Mostra inaugurale “Mantua città nobilissima. Mantova da lontano, Mantova da vicino” Mantova, Museo della Città - Palazzo San Sebastiano, 20 marzo - 30 giugno 2005 Mantova, come molte altre città italiane ed europee, è stata oggetto di numerose raffigurazioni a stampa a partire dal Quattrocento. Una delle collezioni più importanti che si conoscano, raccolte da Tudy Sammartini, costituita da oltre settecento piante e vedute della città e carte geografiche del territorio, è stata acquisita dal Comune di Mantova nel 2003 e una prima rassegna prevede l’esposizione di oltre 100 esemplari, dal XV al XIX secolo, in occasione dell’inaugurazione del Museo della Città, nel palazzo gonzaghesco di San Sebastiano. La mostra - curata da Daniela Ferrari, direttore dell’Archivio Storico di Mantova, ed aperta fino al 30 giugno 2005 – propone dunque una selezione di raffigurazioni particolarmente interessanti dal punto di vista grafico e pittorico, con vedute generali della città o con scorci cittadini, consentendo di ritrovare un’immagine di Mantova che il tempo ha inesorabilmente mutato e di ricostruire le modalità di interpretazione e di rappresentazione della realtà urbana attraverso i secoli. “Le prime incisioni a noi note, riconducibili a stereotipi mentali immaginari, di tipo nordico - scrive la curatrice - diventano a loro volta dei modelli che rivestono un ruolo importante nella divulgazione dell’immagine della città”. Valga per tutte la bellissima e rara “Mantua” xilografia tratta dal Liber Chronicarum edito a Norimberga da Hartmann Schedel, nel 1493: la prima raffigurazione a stampa della città Mantova che si conosca. Nel corso del Cinquecento le rappresentazioni assonometriche “a volo d’uccello” ci restituiscono un’immagine più attendibile, perché ripresa dal vero, e sono proposte sia a corredo illustrativo di opere editoriali di largo impegno, prodotte principalmente in area tedesca, sia in edizioni più dimesse, o come carte sciolte, con intenti commerciali e divulgativi, per raggiungere un mercato sempre più esteso. “La pianta prospettica di Mantova stampata a Colonia nel 1575, inclusa nella presente collezione, e quella di Gabriele Bertazzolo stampata a Mantova nel 1628 (presente invece presso la Biblioteca Comunale di Mantova) diventano prototipi ampiamente riproposti e divulgati nel corso del Sei e Settecento, in molteplici varianti, in relazione anche alla diffusione delle guide e dei libri di viaggio, che si affermano con particolare fortuna quando le principali città italiane diventano mete privilegiate del Grand Tour, viaggio di formazione culturale della giovane e facoltosa aristocrazia europea”. Dal prototipo tedesco derivano allora le piante, di particolare qualità, di Peter Schenk o quelle più divulgative di Francesco Scoto o Pietro Bertelli, mentre si rifanno alla stampa del Bertazzolo le piante dell’assedio di Mantova, pubblicate dal Viscardi nel 1630 e da Merian nel 1640, o ancora quelle pubblicate da Pierre Mortier ad Amsterdam nel 1704 e riedite nel 1724. Nel panorama generale si distinguono invece alcune incisioni di impianto originale, anch’esse in mostra, come quella di Vincenzo Coronelli, cartografo della Serenissima, cui si devono alcune raffigurazioni di Mantova particolarmente suggestive. “In alcuni casi le immagini archetipe sono semplificate e adattate ad esigenze diverse - dando origine a veri e propri filoni, come le incisioni di carattere militare che evidenziano soprattutto le strutture fortificate, particolarmente significative per Mantova dall’inizio del Settecento, quando la città virgiliana da sede di una Corte rinascimentale splendida e raffinata diventa provincia periferica a difesa dei confini dell’Impero asburgico. Ne sono un esempio le incisioni che raffigurano il Serraglio, struttura fortificata a sud della città, o le immagini di Mantova città murata, stampate in Francia da Nicolas De Fer e da Claude Duflos. La cartografia ottocentesca, nell’ambito di un mutato orizzonte culturale, accanto a edizioni illustrate presenta numerose vedute stampate sciolte, finalizzate al raggiungimento di effetti estetici e decorativi. Si affermano inoltre nuove tecniche calcografiche, come la litografia, o l’acquatinta, che negli anni successivi alla Restaurazione diventa il più diffuso e popolare mezzo di riproduzione grazie alla rapida esecuzione chimica e all’ottima resa grafica, e soprattutto grazie alla possibilità di colorare le tavole, elemento particolarmente congeniale al vedutismo e requisito di forte richiamo sul pubblico. L’incisione diventa allora ornamento delle abitazioni borghesi, il paesaggio e il vedutismo in particolare si affermano come genere di arredo figurativo: la stampa è in grado di esprimere un linguaggio di uso domestico modesto e civilissimo al tempo stesso, per criteri di decoro e per chiarezza didattica. Nella prima metà dell’Ottocento ogni “città d’arte” pubblica infine cartelle di incisioni con vedute di piazze, strade e facciate dei principali monumenti. Così accanto alle incisioni che offrono la magnifica sky line di Mantova vista dai suoi laghi, numerose sono le raffigurazioni delle piazze principali, come piazza Sordello e piazza Erbe, e dei più importanti monumenti cittadini: il Duomo, palazzo Ducale, palazzo del Podestà, Sant’Andrea, palazzo Te”. Da segnalare, infine, due bellissime topografie della città, esposte anch’esse: la stampa acquarellata del geografo Giuseppe Pinchetti, pubblicata a Milano nel 1800 e quella dell’ingegnere mantovano Giuseppe Raineri del 1831, ancor oggi strumento basilare per ricostruire l’evoluzione urbanistica di Mantova.