammessi a quest’ultimo per insufficienza di risorse. Il contributo concesso è erogato in due quote con le seguenti modalità: - La prima quota, pari al 25% del contributo ammesso al finanziamento verrà corrisposta all’ammissione del progetto da parte della Commissione e secondo le modalità di cui all’art.4. - Il saldo del contributo ammesso verrà corrisposto a conclusione di tutte le azioni programmate, in rapporto alle spese sostenute nei limiti della somma ammessa al finanziamento, mediante idonea certificazione da 274 Appendice G presentarsi alla Commissione di cui all’art. 4, sottoscritta congiuntamente dal responsabileaziendale o dal dirigente e dai lavoratori interessati, con dichiarazione sindacale di conformità al progetto concordato rilasciata dalla stessa struttura stipulante l’accordo. La corresponsione del saldo è, comunque, subordinata alla verifica da parte dei Servizi Ispettivi del Ministero del Lavoro, della concreta attuazione del progetto. Le risorse annuali non utilizzate per il finanziamento dei progetti saranno automaticamente riassegnate per il finanziamento dei progetti dell’anno successivo. Il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale si riserva la possibilità di verificare mediante i servizi ispettivi competenti per territorio, l’effettiva corrispondenza delle azioni svolte al progetto presentato. Il Ministero del Lavoro predisporrà, altresì, un sistema di monitoraggio e valutazione dei progetti approvati. IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLA PREVIDENZA SOCIALE CESARE SALVI IL MINISTRO PER LA SOLIDARIETA’ SOCIALE LIVIA TURCO IL MINISTRO PER LE PARI OPPORTUNITA’ KATIA BELLILLO 15 maggio 2001 Registrato alla Corte dei Conti l’8 Giugno 2001 275 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 276 Indice delle tabelle INDICE DELLE TABELLE Tabella V.1 - Motivazione per l’attuale localizzazione 59 Tabella V.2 - Il capitale sociale 60 Tabella VI.1 - Da chi è controllata l’azienda? 63 Tabella VII.1 - L’organico dei dipendenti delle aziende 69 Tabella VII.2 - Tipo di intervento attuato dalle aziende nel settore dell’innovazione tecnologica e organizzativa Tabella IX.1 71 - Internet, la posta elettronica e la local area network 77 Tabella IX.2 - Il sistema informativo automatizzato 79 Tabella XI.1 - Il fatturato e il rapporto fatturato/dipendenti 86 Tabella XI.2 - Rapporto clienti/fatturato 88 Tabella XIII.1 - Preventivo dei costi per fase e per tipo di attività di un progetto dell’azienda Guardi Spa Tabella XIII.2 - Preventivo di spesa per la fase di direzione e monitoraggio dell’azienda Guardi Spa Tabella XIII.3 122 - Preventivo dei costi per fase e per tipo di attività di un progetto dell’azienda Ballin Srl Tabella XIII.4 118 130 - Preventivo di spesa per la fase di direzione e monitoraggio dell’azienda Ballin Srl 133 277 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 278 Indice delle figure INDICE DELLE FIGURE Figura VI.1 - Organigramma aziendale nella struttura elementare Figura VI.2 - Organigramma aziendale nella struttura nunzionale Figura X.1 - - - - 87 Rappresentazione della localizzazione del mercato Figura XI.3 83 Rappresentazione dei clienti delle aziende calzaturiere Figura XI.2 67 Correlazione tra organizzazione, tecnologia e risorse umane Figura XI.1 65 90 Rappresentazione della localizzazione della concorrenza 92 279 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero 280 Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero DISTRETTO CALZATURIERO VENETO Sviluppo di nuovi processi produttivi ed organizzativi per il settore calzaturiero Relazione finale progetto di ricerca / Giugno 2006